Scusate l'assenza ma è stato un periodaccio vi prometto che mi farò perdonare postando più spesso. Infatti a questo seguiranno alcuni capitoli che vanno letti ravvicinati. Il perchè lo capirete strada facendo...
Avevamo lasciato i Cullen in modalità sorveglianza ed Edward chiuso nelle mura triste e stanco...
Ma non starò qua ad annoiarvi... perchè qualcosa finalmente sta per muoversi e sarà un vero e proprio terremoto!!!!
Capitolo 27 - Il primo incontro
Edward
Erano passati altri tre giorni da quando ero stato umiliato da Jane. Non avevo raccontato nulla a nessuno, come lei mi aveva ordinato, ma credo che Aro avesse letto nella mia mente l'accaduto oppure era stato Damiano o l'altra guardia a raccontare qualcosa, perché non vidi più Jane e Alec girarmi intorno per un po' di tempo.
La noia era quindi il mio nemico principale, un nemico difficile da sconfiggere.
Quel pomeriggio la porta si aprì inaspettatamente e Felix e Demetri entrarono sorridenti. Entrambi erano vestiti in borghese e Demetri teneva in mano un fagotto che mi lanciò dicendo “Cambiati. Si esce a Volterra”
Lo guardai stupito poi veloce mi vestii con i Jeans e la camicia blu che mi aveva portato. Sopra mi fecero mettere un maglioncino azzurro ed insieme a loro mi avviai verso l'uscita che dava sulla piazza principale in cima alla cittadella.
Quando aprirono l'ultima porta sbucammo sulla grande piazza del Duomo. Fuori era nuvoloso anche se per il momento non pioveva. Demetri mi prese per un braccio e mi fece appoggiare alla porta chiusa mentre con Felix mi scrutava serio “Adesso ascoltami. Non so perché, ma Aro ha deciso di concederti un pomeriggio di libertà, ma ci sono delle regole da seguire se non vuoi trovarti nei guai fino al collo. Ricordati che sono un segugio e sono in grado di trovarti in pochissimi minuti, quindi non ti conviene disobbedire o cercare di seminarmi. Non puoi uscire dalle mura anche se sei libero di girare nella cittadella quanto vuoi. Non devi attirare l'attenzione per nessun motivo. Ricordati che io e Felix ti seguiremo costantemente da vicino e quindi comportati come si deve . Hai capito Edward?”
Annui non avevo alcuna intenzione di disobbedire, stavo morendo dalla gioia ed ero impaziente di uscire.
Felix mi guardò e mi passò un portafoglio di cuoio nero “Qui dentro c'è una carta d'identità a nome Edward Rossi. Non credo che ne avrai bisogno, ma la prudenza non è mai troppa. Inoltre ci sono 150,00 euro in piccoli tagli se hai voglia di comprarti qualcosa. Spendili pure liberamente, se hai necessità di qualcosa di più costoso, ne parleremo assieme dopo. Tutto chiaro?”
Annui di nuovo mettendomi il portafoglio in tasca. Avrei preferito una carta di credito pensai con un sorriso ma questo era più di quello che sperassi e non potevo certo lamentarmi.
Uscimmo
nella piazza principale ed io iniziai a guardarmi attorno estasiato
dalla bellezza della cittadina.
Annusavo i suoi profumi e l'odore di
pioggia che c'era nell'aria mentre mi guardavo intorno. Indeciso su
dove andare mi avviai alla fontana nel centro della piazza. Quando le
arrivai vicino appoggiai le mani sul bordo e con gli occhi cercai la
torre del campanile.
Per un attimo la testa pulsò e tutto divenne
rosso, un mare di persone vestite di rosso invadeva la piazza sotto
un sole splendente, il campanile stava suonando e una voce
urlò
nella mia mente “No, Edward non farlo, torna indietro.
Riparati
dalla luce, ti uccideranno. Sono viva Edward, sono
viva”.
Mi girai di soprassalto a cercare il mio Angelo dagli occhi marroni al
quale
sapevo appartenere la voce ma non vidi nessuno solo Felix e Demetri
che incuriositi si stavano avvicinando. Con un sospiro mi avviai
verso la strada principale.
Mi guardavo in
giro incuriosito e grato
per quel pomeriggio così diverso dal solito. I negozi e la
strada
erano pieni di turisti che si affannavano a comprare i vari souvenir e
a fotografare le bellezze del luogo. Spesso mi fermavo a
osservare le famigliole passeggiare o una vetrina colorata gustandomi
quella nuova libertà.
Dietro di me con la coda dell'occhio potevo
vedere Felix e Demetri che mi seguivano a distanza chiacchierando tra
di loro del tutto indifferenti al mio comportamento.
Non
avevo in mente una destinazione precisa perché era la prima
volta
che uscivo per la cittadella e il mio cuore di pietra, se avesse
potuto, si sarebbe fermato dalla felicità quando vidi una
libreria
un po' più avanti nella strada. Senza pensarci accelerai
puntando
dritto alla mia meta.
Non feci caso al ragazzone che stava venendo
verso di me con la macchina fotografica in mano e ci scontrammo con
le spalle. D'istinto mi girai a ringhiargli e restai esterrefatto
quando vidi come mi guardava. Mi fissava con grandi occhi marroni
sgranati e stupiti incerto su cosa fare. Mugugnai un “Mi
spiace”,
l'ordine era quello di non attirare l'attenzione.
Feci per proseguire
ma una voce mi penetrò nella testa “Fermati,
dove stai andando?
Non scappare, e girati succhia-sangue... guardami! Non mi riconosci,
Edward ?”
Chi mi aveva
chiamato? La voce non apparteneva a nessuno che conoscessi! Mi voltai per
cercare di capire ma in mezzo alla strada era
rimasto solo il ragazzo a guardarmi. Possibile che fosse lui? Non
l'avevo mai visto. Dall'odore non era uno di noi e poi come faceva a
sapere il mio nome? Poi all'improvviso il ragazzo spari veloce
mescolandosi alla folla e io rimasi fermo a domandarmi se me lo
fossi per caso sognato. Quando Felix e Demetri mi raggiunsero sentii
mentalmente il loro stupore per il mio comportamento apparentemente
inspiegabile.
Scrollai le spalle e entrai nella
libreria dopo aver avuto un cenno di consenso dai miei
accompagnatori. Iniziai a girare fra gli scaffali indeciso con la
mente ancora persa nell'episodio accaduto.
Poi all'improvviso i miei occhi caddero su un libro che illustrava le specie animali presenti sugli Appennini con in copertina la fotografia di un lupo che ululava.
Una fitta fortissima mi colpì costringendomi ad appoggiarmi allo scaffale mentre la testa girava e gli occhi si appannavano. Un immagine chiara mi offuscò il cervello... un lupo. Un lupo grossissimo dal pelo rossastro, che mi guardava con malinconia. Sulle sue spalle una bambina bellissima con gli occhi cioccolato del mio angelo e i capelli rossi come i miei.
Poi l'immagine svanì e rimase solo il lupo che ululava di dolore guardandomi come se mi stesse accusando di un crimine orrendo.
“Stai
bene ragazzo?” una signora vedendomi appoggiato agli scaffali
si
era avvicinata preoccupata .
Mi
sforzai di risponderle, non potevo attirare l'attenzione “Si,
grazie. Mi è girata la testa un attimo, ma adesso sto
meglio” mi
guardai intorno, nessun altro mi aveva notato.
Le
sorrisi, riconoscente.
Lei
mi guardò pensando “Che bel ragazzo. Come
vorrei avere
un figlio come lui.”
Presi fiato, e cercai di dimenticarmi il lupo, ma l'immagine continuava a vorticarmi per la mente. Poi quando credetti di avercela fatto la testa mi esplose, o perlomeno ad esplodere fu l'immagine del ragazzone che avevo scontrato poco prima, al suo posto il lupo mi guardava aggressivo pronto a scontrarsi con me. Un lamento soffocato mi sfuggii dalla bocca mentre lottavo con la mia mente per cercare di uscire da quell'incubo. Stavo tremando maledizione. Non devi farti notare Edward. Smettila stupido idiota o attirerai l'attenzione. Vuoi essere punito di nuovo? Mi ripetevo in continuazione per calmarmi, dovevo concentrarmi su qualche cos'altro , dovevo smettere di pensare al lupo.
Mi guardai intorno respirando lentamente, mentre il mio cervello ricominciava a funzionare regolarmente. Facendo finta di niente mi avvicinai alla vetrina e sbirciai fuori. Felix e Demetri erano appoggiati al portone di fronte con aria annoiata, mentre del ragazzone non c'era traccia.
Non so quanto tempo rimasi nella libreria ma quando uscii vidi il sollievo sui visi dei miei accompagnatori mentre sbirciavano il sacchetto contenente diversi volumi. Non sapevo quando sarei potuto ritornarci e avevo fatto provviste. Avevo avuto il tempo di riprendermi ed ero riuscito a nascondere abbastanza bene il mio turbamento.
Ripresi il mio giro di esplorazione per Volterra con gli occhi e il naso ben attenti cercando tracce del ragazzone, ma nulla. Era sparito.
Con soddisfazione trovai invece un negozio di musica. Anche stavolta entrai lasciando fuori la mia scorta.
Avevo già preso un paio di Cd degli anni '50 quando il mio sguardo fu attirato dallo scaffale di musica classica, seminascosto, nella parte posteriore del negozio. Mi avvicinai e mi ritrovai a rigirarmi fra le mani un cd di Debussy. Quando alzai la testa a fianco a me c'era una ragazza piccolina con i capelli neri corti e l'aria furbetta. Il suo odore mi colpì forte come un pugno. Era odore di Vampiro, ma il suo abbigliamento eccentrico e gli occhi gialli come i miei mi fecero capire che non apparteneva alla Guardia. Mi stava studiando con un espressione quasi estasiata e i suoi pensieri mi colpirono con forza “Ciao Edward, Ti ricordi di me? Sono Alice. La tua sorellina.” La guardai boccheggiante. No certo che no come potevo ricordarmi di lei? Non l'avevo mai vista.! La conoscevo? Cosa significava sorellina? Fui invaso dal panico mentre la mia testa stava scoppiando. Lei mi guardò sorridente e allungò una mano come per farmi una carezza, poi ci ripensò e la ritirò via “Non temere, ricorderai. Ti aspettiamo Edward, non ti abbiamo abbandonato. Cerca di pensare, di ricordare, concentrati. Io lo so che ce l'ha farai. Io l'ho visto. Fidati.... fidati di me”
Ero nel panico più assoluto cosa significava, cosa voleva quella vampira da me! Non riuscivo più a respirare, ne a muovermi mentre la mia mente in completo subbuglio, incapace di ragionare, mi provocava delle fitte lancinanti. Mi sentii mancare e sarei caduto se un braccio forte non mi avesse preso tenendomi su.
Alzai gli occhi e mi specchiai in un altro paio d'occhi uguali ai miei. Appartenevano però al volto di un vampiro maschio, giovane e biondo. La sua espressione era preoccupata, addolorata, ma era anche l'espressione di chi non ha paura di niente.
Il suo viso e il suo braccio erano coperti di cicatrici. “Calma Edward, o attirerai troppo l'attenzione. Rilassati fratellino e prendi fiato. Va tutto bene. Adesso ci allontaniamo ma andrà tutto bene, ci rivedremo presto... ti aspettiamo ” poi si voltò verso la donna di nome Alice dicendole “Andiamo, hai esagerato come al solito. Guarda come l'hai ridotto.” e cercò di trascinarla via mentre mi sentivo pervadere da una calma innaturale.
Lei mi sorrise un ultima volta e mi allungò un Cd senza copertina “Questo è un regalo per te! Ascoltalo! A presto” trillò poi si voltò e uscii veloce con il suo compagno.
Io rimasi lì imbambolato mentre una nuova fitta fortissima partita dal cervello percorse tutto il corpo facendomi tremare come un alberello sbattuto dal vento. Per fortuna durò pochissimo. Nessuno sembrava aver fatto caso a me. Mi feci forza e mi costrinsi ad andare alla cassa a pagare. Dovevo resistere, dovevo far finta di niente. Era difficile restare in equilibrio, e camminare tranquillamente. Un velo di nebbia era calato sui miei occhi e riuscivo a malapena distinguere le forme dinnanzi a me.
Quando
uscii, mi diressi verso Felix e Demetri. Non riuscivo quasi a
camminare e notai il loro sguardo preoccupato quando mi vennero
incontro.
“Che
succede ragazzo stai male?” mi chiese Felix guardandosi in
giro e
passandomi un braccio sotto la spalla.
“La
testa” sussurrai “Non riesco a vedere... sta
esplodendo. Aiutami”
Senza
una parola mi condussero a un vicoletto lì difronte poco
usato,
svoltarono e mi fecero sedere per terra. Tremavo e non riuscivo a
vedere nulla. Solo il sorriso della ragazza e lo sguardo preoccupato
del vampiro feroce. Alice … continuava a
ripetere
all'infinito la mia mente. Il suo nome mi rimbombava nelle orecchie
mentre la vedevo in continuazione sorridermi e tendermi la mano
... Alice...Alice... stavo impazzendo, la mia testa
non era
capace a pensare ad altro come un dvd bloccato nello stesso punto che
ripete in continuazione lo stesso filmato.
Poi
qualcosa di duro e freddo toccò la mia fronte scacciando i
miei
fantasmi e riportandomi alla realtà. Sbattei gli occhi e
vidi
Demetri chino su di me che mi scrutava preoccupato.
“Mi
sembra che vada un po' meglio. Cosa è successo
Edward?”
“Non
lo so” bofonchiai, non potevo certo raccontargli che stavo
impazzendo lentamente “ Ero dentro che stavo scegliendo
quando sono
stato colpito da una fitta fortissima alla testa. Pensavo mi sarebbe
esplosa. Allora ho cercato di far finta di niente e sono uscito per
non dare nell'occhio”
“Hai
fatto bene, Felix è andato a controllare se hai fatto
qualche danno. Non è la prima volta che ti capita, al di
fuori dal tuo servizio
per Aro, vero?”
Annui,
come faceva a saperlo? Ero stato ben attento a mantenere il segreto
sulle visioni che apparivano nella mia mente.
“Mi sono accorto che c'è
qualcosa che non va ultimamente. Ti capita da quando Jane ti ha
portato a dissetarti, vero?”
Non
era vero ovviamente, tutto era iniziato molto prima, ma era una
buona scusa poter dare la colpa a Jane. Purtroppo non potevo
rispondergli avevo ricevuto un ordine chiaro. Mi limitai a guardarlo
in silenzio.
“Non
puoi parlarne, vero? Scommetto che hai ricevuto ordini precisi o
sbaglio ?”
A
quello potevo rispondere, ma mi limitai ad annuire.
“Lo
immaginavo. Gira voce che Aro abbia sgridato di brutto i due gemelli
e li abbia mandati in punizione a fare una missione in Germania. Tu
non gli avrai detto nulla, ma Aro sa sempre tutto.”
sghignazzò, mentre Felix si avvicinava a noi. “E'
tutto ok. Nessuno ha notato
niente. Va meglio qua?” Mi guardarono entrambi in attesa di
una
mia risposta.
“Si,
è passata, va tutto bene” avevo paura che con la
scusa mi
riportassero subito dentro, e così mi feci forza tirandomi
in piedi.
“Forse
sarebbe meglio riportarlo alla Rocca subito” pensò
Felix ma prima che potesse aprire bocca lo interruppi “No. Ti
prego. Sto bene Felix, continuiamo il giro. Ce la posso fare”
Non volevo rientrare. Era troppo bello , non avrei permesso a nessuno
di portarmi dentro prima del dovuto e poi speravo d'incontrare
nuovamente quella coppia di vampiri anomali o il ragazzone fotografo.
Demetri
sorrise “Ok. Edward, abbiamo ancora un'oretta. Ma se mi
accorgo che
stai di nuovo male, che tu voglia o no ti riportiamo indietro di
corsa. Sono stato chiaro?”
“Si
Demetri. Grazie” e mi girai soddisfatto, potevo farcela,
bastava..... non pensare. Più facile dirlo che farlo , ma
non
impossibile.