Il vento soffiava in quel contesto silenzioso e faceva da
contorno ai quattro ragazzi finiti chissà come nel bel mezzo di quella foresta
con l’intera nave. Liz aveva spiegato una possibile contromossa per affrontare
Javia e Seiri ma senza uscire da quel covo misterioso, non avrebbe potuto
organizzare l’assalto al Monte Metista; Valerian osservava dal ponte l’interno
della foresta ma in lontananza avvistò soltanto altri alberi e vari arbusti di
grandezza variabile che donavano a quel luogo un’aria piuttosto inquietante;
Golden lucidava la sua katana sbuffando e Ruphis, l’unico visibilmente
preoccupato, cercava di capire in quale punto del Saar si trovassero esaminando
le piante e le foglie.
“Come siamo finiti nella giungla? Ci siamo teletrasportati?”
A quella domanda la strega sorrise ed avvicinandosi al piccolo
drago gli si rivolse a bassa voce:
“Avresti preferito rimanere in balia di quel mostro?”
“La mia era semplice curiosità, inoltre non mi spiego come tu abbia fatto a
spostare l’intera nave. La forza necessaria per uno cosa del genere non è
umana!”
“Ho usato tutta la mia energia per fuggire da quell’uccellaccio, comunque sia è
anche per questo che non possiamo essere troppo lontani, con i mezzi che avevo
non mi sarei potuta allontanare dall’intero continente”
“Vuoi dire che siamo ancora nell’Euvenia?”
“Non credo, ma vicini... forse in una delle isole a Sud di Horion”
“L’arcipelago Marhus?”
“Esatto”
“Mmh… ho sentito storie terrificanti riguardo questo posto”
“Secondo quanto si racconta, qui i Phylis cominciano un particolare e
pericoloso rito di iniziazione che determina i prossimi ‘Guerrieri Santi’ , che
nella loro religione sono coloro che hanno il compito di difendere il ‘Padre’
fino alla morte. Già… il padre”
“Liz, forse la città del tuo amico Dan non è distante, potremo chiedergli
aiuto!”
Al discorso intervenne Valerian che stufo di quella situazione
si rivolse alla strega senza preavviso:
“Non puoi teletrasportarci nuovamente?”
“Certo, se sei disposto a sacrificare tutta la tua energia vitale per
ripristinare i miei poteri”
“Da quando ti fai scrupoli? La vecchia Liz mi avrebbe già prosciugato”
La donna si avvicinò al giovane mago camminando lentamente e
sfiorandogli il mento gli rispose sorridendo:
“C’è sempre una sola Liz, colei che sa fiutare un buon
investimento. Vi porto fuori di qui ma contro l’Ebrion mi darete la vostra
forza, che lo vogliate o no”
“Non sottovalutare un mago”
“E tu attento a non sottovalutare la strega!”
Quelle parole risuonarono nell’aria e trasportate tra le
folate di vento sempre più solite e costanti, gelarono l’animo di Valerian,
immobilizzato dallo sguardo diabolico della donna. Quegli occhi sembrarono
risplendere nuovamente di una luce inquietante ed ogni parola da lei
pronunciata tornò ad incutere una certa angoscia su tutti coloro che ne avevano
a che fare. Senza alternative dunque, decisero all’unanimità di abbandonare la
nave e attraversare a piedi la rigogliosa foresta. Il mago non perse tempo e
balzando si portò ai piedi dell’imbarcazione.
“Vi muovete? Non ho intenzione di rimanere un secondo di più
in questo luogo”
Dietro di lui scesero tutti gli altri celermente con Golden
che rimase in coda al gruppo con la mano ben salda sull’elsa della sua spada
per prevenire qualsiasi tipo di pericolo che quella selva poteva celare. Liz si
portò a quel punto le mani sui fianchi rivolgendosi al piccolo drago:
“Dovresti avere un olfatto più sviluppato del nostro, concentrati
e prova a captare l’odore umano. Non dovremmo essere troppo distanti dai centri
abitati”
“No infatti, sento già qualcosa anche se non è proprio umano…”
“Da che parte?”
“Nord, direi comunque di controllare”
“Ok, allora occhi aperti e attenzione a dove mettete i piedi!”
Il gruppo si mosse fra le foglie dei numerosi alberi presenti
ed anche se inciampando più volte a causa delle radici sporgenti, riuscirono ad
avvicinarsi abbastanza alla fonte dell’odore sentito da Ruphis.
“Era qui, ma non sembra esserci nulla”
In quel preciso istante, una lunga freccia scagliata da non
molto lontano percorse in pochi istanti la distanza che la divideva dal suo
obbiettivo ma giungendo in prossimità del collo della strega, si polverizzò
bruciata da un’energia ardente. Liz si voltò nella direzione in cui credeva
fosse arrivata e sorridendo si rivolse all’eventuale assalitore:
“Non mi sembra il modo migliore per uccidere una strega,
mostrati”
Dai cespugli non vi fu nessuna risposta, piuttosto altre tre
frecce vennero scoccate stavolta da una posizione più alta rispetto alla
precedente. La donna afferrò quindi con un movimento felino la bacchetta con
incastonata la gemma rossa e mediante un rapido movimento creò una cupola di
fiamme che la difese nuovamente. Valerian e Golden si misero in allerta mentre
Ruphis si nascose alle loro spalle. Il mago si rivolse a quel punto alla strega
esponendo quella che era la sua ipotesi sull’assalto:
“Al monte Metista il tuo piccolo servitore ci aveva attaccati
in modo simile, forse è un Phylis”
La strega si morse un labbro nervosamente e facendo roteare la
piccola asta tra le dita, rispose all’affermazione del giovane:
“Se è davvero un Phylis siamo in un mare di guai, quelli che
si inoltrano nella foresta della pioggia sono iniziati di Padre Dan, aspiranti
guerrieri santi, come vi ho accennato prima”
“Foresta della pioggia?”
“E’ così che si chiama il cuore dell’arcipelago Marhus e sai perché?”
“Non mi sembra proprio il momento di giochetti”
“A causa della ‘pioggia’ che causano i figli di Horen, città dei Phylis”
“… Non ho per niente un buon presentimento!”
Il suono inconfondibile dello scoccare di mille frecce
rimbombò per l’intera foresta e grazie allo schiantarsi delle loro punte contro
le foglie, i quattro avventurieri intuirono quello che stava per abbattersi su
di loro. Valerian sgranò gli occhi:
“E’ una pioggia di frecce!”
Liz si portò al centro del gruppo e chiudendo fra i palmi
delle mani la gemma rossa, evocò la vera forza di cui quella pietra era colma:
un’esplosione infuocata disintegrò la miriade di frecce vaganti tra aria e
foglie ma essendo di consistenza quasi immateriale, non bruciò né alberi, né
arbusti di alcun tipo. Ruphis riaprì gli occhi dopo averli sbarrati per lo
spavento e notando di essere ancora vivo trasalì dall’entusiasmo.
“C-Come hai fatto?!”
“Non festeggiate, siamo ancora circondati e non se ne andranno finché non ci
avranno ucciso, adesso è questa la loro missione da iniziati, siamo i loro
sacrifici!”
Golden si spostò una ciocca di capelli che gli teneva velati
gli occhi dorati e sfoderando la lama della sua spada, invitò quei piccoli
guerrieri a farsi avanti. La strega gli fece però cenno con la mano di
attendere ed invitando i compagni al silenzio, effettuò qualche passo indietro.
Neppure il tempo di riprendere fiato però che due Phylis fecero la loro
comparsa alle spalle di Valerian e con dei coltelli all’apparenza molto
affilati, provarono a sgozzarlo silenziosamente. Il mago agì però quasi
d’istinto e captando le presenze dietro di lui, si girò colpendo i due
assassini con una gomitata. A quel punto congiunse le mani e diminuendo
drasticamente la temperatura dell’aria nei loro pressi, creò delle mani di
ghiaccio che li imprigionarono.
“Ce ne sono ancora, Liz dietro di te!”
La strega annuì ma sul punto di utilizzare nuovamente la gemma
magica fu anticipata da Golden che con un fendente fece saltare la testa di tre
Phylis con tra le mani dei flaconi contenenti un liquido giallognolo.
“Altri?”
Il mago si concentrò per un attimo ed indicando alla sua
destra, oltre un grosso tronco d’albero, invitò l’amico a controllare. Lo
spadaccino si diresse dunque oltre il ‘nascondiglio’ e prendendo alla
sprovvista il Phylis, intento a preparare una miscela particolare con diversi
ingredienti, gli strinse la gola guardandolo negli occhi.
“Che diavolo è?”
Il piccolo umanoide strizzò gli occhi spaventato senza neppure
provare a liberarsi e Golden inarcò un sopracciglio sorpreso.
“Ma che razza di guerrieri scelti sono?”
Lo afferrò per la folta chioma bluastra a cresta che si
ritrovava e lanciandolo presso Liz, chiese spiegazioni:
“Mi aspettavo dei professionisti ma questo qui non ha provato
neppure a liberarsi dalla mia morsa”
“Lui non è un iniziato, a giudicare dalle vesti... direi più un alchimista”
Il Phylis rialzò lo sguardo fino ad allora tenuto basso e
trovando conforto nelle parole della strega, parlò anche se balbettando.
“T-T-Tu conosci n-noi Phylis?”
“Ne ho avuto a che fare in passato, chi sei?”
“S-Sono effettivamente un alchimista, c-come fai a conoscere questa professione
segreta?”
Golden sbuffò a facendo roteare la sua arma intimorì
nuovamente l’umanoide.
“Non balbettare, mi rendi nervoso”
“O-Ok… cioè, ok...”
Nel frattempo, Valerian portò a fianco dell’alchimista anche
gli altri due Phylis congelati per metà e poggiandosi al tronco di un albero, cominciò
a porgli alcuni domande:
“Se vi sentite ancora soli potrei mettervi vicino anche le
teste degli altri”
I tre prigionieri deglutirono non rispondendo, quindi Valerian
continuò:
“Allora, dove siamo e soprattutto chi siete?”
Uno dei due congelati provò a parlare nonostante il dolore
lancinante che lo pervadeva e dopo aver sospirato un paio di volte si rivolse
al mago:
“Potete anche torturarci fino ad ucciderci, non parleremo mai
a degli stupidi umani!”
Valerian calò la testa sorridendo, poi si avvicinò
improvvisamente al Phylis afferrandolo per il collo con violenza:
“Tu forse non hai capito che non ho tempo da perdere...”
Lo osservò intensamente negli occhi evocando quell’ormai
tipica energia violetta ed ammaliando il prigioniero, provò a raccogliere quante
più informazioni possibili:
“Dimmi chi siete e come facciamo ad uscire da questa foresta,
adesso!”
L’umanoide riuscì a resistere per alcuni secondi ma
quell’energia stregata andava troppo oltre le sue capacità di difesa. Allora
cedette al controllo mentale del mago e come ipnotizzato cominciò a farneticare
qualcosa riguardo quella selva dalla vegetazione fitta e rigogliosa.
“A-A...Alba…”
“Cosa?”
“A-Alba, Alba di Vapuria…”
“Che diavolo dici?!”
“E’ l’unica cosa che può purificare il mondo…”
“Se non ti decidi a parlare chiaramente giuro che ti uccido!”
Liz intervenne al discorso zittendo Valerian, poi incrociò le
braccia e lasciò finire di parlare il sofferente Phylis.
“Q-Quando l’Alba di Vapuria risplende, tutte le ombre vengono
avvolte... è la combinazione degli elementi supremi”
La strega si portò una mano sul mento cominciando a camminare
avanti e indietro, quelle parole l’avevano colpita e in un certo senso anche
inquietata.
“Dove si trova l’Alba?”
“Nel cuore della foresta, dove l’albero respira”
Valerian si rialzò interrompendo il legame creato con il
Phylis ed aggrottando le sopracciglia osservò in malo modo Liz che nel
frattempo sembrò osservare il colore delle foglie lì presenti. Le esaminava da vicino con sguardo attendo ma
il suo viso piuttosto confuso non lasciava presagire nulla di positivo. A quel
punto voltò quindi la testa in direzione del resto del gruppo e prese la
parola:
“L’Alba di Vapuria è un particolare veleno mortale creato da
un animale leggendario di nome “Thanas”. Grazie alla sua particolare ghiandola
secerne questa sorta di liquido trasparente che ha effetti catastrofici sull’organismo
umano. Non capisco però cosa possa voler dire il Phylis… Loro di solito usano
il veleno in combinazione alle frecce e potrei anche capire il perché della
ricerca di un così prezioso e raro veleno ma... purificare il mondo? Non ha
senso”
L’umanoide aveva intanto perso conoscenza e quelli rimanenti
tremavano al pensiero di poter fare la sua stessa fine. Liz raggiunse intanto
l’alchimista e sollevandolo da terra lo mise a sedere su un grosso masso.
“Che cosa ne sai tu?”
“Ti prego, non farmi male...”
“Potrei arrostirti in un secondo eppure non lo faccio perché mi stai simpatico.
Se non parli però potrei cambiare idea”
“Io sono stato assoldato soltanto per lavorare il veleno... ma non so a cosa
gli potesse servire e perché lo volessero, sono solo un alchimista!”
La strega lo osservò per un istante, poi effettuò qualche
passo indietro scuotendo il capo.
“Dice la verità”
Golden infilzò la sua spada nel terreno della foresta per
attirare l’attenzione, poi indicò il piccolo alchimista sorridendo e con quella
sua aria prepotente si rivolse al resto del gruppo:
“Lui viene con noi, perché io personalmente non ho intenzione
di lasciarmi sfuggire un gingillo così prezioso”
“Gingillo?”
“Il veleno, deve essere potente e lui potrà guidarci... non è vero piccoletto?”
L’espressione inquietante dello spadaccino spaventò il Phylis
che annuendo quasi per costrizione che per altro non osò rispondere. Ruphis non
sembrava essere molto d’accordo, quella ricerca dell’ignoto lo spaventava
nonostante le alternative non fossero molte.
“Non possiamo inoltrarci nel profondo della foresta, come ne
usciremo?”
Titubante ma finalmente felice di poter essere ‘utile’, rispose
il Phylis prontamente:
“Ho del materiale con cui avrei dovuto creare un segnale una
volta completata la missione. Ci sarebbero venuti a prendere a quel punto”
“Chi…?”
“Gli altri Garris”
Liz sgranò gli occhi, finalmente aveva tutto chiaro.
“Ecco chi diavolo siete, i Garris, il gruppo ribelle alla
religione del ‘Padre’. Ma cosa volevate fare con questo veleno?!”
“Giuro che non lo so... sono solo un alchimista!”
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“Eccola! Finisci i preparativi Naos, è ora...”
Una nave volante sfrecciava nel cielo limpido dell’Euvenia ma
in lontananza la grande sfera oscura creata dal potere celato all’interno della
quinta cacciatrice della notte, sovrastava lo splendido azzurro che ne era
rimasto. Javia assisteva imponente dal velivolo e sorridendo lasciò che il
vento smuovesse il suo essere sicuro e determinato. Era la resa dei conti.
“Siamo pronti, dopo ciò... l’intero Saar sarà nostro!”