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Autore: Unbreakable_Vow    30/09/2011    2 recensioni
Raccolta di spin-off sull'universo di "Perderai la Voce", fanfiction Harry/Draco, post-sesto libro di Acardia17.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Due avvisi veloci prima di lasciarvi. Punto primo: Per chi seguisse la storia su EFP: questo capitolo è SPOILER di... beh, tutto. E' ambientato la notte subito dopo la fine del capitolo 54 (si, avete letto bene, 54) quindi fate un po' voi. Punto secondo: leggete attentamente la tabellina qui sotto (EDIT 1/10: che ho rivisto e corretto adesso), gli avvisi vari non sono messi lì a casaccio. Lettore avvisato...
 

Titolo: Il sogno
Personaggi: Harry Potter, Draco Malfoy, Remus Lupin, un po' tutti
Genere: Drammatico (eh si), Introspettivo, Romantico
Rating: Verde/Giallo (ma giusto qualche macchietta di Giallo)
Avvertimenti: One-shot, Fluff esagerato ma finto
Introduzione: Harry non riesce proprio a definire tutto questo se non usando la parola "miracolo"
 


Il sogno

La luce che filtra dai vetri della finestra posta dietro lo specchio dona alla stanza un'aria pulita, opalescente, quasi incantata. Le tende semi-trasparenti adagiate sopra, poi, rendono quella luce ancora più eterea, e Harry ha l'impressione che la sua immagine, dentro lo specchio, goda dello stesso trattamento.
Ma è un'impressione che svanisce subito, quasi come fumo fra le dita, non appena si accorge di quanto il suo volto non sia dei più riposati e ben messi. Harry sa che non potrebbe essere diversamente, ma non riesce comunque a trattenere una smorfia infastidita. Le occhiaie post-notte insonne spiccano in tutta la loro portata sotto i suoi occhi verdi inquieti, e la pelle che gli avvolge le guancie, quando prova a fare qualche espressione a caso sul viso, sembra quasi sopportare a fatica quegli strattonamenti.
Sbuffa spazientito, lanciando a malapena un'occhiata ai suoi capelli arruffati (quelli lo sarebbero comunque, notte insonne o meno) e decide di tornare a concentrarsi sul suo problema degli ultimi venti minuti: il nodo della sua cravatta che non ha proprio l'intenzione di volersi aggiustare come si deve. Harry si chiede di sfuggita come sia possibile che, dopo tutti quegli anni passati a Hogwarts ad indossare una divisa, gli risulti tanto difficile riuscire a mettersi decentemente una cravatta. Ma per quanto razionalmente si renda conto che per riuscirci dovrebbe soltanto calmarsi, le sue mani continuano a tremare e il suo cuore a pompare sangue troppo velocemente.
Sta quasi per rinunciare all'impresa e gettare la cravatta contro il vetro, stizzito, imprecando, quando una voce da dietro lo distrae dal suo proposito.
"Va tutto bene, Harry?"
Nello specchio, e dietro la sua schiena, appare la figura di Remus Lupin con un fianco poggiato sull'uscio. Lo smoking color sabbia che gli ricade dritto sul corpo risalta con incredibile eleganza i suoi capelli biondo scuro, mentre le scarpe marroni, incrociate, richiamano senza alcuna fatica il bottone che, deciso, tiene chiusi i pantaloni dal taglio classico. Harry lo osserva indeciso dallo specchio, mordendosi il labbro inferiore, e sta quasi per dirgli che si, c'è un problema, la cravatta non si aggiusta, sono teso come una corda di violino e, si, c'è un problema, sto morendo dall'ansia quando un pensiero fulmineo gli percorre la mente ad una velocità incredibile, e Harry non può fare a meno di prendersi del tempo per soffermarsi maggiormente su quello che ha appena pensato.
Per un attimo, uno soltanto, ha visto un altro uomo appoggiato sulla parete. Un uomo con un groviglio nero sulla testa, con due occhiali grossi dalla montatura un po' demodé, con uno smoking nero semplice ed una cravatta male allacciata. Un uomo che gli ha rivolto un sorriso radioso, felice, e che lo ha guardato con occhi così pieni d'amore che Harry avrebbe potuto scoppiare in lacrime solo alla vista di quegli occhi.
E poi ha visto una donna arrivare in punta di piedi, stringersi nelle braccia di quell'uomo sulla porta e guardarlo con i suoi stessi occhi, dell'identico verde, e pieni d'amore esattamente come quelli di suo marito. Una cascata di boccoli rossi incorniciava l'ovale del suo viso e risaltava la sua carnagione chiara, quasi quella pelle brillasse di luce propria. Il trucco appena accennato arrossava le sue guancie e rinfoltiva le sue già lunghe ciglia.
E' in quell'attimo che Harry si rende conto di quanto gli manchino i suoi genitori, di quanto li vorrebbe accanto in un momento simile. Gusta sul palato l'amaro che quella scena ha portato con sé e solleva di colpo gli occhi verso il soffitto, rivolti in realtà al cielo, sperando che da qualche parte lassù i suoi genitori gli stiano rivolgendo lo stesso sguardo che lui ha immaginato nei loro volti, poco prima.
"Vorrei che mamma e papà fossero qui" è tutto ciò che si sente di rispondere, abbassando il viso e ritornando di nuovo a guardare Remus, questa volta negli occhi, senza che siano i loro riflessi a scrutarsi al loro posto.
Remus fa qualche passo verso la sua direzione, un sorriso dolce e pieno d'affetto sul volto. Si china a raccogliere la cravatta che Harry stava per scagliare poco prima contro lo specchio e, senza chiedere il permesso, si allunga ad infilargliela e ad annodarla, in una sottile sensazione di déjà vu, quando faceva lo stesso identico gesto da ragazzino di fronte un James a malapena tredicenne.
"Sono sicuro che i tuoi genitori sono qui, Harry", gli dice Remus afferrandogli le spalle, affettuoso, per poi passargli una mano fra i capelli in una lenta carezza. "E che sono fieri di te almeno quanto lo siamo tutti noi"
Harry, in un impeto, si stringe stretto in un abbraccio a Remus e sussurra sul suo petto decine di "grazie, grazie" senza riuscire a smettere. La guerra gli ha portato via tutto ciò che poteva considerare una famiglia, ma gli ha lasciato così tante persone che lo amano e che farebbero qualunque cosa per lui che quasi si sente in dovere di ringraziare per tutto questo. Lascia che qualche lacrima gli bagni appena gli occhi, incapace di trattenere le sue emozioni, e poco dopo scioglie l'abbraccio con Remus asciugandosi le ciglia col dorso della mano destra.
"E' normale sentirsi così agitati?"
Remus sospira con fare divertito, ed annuisce. "Io non ero neanche lontanamente calmo come lo sei tu, Harry. Credimi, non mi sono limitato a lanciare la cravatta contro uno specchio"
Harry ride divertito da quell'ammissione di colpa e sente una piccola parte della sua tensione sciogliersi come cera dietro le delicate premure di Remus. Ha fottutamente paura che qualcosa possa andare storto (cosa potrebbe mai farlo comunque ora? Voldemort ed Oakswald sono morti - per davvero stavolta - e non ha sentito ancora parlare di qualche altro Mago Oscuro nato apposta per rovinargli la vita) o di non riuscire a reggere l'emozione che gli provocherà percorrere quei pochi passi che lo porteranno dritto di fronte l'altare, accanto a Draco.
Draco, l'uomo che ama più di quanto abbia mai amato chiunque in tutta la sua vita. E che ha accettato di diventare suo marito, che vuole diventare suo marito, il suo compagno per la vita. Harry non riesce proprio a definire tutto questo se non usando la parola "miracolo".
"Allora, uomini, ci siamo? Qui c'è qualcuno che se non si sbriga farà tardi al suo matrimonio!" prorompe dal corridoio la voce divertita di Tonks, mentre sta finendo di sistemare il papillon al piccolo Teddy, scelto personalmente da Draco come paggetto e ben felice di ricoprire quell'incarico di grande responsabilità nei confronti degli zii che più adora.
Harry si stringe le mani in due pugni, il respiro pesante e l'emozione che lotta dall'interno per venir fuori come un animale impazzito chiuso in gabbia. Ci siamo, è l'unica cosa che riesce a pensare.
"Stammi vicino" sussurra a Remus guardandolo fisso, rendendo le sue parole più simili ad una supplica che ad una richiesta. Remus, dal canto suo, si limita a posare una mano sulla sua spalla e a guardarlo con intensità, sperando di riuscire, in quel modo, a trasmettere ad Harry tutta la forza di cui dispone.
"Sempre" risponde soltanto.*

***

Il contrasto si fa evidente quando si paragona la folta chioma riccia di Hermione (magistralmente raccolta in una crocchia e con qualche boccolo sparso sul viso) con l'incredibile seta dei capelli rossi e lunghi di Ginny; fra le spalle larghe e ben nutrite di Ron e l'esile corporatura che si intravede dal vestito di Colin Canon; fra la pelle scura e i muscoli agili di Blaise ed il chiarore latteo e i capelli biondi di Xenophilius e Luna Lovegood; fra il dolce sorriso rassicurante di Arthur Weasley e lo sguardo serio (se pur non severo) di Lucius Malfoy. Il quadro variopinto che gli invitati formano nel loro insieme manderebbe in estati un pittore Surrealista, e persino Harry si ritroverebbe divertito da quella massa di persone se la sua attenzione non fosse così potentemente calamitata in un punto ben preciso della sala.
In piedi, di fronte l'altare, perfetto esattamente come lo ha immaginato per tutta la notte precedente, c'è il suo Draco. Ha indosso lo stesso vestito che hanno comprato insieme a Londra, tanto tempo fa, e la chioma di nuovo bionda che sfoggia rende il suo viso talmente bello che Harry si ritrova a fissarlo estasiato, senza riuscire a pensare a nient'altro se non a quanto si senta felice in quel momento. Gli occhi chiari di Draco catturano i suoi, e Harry è così ammaliato dal suo sposo che non smette di guardarlo per un istante mentre si incammina verso l'altare, aggrappato al braccio di Remus, il cuore stretto in una morsa talmente viva da dare a Harry la sensazione che niente di quello che ha mai vissuto o di quello che vivrà potrà mai essere paragonabile.
La mano di Draco, che stringe nella sua non appena gli si ritrova vicino, trema visibilmente, e Harry non può evitarsi di portarsela alle labbra in un leggero quanto divertito baciamano, utile sia a stemperare la tensione sia a donare a Harry quel contatto con l'uomo che ama che gli è mancato tantissimo, anche se sono stati lontani soltanto per una notte. Draco sorride di quel gesto e stringe maggiormente la mano nella sua, scosso ed emozionato almeno quanto lui.
Sta per mandare al diavolo tutte le tradizioni del mondo e baciare il suo sposo prima della cerimonia quando, senza che se ne renda conto, il buio lo inghiotte. Avverte la sua mente scivolare lontano dalla cerimonia, lontano da tutto ciò che lo circonda, per ritrovarsi inspiegabilmente in tutt'altro luogo, scuro e rossastro, che Harry riconosce essere l'Antro in cui sia lui che Draco si sono ritrovati prigionieri per mano di quell'Infero.
Capisce all'istante cosa gli stia succedendo: sta avendo una visione. Di nuovo.
Non fa neanche in tempo a chiedersi come sia possibile una cosa simile che avverte qualcuno cercare di sopraffarlo. Mosso dall'istinto comincia a tirare calci e pugni alla cieca contro il suo aggressore (così nascosto nell'oscurità da risultare irriconoscibile, anche se Harry scommetterebbe qualunque cosa che si tratti di quel bastardo di Oakswald) fino a quando non lo sovrasta del tutto, nel cuore un odio così tremendo che i suoi gesti, più che comandati dalla sua mente, sembra che provengano direttamente dalla rabbia che gli scorre nelle vene.
Lotta con tutto se stesso nel cercare di ammazzarlo, ed è soltanto quando sente alle proprie spalle un "HARRY" sofferto dalla voce di Hermione (che non può in alcun modo trovarsi dentro l'Antro) che la visione scompare, e la realtà gli piomba addosso come un macigno.
Sotto di lui, steso, si trova il corpo più malridotto che mai di Draco, il vestito stracciato e pieno di macchie di sangue e gli occhi vitrei, spenti, privi di vita. Quello che ormai si può classificare come cadavere giace sul pavimento in una pozza di rosso.
L'urlo che fuoriesce dalla voce di Harry è talmente pieno di disperazione che nessuno riesce a dire una parola.
 
 
Harry si sveglia di soprassalto, il respiro affannato e rumoroso, mentre stringe convulsamente le lenzuola in due pugni e sente il suo cuore galoppare furioso dentro il petto.
Avverte lo scorrere delle lacrime sul suo viso prima ancora di rendersi conto di aver effettivamente iniziato a piangere, ma non pensa neanche un istante di fermarne il flusso. Piange invece disperatamente, come non ha mai fatto in tutta la sua vita, e soffoca nel cuscino delle grida così potenti che sente la cassa toracica squassarglisi.
Non ha mai desiderato così intensamente avere Draco al suo fianco come in quell'istante.
 






*ovvissima citazione dall'ultimo film di Harry Potter. Il fatto che quella parola la pronunci Lily (in modo del tutto identico a Snape, sottolineiamo) e non Remus nel film è soltanto un dettaglio.


...mezzo salvato. Solo mezzo però.
   
 
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