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Autore: Angelo Osaki    05/10/2011    2 recensioni
Questa storia avevo già cominciato a pubblicarla(con il titolo The Witch Cronicles-The Witch of Darkness) ma per un errore è stata cancellata (purtroppo ho perso anche le recensioni)
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Esiste un mondo chiamato Varden'Die,governato dagli dei.
Ma una strega molto potente è riuscita a sconfiggere gli dei e a conquistare sei dei dieci regni del Varden'Die, diffondendo il male ovunque.
E' qui che comincia la storia di Deneb,Sirio e Schedar...
Buona lettura
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DAL PROLOGO
La foresta era avvolta nel silenzio, come se gli animali che la popolavano fossero spariti, la quiete della notte era interrotta solo dai tuoni che annunciavano l’inizio di un temporale.
L’uomo e la donna correvano veloci, scappavano dalla morte, pur sapendo che non ci sarebbe stato scampo: la morte li avrebbe raggiunti ovunque fossero andati.
Un fulmine colpì un albero. L’uomo si fermò. I bambini iniziarono a piangere.
-Adhil, scappa! Porta i bambini con te … stanno arrivando!- gridò l’uomo alla moglie con voce soffocata. Era rassegnato. Il suo corpo, che aveva subito torture, non era più agile come un tempo.
La donna gli si avvicinò e lo bacio.
-Ti amo- sussurrò. -Li salverò, te lo prometto. Loro avranno pace-
Lasciò il marito, afferrò i bambini e cominciò a correre.
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MOMENTANEAMENTE SOSPESA!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
Naschira


 

Le strade di Naschira erano deserte mentre l’oscurità e il silenzio della mezzanotte le avvolgevano. 
Tutti gli abitanti dormivano avvolti nelle coperte calde delle proprie case, sognando la pace.
Nella strada principale della città, che portava al palazzo reale, camminava solo una donna.
Un mantello leggero di seta nera l’avvolgeva coprendola tutta, lasciando scoperte solo le mani azzurro chiaro, che brillavano nel nero della notte, e alcune ciocche di capelli color acqua.
La figura si fermò e si guardò intorno per controllare che nessuno la seguisse.
Vedendo che oltre a lei non vi era nessuno, riprese a camminare.
I suoi passi non producevano nessun rumore, perché i suoi piedi non toccavano terra. Semplicemente levitava a pochi centimetri dall’asfalto.
Uno stormo di corvi si librò nel cielo disturbando la quiete che aleggiava sulla città.
La donna accelerò il passo, doveva sbrigarsi, non aveva molto tempo.
Procedette dritto per qualche minuto, finché si ritrovò fuori dalla città.
Poi girò a destra e si avviò verso una macchia scura che si spandeva davanti a lei.
La foresta di Sabra era la più grande foresta del Regno delle Ninfe e la terza più grande di tutto il Varden’Die. Il fiume  Alioth attraversava tutto il Regno e la foresta, entrando nel Regno dei Cicloni dove andava a sfociare nel mare del profondo sud.
La donna si strinse nel mantello. Malgrado fosse estate inoltrata quella sera faceva piuttosto freddo ed il vento soffiava leggero.
Dense nubi oscuravano la Luna piena, lasciando al buio la strada che portava alla foresta.
Ma lei non aveva bisogno della luce  per vedere dove andava, aveva percorso innumerevoli volte il sentiero che conduceva nel cuore della foresta, avrebbe potuto arrivarci anche ad occhi chiusi.
Lei era una ninfa, e le ninfe vivevano in comunione con la natura, erano parte della natura stessa e della foresta.
Un  rumore di rami spezzati e il fruscio dei cespugli echeggiò nell’aria.
La ninfa si fermò.
Un animale le passò davanti e scomparve tra i folti alberi.
Era stato il suo passaggio a causare quei rumori.
La donna s’inoltrò nella boscaglia, camminò per circa mezz’ora.
Nella foresta non echeggiava un solo rumore, ogni tanto solo qualche animale si spostava tra i sentieri interrompendo la monotonia della notte.
Una piccola radura buia e deserta si parò davanti agli occhi della ninfa.
La donna la scrutò con molta attenzione, alla ricerca di qualcosa.
Una voce nell’ombra parlò:
-Sei in ritardo. Dov’è la tua compagna?-
-La riunione a palazzo si è prolungata a lungo- si giustificò la ninfa- e occorreva la sua presenza lì-
Una donna appena più alta della ninfa, avvolta anch’essa in un mantello nero, si spostò di fronte a lei, rendendosi visibile ai suoi occhi.
-Capisco. Come stanno i ragazzi?-
-Bene. Crescono bene e in forze-
-Il momento è vicino, Vativah li sta cercando, devono essere istruiti. L’oscura distruttrice diventa sempre più forte, presto saremo tutti inghiottiti dalla sua ombra-
-Cosa devo fare?-disse la ninfa con aria agitata.
-Stai pronta e attenta. Succederà qualcosa ed i ragazzi devono essere al sicuro, quando verrà il momento sapranno tutto ed inizieranno la loro missione-
-Farò come dici, Strega Madre-
-Non sono più la strega madre, ormai il circolo Wengar è destinato all’estinzione- sul volto della donna apparve un sorriso ricco di amarezza.          
 -I ragazzi sono speciali. Sono i prescelti, riporteranno la luce nei dieci Regni-
-Lo spero. Adesso va’! È tardi, nessuno ci deve scoprire-la strega si voltò e cominciò a camminare, finché sparì dissolvendosi.
La ninfa rimase sola e dopo pochi minuti s’incamminò verso la città.
Forse c’era ancora una flebile speranza di sconfiggere Vativah, anche se non riusciva a comprendere del tutto il fatto che dei ragazzi dovevano sprecare la propria vita e portare un fardello simile, tutto per salvare il mondo.
“A volte le vie del destino sono ignote e misteriose” pensò.
Appena arrivato il momento giusto, avrebbe spiegato tutto ai ragazzi e avrebbe fatto tutto quello che poteva per aiutarli.
Non li avrebbe lasciati soli, gli voleva bene: erano tutto quello che aveva, li aveva visti nascere e crescere e li aveva salvati dalla morte.

 

***


 

La superficie del lago brillava illuminata dai raggi del Sole e l’acqua si distendeva immobile e cristallina nel torpore della primavera.
L’inverno se n’era andato portando con sé il freddo, la pioggia e la neve, che rendevano la vita difficile agli abitanti della città e coloravano tutto di grigio.
Con l’arrivo di Marzo era arrivata anche la primavera che aveva fatto fiorire i fiori, portando il caldo Sole che si stagliava alto nel cielo e che rendeva di buon’umore le persone.
Una ragazza se ne stava seduta sulla riva del lago con le gambe incrociate. Aveva i capelli lisci color nocciola che le arrivavano ai fianchi, smossi dalla brezza primaverile e gli occhi grigi, intenti a fissare un punto impreciso all’orizzonte.
Se ne stava lì da oltre un’ora. Dopo aver fatto colazione si era recata in riva al lago Frass e si era seduta a fissare la natura.
Ci andava spesso, soprattutto quando aveva bisogno di pensare o semplicemente voleva stare da sola e passava ore a osservare lo spazio aperto.
Amava la natura, a volte sognava di essere una ninfa e vivere in mezzo agli alberi, riuscire a sentire la vita che scorre negli esseri viventi, avere dei poteri per aiutare la gente.
Ma poi si ricordava di essere una semplice ragazza priva di magia che viveva con suo fratello e la ninfa che li aveva adottati.
Spesso pensava anche ai propri genitori, alla vita che lei e il fratello avrebbero potuto condurre con loro: una vita felice e ricca di amore. Però i loro genitori erano morti quando avevano appena un anno, lasciandoli soli al mondo.
Zaniah si era presa cura di loro crescendoli con amore, come se fossero suoi figli.
Lei voleva bene alla ninfa, senza il suo aiuto loro sarebbero morti.
Era come se fosse la loro madre.
Infondo lei e il fratello non sapevano niente dei loro genitori, neanche che aspetto avessero, se li avessero incontrati avrebbero visto che due sconosciuti.
Eppure le mancavano.
Sospirò. La vita non è mai facile, bisogna sempre accontentarsi di quello che si ha, ci sono persone che non hanno neanche quello.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore di passi.
La ragazza si girò.
Un ragazzo alto, con i capelli corti e castani le si stava avvicinando.
Appena le fu vicino parlò:
-Deneb! Che ci fai qui tutta sola?-
Deneb sospirò. –Che ci fai tu qui, Sirio?-
-Sono venuto per te. Io e Schedar vogliamo fare un pic nic nella foresta- spiegò il fratello- vuoi venire con noi? Insomma, devi startene sempre sola a pensare?-
Sirio la scrutò con i suoi piccoli occhi verde smeraldo.
-Non stavo tutta sola!-esclamò, guardando Sirio con aria irritata-Va bene, comunque, se proprio volete verrò con voi. Andiamo-
Deneb si avviò verso la casa di Schedar. Il fratello la seguì, scuotendo la testa.
Schedar era un loro coetaneo che viveva, come loro, con una ninfa:Talita.
Erano cresciuti insieme ed erano migliori amici.
L’amico abitava poco distante da loro, poco prima  del punto in cui si ergevano le grosse mura grigie che proteggevano la città, circondandola lungo tutto il suo perimetro. Erano state costruite per proteggere gli abitanti dagli attacchi nemici in caso di guerra, anche se in caso di attacco magico non avrebbero resistito molto. Ma, in caso di un simile attacco, vi erano i maghi e le ninfe, pronti ad usare la loro magia per proteggere la città e i suoi abitanti.
Il Regno delle Ninfe era in guerra, insieme al Regno dei Cicloni, degli Uomini, dei Metalli e alla resistenza dei Regni conquistati, contro Vativah, l’Oscura Distruttrice che aveva iniziato una guerra contro i dieci Regni del Varden’Die con l’intenzione di conquistarli e porli sotto il proprio dominio.
La guerra imperversava da tempo ormai, ma l’esercito dei Regni Liberi non era retrocesso di molto e l’esercito nemico non era ancora arrivato a sfiorare i territori liberi.
Ma tutti sapevano che c’erano poche possibilità di vittoria, almeno finché Vativah restava in vita.
Deneb e Sirio imboccarono il sentiero che portava fuori dalla foresta.         
Quel giorno c’erano molte più persone che passeggiavano e pranzavano in contatto con la natura.
I bambini correvano felici e giocavano tra loro e i genitori, tutti emanavano felicità e spensieratezza.
Una voce chiamo i due fratelli.
-Ehi, Deneb, Sirio! Come va?-
I due ragazzi si voltarono.
Un uomo massiccio, dalle braccia possenti, stava sorridendo a loro due.
Era Sadak, una guardia reale ed amico di Zaniah.
Lo conoscevano da sempre.
-Bene. E tu, Sadak? Oggi è il tuo giorno libero?-chiese Sirio.
-Sì, sono fuori con la mia famiglia. Voi non passerete la giornata fuori?-
-Stiamo andando da Schedar- spiegò Deneb.
Salutarono la guardia e proseguirono per la loro strada.
Forse anche la famiglia reale avrebbe passato la giornata fuori dal palazzo, di certo non si poteva dire che gli mancasse lo spazio.
I reali vivevano in un enorme palazzo di marmo bianco, al cui centro vi erano i giardini reali ricchi di fontane, alberi e giochi per i bambini della famiglia.
Si diceva che vi potessero entrare più di mille persone e che il palazzo ne potesse ospitare molti di più, ma i due fratelli non vi erano mai entrati e non sapevano se quello che avevano sentito fosse vero.
Dopo circa dieci minuti arrivarono di fronte alla casa di Schedar.
Era fatta interamente di legno ed era circondata da un giardino ricco di alberi, piante e fiori colorati.
Alcuni rampicanti ricoprivano le pareti della casa, colorandole di verde.
“Se la ninfa non va dalla foresta, la foresta va dalla ninfa.” aveva pensato Deneb la prima volta che l’aveva vista. 
In effetti anche la loro casa era simile: fatta di legno e circondata da un giardinetto pieno di piante ed alberi.
-Sched,siamo noi!-chiamò Sirio.
-Sono qui, sul retro!-una voce risuonò dalla’altra parte della casa.
I due fratelli attraversarono il giardino,recandosi sul retro dell’abitazione.
Un ragazzo esile dai capelli biondo scuro era chino su un vaso di terracotta, intento a trapiantare dei fiori.
Appena sentì il rumore dei passi si girò.
-Ciao ragazzi, un attimo e sono pronto-
Entrò in casa, si andò a cambiare e prese la cesta al cui interno vi era il cibo che avrebbero mangiato a pranzo, quando finì si avvicinò a Deneb.
In mano aveva una rosa bianca e gliela porse.
-Un… un piccolo regalo per te- disse e sorrise, cercando di non mostrare il suo imbarazzo.
Deneb divenne rossa come un peperone.
-Ehm… grazie-mormorò, anche lei tremendamente imbarazzata.
Sirio li guardava con la bocca aperta, spostando lo sguardo dall’uno all’altro.
-Penso che s’intoni con il tuo abito…-Schedar si avvicinò alla ragazza e le sistemo il fiore trai capelli.
Deneb farfugliò un grazie.
Si abbinava davvero con il suo abbigliamento.
Portava un vestito verde chiaro con una poco ampia scollatura sul collo, decorato con delle margherite, mentre le scarpe erano anch’esse verdi.
-Come siete sdolcinati!-Sirio fece finta di vomitare- Già che ci siete baciatevi!-
-Smettila, Sirio!-
-Schedar, diventeremo cognati, quando le farai la proposta?-
Il povero ragazzo divenne ancora più rosso in viso e abbasso il capo.
-Sirio, smettila!-Deneb si girò  e diede uno schiaffo al fratello, imprimendogli la forma della propria mano sulla guancia.
Sirio si porto la mano sulla guancia che era diventata rossa. Gli faceva male.
-Andiamo. Dovevamo fare un pic nic, no?-Deneb sbuffò e si avvio verso l’uscita, seguita da Schedar.
Sirio si riprese e, scuotendo la testa, seguì gli altri due.
Durante il tragitto verso la foresta Deneb pensò al regalo di Schedar.
Per lei era solo un amico, non provava niente per lui.
Schedar lo sapeva, non le aveva mai detto niente. Ma quella rosa per lei significava solo il regalo di un amico, se ce ne fosse stato bisogno avrebbe chiarito con il ragazzo la situazione.
Però quando  gli aveva donato il fiore, lei era arrossita, aveva provato qualcosa che non era riuscita ad identificare.
Sarà stata la sorpresa di quel gesto, decise.
Una voce la destò dai suoi pensieri.
- C’è Zaniah- disse Sirio.
La ninfa si stava avvicinando ai ragazzi.
Portava  un vestito bianco con il cappuccio abbassato, mentre i lunghi capelli color dell’acqua erano raccolti in una treccia.
La sua pelle azzurra non brillava come al solito, ma era opaca e meno brillante.
Il suo volto ovale era contratto in una smorfia di stanchezza, mentre gli occhi grigi apparivano spenti e scuri.
-Salve ragazzi. Andate a fare un pic nic nella foresta?- Zaniah fissò la cesta e sorrise ai ragazzi.
-Sì, pensavamo di trascorrere la giornata fuori- spiegò Deneb.
-Tu stai andando al palazzo?-
-Si. Oggi c’è un’altra riunione. Adesso è meglio che vada-
La ninfa salutò i ragazzi e si diresse verso il palazzo reale.
Dopo pochi secondi però si fermò e li richiamò.
-State attenti, se c’è qualcosa che non va tornate subito qui-
-Certo- rispose Schedar- Ma cosa dovrebbe succedere?-
-Oh, niente. Vi stavo solo raccomandando di fare attenzione-
Zaniah proseguì per la sua strada. Invece di levitare camminava.
Le ninfe lo facevano solo quando avevano utilizzato troppa magia ed erano stanche, ma questo non succedeva quasi mai.
Sirio si chiese cosa stessero combinando tutte le ninfe e i maghi al palazzo, in quei giorni si riunivano spesso.
Qualunque cosa stessero facendo, stavano utilizzando la magia.
-In quale parte della foresta andiamo?- chiese Deneb.
-Io direi di non inoltrarci molto nella foresta- suggerì Schedar- Potremmo andare nella radura vicino alla vecchia quercia dove giocavamo da piccoli…-
I due fratelli annuirono e cambiarono direzione.
Ci misero pochi minuti ad arrivare nel luogo prescelto. Dovettero passare vicino al lago Frass, pieno di bambini che facevano il bagno, ed entrare nel sentiero che conduceva alla radura.
Quando arrivarono, Deneb prese la tovaglia dal cesto e la distese sull’erba, poi sistemò i piatti ed il cibo davanti a Sirio e Schedar.
Si sedette anche lei e cominciarono a mangiare. Talita aveva preparato dei panini con della carne secca e una fetta d’insalata e aveva aggiunto anche un po’ di succo di Streak, una pianta che cresceva nella foresta e aveva un ottimo sapore.
I ragazzi pranzarono avvolti nel silenzio.
In quella parte della foresta non vi era nessuno. 
A loro non dispiaceva, essere cresciuti con una ninfa aveva avuto degli effetti su di loro: avevano imparato ad amare la natura e a sentire la loro energia vitale, seppur in maniera fortemente minore rispetto alle ninfe, e trovavano piacevole restare in silenzio e godersi la pace che il mondo poteva dare loro.
Ogni tanto uno scoiattolo o qualche altro animale passava fra le piante, osservandoli con curiosità.
Schedar lanciò una nocciola ad uno scoiattolo che gli passò tra le gambe.
Quando ebbero finito di pranzare si sdraiarono sull’erba a fissare il cielo.
Sirio si addormentò quasi subito, cominciando a russare.
-Deneb, per quando riguarda la rosa…- sussurrò Schedar alla ragazza, arrossendo –ecco … io non voglio che ti senta a disagio. Era solo un regalo-
-Sched, io per te non provo niente…- iniziò Deneb, ma venne interrotta.
-Lo so, la rosa è solo il regalo di un amico. Spero che per questo gesto la nostra amicizia non cambi-
Deneb sorrise.
-Noi saremo sempre amici, non succederà niente.-
Schedar ricambio il sorriso.
Calò il silenzio, interrotto dal russare di Sirio.
Schedar voleva bene a Deneb, provava qualcosa per lei dalla prima volta che l’aveva vista. Ma per lei restavano solo amici.
Il ragazzo sperava che col tempo cambiasse idea, per ora si accontentava di starle accanto come amico, invece che perderla.
Si era chiesto se regalarle la rosa fosse stato un gesto avventato, ma a quanto pareva Deneb non ci aveva fatto moto caso, anche se Schedar sperava che lei gli dicesse che l’amava.
Ah, l’amore non è per niente facile.
Il ragazzo si alzò per sgranchirsi le gambe, ma appena si mise in piedi il terreno tremò facendogli perdere l’equilibrio e cadde a terra, sbucciandosi il ginocchio.
Siriò si svegliò di colpo: -Cosa sta succedendo?-
Il terreno aveva preso a tremare terribilmente.                                                    
Un albero cadde davanti a Deneb che lanciò un urlo e indietreggiò.
-Un terremoto?- chiese spaventata.
-Credo di sì, ma in quest’area i terremoti non sono molto frequenti-
-Dobbiamo tornare in città, non possiamo stare qui!-
Deneb prese in fretta e furia la cesta e vi sistemo la tovaglia e i piatti.
Stare in piedi era difficile e dovette mettersi a quattro gambe.
Appena ebbe finito prese per mano Sirio e Schedar.
Le scosse stavano diminuendo d’intensità  e gli alberi e le piante non venivano quasi più sradicati.
I tre ragazzi cominciarono ad avanzare con molta attenzione verso la città.
Speravano che non ci fossero stati danni agli edifici e vittime, sicuramente i maghi e le ninfe stavano proteggendo la popolazione.
Avevano molta paura, non avevano mai visto un terremoto ma a scuola avevano studiato abbastanza per sapere che non avrebbe portato niente di buono.
A Naschira non avveniva un terremoto da duecento anni, dal terremoto delle Mille  Anime, chiamato così perché aveva devastato più della metà della città ucciso più di  mille persone. Per fortuna però le ninfe e i maghi avevano messo in salvo tutti gli altri abitanti, altrimenti le vittime sarebbero state molte di più.
I tre amici erano appena usciti dalla foresta.
Deneb lanciò un urlo di sorpresa.

Spazio Autore.
Salve a tutti, ringrazio di cuore chi legge e recensisce. Mi aiutate molto,davvero.
Allora, questo capitolo presenta i personaggi e non c'è molta azione, ma già dal secondo capitolo succederà qualcosa.
Alla prossima e grazie ancora =)

   
 
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