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Autore: MaryKei_Hishi    04/10/2011    1 recensioni
Lui, era un ragazzo strano, un ragazzo di una grande città, trasferito in una cittadina piccola come quella in cui sono nato per qualche motivo sconosciuto a chiunque. Era arrivato nella nostra scuola a semestre iniziato, non dava confidenza a nessuno ne era propenso ad instaurare rapporti d'amicizia con alcuno. Lui era.. come avvolto da un alone di mistero affascinante e seducente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo XVII

 

Nelson P.O.V.

 

***

 

 

Al mondo ci sono decisamente troppi tipi di amicizie, ci sono quelle di circostanza, ci sono quelle che nascondono un'alleanza, ci sono quelle incondizionate e ci sono quelle di convenienza.

Di questi tipi di amicizie io ne ho vissute la maggior parte e alla fine ho capito che essenzialmente ne esistono solo due tipi, quelle che sono vere e quelle che non lo sono.

 

Da ragazzino sono stato amico di un altro bambino come me perché aveva dei giocattoli migliori dei miei e ho potuto giocare con quei balocchi che io non potevo avere.

 

Alle elementari sono stato amico di un tipo perché mi divertivano gli scherzi che faceva alle bambine e siamo stati puniti insieme... al resto dei maschietti della classe.

 

Alle medie sono stato amico con il secchione della mia classe perché mi aiutasse a passare un anno senza rimandi di alcun genere, e non sono mai stato bocciato.

 

Poi c'è William.

Non posso raccontare alcun aneddoto su di lui perché la mia stessa piccola esistenza è cresciuta con lui e pensare a lui è come raccontare della mia vita stessa.

È sempre stato un amico perfetto per me, non c'è molto altro da dire.

Siamo sempre stati invidiati per la nostra amicizia di ferro e io non potevo che gongolare per quel motivo ma poi...

beh poi è arrivato un finto biondo con i suoi occhi grandi come il mare che l'ha abbindolato e Will c'è cascato come un pesce lesso.

Grande, grande errore.

 

Di tutte le amicizie, autentiche o fasulle che siano io proprio non riesco ad imbarcarmi in una di queste con lui, con Vincent.

Non ho mai voluto nulla da lui e non sono mai stato interessato che la gente pensasse che realmente lo trovassi simpatico e se non gli sono saltato al collo fin da subito era solo per rispetto a William.

 

Che ancora mi chiedo cosa ci trovi di simpatico in lui.

 

Mi ha detto più volte che uno come lui non l'aveva mai incontrato, che era figo lui e quel che faceva e diceva e io me lo guardavo, il mio amico totalmente fuori di testa per dire una cosa del genere e non potevo che inarcare un sopracciglio.

 

Mai vista persona più patetica di quel Vincent.

 

Sì, ha un modo patetico di dimostrarsi forte, non c'è bisogno di avere tutti i riflettori puntati contro per dimostrare di essere fighi o forti, se una persona lo è, lo è. Punto.

 

In tutti i mesi che sono dovuto stare comunque accanto a lui una sola volta mi ha fatto tenerezza perché una sola volta in tutti quei mesi mi aveva mostrato che anche lui possedesse un animo proprio come il mio o quello di chiunque altro.

 

Ma c'è da dire che uno contro cento non vince di certo e ho preferito ampliare il mio cerchio di amicizie tornando miseramente a partecipare ad amicizie di secondo genere, quelle di circostanza, quelle che nascondono un alleanza e quelle di convenienza.

 

E comunque a parte le battute idiote e per niente spiritose non è male l'amicizia con i tipi atletici e il gruppo delle chear leader.

Per lo meno, quando William ha i suoi momenti di chiusura totale con Vincent io non sono solo, credo sia una sorta di preservazione naturale della specie apportata al genere umano questa, quindi niente di strano.

 

 

-Nelsooooon!!- dio, detesto il modo in cui mia madre mi chiama dal piano di sotto, inutile tergiversare, non demorderà dal chiedermi quel che deve chiedere solo perché fingo di non sentirla;

la vedo lì in fondo alle scale con un cestino di vimini adornato da due fiocchetti celesti -tesoro, puoi portare questo a Margaret?- mi ha disturbato per rendermi fattorino dei suoi muffin, tipico di lei, e dire che Will abita dall'altra parte della strada.

Ho sempre avuto poco per cui discutere con mia madre, tanto alla fine ha sempre ragione lei, -certo, nessun problema.- almeno così lei è contenta e io non devo elemosinare regali più costosi a natale, sono meritati così, no?

 

Quando la mamma di Will mi apre non riesco a non notare le valigie, sono davvero tante -buongiorno- la saluto come sempre e lei mi fa entrare accarezzandomi i capelli -signora, ma che succede?- e mi guarda e mi sorride -ci trasferiamo per un paio di settimane a Chicago- cosa? E William quando pensava di dirmelo?

La sua mamma deve aver intuito il mio stupore, anche se d'intuibile c'era poco, era palese che m'avesse sorpreso con quella notizia, -questi li manda mia madre- tagliai corto dandole il cestino -ehm, mamma è sicura che una volta finiti vorrà renderle il cestino- e mi sorrise teneramente -ma certo, nessun problema, li metto dentro un contenitore così puoi riportare il cestino a tua madre oggi stesso- ammise prendendo il cestino -tesoro, William è in camera sua, sono sicura che gli farà piacere vedere che sei passato a salutarlo.- e la vidi sorridere e gli annuii semplicemente, oh sì, William sarebbe rimasto sinceramente di stucco nel vedere che ero passato a salutarlo nonostante lui non mi avesse minimamente parlato della piccola vacanza che stavano apprestando a farsi.

 

Quando aprii la porta lo vidi che stava mettendo un'orribile camicia nel bagaglio e si fermò a guardarmi -nel.- si alzò lasciando la camicia sul letto e mi venne incontro sorridendomi -come mai qui?- mi porse una mano ma la scansai chiudendomi la porta alle spalle e lo vidi inarcare un sopracciglio.

-oh già, tu parti, che strano che io sia qui, nonostante tu non mi abbia detto assolutamente niente.- gli risposi caustico. Lo vidi boccheggiare, che c'è, non sapeva come ribattere?

-beh è stata una cosa improvvisa.- ammise -oh certo e il piccione viaggiatore ci avrebbe messo troppo a volare dall'altra parte della strada per informarmi, oh già che sbadato, a parte questo avresti potuto mandarmi un messaggio, una mail, o che ne so, parlarmi oggi a scuola?!- lo accusai e sapevo di avere ragione, io ero sempre stato piccolo, minuto e basso; l'unica mia arma era la bocca, potevo difendermi solo a parole perché quanto a forza fisica non ne ero molto dotato.

-Nelson, calmati dai...- ammise prendendomi per le spalle ma scansai le sue mani -dio che brutta persona che sei diventato.-

-ma come ti permetti?- mi chiese indietreggiando di un mezzo passo -perché non è vero forse?- gli chiesi accusatore, -fino a l'anno scorso sarei stato il primo a saperlo e sarei stato qui a preparare con te il bagaglio assicurandoti che avrei preso i compiti a scuola e te li avrei lasciati nell'armadietto, già perché l'anno scorso sapevo ancora la combinazione poi boom, niente più.- lo vidi negare con la testa -scusami mi sono dimenticato di dirti la nuova combinazione- si, certo.

 

-che c'è Vincent ti ha regalato un vibratore e lo tieni nascosto lì? Immagino che lui la sappia la combinazione così può usufruire dei suoi stessi giochetti.- sibilai e mi arrivò un ceffone che non mi sarei mai aspettato. Non da lui almeno.

 

-ripeto, sei diventato una persona orribile.- gli dissi un ultima volta prima di andarmene.

 

Se c'era una cosa che mia madre mi aveva insegnato era che i miei affari dovevo gestirmeli da solo e senza arrecare fastidi a nessuno che non fosse coinvolto.

 

-ora devo andare, non ti disturbare ad avvisarmi che sei tornato, immagino lo scoprirò vedendoti a lezione-

 

quando scesi al piano sottostante la mamma di Will aveva in mano il cestino di vimini -poi riportarlo a tua madre e ringraziarla tantissimo dei muffin per il viaggio- mi confidò, quindi mia madre sapeva e solo a me non era stato detto niente da Will a riguardo.

Le sorrisi amabilmente -la ringrazio per il tempismo, sono convinto che farà contenta mia madre.- la rassicurai e mi resi conto che in quello mia madre aveva fatto un ottimo lavoro: i miei affari dovevano riguardare solo me e il mio interlocutore, e non avrei mai arrecato inutili fastidi ad altri.

 

In oltre mia madre mi aveva anche insegnato un'altra cosa: l'arte della guerra ma io non mi ero mai dilettato nel praticarla.

 

Tornando a casa non riuscivo a credere di come si fosse comportato Will, con me e c'era una sola spiegazione a tutto quel cambiamento: Vincent.

Era l'unica cosa che era cambiata nella sua vita, la sua vicinanza era stata una cosa a dir poco negativa.

Fin da quando era arrivato non mi era mai piaciuto, quel tipo e continuava a non piacermi, in special modo dopo quello che avevo appena passato sulla mia stessa pelle, che andasse all'inferno.

 

 

Partito Will la vita è ovviamente continuata come se nulla fosse cambiato, Vincent non si faceva vedere a scuola e io non riuscii ad impedirmi di pensare che fosse andato con lui, che William glie l'avesse detto mentre a me aveva taciuto tutto proprio perché puntava ad invitarlo.

 

-ehi!- mi sentii colpire alle spalle proprio mentre ero nel mio mondo di pensieri rabbiosi e mi voltai con uno sguardo poco accondiscendente e vidi Peter -ehi ciao.- cambiai totalmente atteggiamento vedendo che era lui -wow siamo nervosetti eh?- scherzò -se non fossi stato io mi avresti incenerito con lo sguardo – ammise e ridacchiai di circostanza -beh capita quando non si dorme bene- gli mentii io non mi andava di rendergli noti i miei pensieri, erano miei e dovevano rimanere tali.

-senti un po' domani sera pensiamo di stare un po' in giro e magari di andare in quel nuovo pub che ha aperto un paio di mesi fa, sei dei nostri?- la proposta era allettante ma mia madre e il suo stupido coprifuoco mi avrebbero rovinato tutto -ho sempre il problema di mia madre.- ammisi -beh vorrà dire che le diremo che come al solito dormirai da me- propose sorridendomi e non trovai altro da obbiettare -Susan viene?- gli chiesi -da quando vi siete lasciati siete rimasti amici eh?- e non potei che annuire anche se non mi pareva proprio una amicizia tanto profonda, visto che la sua massima aspirazione era avere un mega poster di hello kitty, a u t o g r a f a t o.

-allora ci vediamo domani- mi disse e io annuii -vengo da te per le sei e lascio lo zaino- lo informai e lui alzò il pollice -oki a domani- ribadì e poi se ne andò da Karl che lo aspettava poco più in là con il suo voluminoso libro di biologia.

 

*

 

visto che l'appuntamento era alle nove con gli altri e considerando che io mi ero presentato alle sei del pomeriggio a casa di Peter lui propose di farci un giro prima dell'incontro con gli altri e a me andò bene, quando vidi che prendeva la sua palla da basket storsi un po' il naso, io non ero un tipo sportivo e lo si capiva da subito, bastava solo guardarmi per tre secondi di fila.

Dal momento che aveva preso la palla mi aspettavano le seguenti ore a guardarlo giocare, perché io non sapevo nemmeno fare un palleggio.

 

Mi stupì che si propose di insegnarmi i basamenti del basket -ma non sono troppo basso per provare a giocare?- gli chiesi e si mise a ridacchiare -se punti a diventare un professionista probabilmente si, ma per puro diletto credo che tu possa fare qualsiasi cosa.- mi lasciò interdetto quello che mi disse sapeva di qualcosa di dolce se pur fosse una normale frase d'incoraggiamento a superare i miei “limiti” fisici.

Mi spiegò come tirare e visti i miei fallimenti mi propose di tirare con entrambe le mani;

“ una dirige il tiro e l'altra spinge il pallone” le mie mani erano totalmente scoordinate, una sola non era abbastanza forte da raggiungere il canestro e l'altra non sapeva cosa fosse la direzione giusta.

-ora prova a smarcarti- a fare cosa? Inarcai ovviamente un sopracciglio -se hai la palla in mano e stai per tirare è ovvio che gli avversari cerchino di impedirti il tiro- beh in effetti è pur sempre uno sport è ovvio che gli avversari mettano i bastoni tra le ruote all'altra squadra.

Mi fece girare e mi si mise dietro -io non posso toccarti con le mani, sarebbe fallo- mi spiegò -e tu devi raggiungere il canestro alle nostre spalle- e fui contento che me lo avesse detto io stavo per andare a tirare all'altro.

-quindi io devo impedirti di raggiungerlo usando il mio corpo.- questa fu la parte che mi piacque meno.

-su forza smarcati- mi incitò spingendomi appena con il suo corpo -ogni tanto palleggia non puoi fare più di tre passi consecutivi con la palla in mano.- mi rammentò e io provai a fare un palleggio e lui mi tolse la palla miseramente subito -ehi hai detto che non potevi usare le mani!- lo rimbeccai e lui ridacchiò facendo girare la palla su un dito -ho detto che non potevo usare le mani su di te- ed in effetti anche questo discorso aveva senso.

-spiegami come uno che fa parte della quadra di rugby sappia giocare a basket così bene.- gli dissi e lui mi sorrise -mio fratello gioca a basket e io gioco con lui da quando siamo piccoli- rispose ovvio e io andai a rubargli la palla cercando in quel momento di distrazione di andare sotto il canestro ma lui mi si parò davanti e poi per istinto di protezione verso la palla gli diedi la schiena e quando cercò di spingermi fuori area mi resi conto di una cosa: il basket era uno sport frocio.

 

-allora come è stato giocare a basket?- mi chiese mentre distrutto sedevo su un muretto di bordo campo -distruttivo, sono esausto e sudato praticare sport non è per me- e non era una novità tutti me lo ripetevano fin da quando ero piccolo e io oltre che fermamente convinto che fosse una verità impugnabile lo dicevo a mia volta.

Ridacchiò come se la mia fosse stata una battuta -su andiamo a farci una doccia così siamo di nuovo presentabili per sta sera- propose e io fortunatamente mi ero portato almeno un paio di cambi per la sera e per il “giorno dopo”.

 

*

 

il punto d'incontro con gli altri del gruppo era al parco e io e Peter arrivammo con un lieve ritardo tra la doccia, il chiacchierare, il prepararsi, e sì, anche il giocare ai suoi videogame ci era sfuggito il tempo e nonostante la corsa il mio fiato non era mai stato un buon compagno.

-scusate scusate- sibilai tra un respiro affannoso e l'altro, ero decisamente poco atletico.

Ci avviammo subito per quel pub tra il chiacchiericcio di tutti e le conversazioni di pochi, non vedevo l'ora di mandare giù un paio di birre e di parlare di cose frivole con gli altri per lasciarmi il ricordo di Will alle spalle, visto che al solo ricordarmene mi tornavano i nervi.

 

Una serata sublime è quella che passa allegramente, senza intoppi di alcun genere ed era quella che sembrava stesse uscendo fuori.

Mi interessavo alle loro problematiche di gioco e agli schemi delle ragazze pon pon dimostrando anche un certo interesse in quei discorsi che, lo ammetto mi annoiavano un minimo, non avevamo molto in comune a parte i videogiochi e i problemi con chimica, ma loro avevano assicurata una borsa di studio io no.

-ehi Nelson- mi richiamò Jake -si- mi voltai verso di lui -quello lì non è l'amico frocio del tuo amichetto?- mi chiese e io guardai il suo dito indice indicare a destra e cercai quella stessa traiettoria con lo sguardo incrociando una chioma biondo platino: addio serata sublime.

 

Potevo fingere e ignorarlo vero? Vero??

 

-già pare proprio lui- ammisi prendendo il mio bicchiere per continuare a sorseggiare la mia birra, mi era venuta improvvisamente sete. Tanta, tanta sete.

-pare si stia divertendo- ridacchiò sempre lui -uhm buon per lui- mormorai io afono, sinceramente? Non me ne fregava niente.

-dio si stanno baciando che schifo- ammise Lucky -e le mani di quell'altro non si vedono- commentò Debra più che interessata, ma, quell'altro? Con quante persone era Vincent?

Guardai a mia volta vedendolo realmente a differenza della prima occhiata quando avevo inquadrato che effettivamente sì, era lui e mi soffermai fino a scorgere anche gli altri due tizi, che sinceramente non avevo mai visto.

 

Erano... grandi.

 

Dio erano grandi, avranno avuto trent'anni quei due.

I miei amici persero poi interesse per il trio quando qualcuno asserì che le mani dell'altro si vedevano e continuarono a parlare di rugby, cearleader, schemi di giochi, l'allenatore e scuola e io continuai ad ascoltarli guardando però altrove.

Li ascoltai osservando Vincent e i suoi due amichetti che lo stavano mettendo in mezzo in tutto quello che potevano fare in un pub.

 

Vincent mi sorprese quando i nostri sguardi si incrociarono, mi sarei aspettato da lui che mi facesse uno di quei suoi sorrisetti del cazzo, uno di quelli compiaciuti che sapeva fare alla perfezione e che magari tanto per beffeggiarmi un po' alzasse la sua ordinazione alcoolica incitandomi ad un “cincin” che non avrei voluto fare, mi aspettavo questo da lui o comunque qualcosa del genere, sicuramente di cattivo gusto e strafottente; mi lasciò perplesso il fatto che una volta notatomi deviò lo sguardo e cercò di coprirsi con una mano cercando di non darlo a vedere.

 

Inarcai un sopracciglio osservando le vicende con maggior interesse e notai che dopo avermi visto cercava di allontanare da se gli altri due. Che fosse vergogna per quel che stava facendo quella che mi stava dimostrando?

Non ne capivo il motivo, aveva finto di non conoscermi e sopratutto in caso sarei dovuto essere io quello che avrebbe dovuto cercare di ignorarlo e di far finta di non conoscerlo.

 

Era evidente che qualcosa non andava.

 

Continuai ad osservarlo e vidi chiaramente che quel che facevano gli altri due non era più così gradito come prima, uno a quei piccoli rifiuti gli bloccò le mani lasciando che l'altro si divertisse -cazzo no, non vuole.- imprecai sbattendo una mano sul tavolo e i ragazzi alla mia tavolata si zittirono mentre io mi alzai deciso ad andare da lui, c'era un limite a tutto, a tutto.

Arrivai al tavolo e i due tizi mi guardarono interrogativi mentre Vincent cercava di deviare il suo sguardo dal mio.

-buona sera- esordii e vide che il moro tra i due inarcava un sopracciglio -dovrei chiedervi di usarmi la cortesia di lasciarlo andare visto che è evidente che non gradisce più le vostre, uhm, come posso chiamarle, uh, sì, premure.- dissi loro e notai che si guardarono interrogativi l'un l'altro -ma chi diamine è?- si chiesero e ovviamente non potevano darsi una risposta -vieni forza- tesi la mia mano a Vincent e in quel momento mi guardò -no- rispose il castano, che effettivamente era anche il più bruttino tra i due -no?- chiesi io -vediamo prima le ho chiamate premure vero?- chiesi al nulla con fare interrogativo e mi toccai il mento pensieroso -credo che legalmente abbiano un altro nome- mormorai conscio che era ovvio avessero sentito -credo che abbiano qualcosa a che fare con “abuso sessuale su minore”- li illuminai e la rapidità con la quale lo lasciarono andare fu impeccabile.

Vincent mi raggiunse spinto più che altro dagli altri due che evidentemente non volevano grane, grosse grane e quando mi fu vicino quello che lessi nei suoi occhi fu tutto fuorché gratitudine -perché lo hai fatto?- mi chiese in un sibilo -nessuno ti ha chiesto niente, oltretutto mi stai rovinando la reputazione!- continuò cercando di non farsi sentire dai due ragazzi che aveva abbordato -reputazione? Da quel che vedo come minimo te la sei rovinata a tredici anni.- gli dissi sprezzante conscio che non stavo parlando solo della sua reputazione. -ti accompagno a casa- lo presi per la manica della maglia e lo tirai fino al mio ex tavolo -ehi, il lavoro da balia mi attende, grazie della bella serata- dissi al gruppo e lasciai i soldi per la mia consumazione -lo zaino vengo a riprenderlo domani in mattinata- avvertii Peter e quello mi annuì -forza cammina- incitai Vincent tirandomelo dietro.

Per la strada del ritorno fummo abbastanza silenziosi, le vicende si erano pienamente espresse e io non avevo altro da dirgli, di certo non era compito mio fargli dei rimproveri sul suo alquanto peculiare e scadente stile di vita.

Proprio in quel silenzio sentii che strattonò la mia mano così da lasciarlo andare -ora hai fatto la figura del bravo samaritano puoi evitare di fingere oltre.- mi disse appoggiandosi al muro lì vicino. Era palesemente ubriaco.

-si, certo e lasciarti qui che nemmeno ti reggi in piedi? Molto etico, veramente.- bofonchiai mettendomi le mani in tasca e feci qualche altro passo prima di fermarmi e girarmi verso di lui che era rimasto indietro -ti ho salvato come minimo dovresti ringraziarmi, è questo che fanno le persone civili- lo vidi negare -ma sentiti come parli con le tue idee assurde – e lo vidi guardarmi -io non ti ho chiesto niente, io non volevo essere salvato- mi rinfacciò -perfetto, ritorna dai tuoi bei ragazzi di mezz'età e fatti scopare fino all'alba- lo vidi negare ancora e questa volta proprio non riuscii a capire a cosa si riferisse -non è per quello- mormorò, sembrava che tutto il suo astio nei miei confronti fosse terminato.

Si toccò le labbra mentre guardava per terra e io non potevo far a meno di osservarlo mentre era lì fermo a pensare chissà cosa.

L'altra mano era quasi nascosta e la teneva stretta in un pugno -Vincent?- lo richiamai e sembrò quasi sorprendersi del fatto che ero ancora lì. Si morse le labbra smettendo di toccarle con le dita, tirò su con il naso -erano undici.- mi disse e io non compresi e lui doveva averlo capito visto che specificò -gli anni che avevo quando ho perso la, come l'hai chiamata? R e p u t a z i o n e.-

era ovvio che il termine reputazione era una comunissima convenzione per parlare d'altro -quindi visto che ora la reputazione non ce l'hai più ti butti via così?- gli chiesi e mi venne naturale chiederglielo -ma cosa vuoi saperne tu con il tuo mondo perfetto, dalla famiglia perfetta e dalla vita perfetta.- c'era un qualcosa di saccente nella sua voce, si chinò appena per poi darsi una vaga spinta dal muro e riprendere a camminare -dalla tua imperfetta vita che dici posso aiutarti almeno a tornare a casa?- sorvolai sul fatto che la mia vita era tutto fuorché perfetta.

-se torno a casa ora mio zio mi uccide, quindi no, mi terrei la mia imperfetta vita e me ne andrò da qualche altra parte.- ammise e annuii -anche io non posso tornare a casa, mia madre mi crede a dormire da un amico.- e quando glielo confidai sembrò stupirsene -che c'è? Non ho mai detto che la mia vita, famiglia e mondo siano tanto perfetti come tu te ne sei convinto!- lo rimbeccai lo vidi toccarsi lo stomaco -scusa per prima- mormorò e io negai -tranquillo non mi stavo divertendo più di tanto con i miei amici- ammisi, tanto pure se lo avesse detto in giro nessuno gli avrebbe creduto, a dirla tutta se ci ripensavo non parlava con nessuno a scuola eccezion fatta per me e William. Lo osservai e mi sembrò quasi che lui avesse compreso i miei pensieri, ogni volta che lo guardavo dopo una considerazione del genere su di lui lui deviava il suo sguardo cercando di non incrociarlo con il mio -ho voglia di vomitare.- mormorò semplicemente -troppo alcool?- gli chiesi anche se era ovvio che era per l'alcool.

-no, non per quello.- mi confidò toccandosi di nuovo le labbra -nel senso che vuoi infilarti due dita in gola?- avevo ben compreso questa volta?

-se lo dici così sembra una cosa brutta.- mormorò e io non potei che inarcare un sopracciglio, -è una cosa brutta.- affermai e lo vidi tentennare nel rispondermi, perché era convinto che non fosse una cosa tanto brutta?

In casa mia non se ne era mai realmente parlato ma rientrava nelle cose che non si devono fare e quelle rare volte che era la televisione a parlarne la mamma liquidava il tutto decretando che c’era qualcosa di sbagliato nel loro cervello che gli imponeva di fare quelle cose, non lo chiamava nemmeno con il suo nome, come se senza pronunciarlo non sarebbe entrato, quel male, nella sua casa perfetta.

 

-posso guardarti mentre lo fai?- gli chiesi senza nemmeno accorgermene. Era come se, non so, quando si toccava le labbra avrebbe voluto aprirsele a forza e spingere le dita all'interno, non era come quelle rare volte che avevo visto in televisione persone scheletriche che il grasso ce l'avevano nel cervello.

-no- rispose subito lui spingendomi via e lì non compresi il perché di quella negazione -ti saresti fatto vedere nudo da quei due sconosciuti e- mi interruppe negando ancora -è diverso- mormorò -in che senso diverso? - gli domandai, non riuscivo a comprenderlo.

-quello non sarei stato io.- mormorò -questa è una cosa più intima.- ammise, riuscii per un certo verso a comprenderlo a quel punto, in quel momento non avrebbe avuto addosso la sua corazza di strafottenza, come, me ne resi conto in quel momento, non ce l'aveva nemmeno quel momento con me e probabilmente l'aveva lasciata dentro al pub.

-ora andiamo a casa di Will, sai che ha una chiave nascosta sotto la statuetta fatta a rana del giardino?- gli comunicai -tu non puoi tornare, io non posso tornare e l'aspirazione di dormire con i barboni nel parco non mi esalta molto e Will, beh ce lo deve no?.- gli dissi sorridendogli, mi era uscito spontaneo, e notai, guardandolo il suo sguardo stupito -grazie.- mormorò camminando insieme a me.

 

Arrivati davanti a casa di William andammo a prendere dal giardino sul retro la chiave sotto la statua ed entrammo facilmente -cerchiamo di non accendere nessuna luce ok?- gli dissi e lo vidi annuire -i vicini penseranno a dei ladri- e annuì ancora probabilmente aveva ben inteso -quando è partito?- mi chiese e mi stupì -non lo sapevi?- negò e mi sembrò un bambino, gli spiegai le vicende -omettendo qualche piccolo particolare ovviamente- mentre salivamo al piano superiore.

Si mise seduto sul letto del nostro amico e cominciò a spogliarsi poi mi guardò mentre cominciavo a fare lo stesso e lo vidi mordersi le labbra -vado in bagno- si giustificò -perché lo fai?- non riuscii a starmene zitto e buono ad annuire semplicemente, anche se non lo vedeva come una cosa tanto brutta di certo non gli giovava, farlo.

-beh- si toccò un braccio guardando distante da me -ogni tanto mi fa male lo stomaco, tanto male e quando lo faccio va meglio.- mi confidò e quelle sono state le parole più autentiche e sentite che lui mi abbia mai rivolto -e succede indipendentemente se mangio o meno- specificò quindi era evidente che fosse un qualcosa di psichico.

Forse mia madre aveva sempre avuto ragione, il male ce lo avevano nel cervello persone come lui.

Quella volta non ci trovai nulla di negativo in quell'affermazione.

 

Lo attesi seduto sul letto spogliato dei miei vestiti che nel pub si erano impregnati di fumo di sigaretta e li lasciai sulla scrivania di Will, lo vidi entrare e drizzai le antenne, avevo il timore che stesse ancora male -come va?- gli chiesi aspettandolo e senza rispondermi mi si mise accanto -meglio- mormorò anche se non ne ero tanto certo.

Quando mi stesi immaginai che mi seguisse per poi darmi la schiena e invece lo vidi che mi osservava e che mi prendeva per le spalle salendo a cavalcioni sul mio bacino.

Mi alzai con il busto per quanto mi fosse possibile con lui seduto sopra e semplicemente lui passò le sue mani sul mio collo quasi a volermi abbracciare.

 

Quando mi baciò ero tanto confuso che non riuscii a ribellarmi -sono tanto diverse?- mi chiese guardandomi con quei suoi cazzo di occhi cristallini, tanto da farmi arrossire, sembrava osservare la mia anima.

-cosa?- chiesi -le mie labbra da quelle della dolce Susy- mi specificò -aspetta forse non le hai sentite bene.- disse ancora prima di posare ancora più lentamente le sue labbra sulle mie, le accarezzò con quelle e no, chiudendo gli occhi la differenza non era minimamente percettibile.

Non riuscii a comprenderne il motivo ma risposi a quel bacio e mi lasciai andare sul materasso quando lui con ben poca forza mi spinse giù muovendosi su di me.

Vidi bianco, bianchissimo quando si premette sul mio bacino e non potevo negarlo che in quello Vincent fosse un maestro.

Quando i baci si fecero più profondi sentii il respiro mancarmi, era strano ed eccitante e... proibito.

Era eccitante anche per quello.

 

Mi morsi le labbra e lui mi accarezzò le guance e mi sembrò che stesse appena sorridendo e poi mi accarezzò i pettorali con la mano e sembrava tutto così giusto da spaventarmi.

Io ero totalmente impacciato, non sapevo cosa fare, dove toccare, cosa toccare e sinceramente allungare una mano e sentire quello che non avrebbe dovuto esserci mi spaventava notevolmente.

Quando infilò la mano nelle mie mutande mi inarcai prendendolo per le spalle, volevo si fermasse -vin aspetta.- mormorai ma sembrò poco interessato alle mie parole o probabilmente le avevo pronunciate tanto piano da essere travisate in quel sussurro.

-no- disse un po' più forte -è...la prima volta.- ammisi e lui si bloccò guardandomi.

Scese dal mio corpo mettendosi accanto a me e mi sorrise -la prima volta va fatta con qualcuno di importante e non sono io.- ammise stendendosi accanto a me -non era la prima volta che baciavi, vero?- negai, no ovvio -allora – si avvicinò baciandomi ancora -posso, vero?- me lo chiese e io ero ancora lì che lo guardavo del tutto fuori da ogni avvenimento, non ci stavo capendo più niente.

Dopo un lungo bacio si appoggiò sulla mia spalla -a scuola si vociferava del fatto che lo avevi fatto con Susan, non era vero allora.- mormorò -beh sarebbe stato un po', come dire, deprimente raccontare che non ero andato a segno.- ammisi come in una reale confessione -ma vi siete baciati ed è già qualcosa.- annuii, si era ben poco ma era qualcosa -e lei dove altro te le ha messe le labbra?- mi chiese come se fosse la domanda più banale della terra e io avvampai -oh interessante.- mormorò per poi baciarmi nuovamente -perché mi baci?- gli chiesi -e tu perché non ti divincoli?- evidentemente nessuno dei due sapeva rispondere a quelle domande.

 

Lo vidi avvicinarsi e pensai ad un nuovo bacio ma lui non mi baciò affatto, mi guardò negli occhi -mi innamoro troppo facilmente.- sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi a fior di labbra.

 

E quella frase fu in grado di non farmi chiudere occhio per le due ore che vennero a seguire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: ok, con questo capitolo posso ritenermi soddisfatta al 98%; finalmente Nelson, finalmente quello scricciolino insipido ha avuto modo di tirare fuori tutti i suoi pensieri, essendo voce narrante non ha potuto farne a meno.

So che a molti Nelson non piace, più che altro non c'è mai stato il modo di fargli spiegare perché non avesse una spiccata simpatia per quel biondo e, oddio come sono carini *-*

spero che ora Nelson possa piacere oppure riscuotere ancora più odio, quello che mi auguro con tutta me stessa è che non rimanga un personaggio marginale e insipido.

 

Kiss a tutti

MaryKei-Hishi.

 

   
 
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