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Autore: SimplyMe514    02/10/2011    4 recensioni
E se... il nostro mondo, in cui Harry Potter è finzione, fosse solo uno dei tanti? E se... ciascuna fanfiction fosse un universo parallelo? E se... i nostri eroi potessero visitarli? Scoprite cosa succede quando il Trio, più due accompagnatori d'eccezione, si tuffa nel mondo di una Dramione!
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 Un altro salto ed eccoli all'altro capo del castello, probabilmente ad assistere alla reazione di lei, visto che la stanza aveva tutta l'aria di essere il dormitorio femminile di Grifondoro.

«No, mi rifiuto di crederlo. Ci siamo sempre odiati!» risuonò la voce dell'altra Hermione da dietro i tendaggi tirati di uno dei letti.

«E con questo? Non ci farà certo male un po' più di unità tra le Case» ribatté un'altra voce carica di allusioni non troppo velate.

Mentre Draco fingeva di vomitare, Hermione e Ron sbottarono in coro: «Ginny?»

«Da quando in qua ragiona così?» sibilò il suo iperprotettivo fratellone a denti stretti.

«E da quando in qua dorme nella mia stessa stanza, visto che siamo in anni diversi?»

«Certo, come se uno stemma fosse il problema. Non è amore, ti dico!» insistette la pseudo-Hermione.

«Se non fosse che in questo universo lo è, farei un applauso all'altra me. Sembra quasi che abbia messo la testa a posto».

«Ragiona, 'Mione... se sei così convinta che non sia amore, dimmi che altro è» la sfidò Ginny. Diverse paia di sopracciglia schizzarono a un'altezza preoccupante.

«“'Mione”?» ripeté colei che aveva appena magicamente perso la prima sillaba del suo nome.

«Ne deduco che Potter e Weasley non ti chiamino così, di solito».

«A meno che non decidano di farlo da adesso... tra parentesi, ragazzi, non fatelo».

«Io devo averlo già fatto» ammise Ron. «Una volta sola, e avevo la bocca piena, fate un po' voi...»

«Be'... ecco... non mi stupirei se avesse giocato sporco per umiliarmi» ragionò “'Mione” (perlomeno ora i ragazzi avrebbero potuto riferirsi all'una con il diminutivo e all'altra con il nome completo per non fare confusione, che comodità!).

«Preferisci pensare che ti abbia rifilato una pozione piuttosto che ammetterlo?»

«Non c'è niente da ammettere. E poi all'unità tra le Case ci pensi già abbastanza da sola, o sbaglio?»

Harry e Ron drizzarono le orecchie, i visi straordinariamente simili ai musi di due segugi che annusavano l'aria in cerca di prede.

«È solo un'ulteriore dimostrazione che ho ragione io, 'Mione... voglio dire, chi l'avrebbe mai pensato? Eppure, guardaci».

«Di chi sta parlando? Michael Corner?» Le orecchie di Ron avevano assunto all'incirca la stessa tonalità scarlatta di una Ricordella. «In effetti non mi convince, ma il fatto che sia di Corvonero è l'ultima ragione per farne un dramma!»

«Veramente si riferisce a Zabini» spiegò Luna, e nemmeno lei – con la sua immancabile testa tra le nuvole – poté ignorare bellamente la reazione del rosso. «Okay, adesso fa' un respiro profondo... sembri un Ricciocorno Schiattoso arrabbiato, ti manca solo il fumo dal naso. Succede solo in questo universo, ricordi?»

«A quanto pare l'autrice pensa che stravolgere le vite sentimentali di tutti sia un vero spasso» commentò Harry. «Qualcuno ha capito perché?»

«Ti sei risposto da solo: è la sua idea di divertimento» rispose la bionda con un'alzata di spalle che stava a significare che passare l'estate con papà a cercare creature che forse esistevano o forse no era molto più piacevole.

«Infatti non ho ancora capito perché stiate insieme».

«Ma sei cieca, 'Mione? Mezza Hogwarts lo vuole, e l'altra metà sbava dietro al tuo Malfoy, quindi spicciati».

«Io non mi spiccio a fare un bel niente!» Ma la voce pericolosamente acuta la smentì all'istante.

«Vedrai, vedrai... scommettiamo? Io dico che cederai prima della fine dell'anno».

«Neanche morta».

«Ehm... tu che sai cosa sta capitando...» Non avevano mai visto Draco così esitante. «Perché da come l'ha detto la Weasley sembra che siano inclusi anche i maschi?»

«Ooooh, ci saranno migliaia di universi così! Tu e Harry siete gettonatissimi insieme!»

«Che cosa?» esplosero i due in coro. Si guardarono, ma non ci fu nessun capolavoro di gioielleria che prevedesse la fusione di argento e smeraldi, solo due identiche espressioni del più puro disgusto.

«Dimmi che non è vero» supplicò il biondo.

«Non è vero» obbedì prontamente Luna con un sorriso.

«Stai mentendo di nuovo, non è così?» sospirò sconfitto Harry.

«Eh, già». E Draco, che si era già platealmente asciugato un sudore inesistente (o forse no) dalla fronte, parve sgonfiarsi fisicamente per la delusione.

Proprio allora, un altro inspiegabile salto li scaricò non troppo gentilmente in una stanza che nemmeno Harry e Ron in incognito avevano mai visto.

«Ah, è la nostra stanza. Sarà una cosa del tipo: “Intanto, nel dormitorio di Serpeverde...”».

«Mi detesta fin dal primo giorno, Blaise» sospirò l'altro Draco, la voce parzialmente coperta dal russare corale di altri due che con ogni probabilità erano Tiger e Goyle.

«Fin lì ha ragione» confermò acida Hermione.

«Quelli che russano come draghi sono i tuoi scagnozzi, Malfoy?» s'informò Ron. Il grugnito di risposta fu interpretabile come un “sì”.

«Su una cosa ha azzeccato» replicò. «Non si riesce a dormire lì dentro».

«Allora forse è la mancanza di sonno che ti rende così...»

«Ti conviene non finire quella frase, Weasley».

«E allora?» replicò Zabini, la voce densa di doppi e tripli sensi a cui i nostri eroi avrebbero davvero preferito non pensare.

«Come sarebbe a dire?»

«Rende solo le cose più interessanti, Dray».

Al vero Draco andò di traverso la saliva e Luna fu la sola a muoversi a compassione e dargli qualche pacca sulla schiena. «Come... cosa... com'è che mi ha chiamato?»

«Non ti piace?» lo stuzzicò Harry.

«Secondo te?»

«Facciamo così», continuò Blaise, malizioso, «se non avrai ancora concluso niente entro la fine dell'anno, dovrai... dovrai...»

Ma non ebbe il tempo d'inventare una penitenza abbastanza creativa. «Andata. Sarà ai miei piedi prima che tu riesca a dire “Salazar”».

«Sarebbe?» chiese Ron, un sopracciglio sollevato.

«Ehm... il suo modo di far vedere quanto ci tengo al mio orgoglio di Serpeverde?» ipotizzò Draco. «Farebbe meglio a trovarsene un altro in fretta, perché non parliamo così... non tanto».

Altro salto.

«Basta, accidenti! Mi gira la testa!» protestò Hermione.

«Be', è il giorno successivo e siamo a colazione, se non entriamo in scena stavolta non so proprio quando» commentò speranzoso Harry, guardandosi in giro; ma i due inseparabili, sebbene fossero insieme anche in questo universo, indivisibili come busta e francobollo, sale e pepe, acqua e sapone, incudine e martello (e probabilmente l'intesa era così perfetta che entrambi, nello stesso istante, pensarono con un brivido a quanto potessero essere, per dirla con Luna, “gettonati” certi universi... ma era meglio rimandare a dopo), erano destinati a una cocente delusione: esteticamente i loro alter ego andavano bene, ma l'altro Harry sembrava essere lì solo perché l'autrice aveva finalmente sentito l'obbligo di menzionarlo e aveva tutta l'aria di chi non ha idea di cosa stia accadendo, le interazioni col mondo esterno ridotte a meno di zero, come una comparsa a cui un regista inesperto non sapesse cosa far fare. Quanto a Ron, stava attaccando senza pietà il suo bacon a un ritmo tale da rischiare di soffocare.

«Sembra che l'altro me non mangi da un mese» osservò quello vero. «Okay, sono una buona forchetta, ma ditemi che non faccio così tutto il tempo!»

«Ehm...», tentennò Hermione, «non così tanto, ecco».

Poi accadde qualcosa che distrasse dalla colazione anche questa sua versione eccezionalmente vorace: il professor Silente fece tintinnare la forchetta contro il proprio calice e si alzò, calamitando l'attenzione di tutti, protagonisti e spettatori.

«Perdonate l'interruzione, ho un annuncio da farvi» esordì. «Quest'anno, per entrare nello spirito festivo e promuovere la concordia tra le quattro Case, la vigilia di Natale si terrà un ballo in maschera!»

La Sala divenne immediatamente un caos di sussurri e mezze frasi, in mezzo al quale i nostri eroi colsero la voce tremula di 'Mione: «Gin... cosa mi metto?»

«Oh, 'Mione, rilassati, sarai sicuramente perfetta!»

«Tu dici?»

«Sarai uno schianto. Sarà la notte più bella delle nostre vite!»

«Oh. Mio. Dio» sbottò la vera Hermione, scandendo per benino le parole. «Con questo mi dissocio ufficialmente da quella lì una volta per tutte. Le ragazze che vanno in panico per i vestiti sono irritanti. Spero solo che non ci sia una scena in cui se ne provano a milioni, perché i miei poveri nervi potrebbero cedere».

«Sorvoliamo per un secondo sul fatto che abbia chiamato mia sorella come una bevanda alcolica...» borbottò Ron.

«Frena un attimo... la vigilia di Natale? E perché un ballo in maschera, poi? Che c'entra?» chiese Harry a nome di tutti, guardando verso il soffitto della Sala e constatando con stupore che nevicava. Forse era ancora lievemente traumatizzato dall'esperienza avuta al quarto anno, e non associava la parola “ballo” a ricordi piacevoli.

«Credo che questa ragazza si sia chissà come convinta che a Hogwarts si facciano queste cose in continuazione, e siccome aveva bisogno di una ricorrenza, abbia semplicemente deciso che non manchi molto alle vacanze di Natale».

«Ma... ma... il Ballo del Ceppo è stata un'eccezione!» obiettò Hermione. «E poi, dirlo con così poco preavviso... e se qualcuno interessato ad andare al ballo avesse già programmato di tornare a casa per le vacanze? Non si possono mica stravolgere i piani di mezza scuola! Per non dire poi che o si segnala nella lettera d'inizio anno che bisogna comprare un costume, e allora non è più una sorpresa come la scrittrice vuole far credere, o travestirsi è decisamente complicato, e allora il ballo in maschera salta».

«In questa Hogwarts capita» concluse Luna, come se ciò spiegasse tutto.

La scena che Hermione temeva avvenne, naturalmente. Per il bene di quel che resta della sanità mentale del lettore, diremo soltanto che ad ogni nuovo tentativo di trovare I Vestiti Perfetti i centimetri di stoffa diminuivano, diminuivano inesorabilmente, in modo inversamente proporzionale a quello dei tacchi, che invece crescevano fino a sembrare degli autentici trampoli.

«Sai ballare su quei cosi, Hermione?» chiese Ron (dopo aver trascorso cinque minuti buoni a dar fondo a tutte le sue migliori tecniche di rilassamento zen all'idea che sua sorella si mostrasse in pubblico con così tanta pelle scoperta).

«Su qualcosa di un po' più gestibile so camminare, grazie tante. Su quelli, credo proprio di no».

 

E poi, finalmente, eccole. 'Mione fece il suo ingresso trionfale in una Sala Grande temporaneamente riconvertita in sala da ballo con indosso una cascata argentata che aveva l'aria di essere costata una fortuna, perlomeno in rapporto alla (scarsa) quantità di tessuto in cui consisteva, ancheggiando senza alcun ritegno in cima a due aggeggi lunghissimi e ultrasottili che, se avesse assestato un bel calcio a qualcuno, sarebbero stati letali. I famigerati – e come Hermione si premurò di sottolineare nuovamente, inesistenti – boccoli erano ancora riconoscibili anche nell'impalcatura in cui li aveva costretti, ma il resto del viso era completamente nascosto da una maschera in perfetto stile veneziano che probabilmente, ragionarono i nostri eroi, aveva fatto comparire dal nulla con un incantesimo tremendamente avanzato... anche se, ripensandoci, correre in biblioteca a ripassare i dettagli dell'esecuzione di una magia di alto livello era più un'azione da Hermione, quella col nome completo, che da 'Mione, a cui qualcuno sembrava aver rubato una buona metà del cervello e trapiantato una nuova personalità. Ginny, che oltre al semplice “Gin” nel frattempo si era guadagnata gli improbabili nomignoli di “Gin-Gin” e “Ginnina” (dopo il quale Ron aveva buttato alle ortiche i suoi respiri profondi e le pose da meditazione ed era esploso: «Per piacere, basta! Ginny è già un'abbreviazione!»), la seguiva a ruota sfoggiando un abitino ridicolmente corto che doveva ricordare i colori del fuoco, abbinato ad una maschera, anch'essa più che accettabile per il Carnevale di Venezia, la cui forma ricordava vagamente un becco. Lo scopo sarebbe stato di travestirsi da fenice, ma il risultato era più vicino a una parola che il povero Ron, ormai sul punto di svenire, non avrebbe mai e poi mai ripetuto davanti a sua madre. Per dare un indizio a eventuali lettori confusi, diremo che la signora Weasley, tanto per restare in tema con tutto quel rosso che faceva a pugni con i suoi capelli, avrebbe usato il termine “donna scarlatta”.

«Oh, ecco Blaise!» squittì. «Mi ha detto come si sarebbe travestito, così ci saremmo trovati subito...» E si gettò tra le braccia muscolose di qualcuno che sulla maschera aveva delle squame. Se Zabini aveva in mente un serpente, aveva fallito miseramente.

E mentre la band – le Sorelle Stravagarie, di nuovo; essendo un gruppo molto famoso, il budget della scuola doveva averne sofferto non poco. Luna sospettava che fosse l'unico complesso musicale magico di cui l'autrice fosse a conoscenza – attaccava una ballata tutta zucchero e miele, qualcuno sorprese 'Mione alle spalle con un «Ti va di ballare?» grondante sensualità.

Indossava un lungo mantello nero; a renderlo irriconoscibile ma non troppo, una semplice maschera dello stesso colore che non poteva non far pensare a Zorro. In effetti, se si fosse coperto i biondissimi capelli con il tipico cappello che avrebbe completato l'opera, forse sarebbe stato un po' più difficile capire di chi si trattasse; così com'era, era così ovvio che fosse “Dray” che parecchie bocche si spalancarono quando 'Mione chiese, in una prova d'ingenuità che rasentava l'idiozia (anzi, diciamo che vi sconfinava decisamente): «E tu chi saresti, cavaliere misterioso?»

E senza aspettare risposta gli prese la mano e lo trascinò in pista, dove ballarono, ballarono fino a far girare la testa ai nostri poveri spettatori impotenti. E continuarono a danzare quando la ballata finì e fu sostituita da un pezzo di tutt'altro stile la cui coreografia evidentemente prevedeva una serie di strusciamenti che causarono un brivido collettivo nel gruppo; continuarono a muoversi anche quando la maggior parte delle coppie si era già arresa da un po' e dal famoso soffitto calò, meraviglia delle meraviglie, una sfavillante palla da discoteca che sollevò qualche esclamazione da parte di chi non era abituato agli oggetti Babbani; e infine, quando furono i vincitori ufficiali della gara di resistenza che nessuno aveva mai indetto e lo spiazzo rimase deserto eccezion fatta per loro, il “cavaliere misterioso” trasse a sé 'Mione e le sussurrò in tono studiatamente sexy: «Che incantesimo mi hai fatto, bambola? Non ho avuto occhi che per te tutta la sera». E tra strilli indignati e conati di vomito da parte dei nostri eroi, si baciarono.

«Non voglio guardare» piagnucolò Draco. «Io, baciare la Mezz...» Quattro bacchette estratte alla velocità della luce gli fecero morire l'insulto in gola.

«Ti teniamo d'occhio, Malfoy» ringhiò Harry.

«Provaci e rifarò quello che cercai di fare la prima volta. E stavolta la bacchetta è a posto».

«Non credere che per me sia un bel vedere» commentò Hermione, inghiottendo la rabbia e tornando al problema più pressante. «Sto cercando di rimuovere questo ricordo spiacevole».

«Devi proprio dirle, certe cose?» Stranamente, la calma disapprovazione di Luna gli fece più effetto delle minacce. «Abbiamo capito che non vorresti essere qui, ma non per questo devi metterti a insultare».

«Okay, vediamo come va avanti questa tortura» acconsentì di malavoglia. «E per vostra informazione, non sono così melenso, è chiaro?»

 

Note dell'Autrice: grazie un milione a:

Isarma e Nutellomane, che hanno messo questa storia nelle preferite;

Elyssa Flaherty, FlashDelirium, Fry93, Thestral e _Charlie, che l'hanno inserita tra le seguite. Mi scaldate il cuore, ragazzi.

PS: non aspettatevi aggiornamenti lampo come per la parodia precedente. La scuola mi sta mettendo i bastoni fra le ruote, e per di più devo ancora farmi una cultura sulle Dramione, che sono un campo in cui sono un po' più deboluccia rispetto alle Mary Sue.

PPS: lo so che parecchie Dramione di quelle che vengono prese di mira da noi perfide scrittrici di parodie si svolgono in un inesistente settimo anno in cui la morte di Silente viene bellamente ignorata, ma mi premuro di ricordarvi che i nostri eroi vengono da un punto non meglio identificato del sesto in cui lui è ancora vivo e vegeto, per cui la cosa passa sotto silenzio.

PPPS (sono troppi, lo so): il fatto che il Ricciocorno Schiattoso emetta fumo dal naso quand'è arrabbiato è di mia invenzione. Non so, mi pareva che fosse in linea con il tipo di creatura che Luna immagina che sia. Grosso, vaghissimamente minaccioso... quel genere di cose.

  
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