Per quanto sia alto il trono,
rimani pur sempre seduto sul tuo culo.
Capitolo
Diciannove: “God save the Queen”
Qualcuno una volta mi ha detto che la vita è
una scacchiera.
Un immensa scacchiera, non
sono più 64 le celle ma sono 64'000, con intervalli neri e bianchi. Non sono
visibili limiti, o spigoli, o angoli da cui poter cadere e interrompere la
partita.
O combatti e vieni mangiato; o interrompi la
partita e sei un perdente.
Due schieramenti, i Bianchi e i Neri.
Trentadue pezzi, sedici per ogni esercito: otto
pedoni, due torri, due cavalli, due alfieri, un re e naturalmente una regina.
L’obiettivo del gioco è dare scacco matto al Re.
Dopo il Re il pezzo più forte è
DRACO
Il ritratto della Signora Grassa mi fa passare incurante del
cambiamento che è avvenuto in me, mi sorride e prova ancora ad
addomesticare la sua voce, la lascio fare e sento il mio viso sorridere di quel
sorriso freddo che non sapevo di possedere.
“Ci vuole sangue passionale per poter cantare come faccio io” commenta prima di rilevare l’entrate del mio dormitorio. La lascio fare, le potrei spiegare che capienza branchiale e
flusso sanguigno non si scontrano, le potrei spiegare nei minimi particolari
che la definizione esatta era ugola d’oro e che il sangue caliente era per le
passioni o per i temerari. Ma mi limito a passare il
ritratto, mi sento come drogato questa mattina, tutto quello che mi circonda
non mi tocca.
Il pensieri crudeli e il
sangue gelido che ho sempre nascosto – ora posso rivelarli al mondo – mi appartengono,
mi sono sempre appartenuti.
Nessuno nota nulla anche perché la mattina è inoltrata e i miei
compagni sono fuori a studiare. I Grifoni, al contrario dei Serpeverde,
non saltano spesso le lezioni o se lo fanno hanno sicuramente un buon motivo
coraggioso e altruista da portare a termine. Forse sono io quello particolare,
nessuno se non io si è accorto della leggera
differenza che si può leggere nel mio sguardo, nessuno lo immagina e forse
nemmeno io lo riesco a capire fino in fondo.
Sento il mio viso freddo e stranamente i miei occhi non sono bagnati,
mi stupisco non è da me non piangere eppure per quello che ho
fatto oggi la mia anima e totalmente condannata, non si torna indietro me l’ha
detto Joe e io non ho fatto altro che annuire ed
eseguire anche se fra i due il servo è lui.
Questa notte l’Avvicino è stato privato dei suoi segreti e dei suoi
artigli; di lui non è
rimasto che una rana molle in grado di urlare e di annaspare ma non di
attaccare, non più, perché ho fatto miei i suoi artigli.
Chissà come reagirebbe l’Avvicino se sapesse
che la sua funesta figlia mi ha aiutato in questo e poi mi ha dato una
copertura. No, la copertura me l’ha data quel fallito del suo fidanzato e Joe. Oh Joe aveva previsto tutto!
Salgo piano le scale del dormitorio, mi devo fare una doccia, mi sento
stanchissimo mentalmente, l’Imago mi rilasserebbe, ma so già che non lo posso
fare, ho alcuni debiti da saldare, alcuni frammenti
della mia anima da svincolare.
Quando entro nella mia stanza, sono
le dodici e un quarto. Ho i vestiti leggermente scomposti, il viso stravolto e
i capelli arruffati, ma questo non sembra stupire o fermare i miei due compagni
di stanza e di vita che mi accolgono con uno sguardo indagatore, prima di
tornare alla loro occupazione: giocare agli scacchi magici.
Harry e Ron giocano da anni, naturalmente Harry ha i Bianchi e Ron
invece ha i Neri e dato che fra i due Harry è il meno astuto Ron sovente gli
lascia quel colore, per cortesia amicale, in modo tale che la partita possa durare di più.
“Pedone in d4” remissivo il pedone si piegò alla più classiche
delle aperture, il Re Bianco sospirò a quanto pare Harry era migliorato, non
tentava l’arroccata iniziale con il Re.
Ron sorrise anche lui e si rese conto della maturità di Harry.
“Pedone in d4” i due pedoni si trovarono uno di fronte all’altro, il
primo ringhiò e il secondo rispose con un sorrisino sarcastico indicando le sue
spalle,
Harry sorrise a Ron.
Gli uomini sono ancora delle scimmie, si limitano il più delle volte ad
imitare quello che fanno gli altri esseri umani, per
osmosi, non perché ne siano davvero convinti:
“Pedone in c4” il pedone si posizionò al
fianco del suo compare.
“Harry, sai che non rifiuto mai una donna, dxc4” il pedone affettò con
un solo colpo della spadina minuta il suo nemico,
portandosi accanto al pedone nemico, costretto dal gioco a fissare il Re e non
potersi coprire il fianco.
Sorrisi anche io e continuai a riporre le mie cose nell’armadio.
“Regina a4” a quanto pare Harry aveva fatto i
compiti a casa; Ron continuò “Pedone c3”
“La mia Regina
mangerà il tuo pedone caro il mio Ron, axc4”
La crudeltà degli scacchi mi aveva sempre dato sui nervi. Macabra e
senza motivo se non far capire che la guerra quella vera non era solo fatta dai
generali ma comportava la distruzione e
l’annientamento di vite. Danza di lottatori rimasti privi
della propria musica, costretti a dimorare in quel piccolo mondo a scacchi.
Rimasi a lungo affascinato, come il topo ipnotizzato dagli occhi gialli
dell’infernale serpe.
La violenza che aveva sempre esercitato uno
strano potere e l’immediata repulsione era invece un tratto caratteristico del
mio animo.
Quella violenza mi apparteneva.
“Draco stai bene?” chiese Ron e mi fissò con
uno sguardo strano, forse il mio nuovo affetto per gli scacchi dei maghi non la
capiva nemmeno lui.
“Mai stato meglio” risposi prontamente e mi voltai a riporre nella
canestra diretta alla lavanderia i vestiti sporchi.
Entrai in bagno, lo specchio stretto mi restituì uno sguardo rosso di
sonno, gli occhi erano iniettati di sangue e mi fissavano con rabbia. Non ero
più un verme.
Mi infilai sotto il getto gelido dell’acqua, ogni
mattonella fotografava una parte di me da un angolazione differente, vedevo i
miei occhi, le mie labbra, il mio naso e poi ancora mi sembrava di scorgere
qualcosa di nuovo, chissà se il cambiamento del sangue si poteva scorgere anche
all’esterno sul volto liscio che scorgevo sulla parete.
Tutti i comportamenti a cui non riuscivo a
dare un significato e anche le immagini dei miei sogni molesti...Tutti questi
elementi avevano trovato un perché, una risposta imprevista nell’incontro con
un vecchio amico. Joe
Black.
I miei veri genitori, i coniugi Malfoy,
tristemente scomparsi dal Mondo Magico.
Uno scandalo vecchio di diciotto anni, dimentico dai più perché non più
succoso, non erano stati altro che una delle famiglie, una delle tante che
erano state distrutte dalla follia dell’Oscuro Signore, non piante da nessuno
perché non era rimasto nessuno per piangerle, un altro regalo di Lui.
L’Avvicino.
Uccisi dai stessi Mangiamorte
loro compagni perché si erano rifiutati di infliggere il marchio al loro erede,
il loro primogenito maschio, avuto dopo molti problemi.
Loro che per primi avevano supportato il Lord Oscuro
si erano macchiati di tale colpa, di cui però non potevo più saperne il motivo.
Mr.Black diceva
che avevano deciso in coscienza, dopo la mia nascita, che la via dell’odio era
una strada difficile e poco produttiva, che a lungo andare, le idee sempre più
folli e pericolose del Lord Oscuro li aveva veramente stancati.
Avrebbero denunciato Voldemort al ministero
se solo l’orgoglio dei purosangue non avesse impedito loro di macchiarsi di
tradimento. Per si, i purosangue devono mantenere la
parola data, anche a costo della morte. L’unica cosa che permette loro di
infrangere la parola data è il pericolo di perdere
l’onore.
In confronto a questa notizia però il servile Mr.Black mi aveva dato dopo ancora un’altra notizia,
peggiore della precedente, questa riguardava i miei nonni.
I miei presunti
nonni babbani che mi avevano cresciuto con amorevole
cura. Quando Black me l’aveva detto avevo creduto
di impazzire e avevo voluto la prova subito. La prova che potevo prendere solo
da Lui.
L’Avvicino era stato il cospiratore che aveva
ordito le trame di quel tradimento perpetrato dalla nobiltà magica londinese ed
ora avevo i documenti che inchiodavano quel disgraziato e la prova tangibile
che non ero stato io a rubarle. Io ero a letto con la sua figliola. Mancava
solo uno scandalo da far scoppiare. A questo avrebbe pensato Joe.
“Che cosa chiede in cambio?”
Joe mi aveva guardato con quel suo sguardo
particolare e poi mi aveva finalmente riconosciuto il potere che avevo. “Mi
lasci libero dalla maledizione”
“Perché dovrei farlo, Lei sarà molto utile per i miei
guadagni”
“Perché sono stanco di sopravvivere a tutti”
“Le
servirà sopravvivere a me”
“Come
desidera Signor Malfoy” e aveva smesso di sorridere come ogni servo deve fare.
Chiudo l’acqua. Il vapore ha creato una cadenza opaca sullo specchio,
gli antichi credevano che negli specchi si potesse riflettere l’anima di una
persona per questo i vampiri non si riflettono perché degli esseri così neri
che vivono di sangue umano non potrebbero mai avere un anima.
Eppure se così fosse di Voldemort
si potrebbe vedere un piccolo tassello all’interno dello specchio e così non è.
La mano sinistra si passa sullo specchio liberando
una larga porzione rivedo i miei occhi sempre rossi, sempre iniettati di
sangue. Il sangue puro, non diluito, non sporco.
Puro come solo il sangue di mago può essere.
Lo specchio continua a riflettermi, gli Antichi dicevano un mucchio di
panzane, questa notte ho venduto la mia anima al diavolo e continuo a
riflettermi in questo fottuto specchio.
Esco dal bagno, i miei due amici sono sempre lì, la partita continua ad
andare avanti, Ron mostra le sue buone intenzioni, anche Harry ma la mano del
maestro si riconosce sempre
“Regina in dxd6” Harry mangia un pedone, un sorriso risoluto di Ron, oh
piccolo sprovveduto Salvatore del Mondo. Harry non sa vedere più di una mossa
avanti, per saper giocare bene devi sapere giocare tre
mosse avanti al tuo avversario, se vuoi essere il migliore devi saper giocare
tredici mosse avanti al tuo avversario.
“Pedone in cxd3” Harry smette di sorridere mentre
il pedone affonda la sua piccola spada nell’addome prominente della sovrana, la
scacchiera trema per la prematura scomparsa della sua sovrana, il pedone nero se
la ride, un urlo di giubilo parte spontaneo dalle fila nere.
“Ah Harry, finisce sempre che perdi la tua donna” Harry stringe il
pugno sulla gamba che ha nascosta sotto il tavolo ma
io sono alle sue spalle e posso vedere il movimento di frustrazione.
“Non tutti sono bravi come te Draco” annuisco
e lascio che le mosse si facciano più rade, più calcolate, la partita rallenta
impercettibilmente e io appoggiato al muro della stanza continuo ad osservarli.
Ron continua a stupire, Harry si difende goffamente
subisce uno scacco, poi un altro.
“Re in h1” si trascina il Re anche lui
rassegnato alla sconfitta.
“Torre in f8”
“Torre in dXf1” Harry mangia ma non salva
“Re in f8” il Re compie la manovra, e il povero Re bianco lascia andare
la spada in segno di sconfitta “Scacco Matto” Ron non è troppo contento assesta
una pacca ad Harry e gli rifila alcuni consigli che
Harry naturalmente non ascolterà intento com’è a riparare i suoi scacchi che lo
investono di parolacce e chiuderli repentinamente all’interno dell’astuccio.
Non è una delle partite più belle che abbia visto, anzi è una delle più
carenti Harry e Ron sono amici e non sanno cosa significa la rivalità, questa
partita poteva finire decine e decine di volte prima
ma il caro Ron non voleva far dispiacere troppo Harry.
“Draco permetti una parola”
“Harry, non essere così colloquiale, dovresti chiamarlo Draco Lucius Malfoy” continuò Ron, mi volsi
subito a guardarlo, con il viso stravolto da un sentimento rivelatore.
“Spero di averlo pronunciato bene” rincarò la dose Ron.
“L’hai pronunciato in modo esatto” sapevano tutto,
era vano perdersi in stupidi minuetti.
“Un nome altisonante per un babbano” continuò
Ron.
“Già” restrinsi gli occhi innervosito ma lasciai che la maschera dell’indifferenza
scendesse su di me delicatamente, come un velo e che smorzasse il sentimento
violento che mi stava arrecando con la sua vocina petulante.
“Smettila Ron” Harry alzò di un tono la voce e si alzò dalla sedia
avvicinandosi a me ma restandosene in disparte a fissarmi.
Nei suoi occhi verdi si muovevano tante passioni e tante indecisioni,
sicuramente si chiedeva se si potesse fidare di me. Ora bisognava sapere quanto
della verità sapesse e soprattutto da chi l’avesse
saputa.
“Lasciamo che sia Draco a spiegarci la verità” lo disse guardandomi
negli occhi, lo vidi che fissava un fascio di pergamene.
“Vedo che il concetto di riservato non l’avete ancora imparato” Harry
sorrise e per un attimo rividi il mio amico.
“Lo dovresti sapere” rispose invece tornando serio “Sapevi che eravamo
preoccupati per i tuo inusuale comportamento, per i
vestiti nuovi e per tutti i tuoi spostamenti improvvisi…”
“Per non parlare dello specchio”
Fissai lo specchio, quel dannato specchio, più una dannazione che un
tesoro quello che mi avevano lasciato i miei genitori,
la sua superficie era muta, riflettevano la stanza come un innocuo specchio
eppure la sua anima nera sembrava essermi entrata dentro.
“La verità è quella che avete letto, i documenti che Black
ha inviato sono atti ufficiali e parole comprovate. Io sono un purosangue e
anche il figlio di mio padre…”
“ Genitori Mangiamorte” rispose Ron e percepì
la delusione nella sua voce.
“Lo erano, questo si, ma lasciarono le fila dei Mangiamorte
e fu per questo motivo che loro morirono, una notte furono trucidati nella loro
villa e cancellati dal mondo magico, io ero nato da poco, la guerra infuriava e
loro non furono che una delle tante famiglie
scomparse. Nessuno mi avrebbe mai collegato a loro.” Abbassai il capo
lentamente, non sapevo come comportarmi nei loro confronti, continuavano a
fissarmi come se potessi sfoderare il mio marchio da un momento all’altro.
“Sono rinato come Draco Malfoy, non so perché non mutarono nemmeno il
mio cognome, forse per una maledizione che aveva la
mia casa e la mia eredità di cui i Mangiamorte
volevano impossessarsi”
“Quindi i tuoi nonni erano”
“Erano gli assassini dei miei genitori, Mangiamorte
loro stessi, mi hanno tenuto in vita per potersi accaparrare l’eredità e perché
il mandante di tutto questo non voleva sporcare le sue mani con l’omicidio di
un bambino, dato che egli stesso era divenuto padre e la sua bambina aveva la
mia stessa età”
“La sua bambina era morta da poco per questo forse non ha voluto
uccidere te” li fissai stravolto, non capivo.
“Che cosa state dicendo?”
“I documenti parlano di questa bambina, c’è un certificato di morte
legato alla famiglia Granger, era lui il mandante no?”
“Il mandante era lui ma non sapevo nulla di un
certificato” Harry mi porse due incartamenti, lessi con avidità e sentì
formarsi sul mio viso un espressione di serenità mista a gioia. Quei fogli
recavano incisa la mia vendetta.
“Draco” sentì una mano sulla mia spalla e alzai anche lo sguardo
fissando gli occhi di Harry “Perché non ci hai raccontato nulla?” questa volta era stata la voce di Ron che sembrava aver perso la sua
forza e la sua baldanza.
“Era un mio problema”
“Sei davvero un cretino” sentì un pugno che mi faceva cadere la spalla
e poi anche Ron mi fu accanto.
“Credevo che questa cosa ci avrebbe divisi,
credevo che scoprire che io fossi un purosangue vi avrebbe disturbato” mi
sorrisero.
“Draco, noi siamo amici, i tuoi amici mentre
quello è solo sangue” fissai gli incartamenti che avevo fra le mani e sorrisi
anche io.
“Si è solo sangue”
GINEVRA
“Mi dispiace interrompere” entro nel dormitorio maschile di soppiatto
come faccio da almeno due settimane, nel mezzo della stanza ci sono mio
fratello, Draco e naturalmente Harry, appena mi vede la sua espressione muta e finge che la mia
presenza non gli faccia effetto. Ron mi fissa strano come se avessi interrotto
una discussione davvero molto importante. Alzo le spalle per non sentire il
dolore che invece mi attanaglia le viscere.
“
Harry mi lanciò uno sguardo strano, sapevo che significava, lo sapevamo tutti.
Ed era anche abbastanza chiaro come significato.
La guerra sarebbe cominciata ben presto.
“Andiamo” mio fratello ed Harry mi passarono
accanto e io segui il mio ex fidanzato fino alla porta del dormitorio.
“Dove vai Ginny?”
era stato mio fratello a parlare e anche Harry mi fissava come se non capisse
dove volessi andare.
“Voglio venire con voi”
“Non se ne parla” afferrai la giacca della divisa di Harry, lui mi
fissò gelidamente e tirò il braccio per farsi lasciare ma
io non lo permisi, lo fissai negli occhi più intensamente.
“Voglio esserti d’aiuto” il suo sguardo si incatenò
al mio ma tentò nuovamente di liberare il braccio.
“Mi sarai d’aiuto se rimani in questa stanza…” poi abbassò la voce in
modo che lo potessi sentire solo io “…con i vestiti addosso” la sua manica mi
scivolò dalle dita e il dolore di quelle parole mi penetrò nelle ossa.
“Draco prenditi cura di mia sorella” sentì il movimento di Draco che si
posizionava al mio fianco e lo sguardo di Harry che si
illuminava per un attimo di rabbia per poi spegnersi nuovamente nell’indifferenza
ed uscire dalla stanza.
Mi voltai a fissare Draco e lo vidi fissarmi
di rimando in quel modo intenso e sfrontato che ormai contraddistingueva il suo
sguardo da un mese a questa parte. Draco Malfoy, l’eterno migliore amico un po’
sfigato di Harry, la sua controfigura dorata, il suo
sguardo sempre impassibile e piatto ora sembra mosso da qualcosa di
imprecisato, non avevo mai notato quello sguardo così intenso.
“Ti è successo qualcosa di bello?”
“Forse” i suoi occhi lo smentiscono le sue labbra mi incantano
“Ma quello che è successo a te non deve essere lo stesso” mi lascio scappare un
singhiozzo, unico figlio di una famiglia numerosa che intrappolo fra le labbra
orgogliose.
“Nulla” fisso le mie scarpe, uh come sono interessanti! Sento la sua
mano scivolare sotto il mio mento e sollevarsi leggermente.
“Nulla è sempre troppo poco” lo dice in tono gentile non lo sentivo
esprimersi con tanto calore da così tanto tempo, ah il
caro e dolce Draco, controfigura del mio ex, eternamente innamorato di me, lo
sapevo da così tanto tempo e lo avevo sempre ignorato, volutamente perché…
perché lui era solo Draco.
Mi circonda le spalle con un braccio e mi lascia cadere sul letto più vicino,
il calore del velluto mi avvolge gentile come il suo braccio e anche lui mi
segue sedendo accanto a me sul copriletto.
“C’entra Harry” annuisco incapace di aggiungere
altro, la sua mano mi continua ad accarezzare gentile la mia spalla.
Draco che è sempre stato innamorato di me.
“Cosa è successo?” ripete ancora la voce di
Draco, i fonemi mi sfiorano la pelle della guancia destra, le sue labbra sono
lì, senza una vera spiegazione mi chiedo cosa proverei a spingermi verso di lui
e a baciare le sue labbra che sensazione proverei sul palato se lui rispondesse
al mio bacio, cosa proverei a vedere il classico bravo ragazzo che si lascia
andare senza controllo alle proprie emozioni.
“Draco cosa vedi quando mi guardi?” a stento
sento la mia voce sussurrare quelle parole perché ho voltato la testa e mi trovo
ad un centimetro dalle sue labbra.
“Una bellissima ragazza che non riesce a fare a meno di andare a fuoco”
le sue parole sono poetiche ma a me sembrano spinte
come se mi avesse toccato.
“Cosa si può fare quando c’è un ritorno di
fiamma?” sento le mie palpebre pesanti e percepisco la sua mano a coppa sulla
mia guancia.
“Si spegne con tanta acqua” e le sue labbra quelle che ho cominciato a
desiderare pochi istanti prima mi si posano sulla
bocca e cominciano a curiosare timidamente per le mie labbra secche, mi
chiedono il permesso gentilmente senza impeto, senza aggressione… sono così
differenti dalle labbra che sono abituata a provare. Queste sono le labbra di
una persona che mi ha amato e desiderato per molti anni.
Non me ne sono nemmeno accorta ma ho aperto alla sua
gentile insistenza e mentre il bacio si approfondisce mi rendo conto che lui
non mi sfiora nemmeno, la sua mano sinistra continua ad accarezzare la mia
guancia e l’altra mano e ancora sul copriletto mentre io brucio. Lo afferro e
lo sospingo sul copriletto, lui lascia andare il fiato con un leggero sbuffo e
mi ritrovo a sovrastarlo, i suoi occhi sono limpidi
come quelli di un bambino, con le mani frenetiche prendo a sbottonare la sua
camicia e lui continua a non toccarmi si limita a fissarmi.
“Cosa c’è Draco non mi vuoi più?” lui batte le palpebre due volte e se
ne rimane in silenzio, blocco le dita anche se quello
che hanno scoperto mi piace.
“Ripeti la tua domanda, quella di prima” ha la voce bassa.
“Cosa vedi Draco quando mi guardi?” ho la voce
che trema.
“Vedo la ragazza di cui mi sono innamorato” lo dice piano gli sorrido e
ricomincio a sbottonargli la camicia, scendo a baciarlo nuovamente e sento le
sue mani sulla schiena che la percorrono dolcemente sollevando la camicia e
carezzandomi la schiena, sempre più dolcemente.
“Oh Draco perché ci ho messo tanto ad accorgermi di te?” lui mi fissa nuovamente i suoi occhi sono tornati tormentosi.
“Guardavi da un’altra parte o entravi nel dormitorio di notte o quando
nessuno era in giro per scivolare nel mio letto” mi sussurra quelle
parola all’orecchio e io sono arrivata al pantalone cerco di insinuare
una mano ma lui blocca il polso.
“Ginevra che cosa vedi quando mi guardi?”
“Non ti sembra che stiamo rovinando l’atmosfera con tutte queste domande?” ma la sua espressione mi spegne il sorriso, sposta
il polso e mi sposta da sopra, ho capito che se non risponderò alle sue domande
non potrò continuare il mio giochino perverso.
“Rispondi alla domanda”
“Vedo un ragazzo che è innamorato di me da tre anni e che continua a
rovinare l’atmosfera”
“Tu menti” non credevo possibile che Draco Malfoy riuscisse a ringhiare ma lo fa davvero e io me ne resto in silenzio,
spaventata da quel comportamento così diverso dal solito.
“Io vedo un sostituto” punto lo sguardo verso la colonnina del letto e
sento la camicia di Draco che si chiude in modo frettoloso. Gli ho detto la verità, la prima volta che ero scivolata nel suo
letto avevo fatto un errore, mi ero ritrovata ad accarezzare lui credendo che
fosse Harry e lui aveva sussultato rendendosi conto che ero io. Le sere
seguenti ero scivolata comunque nel suo letto, non
avevamo mai fatto nulla se non accarezzarci a vicenda quello era il nostro
primo bacio e la mia prima verità. Il problema è che questa volta stavo
accarezzando Draco e non una forma umana senza volto e senza voce. E non era quello che desideravo.
“Vattene da questa stanza e non venire più durante la notte, io non
volevo una bambola per passare la notte, io volevo te” lo vedo finire di
aggiustarsi e uscire dal dormitorio.
E’ proprio vero quello che si dire, chi troppo vuole nulla stringe.
DRACO
Lei non risponde ed io preferisco chiuderle la porta in faccia, in poco
meno di un mese è già la seconda che ne riceve una ma
non dovrebbe farle troppo male la mia. Mi sento più stanco e più vecchio ma non
più saggio, mi avvio alla Sala Comune, le tavolate sono già pronte per il
banchetto, uno degli ultimi che faremo nella scuola,
Harry e Ron non sono seduti, i piatti sono vuoti e i nostri posti abituali
anche. Mi siedo al centro, davanti a me, un posto di distanza
un altro buco, quello occupato da Ginny.
Questo banchetto che ha tanto l’aria di esse un ultimo
cenacolo e un preannunzio doloroso alla guerra che seguirà mi lascia con poco
appetito. Il mio sguardo vaga al tavolo dei Serpeverde.
Ho un conto da risolvere anche con loro.
Il pranzo è finito, molti di noi si allontanano, i piatti sporchi
spariscono e le tavolate tornano lucide, questa è la nostra ora di buca per
rilassarci o meglio per ripetere, generalmente era questo che facevo ma non ora, ho da concludere un affare.
Mi alzo lentamente dal mio tavolo e arrivo a quello dei Serpeverde, pochi di loro sono seduti, fra loro c’è un
volto noto che gioca…no incredibile!
“Giocare da solo non è molto efficace, finisci sempre per patteggiare
per l’uno o per l’altra parte” alza gli occhi e mi fissa con freddezza, credevo
mi avrebbe intimato di andarmene ma avevo
sottovalutato la sua spiccata indole purosangue.
“Avresti da consigliarmi qualcosa di più efficace?” risponde
continuando a lanciarmi sguardi penetranti aspettandosi che questi mi avrebbero fatto desistere. Si sbagliava.
“Una sfida con me” sedetti, fra noi la scacchiera, i
pezzi vibrarono per l’impazienza. Blaise mi fissò disgustato per poi
tornare ai suoi pezzi.
“Devo concludere questa partita”
“Mi concedi una mossa?”
“Prego” lo vidi sorridere di scherno prima di
fissarmi nuovamente risentito e in parte anche affascinato.
“Così non posso continuare a giocare” mi fissò con interesse e io a mia volta sorrisi. Eravamo rivali e questo rendeva la
sfida molto più interessante.
“Da gentiluomo ti potrei concedere la rivincita” il sorriso si spense.
“Un gentiluomo non attrae ragazze fidanzate nel proprio letto” abbassò
pericolosamente la voce.
“Ti concedo quest’affondo, non mi sono comportato da gentiluomo
ma avevo i miei buoni motivi”
“Anche io ho i miei buoni motivi per non voler
giocare con te”
“Andiamo Zabini, tu muori dalla voglia di sfidarmi
anche se il tuo orgoglio non ti permette di spingermi a sfidarmi a
duello, quello farebbe parlare e il motivo per cui ci battiamo lo capirebbero
tutti. Sfidami qui e decretiamo chi di noi due è il migliore” i suoi occhi si
accesero di interesse sembrava Eva nel paradiso
terrestre fissando la mela rossa del peccato. Il purosangue era tentato.
“Qual è la posta in palio?” astuto, non lo avrei immaginato differente anzi mi avrebbe deluso il contrario.
“In palio c’è la verità” accanto alla mia mano sinistra posai i documenti
che mi aveva inviato il signor Black.
I scacchi si posizionarono continuando a volgere
lo sguardo speranzosi verso Zabini che mi guardò improvvisamente sereno.
“La verità è davvero una tentazione irrefrenabile” annuì consapevole
che io stesso ero rimasto soggiogato dalla sua apparente forza.
“Va bene Malfoy giochiamo” i scacchi si
volsero uno contro l’altro fronteggiandosi; le Torri si arricciavano i merli
vanitosi, gli Alfieri nella loro tenuta monacale si davano da fare battendo il
pastorale, i Cavalli liberi da qualsiasi cavaliere invece saltavano e
scalpitavano contagiati dall’adrenalina del momento, i Pedoni battevano le
spade sui propri scudi creando una cacofonia di rumori fastidiosi e infine il
Monarca bianco si pettinava i baffoni e la sua Regina invece si aggiustava i
spilloni della sua regale corna, dall’altra parte della scacchiera il Monarca
nero rubò un bacio a fior di labbra alla sua Regina che reagì con poco
controllo e malcelata voglia di approfondire il bacio appena dato una volta
nell’astuccio. Una promessa che avrebbe fatto lottare il proprio Re molto più intensamente per non farsi distruggere.
“Che vinca il migliore!” mi lasciò la scelta
del colore, fissai i due schieramenti e mi resi subito conto che i neri erano i
più baldanzosi. Lasciai la scacchiera com’era e Blaise mi lanciò uno sguardo
indagatore. Un buon giocatore prendeva i Neri per far scoprire l’avversario
prima; un ottimo giocatore lascia all’avversario la scelta del proprio colore
perché si capisce di più.
“O il più astuto” mormorai più fra le labbra
che al giovane che sedeva di fronte a me. La partita cominciò nel più classico
dei modi, un gambetto, per lo più di donna, ah Zabini! L’amore rende l’uomo uno
stupido o solo rende più evidente la sua vera natura.
“Queste donne stamani mi torturano” accettai naturalmente e continuammo
a giocata, subito notai l’indole al sacrificio di Blaise e il suo fissare
intensamente i suoi pezzi prima di muoverli, quelli che venivano
distrutti lo facevano cadendo in terra senza un mugolio o un ansito, fieri come
dei combattenti, come sei Grifoni.
Infrangemmo la barriera che generalmente racchiude
ogni scacchista ci trovammo a chiacchierare, non in modo leggero, di alcune
cose che a me stavano a cuore sapere e che a lui non dispiaceva condividere.
“Perché hai deciso di soffrire tanto affidando il tuo cuore a una donna talmente crudele come
“ Credi davvero che Hermione sia cattiva?” quando non risposi subito intento
com’ero nel completare la mia mossa, egli non usò la mia stessa cortese attesa
ma continuò incurante della mia attenzione. Forse non stava
davvero parlando con me, stava solo esternando qualcosa.
“ Se tu conoscessi davvero Hermione come la
conosco io. Ah! Tu credi davvero di conoscerla solo perché sei andato a letto
con lei una sola volta? O solo perché presa dallo sconforto
del matrimonio si è appisolata nel letto con te. Eppure
tu la credi ancora cattiva, vendicativa e incurante dei sentimenti altrui. Non
è vero. Lei è la persona più meravigliosa che la buona
fortuna ha condotto sulla tua strada.
Ma resta affar mio e tu devi starle lontano” sorrisi mesto alle sue parole, stare lontano da Hermione
Granger, presto avrebbe dato questo stesso consiglio anche a se stesso.
questo lungo monologo aveva occupato le restanti mosse
e mi preparavo a sferrare gli ultimi affondi uscendo praticamente illeso da
questa guerra in scala ridotta.
“Ho preso le tue torri e ho preso la tua Regina, per la seconda volta
in questa giornata, perché hai deciso di sacrificare così
tanto? Che cosa ti è rimasto?”
“Non importa cosa si perde durante una guerra ma il suo esito. Scacco matto!”
il mio Re cadde e io sorrisi a questa bellissima e sofferta vittoria in
ventitrè mosse, era stata una partita stupenda ed ora
toccava estinguere il mio debito.
“Eccoti quanto promesso” gli porsi le carte con la cera lacca sbiadita
e lo stemma dei Granger, quando anche Zabini le occhieggiò rimase esterrefatto
per poi alzare lo sguardo su di me.
“Perché me le consegni?”
“In nome della tua nobiltà d’animo e di qualcosa che va al di là delle mie umane sopportazioni ho deciso di darti un
po’ di tempo quello che recano scritte queste carte saranno di pubblico dominio
fra meno di trentasei ore. A te la scelta”
“Se questa è la verità sai che non ho altra
strada”
“Questa è la verità recata con firma e nome di qualcuno che non sono
io”
“Così potresti tenerla tutta per te” mi ritrovai a sorridergli
gelidamente.
“Non è per me. Sul secondo foglio troverai qualcosa di
interessante” sollevò il primo foglio e
percepì la sua sorpresa e il suo stupore.
“Queste carte sono sicuramente dei falsi” aveva la voce incrinata
“Ti ho promesso la verità ed è quella che hai ottenuto come già ti
dicevo puoi fare come meglio credi ma tra trentasei
ore potrebbe essere troppo tardi per salvare la tua famiglia dal disonore. Non
sei la persona più adatta a rischiare il buon nome. Sbaglio o tu sei l’ultimo
della tua stirpe?” era nuovamente in silenzio, una
discussione davvero soddisfacente.
“Mi hai imbrogliato Malfoy, da quando ti sei
seduto il tuo unico obiettivo era quello di perdere per consegnarmi queste
carte” aveva il viso furente ora alterato dalla rabbia. Io non mi scomposi mi alzai dalla sedia con molta tranquillità.
“Oh tu proprio non capisci Zabini, io ho vinto tutto”
Fine Capitolo Diciannovesimo
Note:
1) La citazione che io trovo meravigliosa in se è di M. De Montagne.
2) Il titolo “God save the Queen” è naturalmente
ritornello di un celebre canto popolare inglese entrato nel linguaggio come e
inciso con cui i sudditi si rivolgono alla regnante in segno di
attaccamento alla monarchia e al suo supremo simbolo. La regina.
3) Gambetto di donna è il termine che si usa per indicare
l’apertura a cui ricorrono Harry e anche Blaise, con
esiti naturalmente differenti e la frase scherzosa di Ron “Harry sai che non
rifiuto mai una donna” è dovuta alla risposta che ci si aspetta in questo caso
a una tale mossa: accettare o rifiutare il gambetto. Inutile aggiungere che con
il termine accettare si intenda il mangiare il pedone
avversario. Il gambetto è accettato anche da Draco nella seconda partita.
4) Alcuni attenti alla storia originaria si sono sicuramente resi conto che
mandando avanti una storia AU ho rubato alla guerra la sua importanza
principale, gli horcrux non sono stati nominati se
non vacuamente e l’intera vicenda è stata riassunta in pochi passaggi che
chiarisco qui per i più pignoli (che male non fanno ad esserlo).
- Punto Primo:
Silente è morto ma non in maniera plateale come nel libro, la sua morte è
fumosa e come avrete notato anche Harry e Draco quando ne parlano a dì 2°
capitolo hanno posizioni molto divergenti.
- Punto Secondo: Il preside è
- Punto Terzo:
Voldemort è tornato ma l’escalation
di terrore non è intensa come raccontata dalla Row
nel settimo libro anche perché quando questa storia è nata e anche il suo
contesto il settimo libro non era ancora stato pubblicato.
- Punto
Quarto: Non me ne vogliano gli amanti degli horcrux e
dei Doni della morte perché i primi sono abbozzati e i secondi non esistono affatto.
5) “Cosa si può fare quando c’è un
ritorno di fiamma?” “Spegnerlo con tanta acqua” è una libera rivisitazione
della frase “All'occorrenza si dovrebbe avere un
idrante a portata di mano per spegnere i ritorni di fiamma”
autore la pagina A Midsummer Night’s
dream.
6) “Devo concludere
questa partita” “Mi concedi una mossa?” “Così non posso continuare a giocare” è
uno scambio di battute che ho preso a prestito dal film “The Whore” film molto crudo ma che a mio modesto parere piacerà
agli amanti del genere Medieval.
7) Tutta la descrizione sui scacchi
è opera della mia fantasia non so quanto di questa descrizione si possa
allacciare alle brevi comparse che fanno i scacchi dei maghi nella letteratura
della Row.
8) La partita giocata da Draco e Blaise è “L’Immortale” è una
partita di scacchi che venne giocata il 21 giugno
AVVISO per il prossimo aggiornamento,
questi sono gli ultimi tre capitoli a cui credo di
aggiungere un epilogo, gli ultimi accorgimenti e controlli più severi impongono
un ritardo considerevole ai capitoli, spero non di tale entità come il tempo
trascorso fra il 18esimo e il 19esimo.
A presto
PICCI