Quinto Capitolo
« Il
legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del
sangue,
ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite. »
Richard Bach
L’ennesimo
Natale era passato. Il nuovo anno stava per sorgere
all’orizzonte.
Mi
trovano nel giardino – dietro casa – insieme a
tutta la mia famiglia, in
attesa. Aspettavamo che l’orologio – il grande Big
Ben – suonasse mezzanotte,
avvisandoci così, che un altro ciclo di esistenza finiva,
mentre un altro
cominciava.
―
Bella, tieni. ― disse Alice, porgendomi un flûte di cristallo
pregiatissimo,
pieno di Champagne di ottima qualità.
―
Ma sei seria? ― domandai, alzando un sopracciglio. Cos’era
quella novità? Da
quando noi – immortali, vampiri, creature della notte senza
tempo –
festeggiavamo il Capodanno?
―
Bella. ― mi chiamò Carlisle ― Oggi è una sera
speciale, diversa. Forse, e lo
spero con tutto il mio cuore, abbiamo la
possibilità di riavere con noi nostro figlio. ― concluse,
stringendo a sé sua
moglie, Esme. Sospirai, ero l’unica scettica della famiglia.
Non tanto perché
credessi che Eric non fosse Edward, più che altro ero
convinta che le cose non
sarebbero andate come noi volevamo. Questo Edward, anzi, questo Eric
Hunter era
assolutamente l’opposto del ragazzo che avevo conosciuto a
Forks, moltissimi
decenni fa.
―
Non riesci a sorridere un po’, figlia mia? ―
domandò Esme, accarezzandomi la
guancia. Ci provai, afferrando il bicchiere dalle mani di Alice.
Guardai
i miei fratelli, la mia famiglia, uno ad uno. Erano bellissimi, ma non
parlavo
solo della loro bellezza fisica. Erano elegantissimi, nonostante il
nostro Capodanno
fosse stato quello di passare la serata in giardino, a guardare il
cielo e la
città illuminata.
Rosalie
ed Alice indossavano un abito corto, la prima con gonna a palloncino,
nero; la
seconda a balze, porpora. Esme aveva un vestito lungo, rosso, leggero e
svasato
in fondo. I ragazzi – ovviamente parlavo anche di Carlisle
– erano tutti in
giacca e cravatta, ognuno con colori che richiamavano quelli delle
rispettive
mogli. Abbassai la testa, guardandomi. Io non ero vestita per niente a
festa,
tutto il contrario. Indossavo un paio di jeans skinny neri, un top
viola/blu,
piuttosto scollato, e un giubbotto di pelle nera con maniche a tre
quarti,
sbottonato. Ai piedi degli stivali di pelle del medesimo colore, con
tacco
dodici centimetri.
―
Io te lo avevo detto di mettere un vestito… ― disse Alice,
ma la fulminai con
lo sguardo. Si zittì all’istante, bevendo il suo
flûte di Champagne.
―
Mancano cinque minuti a mezzanotte! ― urlò Emmett,
scalpitando come un bambino.
Rosalie gli si avvicinò, facendosi avvolgere in un abbraccio
che non tardò a
ricambiare.
―
Queste cose non cambiano mai, eh? ― gli chiese la vampira bionda,
sorridendo.
―
Tre minuti. ― parlò Jasper, prendendo il bicchiere in mano.
―
È bizzarro. ― disse Alice ― Sono passati decenni e decenni,
sono cambiati i
tempi, le tecnologie si sono evolute… eppure queste
ricorrenze esistono ancora,
non passano mai di moda.
―
Forse perché sono delle belle tradizioni di famiglia. ―
disse Carlisle,
sorridendo.
―
Un minuto! ― urlò Rosalie, portandosi al mio fianco con
Emmett.
―
Conto alla rovescia? ― domandò, allegra, Alice.
―
Continuo a non capire tutto il vostro entusiasmo. ― risposi secca ―
È solo
l’ennesimo anno che finisce.
―
Andiamo Bellina! ― disse Emmett, stritolandomi in un abbraccio ― Sii
più
positiva! Inizierà un nuovo anno tra poco! Nuove aspettative
e, forse, anche un
nuovo futuro per tutti noi.
Lo
guardai di sbieco, sapendo a cosa si riferiva. Tutti rivolevano Edward
a casa,
ma era un’impresa impossibile. Come avremmo potuto fare?
Andare da lui e
raccontargli tutto? Non era un ragazzo ingenuo, anzi, tutto il
contrario. Anche
se il mondo era andato avanti, spingendosi in direzioni nuove,
più
all’avanguardia, il segreto dei vampiri restava tale. Come
tutto il resto. Il soprannaturale
era da sempre qualcosa che l’uomo non capiva,
perciò lo rifiutava
semplicemente.
―
Dieci, nove, otto… ― il conto alla rovescia, cominciato da
Rose e Alice, mi
risvegliò dai miei pensieri, facendomi spaventare.
―
Sette, sei, cinque… ― si unirono a loro anche Emmett e
Jasper.
―
Dai Bella! ― disse Esme, saltando il numero quattro ― Finisci il conto
alla
rovescia con noi! ― mi voltai verso di lei e Carlisle, notando che
sorrideva
anche lui. Sospirai, non credendo davvero a quello che stavo per fare,
ma erano
tutti così entusiasti… Non volevo rovinar loro la
festa.
―
Tre, due, uno… Buon anno nuovo! ― strillammo tutti insieme,
ridendo e
abbracciandoci come pazzi. Finimmo due bottiglie di Champagne, ballando
in
giardino per quasi tutta la notte.
― Ok,
Bella. ― disse Emmett, muovendosi circospetto.
―
Oh no. ― sussurrò Alice, sbuffando ― Non accetterai mai che
lei sia più forte
di te, vero fratellone?
―
Poteva esserlo fino a qualche anno fa, ma il vecchio Emmett
è tornato! Avanti
Bellina, vediamo quello che sai fare.
―
Emmett, la tua giacca è molto bella. Non vorrei rovinarla,
dai…
―
Uh, Isabella Marie Swan Cullen ha paura… ― disse,
cantilenando. Mi irrigidii.
Che cosa aveva detto? Io non avevo
paura di niente e di nessuno, tanto meno di lui!
―
Bella, per favore! ― mi pregò Alice, sapendo come sarebbe
andata a finire ― Ci
ho messo giorni a trovare quella giacca! Non accettare, per favore!
―
Mi dispiace, sorellina. ― dissi ― Ma Isabella Cullen non si tira
indietro. Non
dopo quello che ha sentito.
―
Bene, allora noi vi lasciamo giocare in pace. ― disse Carlisle ― Mi
raccomando
Bella, non fargli troppo male. L’ultima volta gli hai rotto
un braccio,
potresti evitare di replicare?
―
E quando avete finito, se rompete qualcosa, mettete in ordine, intesi?
― disse
Esme, mentre spariva con suo marito mano nella mano.
Mi
portai al centro del giardino, mettendomi in posizione di attacco.
Emmett era
davanti a me, rigido e leggermente incurvato in avanti.
―
Bella, non distruggerlo troppo. ― disse Rose ― Sai
com’è, è Capodanno e vorrei
passarci la notte… Non so se mi spiego.
―
Amore! ― urlò l’orso ― Tu dovresti stare dalla mia
parte!
―
Certo tesoro, sono sicura che la distruggerai! ― disse lei ringhiando,
ma senza
troppo convinzione. Mi scappò un sorriso, notando Jasper
che, invece, cercava
di trattenersi. Grazie a lui imparai l’arte del
combattimento. Per ogni evenienza,
aveva detto.
Carlisle sosteneva che le mie capacità fossero incredibili,
che fossi un
talento naturale. Ero brava, ero dotata. Ero nata per essere vampira. Che assurdità, pensai. La
verità,
secondo me, era che ero nata per distruggere i Volturi. Poco mi
importava se
Edward fosse realmente rinato in forma umana, loro me lo avevano
ammazzato. Io,
perciò, li avrei fatti a pezzi.
Quando
mio fratello scattò in avanti, roteai verso destra,
schivando il colpo. Mi
voltai verso di lui, sentendolo ringhiare. Gli sorrisi, sistemandomi
una ciocca
di capelli dietro l’orecchio. Il gesto lo fece infuriare,
caricò come un toro
impazzito e mi si scaraventò addosso. Di tutta risposta,
feci un balzo,
appoggiando le mie mani sulle sue spalle e saltai dall’altra
parte.
―
Io lo avevo detto. ― disse Rose ad Alice.
―
Almeno lei si sta trattenendo. ― rispose quest’ultima ―
Guarda, non ha neppure
sgualcito la giacca.
Il
vociferare delle mie sorelle mi fece perdere la concentrazione,
così Emmett mi
afferrò da dietro sbattendomi a terra. Lo schianto
provocò un rumore tremendo,
fortunatamente i fuochi d’artificio coprivano ogni cosa. Mi
rialzai di scatto,
ringhiando. Adesso ero incazzata! Mi avventai su di lui, colpendolo
all’addome
e gli afferrai il braccio, buttandolo a terra.
―
Mi hai fatto male! ― disse Emmett, massaggiandosi la schiena.
Sghignazzai,
fortuna che non poteva sapere quanto realmente mi fossi trattenuta.
―
Fratello, non imparerai mai. ― disse Jasper, aiutandolo a rialzarsi.
―
Bella, sei un mito! ― dissero all’unisono Rosalie e Alice.
―
Non hai neanche distrutto la giacca! ― continuò
quest’ultima. Emmett le rivolse
un’occhiataccia.
―
Alice, diamine. Sei fissata con questa cazzo di giacca!
―
Il tuo orgoglio maschile è, come dire, sotto shock? ―
chiesi, sghignazzando.
L’orso sbuffò e si diresse verso gli alcoolici,
facendoci scoppiare tutti a
ridere.
―
Amore, tu non sai perdere. ― gli disse Rosalie, baciandogli una guancia.
―
Mi ami lo stesso?
―
Certo. Lo sai: sei il mio scimmione. ― concluse lei, pizzicandogli le
guance.
―
Ragazzi, io credo che andrò a fare un giro.
―
Vuoi che qualcuno venga con te, Bella? ― domandò Jasper,
mentre cingeva la vita
di sua moglie. Feci di no col capo e lo salutai, saltando al di
là del
cancello.
Sospirai,
finendo dinanzi ad un pub, piuttosto lontano dal quartiere di
Kensington.
―
Dai tesoro. ― disse un uomo ― Divertiamoci un po’.
―
No grazie. Inoltre il mio ragazzo sta tornando da me, è
molto violento e
geloso. Perciò le conviene andarsene… ― non la
fece finire.
― Non darmi del lei. ― disse
l’uomo ― Mi fai sentire
così vecchio! ― storsi il naso.
Quell’uomo era vecchio.
Riuscivo a
sentire l’odore di alcool uscirgli dalla bocca e sgorgare nel
suo sangue.
Inghiottì il veleno, troppo arrabbiata per pensare
lucidamente. Ma quando
sentii la ragazza parlare di nuovo, mi resi conto di una cosa
terribile: era
Lidia.
To be continued...
Eccoci qui, non mi ammazzate dai!
Un pò di suspance ci vuole ù.ù no?
Vabè, tanto io ve la metto lo stesso! :P
Oggi sono un pò di fretta, come già detto,
perciò non mi addentro nei meandri del capitolo... La
seconda parte arriverà Venerdì prossimo! Nel
frattempo - ribadisco - non mi uccidete, dai! Adesso scappo...