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Autore: Snafu    02/10/2011    1 recensioni
Autori: la Cath feat. B.
Desclaimers: I Guns 'n Roses ed i Mötley Crüe non ci appartengono. Eventuali canzoni citate non ci appartengono (il titolo è dei Nirvana, si sa del non proprio roseo rapporto tra Axl e Kurt). Roxy e Grace sono personaggi nostri, quindi vantiamo su essi tutti i copyright. No infringement of copyright intended.
Note: Eventuali sbalzi temporali. Uso della tecnica del flashback. What if? Crossover.
Ai lettori: Non abbiamo avuto occasione di visitare le sezioni dei Guns 'n Roses o dei Mötley Crüe prima. Speriamo di riuscire a farlo presto e soprattutto che il prodotto della nostra collaborazione rientri nei generi di vostro gradimento.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Spaghetti Incident'
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22 dicembre 1987


Roxy aveva finalmente deciso di affrontare il discorso “droga” con Nikki. Aveva atteso anche la conclusione del tour in Giappone, ma erano tornati a Los Angeles e qualcosa doveva cambiare.
«Nikki, dobbiamo parlare. Sei totalmente dipendente da droghe e alcol. Dobbiamo fare qualcosa.»
«Cazzo Roxy! Ho appena finito il tour! Sono stanco e tu non mi sei d’aiuto...» sembrava già arrabbiato.
«Io non ti sono d’aiuto perché tu non mi vuoi raccontare niente. Parli solo durante le crisi più estreme, poi scrivi sul diario, ma non vuoi guarire!»
«Non voglio?! Che stronza che sei! Come fai a non capire? Non posso! La droga è un problema, sì, lo vedo dalle mie vene, ma non posso fare diversamente per placare quello che provo!»
«Finirai per ammazzarti se continui...»
Roxy era disperata, non sapeva più come fare con lui. C’erano giorni in cui era abbastanza lucido da far tornare alla luce il Nikki simpatico, educato e maniaco del controllo; tutti gli altri c’era Sikki... la sua parte stronza, intrattabile, pronta a tirare una bottiglia di Jack addosso a Mick ed Emi in metropolitana mancandoli per un soffio.*
«Chissà Roxy, magari morissi... almeno smetterei di soffrire e... libererei anche te.»
Con quelle parole uscì di casa sbattendo la porta.

La serata si era fatta piuttosto interessante.
Era l'ultimo giorno prima della fine dell'anno per stare con lei, e non poteva farsi sfuggire quell'occasione. Le stava addosso anche da troppo tempo, non era da lui aspettare così tanto per concludere.
La cena era andata piuttosto bene, se non fosse stato che, arrivati alla seconda portata, Axl si era visto arrivare in testa un guscio di cozza (gli altri erano finiti nello scollo dell'abito di Grace) a causa di un cameriere disattento, e questo aveva, in pratica, fornito il pretesto per scatenare una rissa all'interno del locale.
Dopo aver visto volare vassoi, la psichiatra si era rifugiata in bagno per svuotarsi il decoltè e, tornata fuori, aveva notato che la situazione era peggiorata. Che diamine aveva Axl in mano? Sembrava la gamba di una sedia...
«Axl... Axl, andiamocene, dai...»
Perlomeno era riuscita a trascinarlo via.

Erano trascorse delle ore da quando Nikki era uscito, ormai era passata la mezzanotte quando Roxy iniziò il giro di telefonate. Sembrava che nessuno fosse con lui, nemmeno Tommy... anche se la maggior parte delle persone non si era nemmeno degnata di alzare la cornetta.
Alla fine la donna chiamò Slash. Rispose la sua ragazza inglese, Sally:
«Slash... beh, non può rispondere ora... ha avuto un incontro ravvicinato con l’alcol... Nikki? Sì, è qui... o meglio, dovrebbe essere nella camera di Steven»
Roxy riagganciò e si precipitò all’albergo di Slash. Aveva un atroce presentimento.
Ovviamente non si sbagliava.
Giunta all’hotel vide l’ambulanza e sulla barella un uomo troppo simile a Nikki per non essere lui. Chiamò Grace che ci mise un po’ a rispondere...

Axl la spinse sul letto con un'aria deliberatamente da stronzo e lei lo lasciò fare.
Gattonò fino a portasi sopra di lei, la baciò, nascondendo i loro visi tra i suoi lunghi capelli rossi.
Presi dalla frenesia iniziarono a spogliarsi, poi squillò il telefono.
Il cantante lo ignorò, la donna allungò una mano verso il comodino. Axl ringhiò.
«Non avrai intenzione di rispondere...» suonava come una minaccia
«Questo numero ce l'hanno poche persone: Nikki, Roxy, Tommy, mia madre ed i miei nonni. Se squilla vuol dire che è importante»
«Più importante di me?»
«Axl, non fare il bambino. È questione di un attimo» il rosso, deciso a proseguire, non si curò del fatto che stesse parlando al telefono
«Pronto?» la voce dall'altra parte la spaventò. Era rotta dal pianto, incomprensibile, irrequieta. «Roxy?» insistette
«Grace, vieni all’albergo dove alloggiano i Guns. È successo qualcosa, c’è l’ambulanza… c’è Nikki sulla barella... Io... Io... vieni subito!»

Quando Roxy fu accanto al marito lo guardò. Le tornarono in mente in un flash tutti i momenti belli trascorsi insieme, certo nell'ultimo periodo non ce n’erano stati molti per colpa della droga, ma c’era sempre quel momento indelebile nella sua mente: il matrimonio, Nikki era pulito, sano, felice e bello. L’uomo che aveva davanti a sé su quel letto non poteva essere più diverso da poco tempo prima, quando rideva felice mentre ballava con lei…
Roxy aveva sempre temuto quel momento e le poche volte che lo aveva tristemente immaginato, aveva visto il viso di Nikki felice e sereno, dato che spesso aveva desiderato di morire, ma nella realtà non era così… era terribile vederlo immobile, bianco in volto, le vene distrutte e soprattutto non respirante. I paramedici stavano facendo di tutto per rianimarlo, gli iniettarono anche l’adrenalina dritta nel cuore, che non sembrava voler ripartire.
Dopo diversi minuti di tentativi, i paramedici stavano per dichiararne la morte, ma Roxy li supplicò di provare un’altra volta. Fece la differenza: Nikki ancora incosciente riprese a respirare e lo portarono via.

«Dove diamine stai andando?» domandò Axl allibito, quando la donna lo fece spostare per alzarsi. Il tono era piuttosto arrabbiato.
«Al tuo albergo» rispose lei, afferrando il cappotto
«...e se volevi andare lì non potevamo andarci subito?» sbuffò
«Pare che mio fratello sia lì e anche se Roxy è stata piuttosto criptica, temo abbia avuto un'altra overdose»
«È morto?» chiese il cantante, corrugando la fronte e tirandosi indietro i capelli. Non si era neanche reso conto di quanto era stato diretto. Grace, che aveva cercato fino a quel momento di non pensare a quell'eventualità, che poi era quasi una certezza, accusò il colpo.
«Io... non lo so» gli occhi le si inumidirono e solo allora Axl capì «Devo andare, scusa»
«Vengo con te»

Quando Nikki si svegliò, Roxy lo stava guardando, avendo controllato per tutta la notte che respirasse.
«Ehi, dolcezza… sono in ospedale?»
«Eri morto. Sei morto per un po’, ma poi sei tornato. Overdose.»
Le lacrime sgorgavano dagli occhi di Roxy che stringeva la mano del marito.
«Ho avuto paura. Avevamo litigato e tu...» le parole le morirono in bocca. Nikki le strinse la mano e sorrise:
«Roxy, va tutto bene… voglio tornare a casa. Non dirmi di no, perché tanto un modo per arrivarci lo trovo uguale, lo sai bene…»
Da quella via, si sentì un gran trambusto nel corridoio, dove si era radunata tutta la schiera degli scagnozzi di Nikki.
«Slash... non... fammi passare!»
«No! Non... non entrare davvero...»
«Slash, falla passare...» la voce di Axl, più sottile e decisamente meno disperata, aveva strisciato in tutto il corridoio come un sibilo inquietante.
La sagoma mora, chiusa dentro il cappotto, con i capelli scompigliati, il trucco colato, gli occhi arrossati per il pianto, spalancò la porta della piccola stanza. Dopo quella visione, il cuore di Nikki poteva anche non sopravvivere.
«Tu!» gridò, puntandolo. Stavolta l'avrebbe ucciso, a costo di spaccare il vaso di fiori che aveva sul comodino, prenderne una scheggia e squartarglici la gola. Arrivata al capezzale, invece, l'unica cosa che seppe fare fu gettarsi sul letto e ricominciare a piangere. «Sei un fottuto incosciente, ti odio, ti odio da morire...»
Roxy, temendo che il marito non sarebbe riuscito a sopportare un'altra mattata, cercò di cambiare argomento: il nuovo si presentò per lei su un piatto d'argento, una volta che vide Axl passeggiare avanti e indietro come un mastino davanti alla porta.
«Ma... eri con Axl? Ad averlo saputo non ti avrei disturbata, scusami...» impersonò un'aria davvero dispiaciuta
«Che c'entra...» borbottò l'altra senza neanche guardarla
«Che cos'è quel segno che hai sul collo?» lei e Nikki se la ridevano alle sue spalle, mentre Gracearrossiva come un peperone
«Roxy sta' zitta o ce n'è anche per te!»

Giunti a casa Nikki cambiò il messaggio nella segreteria: “Ehi, sono Nikki. Non sono in casa perché sono morto.”
Mentre Roxy telefonava a Sally per ringraziarla di aver tenuto in vita il marito mentre arrivava l’ambulanza, il bassista si iniettò droga in vena e svenne.
Quando la moglie lo vide si mise a piangere, decise quindi di controllare la respirazione e di tenere il telefono vicino.
Al suo risveglio, era diverso. Realizzò per la prima volta seriamente che qualcosa non andava. Uno che è morto per overdose non dovrebbe tornare a casa e farsi ancora.
Raccontò a Roxy che mentre era morto, vedeva dall’alto tutto ciò che accadeva davanti all’albergo: l’ambulanza, la sua limo, le persone che osservavano e lei, disperata.
Ascoltò i messaggi nella segreteria, erano costellati di offese per la frase che aveva messo.
«In effetti Nikki la frase non era divertente e nemmeno entrare in casa e trovarti così, con la siringa nel braccio e il sangue a giro. Non te l’ho tolta, volevo che tu vedessi.» lo deplorò la donna
«Roxy, te l’ho detto un sacco di volte che avrei smesso, ma ora, cazzo, è diverso. Sono arrivato al capolinea. Devo scegliere se vivere o morire. Se continuo così morirò di certo, ma io credo di aver deciso di voler vivere. Ho scelto la vita. E anche se la frase della segreteria è tutto sommato divertente, credo che la cambierò.»
Si alzò, cambiò la frase, si fece una doccia e tornò a letto, era davvero molto stanco.


25 dicembre 1987


Nikki dormì per quasi 48 ore, quando si svegliò sembrava rinato e molto più deciso a smettere di quanto fosse mai stato.
Era Natale quando comunicò a Roxy:
«Tesoro, mi ci vuole un nuovo diario. Sono felice e non mi ricordavo nemmeno più cosa significava. Non sento più i mostri dentro di me, ma solo fiducia e speranza. Certo, loro torneranno, ma vorrei evitare di farli entrare di nuovo. Il nuovo diario mi serve per la nuova vita, per uscire definitivamente dal buio che mi intrappolava. Chiamiamo Slash e Sally. È Natale, cazzo!!! Non possiamo stare soli. Tu hai anche fatto l’albero. Voglio vivere, aiutami a farlo.»




*la cosa era realmente accaduta in Giappone.
   
 
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