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Autore: Meme06    02/10/2011    7 recensioni
E se Ikuto fosse un vampiro ed Amu una semplice ragazza che però dentro di se nasconde un'indole oscura e sadica? Che cosa succederebbe? Ambientato nel passato. un'altra storia che ha sviluppato la mia mente malata, spero vi piaccia ^ ^
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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Il biondino o signorino Tadase era appena rientrato ed era andato subito da Amu. Di corsa salì le scale e le si mise davanti dicendo:

- Amu, ho qualcosa di importante da dirti…

La ragazza gli rivolse uno sguardo che esprimeva una sola cosa: incomprensione.

- Ehm… che cosa volete dirmi signorino Hotori? - chiese la ragazza. Questa volta non riusciva ad immaginarselo neanche lei di cosa avesse bisogno. - Le devo dire qualcosa anche io…

- Fa parlare prima me. - la interruppe.

-Ehm… va bene. - rispose la ragazza poco convinta.

- Per favore, andiamo nella tua stanza. - le disse, senza aspettare che lei dicesse niente ce la trascinò e la fece sedere sul letto accanto a lui.

Notò che era arrossito e che si sfrenava nervosamente le mani. Oh no, ti prego dimmi che non è quello che penso… si disse Amu. - Ecco Amu…

- Si?

- Era da molto… - continuò lui. - Da molto tempo che volevo parlarti di una certa cosa…

- Che cosa? - chiese impaziente la ragazza, aveva ben altro a cui pensare. Il cadavere già iniziava a puzzare e lei se ne doveva liberare il prima possibile.

- Ecco, vedi… io mi sono accorto… di certi… di certe…. no, no di certi… s-sentimenti… che… beh ecco… che io… che io credo di provare… verso… cioè no… nei tuoi… si beh nei tuoi… confronti. - disse in tre quarti d'ora d'orologio. Teneva la testa bassa, per non far vedere ad Amu quant'era arrossito in viso visibilmente. E fu un bene che non alzò lo sguardo, almeno non vide la faccia scocciata di Amu e anche annoiata che lo guardava con le braccia incrociate.

- Lo sapevo già. - ammise la ragazza, costringendo il ragazzo ad alzare lo sguardo e a posarlo su di lei. Si rattristò vedendole il volto impassibile, allora era come sospettava, lei non provava niente per lui. - Solo che… non è facile da dire… - disse la rosa.Veramente è facilissimo è che non voglio che si mette a piagnucolare… pensò la ragazza. - Ma io non credo di ricambiare i tuoi sentimenti.

Il viso di Tadase diventò sempre più triste.

- Capisco Amu… - le rispose. - tu credi di non essere alla mia altezza perché cono di una famiglia nobile…

- Che cosa, guarda che… - il ragazzo le posò un dito sulle labbra, gesto che la irritò parecchio. Stai calma Amu, tranquilla… si ripeteva. Ogni minuto che passava però quel biondino la irritava ancora di più. Tadase le prese la mano e la strinse fra le sue. Liberarla per tirargli uno schiaffo non le sarebbe costato niente, se non il posto di lavoro.

- Non ti preoccupare, ne parlerò con mio padre e lui alla fine sarà d'accordo vedrai… - le diceva. - Tu non ti preoccupare, dimmi solo una cosa…

- Signorino Tadase… - lo interruppe lei sottraendo la mano. - prima che voi diciate qualunque altra cosa è meglio che voi sappiate che io…

- Lo so, lo so che essendo di una famiglia bobine tu credi di essermi inferiore. ma ti ho già detto di stare tranquilla. - le disse.

- La superbia è un peccato capitale… - provò a digli Amu.

- Voglio sapere che cosa provi per me. - le disse lui improvvisamente, stupendo persino lui stesso di essere riuscito a dire quelle parole senza balbettare o arrossire paurosamente.

Amu sbuffò. E va bene, ora basta fare la carina e la gentile. Si era rotta del suo modo di fare da superiore. Si alzò dal letto e lo fissò fritto negli occhi.

- Ascoltatemi bene signorino Tadase, sono stanca dei vostri modi di fare. A me voi non piacete, non siete mai piaciuto. Non ve l'ho mai detto solo perché avrei perso il lavoro e io ci tengo a vivere. - iniziò mettendo le mani sui fianchi. - Ora l'unica cosa che mi preme di più non è affatto dirvi che cosa provo per voi, ma liberarmi di un cadavere che si trova nell'altra stanza e che voi dovete aiutarmi a portare fuori di casa.

Il ragazzo restò ammutolito dalle parole di quella ragazza sempre così dolce e gentile con tutti. Lo ferì profondamente il discorso che gli aveva fatto. Lei non lo amava, non gli era neanche mai piaciuto, si sentiva umiliato e preso in giro. Preso in giro da lei e umiliato per aver confessato i suoi sentimenti ad una semplice cameriera.

Poi d'un tratto, mentre ripassava nella mente il discorso della ragazza si accorse di una parola che aveva usato. Cadavere.

- Cadavere? - ripeté il ragazzo guardando Amu.

Lei annuì facendolo alzare dal letto.

- Potreste anche non credermi se volete, ma un vampiro è stato qui, quello che ha ucciso tutte le persone che sono state ritrovate. Ha ucciso la signora Kobayashi e ha lasciato il corpo nell'altra stanza. Ho bisogno che voi mi aiutate a portarlo fuori di qui o comunque a trovare il modo di non farci addossare la colpa… - gli disse.

Il biondo la fissò a lungo, poi annuì. La ragazza le rivolse un sorriso, uno vero stavolta.

Si diressero entrambi nell'altra stanza. A Tadase venne da vomitare non appena visto il corpo e sentito la puzza di morte e sangue secco di cui era impregnata quella stanza.

- Amu, ma come fai a resistere? - le chiese mentre si teneva premuto contro il naso un fazzoletto con la mano sinistra.

- Non è il momento giusto per essere schizzinosi. - gli spiegò, poi guardandolo capì che avrebbe vomitato da un momento all'altro se fosse rimasto poco di più in quel posto. - Facciamo così, tu prendi un sacco mentre io cerco di spostare il corpo.

Tadase annuì e stava per uscire quando la ragazza lo richiamò:

- E portami anche qualcosa per pulire per terra.

Il biondo annuì di nuovo precipitandosi di sotto.

- Bene, a noi brutto cadavere in putrefazione… - mormorò fra se e se Amu. Si avvicinò alla donna e la studiò per bene. Puzzava da morire. La scrutò centimetro per centimetro prima di decidere che cosa doveva fare. Allungò una mano verso la sua fronte e le estrasse il pugnale. Rimase per un po' di tempo incantata da quell'oggetto così bello e letale. Senza pensarci di più lo ripulì dal sangue utilizzando il suo vestito e se lo mise nella tasca interna, pregando che Tadase non si accorgesse di niente.

Il biondo ritornò qualche minuto dopo con un sacchetto di stoffa marrone scuro in mano. Senza neanche entrare nella camera lo lanciò alla rosa che dopo averlo preso ci infilò dentro il corpo esanime della signora Kobayashi. Sistemò bene il sacco in modo che sembrasse spazzatura, mettendoci dentro anche le coperte e le lenzuola, anch'esse sporche di sangue. Per terra era sporco, ma quello lo avrebbe pulito dopo. Prima di tutto doveva far uscire il sacchetto. Lo trascinò fino all'ingresso, raccomandando Tadase di restare di guardia.

Il biondo annuì un po' titubante.

- Guardate che è morta… - disse la ragazza. - Non morde di certo. Io torno subito…

Fece per poi risalire in camera e iniziare a pulire a terra il pavimento terra. Fu molto dura, ma dopo qualche ora riuscì a pulire l'intera stanza dal sangue che il vampiro aveva sparso dappertutto.

Prima di scendere dal ragazzo accese un incenso per togliere quell'odore di putrefazione e poi uscì in corridoio.

Corse di sotto gridando:

- Eccomi signorino Tadase, sono…

Si bloccò all'istante. All'ingresso c'era solo il cadavere, Tadase era sparito. Si avvicinò con cautela alla porta. Si affacciò ad essa, ma non trovò nessuno se non un biglietto poggiato sull'erba. Sempre lentamente e guardandosi intorno lo raccolse.


Buonasera piccola, romantico il ragazzino,

spero non ti dispiacerà se l'ho invitato a cena,

a presto…

I


Presa dalla rabbia improvvisa stracciò in mille pezzettini il biglietto. Quel maledetto! Ma non si sazia mai? Aspetta un momento… romantico il ragazzino? Che voleva dire.

- Oh mio Dio! - esclamò portandole mani al volto. - Non mi dirai che ha visto quella scena pietosa avvenuta nella mia camera? Questo è peggio di perdere il lavoro…

Sbuffò per poi rientrare in casa e provare a prendere in braccio il sacco. Non riusciva neanche a spostarlo di mezzo millimetro.

- Uff… - si lamentò. - la prossima volta dirò a quel vampiro di mangiarsene una più magra.

Raccolse tutte le sue forse e alla fine riuscì a coricarselo in spalla. Uscì traballando e incerta si diresse verso il pozzo. Fortuna che era vicino, altrimenti non avrebbe retto.

Riuscì a gettarcelo senza perdere tempo e dopo aver fatto questo enorme sforzo si lasciò andare a terra per riposare le sue povere braccia.

- Cavolo però! - esclamò mentre cercava di riprendere la sensibilità delle dita. - Questa situazione si fa sempre più brutta. Ma perché non posso avere una vita normale? E per di più adesso c'è anche il problema di questo affascinante e seducente vampiro che non fa altro che pedinarmi. Ora ha rapito anche Tadase, sicuramente lo ucciderà e il suo cadavere domani verrà ritrovato da qualche parte di questo posto schifoso. Che noia mortale…

Che avrebbe fatto adesso? Sarebbe dovuta andare a salvarlo o era meglio abbandonarlo al suo destino. Un'eroina magari sarebbe andata ad aiutarlo. Lei no. Non ne aveva nessun motivo e di certo non avrebbe rischiato di nuovo la vita per un bamboccio come quello lì. E poi non sarebbe stata di certo lei a far ragionare Ikuto. Si sa che i vampiri affamati è difficile distoglierli dal proprio interesse e lei non ci teneva neanche a provarci. Lo sapeva troppo bene come erano intrattabili, quella sera era riuscita a fuggire per miracolo dalla sua sete di sangue.

Si alzò dall'erba e tornò in casa. Sia i domestici che il padrone erano andati in chiesa per il funerale di Mary, lei aveva preferito restare a casa. Non se n'era mai pentita tanto.


Un ragazzino biondo sonnecchiava legato ad una sedia. Era ormai da un paio d'ore che aveva perso conoscenza e non reagiva più a niente.

Ora però Ikuto era davvero stanco di aspettare. Prese un secchio d'acqua e glielo tirò addosso facendolo sobbalzare.

- Aaah! Dove, cosa, quando perché? - disse una raffica di parole distinte che non si collegavano fra loro per poi guardarsi intorno. - Dove diavolo sono finito?

Provò a muoversi, ma con suo grande stupore si scoprì legato ad una poltrona stranissima, rossa e nera con delle decorazioni particolari.

- Ben alzato signorino Hotori… - da un angolo in penombra della stanza comparve un ragazzo. Molto alto, dai capelli blu notte e gli occhi bianchi e freddi, inquietanti. Tadase rimase a bocca a pretta dallo stupore e dalla paura. Che cosa voleva quell'individuo da lui, non si ricordava neanche di averlo mai visto. - Qualcosa non va?

Il biondo si riscosse, la voce derisoria del ragazzo lo irritava, ma doveva rimanere calmo e tutto sarebbe andato bene. Nessuno poteva fargli del male.

- Affatto… - rispose sicuro di se. - Stavo giusto pensando a che cosa ti succederà quando verrà a salvarmi mio padre.

Ikuto scoppiò in una fragorosa risata.

- Sei proprio un nobile, tutti uguali… - iniziò a dire il ragazza mettendo le braccia incrociate dietro la schiena e iniziando a girare intorno alla futura vittima. - Vi credete sempre troppo importanti per morire…

- M-morire?

- Ci dev'essere sempre qualcuno a salvarvi… - disse ancora il vampiro. - Non è così signorino Tadase?

Tadase non seppe come rispondere, chiuse la bocca e deglutì.

- Voi potete avere chiunque, non è vero? - questa domanda però era diversa dalle altre, mirava ad un bersaglio preciso, che però Tadase non era riuscito a centrare.

- Non capisco… - rispose il biondo.

- Oh… te lo faccio capire io… - gli disse per poi tirare fuori da un portaombrelli una specie di spadino in argento con un serpente nero che decorava il tutto, attorcigliato intorno al manico. Tadase si irrigidì alla vista di quello che sembrava proprio essere un'arma. - Tu conosci una ragazza?

- Ma che razza di domanda è, io ho conosciuto milioni di ragazze… - gli rispose vantandosi.

Il ragazzo poggiò appena la lama sul collo del ragazzo.

- Oh non lo metto in dubbio… - disse sorridendo ironico. - ma ce n'è una in particolare, vero? C'è sempre la ragazza che vale più di tutte le altre messe insieme.

Negli occhi di Tadase passò un ombra. Si fece improvvisamente serio e triste.

- Vedi che c'è? - riprese Ikuto. - Ma questa ragazza non ci contraccambia, non è vero signorino Hotori?

- Basta! - gridò il biondo tentando di trattenere le lacrime che gli scendevano sulle guance a tradimento. - Tu non sai niente, non conosci la ragazza che amo, non conosci me e non sai nemmeno se lei mi ricambia oppure no!

Disse questo tutto d'un fiato, gridando come un pazzo, tanto che alla fine aveva il fittone. Il suo petto si muoveva velocemente a tempi regolari.

- Invece lo so… - rispose calmò il vampiro fissando negli occhi la sua vittima. - Lo so chi sei tu, so chi è la ragazza di cui ti sei innamorato… -l'ultima parola la marco con ironica premura. - Ti ho anche visto mentre le confessavi i tuoi sentimenti. Devo dire che mi è piaciuta la reazione della ragazzina, ti ha fatto rimanere davvero male, ah?

Tadase abbassò lo sguardo. La conversazione stava diventando insostenibile.

- Beh… - provò a dire il biondino. - ora che mi hai detto tutto questo che cosa hai intenzione di farmi?

Il vampiro ridacchiò maligno.

- So che la mamma dice che non si gioca con il cibo… - iniziò il ragazzo. - ma io ho giocato con lei quindi ora non ha più importanza se si può fare o no.

Tadase rabbrividì.

- Che cosa… - tentò di dire. - Che cosa vuoi fare con me?

- Oh tranquillo non mi attrai se è quello di cui hai paura… - gli rispose ironico Ikuto. - Non in quel senso almeno. Come ostaggio sei più che affascinante.

Scoppiò a ridere in una risata malvagia, sotto lo sguardo inquieto del ragazzino.

- Andiamo Tadase, non mi dirai che hai paura? - lo schernì il ragazzo. Tolse il coltello da sotto il suo collo. Gli prese la mano sinistra e gli disse:

- Bene mio piccolo principe… Facciamo un gioco, ti va?

Tadase deglutì e tentò di scuotere la testa, ma il vampiro non lo ascoltò.

- Io ti farò ogni tanto una domanda, tu mi dovrai rispondere sinceramente, so quando le persone mi mentono, lo avverto… - gli disse. - E poi non ti conviene farlo, perché ad ogni risposta che non mi piacerà perderai una delle tue preziose dita.

Gli sorrise sadico. Il biondo lo guardo terrorizzato, ma riuscì lo stesso ad annuire.

- Hai paura di me? - gli chiese fissandolo negli occhi.

Okay, essere sincero si, ma perdere la dignità in questo modo no. Il grande Tadase pensò bene di rispondergli:

- No.

Ikuto sorrise.

- Risposta sbagliata biondino… - gli rispose. Poggiò il pugnale sul dito indice e lentamente glielo segò staccandoglielo dalla mano. Tadase urlò come non aveva mai fatto il vita sua. Il dolore era insostenibile e non poteva neanche guardare l'atroce ferita che aveva, poiché aveva la fobia del sangue. - Ora mi credi che faccio sul serio?

Gli chiese mostrandogli il dito appena mutilato. Lo gettò lontano da loro quasi con disgusto.

Era stato davvero uno stupido a mentirgli già dalla prima domanda. Tutta colpa dell'orgoglio.

- S-si… - rispose il biondino. - ora ti credo…

Il ragazzo prese in mano un altro dito e si preparò a parlare.

- Altra domanda… vorresti sopravvivere a questa situazione?

- Certo che si! - esclamò il ragazzino facendo uscire di nuovo le lacrime.

Ikuto strinse il dito medio e con un gesto seccò lo spinse all'indietro, verso le spalle. Altro grido di dolore da parte del ragazzo.

- P-perché lo hai fatto? Era la verità… - gli chiese il biondino.

- Non ho mai detto che agli altri diti non avrei fatto niente se mi avessi dato la risposta corretta… - gli spiegò dando vita ad un'altra sadica risata.

Tadase non riusciva a smettere di tremare. Quel vampiro lo terrorizzava e non riusciva a non avere paura di lui.

- Ultima domanda… - gli disse. - La ami?

- Chi? - domandò Tadase sperando di aver capito male.

Ikuto per risposta gli tagliò l'anulare con il pugnale. Le urla rimbombavano per tutta la stanza. Il dolore che stava provando in quel momento era inconcepibile.

- Non giocare con me piccolo principe… - lo prese in giro il ragazzo. Poi si fece di nuovo serio e si avvicinò al volto del ragazzino. - Hai fatto un grosso sbaglio sta sera a rivelarle i tuoi sentimenti…

- Per… - stava per chiedere, ma Ikuto con un gesto veloce del braccio che reggeva il pugnale gli tagliò la gola, sporcandosi con qualche schizzo del suo sangue.

Stranamente non ne provò neanche una goccia. Ripulì la lama del coltello e lo posò sopra la scrivania.

Slegò il corpo del ragazzo e lo portò di peso fuori dalla sua casa. Lo infilò in un sacco e lo portò di peso in un fosso vicino, dove lo gettò all'istante, senza ripensamenti. Era una fossa comunque, lo avrebbero ritrovato presto. Non vedeva l'ora di vedere la faccia di Amu. Per la prima volta non aveva ucciso per cibo, il sangue di quel ragazzino non lo avrebbe mai leccato. Perché il suo era stato un gesto impulsivo, causato da un specie di gelosia che gli aveva formato un groppo alla gola, quando aveva visto che Tadase si era dichiarato. La sua gelosia però si era tramutata in istinto omicida che lo aveva portato fino a quel punto.

Rientrò nella sua casa. Si diresse verso il bagno e si spogliò di tutti i vestiti. Si fece un bel bagno gelido. Si ripulì del sangue che lo aveva sporcato sfregando con foga la spugna sul suo corpo freddo e bianco.

Quando uscì si cinse un asciugamano intorno alla vita e gettò via i vestiti usati prima. Infilò una camicia rosso sangue, con dei pantaloni di pelle sotto e delle scarpe comode e tipiche di quell'epoca. Così cambiato sorrise, prima di tramutarsi in gatto e sparire nella notte diretto in un posto ben preciso.


Una ragazza se ne stava distesa sul letto della sua stanza. Ikuto aveva intenzione di uccidere Tadase, che cosa diavolo sarebbe accaduto quando il padrone avrebbe ritrovato il corpo del suo amato figlio? Un grande disastro, ecco cosa… rispose a se stessa la ragazza.

Da fuori la finestra un ragazzo la guardava. non poteva accorgersi di lui, era distesa e non poteva vedere la finestra, visto che ce l'aveva davanti. Quella ragazza era diventata proprio un'ossessione per lui. Avvertiva in lei qualcosa di diverso, di più oscuro, come se il suo animo non fosse candido come tutti gli umani, ma avesse qualcosa di demoniaco dentro. E questo lo attraeva e lo eccitava al tempo stesso. Tutto il suo interesse dopo tutto era mirato in due punti precisi. Uno il suo dolce sangue, il solo pensarci gli veniva fame. E l'altro era l'oscurità che si portava dietro e che lo attirava come una calamita. Dopo tutto era un vampiro e come tale non avrebbe mai provato l'amore, solo ossessione, solo attrazione. Niente di più. Ma anche queste facevano la sua parte e mettevano in moto l'istinto che c'era nel vampiro.

La ragazza si era appena messa seduta sul letto quando un gattino nero le balzò in grembo. Lo riconobbe subito, ma non fece in tempo a toglierselo di dosso che il piccolo gatto si trasformò.

La rosa si ritrovò sdraiata sotto Ikuto che le stava sopra a cavalcioni. La teneva per i polsi, divertito, ferma sotto di lui, dove le era impossibile muoversi.

- Ma che cavolo! - esclamò tentando di ribellarsi, anche se il suo unico risultato fu scalciare paurosamente senza riuscire mai a colpire il ragazzo. Ikuto rise di gusto nel vederla così indifesa. -Allora, com'andata la cena?

Gli chiese poi. Il ragazzo la guardò un attimo perplesso, poi sorrise sadico.

- Benissimo… - le rispose, poi le si avvicinò fino a sfiorarle il volto. - Ma ci mancava il dessert…

Amu volse la testa di lato per non rischiare di arrossire in sua presenza, sarebbe stato un colpo fatale. A quel gesto i capelli le si spostarono leggermente mettendo in mostra una parte del corpo molto tentatrice per il vampiro.

Il ragazzo ridacchiò per poi posare le sue labbra gelide sul collo della ragazza lasciando piccoli baci su di esso e cominciare ad aspirarne il dolce e delicato profumo della pelle.

La ragazza agitò un poco la testa infastidita.

- L-lasciami stare… - tentò di dire, ma la sua voce era come rotta e roca. Lui non le diede retta, in un certo senso era come se sapesse che lei non voleva, lo avvertiva. La reazione della ragazza era solo pe non fargli capire che aveva ottenuto quello che voleva, lei. Prese i polsi in una sola mano e le volse il viso nella sua direzione.

- Oh andiamo… - le disse. - Perché non ammetti che ti è piaciuto?

- C-che cosa? - domandò stupita la ragazza.

- Hai capito bene, si può sentire lontano un miglio quanto tu emozioni sempre ai miei gesti. - le disse con voce sensuale e provocatoria. - Mi è bastato sfiorarti le labbra per farti andare nel pallone, non è vero?

Le chiese con sguardo d'intesa. La ragazza capì subito che si era accorto che lei era sveglia. Bastardo, lo ha fatto a posta… pensò.

- Affatto… - gli rispose.

- Ma davvero? - le chiese il ragazzo. Alzò un dito e lo andò a posare sul naso della ragazza. Dopo qualche minuto iniziò a scendere fino ad arrivare all'altezza del petto della rosa, che cominciava già a sudare freddo.

Da solo un dito aprì tutta la mano e gliela posò all'altezza del cuore.

- Il cuore ti batte all'impazzata… - le disse.

- Tutti i vivi hanno il cuore che batte. - provò a ribattere Amu.

- Non va mai così veloce… - le rispose. - Sono stato umano anch'io, sai? Quando il cuore accelera vuol dire che l'emozione sta crescendo… perché non lo ammetti Amu?

- P-perché non è vero… - disse la ragazza, ma lei stessa era incerta di quello che stava dicendo.

- Non ho mai conosciuto una ragazza così ostinata a mentire, Tadase ha imparato proprio oggi ad essere sincero… - le disse allora il ragazzo sogghignando.

- Che intendi dire? - chiese Amu.

Ikuto la guardò un attimo negli occhi, sorrise sadico, poi la lasciò andare e si sedette sul bordo della finestra.

- Lo vedrai da te… - rispose per poi dileguarsi lasciandola sola.

Amu rimase per un po' immobile, senza riuscire a muovere un muscolo. Ma che cavolo le prendeva? Era come se ogni volta che lo vedesse dimenticava che la voleva uccidere. Anche perché…

Era solo un assaggio, per ora…

Non credo possa competere con quello che ho davanti…

Ma ci mancava il dessert…

Perché le diceva tutte queste cose e poi non le faceva nulla? Questa era proprio bella… Scosse la testa per scacciare il pensiero e si alzò in piedi, non sarebbe riuscita comunque a dormire, quindi tanto valeva aspettare.

Trascorse tutta la notte in bianco, con la sola compagnia dei suoi pensieri.

Verso le sei poi scese di sotto, dove trovò Eiji già sveglio, con il volto bianco e un'espressione di terrore dipinta sul volto. Amu lo guardò a lungo prima di chiedergli che cos'era accaduto. In un certo senso era come se lo avvertiva che…

- Hanno trovato il corpo del signorino Tadase morto, in un fossato. - appunto, proprio questo. Eiji le aveva detto tutto con voce tremante, mentre lei in risposta aveva solo annuito, sbuffato e detto:

- Bisognerà dirlo al padrone.

Eiji si stupiva sempre di più per la calma con la quale la ragazza diceva delle cose orribili. Non era una cosa facile da fare.

- Non vorrai mica che glielo dica io? - le chiese il moro. Odiava queste situazioni, non le sopportava proprio.

- Perché no? Tu sicuramente saprai che cosa dirgli e nel modo giusto… - gli rispose la ragazza. - Io mi limiterei a bussare alla sua camera, entrare e dire 'vostro figlio è morto.' Non sono la persona più adatta a dare queste notizie.

Magari Amu aveva anche ragione, ma lui non sarebbe riuscito a dire niente senza balbettare e agitarsi. Era troppo ansioso e da quando aveva visto il cadavere di Mary lo era diventato ancora di più. Sotto gli occhi gli si erano disegnate due borse viola, insonnia. Terrore che potesse essere preso anche lui. Questo lo portava a guardarsi sempre intorno e a non riuscire a prendere sonno.

- Coraggio… - la voce di Amu lo distolse dai suoi pensieri. - Andiamo a vedere questo cadavere…

Disse sbuffando nuovamente.

- Io non vengo. - annunciò Eiji.

Amu fece spallucce.

- Fai come ti pare, ma io ci devo andare… - disse e stava per uscire quando il moro la trattenne.

- Devi? - chiese sospettoso.

- Certo, mi devo assicurare che non si siano sbagliati. - rispose evasiva, poi lo guardò dritto negli occhi con sguardo glaciale. - Lasciami subito il braccio.

Il ragazzo tolse la sua mano all'istante, permettendo alla rosa di uscire e dirigersi verso il fossato.

  
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