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Autore: Phantom_Miria    04/10/2011    6 recensioni
Raccolta di {missing moments} legati a 'SEVEN'.
Cosa è successo, cosa succede e cosa succederà; i perchè, i cosa, e i come che costellano la storia dell’indistruttibile amicizia tra cinque ragazzi con il dono della magia.
#01. How Lavi knew about Allen's scent; [pre-Lavi/Allen]
#02. Why Fou went to see Bak; [Bak/Fou]
#03. What Lavi could get Kanda involved in; [Lavi/Allen] (R: GIALLO)
#04. Why Lenalee had that light in her eyes; [Kanda/Lenalee]
#05. What Lenalee actually knew; [Lavi/Allen]
#06. What - - - ; [Lavi/Allen][Kanda/Lenalee][Bak/Fou]
#07. How - - - ; [Lavi/Allen]
[Lavi/Allen] [Kanda/Lenalee] [Bak/Fou] HarryPotter-AU.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio , Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SEVEN {Arithmancy was never a friend}'
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Aaah! Mi sembra sia passato un secolo! (?) Un capitolo interessantissimo, questo! (Non è vero). Come vi avevo detto, questo è un BakFou con del Laven per contorno. Molto poco. Più un Allen e basta (e non perché non volevo Lavi ma… Lavi in quel momento era impegnato in un’altra faccenda lololol come si capirà dalle prime righe). Beh, cheddire apparte che non scriverò MAI PIU’ IN VITA MIA una BakFou perché è una COPPIA IMPOSSIBILE DA SCRIVERE (IC tendente a zero in questo capitolo)? :D Nulla. Quindi buona lettura, e ditemi cosa ne pensate.

Nota che rasenta l’inutile: mentre facevo un po’ i calcoli progettistici (?) su questa fic, avevo vagamente pensato che forse sarebbe stato figo fare anche qui sette capitoli. Ma contando i capitoli che avevo in mente di scrivere (ebbene sì! Vi ho ingannati per tutto il tempo, perché in realtà ho praticamente già deciso cosa scrivere quindi se volete qualcos’altro io vi ignorerò HAH.) ho fatto l’orrenda scoperta che sono otto D: In realtà senza saperlo inizialmente ne avevo progettati sette, ma poi dato che svariati volevano un capitolo postdichiarazione con Lavi ancora ad Hogwarts, sono diventati otto E E E. Panico, non riuscivo a decidere quale togliere. Perciò alla fine, panicando inappropriatamente, sono giunta alla conclusione che l’ultimo capitolo sarà un’unione sminchia tra due capitoli A__A
E così i capitoli saranno ufficialmente sette!

Disclaimer: semplicemente, no.

 

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Why Fou went to see Bak

( S E V E N )

.

Poco distanti da un gruppo di studenti del sesto anno che ridono sommessamente e si scambiano confezioni di merce sospetta, Lavi e Lenalee sono seduti sul lungo e comodo divano della Sala Comune. La ragazza si passa le dita nel suo caschetto di lucidi capelli neri con un movimento insofferente, mentre le dita dell’altra mano tamburellano veloci sullo schienale ricoperto di stoffa rossa. Lavi, invece, ha palesemente la faccia di uno che vorrebbe Smaterializzarsi a qualche miglio di distanza.

Sfortunatamente per lui, a Hogwarts non ci si può Smaterializzare.

“Mi confondo sempre tra Nettuno e Urano: qual è quello che simboleggia la fantasia e auspica il crollo di illusioni?” la voce di Allen la fa trasalire, e la piuma scivola dalla sua mano sulla pergamena gialliccia , tracciando una riga sbavata d’inchiostro sul foglio precedentemente intonso.

“Ma poi perché mi preoccupo di Divinazione,” prosegue Allen, mentre si abbandona contro lo schienale della sua sedia e si stropiccia gli occhi stancamente, “se so già che all’esame improvviserò tutto? Dimmi la verità: tu hai mai visto qualcosa in quella stupida boccia di cristallo?”

In risposta, Fou si limita a sghignazzare sonoramente, prendendo in mano un pesante tomo rilegato in pelle e buttandolo davanti all’altro. Il ‘thump’ sordo che provoca incontrando il tavolo sembra quasi un presagio di sventura e insuperabili fatiche. “Infatti, dato che con Sokaro non avrai problemi, ti consiglio vivamente di ripassare Trasfigurazione. La Nine ha esplicitamente detto che non accetterà al sesto anno chi ha preso meno di O nei suoi G.U.F.O.

Allen giocherella spassionatamente con la sua penna piumata di grigio e scruta con svogliatezza quel libro che ora è piazzato in bella vista davanti a lui, impossibile da ignorare.

“Lo so,” risponde, tormentando un angolo della sua pergamena distrattamente, “ma non voglio immaginare cosa farebbe la Lotto se qualcuno dei suoi studenti prendesse una D… o peggio, una T. Cosa che trovo peraltro piuttosto possibile.”

Il comune senso di colpa contrae i loro visi in una prolungata smorfia di ansia e comprensione reciproca.

“Beh, magari c’è abituata…” suggerisce Fou con poca energia. “La divinazione non è una cosa che possono praticare tutti. E poi sicuramente il Preside le impedirà di fare qualche sciocchezza.”

Scoraggiato, Allen scrolla le spalle e apre il libro di Trasfigurazione, non risparmiandogli l’ennesima, ormai consueta occhiata critica.

“Odio il fatto che tu abbia la metà degli incantesimi da conoscere rispetto a me,” commenta aspramente.

Fou gli rivolge un sorriso impertinente, e per provare il suo punto, modifica la tonalità dei suoi capelli fino a farli diventare da rosa cicca a un altrettanto insolito rosa salmone tendente all’arancione.

“Non è colpa mia se mio padre è un Metamorphomagus,” chioccia con soddisfazione, arricciandosi una ciocca di capelli all’indice per esaminarne più da vicino il nuovo colore.

Allen aggrotta la fronte, sempre più rabbuiato. Prende in mano la sua bacchetta ed effettua un incantesimo di Rabbocco sul suo bicchiere, che immediatamente si riempie di nuova acqua limpida e fresca.

“Allora odio i Metamophomagi,” rettifica tetramente, afferrando il bicchiere e bevendo un sorso d’acqua, con una tragicità tale nei suoi movimenti che la scena risulta oltremodo comica.

Fou fa le fusa senza alcuna vergogna di sé, lisciando la sua pergamena e allungando la mano verso il libro di Antiche Rune con una pacatezza regale.

“Allen, Allen, persona debole, la tua invidia intensifica solo le mie abilità.”

Nonostante il fulmineo attacco di depressione, Allen scoppia a ridere quando Fou si volta verso di lui con uno schiacciato naso all’insù dall’aria spocchiosa e le sopracciglia arcuate in una forma assurda ma in una perfetta riproduzione di quelle di un loro passato – e odiato – insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.

Una volta calmate le risa, Fou si mette in bilico sulle gambe posteriori della sedia e allaccia le dita dietro la testa. Mentre studia le curve dei drappi rossi dagli orli dorati che decorano la parete opposta con finto interesse, si mordicchia il labbro inferiore, taciturna. Di fianco a lei, Allen riprende a sfogliare il suo libro.

“Beh, Allen, mi sa che devo andare,” afferma, e fa per alzarsi.

Quando l’amico le chiede dove, lei esita un attimo, prima di replicare con un borbottio indistinto che spera vivamente basti a soddisfare l’altro.

Però ovviamente Allen si gira, questa volta più attento alle sue parole. “Eh?”

“A ripassare Antiche Rune,” ripete distintamente Fou, con una scrollata di spalle che mira a distrarre l’attenzione dalla sua immediata agitazione. “Con Bak. E i soliti di Tassorosso. Rou Fa, eccetera.”

Il ghigno d’intesa che si allarga da orecchio a orecchio sul viso pallido di Allen la infastidisce nel profondo, perciò reagisce rapidamente e istintivamente donandogli garbatamente un lieve pugno alla spalla.

Ow! Che cosa ho fatto!” si lamenta Allen mentre si massaggia l’arto ingiuriato, comportandosi come se lo avesse invece pugnalato a fondo.

“Sorridevi come un idiota,” si giustifica Fou asciutta. “Non lo sai che l’idiozia è un reato in certi Paesi? E Allen, era lieve.”

No che non lo era!”

Fou non degna l’amico di una risposta, e procede a chiudere il suo libro di Antiche Rune e a metterselo sottobraccio.

Mentre lei si alza, il ragazzo incrocia le braccia e la scruta con attenzione, la malizia che gli illumina le iridi tempestose.

“Si dichiarerà entro la fine dell’anno. Lui, o te,” commenta con voce limpida e esageratamente fiduciosa.

Fou solleva il mento e ostenta un’aria di indifferenza che non le è propria. “Non sono neanche sicura che mi piaccia, Allen.”

“Sì, proprio. È da un mese che vi girate intorno con occhi predatori! E anche se tu non fossi ancora sicura, lui secondo me lo è,” dice Allen, con una sicurezza che un po’ spiazza la ragazza.

“Non credo proprio, Al… Ci sono le stesse probabilità che succeda di quante ce ne sono che tu ti dichiari a Lavi entro fine anno. O in generale.” E questo è classificato, nell’enciclopedia personale di Fou, come un colpo basso. Ma Fou non si trattiene mai dal ricorrere a spietati sotterfugi quando si sente messa all’angolo – anche se di questo particolare ‘sotterfugio’ è davvero convinta.

La smorfia di Allen ha un che di profondamente patetico. Non esce mai una buona espressione quando si tenta di mischiare l’afflizione e l’amarezza con il fastidio.

“Allora mi dispiace per voi,” risponde con eccessiva calma. “Speravo vi poteste mettere insieme prima della mia morte.”

“Allen, dovresti…

“Ne abbiamo già parlato, Fou.”

La durezza nella sua voce è un chiaro segnale, che intima a Fou di non inoltrarsi nell’ennesimo battibecco destinato a sfociare inevitabilmente in un litigio. Ma questa volta Fou si sente particolarmente stufa di assecondare l’ennesima parata di finzioni adombrate da patetica rassegnazione che Allen trascina avanti con crescente fatica.

“Ne abbiamo già parlato, sì, e sai cosa ne penso,” esplode Fou, riuscendo però sorprendentemente a mantenere bassa la sua voce. “La verità, Allen, è che sei un codardo senza palle. Tutti quei discorsi sul lasciarlo decidere da solo, sul non condizionarlo… In realtà hai solo paura. Esattamente come lui. E se continuate così ancora per molto probabilmente non andrete a finire da nessuna parte. Uno di voi due si stancherà, e non avrete più occasioni. Perciò quello che ti consiglio di fare è alzarti, andare da lui, e dirgli… qualcosa. Risolvete la faccenda, prima che l’anno termini. Chi era che aveva detto di non lasciarsi rimpianti alle spalle?”

Allen si rifiuta di guardarla, ha gli occhi puntati caparbiamente su Lavi. Ma il suo cipiglio, le spalle rigide e le labbra serrate in una linea inflessibile dicono a Fou che l’ha ascoltata, e che è arrabbiato. O frustrato, Fou non riesce a capire. D’altronde non è lei quella innamorata del suo migliore amico, questa volta.

Perciò sospira pesantemente e, senza aspettare una risposta o il saluto di Allen, gira sui tacchi e s’incammina da sola verso la biblioteca.

Sulla strada, scivolando di corridoio in corridoio, evitando a malapena studenti e professori che vi passeggiano, Fou si massaggia impacciata il collo, realizzando di aver esagerato con Allen; e mentre si avvicina al punto d’incontro con Bak, pensa anche che si sia comportata in modo un po’ ipocrita.

Non è che Allen sia propriamente un codardo. In fondo ha anche lui le sue ragioni per fare quello che fa – seppure un po’ contorte, sono accettabili. Due anni passati con la speranza che Lavi si accorgesse di lui e dei suoi sentimenti devono essere stati piuttosto pesanti psicologicamente, soprattutto con il timore sempre incombente di poter rovinare un’amicizia vitale. Non è poi cosa da tutti giorni innamorarsi del proprio migliore amico, e in più dello stesso sesso. Al tempo, Fou non era stata capace di dispensare molti utili consigli – sia benedetta Lenalee.

Inoltre, se anche Allen fosse da considerare un codardo, di conseguenza lei certo non è da meno. Tra il primo e il secondo anno, Allen le era piaciuto per molti mesi, e così come aveva fatto il ragazzo, anche lei non aveva mai detto nulla – non sa neanche se Allen sia a conoscenza di questo dettaglio della loro lunga amicizia. Non che ora abbia molta importanza.

Ma forse, riflette Fou con una certa dose di vergogna, è per questo che tenta sempre di spingerlo ad agire, seppure spesso con troppa violenza: non vuole che Allen commetta i suoi stessi errori.

Nonostante ora Allen non le piaccia più, capita che, ogni tanto, quando è stesa sul letto a occhi chiusi, a ripensare alle giornata trascorsa o a un incontro con Bak, o ad Allen e Lavi che sono sempre così vicini – sempre più vicini – si chieda cosa sarebbe successo.

Cosa sarebbe successo se lei si fosse confessata. Se, facendolo, avrebbe scoperto di avere una possibilità, e si sarebbero poi messi insieme, sarebbero stati una coppia, quanto sarebbero durati…

Si rende conto che, ragionando obiettivamente, Allen e lei non sarebbero mai stati una coppia duratura. Non ne è certa, ma quasi. Da sempre Allen l’ha di certo vista sempre e solo come una sorella, niente di più, e ormai anche Fou non riuscirebbe a vederlo in altro modo. Ma soprattutto, Fou non ha mai avvertito tra loro quella sensazione che invece avverte a vere e proprio ondate tra lui e Lavi.

Lavi. Allen non le ha mai dato l’impressione di essere gay, eppure… c’è qualcosa che clicca perfettamente tra di loro. Sono come due tasselli di un puzzle, che scivolano l’uno sull’altro e s’incastrano alla perfezione, dentellatura per dentellatura. E questo solo perché sono loro. A questo punto, Fou non riesce a spiegare a se stessa cos’è che davvero senta, però è innegabilmente lì, la percezione di una sintonia a un livello che tra lei e Allen non è mai stato raggiunto.

Ma è stato meglio così, si dice sempre Fou, ora che il dolore non esiste più.

Poi spesso le viene in mente anche Bak, con il suo passato amore viscerale per Lenalee, e la medesima confessione mancata. Si rende conto che lei e Bak appartengono alla stessa specie: persone che hanno amato, e che non hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, che fosse per paura, e per un senso di inadeguatezza. Ogni tanto Fou si chiede se potrebbe essere semplicemente quello ad averli uniti, il fatto che siano fatti della stessa pasta. Sono elementi di scarto di un quadro più grande che alla fine hanno trovato il loro posto insieme, accontentatisi l’uno dell’altro nonostante non siano ciò che desiderano.

Ma Fou non è mai stata una persona da ‘se’ e ‘ma’. Sa, in realtà, di essere forte e di non essere lo scarto di nessuno. Ha fatto le sue scelte, e andrà avanti per la sua strada innamorandosi di qualcuno che a sua volta sarà molto più di un semplice scarto.

Preferisce vivere nel presente invece che rinchiudersi nel passato e rimpiangere le occasioni perse. Perciò a questo punto delle sue deprimenti riflessioni, di solito, Fou scuote la testa e pensa ‘cosa cazzo me ne frega’, e ritorna con la sua mente al presente, al momento che sta vivendo, e smette di provare rimorso, che ha sempre pensato fosse una sensazione che non le addicesse.

E anche se ancora non è molto sicura che Bak le piaccia così tanto come Allen sembra pensare, si rende conto che la sicurezza che mostrava il suo amico parlando della sua confessione, e l’idea stessa della confessione di Bak, non la dispiacciono poi così tanto. E ciò le pare un utile indizio.

Quindi capita soltanto qualche volta che Fou non riesca a trattenersi dal chiedersi se

Una mano si stringe attorno al suo avambraccio con delicatezza, e Fou alza di scatto la testa per prendere visione di un Bak, dall’aspetto trafelato e il codino dal biondo dorato semidisfatto, che preme al petto il suo libro di Antiche Rune e le indirizza con i suoi occhi color cioccolato un mezzo sguardo apologetico.

“Scusami, aspetti da tanto?”

Fou sbatte le palpebre un paio di volte, per poi lanciare un’occhiata intorno a sé e accorgersi di essere già arrivata all’entrata della biblioteca. “Ah,” risponde laconicamente, sinceramente stupita. Non ricorda di aver camminato fino a là.

Questo è il motivo per cui non le piace pensare ai problemi di cuore. Liquefa il cervello alla radice.

Quando Bak si fa perplesso e manifesta un crescente affanno, Fou si preoccupa di elaborare. “No no, non aspetto da… tanto. O almeno credo.”

Bak sembra non capire, e Fou non lo biasima. “Beh, in ogni caso… non è che ti va di andare a studiare fuori, oggi?” chiede il ragazzo con voce agitata, ma tinta di speranza.

“E Rou Fa e gli altri?” indaga lei.

“Ah,” Bak si dimena sul posto come se stesse camminando su braci ardenti, e questa volta è Fou a non capire, “non potevano. Stavano facendo… altro.”

Fou annuisce riluttante, ma segue obbediente Bak nei corridoi, oltre il portone e infine fuori dal castello – e ritornando piano piano in se stessa, biecamente e con un sorrisetto tronfio, la ragazza fa notare all’amico la differenza tra le quantità di rubini e topazi che riempiono le rispettive, gigantesche clessidre accostate all’ingresso che rappresentano i punteggi delle Case.

Poco dopo raggiungono un rigoglioso e robusto albero che si innalza imperioso su una collinetta del vasto prato a loro disposizione, e che sparge ombra e frescura tutt’intorno alle sue lunghe radici. Sedutasi subito sull’erba, da lì Fou contempla per un attimo lo specchio d’acqua scura che si stende in quel bacino verdeggiante, che da lontano sembra un’infrangibile lastra di vetro opaco. Nonostante il piacevole venticello che scorre tra gli steli d’erba e smuove con leggerezza le cime degli alberi della Foresta Proibita, non una sola onda increspa la calma quasi spettrale del Lago Nero.

In quei tranquilli secondi, Fou viene colta da una fortuita e piuttosto idiota rivelazione: le dispiacerebbe lasciare Hogwarts senza mai aver visto la Piovra Gigante.

“Sei silenziosa oggi,” constata Bak a mezza voce, come impaurito che parlando possa disturbare la sua apparente concentrazione. “Voglio dire. Di solito mi insulti di più.”

Con un sospiro, Fou si butta a terra, e alza gli occhi verso le fronde verdi dell’albero, tra cui ammiccano luminosi i raggi di sole. “Sono solo stanca. Non ho più voglia di studiare.”

Bak annuisce comprensivo, ancora indeciso se parlare o no. Probabilmente il suo silenzio lo disorienta, realizza Fou, per poi scoprire che la cosa la diverte un poco. È in momenti come questo che si chiede se suo padre, oltre alle capacità di un Metamorphomagus, le abbia trasmesso anche il suo naturale sadismo.

“Beh, ma… dovremmo studiare, ormai che siamo qui. Con i libri.”

Fou si tira di nuovo su e quando si volta verso Bak con una sorpresa per lui in serbo, quest’ultimo starnazza qualcosa in modo incomprensibile e arrossisce fino alla punta delle orecchie.

“Dovremmo studiare, ormai che siamo qui,” lo scimmiotta Fou dilettandosi in svariate smorfie con le fattezze di Bak che ha appena assunto. Bak pare oltremodo indignato – ed è la parola più perfetta con cui lo si possa descrivere, manca solo la mano con le dita tese davanti alla bocca, ed è un quadro perfetto di pura ed elegante ‘indignazione’.

“Non ho un naso così lungo!” obietta scandalizzato, puntando un dito accusatorio contro la protundenza per lui inaccettabile.

Fou ride sguaiatamente, ma decide bonariamente di concedergli una pausa psicologica, tornando lentamente alle sue solite sembianze. “Sì che ce l’hai, stupiBak!”

“No che non ce l’ho… stupiFou!”

“Beh, quello sì che era un insulto creativo,” asserisce Fou con pesante sarcasmo.

“Creativo quanto il tuo!”

“Sì ma io quello lo uso sempre, quindi a prescindere dalla sua creatività, è consolidato. Affermato come verità indiscutibile.” Fou ignora spudoratamente l’espressione scettica che ha davanti a sé, e piega le labbra in un nuovo ghigno di scherno. “Non dovevamo studiare, Bakkino?”

Così, con un Bak dalle guance imporporate e una Fou dal sorriso maligno, lo studio di Antiche Rune all’ombra di quel grande albero florido ha inizio. I minuti passano e si trasformano in una mezz’ora piacevole, durante la quale i due dividono un unico libro per ripassare e tentare delle traduzioni aiutandosi a vicenda.

Bak è insolitamente irrequieto quel giorno, si accerta finalmente Fou dopo un po’. Se il fatto che continui a stropicciarsi la frangia i capelli biondi non è un segno, dato che lo fa spesso, di certo lo è il suo continuo intrecciare le dita in una morsa convulsa, come anche la circospezione e l’allarme nei suoi occhi che sarebbe più naturale vedere nelle pupille di un animale braccato, e alcune altre inezie che nel complesso iniziano a dare a Fou il mal di testa.

Però con quel mal di testa, giunge anche il presentimento che… qualcosa stia per succedere. Lo avverte nell’aria vibrante che staziona tra di loro, nei gesti impacciati di Bak, nel modo in cui i muscoli delle sue stesse spalle si sono tesi come corde di violino ai primi accenni dell’irrequietezza di Bak, come se il suo corpo avesse intuito prima della sua mente l’attesa di quel… qualcosa.

In realtà ha una mezza idea di quello che potrebbe succedere di lì a qualche secondo. Bak ha l’aspetto di uno che sta per rivelare un gravoso segreto – non sa bene come fa a saperlo, ma immagina sia dovuto al fatto che in quei gesti riconosce la lei di qualche anno prima… il Lavi di questi giorni – e, per lo stesso motivo, Fou è parecchio certa di sapere di che segreto si tratta. La cosa invece preoccupante è il conflitto che prende luogo nella sua testa quando tutto quello che avverte e intuisce assume quel chiaro significato: seppure fino a non molti minuti prima abbia esplicitamente sperato che ciò avvenisse, seppure Allen glielo abbia praticamente predetto e lei non abbia mosso un muscolo per impedirlo, ora come ora Fou non è più sicura di volere che quel qualcosa succeda. Non è più sicura di niente, per essere precisi.

O forse si è solo dimenticata cos’è che vuole veramente.

“Questo corno di Erupmental è un due, giusto?”

Ma spesso sapere che qualcosa sta per accadere, non rende preparati al momento in cui questo accade.

Nell’attimo in cui Fou adocchia la runa indicata e rialza lo sguardo, pronta a rispondere di sì, la ragazza si accorge che Bak è oscenamente vicino a lei – eppure un secondo prima non lo era. O almeno non così tanto. Ma ora lo è così tanto che quel misero, insignificante, monosillabico ‘sì’ non abbandona mai la punta della sua lingua.

Bak agisce con tale rapidità che Fou ci mette un po’ a portare il suo cervello al passo con gli eventi, anche se i suoi nervi funzionano perfettamente, perché la sensazione delle labbra di Bak che si posano sulle sue di certo non passa inosservata. Anzi, in quel momento sembra l’unica cosa rilevante al mondo.

E come è arrivata, la bocca di Bak si allontana, ma solo di qualche centimetro. Bak la guarda negli occhi e per un attimo sembra essere soddisfatto di se stesso. Quello dopo, deve invece aver notato l’espressione di Fou pietrificata in uno stato di shock e i suoi occhi spalancati e vitrei che assomigliano più a due Boccini che a bulbi oculari, perché Fou inizia ad intravedere i primi segni delle familiari chiazze rosse sulla sua pelle.

“Hai cambiato colore di capelli,” tira Bak fuori dal nulla, anche se la cosa stupefacente è che sembra serio e stupito mentre lo dice, come se non avesse sfruttato quella frase casuale solo per spezzare la tensione.

Ma a prescindere dal perché l’abbia detto, sono quelle parole che gli costano il repentino pugno che scatta verso il suo volto dalla sua destra.

Mentre si alza di scatto e scappa in direzione del castello come se avesse alle calcagna un esercito di Folletti della Cornovaglia, senza degnare Bak di un ulteriore sguardo, in un angolo remoto della sua testa Fou giura con spregiudicata sicurezza che mai più insulterà Allen per essere un codardo e che, soprattutto, s’impegnerà nell’imparare a non reagire a chiunque tenti di intromettersi verbalmente o fisicamente nella sua vita amorosa, dispensando pugni in faccia.

Deve davvero lavorarci, su questa cosa.

.

E fu così che, alla fine del suo quinto anno ad Hogwarts, Bak si dichiarò a Fou e ricevette, in cambio del suo amore, un livido violaceo sullo zigomo destro – che però scomparve nel giro di dieci minuti grazie all’aiuto dell’infermiera di Hogwarts, da cui Bak arrivò, senza forze e demotivato, solo grazie ad alcuni suoi compagni di Tassorosso che si erano nascosti nelle vicinanze per spiare la sua dichiarazione.

Due giorni dopo, Bak e Fou si misero insieme – una volta che Lenalee riuscì finalmente a convincere Fou a guardare in faccia Bak. Con la sua faccia, senza le sopracciglia di Lvellie, le guance di Crowley o le occhiaie della professoressa Lotto, che, per quanto riuscissero ad allentare qualsiasi tipo di tensione, non erano molto pratiche nella risoluzione di problemi seri.

 

Questo però non fermò i Grifondoro dallo stracciare la squadra di Tassorosso di Bak nella successiva e ultima partita di Quidditch.

(Fou passò il resto dell’anno scolastico a rinfacciarlo a Bak).

.

.

.

.

.

 

Madò, mai più. Ventiquattro ore per descrivere una scena finale e fare un minimo di introspezione (semifallita). La fatica per scrivere questo capitolo è una cosa imbarazzante.

Ma scommetto che siete rimasti stupiti dalla cosa del Metamorfomagus :D è cheee mi è venuta in mente solo in questa storia LOL! Però dato che alla fine Fou non compariva molto in SEVEN, ci stava che non venisse fuori la cosa *annuisce a se stessa*. E poi è perfetta lei, per esserlo *_* Un premio a chi mi dice chi è invece un personaggio Animagus in questa storia e in cosa si trasforma! (si scoprirà più in là lololol).

Ah, qui le motivazioni di Allen sul perché non si confessa blahblahblah sono solo accennate, verranno spiegate meglio in un altro capitolo. Più avanti. Abbastanza assai più avanti.

E se Fou vi è sembrata poco convinta sui suoi sentimenti per Bak… beh, lo è xD Cioè, alla fine non è sempre rose e fiori, no? Una persona può avere un colpo di fulmine o metterci tanto a realizzare, può capire di essere innamorato senza esperienza o ha bisogno di provare a costruire quel rapporto di cui all’inizio avverte solo la potenzialità. Inoltre Fou, nonostante non sia più innamorata di Allen, tiene comunque tanto a lui e lei stessa (a mio parere) si rende conto che quel vederlo come fratello non è proprio VERO. È come se la sua esperienza mancata con Allen le fosse sempre rimasta dentro. In realtà nella fic (e qui) penso di non essermi spiegata molto bene, quella parte introspettiva è un po’ uscita a caso mentre scrivevo, ma dato che (SEPPURE appunto non l’abbia spiegata bene), mi sembrava realistica, l’ho lasciata :I Vi assicuro comunque che frequentando Bak, Fou si innamorerà in piena regola xD  VABBE’ DAI non si capisce. *si ammazza* *no, prima va a dormire*

   
 
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