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Autore: luceterea    05/10/2011    5 recensioni
Era notte fonda, una notte buia, senza luna.
La notte in cui tutto avrebbe avuto inizio per la seconda volta.
Per qualcuno sarebbe stata l’ultima notte della sua vita.
Ma non della sua esistenza.
Sì; era quello che stava pensando Sebastien, mentre i suoi occhi luminosi sondavano il buio di quella sera di marzo.
Era il 20 marzo 1787, la vigilia di un'altra primavera.
E quella notte, pensava divertito Sebastien, una nuova anima sarebbe rinata nella primavera eterna.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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2.Trasformazione

La testa gli girava vorticosamente, al pari di una trottola impazzita. Andrè socchiuse gli occhi, cercando di rallentare, così facendo, il suo folle girotondo.
Si sentiva male.
Molto male.
Un forte senso di nausea gli aveva attanagliato lo stomaco, stringendolo con tanta violenza da impedirgli quasi il respiro.
I polmoni sembravano aver preso fuoco.
Vagamente si rese conto di essere stato depositato a terra.
Al tatto sembrava un selciato. Sentiva il freddo penetrargli nelle ossa, oltrepassando senza fatica i vestiti.
Cominciò a tremare. Un sasso era finito sotto la sua schiena e gli faceva male.
Un colpo di tosse cavernosa squarciò il silenzio della notte.
Tutto il dolore sembrava diffondersi in tutto il corpo a partire dal collo. Dal punto in cui quella strana bestia lo aveva morso.
 
Sentì qualcosa di freddo e umido sfiorargli la pelle, là dove sentiva ancora il sangue colargli lungo la gola.
“Mmmh…che tortura fermarsi… non una goccia di questo nettare dolcissimo dovrebbe andare sprecata..” mugolò una voce roca, vicino al suo orecchio.
Andrè girò impercettibilmente la testa in direzione di quel rumore. Mise faticosamente a fuoco la sagoma di un uomo biondo, inginocchiato al suo fianco.
“Te l’ho già detto che queste tue affermazioni perverse mi danno il voltastomaco, Sebastien?” sibilò, disgustata, una seconda voce, più profonda e pacata.
 
L’uomo chiamato Sebastien, che ancora giaceva al suo fianco, rise sommessamente.
“Non giudicare ciò che non conosci, Cédric. Dimmi, perché non ne assaggi anche tu un poco? Scommetto che se ne provassi anche solo una goccia ti passerebbe immediatamente la voglia di mangiare topi”
Andrè udì l’altro emettere una specie di ringhio.
“Stai zitto Sebastien! Smettila di tormentare Cédric con questa storia!”.
Una voce argentina si levò dal lato opposto a quello dove si trovava Sebastien.
Andrè la riconobbe.
Era la voce della bambina che lo aveva supplicato di salvare la madre.
Che cosa ci faceva lì? si domandò, confuso.
“Come al solito, Céd, puoi vantare al tuo servizio un piccolo avvocato” sospirò, sarcastico, Sebastien.
Andrè avvertì dei passi leggeri avvicinarsi a lui e qualcosa solleticargli il volto.
 
Andrè aprì di scatto gli occhi.
Due paia di iridi di ghiaccio lo stavano fissando.
Un uomo, sulla trentina, elegantemente vestito lo guardava, inarcando le perfette sopracciglia dorate. I capelli, dello stesso colore, erano ordinatamente legati dietro la nuca con un nastro nero. Al suo fianco la bambina bionda della locanda era china su di lui, a pochi centimetri dal suo viso, con i capelli che gli sfioravano i lati del viso.
“In effetti sembra più appetitoso della donna che abbiamo usato per attirarlo in quel vicolo.” constatò la bambina, rialzandosi e tornando a guardare l’uomo biondo.
Andrè era inorridito: sembrava che stessero valutando un animale al mercato.
 
“Chi..chi diavolo…siete voi?” chiese Andrè, formulando a fatica le parole.
Il sorriso di Sebastien si fece ancora più ampio.
“Cornelia! Hai visto? Che occhi bellissimi. Sono così…profondi. E…verdi! Sono più belli anche di quelli di Cédric!” bisbigliò eccitato.
“Su questo devo darti ragione. E sai quanto odio farlo, Sebastien” mormorò la bambina bionda, seccata ed ammirata ad un tempo.
“Non vuoi venire a vedere, Céd? La nostra Cornelia ha trovato una miniera d’oro!” esclamò Sebastien, giulivo.
 
Andrè udì un rumore di passi avanzare lentamente verso di lui, finchè la sua visuale fu totalmente occupata da una terza persona.
Era un uomo, avrà avuto si e no venticinque anni, vestito, come Sebastien, all’ultima moda, con un fazzoletto avvolto morbidamente attorno alla gola.
I tratti del viso erano marcati, ma allo stesso tempo armoniosi. Le labbra carnose erano immobili, sulle guance non c’era traccia di barba. I capelli scuri erano lasciati sparsi sulle spalle larghe ed incorniciavano perfettamente il suo volto pallido come la neve.
I suoi occhi, di un verde intenso, lo stavano fissando, esaminandolo centimetro per centimetro.
Non fece commenti.
 
“Che cosa volete da me? Io…” domandò nuovamente Andrè, ma fu interrotto da Sebastien che gli posò una mano sulla guancia.
Andrè rabbrividì: era ghiacciata.
“Shh, non parlare, bellissimo mortale. Ti affaticheresti. Le energie che ti sono rimaste sono pressoché inutili. Perché, vedi, tu stai morendo”
Andrè spalancò gli occhi.
No, pensava, non poteva morire. Oscar…lei…
No, non poteva andarsene e lasciarla sola. Lei aveva bisogno di lui.
 
“N-no…io…Oscar…” farfugliò il ragazzo, mentre sentiva che la testa gli si faceva pesante come un macigno.
“Stai calmo, mortale. Io sono qui per aiutarti” sorrise Sebastien, non smettendo di carezzargli la gota con la sua mano gelida “Dimmi, come ti chiami?”
“A…Andrè…” sussurrò il giovane.
“Andrè” ripeté l’uomo, estasiato “Molto bene Andrè. Io ti offro la possibilità di scegliere. Una opportunità che a me non fu data. Se adesso io ti lascio qui, morirai. Ma se scegli di seguirmi, io ti donerò una nuova vita, una vita oscura, una vita eterna”.
Le sue parole rimasero sospese nell’aria.
Tutto sembrava essere diventato silenzioso.
Solo l’eco di quella frase strana persisteva nella mente di Andrè.
“Seb, piantala con questa farsa…” borbottò stizzito Cédric.
“Allora” lo incalzò Sebastien, ignorando l’amico “cosa hai scelto di fare? Verrai con me, Andrè?”
Morire è una scelta facile, troppo facile, per sfuggire ad un amore impossibile pensava Andrè.
“S..si” sussurrò solo.
 
Sebastien lanciò a Cédric uno sguardo trionfante.
Poi, senza smettere di fissarlo con un’aria di sfida, si portò la mano alle labbra e si morse il polso.
Andrè osservò, incredulo, mentre scopriva un paio di lunghi canini e li affondava nella sua stessa carne, aprendosi nella pelle una profonda ferita.
Sebastien fece una smorfia nel vedere il sangue zampillare dalla vena squarciata ed avvicinò il polso al viso di Andrè.
“Bevi questo” disse solo.
Il ragazzo lo guardò, stupito e disgustato.
“C…cosa?”
“Bevi!” ripeté Sebastien “Ti farà stare meglio”.
Andrè tossì. La testa gli doleva e il senso di nausea era aumentato.
Sebastien, attendeva, con il polso scoperto.
“No” disse infine Andrè.
“Prego?” Sebastien non credeva alle proprie orecchie.
“Non berrò il tuo sangue. Ma…cosa sei? C…cosa siete tutti quanti voi? Mostri!” Andrè scosse la testa.
Sebastien rimase immobile, lo fissava senza capire.
“Bevilo!” ordinò, con un tono leggermente spaventato nella voce.
“No” ribatté Andrè, ostinato.
“Se non lo bevi morirai! Lo capisci, sciocco umano?” gridò quello.
Andrè non rispose, travolto da un nuovo attacco di tosse.
“Andiamo Seb, ne troveremo uno un po’ più saggio” dichiarò Cornelia, disgustata, prendendo Cédric per un braccio e cominciando ad allontanarsi.
“Rassegnati Seb” sussurrò Cédric, prima di seguire la bambina “Questo ragazzo non diventerà un pezzo della tua collezione”.
Fu il suo tono vittorioso a far infuriare l’uomo biondo.
 
“NO!” ruggì.
Afferrò Andrè per la nuca e gli spinse il viso contro il suo polso ancora sanguinante.
Il denso liquido vermiglio toccò le labbra quasi esangui del giovane.
E quest’ultimo, che poco prima lo rifiutava così tenacemente, si mise a bere il sangue che fuoriusciva dal corpo di Sebastien con una singolare avidità.
Cédric e Cornelia, che quando avevano udito l’urlo del loro compare si erano voltati di scatto, ora osservavano la scena, l’uno impietrito, l’altra ammirata.
“Sembra che al nostro amico piaccia” constatò la piccola.
 
Sebastien ansimava.
“Ora basta” gemette, allontanando a fatica Andrè da lui.
Il ragazzo improvvisamente lanciò un grido agghiacciante.
Chiuse gli occhi e cominciò a dimenarsi, come dilaniato da un dolore insopportabile.
“Il suo corpo sta morendo” sussurrò Cornelia, rapita: non aveva mai assistito ad una nascita.
Cédric, distolse lo sguardo, nauseato.
 
Sebastien, intanto, aveva afferrato stizzito il suo bastone, che era caduto a terra, e si rassettò gli abiti impolverati.
“Portatelo a casa quando si sveglia” disse solo, prima di allontanarsi e svanire nella notte.
 
Andrè sentiva come se un fuoco lo bruciasse da dentro.
I polmoni sembravano incendiarsi ad ogni respiro, le viscere gli si contorcevano. Sentiva nelle vene lava, non sangue.
E il suo cuore…
Il suo cuore batteva come impazzito.
Veloce, sempre più veloce.
Andrè emise un rantolo.
Il suo ultimo pensiero, il suo ultimo battito…erano per lei.
“Oscar..” sussurrò.
Poi chiuse gli occhi.
Si udì un ultimo singulto e poi, il silenzio.
Passarono alcuni istanti.
Poi, in quella notte senza luna, due fari illuminarono l’oscurità.
Due luminose iridi verdi.
  
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