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Autore: Blackvirgo    02/10/2011    2 recensioni
Dicono che il dovere sia l'inizio e la fine della vita di un Celestiale, che ogni Celestiale nasca per compierlo e che muoia solo dopo averlo portato a termine. E dicono anche che un Celestiale che non assolva il proprio dovere sia destinato a un tremendo castigo.
Una raccolta di side story/one shot autoconclusive incentrate sui personaggi di un mio racconto in fieri da anni.
@ capitolo 1: Pace:Zomurn sorrise alla scena, senza sarcasmo, senza ironia. “Forti sono i legami che uniscono i Celestiali,” mormorò con una nota di tristezza nella voce melodiosa.
seconda classificata al primo round (tatto) del concorso "Cinque Sensi" indetto da kiara_chan sul forum di EFP
@ capitolo 2: Ricordi:Hai ragione, Neera, pensò. il ragazzino che tu hai conosciuto è davvero in grado di stupirmi.
prima classificata al secondo round (vista) del concorso "Cinque Sensi" indetto da kiara_chan sul forum di EFP
@ capitolo 3: Baci:“Quel bacio era la somma di tutto quello che avevano passato durante gli anni assieme, dal momento in cui si erano conosciuti, fino a quel preciso istante.”
prima classificata al terzo round (gusto) del concorso "Cinque Sensi" indetto da kiara_chan sul forum di EFP
@ capitolo 4: Una storia... e molti modi per raccontarla:“A Kimi toccò sorridere, perché sapeva quanto fosse pericoloso raccontare quella storia davanti a Zomurn: sarebbe bastata un’intonazione sbagliata o un accento ambiguo e il temerario menestrello avrebbe rischiato di non poter raccontare più nulla nei suoi giorni a venire.”
prima classificata parimerito al quarto round (udito) del concorso "Cinque Sensi" indetto da kiara_chan sul forum di EFP
@ capitolo 5: La spada: “Respirare era annusare. Annusare era conoscere. Conoscere era capire.
prima classificata al quinto round (olfatto) del concorso "Cinque Sensi" indetto da kiara_chan sul forum di EFP
N.B.: cronologicamente parlando Ricordi viene prima di Pace, ma per esigenze del concorso e per il tentativo di renderle autonome ho pubblicato le storie in questo ordine. Spero che siano comunque piacevoli da leggere!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano alfine giunti di fronte all’arcana porta: una luce accecante proveniva da oltre la sua soglia e disegnava nitidamente i contorni dell’entrata di un mondo che, dalla notte dei tempi, era sconosciuto a Dei e Mortali.
Erano arrivati di fronte a una porta fatta di luce e silenzio.
 
Logran sorrise il suo solito sorriso beffardo e mormorò assorto: “Ci siamo.”
Pensieri chiassosi affollavano la sua mente, ma non turbarono il suo cuore. “Scappare  rimane sempre un’alternativa allettante quando ci si trova a guardare la porta dell’inferno,” pensò, ma la fuga non era nel suo stile. E continuò a sorridere perché sembrava che la sorte gli giocasse l’ennesimo scherzo: il dovere lo aveva raggiunto alla fine. “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate” aveva scritto un poeta, reduce da un viaggio in un aldilà pieno di pianto e di stridor di denti.  “Così la disperazione è il vero inferno”, si disse, sempre sorridendo, sempre silenzioso. “Allora non è una novità da affrontare.”
 
“Forse non riusciremo a portare con noi la speranza, ma almeno la lasceremo a questa terra,” mormorò Valzigor, quasi leggendo nella mente dell’amico. Avrebbe potuto farlo, se solo lo avesse voluto, ma nonostante i freni  che aveva imposto ai propri poteri, non era in grado di limitare il suo intuito.
Di fronte a sé vedeva il compiersi di un destino tracciato millenni prima per il suo lignaggio, un destino che affrontava ora con un certo sollievo, perché finalmente era arrivato ed ora  – nel bene o nel male – si sarebbe compiuto.
 
“E ai suoi figli,” aggiunse la donna che teneva per mano, fissando un punto lontano. Per lei luce e ombra non erano mai state diverse e da sempre le aveva trattate alla stessa maniera. Percepiva un potere lontano e sopito al di là di quella soglia, un silenzio che in altri luoghi avrebbe significato pace ma che in quel luogo significava soltanto tregua, un silenzio che era la mancanza assoluta di voci, di vita. Un silenzio che la gettava nel buio più totale, per lei che da sempre era stata guidata dai suoni. Sentiva un’immensa tristezza oltre quella soglia, una disperazione che chiedeva di riversarsi all’esterno e di gioire di nuovo della luce del sole… ma quella nostalgia odorava di amarezza, di tradimento e di sangue. Shahan strinse più forte le dita attorno al suo bastone e i suoi pensieri volarono lontano, scaldandosi alla luce di quel sole che non aveva mai visto.
 
Raik, col sole che strappava bagliori dai suoi biondi capelli, alzò la spada – saluto e sfida – e  urlò “Avanti!!” raccogliendo ogni goccia della sua sfrontata vitalità e lanciandosi avanti, di corsa. Era giovane e impulsivo e assetato di avventura… e le grandi riflessioni non avevano mai trovato posto nella sua vita. Nonostante l’età, aveva viaggiato in lungo e in largo e quello che aveva visto non era bastato a colmare la sua insaziabile curiosità. Ora si apriva la porta su un altro mondo: poco importava che per farsi strada si dovesse combattere. Quello succedeva sempre e dovunque. E, per il suo carattere allegro, c’era troppo silenzio oltre quella soglia: portarvi un po’ di rumore sembrava una necessità.
 
Gli altri lo videro lanciarsi verso l’ignoto, verso la luce e il silenzio, e un po’ invidiarono quell’incoscienza che taluni chiamano ardore… ma riscossi dai loro cupi pensieri lo seguirono e, insieme, varcarono la fatidica soglia.
 
 
Kimi aveva sentito molte volte raccontare quella storia e di solito non l’aveva apprezzata. Una volta aveva sentito un menestrello raccontare, con voce possente e sin troppo accorata, di guerrieri imponenti e dalla terribile potenza, splendidi e fieri, vestiti di armature di fuoco e cristallo che avevano varcato quella soglia per scopi ignoti e forse malvagi. Aveva riso nel gettare ombre sugli eroi della sua stessa leggenda, di una risata lugubre e sadica, e Kimi aveva dovuto utilizzare tutto il suo autocontrollo per non sfidarlo a duello. Era la prima volta che sentiva raccontare quella storia e troppi ricordi gli causavano una fitta dolorosa al cuore. Ricordi che la risata di uno sciocco in cerca di qualche spicciolo o di un fiasco di vino non poteva certo guastare.
Un altro cantore aveva invece temuto di pronunciare i loro nomi: dichiarava di averli seguiti da lontano, fino alla loro meta, e descriveva quattro guerrieri tanto possenti che persino i boschi si aprivano al loro passaggio, dagli occhi profondi e penetranti. Diceva di aver percepito in loro l’aura soprannaturale di coloro che vanno in battaglia accompagnati dagli Dei. Li aveva ribattezzati Vilie, Hemut, Haeron e Siam: Acqua, Terra, Fuoco e Aria nell’antica lingua… nomi che poi, Kimi, aveva sentito pronunciare solo nelle storie raccontate attorno al camino nelle tenebrose notti d’inverno, nomi diventati leggenda e che gli sciocchi temono di pronunciare ad alta voce…
Aveva sentito raccontare davvero in molti modi e da voci diverse la dipartita dei suoi genitori e dei loro fidi compagni. Li aveva sentiti chiamare eroi, mercenari, maghi e fuorilegge. Erano pochi coloro che li avevano conosciuti e che li chiamavano semplicemente per nome.
Kimi non credeva che qualcuno li avesse davvero visti sparire: il Vecchio Stregone gli aveva detto che erano partiti senza salutare nessuno, soli, senza armature ed ornamenti. Solo a lui avevano confidato la meta del loro viaggio.
 
Quella sera era seduto in una locanda con Zomurn e, di nuovo, avevano ascoltato qualcuno raccontare quella storia. Era un bardo, col liuto alla tracolla e un boccale di birra davanti: si era rifiutato di accompagnare con la musica il racconto, perché le parole erano troppo gravi per essere alleggerite dalle note, e nessuna melodia che lui conoscesse poteva rendere la gravità del sacrificio dei quattro compagni.  Kimi e Zomurn si guardarono negli occhi, con uno sguardo di silenziosa intesa: entrambi erano certi che quel bardo dall’aspetto trasandato e dagli occhi lucidi – commosso dalla sua stessa narrazione – non annoverava fra le vecchie conoscenze di Valzigor, Shahan, Logran o Raik e neppure tra le loro. Eppure pareva quasi che li avesse conosciuti. Aveva una bella voce, quel bardo, era un piacere ascoltare le sue parole, lasciare che entrassero nelle orecchie, che passassero per il cervello e che si fermassero in gola, perché lì formavano un groppo con le emozioni che salivano dal cuore.
Era turbato, Kimi, e lo fu ancora di più quando vide che neppure Zomurn era rimasto indifferente a quella narrazione. A Kimi toccò sorridere, perché sapeva quanto fosse pericoloso raccontare quella storia davanti a Zomurn: sarebbe bastata un’intonazione sbagliata o un accento ambiguo e il temerario menestrello avrebbe rischiato di non poter raccontare più nulla nei suoi giorni a venire.
Era fatto così Zomurn: non gli piaceva sentire qualcuno che potesse infangare la memoria di persone a lui care.
 
“Tutto sommato la prendesti bene,” commentò Zomurn, con la sua voce profonda, riferendosi al momento in cui Kimi ricevette la notizia della partenza dei genitori, una partenza che non lasciava presagire alcun ritorno.
“Insomma… non mi ero mai sentito tanto vuoto. Certo che avere qualcuno vicino mi ha aiutato,” rispose sorridendo, la voce e lo sguardo limpidi come acqua cristallina.
“Se parli di me, allora ti stai confondendo,” rispose Zomurn, ironico e affettuoso nello stesso momento,  mentre Kimi annuiva vigorosamente. “Non mi pare di essere rimasto con te molto tempo dopo che furono partiti.”
“Forse no,” concordò Kimi. “Ma almeno sapevo che tu saresti tornato. E poi al villaggio c’erano persone che mi volevano bene e che mi hanno aiutato. E che hanno sofferto con me. Come Lariel ad esempio. O il Maestro. O il vecchio Orrem.”
“Hai mai pensato di andare a cercarli?”
“Sì, ma nella loro lettera mi chiesero di non farlo. E ho troppo rispetto per il loro sacrificio per vanificarlo così. “
Zomurn annuì. “Già. A volte mi chiedo dove siano.”
“Mancano anche a te, vero?” La voce di Kimi si fece carica di nostalgia.
“Sì. Hanno seguito una strada eroica, ma a volte mi chiedo se non sia stata una mossa stupida. Perché sacrificarsi per tutti? Perché non lasciare che ognuno lotti per se stesso?” Tremava appena di rabbia la voce di Zomurn, rabbia verso se stesso che ancora non comprendeva. Che forse non avrebbe mai compreso.
“Sei il solito egoista,” provò a sdrammatizzare Kimi.
“Io lo chiamo istinto di sopravvivenza.”
“D’accordo. Allora diciamo che i miei genitori lo hanno fatto per me.”
“E Raik? E Selior?”
“Il legame che univa quei quattro era molto forte, evidentemente più forte di quello che li univa a questa terra. Probabilmente facevamo eccezione solo noi due e pochi altri... Come mai sei così malinconico oggi?”
“Non saprei. Sarà che tu me li ricordi e mi fai sentire vecchio.”
Kimi si lasciò andare a una grassa risata. “Vecchio? Tu?”
 
Ma la risata si spense subito, mentre il bardo intonò una melodia che sapeva di antico, accarezzando le corde del suo liuto. Aveva smesso di raccontare per lasciare il posto a una musica che doveva descrivere una porta di luce e silenzio e quattro compagni che la attraversarono. Poche note che sembrarono durare ore, seguite da poche parole:
 
Quel che è certo è che nessuno li vide mai tornare, né mai si seppe quali desolate lande o ridenti contrade potesse nascondere la Porta di Luce, quali nemici dovettero affrontare e con quali poteri e soprattutto quale destino - atroce o gioioso, umano o divino – fosse in serbo per loro.
Si sa solo che il mondo non è finito né è diventato terra di conquista per nessuno.
 
***
 
Note dell’autrice: altro pezzo di storia di questi personaggi… Giusto per ricordarvi le parentele, Kimi è fratello minore di Valzigor (e quindi anche di Zomurn) che viene adottato e cresciuto da lui e Shahan. Benché in questi stralci di storie non sia potuto venir fuori, il rapporto che lega Zomurn e Kimi è molto stretto e fraterno.
Inutile ricordare a tutti che “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” è di Dante.
Grazie dell’attenzione.
   
 
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