Cercò il suo riflesso nel vetro della finestra, ma il cielo era oscurato e nessuna luce poteva portargli il fantasma del suo viso lì, su un sottile velo freddo. Teneva i gomiti sul banco, il mento appoggiato sulle mani, un'espressione seria. Poi, quasi qualcuno avesse ascoltato almeno una volta le sue preghiere, la campanella suonò e lei si alzò di scatto. Uscì dall'aula guardandosi intorno, come se non riconoscesse il posto.
« Ginevra, stai bene? » le chiese Luna, avvicinandosi a lei e poggiandole una mano sulla spalla.
« Cosa? » chiese Ginny, come appena risvegliata da un sogno. « Si. Sto bene. » uscirono entrambe dalla classe, quando videro un ragazzo alto e dai capelli scuri proprio accanto alla porta in legno, appoggiato sul muro con le braccia incrociate.
« Neville » salutò Ginny, con un tono di sorpresa. Luna gli sorrise. Ginny fece per aprire bocca quando Malfoy sfrecciò veloce, la camminata slanciata, lungo il corridoio. Ginny lo seguì con lo sguardo, e un lampo le attraversò la mente.
« Scusate, arrivo subito » si congedò con gli amici, e seguì Malfoy, che si avviava verso un buio corridoio deserto.
« Malfoy! » lo chiamò, ma lui continuò la sua strada, senza degnarla di uno sguardo. Draco prese a camminare più veloce, Ginny lo imitò.
« Draco Lucius Malfoy! Fermati! » ringhiò Ginny, pochi passi dietro di lui. Non si sarebbe mai aspettata la reazione di Malfoy: si fermò e si voltò piano verso la rossa, che fece un passo indietro. Poi, prese la bacchetta velocemente e la puntò davanti a Ginny, che, colta di sorpresa, non aveva fatto in tempo a prendere la propria, e fissava la punta di quella di Draco.
« Cosa vuoi?! » le chiese lui, brusco.
« Malfoy.. » sussurrò Ginny.
« Ti ho detto che voglio essere chiamato Draco! E' il mio nome! » ripose la bacchetta in una tasca del mantello e sferrò un calcio al muro. Ginny rimase in un silenzio che parve durare un'eternità.
« Perché non mi lasciate in pace? » proseguì improvvisamente lui. A Ginny parve che Draco si stesse liberando di un peso che teneva addosso da troppo tempo. « Cosa volete da me, tutti? Non sono così speciale, infondo. Sono solo feccia! Ecco cosa sono! Vero? Lo credete tutti, tu, Potter e i suoi due amici! » ringhiò a Ginny, che questa volta non indietreggiò, ma fece un passo avanti. « Non potete capire » continuò, il tono della voce sempre più calmo. « Nessuno può capire. Perché non posso essere lasciato in pace? » e detto questo si voltò e proseguì. Ginny sentiva qualcosa nel suo petto martellare furiosamente, ansia, agitazione e paura la stavano avvolgendo in un mantello invisibile.