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Autore: Seren_alias Robin_    02/10/2011    10 recensioni
Chiedimelo.
Se ti fa stare così male,allora chiedimi di rimanere.
Per qualche strana coincidenza del destino Ron quasi la sentì,come una telepatia del cuore.
“Come posso chiederti di rimanere con me? Si tratta della tua vita.”
Hermione cercò i suoi occhi,combattendo con l’istinto di piangere. “Ma anche tu sei la mia vita adesso.”
***
La continuazione di "Nuvole Bianche".
Come nella mia prima ff si parla ancora del rapporto tra Ron e Hermione,e i nomi dei capitoli sono le canzoni che mi hanno ispirato.
"Ah la musica,una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!" Non diceva così forse il più grande mago di tutti i tempi?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Ren: Lo so benissimo che è irragionevole.A volte non posso fare a meno di pensare che sarebbe bello se Nana fosse solamente mia.Così almeno potrei infilarmela nella tasca del chiodo e portala fino a Tokyo con me.
Yasu: No, non credo che centrerebbe. Forse sarebbe più efficace provare a dirle: senti tu, vieni con me.
Ren: Che battuta da figo. Quasi quasi ci provo.
Yasu: Provaci.
 

 

Hermione si era addormentata in un istante,con ancora sulle labbra il sapore di Ron che con un soffio le augurava una dolce notte e tornava alla tana. Quel distacco fu alleviato dal profumo che il ragazzo le aveva lasciato indelebile sulla pelle quasi come pegno d’amore.
Una volta completamente sveglia si stiracchiò provando a ricordare il sogno fatto. C’era Ron,quello era inequivocabile,i suoi occhi avevano illuminato tutto quanto,l’avevano reso più nitido e reale. Ma dov’era? Qual’era il contesto di tutto?
Non era il caso di scervellarsene in quel momento.
Guardò l’orologio fisso alla parete. Erano le sei e trentaquattro.  
In più,era il 1 Settembre.
Si alzò dal letto infilando i piedi nelle ciabatte mentre sbadigliava pesantemente. Fuori in cielo era grigio e ugioso,quasi come se la malinconia di Hermione lo avesse contagiato. Le nuvole viaggiavano lente,troppo stanche per inventasi forme o disegni. Fissandole dalla piccola finestra della sua camera,la ragazza si sentì invadere da una strana pace. Sapeva che quell’immenso era lo stesso che in quel momento copriva Ron. Ma in fondo tutto era fermo,il mondo ancora dormiva,anche se continuava a girare.
Accompagnata da un altro sbadiglio,scese sotto in cucina per far colazione. I suoi si sarebbero svegliati presto quindi non si curò del proprio passo pesante e annoiato per le scale. Alternava momenti di irrequietezza con altrettanti di totale apatia.
Sarebbe stata una mattinata molto lunga.
Il baule era pronto da giorni ormai,tutto perfettamente in ordine. Non era mai stata caotica come Harry o Ron,lei. Sorrise al pensiero mentre si sedeva e beveva il suo caffè. Ma quella briciola di allegria duro pochi istanti. Leggerissima,già sparita.
Incapace di stare ferma salì di nuovo le scale,entrò in camera sua e riaprì il baule per controllare un’altra volta che non mancasse nulla. Poggiò la sua divisa nuova sul letto,insieme alla spilla di caposcuola che le era arrivata insieme alla sua ultima lettera da Hogwarts e di nuovo una forte malinconia la strinse.
Quanto poteva essere diverso senza di loro?Senza di Ron?
Ron…
Tutti quegli anni insieme a lui in quella scuola erano volati via,e adesso che erano finiti sembravano passati in fretta come un sogno.
Eppure non doveva temere niente,sapeva che Ron l’avrebbe aspettata anche tutta la vita. Non era un addio il loro.
Guardò di nuovo l’uniforme scura lisciandola con la punta delle dita. Sarebbe cambiato tutto e ma lei non si sarebbe fermata.
Lo avrebbe fatto per se stessa,per Ron,per il loro noi.
 
***
 
Ron aveva ricominciato a dormire fino a mezzogiorno negli ultimi giorni di agosto. Aveva constatato che più dormiva,più si sentiva stanco,ma non se ne curava e si godeva le meritate vacanze da bravo pigrone.
Quella mattina invece erano solo le otto e mezza,ma mai in vita sua si era sentito più sveglio.
La stanza era gelata,tutto era gelato eppure,non aveva alcuna voglia di lasciare quelle lenzuola. In realtà quel freddo pungente gli veniva da dentro.
Si mise seduto al bordo del letto con la testa tra le mani strofinandosi gli occhi,accompagnato da un concerto di sospiri e parecchi brividi che non riuscì a trattenere,poi si alzò e si chiuse in bagno,evitando di guardarsi allo specchio.Non era difficile immaginare la sua faccia.
Aveva solo bisogno di una doccia che lavasse tutti i pensieri negativi,non doveva pensare.
Quando scese a colazione non aveva molta fame ma si sedette comunque a tavola. Sua madre e sua sorella come era prevedibile erano già in piedi; le loro voci rimbombavano sconnesse e prive di significato nella sua testa già troppo piena. Non capiva nient’altro. Voleva solo andare da lei,da Hermione. No anzi,non era così.
Avrebbe soltanto voluto tenerla con sé.
“Ron,mi stai ascoltando?”lo scrollò piano Ginny.
“Ehm,no Ginny,scusa. Dicevi?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo. “Dicevo,sei sicuro che non vuoi che ti accompagni alla stazione?”
“Assolutamente.”
“Ma Hermione è anche amica mia!” si risentì Ginny.
Ron la guardò talmente male che sua sorella abbassò lo sguardo,ma continuò. “Dico solo che mi piacerebbe salutarla,tutto qui!”
“L’hai salutata ieri sera Ginny.” Rispose con un tono che non lasciava spazio a repliche.
Ginny non disse altro,ma si limitò a soffiare di rabbia e lasciò la cucina.
Ron incrociò lo sguardo della madre,quasi a sfidarla a contraddirlo. Ma la donna alzò semplicemente le spalle e riprese le sue faccende.
Questo irritò ancora di più Ron,che non aveva nessun altro modo per sfogarsi. Avrebbe preferito che qualcuno gli urlasse contro. Tutta quella apatia non aiutava.
Si alzò dalla sedia con tanta violenza che questa cadde e tornò in camera sua,senza voltarsi verso la madre. Sapeva che era un comportamento irragionevole ma non voleva niente. Ne compassione,ne comprensione,nessuna parola di conforto. Niente. Preferiva restare eternamente incompreso,perché nessuno mai aveva inventato una parola che descrivesse essattamente come si sentiva. Non esistava,nessuno poteva capire. Far sfogare tutto il suo dolore come meglio credeva,prendere a cazzotti la faccia del primo che capitava era l’unica cosa allettante,e così decise di evitare chiunque.
Solo lei.
Si vestì in fretta,senza fare caso a quello che indossava. Sapeva che lei era sveglia,lo sentiva dal suo respiro che lo aspettava. Non voleva perdere altro tempo.
Scese nuovamente di sotto  per salutare la madre. La signora Weasley se ne stava di spalle alle prese con le frittelle,e non si accorse di lui. Ron le si avvicinò e le fece una piccola carezza sul viso segnato dal tempo,che la fece sussultare.
“Ron!”
“Sto andando mamma.”
La signora Weasley abbassò gli occhi per un attimo,prima di rispondere. “Va bene caro,ti aspetto per pranzo.”
Ma non era sicura che Ron avesse sentito. Il tempo di un sospiro e si era già smaterializzato.
Il vento mattutino gli accarezzava il viso,ma tutto ciò lo infastidiva. Solo lei poteva accarezzarlo.
Si mise a camminare quasi distrattamente,chiendendosi se era pronto a tutto questo.
Sorrise. Sapeva benissimo che non sarebbe bastata una vita a prepararsi,che nessuno poteva insegnarglielo. Non sapeva cosa avrebbe detto,come avrebbe reagito.
Ancora pochi passi e sarebbe arrivato a casa sua.
Davanti a sé la porta di casa Granger sembrava enorme. Bussò piano,e ancora prima che potesse abbassare la mano,Hermione era già tra le sue braccia.
Aveva affondato il viso sul suo collo,sentiva le lacrime calde bagnargli la camicia,i capelli di solleticargli il viso. Era talmente inchiodata a lui che era quasi doloroso,ma Ron desiderava farsi male ancora e ancora. Era come se la vicinanza non fosse mai abbastanza.
Voleva vederla,riempirsi il cuore con l’immagine dei suoi occhi grandi e lucidi di commozione. Quasi lo avesse sentito,Hermione si sollevò e sorrise tirandò su col naso. “Non sono proprio un bello spettacolo.”
“Sei più bella che mai.”
Ed era sincero. Per lui Hermione sapeva essere bellissima anche quando piangeva,col viso lucido e arrossato; forse lo era anche di più.  Di nuovo Hermione sorrise e lo guardò negli occhi. “Scusami.”
“Va tutto bene.”rispose lui sciogliendosi dall’abbraccio e prendendola per mano.
Ed era vero. Era con lei,tutto il resto era inutile,non contava.
“Hermione dove  sono i tuoi?”
“Fuori.” Rispose lei semplicemente.
A quelle parole una strana scarica aveva attraversato le vene di Ron. Erano soli,totalmente soli. Probabilmente non lo sarebbero stati per tanto tempo…Ed erano solo le nove.
Si vergogno di se stessò e di quei pensieri. 
Entrarono in casa in silenzio. Hermione,notò Ron,tremava come una foglia. Chiuse la porta alle sue spalle e guidò Ron su per le scale in silenzio fino in camera sua. Una volta lì,Hermione si lasciò cadere sul letto e lo invitò silenziosamente a seguirlo. Ron non capiva cosa avesse in mente Hermione ma di certo tutto questo non aiutava a tenere a freno le strane fantasie che poco prima avevano provato ad insinuarsi nella sua testa.
Prese un gran respiro e si sdraiò affianco a lei.
Non c’era stato niente tra di loro,a parte qualche carezza e i loro infiniti baci,ne tantomeno avevano mai aperto il discorso; per questo nessuno dei due immaginava quanto in realtà si desiderassero.
Vi era una sorta di patto silenzioso che non osavano rompere. Hermione sapeva di amarlo molto più di se stessa,molto più di tutto ciò che c’era al mondo; sapeva di essere pronta e non poteva sentirsi più sua di così. Ma nello stesso tempo non osava mostrarsi per prima. Ron da parte sua temeva di spaventarla anche solo provando ad iniziare il discorso
Ma quella mattina c’era qualcosa di diverso.
Era stata lei a portarlo in quella stanza,lei che lo baciava come non aveva mai fatto nessun altra; come non aveva fatto con nessuno altro.
Ron e Hermione soltanto.
Il ragazzo poteva contare i battiti accellerati di quel cuore mentre rispondendo ai baci le accarezzava piano la schiena; l’aveva fatto altre volte ma mai così,anche se ancora non ne coglievano la differenza. Era un qualcosa in continua espansione.
Ron si sentiva sempre meno padrone di se stesso; le sue mani cercavano il calore della pelle di Hermione. Lentamente,senza averci pensato troppo su,infilò una mano sotto la maglia di lei.
Quel minimo contatto provocò nuovi battiti accellerati,crebbero ancora,ancora e ancora,mentre gli occhi di Hermione si spalancavano per un attimo senza vedere nulla in realtà. Ron rimase per un attimo incerto,ma lei riprese a baciarlo stavolta più sicura e decisa,mentre allungava anche lei le mani per sfiorarlo. Le dita si muovevano delicate come un soffio sul petto di Ron; giocherellò per un po’ con il primo bottone della camicia,poi lo sbottonò.
Ron si fermò di nuovo,sorpreso che lei avesse preso questa piccola iniziativa. La tirò a sé e la guardò negli occhi per pochi istanti,che bastarono per farla arrossire;quella guancie colorate la rendevano se possibile ancora più bella e desiderabile. Sorrise per rassicurarla e poi lentamente ma con decisione le sfilò via la maglia di cotone. Hermione lo lasciò fare,ma una volta libera dall’indumento si strinse istintivamente a lui per pudore e insicurezza. Ron si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò “Sei splendida” prima di baciarla.
La ragazza si godette quel nuovo bacio,mentre sentiva la stoffa della camicia solleticarle la pelle.
Ripresa un po’ la sicurezza di prima,ricominciò il lavoro che aveva iniziato. Ancora una volta indulgiò con ciascuno bottone prima di liberarlo. Sentiva i sospiri di Ron ogni volta che lei superava quei piccoli “ostacoli”. Quando la camicia fu completamente aperta,Hermione lo osservò affascinata per qualche istante,poi lo aiutò a toglierla.
Anche Ron la guardava ammirato. Era piccolissima lì sotto di lui,la vedeva sospirare ogni volta che la sfiorava;con lentezza calcolata scese i suoi baci dal viso al collo e ancora più giù,fino a baciarle il petto,mentre le mani vagavano spedite sulla sua schiena,in particolare sull’attaccatura del reggiseno. Hermione si aggrappò alle sue spalle grandi con le mani tremanti,incapace di muoversi.
Quei baci bruciavano sul petto,sentiva il profumo dei capelli di Ron che stordiva e annebbiava il resto,ma non voleva fermarlo.
Ron la metteva alla prova con gesti lenti;ma soprattutto metteva alla prova se stesso.
E all’improvviso,capì. Non aveva fretta,non voleva rischiare di rovinare tutto,preferiva attardarsi nelle piccole cose e godersi ogni sospiro,perdersi in quella meravigliosa pelle,liscia e morbida e profumata e bianca e altre mille cose ancora.
Si conobbero.
Si scoprirono a vicenda quella mattina.
Ma quella iniziale frenesia si era fermata,come se il fuoco si fosse spento;volevano semplicemente regalarsi il cuore a vicenda.
I baci tornarono ad essere più dolci e delicati,le carezze ancora più leggere.
“Hermione…”sussurrò lui. Non era deluso,voleva solo sentire la sua voce.
“Avremo tempo tesoro,non voglio che accada solo perché stiamo per dirci…” ma la voce le si spezzò e fu Ron a concludere per lei.
“Arrivederci.”
Temette le sue lacrime,ma Hermione non piangeva più. Con un ultimo bacio,si alzò dal letto per ripescare la sua maglia dal pavimento,ma soprattutto per non mostrare al ragazzo la sua faccia.

   
 
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