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Autore: LucreziaPo    29/09/2011    6 recensioni
Attenzione spoiler su Harry Potter and the Deathly Hallows! chi non vuole rovinarsi la sorpresa, non legga nulla!!!! e se dopo la morte di Voldemort, Dio decidesse di far esprimere ad Harry il desiderio di far tornare in vita le persone care che lui ha perso nella lotta??? e se lui accettasse?? ci saranno baci, battute e scherzi con i Malandrini di nuovo riuniti, amore, scommesse e risate!!!! mi raccomando ditemi che ne pensate!!! un bacione Lily Black 90
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'I protecting you & A new Life'
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Harry s’era svegliato, finalmente.

Sotto shock per le torture subite Lily l’aveva stretto a sé, in una campana di vetro ed aveva aspettato che passasse almeno qualche giorno prima di permettere ad un’ansiosa Ginny ed a dei terrorizzati Ron ed Hermione di vederlo.

Harry s’era ritrovato a stringere forte a sé Ginny, affondando il viso in quei capelli rossi.

La sua Ginny..aveva così temuto di non rivederla mai più, di non incrociare mai più i suoi occhi scuri, di non assaggiare più le sue labbra.

E Ron!

Aveva temuto di non sentire più le battute dell’amico, di non vedere più quel sorriso e di non sentire più le sue parole, di non rivedere più neanche Hermione, lei con i suoi capelli sempre gonfi ed in disordine, con la sua saggezza, con la sua amicizia…

Si sentì stritolare dalla signora Weasley.

Hagrid l’abbracciò, delicatamente come aveva imposto Lily.

Ci mancava solo che gli rompeva le ossa per la troppa foga e l’affetto.

“Tieni, ragazzo. Sono per te.”

Hagrid s’asciugò le lacrime con un enorme tovagliolo a pallini verde acido e si soffiò il naso.

Gli consegnò una scatola di dolci di Mielandia, che s’aggiunsero alla torta della famiglia Weasley, al cioccolato di Remus, ai dolcetti di pan di spagna di Keira ed alle caramelle assortite di Dumbledore.

“Dov’è Sirius?”chiese Harry.

Era l’unico che mancava nella stanza.

Lily era seduta sul letto del figlio, i capelli legati in una treccia e lo strinse per le spalle.

“Credo sia con tuo padre.”

Papà.

Il pensiero colpì Harry come un pugno nel petto, come ogni volta che ci pensava ed abbassò lo sguardo.

“Si riprenderà.”lo rassicurò Remus. “Conosco tuo padre ed è la persona più testarda del mondo. Guarirà. Deve guarire.”disse, rassicurante, ma la verità era che era terrorizzato quanto lui ed il viso pallido ne era la conferma.

 

Keira s’avvicinò a Sirius, cautamente.

Il suo ragazzo era seduto sulla poltrona accanto al letto di James e fissava il suo migliore amico e fratello con tale intensità che forse sperava di poterlo svegliare con il pensiero.

“Sirius…Nessuna novità?”

James ancora non si svegliava.

“O è un sogno molto bello da cui non vuole svegliarsi, od uno molto brutto da cui non riesce a svegliarsi.”mormorò, distante, il Malandrino.

Sirius esprimeva raramente i suoi sentimenti.

Il solo fatto di aver abbracciato i suoi amici era una cosa strana.

“Tu come stai? Scusa, se ti sto dedicando così poche attenzioni.”mormorò ancora.

Guardò Keira che sorrise, piano.

Le nausee non le davano tregua da due mesi ormai ed odiava quell’aspetto della gravidanza.

Ma non poteva e non riusciva ad essere felice per quel bambino.

Non ora almeno.

Si sentiva in colpa perché James rischiava di morire, come aveva rischiato suo figlio Harry.

“Sono spaventata anche io, Sirius. So che adori James e che hai paura di perderlo. Lo siamo tutti. Tu e Lily vi siete chiusi qui in ospedale, ma noi di fuori abbiamo paura tanto quanto voi ne avete.”

Sirius annuì.

Tutti erano venuti a fare visita ad Harry e James, perfino Moody, perfino Piton e la Mcgranitt.

“Come sta il bambino?”

Quel pensiero, oltre a quello che Harry stava bene, era l’unico positivo e l’eccitava l’idea di avere un figlio, oltre a terrorizzarlo.

Keira si carezzò il grembo, la pancia appena visibile.

“Bene. Da quando mi hai costretto a mangiare e dormire regolarmente.”

“Non riuscivo a controllare te e Lily insieme.”sussurrò.

“Ed hai chiamato Remus e Tonks.”sorrise lei.

Poi cadde il silenzio.

 

Grazie a Dio, la tortura non aveva provocato danni cerebrali ad Harry, mentre tutti avevano temuto che potesse finire come Alice e Frank Paciock.

Sirius quasi non si rese conto della sua presenza quando entrò nella stanza, troppo concentrato su James.

Harry guardò suo padre giacere in quel letto d’ospedale.

Sembrava solo dormire…

Ma era in coma e stava soffrendo.

O no?

“Credi che senta dolore?”

Sirius fece un balzo dalla sedia nel sentirlo parlare e si volta.

“Harry!  Cosa…cosa ci fai qui? Dovresti essere nella tua stanza! Devi riposare!”

Sirius si alzò e fece per spingerlo fuori, ma Harry non mollò.

“Voglio vedere mio padre.”disse, serio.

“Harry…”

“Voglio solo vederlo, ok? Non sanno che sono qui, ma ho dormito per due settimane, ce la faccio a fare due passi!”fece, testardo.

Era cocciuto come un mulo.

Gli occhi verde giada lo trapassarono da parte a parte, trasmettendo così tanta determinazione e dolore che  Sirius s’arrese e lo fece passare.

Harry s’avvicinò al letto, guardando il padre, mentre il cuore si frantumava in mille pezzi di dolore, agonia e pura sofferenza.

“Dovevo proteggerlo.”mormorò tra sé, ma Sirius sentì.

“No. Dovevo venire io quella sera, se non mi fossi ammalato.”ammise.

Si sentiva dannatamente in colpa.

Ora James sarebbe stato bene.

Forse sarebbero stati in grado di evitare i Mangiamorte e…

“Così ti saresti trovato tu al posto mio in ospedale.”

“L’avrei preferito.”commentò Sirius, asciutto.

Harry lo guardò per un attimo, prima di fissare il volto del padre.

“Papà…svegliati, ti prego.”mormorò.

“Tua madre come sta?”chiese Sirius.

“Cerca di farsi forza. Cerca di sorridere, almeno quando è con me. Ma so che piange spessissimo.”

“Lei e Keira si rifiutavano di mangiare tempo fa.”mormorò Sirius ed Harry non rispose.

Prese la mano del padre e la trovò fredda.

Non poteva morire.

Non di nuovo.

Non poteva lasciarlo.

“L’ha fatto ancora.”disse, atono.

“Che cosa?”

“Rischiare la vita per me. Proteggermi.”

“Harry, non dire così. È tuo padre. È ovvio che si comporti così. È stupido ed impulsivo, ma è un ottimo padre ed un ottimo amico. Tutti in quella situazione si sarebbero comportati come voi due.”

“Sirius…”sussurrò Harry, dopo un pò.

Sirius l’osservò.

Sembrava così minuto e sottile in quella vestaglia dell’ospedale.

“Se dovesse…se dovesse morire?”

Sirius sentì gli occhi riempirsi di lacrime e non riuscì a fare nulla per scacciarle via.

Harry sussultò nel vedere il suo padrino piangere.

Sirius aveva voltato il viso dall’altra parte, ma le guance erano bagnate.

Il ragazzo sentì un groppo alla gola gigantesco, che non accennava ad andare via.

“Sai…è sempre lui a farmi piangere.”

Sirius rise, amaramente.

“L’ultima volta che ho pianto è stato quando lui e tua madre sono morti. Ed ora che temo di vederlo morire.”

Harry si chinò su di lui e l’abbracciò.

Non seppe cosa l’aveva spinto a farlo, ma Sirius era così infinitamente fragile da spezzargli il cuore.

Capì che avevano bisogno l’uno dell’altro, mentre Sirius piangeva, le spalle scosse dai singhiozzi.

 

Lily era profondamente addormentata quando sentì qualcosa sfiorargli i capelli.

Sussultò, pensando che fosse un sogno, ma i tocchi, leggeri, continuarono.

Aprì gli occhi piano, incrociandone un paio color nocciola, i più belli che avesse mai visto.

E che temeva di non rivedere mai più guardarla con quell’espressione dolce e rapita.

“JAMES!”gridò la donna, gettandogli le braccia al collo, ignorando se stesse sognando o meno.

Non gliene importava.

La prima cosa che James Potter aveva visto appena ripresosi dal torpore era stato il rosso.

Non il rosso del sangue che aveva versato a fiotti dalle sue ferite, ma un rosso fuoco, ribelle, bellissimo ed indomabile.

Il rosso dei capelli di Lily, che erano sparsi sul suo grembo, ondulati e bellissimi.

Ne aveva preso una ciocca, arrotolandola attorno alle dita e beandosi della vista di sua moglie addormentata.

Ricordò come in un flash la tortura, il dolore, le urla disperate di Harry…

Ma se era morto ed aveva il permesso di vedere Lily…sarebbe andato tutto bene.

Capì che non era morto quando Lily scoppiò a piangere e l’abbracciò stretto.

“Oh, Jamie…O mio Dio…oddio…”

“Lily… Harry?”chiese subito.

La sua voce era rochissima.

“Sta bene. Sta benissimo. È tutto intero. Ma tu…oddio, James, non ti svegliavi! Sei stato in coma per quasi un mese ed io…ho avuto tanta paura, paura di perderti…di perdere anche Harry…”

Solo allora James s’accorse degli occhi gonfi della moglie, delle occhiaie e dei capelli arruffati.

Le cinse il corpo con un braccio e la fece stendere accanto a sé.

“Sto bene…sto bene.”

L’urlo di Lily aveva richiamato l’attenzione degli altri.

I primi ad arrivare furono Sirius, Harry e Remus che s’immobilizzarono alla vista di James, sveglio.

“Oh, maledettissimo Merlino e le sue mutande! Mi hai fatto venire un infarto!”

Sirius imprecò sonoramente, mentre la stanza veniva riempita da Tonks, Keira, Dumbledore, tutti i Weasley ed Hermione.

Sirius guardò il suo migliore amico, che stringeva forte la moglie a sé.

Era vivo…

Era…

“Ciao, Felpato.”sussurrò James, sorridendogli.

Lily s’allontanò per permettere a Sirius di abbracciare James, subito seguito da Remus.

“Stavamo morendo di paura. Credevamo…che…”

“Non muoio di nuovo, ragazzi. Amo troppo la vita per andarmene.”

Solo Harry era rimasto in disparte, mentre James veniva travolto da abbracci e sorrisi da parte di tutti.

“Vieni qui.”gli disse James, con affetto, sedendosi cautamente sul letto.

Non si sentiva male, era solo un po’ intontito.

Da quel che aveva capito aveva dormito, era stato in coma per l’esattezza, per tantissimo tempo.

Harry lo guardava, a pezzi.

Suo padre era vivo…

Stava bene.

James l’attirò a sé e l’abbracciò fortissimo, accarezzandogli i capelli ribelli come i suoi.

“Non stanno mai giù, vero?”mormorò ed Harry annuì, trattenendo le lacrime di dolore e di paura e di sollievo.

“Mi dispiace. Non avrei dovuto portarti con me.”mugugnò James.

“Volevo venire io.”

“Avrei dovuto…”

“Non è colpa di nessuno.”li interruppe una voce serafica.

Era Dumbledore.

James non lasciò andare Harry, ma guardò il padre.

“L’importante è che siete vivi tutti e due.”e lanciò ad entrambi uno sguardo d’affetto malcelato.

James giaceva sul letto, cingendo le spalle esili di Lily con un braccio.

Sua moglie era incredibilmente dimagrita nell’ultimo mese trascorso in uno stato di perenne ansia.

James le carezzò i capelli rosso scuro, scostandoglieli dagli occhi, mentre la guardava con amore.

Gli occhi di Lily erano ancora velati di lacrime e la donna si strinse forte a lui, posando il capo sul suo petto.

Il battito del cuore di James era accelerato.

Capitava sempre quando lui e Lily erano così vicini.

“Guardalo, ora arrossisce.”

James sentì la voce di Sirius bisbigliare e si voltò verso l’amico, fulminandolo con lo sguardo.

“Sei il solito rompipluffe.”decretò James, mettendosi a sedere sul letto.

Anche Lily si ritrovò a ridere, contagiata da Sirius, mentre James imbastiva un’espressione contrariata.

“Arrossiscono sempre quando sono insieme.”disse una voce flebile, proveniente dal divano.

Harry giaceva disteso lì, la testa posata sulle ginocchia del padrino.

Era spaventosamente pallido e debole.

Solo quando i Guaritori avevano smesso di dargli i calmanti, Harry aveva sentito il suo corpo cedere.

Si sentiva stanco, esausto e dolorante.

Sirius gli posò una mano sul braccio, comprensivo.

“Dovrebbero metterti di nuovo sotto calmanti.”disse James.

Lui prendeva tre pozioni al giorno, affinché il suo corpo si ristabilisse del tutto.

Non era un problema fisico, piuttosto interno.

Era come se l’anima fosse stata presa a frustate e coltellate e mentre James riusciva a controllare il dolore con le pozioni, Harry era più in difficoltà.

“Quello che non capisco è come mai Harry soffra più di te, pozioni a parte. Sei tu quello messo peggio.”chiese Keira, guardando James.

James fa una smorfia in risposta.

“Harry è più piccolo.”mormorò Dumbledore. “E’ solo un ragazzo, mentre James è un uomo. E nel momento in cui Harry ha smesso di prendere le pozioni il suo corpo ha reagito con il dolore e la stanchezza. Starà bene.”

Albus era seduto sulla poltrona ed osservava Harry, semi-svenuto accanto a Sirius.

Harry non disse nulla, mentre gli occhi gli si chiudevano.

Odiava quella situazione.

Sentì i capelli scivolargli sugli occhi, mentre il suo corpo cessava di rispondere e si lasciò andare, in uno stato di dormiveglia.

Sirius l’osservò preoccupato.

Aveva lo stesso sguardo degli altri presenti nella stanza.

“Cerchiamo di tenerlo sveglio.”disse Lily, nervosa.

Aveva il timore che se Harry si fosse addormentato, non si sarebbe più svegliato.

“Lily, sta bene. È solo stanco. È normale.”la tranquillizzò Dumbledore.

Keira osservò Sirius coprire Harry con il proprio mantello.

Harry si sentì avvolgere da un fiotto di calore e ringraziò mentalmente Sirius.

Poi s’addormentò.

James guardò il figlio, dolcemente.

“Fa ancora gli incubi?”chiese a Sirius e Lily.

Erano loro che vegliavano su Harry la notte.

“Ogni notte.”mormorò Sirius, atono.

Lily guardò il figlio, senza sapere che fare.

Da quando s’era risvegliato Harry non aveva fatto altro che avere orribili incubi che gli facevano passare notti insonni e terribili.

Lo vedeva stringere il lenzuolo così forte da strapparlo, gemere nel sonno e mormorare no, di non fargli del male, di lasciarlo…e loro sapevano che si riferiva ai Mangiamorte affinché smettessero di torturare James.

E non sapevano come aiutarlo.

“Sto bene, Hermione! Smettila di guardarmi così!”sbuffò Harry, irritato.

Quella notte non aveva dormito affatto.

Era stata affollata come sempre dagli incubi.

Aveva sentito ancora una volta il dolore delle maledizioni, aveva visto lo sguardo di suo padre e…s’era svegliato, urlando.

Hermione lo guardò, preoccupata.

“Harry, sei ancora in ospedale. E sei pallidissimo. E non vuoi mangiare nulla.”

“Io mangio!”esclamò Harry, seduto sul suo letto.

Era stufo di starsene rinchiuso in ospedale, anche se Ron ed Hermione s’erano praticamente trasferiti lì ed Harry bighellonava dalla sua stanza a quella del padre.

“Mangi schifezze.”disse una voce, divertita.

“Disse il salutista.”brontolò Harry, riconoscendo la voce e lanciando un’occhiataccia al padrino.

“Oh, non posso esserlo. Sono giustificato. Soprattutto se lei..”ed indicò Keira con un dito “Si sveglia alle tre di notte con voglia di crepés alla nutella.”

Keira scoppiò a ridere, ghignando.

Gli dispiaceva aver svegliato Sirius quella notte (o mattina!), ma aveva una voglia tremenda di crepés.

S’accarezzò il grembo senza rendersene conto, automaticamente.

“Di quanto sei?”chiese Hermione.

Era contenta che Sirius avesse trovato una donna con cui vivere la sua vita.

Da quando lo conosceva, gli era parso terribilmente solo.

“Quasi tre mesi. Spero che i successivi sei siano migliori. Le nausee mi hanno uccisa e tutta questa situazione è terribile…”

“Sì, però mangi tantissimo.”fece Sirius e si beccò una gomitata da Keira.

“Ed Harry, invece, non mangia.”intervenne Hermione, mentre Harry la guardava esasperato.

“Non ho voglia di mangiare. Questo cibo fa schifo. Vado a farmi un giro.”

Harry scese dal letto ed uscì dalla stanza così velocemente che nessuno riuscì a fermarlo.

Sirius sospirò e gli corse dietro.

Harry era quasi salito al bar, quando Sirius lo raggiunse.

Non aveva voglia di parlare.

Si sentiva sempre più di malumore e stanco.

E vedere Sirius e Keira scherzare e stuzzicarsi, suo padre in ospedale…non aiutavano.

“Cosa c’è che non va?”

Sirius prese posto di fronte a lui al tavolino del bar ed ordinò due briosce alla crema.

“Nulla.”

Quando arrivò la sua ordinazione, Sirius mangiò lentamente, guardando Harry e spingendo il piatto verso di lui.

“Non ho fame.”

“Harry, fai almeno uno sforzo. Andiamo.”

Harry si lasciò convincere da quegli occhi grigio ghiaccio ed addentò un po’ della sua briosce.

“So degli incubi.”disse Sirius dopo un po’ ed Harry alzò lo sguardo, quasi colpevole.

“Ah.”

Perfetto, ora mancava solo la compassione di Sirius.

“Io ed i tuoi non possiamo fare molto per aiutarti, se non ci dici cosa possiamo fare.”

Harry chiuse gli occhi per un attimo, ma li riaprì di colpo quando si rivide legato ed urlante nella stanza in cui avevano rinchiuso lui e suo padre.

“So che è terribile ricordare.”

“Tu ricordi ancora Azkaban?”chiese Harry d’un tratto.

Se ne pentì subito perché lo sguardo del padrino si rabbuiò.

Ma fu un attimo, poi Sirius abbozzò un lieve sorriso.

“Sempre. Sono cose che non si dimenticano Harry. Non dimenticherò mai di aver visto i tuoi morti, né di aver rischiato di perdere te e James un mese fa, né la mia prigionia.

Mai. Ci convivo ogni giorno. Non c’è altro modo. Non possiamo fare nulla se non andare avanti.

Tuo padre sta bene, Harry. Ed immagino che vorrebbe vederti più spesso. Quindi, andiamo.”

Harry guardò il padrino, pensandoci su.

Poi annuì, seguendolo, giù per le scale.

Sarebbe andato tutto bene.

Harry non fece in tempo a pensare ciò che s’imbatterono in Cornelius Caramell.

Vide Sirius irrigidirsi.

Detestava quell’uomo, era stato così stupido da non capire la minaccia del ritorno di Voldemort se non dopo l’attacco dei Mangiamorte e la loro introduzione nel Ministero, durante il quinto anno di Harry.

“Harry? Cosa ci fai qui?”chiese, educato, sfoderando il suo miglior sorriso.

Ma Harry notò quanto fosse deperito dall’ultima volta che l’aveva visto.

Per la sua stupidità aveva perso ogni potere.

Aveva diffamato Harry, l’aveva messo in ridicolo e solo quando era troppo tardi s’era reso conto dell’errore.

Inoltre aveva creduto Sirius un assassino e durante il terzo anno di Harry l’aveva quasi fatto baciare da un Dissennatore se Harry ed Hermione non fossero tornati indietro con la Giratempo per salvarlo.

“Non sono affari che la riguardano.”replicò Harry, stizzito e se ne andò, dopo avergli lanciato un’occhiata truce.

“Ignoralo. È un povero idiota.”decretò Sirius.

 

“Come mai quelle facce?”chiese James, appena Sirius ed Harry entrarono nella sua stanza.

James era seduto sul letto, la schiena appoggiata a molteplici cuscini e si stava annoiando a morte.

“Dov’è la mamma?”chiese Harry.

“Con Keira e Tonks a comprare qualcosa di meglio di questo.”

Harry lanciò uno sguardo al cibo che suo padre aveva nel piatto.

Era davvero disgustoso e lo sapeva, perché l’aveva provato.

“Bleah, concordo.”

James batté una mano sul bordo del letto, spingendo Harry a sedersi accanto a lui.

“Chi avete incontrato?”incalzò James. “Avete delle facce…Piton?”

“No, peggio. Caramell.”

James fece una smorfia.

“Idiota.”sbuffò James ed esultò subito dopo quando vide Lily e Keira tornare con un sacchetto colmo di cibo.

Iniziò a mangiucchiare l’hamburger, silenzioso.

Poi chiese:

“Harry, quando ti dimettono dall’ospedale?”

“Domani.”sussurrò il figlio, la testa poggiata sul cuscino del padre.

“Oh.”

James sembrava deluso.

Harry capì.

“Ti verrò a trovare tutti i giorni. Promesso.”

James sorrise, un vero sorriso.

“Ehi, giù le mani dalle mie patatine!”sbottò, rivolto a Keira che ne aveva prese una manciata.

“Zitto, tu! Sono una donna incinta, ho gli ormoni a mille e le voglie. Quindi taci.”lo zittì lei, severamente e tutti risero.

James non ebbe il coraggio di controbattere.

“Spero che le tue voglie non siano come quelle di Lily, se no povero Sirius.”

“Ehi!”protestò Lily.

“Cosa “ehi!”? Ti svegliavi alle quattro di notte con la voglia di cocomero!”

“E che c’è di strano?”ribatté lei, incrociando le braccia sul petto e scuotendo il capo, in modo da fare andare i lunghi capelli rossi da un lato all’altro.

“Era inverno, tesoro. Dove lo trovavo?”fece James, esasperato e divertito allo stesso tempo.

Harry rise.

Era bello vederli battibeccare.

Poi vide una faccia, purtroppo familiare, sulla Gazzetta del Profeta.

Era la Umbridge.

“L’hanno condannata?”chiese, prendendo il giornale dal comodino e vedendo la sua faccia irata.

“Per crimini contro i Babbani e Magonò.”disse James.

“Quella vecchia megera!”fece Lily, stizzita ed Harry notò che fissava la sua mano, dove la Umbridge gli aveva inciso con una bacchetta speciale le parole “Non devo dire bugie.”

Le cicatrici si vedevano appena.

“Sto bene, mamma.”disse, cogliendo il suo sguardo, ma Lily gli s’avvicinò ugualmente per stringerlo al petto.

“L’avrei uccisa…”

“Anche io.”asserì James con forza ed Harry sorrise.

“Andrà ad Azkaban?”

“Già. Per tutto il resto della sua miserabile vita.”

Sirius sedette sul letto di James, spintonandolo per farsi posto.

Aveva un sorriso ghignante.

“Non capisco come tu abbia fatto a sopravvivere così tanto tempo lì.”disse James, dopo avergli dato un pugno scherzoso sul braccio, poiché per poco non aveva fatto cadere dal letto lui ed Harry.

Sirius scrollò le spalle.

“Non mi spezzo facilmente. Ero innocente.”

“Il fatto che volessi proteggere Harry non c’entra nulla, eh?”

Sirius scrollò ancora le spalle, ma tutti sapevano che la risposta era sì.

Sirius non mostrava molto facilmente i suoi sentimenti.

“Era così anche durante la vostra guerra? La caccia ai babbani e tutto il resto?”chiese Harry.

“Decisamente peggio.”

Lo sguardo di suo padre s’incupì, mentre Lily prese ad accarezzare i capelli del figlio.

In altre situazioni Harry si sarebbe ribellato a quei gesti d’affetto, ma si trattava di sua madre e non di una persona qualsiasi.

Quindi si crogiolò nel suo affetto, perché non aveva potuto farlo prima d’allora.

“Il Ministero aveva preso le cose più seriamente di quanto non abbia fatto al ritorno di Voldemort. La gente era più sicura, ma regnava comunque il terrore.

Per alcuni.”

“In che senso?”

“Vedi, quando noi andavamo ad Hogwarts parecchi nostri compagni di classe sarebbero diventati poi Mangiamorte. Rosier, Macnair, Lestrange, Black…ma quando si trattava di battibecchi con persone provenienti da una famiglia Purosangue, e le famiglie si conoscevano perché ne erano e ne sono pochissime, evitavano battaglie o feriti. Voldemort voleva il sangue puro.

Lui ed i suoi Mangiamorte non fecero altro che tentare di attirare i Purosangue dalla loro parte, nella loro guerra, contro chi, secondo la loro mentalità corrotta, non meritava di avere la magia.”

“I Mezzosangue come me.”concluse Harry per lui e James s’incupì.

“Non dire quel termine mai più.”disse severo, guardando il figlio negli occhi.

“E’ la verità, papà.”

“A me non importa. È un’offesa. Come Sanguesporco e tutte le stronzate che s’inventano quegli idioti. Non dirlo più,”

Harry annuì.

Non aveva mai visto suo padre così irritato.

“Accio scacchiera!”disse James d’un tratto. “Allora, chi vuole provare a battermi a scacchi?”ghignò.

 

“Ecco, penso di aver preso tutto.”

Harry guardò la sua stanza d’ospedale alla ricerca di un calzino, giornale o libro dimenticato, ma aveva infilato ogni cosa nella borsa.

“Bene. Andiamo a salutare tuo padre. Conoscendolo, sarà a lutto.”

Infatti, James aveva la faccia tetra quando Harry lo salutò, dimesso dall’ospedale.

“Andiamo, Prongs!”lo rimproverò Sirius.

Harry si lasciò abbracciare dal padre, ridendo.

Da quando s’era svegliato dal coma, lui e James erano stati inseparabili e gli dispiaceva lasciarlo lì in ospedale, se lui poteva tornarsene a casa.

“Ti verrò a trovare tutti i giorni. E stavolta ti batterò io a scacchi.”

James sbuffò.

“Nessuno mi ha mai battuto. In nulla.”ghignò.

Lily e Sirius alzarono gli occhi al cielo.

“Mai? Non hai mai perso una partita di Quidditch, una partita a scacchi, a Gobbiglie?”

“No e non ho mai perso un Boccino.”ghignò James, soddisfatto.

“Ok, allora quando starai meglio faremo una sfida.”

“Vuoi scommettere contro di me, figliolo?”

James si mise meglio a sedere, gli occhi che brillavano dalla curiosità.

“Ragazzi…”li ammonì Lily, ma era troppo tardi.

“Sì.”

“Una gara a Quidditch? Chi riesce a prendere per primo il Boccino d’oro?”propose James.

“Ci sto.”

Sirius sospirò, forte.

“Non hai idea del guaio in cui ti sei cacciato, Harry. James è molto competitivo.”

Fu in quel momento che entrarono nella stanza i signori Weasley, seguiti da Ron ed Hermione, trafelati.

“Ah…Harry. Ti abbiamo cercato nella tua stanza. E… Ti avevamo perso.”disse Ron, ansante.

Sembrava aver fatto tutte le scale fino al quinto piano, dove si trovavano, di corsa.

“Stavo salutando mio padre.”

Harry sorrise ai nuovi arrivati.

“Ah, bene. Hai preparato le tue cose? Se vuoi, possiamo andare.”

“Dove?”

“A casa.”

Harry non capiva.

“L’accompagno io a casa.”disse Sirius. Neanche lui ci stava capendo molto.

Cosa ci facevano i Weasley ed Hermione lì?

“No, non c’è bisogno.”disse la signora Weasley. “L’accompagneremo noi alla Tana.”

Alla Tana?

Harry guardò i Weasley senza capire.

Volevano che andasse alla Tana con loro?

“Harry torna a casa con me.”disse Sirius. “A Godric’s Hollow.”

La sua voce era ferma e posò una mano sulla spalla di Harry.

“Oh.”disse solo la signora Weasley, arrossendo. “Scusate, credevamo che Harry venisse a stare un po’ da noi visto che James è ancora in ospedale e Lily lo va a trovare spesso.”

“Beh, starà con me.”

Molly lanciò un’occhiata a Sirius ed Harry capì che quell’occhiata significava guai.

Non che la signora Weasley non si fidasse di Sirius, ma lo riteneva troppo impulsivo ed aveva sempre cercato di proteggere Harry e di tenerlo con sé da quando l’aveva conosciuto…prima che ritornassero i suoi genitori.

Harry la vide voltarsi verso sua madre.

“Forse sarebbe meglio se stesse con noi. Con Ron ed Hermione.”iniziò Molly, esitante.

Credeva davvero che Harry sarebbe venuto con loro.

“Oh, adesso non tirare in ballo i suoi amici, Molly!”sbottò Sirius così improvvisamente che Harry sussultò.

“Dimmelo in faccia che non vuoi che venga con me!”

Molly lo guardò negli occhi.

“D’accordo. Non voglio che venga con te! Sei maledettamente impulsivo!”

“Sono in grado di occuparmi di un ragazzo di 18 anni, Molly! Sono il suo padrino!”

“Non sei stato in grado di occupartene prima!”

“Oh, scusa tanto se ero leggermente morto! Od ad Azkaban!”

“Beh, questo prova la tua impulsività! Se ci avessi ascoltato o se tu non avessi tentato di vendicare i tuoi amici, non avessi affrontato Min…”

“Ora basta!”

La voce di James fece sussultare tutti.

L’allusione all’Ufficio Misteri l’aveva fatto arrabbiare.

Harry, che aveva tentato invano di dire che non era un ragazzino e che non c’era bisogno che nessuno “badasse” a lui, si voltò verso di lui.

Sembrava furioso.

“Molly, ora basta. È inutile rivangare nel passato. Io avrei fatto la stessa cosa che fece Sirius anni fa e non gli rimprovero nulla.

È il padrino di Harry e spetta a Sirius stare con lui, Ma credo che spetti a mio figlio decidere.”

Harry si sentì chiamare in causa.

“Io…veramente preferirei tornare con Sirius. Ci possiamo vedere un’altra volta.”

Non aveva la minima voglia di mettersi ad urlare nel sonno a casa Weasley.

Sarebbe stato decisamente imbarazzante.

Sirius, invece…avrebbe capito.

Lui lo capiva sempre.

“D’accordo. Come vuoi. Ci vediamo stasera, tesoro. Tieni d’occhio Keira per me e fa che non distrugga la casa, Sirius.”

Lily baciò Harry sulla fronte ed ammonì Sirius che sorrise, rassicurante.



Spazio dell'autrice:
Grazie mille a chi ha commentato la mia storia, a chi l'ha inserita tra i preferiti e le seguite e chi ha inserito me tra i suoi autori preferiti (*me onorata!*)!
Spero che vi piaccia anche questo capitolo, quindi fatemi sapere che ne pensate!

Ecco per me chi sarebbe perfetta per Keira:

Keira Sanderson adulta

 

http://www.wallpaperbase.com/wallpapers/celebs/keiraknightley/keira_knightley_12.jpg

 

http://blog.panorama.it/culturaesocieta/files/2010/10/keira-knightley3-large.jpg

 

http://static.blogo.it/fashionblog/keira-knightley-01/KeiraKnightley.jpg

 



  
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