CAPITOLO I
Faceva molto caldo a Privet Drive e per Harry non era stato facile riuscire ad addormentarsi perché la sua camera si trovava in un punto della casa che durante il giorno era sempre in battuta di sole, perciò il caldo si accumulava tra quelle quattro pareti spoglie della seconda stanza di Dudley.
Era immerso in un sonno profondo senza sogni quando
lo sentì: un dolore acuto lo investì attraverso la cicatrice, ma invece di
balzare in piedi come le altre volte in cui era successo, si rese conto che non
riusciva a svegliarsi e il panico lo avvolse.
“Ma che diavolo…perché non riesco a svegliarmi?” pensò agitato.
Poi, improvvisamente sentì la tipica sensazione di cadere nel vuoto, però prolungata per alcuni secondi che gli sembrarono un’eternità. Continuò a sforzarsi di aprire gli occhi, fino a quando ci riuscì, ma non era preparato a ciò che vide.
Si trovava in un luogo tremendamente famigliare: il
cimitero dove alcuni anni prima Voldemort aveva ripreso vita.
Harry sentì il suo cuore battere più forte e il suo
respiro sembrava produrre un rumore troppo forte rispetto al silenzio imperante
del luogo. Si guardò intorno frenetico, poi si girò di scatto verso il luogo da
cui aveva sentito un rumore di passi. Dalle ombre uscì proprio lui: Lord Voldemort
in persona.
Harry sgranò gli occhi e la sua mano scattò
automaticamente verso la sua tasca, ma non trovò la sua bacchetta, tuttavia
nascose la sua paura dietro ad un’espressione decisa.
-Sto sognando, giusto?- disse a Voldemort.
-Ma come, Harry? Non ti hanno insegnato a salutare
prima di fare domande?- rispose il signore oscuro con tono canzonatorio.
-Cosa ci faccio qui?- chiese Harry imperterrito.
-Tsk tsk…tutte queste domande…e nessuna risposta,
vero? Dimmi, Harry…Silente ha mai risposto alle tue domande? Ha mai fatto
qualcosa per…calmare i tuoi dubbi, le tue preoccupazioni?-
-Smettila di giocare, Tom! Arriva al dunque oppure
lasciami andare!- disse Harry irato.
Voldemort sorrise beffardo.
-Rabbia…oh sì, è proprio di lei che avremo bisogno
per quello che voglio farti Harry!-
-Quello che…cos’è che vuoi farmi? A parte uccidermi
intendo!-
-Ucciderti? Oh no, stavo pensando a qualcosa di
diverso perché vedi Harry…dopo stanotte, fra un po’ di tempo, quando nessuno
vorrà più avere niente a che fare con te, quando avrai perso tutto…sarai tu a
venire da me e chiedermi di morire!-
Harry lo guardò spaventato.
-Stai mentendo…sei un illuso!-
-Ah…ma l’illuso sei tu, Harry! Dove eravamo rimasti?
Sì…la rabbia-
-…il tuo piano sarebbe farmi morire di rabbia?-
disse Harry sarcastico.
Voldemort ridacchiò e si avvicinò al giovane con
passi lenti e decisi, mentre Harry arretrava fino a trovarsi con la schiena
contro una tomba.
“Oh no di nuovo!” pensò Harry inorridito.
Voldemort si avvicinò molto, allungò il braccio
sinistro e dopo aver scostato la frangia di Harry, appoggiò la mano alla tomba,
dietro la testa del giovane.
Con voce sommessa parlò a pochi centimetri dal viso
di Harry.
-Non ho bisogno di darti motivi per essere
arrabbiato, ragazzo. Tu lo sei già -
-Ma davvero?- disse Harry per nulla convinto.
-Parlavamo di illusioni, giusto? Quante volte sei
rimasto vittima delle falsità create dal caro preside? Tutta la tua vita prima
di entrare ad Hogwarts…e anche dopo! Tutti quegli anni vissuti con i tuoi zii
che ti hanno trattato come uno scherzo della natura, che ti hanno mentito sulla
tua famiglia…come definivano i tuoi genitori? Degli ubriaconi,
vero?-
Harry
strinse i denti. “non devo lasciare che mi provochi!”
Voldemort si staccò dalla lapide e girò lentamente intorno alla tomba mentre continuava a parlare.
-Ti hanno mentito Harry, e poi ti hanno rinchiuso in
un sottoscala…e una volta giunto ad Hogwarts, Silente, che ti aveva abbandonato
nelle mani dei babbani, invece di cercare di rimediare ti ha raccontato altre
bugie… ancora e ancora!-
Harry non poteva farci niente: quei ricordi
bruciavano come sale sulla pelle viva. Strinse i pugni e cercò di calmarsi, ma
le parole di Voldemort sembravano benzina lanciata su un fuoco che non poteva
fare altro che crescere a dismisura.
-per non parlare di quando i tuoi amici ti
abbandonarono al secondo anno appena scoprirono che parlavi Serpentese…li avevi
delusi!-
-Questo non è vero!- disse Harry quasi ringhiando.
-Invece sì! E poi…Sirius Black…il tuo padrino abbandonato
ad Azkaban, senza possibilità di difendersi, senza prove certe…tredici anni in
cui avrebbe potuto crescerti…e poi imprigionato ancora nella casa della sua
odiata famiglia. Infine è morto e Silente non ha fatto niente per impedirlo. E
adesso sei allo sbaraglio, senza guida…per questo devi ringraziare Piton!-
A sentire quel nome, Harry si sentì quasi esplodere
d’ira.
-Piton! Lo ha tradito…come ha potuto…io…-
Voldemort spalancò gli occhi, guardandolo con
un’espressione che si poteva definire famelica.
-vai avanti Harry…tu cosa?-
-io…lo odio!-
Voldemort, come un serpente che ne aveva abbastanza di osservare la sua preda, sferrò il suo attacco: afferrò d’improvviso il braccio sinistro del ragazzo e con uno strattone verso il basso lo mise in ginocchio. I suoi occhi divennero ancora più rossi e puntando la bacchetta sull’avambraccio di Harry pronunciò:
-Morsmordre!-
Harry dovette chiudere gli occhi e gli sfuggì un
grido di dolore. Non era solo il braccio a fargli male, ma anche la cicatrice
sembrava volesse squarciarsi in due.
Quando riuscì di nuovo ad aprire gli occhi gonfi di
lacrime di dolore, notò inorridito che sul suo avambraccio ora c’era il marchio
nero.
-No, impossibile!- disse con voce tremula.
-Oh, sì invece…l’odio e la rabbia Harry…questi
sentimenti sono necessari affinché il marchio nero possa risiedere sotto la tua
pelle…e nella tua anima!-
-no…non è vero!-
Voldemort si allontanò di qualche passo dal giovane
ancora accasciato a terra.
-D’ora in poi non potrai più sfuggirmi, mi basterà
convocarti per eliminarti definitivamente, ma non stanotte- poi continuò con
tono tranquillo.
-Vedi, se voglio che il mondo magico riconosca la
mia autorità, devo fare le cose in modo…plateale, perciò la tua morte sarà
pubblica e mi assicurerò che nessuno pensi di potermi sfidare di nuovo. E
poi…non vedo l’ora di assistere al tuo crollo quando tutte le persone a te care
ti volteranno le spalle!-
Harry non riusciva a parlare, guardava sconvolto
quel mostro ed era bloccato dall’orrore di quello che gli era appena successo.
-Beh, direi che per stanotte è tutto, sono stufo di
rimanere nella tua testa vuota!-
-Siamo nella mia mente? Ma allora era tutto un
sogno!- Harry rise nervosamente.
-Un sogno?- Voldemort scoppiò a ridere e la sua
risata malvagia rimbombò nel cimitero deserto. Mentre la sua risata andava spegnendosi,
si avvicinò al ragazzo che con fatica si reggeva sulle gambe traballanti.
Harry stavolta non arretrò e quando il palmo della
mano destra di Voldemort si posizionò davanti ai suoi occhi, il ragazzo fu
investito da una luce abbagliante e…si ritrovò in camera sua.
Seppur di nuovo cosciente, non riuscì a formulare
alcun pensiero coerente perché il dolore sordo al suo avambraccio lo investì
per primo.
Guardò il suo braccio sinistro. Su di esso si
stagliava per davvero il Marchio Nero.
Dunque dunque: ecco il primo capitolo! Il prologo
era molto corto e forse per questo non deve aver appassionato in molti, ma
spero che questo capitolo possa aver miglior successo. Oppure la trama non
piace? :S può dardi…non tutte le fanfictions vengono col buco! :P
Aspetto di vedere come va, altrimenti pazienza.
Visto che ormai l’ho scritta tutta, al limite la pubblico tutta insieme così mi
dedico solo alle altre fanfic a cui sto già lavorando, non è la fine del
mondo!^^
Intanto ringrazio chi ha letto fino a qui!