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Autore: Mary_Whitlock    06/10/2011    5 recensioni
Non esistono angeli e diavoli nel mondo umano come in quello vampiro, proprio come il tao il mondo è formato da persone bianche e nere ma in ogniuno di queste c’è sempre un punto diverso, un punto nero in un mare di bontà e un punto bianco in un mare di distruzione. Non che questo riesca sempre a prendere il sopravvento su una persona ma spesso lo porta a fare scelte sbagliate, soprattutto se spinto da un sentimento forte come l’amore. E’ di questo che parla la mia storia, di gelosia, di imbrogli, di angeli troppo cattivi e di diavoli troppo buoni.
DALLA STORIA:
- Jasper – ripete lei facendo un sospiro.
- Maria – rispondo io bloccando la mano che istintivamente era pronta richiudere la porta – Cosa vuoi da me? Cosa vuoi ancora?-
- Il tuo aiuto. Ti prego, ti scongiuro, ti supplico, aiutami ancora una volta-
CON GRANDE ONORE BETATA DA: AnnieMGreene
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Maria, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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I NUOVI HALE

capitolo 1

 

 

- Aiuto?! – la mia voce, prima sicura, ora usciva tagliente e quasi nervosa – Tu mi viene a chiedere aiuto? –

Un piccolo sospiro uscì dalle sue labbra mentre gli occhi si chiudevano leggermente tornando a fissare il pavimento.

- Hai ragione, come fraintenderti. Io non ho mai fatto nulla per te…-

- Non ho mai detto questo – la bloccai con voce dolce.

Non so perché quella frase era uscita dalle mie labbra. Non volevo dirlo, non volevo giustificarla, non volevo farle dei complimenti o tantomeno difenderla per tutto quello che aveva fatto, per tutto quello che mi aveva fatto. E allora perché la mia bocca si era aperta? Perché aveva proferito quelle stupide parole invece di farla proseguire?

- Oh – rispose lei stupita da quel mio intervento – io pensavo che tu la vedessi così e comunque sappi che in tal caso ti capirei  –

Silenzio, il silenzio ci invase. Nessuno sapeva cosa dire, cosa rispondere. Immobili, immersi nei nostri ricordi. Immersi in quel tempo in cui non vedevo l’ora che arrivasse la luce del giorno per baciarla, immersi in quel tempo nel quale avere tante cicatrici non mi disturbava, immersi in quel tempo in cui lei aveva ancora una parte nel mio cuore, immersi in quel tempo in cui io ero la sua marionetta.

- Che ci fai qui? – chiesi poi lottando contro la voglia di voltarle le spalle - Come sei giunta a noi? -

- Avevo bisogno del vostro aiuto, ho bisogno del tuo aiuto, Jasper. Sono 5 mesi che non bevo sangue umano, sono cinque mesi che mi nutro di stupidi animali per poter facilitare le cose, per cercare di essere da voi accettata. A dirmi dove vi trovavate e che dieta conducevate è stato Peter, certo è stato difficile convincerlo ma dopo aver capito che non si sarebbe liberato di me facilmente a ceduto, dicendomi il minimo indispensabile. Non pensavo fosse ancora così unito a te –

Di tutta risposta abbassai leggermente gli occhi: nemmeno io credevo che si sarebbe rivelato così tanto fedele nei miei confronti. Dopotutto gli anni erano passati ma io ero sempre lo stesso ragazzo che voleva uccidergli l’amata.

- E se io decidessi di non aiutarti? – dopo un minuto di silenzio i miei occhi tornarono concentrati sui suoi, specchio della sua anima, e la voce mi uscì tagliente dalle labbra cambiando brutalmente discorso – Cosa farai in quel momento? –

- Morirò – rispose seria lei avvicinandosi ancora di più a me – non ho altra scelta, altre vie di salvezza. -

- Perché non chiedi a Peter di aiutarti? – la interruppi io, se l’aveva raggiunto perché non aveva supplicato prima alla sua porta?

- Era spaventato quanto te nel vedermi e lui è sempre stato piuttosto debole -

- Io non ho paura –  esclamai più per auto convincermi che per altro.

- Oh sì che ce l’hai, non bisogna essere di certo come te per capirlo. Ma questo non ha importanza, quello che mi interessava veramente era trovarti e sai benissimo che quando mi fisso un obbiettivo non mi arrendo mai. Volevo come protettore il miglior combattente che io abbia mai conosciuto e non uno dei tanti, volevo te e nessun altro, se no non vale la pensa avere qualcuno che mi protegga –

- Peter era un ottimo guerriero –

- Ma non era te. Ho bisogno del TUO aiuto J – disse poi con tono basso sottileando il soprannome che sempre aveva usato con me – ti prego -

La fissai in silenzio. Come potevo farla entrare? Come potevo far varcare la soglia a quella donna che, più tra tutte le cerature dell’universo, rappresentava il diavolo? Ma allo stesso tempo come potevo l’asciarla lì fuori? Come potevo estraniarla? Lei era parte di me e questo non averi mai potuto cambiarlo.

Non era del tutto falso quello che avevo detto prima, lei non mi aveva dato solo esperienze negative. Mi aveva dato l’amore, l’onore, la passione. Mi aveva lasciato in vita, mi aveva dato alla nuova vita e mi aveva fatto diventare parte importante di lei, del suo universo. Certo mi aveva anche reso un mostro, aveva giocato con i miei sentimenti, mi aveva dimostrato che io per lei non ero che una pedina di tempo eppure ora era qui, davanti a me, fragile e sottomessa, supplicandomi di diventare per la prima volta parte del MIO mondo.

- Sappi che sei libero di decidere – la voce di Maria mi distolse dal mio monologo facendomi puntare gli occhi verso di lei - che non te ne farò mai una colpa se ora mi richiudi la porta in faccia. Io…-

- Entra – ordinai tornado in casa e accompagnandola fino al salotto dove vidi Alice e Rosalie irrigidirsi.

- Che ci fa lei qui? – mi sussurrò con un sorriso forzato il mio folletto raggiungendomi seguito da mia sorella.

- Ora vi spiego, vi prego aspettate –

- Io giuro che se quell’odioso Jacob passa ancora del tempo in questa casa lo uccido – esclamò mia moglie che era innervosita da non aver visto nulla del suo arrivo.

Sorrisi lievemente per poi tornare a concentrarmi sul problema principale.

- Em – esordii dopo aver invitando Maria a sedersi sul divano – vai a chiamare gli altri –

- Perché io? – chiese lo scimmione – vacci tu!-

- Emmett – l’urlo di Rosalie fu così aggressivo che sembrò bloccare per un secondo il tempo. Dopo quella reazione in puro silenzio McCarty salì le scale bussando alle porte dei 4 indemoniati e bisbigliando una frase del tipo “scendete vi dobbiamo parlare”.

Non ci volle molto tempo prima che le persone che, più per gioco che per altro, chiamavo mamma e papà ci raggiungessero. Devo ammettere che mai come quella volta mi fecero capire in che pose si trovavano due secondi prima: Esme, la brava donna di casa, carina e dolce era completamente nuda coperta solo dalla camicia di Carlisle che le arrivava fino mezza coscia, i capelli sciolti e arruffati e un sorriso forzato e imbarazzato stampato in faccia. Anche Carlisle non era da meno. Il suo corpo era coperto solo da un paio di pantaloni di velluto lasciando scoperto il petto, che nessuno si sarebbe mai aspettato vedere in quelle condizioni. Le braccia infatti erano molto più muscolose di quelle che l’intera famiglia si aspettava di vedere sotto la camicia e un leggera tartaruga, appena accennata, rendeva il suo fisico non proprio associabile a quello di un padre. Ma la cosa che tutti notammo, sulla quale però nessuno osò fare domande, fu una piccola mezzaluna, ancora fresca, che, contornata da un leggero color di rossetto, brillava affianco alla spalla.

Molto probabilmente per paura che fosse successo davvero qualcosa di grave erano scesa di corsa senza curarsi di niente.

- Poi dite a me – esclamò Rosalie facendo una piccola risata.

- Noi possiamo fare quello che vogliamo siamo i vostri genitori – le ripose Esme legandosi i capelli in uno shinion 

Prima ancora che potessero chiederci il perché di questo nostro richiamo gli altri due componenti della famiglia si avvicinarono. Al contrario degli altri erano vestiti completamente anche se sul loro viso restavano ancora i segni della “fatica” compiuta. E’ vero siamo vampire e potremmo andare avanti a fare qualsiasi cosa senza mai stancarci o sentire dolore ma quella era una sensazione diversa. Non eri stanco, non avevi bisogno di prendere fiato, ma come per autonomismo finivi ad avere il fiatone.

- Che succede? – chiese Edward cercando di evitare di leggere i pensieri degli altri.

Di tutta risposta non feci che indicare con una mano il divano.

Il leggero rumore di respiro che fino a un secondo prima aleggiava nell’aria finì.

Dal primo all’ultimo i componenti di quella strana famiglia cessarono di respirare, bloccarono quella parte che ancora li rendeva vicini agli umani. I loro muscoli diventarono rigidi, tutti tranne quelli di Bella che come una bambina alle prese con le prime esperienze del mondo non riusciva a capire nulla di tutto ciò che la circondava.

- So che non avrei dovuto farla entrare – dissi con voce delicata e colpevole, solo allora mi rendevo conto che non ero il capo in quella famiglia ma la pedina più debole.

Non potevo fare tutto quello che volevo.

Il fatto è che aver visto anche solo per un minuto Maria mi aveva fatto provare quella sensazione di potere e onore che da anni non sentivo. Mi aveva fatto agire così come sempre mi hanno insegnato di agire: avevo imposto la mia decisione, avevo ordinato, ero stato per un momento il punto forte della famiglia aprendo le porte di quella casa come se ne fossi il capo – non era mio diritto, dovevo chiamarti ma non potevo lasciarli lì fuori –

- Non importa Jasper – rispose Carlisle riprendendosi dal trans in cui era crollato e ricominciando a respirare – è anche casa tua e se tu hai trovato in quel momento più opportuno farla entrare per me va bene ma non puoi pretendere che io l’accetti-

- Capisco – risposi con voce fioca – so che ti da fastidio avere una persona che ha commesso così tante cose orribili nel tuo salotto…-

- Di quello non mi interessa – rispose Carlisle – a me da fastidio perché ha fatto male a te –

Sorrisi lievemente a quella affermazione inaspettata.

- Vuole aiuto – gli spiegai poi senza distaccare gli occhi da quella chioma castana che per anni avevo stretto spesso avidamente tra le mani – non so cosa fare, non posso accettare ma non posso nemmeno mandarla a morte. Il legame che ci lega è comunque profondo, nel mio corpo scorre il suo veleno e io non posso pensare di lasciarla andare a morire così dopo che mi ha chiesto aiuto –

Di tutta risposta Carlisle mi poggiò una mano sulla spalla e si avvicinò al divano. Con stupore di tutti si sedette con una sedia di fronte a Maria e dopo un lungo e profondo respiro incominciò a parlare con quel suo tono tranquillo nel quale solo io, empatico di natura, potevo scorgere l’immane ansia.

- Mi chiedevo quando ti avrei incontrata, ma mai mi sarei aspettato che questo fosse il nostro incontro. Volevo conoscerti, volevo parlarti da anni, ma mai mi sarei aspettato di vederti seduta sul divano di casa mia. Perché? Perché ho sempre creduto che il cuore di mio figlio fosse troppo forte per riuscire ad accettarte di farti oltrepassare il portone di casa -

- Tuo figlio? –

- Sì è così che da anni ormai chiamo Jasper. Se agli inizi era solo per mascherare la nostra natura ora penso davvero a lui in questi termini – rispose con voce dolce –ma poi ti spiegheremo, ora dimmi perché sei qui? –

- I volturi mi hanno inseguita per giorni - incominciò a raccontare la castana - Sono una dei pochi ad avere così tanti territori in mio possesso, sebbene il numero sia diminuito negli ultimi decenni. Le cose hanno preso il sopravvento in Messico e loro cerdono che per logica sia io la principale colpevole –

Per un attimo, solo per un attimo, all’udire il suo racconto una sensazione bizzarra nacque dentro di me. Non era tristezza o compassione, ma qualcosa di molto più intenso e profondo. Quella voglia bizzarra di volerla proteggere a tutti i costi mi fece irrigidire il corpo. Solo per un attimo, solo per un piccolissimo attimo eppure era successo. Per la seconda volta nell’arco di una serata avevo provato qualcosa di positivo per lei. Maria sapeva cambiarmi, forse era proprio questa la sua più grande arma.

- Io sono disposto a darti la mia protezione e di accoglierti in casa mia ma a due condizioni –

- Sono disposta a tutto – rispose subito lei mentre gli occhi le luccicavano leggermente.

- Prima di tutto devi accettare di diventare mia figlia, di andare a scuola appena pronta, di non mangiare mai un umano e resistere a ogni tuo istinto. Devi diventare umana e seguire le MIE regole. Secondo Jasper deve accettarti qui dentro, l’ultima parola mi sembra giusto che questa volta spetti a lui –

La mano del biondo si tese verso di me invitandomi a sedermi accanto alla mia creatrice. Dopo un lungo sospiro afferrai la mano di Alice che mi stava accanto e senza lasciarla la trascinai accanto a me sul divano.

Avevo bisogno di averla lì con me. Eravamo una famiglia, non avrei mai preso una decisione da solo, mai più. Lei aveva potere quanto me su quella decisione.

Non lo facevo per passargli il peso. Certo ero sotto pressione, non volevo che Maria entrasse a far parte del mio mondo per la prima volta dopo secoli felice, non volevo che la parte di me che cercavo ogni giorno di nascondere potesse anche solo tornarmi in mente. Ma per me il pensiero di Alice valeva mille volte di più di quello di chiunque altro.

Con ancora la mano unita alla sua mi voltai verso di lei che mi sorrise divertita come sempre.

Come spesso capitava tra noi mi bastò uno sguardo per comprenderla.

– Le stiamo offrendo solo aiuto – le dissi sorridendo.

La sua stretta divenne più salda trasmettendomi tutta la sua felicità che non fece che tranquillizzarmi.

- Va bene - risposi guardando la diretta interessata negli occhi - Ma al primo passo falso non avrò paura a consegnarti personalmente ad Aro –

- Molto bene – esclamò Carlisle prendendo parola – allora ora bisogna renderti partecipe della nostra famiglia –

Così dicendo fece segno agli altri di avvicinarsi. Tutti si mossero mettendosi accanto alla capo famiglia che con un sorriso stampato in faccia iniziò le presentazioni.

- Questa è Esme mia moglie e madre in questa famiglia – di tutta risposta la donna non fece che andare a stringergli la mano – quelli che già hai incontrato prima sono Rosalie e Emmett, sono sposati e Rose, secondo ciò che raccontiamo in giro, è la sorella gemella di Jasper. Loro sono Bella e Edward. Bella e Edward sono sposati e hanno una figlia Renesmee che ora sta dormendo di sopra…-

- Una figlia? – chiese stupita Maria che come noi due anni prima non considerava possibile che quello avvenisse.

- Sì, Bella era umana quando si è sposata con mio figlio. La piccola è una bambina di 7 anni ora, ma è nata solo due anni fa. Essendo una mezza vampira cresce davvero velocemente. Infine c’è Alice – continuò poi indicando il folletto seduto accanto a me – moglie di Jasper. –

Un piccolo sorriso tirato apparve sul volto di Maria mentre interessata continuava a seguire la presentazione di Carlisle.

- Io invece sono Carlisle. Faccio il medico di mestiere e il padre per… hobby – esclamò poi il biondo sorridendo – Per di più ci sono spesso altre persone in casa nostra, come Jacob il “migliore amico” di Renesmee, licantropo di natura –

- Un cosa? – chiese dubbiosa Maria, avendo 200 anni pensava sicuramente di conoscere ogni cosa di questo mondo.

- Si può trasformare in un lupo e riesce ad uccidere un vampiro, ma mai ci farebbe del male. Per di più ama la figlia di Edward e quindi… -

- E’ un po’ pedofilo ma non ci pensare – esclamò Rose senza far capire se era una battuta o meno, devo ammettere che da bravo suddista mi piaceva come presa in giro.

- Per il resto – risprese Carlisle prima che la cosa degenerasse - devi sapere che nella nostra famiglia ci sono altre persona che hanno dei poteri. Alice prevede il futuro mentre Edward legge nella mente…-

- Il che lo rende alquanto indiscreto – esclamò Emmett che come al solito non trovava mai momento non opportuno per fare una battuta.

- Imparerò a farne l’abitudine – sorrise la castana che sembrava tutto ad un tratto rilassata e mostrava il lato positivo di se il più possibile. Quello parte dolce e solare, quella piccola parte del suo cuore che ancora non era stato consumata dall’odio e dalla voglia di potere.

- Siete una famiglia numerosa – esclamò poi fissandoci tutti dal primo all’ultimo e portando il sorriso nella stanza.

- Ti devo correggere – esordì Carlisle alzandosi dalla sedia e sedendosi accanto a lei – siamo una famiglia numerosa. Per i giorni che sarai qui anche tu ne farai parte. –

Questo non faceva parte dell’accordo. L’accettavo, l’accoglievo nella mia vita e anche nella mia casa ma non nella mia famiglia, non nella famiglia nella quale con Alice avevo cercato di costruire una barriera per tenerla fuori anche solo dalla mia testa. Maria non poteva fare parte di tutto questo neanche per un giorno. Lei era un ospite, un indifferente ospite al quale si poteva affittare una stanza. Proprio come Peter e Charlotte o le amazzoni quando erano venuti ad aiutarci. Gente di passaggio. Se vogliamo dirla tutta era proprio come Tania! Anche Tania infatti, in un certo senso, era la vecchia fiamma di Edward mai e poi mai le era stata data anche solo una minima opportunità di entrare a far parte della famiglia Cullen.Mai.

Perchè allora Maria poteva?

Perché Maria doveva sempre ammaliare tutti e diventare unica nel suo genere?

-  Sarà una Hale – la voce di Alice mi fece rabbrividire come mai prima di allora.

Se già non potevo pretendere che fosse parte della mia famigli,a figuratevi se potevo, anche solo lontanamente accettare, che diventasse a tutti gli effetti mia sorella. Certo sarebbe rientrata perfettamente nel gruppo degli “stronzi e misteriosi” ma come potevo anche solo pensare al nostro rapporto passato come amore fraterno? Un’immagine incestuosa si proiettò senza che io la potessi controllare nella mia mente facendo ridere Edward.

-  Ora capisco perché andate d’accordo -  esclamò il rosso facendosi capire solo da me – tu e tua moglie ragionate allo stesso modo –

Solo allora capii quale fosse veramente l'obbiettivo di quel folletto. Non pensavo che Alice potesse essere così gelosa da voler far diventare Maria mia sorella, solo per evitare che si avvicinasse a me con altri scopi. Non avevo mai pensato che fosse lei l’iperprotettiva nella nostra coppia.

- Siete quindi tutti d’accordo? – chiese Carlisle rivolto soprattutto a Rose – Dopotutto lei e Jasper hanno entrambi lineamenti tipici di origine ispanica, quindi basterà dire che sei la sorella minore appena unita ai gemelli. Almeno io ti vedo più piccola di Jasper, poi non sei di estrema altezza di natura, quindi ti metterei in classe con Edward e Alice. Se a loro non dispiace…-

-  Non potevo essere più felice – squittì la gelosa stringendomi ancora di più la mano.

-  Lo immaginavo. Rose? -

-  Nessun problema - rispose la bionda sorridendo, come se fosse felice di quella cosa, come se vedesse qualcosa in Maria che a noi era nascosto.

- Volevo comunque sapere - proseguì poi Carlisle concentrandosi sulla vampira pluriomicida - quanti anni avevi quando è successo tutto…-

- Diciotto – rispose sorridendo con dolcezza – ma non mi mancava molto al compire i diciannove –

-  Ma perché anche se sono il primo ad essere entrato in questa famiglia resto sempre il più piccolo? – esclamò Edward lasciandosi cadere sul divano e mettendo un finto muso che si trasformò in breve in una risata collettiva.

 

 

Buon pomeriggio a tutti.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è un po' noioso, lo so, ma mi serviva assolutamente per spiegare come stanno le cose a Maria e raccontare anche la questione Volturi. Spero non dia troppo fastidio il fatto che sia Jasper che Maria cambino spesso l'umore, che passino da taglienti e combattenti a solari e scherzosi ma ho bisogno di questo comportamenti. Spiegherò poi anche il comportamento di Carlisle.

Prima di lasciarvi vorrei fare un grosso ringraziamento a Sweet Nymph, Kikka Hale, Amberhale e Camilla L per credere nella storia e avermi stimolato a proseguirla con le loro fantastiche recensioni. Questo capitolo è quindi dedicato a voi, per ringraziarvi delle vostre mitiche parole e della vostra gentilezza nel aver sperecato del vostro tempo per farmi la recensione.

Spero di non avervi deluso e che la mia storia continui a piacervi

Baci

Mary


   
 
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