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Autore: Mami93    05/10/2011    1 recensioni
tk e kari sono amici,ma nessuno dei due sa di essere innamorato e ricambiato.la loro amicizia potrebbe diventare qualcosa di più, ma l'ostilita di lei verso l'amore e la nuova ragazza di lui faranno credere ai protagonisti che l'amore è tutto qui,fatto di sospiri,baci e nulla più. prima fanfic sui digimon,spero vi piaccia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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confusione (d'amore)

Casa Kamiya

“E’ pronto!!”In casa regnava il silenzio, se non fosse stato per lo sfrigolio che proveniva dalla padella e dal chiacchiericcio che da ormai un’ora arrivava dall’ex camera dei fratelli Kamiya, ormai adibita a stanzina in cui stirare

“Hikari, per favore, andresti a chiamare tuo fratello?”. Kari abbandonò la padella sul gas.

“Ma non volevo… non intendevo quello!” Kari si appoggio allo stipite della porta con le braccia incrociate

“Ok piccola, devo andare…no, devo andare a mangiare... te lo giuro… ti amo…io di più…ciao” Tai, seduto sulla pila di panni appena stirati guardò esasperato la sorella

“Cosa c’è?”

“Non so, se ti vuoi degnare di venire a mangiare con noi almeno la domenica…?” Tai pareva scocciato

“Non mi va di mangiare i cibi super sani della mamma”

“Guarda che ho cucinato io. E ora muoviti, dolce innamorato”disse la minore voltandosi e incamminandosi verso la cucina

“Se tu non vuoi trovarti un fidanzato non vuol dire che anche gli altri debbano seguire la tua filosofia”. Kari voltò la testa continuando a camminare

“Grazie fratellone, delicato come al solito!”. I due fratelli si volevano bene, non vivevano uno senza l’altra, ma quando cominciavano a bisticciare fra di loro era dura arrestarli.

“Un giorno uno ha le tournee con la squadra, l’altro giorno c’è una chiamata urgente per un servizio, e quando finalmente riesco a stare con i miei figli non faccio altro che sentirli litigare!” esordì la madre dei litiganti troncando sul nascere l’inizio di un nuovo diverbio. Eh sì, signora Kamiya, lei lo sa quanto può essere dura sopportare un mucchio di litigi, ma non è l’unica.

 

Quell’edificio, così famigliare e così accogliente. Lei lo conosceva bene, e conosceva bene anche chi ci abitava. E allora perché si ostinava a rimanere fuori, ad osservarlo da quel marciapiede? Poi una portiera sbattuta la fece tornare al presente, e quel colpo è come se le avesse dato la forza di muoversi, perche attraversò la strada. Prese le scale e quando arrivò di fronte a quella porta, si fermò. Lesse il cognome sul campanello. La scritta Takaishi era ormai sbiadita. Premette il bottone, ed è come se il suo cuore avesse preso paura, perche a quel suono accelerò. – Ma che stupida che sono, in fondo è il mio migliore amico – Quando aprì la porta fecero capolino quegli occhi azzurri come il mare, sì, come se il mare potesse essere di quell’azzurro così bello, e quei ciuffi biondi come al solito ribelli…

“Ciao Sora! Che ci fai qui?”

“Ciao Matt, ti disturbo?”

“No no. Stavo riordinando casa, mia madre se n’è andata una settimana fa e non vorrei che quando torna trovi questo casino. Entra pure” La madre di Matt era separata da anni, e finalmente il maggiore dei figli, qualche anno fa, si era deciso ad andare a vivere con lei. Le era mancato molto, ma lui era abbastanza grande da farcela da solo con papà, quando avevano divorziato, e Tk era troppo piccolo, non sarebbe mai riuscita ad accudirli tutti e due. Quella scelta l’aveva fatta soffrire molto, e tuttora spesso si sentiva in colpa.

“Ti posso offrire qualcosa?” domandò premuroso Matt

“No no, grazie. Volevo solo parlarti” disse in tono triste la ragazza

“Che cosa è successo?” I ragazzi si accomodarono sul divano

“Matt, io e Tai ci siamo lasciati…”

 

Kari corse in casa e non chiuse neppure la porta, fiondandosi sul telefono

“Pronto?” disse ansante

“Ti ho fatto correre?” chiese una voce familiare all’altro capo

“Ho sentito il telefono d’in fondo le scale…” ansimò lei chiudendo la porta e poggiando le chiavi di casa “ero a mangiare da mia madre”

“Tai era con te?” domandò curioso Tk

“Sì, perché?”

“Allora è successo dopo” Kari non capiva

“Si sono lasciati” spiegò il ragazzo

“Ah, e qual è la novità?” domandò lei ironica

“La novità? Che Sora ne è andata a parlare con Matt.” Kari ora capiva ancora meno

“Bhè, è normale, è il suo migliore amico…” Kari fu interrotta

“Sora ha molato Keishi? Ne parla von Matt Ha litigato con Shinobu? Corre da lui. E ti assicuro che fino ad ora Sora con Matt non ha mai accennato a un litigio” concluse Takeru

“Quindi tu pensi che questa volta sia davvero finita?” chiese preoccupata, quando un leggero bip la informò che una chiamata era in attesa

“Scusa un attimo Tk, ho una chaimata… pronto?”

“Kari?” la voce del fratello era rotta

“Tai, dove sei?”

“Sotto casa tua, non sapevo se eri tornata, ma io…”

“Vieni su Tai!” Kari si affacciò  alla finestra per vederlo prima di socchiudere la porta di casa. Aveva le spalle piegate, la testa bassa; era davvero distrutto

“C’è Tai che sta venendo su, e penso davvero che sia finita…”

“D’accordo, fammi sapere, ma ho il cellulare in silenzioso, vado alle prove di Matt”

Il tempo di riattaccare la cornetta e quello zombie definito suo fratello fece capolino nell’abitazione. Kari lo guardò amorevolmente prima che lui potesse dire, con voce bassa e rassegnata

“Mi ha mollato!”.

 

Avevano discusso, di nuovo. Ma Tai lo sapeva, lo sentiva che c’era qualcosa di diverso ultimamente. Sora era molto gelosa, quasi morbosa. Litigavano spesso per sciocchezze, ma periodicamente o lui o Sora si facevano avanti per scusarsi. Una volta litigarono sette volte in un giorni, sapevano che stavano sfiorando il ridicolo, ma Tai era innamorato, e così Sora, o almeno era ciò che pensava lui fino a quel momento. Anche quando l’aveva lasciata quella mattina per andare a mangiare lei aveva dei dubbi

“Vai da una delle tue ragazze?” Sapeva che scherzava, ma nella sua voce c’era quel non so che, che la indispettiva. Poi l’incontro al pomeriggio. Tai non credeva alle sue orecchie

“Io ti voglio bene, e forse avrei anche potuto amarti, ma penso di aver confuso una semplice infatuazione per amore”

“Ma Sora, perché…” aveva provato lui a convincerla. In fondo, cos’altro aveva da perdere? Ma Sora scosse la testa, e le parole gli morirono in gola

“Ti prego Tai, tu neppure puoi immaginare quanto per me sia difficile. Prova affetto per me, credimi, davvero tanto, ma io non riesco, non voglio continuare così. Lo so che non lo fai apposta, ma io piango quasi tutti i giorni, e sono triste. Mi dispiace di farti soffrire, mi dispiace di averti illuso, ma non voglio più stare con te” Aveva parlato. L’aveva detto. Quello che Tai non avrebbe mai voluto sentire l’aveva detto. Aveva parlato a testa bassa, non l’aveva mai guardato in faccia. Poi, finalmente, i loro occhi s’incontrarono, e l’unica cosa che Tai poteva vedere in Sora era tristezza, e dolore. Le dispiaceva sul serio, e forse era per quello, per la sincerità che la ormai sua ex ragazza aveva avuto verso di lui che sorrise. O almeno ci provò, perché quello era tutto fuor che un sorriso. In quel viso c’era amarezza, tanta amarezza

“Ho capito, e ti assicuro che non te lo rinfaccio, spero solo che tu possa essere felice” Sora lo guardò, gli angoli della bocca rivolti verso l’alto, però nel suo sorriso non c’era amarezza, bensì affetto, e così se ne andò, con quello stupendo smile sul viso. Quello di Tai invece non rimase, non appena Sora si girò, questo sparì, tutto d’un colpo. Sapeva che non sarebbe tornata indietro, non quella volta. Per la maggior parte, quando litigavano, si urlavano dietro di tutto, era difficile che si lasciassero con quella calma, e di certo non con quelle parole. Tai aveva raccontato tutto alla sorella, che non poteva far altro che ascoltarlo. L’idea di consolarlo non le passò neppure per l’anticamera del cervello: solo chi ha sofferto per amore sa quanto sia impossibile essere consolati per amore, eh Kari?

 

Il suono dei bassi inondava l’edificio, caldi e accoglienti preannunciavano l’imminente arrivo del ben più duro e forte suono della chitarra elettrica, che puntuale, a ritmo dei bassi, li coprì parzialmente, facendoli passare in secondo piano, Poi una voce ruppe il ritmo che si era creato, attirando l’attenzione che prima era per gli strumenti. La band era ormai calda, e alla quinta volta che provavano quella canzone finalmente riuscirono ad esserne soddisfatti. La gente li guardava, non che ce ne fosse tanta, visto l’accesso limitato, ma riempivano almeno per metà l’edificio ben attrezzato per le prove dei Digiprescelti. Quel nome era molto fantasioso, a detta di molti, non era comune trovarne di simili per una band, ma solo chi conosceva davvero la voce del gruppo sapeva quanto quella scelta aveva ben poco di ragionato.

Il fratello della star, quello che passava inosservato se passeggiava con il consanguineo, era appoggiato ad una colonna interna, accanto all’uscita. La gente entrava e usciva in continuazione, gli amici di Matt e degli altri membri del gruppo seguivano interessati, ma ormai era più di un’ora che suonavano, avevano bisogno di un po’ d’aria.

“Tzc, suonano un po’ degli strumenti, cantano due strofe in croce ed è visibilio. Sinceramente non capisco cosa ci trovino di interessante”. Tk si voltò a vedere da chi proveniva la critica. La ragazza accanto a lui lo guardava. Occhi marroni, capelli castani portati corti, gli ricordava qualcuno, ma chi?

“Deduco che non ti piace la loro musica…”

“Sì, l’hai capito dalla critica?”. Lui era perplesso

“Scusa, non vorrei sembrarti scortese, ma allora perché vieni qua se non li vuoi ascoltare?”

“Oh, ma io infatti qui non ci starei, ma ho dovuto accompagnare una mia mica, il suo ragazzo è uno della band, suona la batteria credo. E ti assicuro che non capisco proprio cosa ci trovi, fra tutti quanti non saprei quale scegliere: devono essere uno più insopportabile dell’altro, snob e basta. Anche la voce del gruppo che tutti definiscono timido e introverso, non deve essere da meno”. Tk ritornò a guardare la band con uno strano sorriso

“Eh già…”

“Tu lo conosci?” chiese la ragazza indifferente

“Sì, è mio fratello…” Lei diventò di colpo rossa

“O mio dio che figura, ma perché non mi sto mai zitta? Mia madre me lo dice sempre di parlare meno. Scusami, io non pensavo…” Tk le sorrise gentilmente

“Non ti preoccupare, conosco altre persone che non lo apprezzano come cantante, ma ti assicuro che è davvero come lo descrivono: molto introverso”. La ragazza gli porse la mano

“Io sono Mizuki, scusami per prima”

“Non ti preoccupare, non c’è bisogno che nascondi la tua antipatia. Comunque io sono Takeru, o Tk se preferisci” disse l’interpellato stringendole la mano. Non sapeva perché, ma quella ragazza lo affascinava.

I ragazzi finirono le prove circa mezz’ora dopo, quando erano rimaste ormai poche persone. Tk e la sua nuova conoscenza s’incamminarono sul palco, raggiungendo rispettivamente il fratello e l’amica.

“Ehi Tk, chi è l’amica?” Matt li aveva visti avvicinarsi insieme, e anche se non vedeva la sua faccia, essendo girato per staccare gli strumenti dagli amplificatori, immaginava il suo imbarazzo, ma forse si sbagliava:

“Matt, ti presento una delle poche persone che ti odiano, Mizuki” Il minore aveva un sorriso strano, diciamo un po’ bastardo. Matt si girò sorridendo per vedere chi era la ragazza

“Oh! Che onore, siamo arrivati ad un punto tale che vengo odiato?”. La ragazza, un po’ imbarazzata, non capiva che stavano scherzando, e si affrettò a giustificarsi

“Di fatti non ti odio, Tk ha un po’ esagerato la situazione” a quell’affermazione gli lanciò un’occhiataccia “semplicemente non riesco a trovare simpatiche delle star” sperò che il biondo di fronte a lei non se la prendesse più di tanto. Matt rise

“Star, che parolona”. Intanto i ragazzi della band se ne stavano andando. L’amica di Mizuki s’incamminò con il proprio ragazzo quando quest’ultima la fermò

“Ma mi lasci qui da sola?”

“E dai, non vorrai mica fare il terzo incomodo? Ci si vede in albergo”. Così la ragazza abbandonata maledì l’amica e, dopo aver salutato, s’incamminò verso l’uscita.

“Pensavo avessi trovato la ragazza” esordì scherzoso

“sì, certo l’ho appena conosciuta e siamo già fidanzati…” ma il maggiore non l’ascoltava più

“Ehi ragazzi, dove andate? Dobbiamo togliere le luci nell’angolo!” detto questo i rimanenti del gruppo si dileguarono con un “Scusaci Matt ma dobbiamo andare”

“Guarda che amici che ho… ehm… Tk, non è che mi daresti una mano, vero?”. Tk, da buon fratello che era, ma soprattutto dopo numerose suppliche e la promessa di un favore in sospeso, cedette. Il compito consisteva nel far calare la luce tramite la corda legata ad essa, mentre Matt ne levava la sicura. Sembrava facile, ma le luci erano pese, e, ad un certo punto, gli scorse troppo velocemente la corda da sotto le mani. Inizialmente la sua paura era quella di polverizzare le luci,  ma in un secondo momento questa divenne panico quando vide Mizuki nei pressi delle luci. Ma cosa ci faceva lì? Perché era rientrata? Le sarebbero piombate addosso se non si fosse spostata. Tk stinse più che poté la corda, ma per fortuna lei si accorse dell’accaduto e si spostò dalla traiettoria. Non appena le luci furono a terra Tk, seguito a ruota dal fratello, corsero da Mizuki, che era rimasta un tantino sconvolta:

“Io….io…volevo riprendere il mio zaino…”. In effetti indicò una sacca che era rimasta per terra. Dal canto suo Tk si sentiva davvero in colpa dell’accaduto, e dopo numerose scuse e offerte di perdono se ne uscì con un “ti offro una cena, e questa volta non accetto un no come risposta”

-il ragazzo è davvero insistente, però una cena non è brutta idea, dal momento che stasera non c’è nemmeno la mia amica-

“Bhè, se la metti così allora accetto, ma sia ben chiaro che questa è solo un’uscita fra amici, ok?”

“A dirla tutta è una cena di scuse, ma se la vedi meglio così allora va bene, è una cena da amici”

I due si diedero appuntamento mezz’ora dopo, giusto per poter darsi una ripulita e cambiarsi. Si ritrovarono davanti al ristorante, e solo in quell’occasione Tk poté notare quanto era carina, mentre lei conobbe la sua simpatia. In quella circostanza Takeru venne a conoscenza della provenienza di Mizuki e della sua amica: Giappone del nord. Erano lì per trovare lavoro e per poter stare con il ragazzo di lei.

“anche se credo che sia venuta più per lui che per me!” spiegò pensierosa la ragazza. La serata passò in fretta, e al momento di rincasare Mizuki si dimostrò molto entusiasma di quest’uscita.

“Ho fatto bene ad accettare il tuo invito, sai?”

“Sì, lo so, infondo io ho sempre ragione!” disse spavaldo il ragazzo. Lei in compenso scoppiò a ridere, e quando fu di nuovo in grado di parlare disse che un’altra uscita non le sarebbe dispiaciuta.

“Allora lasciami il tuo numero di telefono!” buttò lì Tk, e anche se non lo credeva lei accettò.

“Allora dammi il tuo cellulare, te lo scrivo, così poi mi chiami anche per poter conoscere un po’ il posto”

Tk si ritrovò a fissarla cercando d capire se l’avesse già vista, quando lei gli restituì il telefono, entrando poi nel portone di casa. Non appena questo fu chiuso, s’incamminò verso casa ripensando a come l’avesse potuta conoscere, quando gli venne in mente di Kari. Ma non doveva chiamarlo? In fatti sul display del cellulare una piccola iconcina preannunciava l’imminente sfuriata della sua migliore amica, viste le cinque chiamate senza risposta. Probabilmente fu questo a convincerlo che forse era meglio parlarle di persona. Le luci di casa erano accese, ciò dimostrava che era ancora sveglia, ma non appena aprì la porta Tk si chiese se non fosse stato meglio il contrario: se non l’avesse conosciuta bene avrebbe avuto paura, per fortuna che era contraria alla violenza, se no… provò ad abbozzare un sorriso amichevole, ma visto che non sembrava migliorare la situazione non poté far altro che parlare

“scusami” fu solo capace di dire, e forse sembrava che Kari non fosse in vena di litigare, ma si sbagliava. Non appena la porta fu chiusa alle sue spalle “QUATTRO VOLTE, QUATTRO VOLTE TI HO CHIAMATO!”

“Cinque” precisò Tk, ma l’espressione che lei aveva lo convinse a tacere. Le scuse ovviamente furono d’obbligo, seguite poi dalla spiegazione e dalla conseguente descrizione di tutto. Kari non sembrava troppo contenta di ciò che era successo, ma forse era ancora arrabbiata.

“Dovresti conoscerla, se ti va domani possiamo uscire…” Tk si bloccò perché la ragazza si era alzata dalla sedia dirigendosi verso la porta

“Ne riparliamo quando sarò riposata, ok? Aspettarti tirandoti dietro un accidente dietro l’altro è faticoso”

“Bella amica che ho” forse non era il caso di fare il finto offeso, ma lui ci provò

“Disse l’amicone…”. No, evidentemente non era il caso. Non appena fu a casa si fiondò a letto, la giornata era stata lunga e strana, ma almeno si era conclusa bene. Mizuki era simpatica e a Kari sarebbe passata la rabbia, ma proprio non capiva la reazione che aveva avuto prima di lasciarla. Tk poté arrivare a una conclusione: ci avrebbe pensato il giorno dopo a convincere Kari, nulla è meglio di un sonno ristoratore.

 

 

Immagino sappiate come andrà a finire, non è vero? Ma non pensiate che la storia sia così semplice, perché io e la mia mente malata stiamo partorendo un mucchio di idee per questa fic, quindi aspettatevi di tutto. Volevo scusarmi se questo capitolo è noioso, ma mi serviva per presentare Mizuki e tirare le fila del discorso, ma vi prometto che i prossimi vi stupiranno, vi lascerò a bocca aperta. Volevo ringraziare:

valkiria: ti ringrazio, anche a me l’introduzione piace parecchio, non so come mi sia venuta, e sta tranquilla, continuerò a scrivere, non ho mica intenzione di fermarmi qui, sapessi quante idee ho in testa. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.

 HikariKanna: fai bene ad avere paura della nuova ragazza di lui (ora che ci penso sono stata un po’ stupida ad anticipare, ma orami il guaio è fatto!). Hai visto che alla fine Sora e Tai si sono lasciati? Immagino la tua felicità, ma non potevo lasciarli insieme, io adoro il Sorato… Stai tranquilla, non poteri MAI far mettere Tk e Kari insieme per poi farli lasciare, ne soffrirei troppo!! Per la cronaca penso anche io che Tk sia indispensabile per la povera Kari, e volevo rassicurarti che i tuoi sproloqui mi danno sicurezza, quindi ti do il permesso di sproloquiare (esiste questa parola? Ba…) quanto vuoi.

Infine volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto, spero di non deludervi. Per la cronaca volevo informarvi che mentre scrivo i saluti ho già cominciato il terzo capitolo, e ne vedrete delle belle. Alla prossima.

Honey

  
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