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Autore: Mia Swatt    30/09/2011    11 recensioni
Isabella Marie Swan Cullen, ormai vampira da cento anni, non riesce ad accettare la sua trasformazione – per mano di Alice – avvenuta dopo la tragica morte di Edward. Tutto si svolge come scritto dalla Meyer: Edward lascia Bella dopo un diciottesimo compleanno disastroso, ma succede l’irreparabile. Bella non arriva in tempo a Volterra e vede il suo grande amore perire sotto la morsa di Felix. Tornata a Forks, insieme ai Cullen, la ragazza non riesce a superare la perdita, così tenta il suicidio. Alice, troppo scossa per la morte del fratello, non vuole perdere anche Bella – perciò la trasforma. Passano diversi decenni da quel giorno. Bella, a fatica, riesce a perdonare la piccola vampira trovando un macabro senso di poesia in quel gesto. Alice, secondo Isabella, le ha donato la forza per contrastare i Volturi, vendicando così Edward. Ma tutto cambia quando arrivati Londra, i Cullen fanno la conoscenza di uno studente particolare: Eric Hunter.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Buongiorno a tutti! Come state? Oggi pubblico un pò prima, ma oggi non ci sarò quindi evito di rischiare di non postare o postare troppo tardi, perciò eccomi qui! Devo ancora pranzare! Quindi evito di dilungarmi troppo e vi lascio al capitolo, oggi sono di fretta!

Quinto Capitolo

« Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue,
ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite. »
Richard Bach

L’ennesimo Natale era passato. Il nuovo anno stava per sorgere all’orizzonte.
Mi trovano nel giardino – dietro casa – insieme a tutta la mia famiglia, in attesa. Aspettavamo che l’orologio – il grande Big Ben – suonasse mezzanotte, avvisandoci così, che un altro ciclo di esistenza finiva, mentre un altro cominciava.
― Bella, tieni. ― disse Alice, porgendomi un flûte di cristallo pregiatissimo, pieno di Champagne di ottima qualità.
― Ma sei seria? ― domandai, alzando un sopracciglio. Cos’era quella novità? Da quando noi – immortali, vampiri, creature della notte senza tempo – festeggiavamo il Capodanno?
― Bella. ― mi chiamò Carlisle ― Oggi è una sera speciale, diversa. Forse, e lo spero con tutto il mio cuore, abbiamo la possibilità di riavere con noi nostro figlio. ― concluse, stringendo a sé sua moglie, Esme. Sospirai, ero l’unica scettica della famiglia. Non tanto perché credessi che Eric non fosse Edward, più che altro ero convinta che le cose non sarebbero andate come noi volevamo. Questo Edward, anzi, questo Eric Hunter era assolutamente l’opposto del ragazzo che avevo conosciuto a Forks, moltissimi decenni fa.
― Non riesci a sorridere un po’, figlia mia? ― domandò Esme, accarezzandomi la guancia. Ci provai, afferrando il bicchiere dalle mani di Alice.
Guardai i miei fratelli, la mia famiglia, uno ad uno. Erano bellissimi, ma non parlavo solo della loro bellezza fisica. Erano elegantissimi, nonostante il nostro Capodanno fosse stato quello di passare la serata in giardino, a guardare il cielo e la città illuminata.
Rosalie ed Alice indossavano un abito corto, la prima con gonna a palloncino, nero; la seconda a balze, porpora. Esme aveva un vestito lungo, rosso, leggero e svasato in fondo. I ragazzi – ovviamente parlavo anche di Carlisle – erano tutti in giacca e cravatta, ognuno con colori che richiamavano quelli delle rispettive mogli. Abbassai la testa, guardandomi. Io non ero vestita per niente a festa, tutto il contrario. Indossavo un paio di jeans skinny neri, un top viola/blu, piuttosto scollato, e un giubbotto di pelle nera con maniche a tre quarti, sbottonato. Ai piedi degli stivali di pelle del medesimo colore, con tacco dodici centimetri.
― Io te lo avevo detto di mettere un vestito… ― disse Alice, ma la fulminai con lo sguardo. Si zittì all’istante, bevendo il suo flûte di Champagne.
― Mancano cinque minuti a mezzanotte! ― urlò Emmett, scalpitando come un bambino. Rosalie gli si avvicinò, facendosi avvolgere in un abbraccio che non tardò a ricambiare.
― Queste cose non cambiano mai, eh? ― gli chiese la vampira bionda, sorridendo.
― Tre minuti. ― parlò Jasper, prendendo il bicchiere in mano.
― È bizzarro. ― disse Alice ― Sono passati decenni e decenni, sono cambiati i tempi, le tecnologie si sono evolute… eppure queste ricorrenze esistono ancora, non passano mai di moda.
― Forse perché sono delle belle tradizioni di famiglia. ― disse Carlisle, sorridendo.
― Un minuto! ― urlò Rosalie, portandosi al mio fianco con Emmett.
― Conto alla rovescia? ― domandò, allegra, Alice.
― Continuo a non capire tutto il vostro entusiasmo. ― risposi secca ― È solo l’ennesimo anno che finisce.
― Andiamo Bellina! ― disse Emmett, stritolandomi in un abbraccio ― Sii più positiva! Inizierà un nuovo anno tra poco! Nuove aspettative e, forse, anche un nuovo futuro per tutti noi.
Lo guardai di sbieco, sapendo a cosa si riferiva. Tutti rivolevano Edward a casa, ma era un’impresa impossibile. Come avremmo potuto fare? Andare da lui e raccontargli tutto? Non era un ragazzo ingenuo, anzi, tutto il contrario. Anche se il mondo era andato avanti, spingendosi in direzioni nuove, più all’avanguardia, il segreto dei vampiri restava tale. Come tutto il resto. Il soprannaturale era da sempre qualcosa che l’uomo non capiva, perciò lo rifiutava semplicemente.
― Dieci, nove, otto… ― il conto alla rovescia, cominciato da Rose e Alice, mi risvegliò dai miei pensieri, facendomi spaventare.
― Sette, sei, cinque… ― si unirono a loro anche Emmett e Jasper.
― Dai Bella! ― disse Esme, saltando il numero quattro ― Finisci il conto alla rovescia con noi! ― mi voltai verso di lei e Carlisle, notando che sorrideva anche lui. Sospirai, non credendo davvero a quello che stavo per fare, ma erano tutti così entusiasti… Non volevo rovinar loro la festa.
― Tre, due, uno… Buon anno nuovo! ― strillammo tutti insieme, ridendo e abbracciandoci come pazzi. Finimmo due bottiglie di Champagne, ballando in giardino per quasi tutta la notte.
― Ok, Bella. ― disse Emmett, muovendosi circospetto.
― Oh no. ― sussurrò Alice, sbuffando ― Non accetterai mai che lei sia più forte di te, vero fratellone?
― Poteva esserlo fino a qualche anno fa, ma il vecchio Emmett è tornato! Avanti Bellina, vediamo quello che sai fare.
― Emmett, la tua giacca è molto bella. Non vorrei rovinarla, dai…
― Uh, Isabella Marie Swan Cullen ha paura… ― disse, cantilenando. Mi irrigidii. Che cosa aveva detto? Io non avevo paura di niente e di nessuno, tanto meno di lui!
― Bella, per favore! ― mi pregò Alice, sapendo come sarebbe andata a finire ― Ci ho messo giorni a trovare quella giacca! Non accettare, per favore!
― Mi dispiace, sorellina. ― dissi ― Ma Isabella Cullen non si tira indietro. Non dopo quello che ha sentito.
― Bene, allora noi vi lasciamo giocare in pace. ― disse Carlisle ― Mi raccomando Bella, non fargli troppo male. L’ultima volta gli hai rotto un braccio, potresti evitare di replicare?
― E quando avete finito, se rompete qualcosa, mettete in ordine, intesi? ― disse Esme, mentre spariva con suo marito mano nella mano.
Mi portai al centro del giardino, mettendomi in posizione di attacco. Emmett era davanti a me, rigido e leggermente incurvato in avanti.
― Bella, non distruggerlo troppo. ― disse Rose ― Sai com’è, è Capodanno e vorrei passarci la notte… Non so se mi spiego.
― Amore! ― urlò l’orso ― Tu dovresti stare dalla mia parte!
― Certo tesoro, sono sicura che la distruggerai! ― disse lei ringhiando, ma senza troppo convinzione. Mi scappò un sorriso, notando Jasper che, invece, cercava di trattenersi. Grazie a lui imparai l’arte del combattimento. Per ogni evenienza, aveva detto. Carlisle sosteneva che le mie capacità fossero incredibili, che fossi un talento naturale. Ero brava, ero dotata. Ero nata per essere vampira. Che assurdità, pensai. La verità, secondo me, era che ero nata per distruggere i Volturi. Poco mi importava se Edward fosse realmente rinato in forma umana, loro me lo avevano ammazzato. Io, perciò, li avrei fatti a pezzi.
Quando mio fratello scattò in avanti, roteai verso destra, schivando il colpo. Mi voltai verso di lui, sentendolo ringhiare. Gli sorrisi, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il gesto lo fece infuriare, caricò come un toro impazzito e mi si scaraventò addosso. Di tutta risposta, feci un balzo, appoggiando le mie mani sulle sue spalle e saltai dall’altra parte.
― Io lo avevo detto. ― disse Rose ad Alice.
― Almeno lei si sta trattenendo. ― rispose quest’ultima ― Guarda, non ha neppure sgualcito la giacca.
Il vociferare delle mie sorelle mi fece perdere la concentrazione, così Emmett mi afferrò da dietro sbattendomi a terra. Lo schianto provocò un rumore tremendo, fortunatamente i fuochi d’artificio coprivano ogni cosa. Mi rialzai di scatto, ringhiando. Adesso ero incazzata! Mi avventai su di lui, colpendolo all’addome e gli afferrai il braccio, buttandolo a terra.
― Mi hai fatto male! ― disse Emmett, massaggiandosi la schiena. Sghignazzai, fortuna che non poteva sapere quanto realmente mi fossi trattenuta.
― Fratello, non imparerai mai. ― disse Jasper, aiutandolo a rialzarsi.
― Bella, sei un mito! ― dissero all’unisono Rosalie e Alice.
― Non hai neanche distrutto la giacca! ― continuò quest’ultima. Emmett le rivolse un’occhiataccia.
― Alice, diamine. Sei fissata con questa cazzo di giacca!
― Il tuo orgoglio maschile è, come dire, sotto shock? ― chiesi, sghignazzando. L’orso sbuffò e si diresse verso gli alcoolici, facendoci scoppiare tutti a ridere.
― Amore, tu non sai perdere. ― gli disse Rosalie, baciandogli una guancia.
― Mi ami lo stesso?
― Certo. Lo sai: sei il mio scimmione. ― concluse lei, pizzicandogli le guance.
― Ragazzi, io credo che andrò a fare un giro.
― Vuoi che qualcuno venga con te, Bella? ― domandò Jasper, mentre cingeva la vita di sua moglie. Feci di no col capo e lo salutai, saltando al di là del cancello.

Giravo per quella Londra festaiola da più di un’ora. L’orologio segnava le quattro di mattina. Si sentivano ancora le urla allegre della gente, i fuochi d’artificio delle città vicine, la musica alta nella case o nei pub… Forse, tanto tempo fa, avrei trovato tutto questo fantastico. Non che fossi mai stata una patite per le feste, ma il Capodanno era sempre stato Capodanno, ora invece non riuscivo nemmeno più a godermi il Natale. Era triste come cosa.
Sospirai, finendo dinanzi ad un pub, piuttosto lontano dal quartiere di Kensington.
― Dai tesoro. ― disse un uomo ― Divertiamoci un po’.
― No grazie. Inoltre il mio ragazzo sta tornando da me, è molto violento e geloso. Perciò le conviene andarsene… ― non la fece finire.

― Non darmi del lei. ― disse l’uomo ― Mi fai sentire così vecchio! ― storsi il naso. Quell’uomo era vecchio. Riuscivo a sentire l’odore di alcool uscirgli dalla bocca e sgorgare nel suo sangue. Inghiottì il veleno, troppo arrabbiata per pensare lucidamente. Ma quando sentii la ragazza parlare di nuovo, mi resi conto di una cosa terribile: era Lidia.

To be continued...

Eccoci qui, non mi ammazzate dai! Un pò di suspance ci vuole ù.ù no? Vabè, tanto io ve la metto lo stesso! :P
Oggi sono un pò di fretta, come già detto, perciò non mi addentro nei meandri del capitolo... La seconda parte arriverà Venerdì prossimo! Nel frattempo - ribadisco - non mi uccidete, dai! Adesso scappo...

  
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