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Autore: _montblanc_    30/09/2011    6 recensioni
«Mi sono risvegliata in mezzo alla foresta di Konoha e mi sono detta: ”Beh, non è un male, infondo è sempre stato il mio sogno”, ma poi l’Hokage mi aizzato contro un gruppetto di Anbu e tutto è degenerato...» stava sbraitando la ragazza, una certa isteria nel tono di voce.
~
«Vuoi unirti all’Akatsuki?» domandò di rimando lui, senza distogliere lo sguardo dal combattimento; si stava visibilmente spazientendo.
Vuoi unirti all’Akatsuki? VUOI UNIRTI ALL'AKATSUKI?! Certe cose non si chiedevano così! Non ci si poteva mettere un minimo di introduzione tipo “Ehi, ciao! Ma lo sai che anche se non sei una ninja e non sai un emerito cippolo di come ci si comporti in una battaglia, saresti un membro eccellente nell’Akatsuki? Eh? Che ne pensi?”.
Se lo faceva in modo così diretto e, sopratutto, ad una che non desidera altro nella vita - in mia difesa potevo solo dire che ognuno merita di avere le proprie ambizioni-, questa, poverina, rischiava l’infarto. Ed io non ero Kakuzu, a me ne bastava uno per rimanerci secca.
(Ho cominciato a scrivere questa storia veramente tanto tempo fa, quindi sto piano piano riscrivendo i vecchi capitoli nel disperato tentativo di renderli più leggibili)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Altri, Deidara, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Capitolo 27:
Passai una notte di puro terrore.
Non appena mi misi sotto le coperte mi voltai su un fianco, dando le spalle all’albino – sicuramente non sarei riuscita a dormire avendocelo davanti-.
Era davvero troppo per me.
Già il fatto che mi stesse a meno di un metro di distanza non aiutava l’attività già precaria dei miei neuroni.
Non appena lo feci che anche Kakuzu si mise steso su un fianco, puntando i suoi occhi fissi su i miei.
Presi a sudare freddo.
Nel buio della stanza le sue pupille verdi spiccavano come due fari, terrorizzandomi.
Non sarei riuscita a chiudere occhio se mi osservava in quel modo.
Optai per sdraiarmi a pancia in su, ma, prima che potessi farlo, due braccia mi afferrarono da dietro.
Non feci in tempo a pensare “Sono in paradiso!” che Hidan prese a sussurrarmi all’orecchio:
- Oh, grande Jashin-sama, si! Oggi ucciderò tutti gli eretici che vuole. Si, li sbudellerò senza pietà, non si preoccupi. Cazzo se li sbudellerò!- seguii una risata agghiacciante – Li trapasserò da parte a parte fino a trasformarli in scolapasta umanoidi!-.
Deglutii a vuoto, rabbrividendo.
Perfetto, ci mancava solo che l’albino parlasse nel sonno.
Intrappolata in quella sottospecie di abbraccio non potevo muovermi e non mi restava che continuare a fissare le iridi di Kakuzu, in attesa che quest’ultimo decidesse di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo.
Cosa che non avvenne.
Si, avete capito bene.
Passai la notte fissando l’avaro nelle palle degli occhi con Hidan che mi urlava nelle orecchie che avrebbe sicuramente ucciso degli eretici.
Arrivata ad un certo punto, purtroppo, mi era anche venuta la ridarella perché mi ero immaginata come potesse essere quella situazione vista da fuori.
Così, in preda agli spasmi e con le lacrime agli occhi, arrivò la mattina.
Di conseguenza mentre io – e anche Kakuzu nonostante cercasse di non darlo a vedere- sembravamo due bradipi nel pieno del letargo – i bradipi vanno in letargo?- Hidan era fresco e riposato come una rosa.
Partimmo subito dopo aver consumato la colazione, se tale si può definire un bicchiere scarso di latte, nonostante l’anziana signora aveva insistito tanto perché rimanessimo.
- E’ ritornato il tuo potere?- mi domandò Kakuzu ad un tratto.
Incredibile ma vero: in quel villaggio, se tale può essere definito uno sprazzo di cemento con quattro edifici in croce, non c’era neanche l’ombra di una cartina che ci potesse dire dove ci trovavamo e quindi eravamo bloccati lì.
Gli lanciai un’occhiata assonnata.
- Boh...- sbadigliai, scrollando le spalle.
- Ma che cazzo hai stamattina?- fece allora l’albino, notando che, a breve, mi sarei addormentata tra le sue braccia –alla fine era toccato a lui portarmi -.
Non appena mi aveva sfiorata – nonostante mi fosse rimasto appiccicato per tutta la notte- ero stata colta da un tremendo capogiro che sarebbe finito con me che volavo via perdendo sangue dal naso se non fossi stata così rimbambita da cadere a terra. Si, abbandonando ogni qualsivoglia sprazzo del mio –ormai scarseggiante- orgoglio, ero caduta ai suoi piedi.
Infondo, chi avrebbe potuto resistere a cotanta magnificenza?
- N-non ho dormito molto.- balbettai, rivolgendo lo sguardo altrove.
Non potevo guardarlo in faccia ad una simile vicinanza ed uscirne incolume.
Strinsi i pugni: dovevo trattenermi.
Il sole era sorto da poco e, per strada, sonnecchiavano placidamente diversi uomini ubriachi.
Certo che era proprio un bel posto...
- Io ho dormito come un sasso.- sorrise lui ed io ne rimasi abbagliata.
Era troppo pretendere che io potessi resistere ad uno spettacolo del genere di mattina presto.
Solo allora me ne resi conto, la verità era così sconvolgente che per un attimo rischiai di esserne travolta.
Io...non ero ancora saltata addosso ad Hidan! Non l’avevo fatto, mi ero trattenuta!
Nonostante ci avessi pure dormito insieme non mi ero avvinghiata a lui come una cozza – in compenso lui aveva provveduto a rimediare-!
- Suppongo che tu ti stia concentrando per creare un vuoto spazio-dimensionale...- constatò l’avaro.
- G-già!- risposi, tornando in me.

Nel frattempo in una delle stanze di uno dei covo di Orochimaru una ragazza era sdraiata comodamente sopra un letto.
Poche ore prima aveva finalmente incontrato quel vecchio bavoso del serpente.
Era curiosa di scoprire come facesse una persona del suo rango a sopportare quel rammollito di Kabuto.
Effettivamente, doveva avere proprio una gran forza di stomaco.
Insieme alla serpe, con la faccia di chi avrebbe preferito trovarsi ovunque tranne che lì, aveva incontrato anche Sasuke Uchiha.
Come aveva avuto modo di appurare stando a casa di Ambra il ragazzino dai capelli neri-bluastri non era un tipo molto alla mano.
Convincere lui sarebbe stata certamente l’impresa più difficile, ma sperava, perlomeno, di avergli fatto una buona impressione.
Non perché gli piacesse, nossignore: trovarsi un ragazzo, in quel momento, era l’ultima delle sue priorità.
Non che il piccolo Uchiha fosse brutto, anzi, era veramente un bel pezzo di ragazzo, forse un po’ troppo fissato con la vendetta per i suoi gusti.
Il motivo per cui voleva attirare la sua attenzione era perché sperava che, dopo aver accoppato Orochimaru, la reclutasse nel suo team.
Fuko non nutriva grandi speranze nella vecchia serpe: nonostante lui gli avesse promesso di farle incontrare Ambra a patto che lei entrasse tra le sue fila ci credeva veramente poco.
Aveva accettato solo per incontrare Sasuke: infatti lui, con la sua maniacale ossessione verso il fratello, l’avrebbe condotta dritta dritta nell’Akatsuki e lei sarebbe andata a riprendersi il suo vecchio corpo, con la forza se necessario.
Bene, ora non restava fare altro che lasciarsi fare il segno maledetto e aspettare la morte di Orochimaru.

Fuko:
L’atmosfera familiare del covo ci – mi- travolse, ricordandomi di come mi erano mancati i miei due compagni di squadra, che, ora, si trovavano proprio davanti a noi.
Ce l’avevo fatta...oh si se ce l’avevo fatta! Yahoo! Mi sentivo fiera di me!
Quando li vidi mancò poco che starnazzassi al suolo e, strisciando, mi precipitassi ad abbracciarli.
Ma io ormai ero maturata, no? Ero in grado di controllare le mie reazioni adesso.
Si, certo...non ci credevo neppure io.
- Andavate da qualche part...-.
A smorzare la mia domanda, Hidan, mi mollò a terra come un sacco di patate, facendomi sbattere le gambe così violentemente che ci mancò poco che non mi mettessi a piangere come una bambina, tirando delle bestemmie che avrebbero fatto anche impallidire l’albino.
- Pesi più di quello che sembri gattina.- si lamentò, scavalcandomi senza tante cerimonie.
Lui e Kakuzu mi sorpassarono, senza neanche salutare i due artisti, e si diressero chissà dove.
Ora, non che mi aspettassi abbracci, bacini e strette di mano tra loro, ma un “ciao” sarebbe stato come minimo educato.
- Che ti sei rotta questa volta?- mi domandò il rosso, sentendomi piagnucolare.
- Le gambe...- dissi indicandole – L’oca non mi ha presa in simpatia.-.
- Ancora quella lì?- ridacchiò il biondino, molto solidale.
Gonfiai le guancie, incrociando le braccia al petto.
- Guarda che fa male!- gli feci presente, ma non parve cogliere il mio dolore.
Sbuffai: non mi aspettavo mica che si precipitassero da me tutti preoccupati, ma un minimo di interessamento ci stava.
Senza proferire parola mi trascinai, letteralmente, in camera per poi issarmi sul letto.
- Questa volta mi ero preparata in modo che Kakuzu non potesse chiedere di spogliarmi.- ridacchiai, più rivolta a me stessa che ai due che, allibiti, mi osservarono.
In effetti, in previsione di un’altra visita, avevo indossato un paio di pantaloncini corti.
Infondo era sempre meglio di girargli attorno in mutande, no?
- Kakuzu ha allungato i tentacoli, uhm?- fece sconvolto Deidara.
Ce l’avevano tutti con i suoi tentacoli? Per quale motivo?
- No, diciamo che si è solo limitato a “visitarmi”.- spiegai, mimando delle virgolette – AHIA!- urlai – ‘Ri-senpai cerca di essere più delicato!-.
- Se stai ferma sarebbe più facile.- sbuffò esasperato il marionettista, mentre mi liberava dalle garze.
Rabbrividii: le gambe di Fuko erano terribilmente nere.
- Se il mio bellissimo corpo venisse ridotto in questo modo come minimo collasserei...- mormorai sovrappensiero, pensando alla vecchia me.
Chissà cosa stava facendo Fuko in quel momento?
- Fu, tu sei narcisista?- chiese ad un tratto Deidara.
Sospirai pesantemente, irritata.
Andava sempre così: dopo un po’ che la gente mi conosceva, mi poteva quella domanda.
Ma io dico...perché?!
- No che non sono narcisista!- sbottai indignata – Me lo dicono sempre ma, insomma! Se sono bella non è colpa mia!- poi mi bloccai – Perché me lo chiedi?-.
Il biondo rimase interdetto per qualche istante.

Deidara:
Forse lo faceva inconsciamente o forse era davvero stupida, fatto sta che a quanto pareva non se ne era mai accorta.
- Perché non usi mai termini molto “modesti” per descriverti. Probabilmente tu devi avere un bel corpo se ti lamenti in continuazione del fatto che Fuko sia piatta, uhm.- dedussi.
Effettivamente, da quando era lì, ogni volta che si ritrovava davanti allo specchio assumeva un’espressione sconsolata, affranta e depressa.
- Eh?-.
- Bé, di questo te ne sei accorto quando hai visto la foto.- mi fece notare Sasori.
Gli rifilai un’occhiataccia: teoricamente lei non avrebbe dovuto essene informata.
- Quale foto?- domandò, infatti, lei.
- Già, quale foto Danna?- la appoggiai, mentre lui si rendeva conto del terribile errore che aveva commesso.
- Foto?- iniziò lui vago – Quale foto? Io parlavo di Poto.-.
- Poto?- fece eco lei.
- Il suo...cane.- mi inventai di sana pianta, guadagnandomi due occhiate dubbiose.
- ‘Ri-senpai, hai un cane?- chiese Fuko titubante.
- E’ morto.- spiegò Sasori – Deidara l’ha fatto esplodere.-.
- Ma non è vero!- sbraitai io, ma il suo sguardo mi fece ricredere – Ah...già...lo stavo confondendo col gatto.-.
- ‘Ri-senpai, hai un gatto?- domandò lei, ancora più confusa di prima.
- Si.- rispose – Si chiamava Pante, è morto anche lui.-.
- Che gli è successo, uhm?- domandai curioso.
- Si è strozzato mangiando il canarino.- borbottò irritato dal mio intervento.
- ‘Ri-senpai, hai un canarino?-.
- Si.-.
- Come si chiamava?-.
- Non aveva un nome. Il gatto l’ha mangiato prima che potessi pensarci-.
Arrivati a questo punto non riuscivo quasi più a trattenere le risate.
Fuko osservava Sasori basita, mentre questo cercava di ostentare disinteresse quando si vedeva benissimo che era a disagio.
- Per non parlare dei pesci ros...- iniziai, ma una poderosa occhiataccia del rosso mi smorzò le parole in gola.
Come non detto...

Fuko:
La sera arrivò presto.
Hidan e Kakuzu se n’erano andati nel pomeriggio per prendere parte ad una nuova missione.
Poverini! Erano appena tornati e già dovevano partire!
Era in quei momenti che mi sentivo orgogliosa del mio essere un’inetta: almeno potevo starmene senza far nulla!
Sasori era stato così gentile da costruirmi due stampelle di legno e, finalmente, dopo due giorni – uno e mezzo veramente- potevo tornare a camminare per conto mio.
Zompettavo per il covo cercando di imparare ad utilizzare quei “cosi” quando una strana voce proveniente dal salotto attirò la mia attenzione.
Quel tono terribilmente deprimente e monocorde poteva appartenere ad una sola persona.
- Pain!- esclamai stupita, vedendolo in piedi, rigorosamente arcobalenizzato, davanti ai due artisti che lo ascoltavano attentamente – Cosa ci fai qui?-.
I tre si voltarono verso di me, facendomi trasalire.
Cosa accidenti avevano da guardare?
- Sei riuscita a “salvare” Hidan e Kakuzu.- iniziò dopo alcuni attimi di silenzio il mio capo.
Io annuii, sospettosa.
- Brava.- disse allora, sconvolgendomi.
Brava?
Mi veniva quasi da piangere! Fino a quel momento nessuno pareva apprezzare i miei sforzi!
- Grazie!- sorrisi, tutta gasata.
- Ho una brutta notizia.-.
Tutto l’entusiasmo che avevo provato fino a quel momento venne totalmente demolito da quell’affermazione.
Lanciai uno sguardo confuso a Deidara che, appena mi vide, prese a fischiettare, ostentando indifferenza.
Sasori, invece, mugugnò qualcosa del tipo: - Vado a sistemare le mie marionette- prima di scomparire oltre la soglia della porta, seguito a ruota dal biondino.
Perché mi sembrava che avessero fretta di andare da lì?
- Orochimaru ha reclutato Fuko.- spiegò a bruciapelo, facendomi spalancare la bocca.
Fuko? La vera Fuko? La Fuko che in quel momento si sarebbe dovuta trovare a casa mia con il mio corpo? In quel momento era con quella viscida serpe smagrita di Orochimaru?
- Non fare quella faccia disgustata.- mi riprese il capo.
Già, probabilmente la mia espressione era passata dal “Cheeeee?” al “No, non voglio che il mio corpo respiri la stessa aria di quel mostro!”.
- Perché Fuko è qui?- chiesi spaesata – Insomma, non doveva trovarsi nel mio mondo?-.
- Orochimaru ha utilizzato una tecnica per riportarla in questo mondo. Anche lui si era interessato molto a te, per il tuo potere.-.
Perfetto, quindi, se non fossero venuti loro a prendermi ci avrebbe pensato la brutta imitazione di Lord Voldemort? Dovevo ammettere che ero sinceramente felice che loro l’avessero battuto sul tempo.
- E-e quindi che....- balbettai, incapace di articolare una frase di senso compiuto.
Che si faceva? Come stava Fuko? Come stava la mia famiglia?
- Probabilmente ora tenteranno di arrivare a te.- continuò a spiegare il mio capo – Dovrai fare molta attenzione quando uscirai per le missioni.-.
Deglutii.
Il solo pensiero di ritrovarmi faccia a faccia con quel tizio e il suo lecchino mi dava il voltastomaco: era una sensazione che faceva accapponare la pelle.
Feci un respiro profondo, cercando di trovare il lato positivo della faccenda.
- Pain!- lo chiamai esaltata, dopo poco – Se lei è qui significa che posso ritornare nel mio corpo?-.
Quello si che sarebbe stato un buon motivo per buttarmi tra le braccia della serpe.
- Si, ora che si trova qui posso farlo, ovviamente se la riesci a portare da me.- disse risoluto.
Ci mancò poco che non balzassi addosso alla sua figura incorporea.
- Pain, ti voglio così bene che potrei mettermi a piangere!- cinguettai, senza il minimo senso del pudore, saltellando sul posto.
- Ambra, tu stai già piangendo.- mi fece notare cinico – Ad ogni modo penso che sia arrivato il momento di spiegarti una cosa.-.
Sbuffai, palesemente seccata.
Possibile che ogni volta che mi ritrovavo felice lui trovava subito un modo per smontarmi?
- Riguardo cosa?- chiesi, sospetta.
Non è che gli era venuta l’idea di rispedirmi a calci dove non batte il sole a casa mia, eh?
- Riguarda il tuo potere, c’è una cosa che non ti ho detto-.
  
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