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Autore: maccioccafrancesca    01/10/2011    7 recensioni
(...) Mi sentii trattenere per un polso. Sul momento balzai, ma poi la sua voce mi tranquillizzò. < Tieni davvero a me? >, chiese titubante.
Mi resi conto di averlo detto poco prima, quando ero ancora nella sua stanza, ma non pensavo che lui ci avrebbe fatto caso.
Girai il capo per poterlo guardare in volto.
< Sì >, risposi decisa, al che lo notai rilassarsi appena, quasi impercettibilmente. < Tu tieni a me? >, azzardai. Sapevo che probabilmente mi stavo spingendo troppo oltre, ma volevo saperlo, dovevo saperlo. (...)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 8: UN ATTIMO

            < Che cosa facciamo? > sussurrai contro il petto di Damon. Ero sdraiata su di lui da diversi minuti, nei quali entrambi avevamo saggiamente rispettato voto di silenzio.

            < Non lo so. >

            < Come posso dirlo a Stefan? >

            < Non lo so. >

            < Devo dirglielo? Insomma, con quale coraggio potrei farlo?! >

            < Non lo so. >

            Mi alzai di scatto sulle braccia fissandolo truce. < La vuoi smettere di dire “non lo so”?! Siamo in due in questa situazione, cavolo! > dissi d’un fiato nervosa come poche volte ero stata.

D’accordo che avevo fatto l’amore con lui fino a poco prima; d’accordo che era stato bellissimo e sconvolgente; però era arrivato il momento di affrontare la questione: rimandarla non avrebbe fatto altro che complicare le cose.

            < Non so cosa dirti, Elena. In testa ho solo un pensiero, e a quanto pare non è qualcosa che ti interessa, > disse con tono quasi scocciato tenendo lo sguardo fisso in un punto indefinito della stanza.

            < Certo che non mi interessa quello che stai pensando, in questo momento ci sono cose ben più importanti di cui discutere! >

            < Ma se nemmeno sai di cosa si tratta. >

            < Beh, se non riguarda questo allora non è importante, non ora. >

            < Ecco appunto. >

Mi scansò da sopra di lui, si alzò e si mise alla ricerca dei suoi vestiti.

            < Ma si può sapere cos’hai?! Perché fai così?! >

            < Si può sapere cos’hai tu, piuttosto?! > sbottò lui infilandosi le mutande. < Abbiamo appena fatto l’amore, è stato bellissimo, e l’unica cosa a cui sai pensare tu è Stefan?! >

            < Io sto pensando a cosa dirgli, va bene?! Preferisci che me ne freghi e continui a far finta di nulla?! Che ignori completamente tuo fratello e faccia la stronza, più di quanto non faccia già?! >

            < Io preferirei che adesso pensassi a noi, cazzo! Preferirei che mi dicessi che è stato bello anche per te, che è stato indimenticabile anche per te! Preferirei che per un cazzo di istante anteponessi me a Stefan! >

            < E’ quello che sto facendo! Sto anteponendo te! È per questo che parlo di tuo fratello, perché non so come dirgli di noi due, non so come spiegargli quello che è successo. Sai com’è, non è facile dire al tuo ragazzo che hai appena fatto sesso con suo fratello! >

            < Bene, quindi per te è stato solo sesso… > come poteva pensare che fosse stato solo sesso. Era quasi impensabile. Io lo amavo, lo amavo come non mai, quello non poteva essere stato solo sesso.

            < No, io non volevo dire ques…! >

            < Tranquilla, > m’interruppe, < l’ho capito, sai?! Tu litighi con il tuo ragazzo e io sono una magra consolazione, uno scarto, un passatempo per non pensarci. >

            < No che non lo sei… > sussurrai con gli occhi in fiamme.

            Ti amo. Dovevo dirglielo. Sarebbe stato facile.

            < Stai zitta, non sprecare altre parole con me, conservale per il tuo Stefan, > concluse amaro. Afferrò pantaloni e maglietta e uscì velocemente dalla stanza.

            Io, invece, rimasi esattamente lì dov’ero. Su quel letto. Con quell’odore. Con quelle lacrime.

            Ma perché non glielo avevo detto?!

            Eppure sarebbe stato così facile. Due parole e sarebbe passata la paura. Due parole e lui sarebbe stato mio completamente. Due parole e quello che era successo sarebbe rimasto solo un brutto incubo.

            Ti amo.

La frase più facile del mondo, eppure la più difficile.

            Proprio in quell’istante sentii la porta di casa aprirsi. Era forse Damon che usciva? O magari Stefan che rientrava?

            Comunque fosse non potevo rischiare di farmi trovare nuda nel letto del vampiro sbagliato, per di più in lacrime.

Mi alzai velocemente, e con altrettanta rapidità mi vestii. Sgattaiolai fuori dalla stanza camminando quatta, finché non arrivai nel bagno.

Mi diedi una sciacquata al viso, pettinai i capelli e, infine, chiusi gli occhi per qualche istante.

Riaprendoli li ritrovai ancora lucidi e un po’ arrossati, anche se meno di prima.

            Li richiusi nuovamente.

            Sentii bussare alla porta, al che balzai e quasi lanciai un urlo.

Mi precipitai ad aprirla. < Damon! >

            Ma non era Damon.

            < C-ciao Bonnie, ma… ma che ci fai qui? > cercai di sembrare il più naturale possibile, seppure con molte difficoltà.

            < Stefan mi ha chiesto di venire… tutto bene? >

            < S-si, si! Tutto benissimo, > l’abbracciai calorosamente. < Sono contenta che tu sia qui, > continuai, realmente rincuorata della sua presenza.

            < Anche io sono felice di vederti! Ma adesso vieni, > disse staccandosi da me. < Giù c’è una sorpresa che ti aspetta. >

            < Che sorpresa? >

            < Oh, lo vedrai, > sorrise malignamente, il che preannunciava nulla di buono.

            Mi trascinò giù per le scale fino a che, arrivate all’ingresso, trovai ad aspettarci Stefan insieme a Caroline.

            < Car! > corsi verso di lei. La stavo per abbracciare, quando mi bloccai.

            < Tranquilla, non ti mordo! > rise lei.

Allora la strinsi forte a me, felice che stesse bene.

            < Oddio, sono così contenta di vederti! >

Lanciai una rapida occhiata di ringraziamento a Stefan che, stranamente, rispose con un sorriso sincero.

            < La sorpresa non è finita qui mia cara, adesso arriva il bello, o meglio, il ballo! > sbottò entusiasta la vampira.

            < Questa potevi risparmiartela, > la fulminò Bonnie, poi scoppiò a ridere. Io la seguii a ruota, e con me anche Caroline e Stefan.

            < Comunque, > cominciai dopo che le risate furono cessate, < cos’è questa storia del ballo?! >

            < E’ un ballo a casa Lockwood e questo – Caroline indicò la fodera che teneva in mano – è il tuo vestito! >

            Durante il tragitto in macchina era regnato il silenzio. Io ero stata occupata a pensare a me, a Damon, a Stefan e ai sensi di colpa che mi stavano logorando lentamente. Mi sentivo in colpa perché non ero stata capace di dire a Damon ciò che provavo per lui, che l’amavo; perché stavo mentendo a Stefan; perché stavo mentendo a tutti, forse anche a me stessa: io cosa volevo davvero?! Amavo Damon, eppure qualcosa mi aveva frenato dal dirglielo. Non amavo più Stefan, ma comunque c’era sempre lui nei miei pensieri, nel bene o nel male che fosse.

            Chiusi gli occhi nel tentativo, vano, di svuotare la mente. Riaprendoli mi trovai avvolta in un silenzio che, se possibile, era anche più imbarazzante di prima.

Bonnie, che era alla guida della macchina, era concentrata sulla strada, Caroline armeggiava con il cellulare seduta sul posto passeggero anteriore e Stefan, che era seduto accanto a me, teneva lo sguardo dritto per dritto sulla strada.

            Chiusi nuovamente gli occhi.

            < Ti senti bene? > la voce di Stefan arrivò fioca al mio orecchio.

Di scatto aprii gli occhi e lo fissai per un attimo. < Sì, sto bene. > risposi un po’ fredda. Un po’ perché, con quella domanda appena sussurrata, mi aveva colta alla sprovvista, un po’ perché non sapevo proprio come comportarmi.

            Accennò un sorriso di circostanza, forse dispiaciuto, forse sorpreso dal mio tono di voce.

            < Siamo arrivati! > esordì Caroline entusiasta qualche minuto dopo.

            Scendemmo tutti dalla macchina. Caroline fece l’occhiolino a Bonnie che, prontamente, sorrise di rimando, la prese per mano e la trascinò verso l’entrata.

            < Apettate ragazze…! > feci per seguirle ma una mano mi bloccò per il polso.

            < Aspetta tu, devo parlarti… per favore, > disse dolcemente.

            < Ti ascolto. >

            < Voglio che tu sappia che mi dispiace. Mi dispiace per averti trattata in quel modo, ma in quel momento sragionavo. È che non mi ero messo nei tuoi panni, non avevo pensato quanto questa situazione di Katherine potesse turbarti. Però adesso lo so. So che sei nervosa, che sei preoccupata e impaurita, perciò spero che accetterai le mie scuse, perché sono stato davvero un cretino a urlarti contro oggi. >

Era così dannatamente insopportabile quella situazione. La cretina della situazione ero io, non lui. Eppure lui era certo che il mio comportamento avesse a che fare solo con Katherine. Non aveva nemmeno minimamente sospettato che io stessi nascondendo qualcos’altro. Si fidava di me. E allora io non potevo essere così ipocrita da fare finta di nulla. Non potevo “perdonarlo” e non dirgli niente. Non potevo.

            < Sì, sei stato un cretino ma… > ma sono stata a letto con Damon,

Non l’avevo detto. Avrei voluto, ma la mia lingua aveva agito da sola senza aspettare le indicazioni del cervello. Però glielo avrei detto. Dovevo farlo.

            Sul suo volto comparse un sorriso meraviglioso, uno di quelli sinceri che vengono dal cuore.

            Si avvicinò un poco al mio viso, e quando era ad un soffio dal baciarmi sussurrò: < Ti amo. > Sinceramente non ebbi la forza materiale per replicare. Avrei voluto. Avrei dovuto. Ma non l’avevo fatto.

Non sapevo perché, non sapevo come, non sapevo per quale assurdo disegno del destino, mi ritrovai ad assecondare quel casto e tenero bacio.

E intanto ripensavo a Damon. A lui. Alle parole che avrei voluto, che avrei dovuto, dirgli. E intanto una lacrima solitaria solcò amara la mia guancia.

Lui se ne accorse, al che mi abbracciò. Mi strinse a lui, e per un attimo mi sentii a mio agio come un tempo. Per un attimo ritrovai nelle sue braccia quella sicurezza che aveva sempre saputo infondermi.

            Ma avevo detto bene. Per un attimo.

            In quel momento passò Damon, che ci lanciò uno sguardo veloce, duro e distaccato, poi si defilò dentro casa Lockwood.

            Un attimo.

  Lo so, questo capitolo è una merdina ambulante, ma l'ho scritto tutto d'un fiato e non l'ho riletto. Oggi mi era venuta l'ispirazione, e all'inizio mi sembrava anche una buona idea, ma adesso mi pare tanto un capitolo scontato e noioso... non so, vedete voi, giuro che se fa così schifo come credo rimedierò!!! :)
Comunque, volevo ringraziare klaineklaine, _goodbye, macca87, gerby e Erika 97 per aver recensito, vi adoro *.* e inoltre le 31 persone che hanno messo la fic tra le preferite, le 7 tra le ricordate e le 69 tra le seguite... davvero, mi fate sentire amata <3
P.S. recensiteee!! E non solo per il mio spudorato ego (ok, non ècosì spudorato, sono una depressa comica xD), ma anche per farmi sapere da uno a dieci quanto ha fatto vomitare il capitolo!
Un bacione.

Francesca. 
 
  
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