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Autore: Girl_in_Blu    05/10/2011    4 recensioni
Freezer non ha distrutto il pianeta Vegeta, ha deciso di sfruttare ancora i Saiyan per il suo scopo; diventare il padrone dell'universo.
Kakarot, un neonato della stirpe dei guerrieri, è inviato sulla Terra per conquistarla portando con sè morte e distruzione, ma una giovane scienziata, scoperta una leggenda straordinaria, decide di partire alla ricerca delle sfere del Dio Drago, con la speranza di aiutare la sua gente.
Al tempo stesso un piccolo gruppo di saiyan, sulla Terra, cospira contro il potente tiranno.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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***Capitolo sesto***
La fine di un antico e insanguinato regno 








 

La guardava stranito e leggermente imbarazzato, spesso provava quella stessa e strana sensazione alla presenza del padre e arrossiva, non riusciva a controllare quell’emozione che prepotente gli dipingeva le gote di rosso.
E, così, si malediva per aver voltato il capo e indirizzato gli occhi su quella strana terrestre che, nonostante, fosse alla guida continuava a toccarsi i capelli, reggendo il volante con i gomiti o gli avambracci.
-Cosa hai da guardare?- chiese Bulma innervosita dal peso di quegli occhi scuri.
-È solo che continui a toccarli- rispose l’altro indicando la folata e sbarazzina chioma.
-Bè e allora? Mi hai scaraventata a terra e adesso ho la sabbia da tutte le parti, prude!- disse stridula.

Kakaroth sorrise, trattenendo una fastosa risata che non si addiceva ad un saiyan, così come a quella stessa situazione.
Lui non poteva provare piacevole quella situazione, non doveva, poiché il suo compito e ruolo erano altri.
Non si sarebbe mai aspettato una simile missione, mai avrebbe immaginato che un terrestre potesse essere così arrogante e sfacciato con un saiyan.

A qualsiasi guerriero l’atteggiamento di Bulma avrebbe infastidito, lui –invece- era divertito da quel tono irriverente che cambiava seguendo l’istinto senza rispettare la riverenza dovuta.
Non aveva mai conosciuto una persona così diversa, così coraggiosa.
 

-Kakaroth dovrai intraprendere una missione. Accompagnerai una terrestre alla ricerca di un minerale- gli aveva detto suo padre.

Quel giorno sentì la fierezza scorrergli nelle vene, finalmente una missione anche per lui, lui che nella vita ne aveva compiuta solamente una. Lui che non aveva mai affrontato un vero nemico, lui che smaniava per mettersi alla prova e per dimostrare il proprio valore in battaglia.
 

Ricordò con orgoglio quel giorno, anche se ormai era passato del tempo da quell’ordine.
 

-Quando partirò, padre?- aveva chiesto il giovane saiyan osservando il cipiglio severo e pensieroso dell’altro, seduto comodamente su una sedia.
-Al momento opportuno- gli aveva risposto l’austero Bardak mesi addietro.

 
In un attimo la mente elaborò un’informazione datagli dalla scienziata e così chiese curioso
-Da quando hai scoperto questo minerale?- Bulma lo osservò attentamente turbata, ma rispose cercando di apparire più calma che poteva, in fondo l’altro voleva conversare ed era normale che prima o poi le avrebbe domandato qualcosa in merito alla spedizione –da poco, forse una settimana, massimo dieci giorni, ma è molto resistente e vale la pena cercarlo-
Il ragazzo annuì pensieroso, concludendo così quella conversazione, nata apparentemente per perdere tempo nella navicella 113, ma come un’arma a doppio taglio questa lacerò la mente di Kakaroth.

Non possedeva le informazioni necessarie, ma sapeva che la missione era stata organizzata mesi prima che Bulma avesse scoperto quel materiale da sintetizzare poiché solo da poco ne era venuta a conoscenza, che fosse tutto già deciso, anche quel viaggio?
Era diffidente, come ogni saiyan, era stato educato a non fidarsi mai cecamente, a dubitare anche quando si era certi, a trovare domande, ma in fondo quella era la sua prima reale missione, la prima eseguita con consapevolezza e voleva essere all’altezza del compito affidatogli.

Non rifletté abbastanza, non era il caso per lui, suo padre era un ottimo guerriero, di lui poteva fidarsi.
E poi, qualsiasi cosa stesse accadendo, gli altri non volevano che lui sapesse, non volevano coinvolgerlo.
Doveva semplicemente fare ciò che gli avevano chiesto: recuperare il materiale e fino allora proteggere la ragazza.

Questo doveva fare un saiyan: obbedire ad un ordine, essere fedele e leale, lottare, per lui questo significava appartenere alla sua razza; era onore, fierezza, appartenenza, così era stato educato dal padre e da Toma.
L’unica certezza, nata da quei momentanei dubbi, riguardava la terrestre; che la stessero manipolando?
Per ora non doveva pensarci, al momento opportuno avrebbe chiesto.
 


***


 
I passi riecheggiavano nel grigio e sterile corridoio.
Il suono degli stivali sul pavimento era sordo e pareva possedesse l’eco.
I minuti che accompagnarono quel tratto di edificio parvero, per Toma, interminabili.
Il saiyan, terminato il percorso, mostrò con la mano e un lieve inchino la stanza al suo sovrano.
-Lo scauter Toma, dov’è?- chiese improvvisamente il principe.
-Non lo porto sempre, soprattutto in questo periodo…è meglio evitare-
Rispose accompagnando con un sussurro l’ultima frase, senza accorgersi che il suo interlocutore lo osservava dubbioso e infastidito.

Vegeta era un combattente poco paziente, abituato ad eliminare ogni essere vivente che ostacolasse un suo proposito o che semplicemente lo infastidisse e certamente avrebbe fatto lo stesso con un suo simile, figurarci poi con un sottoposto.
-Per quale motivo, riguarda forse le novità…-
S’interruppe, vedendo l’altro indicare l’oggetto poggiato sull’orecchio.
In altre circostanze avrebbe eliminato quell’uomo, ma lui sapeva qualcosa che Freezer non avrebbe dovuto conoscere e ciò era abbastanza per risparmiargli la vita.
Sogghignò schiacciando in una mano il piccolo ricevitore che, oltre a fornire utili informazioni trasmetteva ogni conversazione alla base.
-Bene, non avrei mai immaginato che in questo pianeta sperduto si cospirasse. Parliamone, allora.-
Disse sarcastico sottolineando tutto il suo scetticismo, dei saiyan di terza classe non avrebbero mai potuto organizzare nulla di buono. Poco convinto ascoltò il racconto dell’altro.
 
 
Bardack si dirigeva verso la meta indicata dal ricevitore, lì avrebbe trovato suo figlio, il secondogenito tanto atteso e che lo aveva deluso.
Il piccolo dormiva rannicchiato a terra, tremante per il vento freddo che sferzava in quella landa, un tempo fertile, deserta e distrutta.

Macerie, detriti, tutto era stato devastato dalla furia di Ozaru: alberi, fiori e una piccola abitazione, ecco il segno del passaggio di un saiyan, anche di un piccolo cucciolo senza alcuna aspettativa.
Sorrise lievemente soddisfatto, era la prima missione di Kakaroth ed era riuscito in una sola notte a seminare il terrore, componente necessaria per l’invasione successiva.

Si chinò per prenderlo, quando notò un luccichio.
Incuriosito, si avvicinò lentamente, notando tra i detriti della casa una sfera arancione.
Affinò lo sguardo per capire cosa fosse, ma invano.
 
 
Raccontò Toma al sovrano sempre più avido di conoscere ogni dettaglio -come avete scoperto cosa fosse?-
Chiese, con il solito fare, apparentemente noncurante e distante.
-Terrore, minacce, omicidi. I terrestri sono deboli, non è stato difficile conoscere e capire. Non mi aspettavo di trovare nulla di simile su questo pianeta- rispose fiero il soldato.

Il principe osservava attentamente l’interlocutore, stupito per la loro scoperta, avrebbe avuto così la sua occasione, la propria irrefrenabile vendetta, avrebbe espresso il suo più intimo desiderio: diventare immortale, ma un quesito cominciava a percorrere la sua mente, portando alla luce una dura consapevolezza.
-Perché adesso?- chiese arrabbiato, sapendo che avrebbe potuto raggiungere ancor prima il suo scopo.
-Era il momento giusto, la ragazza era pronta a realizzare un congegno per trovare le sfere, in tutto ne sono sette e separate non servono a nulla-.
Avevano aspettato anni per dar vita a quel piano, attenti a non farsi scoprire e ci erano riusciti.
Avevano atteso che una mente geniale costruisse un radar adatto e la loro pazienza fu ricompensata nel momento più adatto.

Bulma era cresciuta e aveva affinato il suo intelletto, era certamente la terrestre più intelligente che Toma e Bardak avessero mai incontrato, andava preservata e sfruttata.
Era stata un’ottima scienziata con il padre nel costruire armi e navi, ma da sola avrebbe cambiato il destino dei saiyan senza volerlo.
-E adesso dov’è questo genio?- chiese il principe.
-È in viaggio, alla ricerca delle altre sfere…era il momento adatto come dicevo- sorrise beffardo prima di aggiungere –le abbiamo fatto trovare la sfera e conoscere la leggenda, pensa di poter salvare il suo popolo-
A quell’affermazione il sovrano sorrise malefico –che sciocca- commentò prima di apprendere i dettagli del piano.
Kakaroth portava con sé un ricevitore di ultima generazione che avrebbe trasmesso i dati solo alla base terrestre, ogni spostamento era attentamente monitorato.

Era un piano perfetto: la ragazzina, motivata dalla nobile causa, si sarebbe affrettata e l’altro l’avrebbe sorvegliata e protetta fino al termine della missione.
-Perché non l’avete semplicemente costretta- chiese il principe sulla soglia della porta.
-Per quanto attaccata alla sua pellaccia, avrebbe rifiutato qualsiasi accordo. L’ho vista crescere ed è testarda e, per certi versi, coraggiosa…-
 Fu interrotto bruscamente da Vegeta, irritato dall’elogio ad un’infima razza –è una terrestre, dimentichi? Avrebbe accettato comunque- aggiunse prima di ritirarsi nella sua stanza.


 
***


 
Supino sul letto osservava, pensieroso, il soffitto.
Una smorfia insoddisfatta si dipinse sul suo volto, contrariato per l’attesa e le aspettative che quei due infimi sudditi riponevano in una ragazzina sciocca e tutt’altro che coraggiosa.
Nessuno avrebbe mai osato sfidare la sua razza, nemmeno a parole e quella donna, più che un genio, doveva essere un folle.

Il piano era perfetto, ma la sua realizzazione compromessa.
Affidare tutto nelle mani di una ragazza, per Vegeta, era assolutamente ridicolo.
Consapevole che uno scienziato della base non sarebbe stato fedele, comprese che sulla Terra non vi era mente più brillante di quella e che la realizzazione dei sui desideri dipendesse dalle sue deboli braccia.
Era estremamente contrariato, innervosito e smanioso che il tutto finisse al più presto.
Era stato spedito lì dal tiranno, che sapesse qualcosa?
Si chiedeva preoccupato.

Chiuse gli occhi assaporando per un istante un attimo di quiete, di rara serenità.
Era vicino al suo scopo, vendicare la morte del padre, riprendersi il trono uccidendo Freezer e i suoi scagnozzi.
Si dipinse un sorriso su quel volto spigoloso e ancora giovane, ma presto le tenebre che sempre albergavano in lui, tornarono adombrando quei lineamenti.
Avrebbe ottenuto ciò che voleva grazie ad una squadra di guerrieri di terza classe…
Un grugnito contrariato uscì dalle sue fauci, quasi digrignate.
Sentiva, con quella consapevolezza, il peso della sconfitta.

Qualunque fosse stato l’esito della vicenda, avrebbe soltanto ottenuto senza progettare, architettare o combattere, non era da lui stare a guardare.
Inorgoglito dalla fedeltà dei suoi sudditi era, ugualmente, diviso.
Sarebbe, in un modo o nell’altro, intervenuto. Non poteva lasciare loro il merito e il suo sogno nelle mani di una ragazza e di un’infima terza classe.


 
***


Una luce abbagliante prodotta dal suo esile dito cominciò ad ingrandirsi.
La sfera, simile a un sole, fu scagliata verso quel pianeta che tanto aveva sfruttato.

Era giunta l’ora della fine dei saiyan, aveva così deciso il potente Freezer che ormai aveva abusato fin troppo di quegli scimmioni.
Li aveva spremuti, aveva ottenuto dalla loro smania, guidandoli, ciò che non avrebbe mai potuto ottenere se avessero avuto un re, ma adesso era giunta la fine di quel prospero regno insanguinato.
Non avrebbe mai ammesso a voce alta di temerli, ma non poteva negare che sotto il suo comando erano divenuti più astuti.
Non c’erano state cospirazioni, ma questo non significava che non ve ne sarebbero mai state; quei guerrieri erano tanto egocentrici quanto stupidi, per il tiranno.
Non erano abbastanza forti separati e per questo li aveva divisi, ma adesso che era divenuto il padrone d’innumerevoli galassie non aveva bisogno di loro, in fondo aveva già tanti animali addomesticati e addestrati a dovere, più timorosi e consapevoli della sua forza, pronti a leccarlo e lodarlo solo per essere se stesso.

Li uccise tutti in un solo colpo, li aveva fatti saltare in aria dalla sua postazione, senza affrontarli uno ad uno, ma non per paura, questo mai. Aveva, semplicemente, evitato che si diffondesse la notizia dello stermino, come una malattia infettiva che si propagava in proporzione geometrica così la nuova sarebbe sopraggiunta agli angoli estremi del suo regno e questo non avrebbe portato a nulla di positivo.

Il terrore dell’essere usati, gettati via e uccisi era, per il tiranno, la pandemia peggiore che potesse scoppiare, questa poteva donare una scarica di adrenalina capace di animare un moribondo che tanto, sempre, sarebbe defunto, i timorosi non avrebbero avuto nulla da perdere e avrebbero lottato per quell’ultimo anelito emesso, con dignità e in libertà.
Non temeva le rivoluzioni, non ne aveva bisogno, era fin troppo potente, ma avrebbe evitato la perdita di armi, navi, guerrieri e, soprattutto, di tempo.
La sua era pura diplomazia…

Era un freddo calcolatore Freezer, elaborava ogni mossa e contromossa e sceglieva attentamente.
Così scagliò il suo colpo, ripulendo i suoi ranghi dagli scarti.
Ne lasciò in vita pochi; i più deboli, sparsi nell’universo, e il più forte di tutti: Vegeta, il principe, un abile combattente che lo avrebbe sempre servito; in fondo, lo aveva cresciuto per questo…

Era così bello adesso quel pianeta, che nella sua esplosione emanava luce e detriti.
Scoppiò illuminando lo spazio e il volto del tiranno, anch’esso splendente di gioia, perché in fondo ciò che più amava era vedere il terrore, la morte e la distruzione.
Sorrise soddisfatto…
Era stupendo guardare la paura dipinta suoi volti dei prescelti, vedere il suo colpo travolgerli, osservare la sfera d’energia penetrare la superficie fino a giungere al nucleo e guardare, dalla fenditura creata, come questo collassasse.
La luce, pian piano, usciva dalla spaccatura della crosta, prima intermittente e poi sempre più luminosa fino ad abbagliare nella sua magnificenza.

La morte di un pianeta era la più bella esplosione dopo quella di una stella, quante ne aveva viste morire e quante ne aveva distrutte solo per diletto.
Non poteva non ridere felice della morte di quelli che erano stati gli animali domestici peggiori che avesse mai avuto e al tempo stesso godette, anche, per quello spettacolo.
Dopo il boato si avvertiva soltanto il silenzio e l’eco di un regno scomparso.


 
***


 
Erano da poco atterrati vicino un piccolo villagio, con case diroccate e cadenti.
Erano udibili rumori provocati dalla caduta dei mattoni o delle pietre, così come in lontananza si avvertiva lo scroscio dell’acqua, probabilmente derivante da un ruscello.
Il ricevitore non segnalava nessuna forza elevata, non c’erano saiyan lì, ne era certo.
Il suono meccanico del ricevitore si faceva sempre più forte e l’indicatore della loro posizione si avvicinava sempre più alla meta.
-Chi siete?- chiese con tono austero e burbero una ragazza dai capelli corvini, nascosta fino a poco prima dietro un cespuglio.
 
 
 
  

...








































Angoletto di Girl_in_Blu:

Ecco a voi lettori un altro capitolo di questa storia che spero vi piaccia ed intrighi sempre più.
Alcune parti relativa a Freezer sono tratte dalla mia one shot "Explosion of happiness"



 

   
 
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