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Autore: SailorDisney    04/10/2011    2 recensioni
I protagonisti della mia storia "Sogno o realtà" tornano in una nuova, romantica vicenda. Se vi è piaciuta la prima parte, questo seguito non vi deluderà.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Buzz Lightyear, Jessie, Woody
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7.

I giorni passarono. Di lei nessuna notizia. Buzz la cercò in lungo e in largo.

Woody e Dolly andavano ogni giorno a casa di Buzz a fargli visita ed ad aiutarlo nella sua convalescenza.

Una mattina, arrivarono di buon ora, portando la colazione. Lo trovarono alla finestra, guardare il vuoto.

“Buzz…” lo chiamo Dolly. Nessuna risposta.

Dolly guardò Woody preoccupata.

“Basta! Io glielo dico!” disse lei stizzita.

“No..Dolly.. che fai? No..” mormorò Woody, voltandosi a controllare se Buzz avesse sentito o meno.

Aveva sentito benissimo.

“..Dirmi… dirmi cosa, esattamente?” chiese lui.

“Buzz, ho promesso di non dirtelo ma… io so dov’è Jessie.”

Woody sbuffò. “Avevi detto a Jess, qualunque cosa fosse successa.”

“Non avevo previsto tutto questo. Io voglio che siano felici!”

Buzz si alzò di scatto, e scuotendo Dolly per le spalle disse: “Ti prego, Dolly! Dimmi dov’è! Lo devo sapere!”

Woody rispose al suo posto. “..E’ al maneggio.”

Buzz e Dolly si voltarono di scatto.

“Woody…” mormorò lei.

“Volevo solo… rispettare la promessa fatta a mia sorella. Ma so benissimo anche io che è la cosa giusta, Dolly. Per chi mi hai preso?”

Dolly sorrise a Woody, gli si gettò al collo e lo baciò stringendolo forte.

Anche a Buzz scappò un sorriso. Ma non c’era un momento da perdere, andò a vestirsi ed uscì di casa in fretta e furia.

Il contachilometri della sua motocicletta non aveva mai raggiunto quelle cifre. Nella sua testa affollavano mille pensieri, mille parole, non avvertiva nemmeno il dolore delle ferite ancora in via di guarigione.

Non appena arrivò a destinazione, si tolse il casco e guardò il cielo, facendo un gran respiro.

Entrò nel maneggio, la vide immediatamente di spalle, su un immenso prato verde accanto al suo cavallo preferito.

Quel giorno i lunghi capelli rossi erano raccolti in una treccia, fatta senza impegno. La salopette che indossava al lavoro non era decisamente della sua taglia. Era proprio la sua Jessie. Ma c’era qualcosa di diverso. Mancava qualcosa. Buzz notò immediatamente l’assenza della sua allegria, i suoi grandi occhi verdi erano immersi nel vuoto. Un’espressione di malinconia  prendeva il posto del suo spigliato  sorriso.

Buzz avvertì una sorta di empatia, ma si sentiva in dovere di porre fine a quella sofferenza.

Mentre accarezzava dolcemente il muso del suo Bullseye, Jessie sentì una voce ed una presenza alle sue spalle.

“Lo so che non dovrei essere qui. Anzi, forse dovrei essere all’altro mondo. Ed in effetti, sono morto. Per qualche secondo, sai? Dicono che il cuore si sia fermato. Eppure… non mi sono mai sentito tanto vivo come in quei secondi. Ti vedevo, ti sentivo. Sono tornato per te. Non potevo lasciarti sola. Invece adesso, che sono sopravvissuto ad un devastante incendio, vorrei esserci morto lì dentro. Perché tu non sei al mio fianco. Ma adesso che ti vedo, sento nuovamente le vene pulsare dentro di me. Forse sono come un giocattolo. Non godo realmente del dono della vita. Ma posso assicurarti che adesso che sei qui, davanti a me, mi sento vivo. Vivo, davvero.”

Jessie si voltò lentamente. Non riusciva a guardarlo negli occhi. Sapeva di avere torto, andarsene così… chi lo avrebbe mai fatto? Non voleva soffrire. Era solo un egoista e questo la imbarazzava. Abbassò lo sguardo a terra.

“Non devi mai abbassare lo sguardo, davanti a nessuno!” gridò Buzz. “Tu non sei inferiore, a nessuno! Mi hai capito, bene? Non permettere a nessuno di mortificarti, nemmeno a me. E se l’ho fatto, perdonami.”

Jessie alzò lo sguardo intimorita e incrociò quello di Buzz. La ferita sulla guancia era ancora ben visibile sul suo viso. Lei avvicinò la mano e la sfiorò.

Lui le prese la mano. “C’è una cosa che devo dirti, Jessie.”

Finalmente lei aprì bocca. “Ti ascolto…”

“E’ da un po’ di tempo che sono in guerra con me stesso. Mi conosci, entrerei in un edificio in fiamme senza pensarci due volte ma… quando si tratta di te, farei qualsiasi cosa pur di non perderti.”

“Buzz..io…”

“Jessie, la vita è davvero come un castello di carte. Può crollarti tutto addosso da un momento all’altro. Solo lavorandoci insieme, possiamo tenerlo in piedi…. Jessie…” Buzz aprì il piccolo scatolo che aveva in tasca, mostrandone il contenuto. “Vuoi diventare mia moglie?” una pietra su un anello brillava come non mai.

Jessie rabbrividì. Improvvisamente sentì che le mancavano le forze. Nella sua testa immaginò di trovarsi su un palcoscenico, davanti a una folla di spettatori. Il silenzio, e le battute di un copione che non aveva mai letto. Improvvisamente, dietro le quinte una voce suggeriva cosa dire.

Tornò in se stessa. Non sapeva cosa fare, ma sentiva il suo cuore parlarle, suggerirle le parole.

“Non…” mormorò, incerta.

Buzz avvertì una scossa di paura.

“Non desidero altro, amore mio.” Disse mentre l’espressione sul suo viso si trasformava in un largo sorriso.

“Ahah!!!” Buzz non riuscì a trattenere una risata, la afferrò dai fianchi e la prese in braccio, preso dall’euforia.

Lei si unì alla sua risata, lo strinse al collo, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di gioia.

E come nei lieto fine più romantici, si udirono in lontananze le campane della chiesa…

 
12 MESI DOPO
 
DIN DON.

“Woody, saranno loro, apri tu!” gridò Dolly.

“Vado, vado!” disse Woody avviandosi verso la porta.

 “Zio! Zia!” i bambini in coro, corsero ad abbracciare Buzz e Jessie, non appena entrarono in casa.

“Piano ragazzi!” si allarmò Jessie, mentre la spintonavano.

Dolly la guardò storta. “Jessie… ma se sei sempre la prima ad azzuffarti con loro!”

“Beh… mi sembra il momento giusto per dirglielo, no?” disse Jessie facendo un sorriso complice al suo compagno.

“Direi di si…” rispose lui, prendendole la mano dove portava al dito la fede.

 

   
 
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