Harry
s’era svegliato, finalmente.
Sotto
shock per le torture subite Lily l’aveva stretto a
sé, in una campana di vetro
ed aveva aspettato che passasse almeno qualche giorno prima di
permettere ad
un’ansiosa Ginny ed a dei terrorizzati Ron ed Hermione di
vederlo.
Harry
s’era ritrovato a stringere forte a sé Ginny,
affondando il viso in quei
capelli rossi.
La
sua Ginny..aveva così temuto di non rivederla mai
più, di non incrociare mai
più i suoi occhi scuri, di non assaggiare più le
sue labbra.
E
Ron!
Aveva
temuto di non sentire più le battute dell’amico,
di non vedere più quel sorriso
e di non sentire più le sue parole, di non rivedere
più neanche Hermione, lei
con i suoi capelli sempre gonfi ed in disordine, con la sua saggezza,
con la
sua amicizia…
Si
sentì stritolare dalla signora Weasley.
Hagrid
l’abbracciò, delicatamente come aveva imposto Lily.
Ci
mancava solo che gli rompeva le ossa per la troppa foga e
l’affetto.
“Tieni,
ragazzo. Sono per te.”
Hagrid
s’asciugò le lacrime con un enorme tovagliolo a
pallini verde acido e si soffiò
il naso.
Gli
consegnò una scatola di dolci di Mielandia, che
s’aggiunsero alla torta della
famiglia Weasley, al cioccolato di Remus, ai dolcetti di pan di spagna
di Keira
ed alle caramelle assortite di Dumbledore.
“Dov’è
Sirius?”chiese Harry.
Era
l’unico che mancava nella stanza.
Lily
era seduta sul letto del figlio, i capelli legati in una treccia e lo
strinse
per le spalle.
“Credo
sia con tuo padre.”
Papà.
Il
pensiero colpì Harry come un pugno nel petto, come ogni
volta che ci pensava ed
abbassò lo sguardo.
“Si
riprenderà.”lo rassicurò Remus.
“Conosco tuo padre ed è la persona più
testarda
del mondo. Guarirà. Deve guarire.”disse,
rassicurante, ma la verità era che era
terrorizzato quanto lui ed il viso pallido ne era la conferma.
Keira
s’avvicinò a Sirius, cautamente.
Il
suo ragazzo era seduto sulla poltrona accanto al letto di James e
fissava il
suo migliore amico e fratello con tale intensità che forse
sperava di poterlo
svegliare con il pensiero.
“Sirius…Nessuna
novità?”
James
ancora non si svegliava.
“O
è un sogno molto bello da cui non vuole svegliarsi, od uno
molto brutto da cui
non riesce a
svegliarsi.”mormorò,
distante, il Malandrino.
Sirius
esprimeva raramente i suoi sentimenti.
Il
solo fatto di aver abbracciato i suoi amici era una cosa strana.
“Tu
come stai? Scusa, se ti sto dedicando così poche
attenzioni.”mormorò ancora.
Guardò
Keira che sorrise, piano.
Le
nausee non le davano tregua da due mesi ormai ed odiava
quell’aspetto della
gravidanza.
Ma
non poteva e non riusciva ad essere felice per quel bambino.
Non
ora almeno.
Si
sentiva in colpa perché James rischiava di morire, come
aveva rischiato suo
figlio Harry.
“Sono
spaventata anche io, Sirius. So che adori James e che hai paura di
perderlo. Lo
siamo tutti. Tu e Lily vi siete chiusi qui in ospedale, ma noi di fuori
abbiamo
paura tanto quanto voi ne avete.”
Sirius
annuì.
Tutti
erano venuti a fare visita ad Harry e James, perfino Moody, perfino
Piton e la
Mcgranitt.
“Come
sta il bambino?”
Quel
pensiero, oltre a quello che Harry stava bene, era l’unico
positivo e
l’eccitava l’idea di avere un figlio, oltre a
terrorizzarlo.
Keira
si carezzò il grembo, la pancia appena visibile.
“Bene.
Da quando mi hai costretto a mangiare e dormire regolarmente.”
“Non
riuscivo a controllare te e Lily insieme.”sussurrò.
“Ed
hai chiamato Remus e Tonks.”sorrise lei.
Poi
cadde il silenzio.
Grazie
a Dio, la tortura non aveva provocato danni cerebrali ad Harry, mentre
tutti
avevano temuto che potesse finire come Alice e Frank Paciock.
Sirius
quasi non si rese conto della sua presenza quando entrò
nella stanza, troppo
concentrato su James.
Harry
guardò suo padre giacere in quel letto d’ospedale.
Sembrava
solo dormire…
Ma
era in coma e stava soffrendo.
O
no?
“Credi
che senta dolore?”
Sirius
fece un balzo dalla sedia nel sentirlo parlare e si volta.
“Harry! Cosa…cosa ci
fai qui? Dovresti essere nella
tua stanza! Devi riposare!”
Sirius
si alzò e fece per spingerlo fuori, ma Harry non
mollò.
“Voglio
vedere mio padre.”disse, serio.
“Harry…”
“Voglio
solo vederlo, ok? Non sanno che sono qui, ma ho dormito per due
settimane, ce
la faccio a fare due passi!”fece, testardo.
Era
cocciuto come un mulo.
Gli
occhi verde giada lo trapassarono da parte a parte, trasmettendo
così tanta
determinazione e dolore che Sirius
s’arrese e lo fece passare.
Harry
s’avvicinò al letto, guardando il padre, mentre il
cuore si frantumava in mille
pezzi di dolore, agonia e pura sofferenza.
“Dovevo
proteggerlo.”mormorò tra sé, ma Sirius
sentì.
“No.
Dovevo venire io quella sera, se non mi fossi
ammalato.”ammise.
Si
sentiva dannatamente in colpa.
Ora
James sarebbe stato bene.
Forse
sarebbero stati in grado di evitare i Mangiamorte e…
“Così
ti saresti trovato tu al posto mio in ospedale.”
“L’avrei
preferito.”commentò Sirius, asciutto.
Harry
lo guardò per un attimo, prima di fissare il volto del padre.
“Papà…svegliati,
ti prego.”mormorò.
“Tua
madre come sta?”chiese Sirius.
“Cerca
di farsi forza. Cerca di sorridere, almeno quando è con me.
Ma so che piange
spessissimo.”
“Lei
e Keira si rifiutavano di mangiare tempo
fa.”mormorò Sirius ed Harry non
rispose.
Prese
la mano del padre e la trovò fredda.
Non
poteva morire.
Non
di nuovo.
Non
poteva lasciarlo.
“L’ha
fatto ancora.”disse, atono.
“Che
cosa?”
“Rischiare
la vita per me. Proteggermi.”
“Harry,
non dire così. È tuo padre. È ovvio
che si comporti così. È stupido ed
impulsivo, ma è un ottimo padre ed un ottimo amico. Tutti in
quella situazione
si sarebbero comportati come voi due.”
“Sirius…”sussurrò
Harry, dopo un pò.
Sirius
l’osservò.
Sembrava
così minuto e sottile in quella vestaglia
dell’ospedale.
“Se
dovesse…se dovesse morire?”
Sirius
sentì gli occhi riempirsi di lacrime e non riuscì
a fare nulla per scacciarle
via.
Harry
sussultò nel vedere il suo padrino piangere.
Sirius
aveva voltato il viso dall’altra parte, ma le guance erano
bagnate.
Il
ragazzo sentì un groppo alla gola gigantesco, che non
accennava ad andare via.
“Sai…è
sempre lui a farmi piangere.”
Sirius
rise, amaramente.
“L’ultima
volta che ho pianto è stato quando lui e tua madre sono
morti. Ed ora che temo
di vederlo morire.”
Harry
si chinò su di lui e l’abbracciò.
Non
seppe cosa l’aveva spinto a farlo, ma Sirius era
così infinitamente fragile da
spezzargli il cuore.
Capì
che avevano bisogno l’uno dell’altro, mentre Sirius
piangeva, le spalle scosse
dai singhiozzi.
Lily
era profondamente addormentata quando sentì qualcosa
sfiorargli i capelli.
Sussultò,
pensando che fosse un sogno, ma i tocchi, leggeri, continuarono.
Aprì
gli occhi piano, incrociandone un paio color nocciola, i più
belli che avesse
mai visto.
E
che temeva di non rivedere mai più guardarla con
quell’espressione dolce e
rapita.
“JAMES!”gridò
la donna, gettandogli le braccia al collo, ignorando se stesse sognando
o meno.
Non
gliene importava.
La
prima cosa che James Potter aveva visto appena ripresosi dal torpore
era stato
il rosso.
Non
il rosso del sangue che aveva versato a fiotti dalle sue ferite, ma un
rosso
fuoco, ribelle, bellissimo ed indomabile.
Il
rosso dei capelli di Lily, che erano sparsi sul suo grembo, ondulati e
bellissimi.
Ne
aveva preso una ciocca, arrotolandola attorno alle dita e beandosi
della vista
di sua moglie addormentata.
Ricordò
come in un flash la tortura, il dolore, le urla disperate di
Harry…
Ma
se era morto ed aveva il permesso di vedere Lily…sarebbe
andato tutto bene.
Capì
che non era morto quando Lily scoppiò a piangere e
l’abbracciò stretto.
“Oh,
Jamie…O mio Dio…oddio…”
“Lily…
Harry?”chiese subito.
La
sua voce era rochissima.
“Sta
bene. Sta benissimo. È tutto intero. Ma tu…oddio,
James, non ti svegliavi! Sei
stato in coma per quasi un mese ed io…ho avuto tanta paura,
paura di
perderti…di perdere anche Harry…”
Solo
allora James s’accorse degli occhi gonfi della moglie, delle
occhiaie e dei
capelli arruffati.
Le
cinse il corpo con un braccio e la fece stendere accanto a
sé.
“Sto
bene…sto bene.”
L’urlo
di Lily aveva richiamato l’attenzione degli altri.
I
primi ad arrivare furono Sirius, Harry e Remus che
s’immobilizzarono alla vista
di James, sveglio.
“Oh,
maledettissimo Merlino e le sue mutande! Mi hai fatto venire un
infarto!”
Sirius
imprecò sonoramente, mentre la stanza veniva riempita da
Tonks, Keira, Dumbledore,
tutti i Weasley ed Hermione.
Sirius
guardò il suo migliore amico, che stringeva forte la moglie
a sé.
Era
vivo…
Era…
“Ciao,
Felpato.”sussurrò James, sorridendogli.
Lily
s’allontanò per permettere a Sirius di abbracciare
James, subito seguito da
Remus.
“Stavamo
morendo di paura. Credevamo…che…”
“Non
muoio di nuovo, ragazzi. Amo troppo la vita per andarmene.”
Solo
Harry era rimasto in disparte, mentre James veniva travolto da abbracci
e
sorrisi da parte di tutti.
“Vieni
qui.”gli disse James, con affetto, sedendosi cautamente sul
letto.
Non
si sentiva male, era solo un po’ intontito.
Da
quel che aveva capito aveva dormito, era stato in coma per
l’esattezza, per
tantissimo tempo.
Harry
lo guardava, a pezzi.
Suo
padre era vivo…
Stava
bene.
James
l’attirò a sé e
l’abbracciò fortissimo, accarezzandogli i capelli
ribelli come
i suoi.
“Non
stanno mai giù, vero?”mormorò ed Harry
annuì, trattenendo le lacrime di dolore
e di paura e di sollievo.
“Mi
dispiace. Non avrei dovuto portarti con
me.”mugugnò James.
“Volevo
venire io.”
“Avrei
dovuto…”
“Non
è colpa di nessuno.”li interruppe una voce
serafica.
Era
Dumbledore.
James
non lasciò andare Harry, ma guardò il padre.
“L’importante
è che siete vivi tutti e due.”e lanciò
ad entrambi uno sguardo d’affetto malcelato.
James
giaceva sul letto, cingendo le spalle esili di Lily con un braccio.
Sua
moglie era incredibilmente dimagrita nell’ultimo mese
trascorso in uno stato di
perenne ansia.
James
le carezzò i capelli rosso scuro, scostandoglieli dagli
occhi, mentre la
guardava con amore.
Gli
occhi di Lily erano ancora velati di lacrime e la donna si strinse
forte a lui,
posando il capo sul suo petto.
Il
battito del cuore di James era accelerato.
Capitava
sempre quando lui e Lily erano così vicini.
“Guardalo,
ora arrossisce.”
James
sentì la voce di Sirius bisbigliare e si voltò
verso l’amico, fulminandolo con
lo sguardo.
“Sei
il solito rompipluffe.”decretò James, mettendosi a
sedere sul letto.
Anche
Lily si ritrovò a ridere, contagiata da Sirius, mentre James
imbastiva
un’espressione contrariata.
“Arrossiscono
sempre quando sono insieme.”disse una voce flebile,
proveniente dal divano.
Harry
giaceva disteso lì, la testa posata sulle ginocchia del
padrino.
Era
spaventosamente pallido e debole.
Solo
quando i Guaritori avevano smesso di dargli i calmanti, Harry aveva
sentito il
suo corpo cedere.
Si
sentiva stanco, esausto e dolorante.
Sirius
gli posò una mano sul braccio, comprensivo.
“Dovrebbero
metterti di nuovo sotto calmanti.”disse James.
Lui
prendeva tre pozioni al giorno, affinché il suo corpo si
ristabilisse del
tutto.
Non
era un problema fisico, piuttosto interno.
Era
come se l’anima fosse stata presa a frustate e coltellate e
mentre James
riusciva a controllare il dolore con le pozioni, Harry era
più in difficoltà.
“Quello
che non capisco è come mai Harry soffra più di
te, pozioni a parte. Sei tu
quello messo peggio.”chiese Keira, guardando James.
James
fa una smorfia in risposta.
“Harry
è più piccolo.”mormorò
Dumbledore. “E’ solo un ragazzo, mentre James
è un uomo.
E nel momento in cui Harry ha smesso di prendere le pozioni il suo
corpo ha
reagito con il dolore e la stanchezza. Starà bene.”
Albus
era seduto sulla poltrona ed osservava Harry, semi-svenuto accanto a
Sirius.
Harry
non disse nulla, mentre gli occhi gli si chiudevano.
Odiava
quella situazione.
Sentì
i capelli scivolargli sugli occhi, mentre il suo corpo cessava di
rispondere e
si lasciò andare, in uno stato di dormiveglia.
Sirius
l’osservò preoccupato.
Aveva
lo stesso sguardo degli altri presenti nella stanza.
“Cerchiamo
di tenerlo sveglio.”disse Lily, nervosa.
Aveva
il timore che se Harry si fosse addormentato, non si sarebbe
più svegliato.
“Lily,
sta bene. È solo stanco. È normale.”la
tranquillizzò Dumbledore.
Keira
osservò Sirius coprire Harry con il proprio mantello.
Harry
si sentì avvolgere da un fiotto di calore e
ringraziò mentalmente Sirius.
Poi
s’addormentò.
James
guardò il figlio, dolcemente.
“Fa
ancora gli incubi?”chiese a Sirius e Lily.
Erano
loro che vegliavano su Harry la notte.
“Ogni
notte.”mormorò Sirius, atono.
Lily
guardò il figlio, senza sapere che fare.
Da
quando s’era risvegliato Harry non aveva fatto altro che
avere orribili incubi
che gli facevano passare notti insonni e terribili.
Lo
vedeva stringere il lenzuolo così forte da strapparlo,
gemere nel sonno e
mormorare no, di non fargli del male, di lasciarlo…e loro
sapevano che si
riferiva ai Mangiamorte affinché smettessero di torturare
James.
E
non sapevano come aiutarlo.
“Sto
bene, Hermione! Smettila di guardarmi
così!”sbuffò Harry, irritato.
Quella
notte non aveva dormito affatto.
Era
stata affollata come sempre dagli incubi.
Aveva
sentito ancora una volta il dolore delle maledizioni, aveva visto lo
sguardo di
suo padre e…s’era svegliato, urlando.
Hermione
lo guardò, preoccupata.
“Harry,
sei ancora in ospedale. E sei pallidissimo. E non vuoi mangiare
nulla.”
“Io
mangio!”esclamò Harry, seduto sul suo letto.
Era
stufo di starsene rinchiuso in ospedale, anche se Ron ed Hermione
s’erano
praticamente trasferiti lì ed Harry bighellonava dalla sua
stanza a quella del
padre.
“Mangi
schifezze.”disse una voce, divertita.
“Disse
il salutista.”brontolò Harry, riconoscendo la voce
e lanciando un’occhiataccia
al padrino.
“Oh,
non posso esserlo. Sono giustificato. Soprattutto se lei..”ed
indicò Keira con
un dito “Si sveglia alle tre di notte con voglia di
crepés alla nutella.”
Keira
scoppiò a ridere, ghignando.
Gli
dispiaceva aver svegliato Sirius quella notte (o mattina!), ma aveva
una voglia
tremenda di crepés.
S’accarezzò
il grembo senza rendersene conto, automaticamente.
“Di
quanto sei?”chiese Hermione.
Era
contenta che Sirius avesse trovato una donna con cui vivere la sua vita.
Da
quando lo conosceva, gli era parso terribilmente solo.
“Quasi
tre mesi. Spero che i successivi sei siano migliori. Le nausee mi hanno
uccisa
e tutta questa situazione è terribile…”
“Sì,
però mangi tantissimo.”fece Sirius e si
beccò una gomitata da Keira.
“Ed
Harry, invece, non mangia.”intervenne Hermione, mentre Harry
la guardava
esasperato.
“Non
ho voglia di mangiare. Questo cibo fa schifo. Vado a farmi un
giro.”
Harry
scese dal letto ed uscì dalla stanza così
velocemente che nessuno riuscì a
fermarlo.
Sirius
sospirò e gli corse dietro.
Harry
era quasi salito al bar, quando Sirius lo raggiunse.
Non
aveva voglia di parlare.
Si
sentiva sempre più di malumore e stanco.
E
vedere Sirius e Keira scherzare e stuzzicarsi, suo padre in
ospedale…non
aiutavano.
“Cosa
c’è che non va?”
Sirius
prese posto di fronte a lui al tavolino del bar ed ordinò
due briosce alla
crema.
“Nulla.”
Quando
arrivò la sua ordinazione, Sirius mangiò
lentamente, guardando Harry e
spingendo il piatto verso di lui.
“Non
ho fame.”
“Harry,
fai almeno uno sforzo. Andiamo.”
Harry
si lasciò convincere da quegli occhi grigio ghiaccio ed
addentò un po’ della
sua briosce.
“So
degli incubi.”disse Sirius dopo un po’ ed Harry
alzò lo sguardo, quasi
colpevole.
“Ah.”
Perfetto,
ora mancava solo la compassione di Sirius.
“Io
ed i tuoi non possiamo fare molto per aiutarti, se non ci dici cosa
possiamo
fare.”
Harry
chiuse gli occhi per un attimo, ma li riaprì di colpo quando
si rivide legato
ed urlante nella stanza in cui avevano rinchiuso lui e suo padre.
“So
che è terribile ricordare.”
“Tu
ricordi ancora Azkaban?”chiese Harry d’un tratto.
Se
ne pentì subito perché lo sguardo del padrino si
rabbuiò.
Ma
fu un attimo, poi Sirius abbozzò un lieve sorriso.
“Sempre.
Sono cose che non si dimenticano Harry. Non dimenticherò mai
di aver visto i
tuoi morti, né di aver rischiato di perdere te e James un
mese fa, né la mia
prigionia.
Mai.
Ci convivo ogni giorno. Non c’è altro modo. Non
possiamo fare nulla se non
andare avanti.
Tuo
padre sta bene, Harry. Ed immagino che vorrebbe vederti più
spesso. Quindi,
andiamo.”
Harry
guardò il padrino, pensandoci su.
Poi
annuì, seguendolo, giù per le scale.
Sarebbe
andato tutto bene.
Harry
non fece in tempo a pensare ciò che s’imbatterono
in Cornelius Caramell.
Vide
Sirius irrigidirsi.
Detestava
quell’uomo, era stato così stupido da non capire
la minaccia del ritorno di
Voldemort se non dopo l’attacco dei Mangiamorte e la loro
introduzione nel
Ministero, durante il quinto anno di Harry.
“Harry?
Cosa ci fai qui?”chiese, educato, sfoderando il suo miglior
sorriso.
Ma
Harry notò quanto fosse deperito dall’ultima volta
che l’aveva visto.
Per
la sua stupidità aveva perso ogni potere.
Aveva
diffamato Harry, l’aveva messo in ridicolo e solo quando era
troppo tardi s’era
reso conto dell’errore.
Inoltre
aveva creduto Sirius un assassino e durante il terzo anno di Harry
l’aveva
quasi fatto baciare da un Dissennatore se Harry ed Hermione non fossero
tornati
indietro con la Giratempo per salvarlo.
“Non
sono affari che la riguardano.”replicò Harry,
stizzito e se ne andò, dopo
avergli lanciato un’occhiata truce.
“Ignoralo.
È un povero idiota.”decretò Sirius.
“Come
mai quelle facce?”chiese James, appena Sirius ed Harry
entrarono nella sua
stanza.
James
era seduto sul letto, la schiena appoggiata a molteplici cuscini e si
stava
annoiando a morte.
“Dov’è
la mamma?”chiese Harry.
“Con
Keira e Tonks a comprare qualcosa di meglio di questo.”
Harry
lanciò uno sguardo al cibo che suo padre aveva nel piatto.
Era
davvero disgustoso e lo sapeva, perché l’aveva
provato.
“Bleah,
concordo.”
James
batté una mano sul bordo del letto, spingendo Harry a
sedersi accanto a lui.
“Chi
avete incontrato?”incalzò James. “Avete
delle facce…Piton?”
“No,
peggio. Caramell.”
James
fece una smorfia.
“Idiota.”sbuffò
James ed esultò subito dopo quando vide Lily e Keira tornare
con un sacchetto
colmo di cibo.
Iniziò
a mangiucchiare l’hamburger, silenzioso.
Poi
chiese:
“Harry,
quando ti dimettono dall’ospedale?”
“Domani.”sussurrò
il figlio, la testa poggiata sul cuscino del padre.
“Oh.”
James
sembrava deluso.
Harry
capì.
“Ti
verrò a trovare tutti i giorni. Promesso.”
James
sorrise, un vero sorriso.
“Ehi,
giù le mani dalle mie patatine!”sbottò,
rivolto a Keira che ne aveva prese una
manciata.
“Zitto,
tu! Sono una donna incinta, ho gli ormoni a mille e le voglie. Quindi
taci.”lo
zittì lei, severamente e tutti risero.
James
non ebbe il coraggio di controbattere.
“Spero
che le tue voglie non siano come quelle di Lily, se no povero
Sirius.”
“Ehi!”protestò
Lily.
“Cosa
“ehi!”? Ti svegliavi alle quattro di notte con la
voglia di cocomero!”
“E
che c’è di strano?”ribatté
lei, incrociando le braccia sul petto e scuotendo il
capo, in modo da fare andare i lunghi capelli rossi da un lato
all’altro.
“Era
inverno, tesoro. Dove lo trovavo?”fece James, esasperato e
divertito allo
stesso tempo.
Harry
rise.
Era
bello vederli battibeccare.
Poi
vide una faccia, purtroppo familiare, sulla Gazzetta del Profeta.
Era
la Umbridge.
“L’hanno
condannata?”chiese, prendendo il giornale dal comodino e
vedendo la sua faccia
irata.
“Per
crimini contro i Babbani e Magonò.”disse James.
“Quella
vecchia megera!”fece Lily, stizzita ed Harry notò
che fissava la sua mano, dove
la Umbridge gli aveva inciso con una bacchetta speciale le parole
“Non devo
dire bugie.”
Le
cicatrici si vedevano appena.
“Sto
bene, mamma.”disse, cogliendo il suo sguardo, ma Lily gli
s’avvicinò ugualmente
per stringerlo al petto.
“L’avrei
uccisa…”
“Anche
io.”asserì James con forza ed Harry sorrise.
“Andrà
ad Azkaban?”
“Già.
Per tutto il resto della sua miserabile vita.”
Sirius
sedette sul letto di James, spintonandolo per farsi posto.
Aveva
un sorriso ghignante.
“Non
capisco come tu abbia fatto a sopravvivere così tanto tempo
lì.”disse James,
dopo avergli dato un pugno scherzoso sul braccio, poiché per
poco non aveva
fatto cadere dal letto lui ed Harry.
Sirius
scrollò le spalle.
“Non
mi spezzo facilmente. Ero innocente.”
“Il
fatto che volessi proteggere Harry non c’entra nulla,
eh?”
Sirius
scrollò ancora le spalle, ma tutti sapevano che la risposta
era sì.
Sirius
non mostrava molto facilmente i suoi sentimenti.
“Era
così anche durante la vostra guerra? La caccia ai babbani e
tutto il
resto?”chiese Harry.
“Decisamente
peggio.”
Lo
sguardo di suo padre s’incupì, mentre Lily prese
ad accarezzare i capelli del
figlio.
In
altre situazioni Harry si sarebbe ribellato a quei gesti
d’affetto, ma si
trattava di sua madre e non di una persona qualsiasi.
Quindi
si crogiolò nel suo affetto, perché non aveva
potuto farlo prima d’allora.
“Il
Ministero aveva preso le cose più seriamente di quanto non
abbia fatto al
ritorno di Voldemort. La gente era più sicura, ma regnava
comunque il terrore.
Per
alcuni.”
“In
che senso?”
“Vedi,
quando noi andavamo ad Hogwarts parecchi nostri compagni di classe
sarebbero
diventati poi Mangiamorte. Rosier, Macnair, Lestrange,
Black…ma quando si
trattava di battibecchi con persone provenienti da una famiglia
Purosangue, e
le famiglie si conoscevano perché ne erano e ne sono
pochissime, evitavano
battaglie o feriti. Voldemort voleva il sangue puro.
Lui
ed i suoi Mangiamorte non fecero altro che tentare di attirare i
Purosangue
dalla loro parte, nella loro guerra, contro chi, secondo la loro
mentalità
corrotta, non meritava di avere la magia.”
“I
Mezzosangue come me.”concluse Harry per lui e James
s’incupì.
“Non
dire quel termine mai più.”disse severo, guardando
il figlio negli occhi.
“E’
la verità, papà.”
“A
me non importa. È un’offesa. Come Sanguesporco e
tutte le stronzate che
s’inventano quegli idioti. Non dirlo
più,”
Harry
annuì.
Non
aveva mai visto suo padre così irritato.
“Accio
scacchiera!”disse James d’un tratto.
“Allora, chi vuole provare a battermi a
scacchi?”ghignò.
“Ecco,
penso di aver preso tutto.”
Harry
guardò la sua stanza d’ospedale alla ricerca di un
calzino, giornale o libro
dimenticato, ma aveva infilato ogni cosa nella borsa.
“Bene.
Andiamo a salutare tuo padre. Conoscendolo, sarà a
lutto.”
Infatti,
James aveva la faccia tetra quando Harry lo salutò, dimesso
dall’ospedale.
“Andiamo,
Prongs!”lo rimproverò Sirius.
Harry
si lasciò abbracciare dal padre, ridendo.
Da
quando s’era svegliato dal coma, lui e James erano stati
inseparabili e gli
dispiaceva lasciarlo lì in ospedale, se lui poteva
tornarsene a casa.
“Ti
verrò a trovare tutti i giorni. E stavolta ti
batterò io a scacchi.”
James
sbuffò.
“Nessuno
mi ha mai battuto. In nulla.”ghignò.
Lily
e Sirius alzarono gli occhi al cielo.
“Mai?
Non hai mai perso una partita di Quidditch, una partita a scacchi, a
Gobbiglie?”
“No
e non ho mai perso un Boccino.”ghignò James,
soddisfatto.
“Ok,
allora quando starai meglio faremo una sfida.”
“Vuoi
scommettere contro di me, figliolo?”
James
si mise meglio a sedere, gli occhi che brillavano dalla
curiosità.
“Ragazzi…”li
ammonì Lily, ma era troppo tardi.
“Sì.”
“Una
gara a Quidditch? Chi riesce a prendere per primo il Boccino
d’oro?”propose
James.
“Ci
sto.”
Sirius
sospirò, forte.
“Non
hai idea del guaio in cui ti sei cacciato, Harry. James è
molto competitivo.”
Fu
in quel momento che entrarono nella stanza i signori Weasley, seguiti
da Ron ed
Hermione, trafelati.
“Ah…Harry.
Ti abbiamo cercato nella tua stanza. E… Ti avevamo
perso.”disse Ron, ansante.
Sembrava
aver fatto tutte le scale fino al quinto piano, dove si trovavano, di
corsa.
“Stavo
salutando mio padre.”
Harry
sorrise ai nuovi arrivati.
“Ah,
bene. Hai preparato le tue cose? Se vuoi, possiamo andare.”
“Dove?”
“A
casa.”
Harry
non capiva.
“L’accompagno
io a casa.”disse Sirius. Neanche lui ci stava capendo molto.
Cosa
ci facevano i Weasley ed Hermione lì?
“No,
non c’è bisogno.”disse la signora
Weasley. “L’accompagneremo noi alla Tana.”
Alla
Tana?
Harry
guardò i Weasley senza capire.
Volevano
che andasse alla Tana con loro?
“Harry
torna a casa con me.”disse Sirius. “A
Godric’s Hollow.”
La
sua voce era ferma e posò una mano sulla spalla di Harry.
“Oh.”disse
solo la signora Weasley, arrossendo. “Scusate, credevamo che
Harry venisse a
stare un po’ da noi visto che James è ancora in
ospedale e Lily lo va a trovare
spesso.”
“Beh,
starà con me.”
Molly
lanciò un’occhiata a Sirius ed Harry
capì che quell’occhiata significava guai.
Non
che la signora Weasley non si fidasse di Sirius, ma lo riteneva troppo
impulsivo ed aveva sempre cercato di proteggere Harry e di tenerlo con
sé da
quando l’aveva conosciuto…prima che ritornassero i
suoi genitori.
Harry
la vide voltarsi verso sua madre.
“Forse
sarebbe meglio se stesse con noi. Con Ron ed
Hermione.”iniziò Molly, esitante.
Credeva
davvero che Harry sarebbe venuto con loro.
“Oh,
adesso non tirare in ballo i suoi amici,
Molly!”sbottò Sirius così
improvvisamente
che Harry sussultò.
“Dimmelo
in faccia che non vuoi che venga con me!”
Molly
lo guardò negli occhi.
“D’accordo.
Non voglio che venga con te! Sei maledettamente impulsivo!”
“Sono
in grado di occuparmi di un ragazzo di 18 anni, Molly! Sono il suo
padrino!”
“Non
sei stato in grado di occupartene prima!”
“Oh,
scusa tanto se ero leggermente morto! Od ad Azkaban!”
“Beh,
questo prova la tua impulsività! Se ci avessi ascoltato o se
tu non avessi
tentato di vendicare i tuoi amici, non avessi affrontato
Min…”
“Ora
basta!”
La
voce di James fece sussultare tutti.
L’allusione
all’Ufficio Misteri l’aveva fatto arrabbiare.
Harry,
che aveva tentato invano di dire che non era un ragazzino e che non
c’era
bisogno che nessuno “badasse” a lui, si
voltò verso di lui.
Sembrava
furioso.
“Molly,
ora basta. È inutile rivangare nel passato. Io avrei fatto
la stessa cosa che
fece Sirius anni fa e non gli rimprovero nulla.
È
il padrino di Harry e spetta a Sirius stare con lui, Ma credo che
spetti a mio
figlio decidere.”
Harry
si sentì chiamare in causa.
“Io…veramente
preferirei tornare con Sirius. Ci possiamo vedere un’altra
volta.”
Non
aveva la minima voglia di mettersi ad urlare nel sonno a casa Weasley.
Sarebbe
stato decisamente imbarazzante.
Sirius,
invece…avrebbe capito.
Lui
lo capiva sempre.
“D’accordo.
Come vuoi. Ci vediamo stasera, tesoro. Tieni d’occhio Keira
per me e fa che non
distrugga la casa, Sirius.”
Lily
baciò Harry sulla fronte ed ammonì Sirius che
sorrise, rassicurante.
Spazio dell'autrice:
Grazie mille a chi ha commentato la mia storia, a chi l'ha inserita tra i preferiti e le seguite e chi ha inserito me tra i suoi autori preferiti (*me onorata!*)!
Spero che vi piaccia anche questo capitolo, quindi fatemi sapere che ne pensate!
Ecco per me chi sarebbe perfetta per Keira:
Keira Sanderson adulta
http://www.wallpaperbase.com/wallpapers/celebs/keiraknightley/keira_knightley_12.jpg
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