Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Pipa_bella    06/10/2011    1 recensioni
La mia prima fanfic su Harry Potter. La paura di crescere, la voglia di farlo, l'amore, l'amicizia, la morte, non sono più quei concetti astratti e semplificati dell'infanzia. E i Malandrini lo sanno. Il primo capitolo è una specie di introduzione, è dal secondo che si cominciano a delineare i caratteri dei personaggi, quindi... Non demordete!
Ambientata durante l'ultimo anno ad Hogwarts del quartetto.
E' una storia di cui non sono particolarmente convinta, anche se per la prima volta in assoluto so esattamente cosa succederà e come andrà a finire! Una recensioncina non mi dispiacerebbe ;-)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“E così Sirius Black ha ottenuto quello che desiderava.”
Anthea sorrise al ragazzo accanto a lei, che la guardava con l’aria di chi non avrebbe potuto desiderare di meglio che starsene lì disteso ad ascoltare le gazzarre degli uccelli notturni e i sussurri distratti del vento tra i rami degli alberi. Il grosso faggio al limitare del parco frusciava suadente sopra le loro teste, mentre le labbra dei due giovani andavano a incontrarsi ancora. In quel momento ogni cosa sembrava lontana anni luce, la guerra come gli insegnanti che avrebbero potuto scovarli da un momento all’altro, e nessuno dei due desiderava interrompere la quiete di quegli attimi rubati alla notte.
Sirius non rispose, limitandosi a stringere le pesanti coperte ai loro corpi intirizziti. Era un febbraio mite, ma il gelo della sera raschiava loro la pelle e li costringeva a cercare calore l’uno tra le braccia dell’altro, in una lotta sensuale.
Anthea giocherellava con un lembo della sua camicia, allacciando e slacciando l’ultimo bottone, mentre lui le si sistemava più vicino.
“Sirius.”
La voce di lei era animata da una nuova urgenza, quella di chi ha un dubbio che non può aspettare a dissipare, e stavolta lui si drizzò un poco, allarmato.
“Cosa?” La sua voce roca tradiva una certa preoccupazione.
“Mi chiedevo… Beh, non ti offendere, ora, non è il caso, ma… Era… Era la tua prima volta? Insomma, non che lo sembrasse. Ma mi chiedevo, sai, non ci sarebbe nulla di cui vergognarsi, la mia prima volta…”
Lui la guardò, stranito. Faceva così schifo?
“No! Kenstone, no! Sono passati secoli da… Ecco. Secoli. ” La interruppe precipitoso, prima che lei potesse addentrarsi nei dettagli intimi della prima volta in cui aveva fatto l’amore.
“Oh, ecco. Bene.”
La ragazza era arrossita furiosamente sotto la coperta trapuntata, e Sirius non poté trattenersi dal rifilarle una piccola gomitata.
“ Così sembrava fosse la mia prima volta? Interessante, perché quando hai mollato quell’urlo ho temuto che avessi svegliato l’intero-“
“No!” Si affrettò a zittirlo lei, ancora più rossa in volto e con l’aria di chi avrebbe preferito non aver detto una parola.
“Volevo solo saperlo. Non credevo davvero che lo fosse, ma sei stato così cauto, così… Beh, così non-te.”
“Premuroso? Delicato? Dolce?” la incitò lui, con l’aria di un allocco che si è appena pappato un’intera confezione di biscottini gufici.
Controllato.”
“Oh, se è questo il miglior complimento che sai fare.”
“Guarda che è un complimento.”
Anthea si voltò sulla schiena e prese a osservare il cielo notturno e tutte le sue costellazioni, chiedendosi distrattamente quante probabilità ci fossero di venire scoperti da qualche insegnante.
 
 
 
Remus lanciò una lunga occhiata in direzione della finestra, contemplando la luna calante con sguardo vagamente sofferente. Il volto era segnato da occhiaie profonde, i capelli chiari spettinati, le braccia fragili coperte di tagli più o meno preoccupanti, e la pallida luce che filtrava dalla finestra evidenziava ancora più chiaramente la sua aria stanca.
 
Accanto a lui, su un paio di poltroncine, Sirius addormentato con la testa china in avanti e James che cercava di concentrarsi su un incantesimo piuttosto complicato, invano.
“Sto bene, dai, andatevene.” Ingiunse a James, l’espressione di chi non vuole sentir ragioni.
James sollevò lo sguardo da terra e incontrò gli occhi color miele dell’amico. Non l’aveva mai visto stanco come dopo quella luna piena.
“Col cavolo. Io resto qui finché Madama Chips non mi butta fuori. E anche lui.” Fa un cenno verso il ragazzo addormentato alla sua destra, cui certo non sarebbe importato poltrire su una poltroncina foderata in infermeria piuttosto che su un letto a baldacchino nel dormitorio.
“Finirete nei guai.” Il tono era fermo, ma gli occhi rivelavano un luccichio di divertimento.
“Madama Chips ci adora, non finiremo nei guai. Possiamo sempre dire che Sirius è entrato in coma.” Indicò quest’ultimo, che aveva preso a russare debolmente.
Erano tutti esausti, dopo le notti di luna piena passate a girovagare nel parco in compagnia di Remus, feroce e instancabile. Il grosso lupo grigio continuava mese dopo mese ad addentrarsi indisturbato nella Foresta Proibita in compagnia di un enorme cane nero, un cervo maestoso e un topolino nervosetto, ma nessuno era al corrente della vera identità dei tre animali che badavano a quell’enorme lupo dalla coda a ciuffo.
L’unico problema, per come la vedevano James e Sirius, era la cronica mancanza di sonno che inevitabilmente seguiva al plenilunio. Poiché entrambi erano animagi non registrati - e quindi passibili d’incarcerazione ad Azkaban nel caso in cui il Ministero avesse scoperto il loro piccolo segreto – non potevano aspettarsi che i professori capissero il perché delle loro occhiaie e della loro cronica assenza di attenzione durante le lezioni.
“Grazie, Ramoso.” Remus sorrise, e per un attimo il suo volto non sembrò così spossato e sofferente. Poi, gettò una breve occhiata in direzione di Sirius.
“Lo vedo tranquillo, finalmente.”
James annuì e sorrise a sua volta.
“E’ sereno, credo. Anche se ogni tanto lo becco a guardare quella vecchia foto con Regulus, sai, quella in cui sono solo ragazzini, e ha quel suo sguardo distante e infelice.”
“Credi che Regulus si sia schierato dalla loro parte?” Il tono di Remus era ancora appena udibile, ma James percepì chiaramente la preoccupazione che traspariva dalle sue parole.
“ Anche se dubito che Voldemort senta l’esigenza di imprimere il Marchio a un ragazzino di sedici anni.” Proseguì, pragmatico.
Sirius si mosse, addormentato, borbottando parole sconnesse.
“Io credo invece che Voldemort voglia ingrossare le sue file il più possibile, e chi se ne importa dell’età dei suoi servi.”
“James,” Esordì Remus,  con il tono di chi non ammette repliche. “sono solo stupidi sospetti, e noi non diremo nulla a Sirius. E’ già abbastanza dura per lui, con la sua famiglia che è quella che è,  senza che si metta a pensare al fatto che Regulus possa essere diventato un Mangiamorte.  Se, e sottolineo se, suo fratello si rivelerà davvero essere stato marchiato, lo scoprirà a tempo debito. E noi saremo lì.”
James annuì, serio, sapendo che stava deliberatamente acconsentendo a tacere qualcosa di terribile per garantire al suo migliore amico qualche altro giorno di relativa tranquillità. Non poté non sentirsi in colpa, guardandolo agitarsi nel sonno.
“Credi che non ci abbia pensato anche lui?”
“Certo che ci avrà pensato, ma mi sembra sciocco confermare i suoi sospetti sulla base del nulla. Per quanto ne sappiamo Regulus Black potrebbe essere un animagus non registrato, il Ministro della Magia sotto mentite spoglie, il frontman dei Draghi d’acciaio o un Mangiamorte. Nessuna di queste ipotesi è supportata da una sola prova.”
“Ma-“ Protestò il ragazzo dai capelli arruffati, prima di interrompersi. Sirius era sveglio e impegnato a stropicciarsi gli occhi, evidentemente destato dai mormorii nervosi dei due amici. Remus sorrise a James, un sorriso che voleva essere disteso e rassicurante, ma che sortì ben poco l’effetto sperato. James, infatti, pareva più teso che mai e si tormentava le mani con fare distratto.
“Ehi, voi due. Che avete da fissarmi? Ho qualcosa in faccia?”
Mentre Sirius si affrettava a controllare il proprio aspetto allo specchio a doppio senso che portava sempre in tasca, Remus rivolse un’ulteriore occhiata di avvertimento a James.
“Allora? Che c’è? Dai, non ho un aspetto così terribile, e comunque guardatevi voi, siete degli spettri.”
Rivolse di nuovo l’attenzione alla propria immagine riflessa, cercando di far sparire con un colpo di bacchetta le due occhiaie appena accennate e il pallore mortale.
Non sapeva che ora fosse, ma era più che certo che se qualcuno li avesse trovati in giro nei corridoi la visita a Remus sarebbe valsa loro una punizione più che sufficiente a placare la loro voglia di infrangere ogni regola. Probabilmente era molto meglio rimanere dov’erano, al capezzale del loro migliore amico, in modo da potersi giocare l’arma compassione quando Madama Chips si fosse accorta della presenza di due studenti perfettamente in salute nella sua infermeria in piena notte.
“Dove diavolo è finito Codaliscia?”
“Dorme. Era esausto.”
James tagliò corto, ben sapendo che Sirius non avrebbe gradito l’ennesima assenza di Peter. Nell’ultimo periodo, mentre tutti loro si trascinavano pesantemente da una lezione all’altra, tentando di destreggiarsi tra una luna piena e una sessione di studio per i M.A.G.O. di fine anno, Peter era sempre più distratto e meno collaborativo. Non pareva entusiasta di dover correre in giro con Remus durante il plenilunio, si lamentava continuamente della cronica mancanza di riposo che nuoceva alle sue ore di studio, e da ultimo metteva su un’aria rancorosa ogni volta che James o Sirius tentavano di richiamarlo agli impegni che aveva solennemente giurato di mantenere.
Sirius, dal canto suo, non era certo morbido nei suoi confronti: ogni occasione era buona per rimproverarlo, e ogni qualvolta si rivolgeva a lui rispolverava l’aria nobile e sprezzante che lo faceva assomigliare in modo impressionante al ritratto di Walburga Black appeso nell’ingresso del numero dodici di Grimmauld Place. Nel complesso non si poteva dire che i rapporti tra quei due fossero particolarmente distesi, nonostante Peter evitasse accuratamente di sfidare apertamente Sirius. James si chiese se lo facesse per rispetto della loro amicizia o per timore della sua reazione, ma si vergognò immediatamente di quel pensiero e lo rincantucciò in un angolo della propria mente, tornando a rivolgere la propria attenzione al suo migliore amico.
“Noi non siamo esausti, invece? Eppure non mi sembra di essermela svignata, anche se mi sono addormentato qui.”
“Io sto bene, non c’è bisogno che restiate.” Remus lo interruppe, leggermente irritato, ma Sirius proseguì imperterrito.
“Sono stanco delle sue scuse. Se ne sta a dormire nel suo comodo lettuccio mentre uno di noi sta soffrendo…”
“Io-sto-bene!”
James rise controvoglia, prima di dedicare la propria attenzione a Sirius.
“Dai, piantala. E’ solo maledettamente stressato per i M.A.G.O., e preoccupato per quello che succede là fuori. Non possiamo biasimarlo, con quello che si sente in giro. E sai meglio di me quanto sia un tipo ansioso, penso che dovremmo essere un po’ più comprensivi.”
“Col cavolo, Ramoso. Pensi che io non sia stressato per i M.A.G.O.?”
“Direi proprio di no.” borbottò Remus, dal suo letto. Sirius lo ignorò, prima di proseguire.
“E anche io sono preoccupato per quello che sta combinando Voldemort! E anche tu, nonostante non lo sbandieriamo in giro, e questa storia di mio fratello, che potrebbe unirsi ai Mangiamorte da un momento all’altro, e… ”
S’interruppe per prendere fiato, e Remus lanciò un’occhiata di avvertimento a James. Acqua in bocca, pareva voler dire. James obbedì.
“…E i progetti di Silente!” Concluse, con aria melodrammatica.
“Se qualcosa nel comportamento di Coda t’infastidisce, non hai che da parlarne con lui.”
Remus, equilibrato come al solito, aveva trovato le parole laddove  l’eloquenza di James si era ridotta a un borbottio sconnesso.
“Si, forse lo farò.” Allontanandosi a grandi passi, Sirius uscì dall’infermeria. Non si era nemmeno preoccupato di salutarli.
“Vado con lui.” James si alzò a sua volta, ma Remus lo bloccò con lo sguardo.
“Se la caverà da solo. Lascialo andare.”
 
 
Né James né Remus seppero mai cosa Sirius disse a Peter quella notte, e nessuno dei due osò chiedere delucidazioni: erano più che certi che si trattasse di una questione sciocca e vagamente infantile, e che ad ogni modo non sarebbe stata una buona idea impicciarsene. Uno sfogo di Sirius come molti altri, dovuto allo stress e alla mancanza di sonno, non avrebbe certo impedito il regolare dipanarsi delle loro vite. E d’altra parte, il giorno successivo pareva che poco fosse cambiato tra i due amici.
Sedevano tutti al tavolo della colazione, vicini come ogni mattina, le ginocchia che si toccavano e le mani che andavano a scontrarsi nel passarsi il pane, il burro, le uova. Ridevano della risata di Sirius e delle battute di James, facendo a gara per accaparrarsi l’ultimo piatto di bacon e chiacchierando ad alta voce. Non era successo niente, e se anche una sfuriata c’era stata ogni cosa era stata risolta nelle poche ore che Sirius e Peter avevano passato soli nella Sala Comune. Andava tutto bene. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Pipa_bella