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Autore: Asfe    06/10/2011    3 recensioni
James/Sirius platonica. Con tutto l'angst che questo pairing può donare.
E allora si mise all'in piedi di scatto e aggiunse: "E comunque, pezzo di deficiente, quello non è una finestra, ma un quadro."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Sirius Black | Coppie: James Potter/Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Mi sto fustigando, non preoccupatevi. So benissimo che potevo allegramente starmene nel mio angolino buio per altri tre mesi. E' che il mio recentissimo ritorno su EFP — come purtroppo lo chiamano alcune disgustose persone — si è rivelato più lungo del previsto e ho iniziato a macchinare (nel mio cervello si è perfino sentito qualche cigolio).
Attenti a voi, Asfe è qui, ma spero per tutti — e questo pronome mi include — di essere ben presto lì. Un qualsiasi .
James e Sirius, mi mancavate davvero troppo.


Viole gialle



La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi.
— Marco Tullio Cicerone


I pomeriggi piovosi risultavano sempre fonte di scontento per il piccolo Sirius Black. Soprattutto il lasso di tempo che andava dalle quattro alle cinque ed era dedicato alla lettura di poemi, saggi e documenti storici di dubbio fascino e che invece entusiasmavano i suoi genitori e il fratello minore fino all'inverosimile.
Da circa una settimana lo studio del primogenito era dedicato alla botanica, la qual cosa faceva risultare quell'ora una tortura dedita ad ammazzarlo di noia. Ne sarebbe morto presto e questo è quel che ripeteva sempre ai suoi maestri che con un mezzo sorriso e un'occhiata severa — azione che al bambino li faceva apparire come degli adulti stupidi e bipolari — lo rimandavano di nuovo a posto tra i vari tomi che anni più tardi, si prometteva Sirius, sarebbero bruciati fra le sue stesse mani.
Era un'unica pagina e l'immagine catturò per qualche secondo il suo interesse: il foglio ingiallito, la scrittura leggermente sbiadita ma ancora completamente leggibile facevano pensare a un libro molto vecchio. Il paragrafo su cui si concentrò gli pareva di averlo già letto e via via che scorreva l'occhio di rigo in rigo se ne convinceva sempre più.

Nel linguaggio dei fiori la Viola, timida e soave è il simbolo dell'amore romantico ed anche dell'umiltà e della modestia.
La viola è sempre stata uno dei fiori più apprezzati da tutti i popoli e in tutti i tempi, sia per l'aspetto estetico sia per il suo delicato profumo. Infatti molti poeti l'hanno esaltato e inserito nelle proprie opere come uno dei fiori più belli e delicati ed altrettanto ricorrente è la rappresentazione del fiore in dipinti e decorazioni perché pur nella sua semplicità, infonde all'osservatore uno strano fascino.
E' un fiore originario dell'Etiopia, dell'Africa, dell'America del Sud, della Nuova Zelanda e dell'Australia. Alcuni affermano che potrebbe anche avere un'origine araba dato che tra quelle popolazioni era assai diffusa una pianta molto profumata chiamata "
kheyry".
All'osservazione botanica si dice che molte sono le varietà corrispondenti al genere Viola ed appartenenti alla famiglia delle violacee che ne comprende nella sua classificazione circa 400 specie. Le viole sono molto diffuse ed allo stato spontaneo le troviamo nei nostri boschi e sulle nostre montagne.
Ricordiamo inoltre che gli antichi romani e le popolazioni arabe erano solite aggiungere alle bevande fiori di viola oppure estratti della stessa al fine di rendere più delicata e gradevole la consumazione ed ancor oggi molti pasticceri la usano per decorazioni candite su torte e pasticcini ed anche in vini aromatici e i gourmet d'alta classe in particolari ricette gastronomiche.
Ma famoso è soprattutto l'utilizzo dei suoi petali per ottenere profumi, raffinate essenze ed olii. E' accertato che da tempo grandi maestri profumieri con straordinarie mescolanze e mediante accurate distillazioni ne intensificano il profumo e rendono preziosa la sua estrazione.
Da anni, infatti, tramite connubi floreali di una particolare essenza se ne tramanda il nome e l'uso di generazione in generazione per cui si è imposta con una preziosissima e invidiabile griffe indicativa di un'elevata ottimizzazione personale.
*


Senza alcuna ragione particolare, Sirius Black fu catapultato in quella situazione spinosa che sembrava vivere con intensità già da un paio d'ore.
"Merda," ripeté per l'ennesima volta, "Merda."
La sua voce aveva un che di esageratamente sconvolto, ma il sadico divertimento si avvertiva dietro ogni sillaba e, constatò James stizzito, nonostante percepisse la vaga preoccupazione del compagno nei suoi confronti, il suo tono era immancabilmente e fastidiosamente sarcastico e non si meritava gentilezza né pacche sulle spalle fraterne per i futuri trent'anni.
Sirius, tacendo dopo aver nominato una quantità infinita di volte il termine volgare riferito alle feci, sorrise sornione pensando che James era proprio un totale imbecille e che non sarebbe riuscito a tenergli il muso per più di un'ora.
Ma erano passati solo venti minuti e né l'uno né l'altro avrebbero sopportato di trascorrerne altri quaranta sotto l'influsso di sbuffi e silenzi ironici e ostili.
Dunque, approfittando del fatto che a James non fosse ancora venuto in mente di prenderlo a pugni, Sirius si alzò dal pavimento dov'erano seduti con finta indifferenza, spolverò distrattamente i calzoni e con una smorfia sdegnata si voltò in obliquo verso la finestra che si spalancava allegra sopra di loro mostrando un giardino costeggiato di cespugli fioriti e qualche albero in frutto — una fine presa per il culo, rifletté funereo James e Sirius schioccò la lingua pronto a dire qualcosa in merito, ma fortunatamente per lui il suo istinto di sopravvivenza era ancora attivo e si zittì tornando al suo piano originario.
"Ma che bella giornata!" esordì euforico, "Proprio adatta a un pic-nic, nevvero? Un pic-nic insieme a Corvonero carine, e diciamo Whisky Incendiario passato da quella buona e benedetta donna che è Madame Rosmerta. No. Facciamo dell'Idromele, per non scandalizzare le ragazze. E portiamoci dietro a quel secchione di Remus - credo di averlo visto in Biblioteca e neppure lui può rifiutare una merenda all'aperto - e Peter, naturalmente. Ci sistemeremo proprio dietro quelle viole, sono così belle le viole, e così viola oltretutto, anche se non capisco perché Silente abbia deciso di piantarne di gialle," si fermò un attimo a borbottare qualcosa a proposito del cattivo gusto e continuò festante, "Dopotutto, il giallo è il colore del Sole."
James non aveva proferito verbo per il semplice motivo che era stato travolto da quella immensa valanga di parole che gli erano state riversate addosso da quel coglione del suo migliore amico. Sospettava fosse quello il vero intento di Sirius: cianciare in un insolito slancio di logorrea — Sirius era di poche e brevi frasi quali umpf cosa eh?, Passami il pane deficiente, Per favore ti prego ti supplico fammi copiare Lunastorta! e Vuoi uscire con me stasera? e per il resto usava gli organi genitali indistintamente se era con i Malandrini o la puttanella di turno, non perché non fosse capace di articolare un discorso ma dal puro e semplice fattore noia che lo caratterizzava — e non farlo riuscire a ribattere fino a che non fosse stato confuso a sufficienza per essere trasportato come un sacco di patate a due gambe fino alle cucine dove sarebbe stato riempito come un uovo, e poi da qualche essere femminile che avrebbe comportato la sua disfatta finale in preda a ormoni adolescenziali.
Di norma andava così e a lui qualche volta faceva pure comodo. Dopo queste ore spesso era talmente sereno da potersi permettere un nuovo e geniale scherzo a Mocciosus.
Ma stavolta Sirius Black, il perfetto e fighissimo rampollo rinnegato della Casata più ammorbante del creato, aveva commesso un errore. Aveva deglutito e lasciato un millesimo di secondo in silenzio il corridoio.
James Potter non era uno scemo. Consapevole del proprio fascino da leader di tutto - dalla squadra di Quidditch al Comitato degli Scioperi — o perlomeno tutti i gruppi nei quali valeva la pena stare, era abituato a rispondere con prontezza e cogliere qualsiasi occasione gli capitasse a tiro. Va bene, forse la consapevolezza del proprio fascino non era un'arma vincente contro un puttaniere incallito che ti conosce fin dentro le mutande da quasi sei anni, ma aiuta ad essere abbastanza sicuri di sé da replicare al succitato donnaiolo con petulante schiettezza.
"Non mi rompere le palle, Felpato," cominciò perciò irritato e intenzionato a proseguire, ma l'espressione implacabile di Sirius lo bloccò — nessun rimorso, sai perché l'ho fatto, è stato meglio così e lo sappiamo entrambi, per piacere possiamo far finta di niente? Voglio abbracciarti e so che anche tu lo vuoi, poi potrò inspirare il tuo profumo e andare in Dormitorio a scopare con Jennifer Stone di Tassorosso e tu ad aiutare Codaliscia in Trasfigurazione, e continueremo così per sempre — e c'era il rimbombo di quel per sempre mai detto, mai pensato, di cui in effetti James non conosceva neppure l'esistenza e di cui quindi non si interessò affatto.
E allora si mise all'in piedi di scatto e aggiunse: "E comunque, pezzo di deficiente, quello non è una finestra, ma un quadro."
Poi affrettò il passo e ponderò sulla frecciatina alle viole e su quanto fosse stata davvero ripugnante. Sirius sapeva bene quanto James detestasse quei fiori e quanto invece Lily Evans li adorasse e che il giallo era il colore preferito di lei. Rovinare il loro primo appuntamento era stata una perfidia immotivata ma quasi accettabile, ironizzarci sopra non aveva senso e mancava dello stile che Sirius portava con tanta fierezza.
Aveva incendiato la pianta che Lily curava da qualche tempo e che lei gli aveva mostrato dopo il simpatico pranzo ad Hogsmeade in cui avevano riso e scherzato e che per il romanticismo femminile poteva risultare piuttosto appagante, ma non per l'ideale maschile. E quel fottuto angolino erboso era il posto giusto per conquistarsi la sua fetta di felicità post-serata.
James ignorava il significato delle viole e di certo non credeva che sia Sirius che Lily ne fossero a parte, e che era stato proprio per quello che entrambi avevano fatto quel che avevano fatto.
Poi il nervosismo si dissipò e lui rallentò la camminata. Chiuse gli occhi, si massaggiò le tempie per un minuto e poi tornò indietro.
Sirius era ancora lì, ovviamente. E ovviamente anche lui si era accorto del motivo per cui James aveva cambiato strada.
Era passata un'ora e prevedibilmente James si era già stancato di quella buffonata. Ma quando parlò, ciò che disse risultò momentaneamente incomprensibile all'altro.
Gli prese la testa fra le mani, lo guardò dritto negli occhi ed esclamò: "Ci rivediamo domani notte, Sirius. Adesso però credo sia proprio ora che ti svegli."

In un altro posto evidentemente più infelice, un Sirius Black smagrito e invecchiato fissava il soffitto di una raffinata dimora di maghi inglese senza avere ben chiaro dove fosse.
La voce di Harry lo colse di sorpresa e a fatica ritrovò la lucidità necessaria per intrattenere il dialogo grave che si preannunciava dal tono del figlioccio.
Si trascinò giù dal letto e indossata una maglietta sgualcita si adoperò nello sforzo immane del portare un corpo stanco e sonnolento dalla camera da letto al secondo piano alla cucina di sotto, dove credeva e sperava si trovasse Harry.
Chiaramente non era lì, ma con gesto automatico l'uomo aprì la credenza e afferrò la busta di biscotti prima che Molly Weasley arrivasse rompendogli le scatole sui pasti regolari come faceva tutti i maledetti giorni.
Si sedette al tavolo e si mise a ponderare. Senza preamboli stabilì il fattore principale e più doloroso.
Era stato un sogno.
Inventato dalla sua fervida immaginazione perché non ricordava di aver mai appiccato una specie di falò durante un qualsivoglia incontro intimo di James e Lily.
Qualcuno di esterno, se in quel momento avesse potuto leggere i pensieri di Sirius, avrebbe sicuramente capito che qualcosa dentro di lui si era rotto e non si sarebbe più ripreso. Fu, come si suol dire, la batosta finale.
Harry Potter, tempismo perfetto nei suoi quindici anni di disgrazie, usò proprio quel secondo di distruzione interiore del padrino per sorprenderlo con un saluto affettuoso.
Dopo aver tossito rumorosamente per ben due volte, Sirius parve rendersi conto della sua presenza.
"Harry, ciao."
"A volte mi domando se tu ti senta bene."
Da principio, Sirius fu molto infastidito da quell'affermazione: gliela ribadivano di continuo. Lui era in meraviglioso possesso delle sue facoltà mentali e anche se il suo fisico aveva risentito — era marcito — degli anni ad Azkaban, non era moribondo. Ma palesemente stava manifestando troppa agitazione perché Harry non intendeva certo che era pazzo.
Sognava James ed era del tutto normale per una persona che era evasa dalla prigione più crudele al mondo per vendicarlo. E anche di sabotare appuntamenti e cose del genere, e poi lui che avvicinava il viso al suo e diceva di svegliarsi e che si sarebbero rivisti — questo passaggio trasformava davvero la sua espressione in quella di un fanatico ex carcerato — e poi aveva avuto altri flashback da bambino del tutto irrilevanti in confronto al ritratto vivido di Ramoso.
Dopo la consulenza con Harry in fatto di ragazze e di una tale Cho Chang — buffo che abbia bisogno di tali consigli, è figlio di James, pensò leggermente sconcertato Sirius — riuscì a defilarsi subito successivamente al pranzo e all'arrivo di Ron ed Hermione, in tempo per vedere il cielo che cambia colore dal cremisi al blu** e poi sperò così tanto che gli venisse sonno che la noia glielo fece arrivare.
Prima di addormentarsi con un sospiro, pregò James di mantenere la sua promessa e di farsi vivo anche quella volta.
Fuggevolmente decise che se ciò sarebbe successo avrebbe mantenuto anche il giuramento che aveva fatto decenni prima.
Sarebbe andato nella Biblioteca dei Black e avrebbe arso quell'enciclopedia del cazzo.
Quella notte, James si trasformò in un undicenne che approvò la scelta e Sirius provò un orgoglio infantile che gli riempì il cuore.
Qualche giorno dopo, sul far del Natale, asserì che si sentiva addirittura sereno e nonostante fosse una palese esagerazione era quasi vicina alla verità.
Aveva i capelli, le mani e il profilo di James girovagare nella sua casa di giorno e addirittura parlargli, e quando la voce di quel fantoccio gli appariva troppo acuta poteva adattarla a quella calda che ascoltava ogni notte.

«A volte penso che la mamma di Ron abbia ragione e che Sirius faccia un po' di confusione fra te e tuo padre, Harry.»
«Cioè credi che sia un po' tocco?» chiese Harry infiammandosi.
«No, credo soltanto che sia rimasto troppo solo troppo a lungo.» rispose Hermione con semplicità.
***

Il dolore iniziò quando, contro ogni pronostico, in contrasto ad ogni logica inoppugnabile, una timida piantina di viole gialle cominciò a spuntare da un'asse del pavimento. **** Sirius si accorse che era la prima volta che ne vedeva una e realizzò che tutto quello che aveva vissuto non era mai esistito.
James respirava nei sogni di un matto.
Andò di nuovo a dormire.




* Informazioni botaniche prese da questo fighissimo sito: http://www.astercenter.net/dossiers/Piante_Fiori/viola.htm
** Rimando banale a una mia Flashfic postata da pochissimo, Silenzio, sempre sugli stessi toni di questa ma infinitamente più breve e meno pallosa ­— dopotutto questa One-Shot è un allungamento non richiesto. Non avevo idee, perdonatemi.
*** Citazione necessaria presa spudoratamente dal quinto libro della benedetta J. K. Rowling, Harry Potter e l'Ordine della Fenice, ma penso che voi lo sappiate meglio di me.
**** Capiamoci, non è un miracolo della scienza, è solo che Sirius è un mago — ovvietà. Harry al terzo anno gonfiò la zia e il buon Felpato inconsciamente fa crescere una pianta.
   
 
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