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Autore: Lizzyluna    03/10/2011    3 recensioni
I ritratti si muovono, ma non cambiano. Come non cambiano i sentimenti di Regulus.
Scritta per il Crack Pairing Contest.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Regulus Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Millegusti + 1 - Coppie per tutte le stagioni'
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Lo so, sto abusando della pazienza dei lettori: tra le consegne per i contest, gli esami e tutto il resto, le mie opere più seguite non vengono aggiornate da una vita. Mi faccio perdonare con questa sorta di spin off di "L'amore è cieco (e certe volte anche sordo e muto)", che ha acquistato dimensioni tanto notevoli da diventare una piccola raccolta: l'ho scritta per il Crack Pairing Contest e ne ho scartate almeno due versioni prima di decidere per questa.
Ora che Only è tornata tra noi, prendo coraggio e pubblico il primo capitolo. Spero che vi piaccia.


Note di inizio raccolta:

Pacchetto 32

Prompt: dipinto, biscotto, pinza per capelli
Personaggio: Bellatrix Black
Colore: grano

NdA: Più che una raccolta, è un album di foto. Bellatrix ha 12, 15, 18, 23 e 29 anni nel corso della vicenda, Regulus 10 di meno. E Rodolphus è un tesoro, questo non si discute.
I titoli sono una delle mie famigerate idee dell'ultimo minuto, nel senso che li ho scelti prima di pubblicare. Il primo che trova il senso della successione apparentemente casuale (e ci riuscirà a raccolta completata... o forse anche prima, se è sveglio) vince il link di un disegno su Regulus pescato da DeviantArt.




Ritratto di signora


Ritratto (1963)

Una legge non scritta della famiglia Black prescriveva che ogni membro della prestigiosa casata dovesse posare per almeno un ritratto. La macchina fotografica, irritante parto del narcisismo Babbano, era giudicata indegna di fissare i nobili lineamenti della stirpe Purosangue: per assolvere al glorioso compito servivano tela, pennello e colori.
Fu così che la dodicenne Bellatrix fu costretta a trascorrere un noioso pomeriggio estivo seduta sulla poltrona più scomoda di Grimmauld Place, a sorridere come una bambola per quel benedetto quadro. Sua madre aveva scelto per lei un vestito giallo grano, un colore che detestava, e le aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle e decorati da un fiocco rosso, sostenendo che abito e pettinatura le avrebbero illuminato la carnagione ed ingentilito i lineamenti; da parte sua, la ragazza era convinta che l’unico effetto di quell’abbigliamento fosse farle sentire più caldo.
«Su, su dritta con quel busto!»
Bellatrix cambiò leggermente posizione, approfittandone per spostare un braccio e dondolare un piede, tanto per rimarcare che era lei la signora della casa (anche se in verità la padrona era sua zia). Ne aveva abbastanza di prendere ordini da quel mago da strapazzo che lavorava con una lentezza esasperante, come se non si accorgesse che la temperatura infernale del salotto, oltre ad aggiungere colore all’incarnato dell’incantevole modella (come diceva quello squilibrato torturatore armato di pennello), minacciava di sciogliere la suddetta modella come una candela accesa vicino al fuoco.
«Sorridete, signorina, sorridete! Ancora un po’di pazienza!» la esortò il pittore. «Ecco, così! Magnifico!»
La ragazza sogghignò mentalmente, chiedendosi se l’imbrattatele sarebbe stato altrettanto entusiasta sapendo quale immagine aveva evocato per ottenere quel sorriso, e la piccola soddisfazione la tenne tranquilla per un paio di minuti; ben presto, però, la noia riprese il sopravvento e lei cominciò senza accorgersene ad afflosciarsi sulla poltrona. Avrebbe dato tutta la sua eredità per essere in giardino con la mamma e le sorelle, a bere tè freddo e parlare di sciocchezze; perfino lo sgabuzzino di Kreacher sarebbe stato meglio di quel salotto surriscaldato.
Era lì dentro da almeno un’ora quando la porta si aprì lentamente, spinta da un bimbetto dai capelli neri che avanzava con il passo incerto di chi ha imparato da poco a camminare. Il bambino raggiunse una poltrona poco distante dal cavalletto e vi si arrampicò, osservando con apparente interesse il lavoro dell’artista; rimase lì per il resto della seduta, indifferente al caldo e agli sguardi dei genitori che sbirciavano dalla porta socchiusa, la madre con un sorriso indulgente, il padre con un’alzata di spalle.
Il ritrattista finse di non accorgersi dello spettatore, ma quando, un’interminabile ora dopo, il dipinto fu terminato, pregò Bellatrix di restare in posa ancora qualche minuto per gli ultimi ritocchi ed estrasse un’altra tela dalla cassetta, tratteggiandovi un’altra figura con abili colpi di pennello; così, quando i signori Black fecero il loro ingresso nel salotto per ammirare il lavoro finito, accanto al ritratto della ragazza trovarono quello di un piccolo principe dall’aria assorta, con la guancia posata sulla manina.
«Ha un animo d’artista» dichiarò Walburga orgogliosa, contemplando il dipinto. «Dovevi vederlo, Druella: sembrava incantato dal pennello!»
«Secondo me è per il vestito giallo» sentenziò la piccola Narcissa. «Ai bambini piccoli piacciono i colori brillanti».
Bellatrix, impegnata a stiracchiarsi in modo poco signorile, ma soddisfacente, si lasciò sfuggire uno sbuffo incredulo. Probabilmente era stata l’unica a notare che Regulus non stava affatto guardando il pittore: no, il principino era interessato a qualcos’altro… e non al suo vestito.

Quella sera la Bellatrix dipinta fece il suo ingresso in casa Black, ma non da sola: con grande sorpresa dei committenti, un giovanissimo clandestino si insinuò nella tela per contemplare incantato la modella e non ci fu verso di convincerlo a tornare al proprio posto. Gli sforzi riuniti di Phineas Nigellus e Kreacher furono inutili e Cygnus e Druella dovettero rassegnarsi a prendere con sé il secondo ritratto, sorridendo garbatamente alla proposta di Sirius di portarsi via anche il soggetto.
Dopo cena, Bellatrix si sedette a gambe incrociate sul tappeto del salone e rimase ad osservare l’altra sé stessa che approfittava della distrazione degli spettatori per grattarsi la schiena con una mano, respingendo con l’altra il piccolo compagno che cercava di installarsi nel suo grembo (il Regulus a due dimensioni ruzzolò giù ed atterrò pesantemente sul sedere).
«Che carino!» commentò Narcissa alle sue spalle. «La tua dolcezza fa conquiste, Bella».
Bellatrix storse il naso, scoccando un’occhiata ostile al cuginetto dipinto.
Non potevi innamorarti di Andromeda, stupido bambino?

   
 
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