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Autore: LadyMorgan    06/10/2011    2 recensioni
Fece un respiro profondo e controllò il suo cuore: i battiti erano lenti e regolari, tutto sotto controllo. Esaminò velocemente anche i suoi pensieri e fu lieto e compiaciuto di trovare una calma piatta, immobile, perfetta se voleva riuscire a controllarsi.
Doveva riuscire a mantenere così la sua mente.
Doveva, perché era quella la visione di sé che intendeva lasciare.
Quella di un uomo calmo e padrone di sé, non quella di un ragazzino in balia di sentimenti troppo dolorosi per poter essere descritti.
Lucius si fermò di fronte ad una porta socchiusa e si voltò a guardarlo, lasciandogli il braccio. «Probabilmente io e gli altri luogotenenti resteremo ad assistere, ma non sentirti intimidito: mantieni il controllo e cerca di non farmi pentire di averti proposto per entrare a far parte dei Seguaci.» [...]

Sulle note di The Beauty Underneath, firmato Lloyd Webber, l'introduzione formale di Severus Piton al mondo dei Mangiamorte.
***Dedicata a _Milady_, con tante scuse e tanti auguri, per il suo compeanno***
Genere: Drammatico, Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The Beauty Underneath

A Mary, per ovvie ragioni (alias: compleanno ^^), con molte speranze di cui tante già deluse ;p

 

«Mi raccomando…»

Non aveva mai visto Lucius così nervoso: lo stava trascinando per un braccio verso nuove stanze, più interne e nascoste, e la sua stretta si faceva sempre più convulsa mentre si avvicinavano al loro obbiettivo.

«Non cercare di schermare la mente, tanto te la sfonderà lo stesso» sussurrò concitatamente. «Parla solo se ti fa delle domande, non guardarlo negli occhi e chiamalo ‘signore’.»

Spalancò una porta con un gesto brusco e la oltrepassò. «Mostragli quello che sai fare quando te lo chiederà ed andrà tutto bene» proseguì febbrilmente scendendo velocemente le scale. «Cerca di non fare niente di stupido e non ti dovrai preoccupare di niente. Ha bisogno di tutti noi, se ci riveliamo degni di seguirlo.»

L’altro annuì, impassibile.

Aveva imparato, finalmente, a tenere sotto controllo i suoi sentimenti: aveva dovuto, o sarebbe esploso per autocombustione.

Aveva atteso per tanto tempo quell’incontro che non gli sembrava possibile che fosse finalmente arrivato: e ora più che mai avrebbe avuto bisogno di tutte le sue risorse, fisiche e mentali, per poter superare le prove che lo attendevano.

Fece un respiro profondo e controllò il suo cuore: i battiti erano lenti e regolari, tutto sotto controllo. Esaminò velocemente anche i suoi pensieri e fu lieto e compiaciuto di trovare una calma piatta, immobile, perfetta se voleva riuscire a controllarsi.

Doveva riuscire a mantenere così la sua mente. Doveva, perché era quella la visione di sé che intendeva lasciare.

Quella di un uomo calmo e padrone di sé, non quella di un ragazzino in balia di sentimenti troppo dolorosi per poter essere descritti.

Lucius si fermò di fronte ad una porta socchiusa e si voltò a guardarlo, lasciandogli il braccio. «Probabilmente io e gli altri luogotenenti resteremo ad assistere, ma non sentirti intimidito: mantieni il controllo e cerca di non farmi pentire di averti proposto per entrare a far parte dei Seguaci.»

L’altro annuì, mentre un mezzo sorriso gli si disegnava sulle labbra: ovviamente, Lucius non era preoccupato per lui, ma per quello che sarebbe potuto capitare a lui in prima persona se lui si fosse dimostrato inadatto al ruolo di cui si era fatto garante.

«Ricordati del rischio a cui mi sono esposto garantendo per te» disse infatti subito dopo. «E ricordati chi sei e che cosa vuoi. Questa è la cosa più importante.»

Dopo averlo visto annuire, si tirò su il cappuccio, aprì la porta ed entrò in una stanza debolmente illuminata da candelieri scuri; perfettamente circolare, ospitava delle nicchie a distanze regolari completamente immerse nell’oscurità che ospitavano, probabilmente, i suoi “esaminatori”.

«Mio signore…» mormorò Malfoy inginocchiandosi al centro della sala. «Vi conduco il giovane mago di cui vi avevo parlato, che seguendo il nostro Credo chiederebbe di potersi unire alle nostre forze.»

«Può entrare» sibilò una voce fredda e divertita proveniente dalla nicchia centrale.

L’altro entrò soppesando ogni singolo passo ed andandosi ad inginocchiare vicino a Lucius.

«Spostati, Lucius» disse di nuovo la voce fredda. Malfoy scattò in piedi. «Lasciaci osservare il nostro nuovo amico…»

Malfoy si defilò in fretta verso una delle nicchie più vicine alle porte.

«Alzati, mio giovane compagno» mormorò la stessa voce. «E levati il cappuccio. Questa sarà la prima e l’unica occasione in cui i miei più fidati Mangiamorte potranno vedere il tuo viso. Dopo di oggi, nessun altro potrà sapere chi sei.»

Il mago si alzò e si tolse il cappuccio, contraendo i muscoli facciali per costringersi a mantenere un’espressione neutra. Non avrebbe mai detto che un gesto così semplice l’avrebbe fatto sentire così vulnerabile, eppure era così: si sentiva improvvisamente nudo, indifeso sotto gli occhi di invisibili osservatori.

«Vieni avanti» sussurrò dolcemente la voce.

Avanzò di qualche passo, attento a non compiere movimenti bruschi. Represse un gemito quando un maglio gli penetrò nella testa, stordendolo: malgrado le parole di Lucius aveva lasciato alzate le sue barriere, eppure quella forza era stata in grado di penetrarle con una facilità che aveva dell’allarmante.

Una serie di ricordi cominciarono a vorticargli nella mente: una bambina dai capelli ramati che gli sorrideva, le urla di una donna dagli spenti occhi neri, un ragazzo piccolo e grassoccio venir affatturato, una pozione bollire pigramente in un angolo mentre due ragazzi vi si piegavano sopra, un adolescente sogghignare mentre scagliava una maledizione contro un altro…

Strinse i denti e rimise sotto controllo i suoi pensieri, ordinandoli.

Avvertì un netto compiacimento pervadergli la mente e l’attacco si interruppe.

«Ben fatto» sussurrò la voce. «Non dobbiamo mai perdere il controllo di noi stessi, vero?» Sentì una risata delicata partire dalla nicchia, a cui si aggiunsero i sussurri soffocati di tutte le altre rientranze.

Lasciò che i suoni si interrompessero senza dire niente, continuando a reprimere pensieri e sensazioni per fissarsi sulla calma.

«Le tue capacità magiche sono state in gran parte già testate prima che tu fossi condotto qui» proseguì la voce, tranquilla. «Serpeverde, uscito da Hogwarts con ottimi risultati, abile particolarmente in Difesa contro le Arti Oscure e Pozioni, capace già di intuire la struttura di nuovi incantesimi e crearne di propri. Origini mezzosangue, aberrazione babbana comunque eliminata. E i Prince sono una delle nostre casate più antiche.» Seguì una pausa di silenzio.

Percepì distintamente che il dilatarsi dell’ultima frase fosse voluto, che il sottolineare le sue origini contaminate volesse metterlo in una posizione di inferiorità.

 

Have you ever yearned to go

Past the world you think you know?

Been enthralled to the call

Of the beauty underneath?

 

Con gli occhi che si abituavano all’oscurità, riuscì a distinguere meglio i contorni delle figure che lo stavano fissando. Si stavano muovendo appena, come erba appena disturbata da un leggero refolo di vento, e se fossero stati attorno ad uno stesso tavolo avrebbe giurato che si sarebbero accostati l’uno all’altro per sussurrare commenti vari.

Si chiese per un attimo se fossero stati messi in quelle nicchie esattamente per non poter commentare e doversi quindi gestire da soli. Un buono stratagemma per mantenerli sotto controllo malgrado tutto.

Percepì, più che vedere, il sorriso che si formò sulle labbra della figura in ombra di fronte a lui.

«Esatto» mormorò la voce compiaciuta, rispondendo a un pensiero che non si era neppure sognato di esprimere. Sobbalzò appena. Non si era accorto della sottile presenza ancora dentro la sua testa. Fu solo con un notevole sforzo mentale che si impedì di cadere in preda al gelido terrore che aveva visto riflesso in profondità negli occhi chiari di Lucius.

Udì un leggerissimo battere di mani. «Bravo» si complimentò dolcemente la voce. «Quindi hai già imparato il valore del controllo… e forse non solo?»

Con un movimento così veloce e velato da parere di fumo, si alzò e mosse un passo verso di lui. Era completamente avvolto in un mantello scuro, di un nero evanescente simile ad un’ombra sulla cenere, con un cappuccio che impediva di vedere più del profilo aguzzo della mandibola e il sorrisetto stirato delle labbra sottili.

Nulla, nelle sue movenze morbide come nel fatto che non avesse in mano una bacchetta, sembrava indicare un tentativo di attacco, eppure quel sorriso leggero, appena accennato era di per sé più spaventoso di qualunque gesto aggressivo: recava la tranquilla consapevolezza di poter fare quello che voleva quando e perché voleva, fosse questo dovere o puro divertimento.

I muscoli gli gridarono una protesta quando li costrinse a non indietreggiare, non cercare la bacchetta, non interrompere la calma irreggimentata che si era imposto.

Quella figura strana, fumosa, gli si fece sempre più vicina, fino a quando avrebbe potuta toccarla semplicemente allungando la mano. Aveva la strana sensazione che le sue dita non avrebbero sentito niente di più dell’aria.

«Sono curioso» mormorarono le labbra spaventose, assorte.

Dalle altre nicchie si levò di nuovo quel fruscio simile ad un soffio di vento che sembrava indicare le uniche reazioni che gli altri spettatori potessero permettersi dalle loro postazioni.

Quasi teatralmente, la figura si portò un indice innaturalmente lungo al mento, in una posa di esagerata riflessione. «Sono curioso» ripeté piano. «Lasciateci.»

Stavolta fu impossibile ignorare il mormorio che si levò dalle varie nicchie.

La persona che sedeva nella nicchia a destra di quella centrale si alzò in piedi. «Mio signore…» La sua voce suonava innaturalmente sonora nel silenzio appena interrotto.

La figura alzò una mano senza nemmeno voltarsi. I suoi invisibili occhi erano ancora fissi in quelli del giovane uomo davanti a lui. «Lasciateci» ripeté senza alcuna inflessione.

Ci fu una processione di ombre verso la porta mentre la stanza si svuotava.

La donna che aveva parlato fu l’ultima a uscire, dopo essersi fermata qualche istante di troppo accanto al suo Signore ed essersi sentita dire soltanto: «Vai, Bella.»

Quando tutti furono usciti, cadde un silenzio teso.

La figura tornò a sedersi nel suo scanno.

«Bene, Severus» disse poggiando la testa alla mano chiusa. «E ora a noi.»

 

Have you let it draw you in

Past the place where dreams begin?

Felt the full breathless pull

Of the beauty underneath?

 

Severus sentì nuovamente quella spiacevole contrazione muscolare mentre si sforzava di mantenere il controllo sui suoi sensi sovraccarichi. «Mio signore?» si azzardò a chiedere.

Il Signore Oscuro rise appena. «Mi interessi, Severus» disse con dolcezza letale. «C’è qualcosa nella tua mente di… estremamente interessante.»

Una fredda morsa di paura lo afferrò alla bocca dello stomaco. Cosa del suo passato era riuscito a vedere quel mago straordinariamente potente?

L’altro sembrò liquidare le sue paure con un gesto noncurante della mano. «Sei una delle poche persone mai entrate in questa sala che sia venuta qui con uno scopo diverso dal potere personale che potresti guadagnarti unendoti a me.» Lo guardò attentamente. «Non credo neppure che ti interessi particolarmente la nostra battaglia contro l’estinzione della nostra specie e la dispersione del nostro sangue.»

«Mio signore, io…»

«Non serve, Severus. Lo so.» Un nuovo sorriso si formò sulle labbra pallide dello spettro di fronte a lui. «La cosa che veramente mi intriga è che quello che ti anima di più è il desiderio per la magia. Per la magia in sé stessa, e non solo per il potere che ne potresti trarre.» Una delle sue nocche si avvicinò alla sua bocca mentre rifletteva. «Dimmi, i tuoi studi si sono mai spinti oltre il sottile limite di ciò che è permesso per entrare nei confini di ciò che è solo speculato? Hai mai permesso ai tuoi desideri di plasmare la magia e farle guadagnare nuova forza?»

Pigramente, una delle sue lunghe mani affondò nella veste e ne trasse una lunga bacchetta dall’impugnatura chiara, decorata, di un materiale simile all’avorio. O all’osso.

«Non ti ha mai affascinato quella scossa di potere che avverti ogni volta che la magia che è dentro di te ti informa che può essere incanalata ed esplodere ad un minimo cenno?» mormorò sollevandola negligentemente.

Severus si sentì rabbrividire.

Il Signore Oscuro parve accorgersene perché rise con dolcezza e mormorò, divertito: «Sguaina la bacchetta, Severus.»

 

When the dark unfolds its wings

Do you sense the strangest things?

Things no one would ever guess

Things mere words cannot express?

 

Yes

 

«Mio signore…?»

Il sorriso si fece più evidente nel viso pallidissimo. «Sguaina la bacchetta, Severus» ripeté delicatamente. «Dopotutto, questo è un… vogliamo dire, esame d’ammissione?»

Per quanto fosse l’annuncio più spaventoso che gli sarebbe potuto arrivare, Severus si sentì irrazionalmente più rilassato. Era tornato su un territorio a lui più familiare. Senza spostare lo sguardo dal suo interlocutore, andò a cercare con le dita il manico di legno della sua bacchetta. La pelle gli pizzicò, leggermente elettrizzata, quando la raggiunse.

«Un potere oscuro e sottovalutato, quello delle bacchette» proseguì il Signore Oscuro alzandosi con uno dei suoi movimenti aggraziati, sfumati. «Quello che possono dare è tanto intenso che semplici parole non potrebbero esprimerlo.» La sua bacchetta si mosse quasi casualmente.

Fu solo grazie ad una straordinaria prontezza di riflessi che Severus fu in grado di indovinare, e bloccare, l’incantesimo lanciato. Malgrado il suo scudo fosse potenziato da qualche piccolo miglioramento personale contro le maledizioni, una parte dell’incantesimo riuscì ad infrangerlo e lo colpì come un vento di tempesta.

«Ah-ah, Severus» lo rimproverò appena la voce, improvvisamente dietro di lui. «Attento.»

Senza nemmeno pensare a voltarsi per controllare, Severus si circondò con uno scudo e udì l’onda d’urto propagarsi tutta attorno a lui mentre la bolla in cui si era rinchiuso scemava.

«No, così non va.» Si voltò a destra. Il Signore Oscuro era negligentemente appoggiato ad una delle colonne che racchiudevano le nicchie, a braccia incrociate, come se non si fosse mosso da lì.

Severus si rialzò dalla posizione accucciata in cui si era ridotto.

«Smettila di contenerti» lo istruì l’altro aprendo le braccia. «Hai imparato il controllo. Impara a utilizzare il suo dismembramento.»

Svanì in una nuvola di fumo e un nuovo incantesimo calò su di lui. Severus lo riassorbì nella bacchetta e la sentì vibrare per la quantità di energia repressa.

«Non bloccare quell’energia, usala!»

E mentre un nuovo incantesimo gli veniva lanciato contrò, Severus usò obbedientemente l’energia immagazzinata nella sua bacchetta per scagliare un incantesimo che spazzò l’intera sala. Sentì le proprie labbra arricciarsi in un sorriso vittorioso mentre l’adrenalina gli saliva a mille. «Sì!»

 

Do you find yourself beguiled

By the dangerous and wild?

Do you feed on the need

For the beauty underneath?

 

«Bravo.» L’ombra fumosa del Signore Oscuro si fermò e bloccò il suo incantesimo con un ampio gesto della bacchetta. «Stai cominciando a capire di cosa sto parlando. Ora» proseguì alzando il braccio come un direttore d’orchestra, «mostrami di cosa sei capace.»

Stavolta non ci fu esitazione: Severus gli lanciò contro tre incantesimi in rapida successione, di cui uno inventato da lui e uno proveniente dal reparto proibito della biblioteca di Hogwarts.

Uno scoppio di risa lo informò che il suo tentativo era stato apprezzato. «Buona scelta» lo lodò il Signore Oscuro. Quindi avevo ragione nel supporre che più gli incantesimi sono pericolosi, e pericolosamente fuori controllo, e più ti attraggono.

Il battito di ciglia che gli fu necessario per riprendersi dallo shock di essere stato interpellato direttamente nella sua testa fu sufficiente perché un nuovo incantesimo lo colpisse al petto e lo gettasse a terra, paralizzato.

 

Have you felt your senses served

And surrendered to the urge?

Have been hooked as you looked at the

At the beauty underneath?

 

Lo vide avvicinarsi mentre tutto il suo corpo urlava dal dolore. Qualunque fosse quell’incantesimo, non lo stava solo paralizzando, lo stava congelando fino alle ossa, fino al centro pulsante del cuore. Sembrava che ogni calore residuo nei suoi tessuti fosse stato risucchiato e distrutto per lasciar spazio a quell’intensissimo gelo.

La risata lieve, soffocata del suo avversario lo raggiunse. «Freddo, vero?» mormorò con ipocrita partecipazione. «Se ti può interessare, il freddo è proporzionale all’ammontare di energia che stai reprimendo dentro di te.» Si piegò verso di lui. «È un comodo modo per misurare quanta energia è presente in un mago. I tempi di congelamento sono molto diversi. Il tuo è veloce in modo lusinghiero.» Si rialzò. «Ci penserà la tua stessa magia a liberarti, se le permetterai di capire come. Ma per farlo, Severus» proseguì tranquillamente, «devi imparare come utilizzarla pienamente.» Tornò a sedersi sul suo trono. «E credo tu abbia pochi minuti per risolvere l’enigma.»

 

When you stare behind the night

Can you glimpse its primal might?

Might you hunger to possess

Hunger that you can't repress?

 

La mente di Severus lavorava a piena velocità. Non conosceva l’incantesimo che lo teneva bloccato, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito ad inventare un contro incantesimo abbastanza in fretta per impedire al suo cuore di fermarsi. No, la risposta non poteva essere in un incantesimo.

«Pensa, Severus» lo incalzò la voce da un punto fuori dalla sua visuale. «Pensa a tutte quelle notti passate a guardare il cielo per cercare di capire da dove provenisse la sua energia.»

Aveva parlato della magia. Pura magia. Che apprendeva, che si ribellava. Come?

«Pensa a quella fame di ottenerla malgrado più la notte passava e più il tuo corpo protestava.»

Magia pura della notte… universalità della magia?

«Pensa a quanto ti sembrava di poter essere parte di quella stessa forza che permeava tutto attorno a te.»

Magia dentro e fuori di lui… in cosa erano diverse, dopotutto?

«Non è meravigliosa?»

La magia era comunque magia. E quella che lo stava lentamente – e neppure tanto – uccidendo non era più connessa al suo artefice. Aveva detto che era la sua stessa magia ad alimentare il freddo. Si stava congelando da solo?

 

Yes

It seems so beautiful

So strange yet beautiful

Everything's just as you say

 

Sembrava assurdo. Eppure, nel secondo in cui la consapevolezza si fece strada nella sua mente, si presentò anche, gloriosa nella sua ironia, la risposta.

Era semplicemente lui che stava provocando la magia. Doveva riprenderne controllo. Lasciarla libera ma cosciente.

Gli sarebbe quasi venuto da ridere per il trionfo e la stanchezza. Era semplicemente quello di cui avevano appena finito di parlare: non lasciare freni alla magia, ma controllare anzi la sua incontrollabilità.

Chiuse gli occhi per poter meglio concentrarsi sulle barriere che anni di insegnamenti e limiti gli avevano cucito dentro.

Provò un piacere perverso nell’abbatterli uno per uno, eliminando con loro i volti poco amati di coloro che li avevano causati, mentre sentiva la sua magia crescere nella sua coscienza, immensa ma presente, mentre il freddo entrava lentamente a far parte di quello stesso gioco di volontà.

Sì, quel maestro sadico ma geniale che aveva avanti aveva ragione: era meravigliosa.

 

It's the music in your head

Have you followed where it led

And been graced with a taste

Of the beauty underneath?

 

Cominciò a sentire di nuovo la punta delle dita mentre la circolazione riprendeva, pulsante e dolorosa come per adattarsi nuovamente ad un terreno un tempo familiare.

Ma Severus quasi non la sentiva. Era la prima volta che gli sembrava di aver mai sentito la magia come parte integrante della sua mente, e non solo come un’appendice da utilizzare con la volontà, e l’adrenalina ancora gli scorreva a fiumi, elettrizzando la sua mente.

Quel potere era una delle ragioni principali del suo essere qui. Si costrinse a pensare la ragione principale. Tutte le altre erano funzionali o conseguenti a questa.

«Inebriante, vero?»

Severus alzò due occhi febbricitanti d’eccitazione verso il mago di fronte a lui. «È sempre così per voi?» non riuscì a trattenersi dal chiedere. «Siete riuscito… è per questo che… è una condizione naturale per voi sentire questo potere sottopelle, in ogni fibra del vostro essere?»

Il Signore Oscuro rise. «Sì, Severus» rispose semplicemente. «Ho compiuto esperimenti, nella mia vita, che mi hanno portato più in là di quanto ogni altro mago sia andato. Compreso un controllo della magia che permette allo stesso tempo di scoprirla e potenziarla.»

Severus ansimò mentre le infinite possibilità di un potere come quello gli si affacciavano alla mente.

 

Does it fill your every sense

Is it terribly intense?

Tell me you need it too

Need the beauty underneath

 

«Non avevo forse detto che ero curioso, Severus?» mormorò il Signore Oscuro alzandosi lentamente dal suo seggio. «Nessuno fra i miei altri Mangiamorte ha mai desiderato capire il funzionamento della magia.» Rise, come compatendo la loro stupidità. «La usano, ci vivono ogni giorno, è in suo nome che combattono, eppure non si preoccupano neppure di capirla.» Sogghignò. «A volte credo che si vendicherà, in qualche modo. Ma, dopotutto, perché inquietarli?»

Scese fino a trovarsi di nuovo di fronte a Severus. «Ma ho bisogno di spiriti come il tuo, Severus. Seguaci che possano capire la vera natura della nostra missione, che possano apprezzarla ed abbracciarla. Dopotutto, non vale la pena estirpare quei rami marci che infettano qualcosa di così intrinsecamente perfetto?»

 

When it lifts its voice and sings

Don't you feel amazing things?

Things you know you can't confess

Things you thirst for nonetheless

 

La sua voce aveva qualcosa di spaventoso e magnetico allo stesso tempo. C’era in essa una spigolosità che la rendeva quasi stonata, e allo stesso tempo una morbidezza che rendeva impossibile distoglierne l’attenzione. Era la voce di una persona capace di parlare, consapevole di saperlo fare da maestro, e allo stesso tempo profondamente convinta di ciò che diceva.

«Mio signore, sono a vostra disposizione» disse Severus. Non si era mai sentito più convinto di ciò che stava dicendo. Era come se, per la prima volta per anni, il passato non esistesse più, non ci fosse più ragione per la sua esistenza, e davanti a lui si estendesse solo il futuro, un luminoso futuro di cui aveva appena avuto un assaggio.

Era una sensazione meravigliosa, quella di non dover più soffrire, di non doversi più sentire in colpa, ancorato al passato, che dipendesse o meno da lui.

Un macigno enorme, di cui non aveva mai realizzato appieno l’entità, gli era appena stato sottratto dalle spalle.

Lord Voldemort lo sapeva. Lo leggeva negli occhi del ragazzo mentre si inginocchiava di fronte a lui e gli baciava l’orlo della veste.

Lo sapeva mentre gli sollevava il braccio sinistro e vi imprimeva il suo marchio.

Lo sapeva mentre guardava i suoi seguaci accogliere il loro nuovo fratello, guardinghi e diffidenti.

Sì, Lord Voldemort conosceva perfettamente l’effetto del suo allettamento, e ne era soddisfatto.

  
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