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Autore: Black Mariah    07/10/2011    4 recensioni
-Io...noi non possiamo...- gli disse non guardandolo, cercando di aggiustarsi alla meglio il vestito.
Gerard le si avvicinò di nuovo e cercò nuovamente di baciarla, non dandole ascolto.
-No, basta...davvero...Io non voglio...- disse lei allontanando il viso dal suo per non farsi corrompere nuovamente dalle sue labbra.
-Perchè?- disse quasi arrabbiato Gerard. Che le prendeva? Non poteva darsi di nuovo a lui e poi allontanarlo quando voleva lei.
-Perchè sono fidanzata, cazzo.- rispose Annie arrabbiata con se stessa -E non ho intenzione di tradire il mio ragazzo, nè tanto meno di essere la tua amante!- continuò ad alta voce.
"SEGUITO DI LIKE A FUCKIN' ROCKSTAR" (non è necessario leggere la prima storia)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If what you are
Is just what you own
What have you become
When they take from you
Almost everything?

 

Gerard camminava veloce, prendendo a calci il terriccio sotto le sue scarpe. Era arrabbiato, era frustrato, era geloso. Non riusciva a calmarsi, respirava veloce, quasi ansimava. Gli occhi gli bruciavano, ma non voleva piangere, non poteva piangere. Avrebbe voluto solo gridare, solo prendere a pugni qualcosa, solo sfogarsi. Sul suo cammino incontrò un bidone. Non ci pensò due volte a dargli un calcio e a farlo volare in aria. Il sollievo durò solo qualche secondo, poi fu cancellato dal dolore alla gamba, e in meno di dieci secondi si ritrovava a zoppicare e a maledire ogni singolo momento di quel dannatissimo giorno. Non sapeva cosa pensare, anche perché era una situazione assurda. Si era cacciato in qualcosa più grande di lui.

Aveva ancora stampato nella mente il momento in cui Annie era finita fra le braccia di Chace e la sua gola era arsa da quel momento. Non si era ancora ripreso. Non aveva perso di certo tempo lei…ad andare da lui, come se non avrebbe potuto abbracciarlo o baciarlo in un altro momento…Invece no, l’aveva fatto proprio quando lui, Gerard, gli stava davanti.

Puttana” aveva pensato anche nella foga del momento, però se se ne era pentito subito dopo. Secondo lui Annie l’aveva fatto apposta, solo per farlo ingelosire. Non credeva che si sarebbe spinta fino a quel punto.

Era stato uno sbaglio, un fottutissimo e dannatissimo sbaglio. Lei non avrebbe mai lasciato quell’attore da quattro soldi e lui allo stesso tempo non avrebbe mai avuto le palle di lasciare Linsdey o per lo meno di raccontarle ciò che era successo.

Linsdey non sapeva nulla, né della sua storia passata con Annie né della sua…cosa? Scappatella? Del suo tradimento? Non sapeva nemmeno lui cos’era stato e non voleva nemmeno definire quello che avevano fatto. Il punto era che lui l’aveva amata, sia in quel momento, sia sino ad allora, e quello era il ringraziamento di Annie.

Continuava a vagare senza meta, camminando per i tour bus delle band, fra gli stand del cibo e fra tutte le stronzate che popolavano quel parco. Di lì a cinque ore avrebbero smontato tutto e si sarebbero messi in viaggio per una nuova tappa.

-Gerard?- Sentì una voce dietro le spalle.

-Gerard? Dove stai andando?- ripetè più squillante di prima. Si stava avvicinando.

Il ragazzo chiuse gli occhi per un attimo. Perché proprio allora? In quel momento avrebbe dovuto fingere come non aveva mai fatto.

-Linsdey…- disse lui con voce bassa, girandosi dalla parte della sua ragazza.

-Ti ho visto da lontano…- fece lei -E’ successo qualcosa?- gli chiese anche . Lo vedeva turbato, agitato. Era ancora arrabbiato con lei?

-No…- rispose secco Gerard. Aveva ripreso a camminare. Avrebbe dovuto darsi una calmata, altrimenti la ragazza tatuata l’avrebbe scoperto. Decise di fermarsi e di darle un po’ più di corda. In quel momento lei era l’ultima delle persone che avrebbe voluto vedere.

-Scusami…- mugolò dopo essersi girato dalla sua parte. Incontrò gli occhi nocciola della ragazza. Per fortuna si era data una sistemata. Indossava i pantaloni…

Linsdey si accorse dello sguardo di Gerard soffermarsi sulle sue gambe coperte dai jeans e fece un sorriso. –No, scusami tu.- disse avvicinandosi al viso del ragazzo. –E’ stata una reazione esagerata e non voglio litigare per le stronzate…- aggiunse.

Gerard le sorrise, in quel momento non gli importava assolutamente nulla se lei si era coperta e aveva deciso di preservare le sue mutande al mondo.

-Mmm…ok- disse solo e rispose scazzato al bacio che la ragazza gli aveva dato.

Si guardò intorno alla ricerca di qualcuno. La sua intenzione era quella di scorgere Annie da qualche parte e di ripagarla con la stessa moneta, ma purtroppo attorno a loro non c’era praticamente nessuno.

-Stasera i ragazzi vanno a mangiare in un ristorante dentro Marysville…- iniziò a dirgli Linsdey che camminava al fianco di Gerard. Lei intrecciò le sue dita tra quelle del rosso e prese a guardarlo.

Hanno detto che è un posticino carino e…mi chiedevo se volessi venire anche tu…- concluse quasi timida la ragazza.

Non capiva perché Gerard fosse rabbuiato di quella maniera, sospettava che fosse successo qualcosa ma non credeva che la causa di quell’umore fosse lei. Si era cambiata, aveva messo dei jeans proprio perché non voleva farlo arrabbiare, poteva almeno mostrarsi riconoscente.

-Se è una cosa di band io non c’entro niente- commentò il cantante qualche secondo dopo. Non gli andava di andarci, soprattutto non gli andava di andarci con quel gruppo di tossici con cui la sua ragazza suonava. La sua non era discriminazione, affatto, anche lui aveva abusato di sostanze stupefacenti un tempo, ma non lo faceva per sballarsi o solo per entrare nella parte della rockstar.

-Ma no che non è una cosa dei Mindless!- esclamò Linsdey colpita da quel commento. –Se vuoi puoi dirlo anche a Mikey o a Frank…possono venire anche loro!- rettificò la ragazza. Ci teneva che Gerard andasse con lei. Voleva sfatare il mito che li voleva una coppia monotona, mito tra l’altro a cui credevano solo Jimmy o Kitty.

-Ok- rispose quasi rassegnato il rosso. Non sapeva nemmeno lui perché aveva accettato, magari credeva che comportarsi da fidanzato serio non gli avrebbe permesso di pensare ad Annie, o semplicemente perché non voleva più sentire Linsdey.

-Ah, fantastico!- esultò entusiasta la ragazza. Certe volte gli faceva tenerezza, non meritava di soffrire se mai il rapporto che li legava andasse oltre il sesso e l’opportunismo. Linsdey si posizionò davanti a Gerard, non permettendogli di continuare a camminare e gettandosi tra le sue braccia, si aggrappò al suo collo e gli rubò un bacio. Gerard gli portò le mani sul fondo schiena per non farla cadere e rispose a quel bacio.

Niente.

Non provava assolutamente niente.

Quando si accorse che dentro di lui nemmeno un ormone si era mosso, decise di allontanarsi da lei con una scusa e di rinviare alla cena il loro prossimo incontro. La fece scendere, e una volta che la ragazza ebbe messo i piedi a terra, le disse –Ora devo andare. E’ meglio se mi vada a cambiare altrimenti se aspetto che finiscano gli altri arriveremmo in ritardo. Inviami un sms con l’orario, ok?-

-Certo- disse la tatuata senza ribattere ulteriormente. Gli allungò nuovamente un bacio sulla guancia ed entrambi presero strade diverse.

Gerard continuò a camminare, dirigendosi verso il suo tour bus, voleva evitare di arrivare e di essere sommerso dalle domande degli altri membri della band. Non gli andava di parlare con nessuno.

Per sua sorpresa, quando aprì la porta del bus non vi trovò nessuno e si prese tutto il tempo che volle. Si fece una doccia, si asciugò i capelli e si vestì. Di Ray, di Mikey o di Frank nemmeno l’ombra. Chissà dove cazzo erano finiti, non l’avevano nemmeno chiamato. Non che volesse parlare con loro…però ogni tanto potevano pure farsi sentire.

Se ne uscì da quel piccolo abitacolo e riprese il suo cammino solitario, in attesa del messaggio di Linsdey. Sì e no erano passati trenta minuti da quando avevano accordato il da farsi per la sera. Non gli era passato nemmeno un po’ lo scazzo, l’arrabbiatura, la frustrazione o quello che era. Come diavolo si faceva ad essere così dipendente da una persona? E pensare che un tempo si trovava lui dall’altra parte. Era Annie che rincorreva lui e non il contrario. Non credeva sarebbe stato male di quella maniera, allora che ci pensava il suo non era uno star male, non sapeva nemmeno ben definirlo. Si sentiva vuoto ma pesante allo stesso tempo, era come se camminasse con un macigno addosso, come se avesse un groppo in gola e non voleva nemmeno pensare, aveva paura a farlo. Si sedette su un muretto.

 

Quella sera aveva cercato di contattarla in tutti i modi, le aveva mandato un’e-mail dicendole che avrebbe dovuto chiamarlo, l’aveva cercata sulla chat di Facebook o su quella di Skipe, ma niente. Lei era quasi irreperibile. Non avrebbe voluto farlo per telefono, anzi non voleva farlo e basta ma era quasi costretto. Anzi, non era costretto, era solo una sua fissazione mentale. Sapeva che non doveva farlo, ma era ostinato, si sentiva tradito, si sentiva preso in giro dalla persona a cui teneva di più al mondo anche se sapeva che non era stato affatto tradito. La verità era che semplicemente aveva bisogno di dare la colpa a qualcuno, aveva bisogno di sfogarsi, di liberarsi di un peso inutile che non riusciva ad eliminare. Ci aveva pensato milioni di volte, e ne aveva anche parlato con suo fratello, con la ragazza di suo fratello e con tutti gli altri che lo circondavano, e tutti gli avevano detto la stessa cosa “ Gerard, non fare cazzate”.

Ma lui era fatto per le cazzate e quella che avrebbe fatto di lì a cinque minuti gli avrebbe cambiato la vita.

Aveva deciso di lasciare Annie perché secondo lui, la ragione per cui la sua vita in un anno era radicalmente cambiata era lei. Se gliel’avesse cambiata in male o in bene non voleva saperlo. Se ne sarebbe accorto solo dopo che la ragazza gli era essenziale. Solo quando si sarebbe alzato nel bel mezzo della notte, sudato, spaventato e tristemente solo.

Gerard compose il numero della ragazza lentamente, sapeva di commettere un errore.

Il telefono iniziò a squillare lentamente, o forse non lo faceva davvero, era lui che percepiva quei brevi suoni elettronici in maniera diversa. Stava pregando con tutto se stesso che la ragazza non andasse a rispondere.

-Ehi amore!- aveva esclamato Annie dall’altro capo del telefono. Era ritornata in America. Altre quattro tappe e si sarebbero rivisti. Era allegra, forse perché in corpo aveva l’adrenalina pre concerto, o semplicemente era contenta di risentire la sua voce.

-Ehi…ciao- le rispose lui con voce bassa.

-Gerard è successo qualcosa?- Era un libro aperto per lei. Come gliel’avrebbe detto? Così tutto di getto?

-Ehm…veramente volevo parlarti, lo so che fra un po’ devi andare in scena…- aveva iniziato a dire il ragazzo.

-Sì, infatti. Non vorrei chiudere subito ma fra poco devo andare, è qualcosa di importante?-

Più il tempo passava e più si sentiva un vigliacco.

-Sì, e non posso rimandare…Volevo dirti che…che ci ho riflettuto, e…non ce la possiamo fare. Io non ce la posso fare. Non ti vedo, non so con chi sei e che cosa fai. Non sopporto che tu possa essere con qualcun altro mentre io sono qui. Mi dispiace. Non credo di poter sopportare tutto questo. Secondo me è meglio lasciarci. Siamo troppo distanti.- Aveva pronunciato tutto con molto garbo, senza trasmettere la minima emozione.

Non poteva immaginare di averlo fatto. Era stato facile...dopotutto.

Non sentiva una risposta dall’altro lato del telefono.

-Mi stai prendendo in giro?- la voce di Annie era piatta come l’oceano in quiete. Non poteva vederla ma Gerard sapeva che espressione avrebbe potuto assumere.

-No Annie. Mi dispiace. Sul serio. Questa suppongo che sia l’ultima volta che ci sentiamo.- le disse anche, e risultò molto cinico anche a se stesso. La ragazza taceva.

-Non è vero…è…è uno scherzo di Frank…dimmi che è uno scherzo, Gerard.- Aveva aggiunto qualche secondo dopo Annie. Forse stava piangendo.

-Io, io ti ho amata davvero e voglio che rimania…-

-Non ti azzardare a dirlo- aveva detto la riccia con voce secca. Era ferita, lui l’aveva ferita per giunta e se ne vergognava quasi, e lei aveva capito che non era uno scherzo, che Gerard non le mentiva. Come diavolo aveva potuto... Dopo tutto quello che lei gli aveva dato…

-Ok- aveva risposto comprensivo lui, si aspettava una reazione del genere. –Io ti auguro il meglio…- le aveva detto anche, come se di lì ad un anno lo avrebbe avuto veramente.

-Fottiti- gli disse la ragazza e lui si sentì gelare. –Non hai avuto nemmeno il coraggio di aspettare e dirmelo in faccia, hai usato il telefono, sei un codardo.-

Quelle furono le ultime parole che la ragazza pronunciò rivolte a lui, poi riattaccò.

Rimase solo, questa volta davvero, ad ascoltare nuovamente il rumore del telefono. Si gettò sul letto, senza muoversi, continuando a guardare il soffitto. Non si muoveva, non parlava, respirava solo e fissava la parete biance di fronte a lui. Rimase lì per ore, fino a quando non fu colpito dai raggi del sole, fino a quando Frank non andò a bussare alla sua porta e fino a quando Mikey non lo chiamò trenta volte al telefono. Era passata una notte intera e lui non e se ne era nemmeno accorto, era passata una notte intera e lui aveva pensato solo ad una cosa.

Perché l’aveva fatto?

 

L’Iphone tra le sue mani vibrò, portò annoiato gli occhi sullo schermo: un messaggio. Probabilmente Linsdey. Lo aprì, l’appuntamento era alle otto e trenta, aveva ancora del tempo a disposizione.

Continuando a stare seduto su quel muretto si abbandonò ad un flusso di pensieri, non solo caratterizzato da ricordi, ma anche da strane tesi riguardo la sua persona.

Secondo Gerard il problema era l’orgoglio di Annie, e lui era davvero al limite. Non ce la faceva più a sopportare le frecciatine della ragazza quando lui si sforzava al massimo di rimettere al posto le cose, in fondo stava cercando di recuperare i suoi errori, era andato a New York e aveva tradito anche quella specie di fidanzata che aveva...fidanzata con cui tra l’altro sarebbe dovuto uscire quella sera. Anche con lei avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro. La verità era che non avrebbe voluto lasciarla se non fosse stato certo che Annie l’avrebbe raccolto. Era vero. Era un codardo. Non voleva lasciare Linsdey ed era disposto anche a farle del male solo perché lui aveva paura di rimanere solo. Naturalmente lo era già, solo che così, almeno all’apparenza non lo sarebbe stato.

Passati altri minuti si alzò e decise di vagare ancora in attesa dell’uscita serale. Molti stavano già smantellando tutto. Le band che avevano suonato nella mattinata già stavano partendo alla volta della nuova tappa: San Bernardino.

Decise di fare una cosa.

Si girò e prese un’altra strada. Alla fine ci ricascava sempre. Quello sterrato l’aveva percorso già due volte in quel giorno…portava al bus delle Helenas. Non voleva parlare con Annie, né con Chace, avrebbe soltanto voluto vedere se fossero già partiti o se come loro l’avrebbero fatto nella notte. Camminando veloce arrivò di fronte al mezzo e fece molta attenzione a non farsi vedere. Si sentiva quasi come un ladro: si andava nascondendo dietro gli altri furgoni, caso mai qualcuna delle ragazze lo vedesse. Bene, era arrivato di fronte il bus e quindi che avrebbe fatto? All’interno le luci erano accese e aveva quasi paura ad immaginare chi ci fosse dentro.

Se ne scappò, letteralmente, e si ritrovò a vagare di nuovo, questa volta alla ricerca del bus della band di Linsdey. Dopo alcuni minuti lo trovò e bussato alla porta, fu accolto da quelli che erano “gli amici” della sua ragazza.

In quel bus c’era la rivoluzione. Non si capiva niente, era un porcile. Come cazzo facevano a vivere là dentro? Soprattutto premettendo il fatto che erano partiti in tour da nemmeno due giorni…

-Ciao Jimmy- fece Gerard una volta entrato nell’abitacolo.

-Ehilà- gli rispose l’uomo con la barbetta e i capelli sparati al cielo. Stava sorseggiando una birra, per lo più steso sul letto, in mutande.

-Dov’è Linsdey?- aveva chiesto lui, guardandosi intorno. Già gli aveva dato al cazzo il fatto che lui stesse così in quella maniera. Era vero che lui e Linsdey si conoscevano da anni, ma non era nemmeno modo di stare soprattutto in presenza di donne.

-Se non sbaglio è dall’altra parte con Kitty, staranno fumando- rispose Jimmy dando un sorso alla sua birra.

-Ok- mugolò solo Gerard. –Venite anche voi a cena fuori?-

-Steve viene e forse anche Kitty, a me non va-

Il rosso lasciò il leader dei Mindless nel bus e uscì alla ricerca delle due ragazze. Sentì un improvviso schiamazzo provenire dal retro del bus e si diresse verso quella direzione. Come aveva ben immaginato le due musiciste erano lì, a fumare e a scherzare amabilmente.

-Ehi!- esclamò Linsdey una volta che lo ebbe visto. Si gettò tra le sue braccia e gli diede nuovamente un bacio. Il rosso non rispose, fece solo un grande sorriso dopo aver risposto a quel bacio. Per fortuna non aveva il rossetto.

-Ciao Gerard- disse Kitty. In quel periodo la ragazza aveva i capelli fucsia.

-Ciao- fece lui molto spento. Quella batterista gli stava sulle scatole praticamente da sempre.

Linsdey gli portò una mano dietro la schiena e prendendolo per il bacino si incastrò tra il suo collo e il suo fianco. Doveva mentire, Gerard, doveva mentire che tutto quello che stesse vivendo gli piacesse.

Il giovane si accese una sigaretta e silenzioso ascoltava i discorsi delle due ragazze. Li trovava insensati, era vero, ma almeno ammazzava il tempo.

La serata passò quasi subito, anche la cena non fu delle peggiori, si era sforzato di fare il dolce, di mentire, di mascherare tutto, era sempre stato appiccicato a Linsdey per giunta. Durante il ritorno gli era persino sorto uno stimolo, non gli interessava se già durante il giorno aveva soddisfatto gli ormoni, voleva provare, voleva provare a darsi a lei, magari qualcosa sarebbe cambiato, magari se avesse preso tutto un po’ meno seriamente, se non avesse pensato ad Annie per almeno tre ore, le cose sarebbero andate diversamente.

-Se…se il bus è libero, ti va di venire da me?- aveva chiesto alla sua ragazza quasi sussurrandolo. Da quand’è che non le chiedeva di andare a letto con lui?

-Davvero?- aveva chiesto lei, quasi sorpresa, con la felicità che le riempiva il petto.

-Sì- fece lui quasi intenerito dalla sorpresa e dalla contentezza della ragazza che gli aveva stretto la mano più forte.

In meno di venti minuti si ritrovò a spogliarla, a baciarle il seno, a sfiorarle le gambe, a farla distendere sul letto. Stava andando tutto bene, lui voleva stare con lei in quel momento, non con Annie, non stava pensando alla riccia, ma stava pensando solo ad insinuarsi dentro la tatuata, a farla gemere, a farla contorcere sotto di lui. Era arrabbiato e il suo stato d’animo governava i suoi movimenti. Era una persona diversa da quella del pomeriggio, lo stava facendo come se fosse una persona diversa, e a lui e anche a Linsdey non interessava chi fosse, ma solo cosa facesse.

Era preso dagli spasmi, e veloce si muoveva sul corpo della ragazza. Ad un certo punto la sua mente finì di essere sgombra, ricominciò ad essere affollata dai pensieri, quasi come una presa in giro, quasi come se fosse una sua inibizione psicologica. La vedeva di nuovo. Non come quella volta sulla spiaggia di Miami, quando immaginava che sotto di lui ci fosse Annie, questa volta la vedeva, come se lei fosse lì, a guardarlo e quasi a schifarsi. Si fermò un attimo, respirando quasi a fatica.

-Perché ti sei fermato?- gli aveva detto tra un ansimo e un sospiro Linsdey. Era sudata, era accaldata e le sue guance erano rosse.

Gerard deglutì. –No, niente- rispose e aveva ripreso a muoversi. Quella visione l’aveva turbato…Linsdey aveva gli occhi chiusi e a momenti alterni cercava le sue labbra per baciarlo. Lui la osservava ma non la stava guardando veramente. Non ci riusciva…

Annie…di nuovo lei. Era ovunque. La sua voce, il suo profumo, i suoi occhi, lo ossessionavano. Spinse di più, come se il gemere per il piacere potesse allontanare la sua immagine dalla mente.

Non poteva. Non voleva.

Si fermò un attimo prima del culmine. Non sapeva nemmeno lui chi gli avesse dato la forza. Di scatto si fermò e se ne andò, lasciando la ragazza a giacere nel letto, nuda, privata di qualsiasi cosa, anche del rispetto.

-Io…io non ce la faccio.- le aveva detto mentre si alzava da sopra di lei e si ricominciava a vestire. Cazzo, che stava facendo? L’aveva lasciata lì, nel letto, come se non gli importasse nulla, come se lei fosse soltanto un oggetto. Era uno stronzo, un codardo come gli aveva detto Annie…e da quel momento avrebbe dovuto pensare ad una scusa bella e buona per rimediare a quell’uscita di scena trionfale. L’aveva lasciata lì…nel bel mezzo del sesso…che schifo di uomo era? In men che non si dica era vestito, fuori la porta del suo bus, che camminava veloce senza una meta. Aveva un grande bisogno di nicotina.

Era quasi convinto che Linsdey non l’avrebbe seguito. Non ne avrebbe avuto il coraggio. Era finita tra loro? Beh, dopo quella sua chicca di certo lei avrebbe cambiato idea sulla loro relazione.

Ancora stentava a crederci…L’aveva fatto davvero. Si passò una mano tra i capelli… “Sei un coglione, Gerard, un coglione” continuava a ripetersi. Dove stava andando? In teoria avrebbe dovuto avvicinarsi al suo tour bus, ma…ma c’era Linsdey…Che situazione di merda. Aveva incasinato tutto. E l’aveva fatto per colpa sua. Era sempre colpa sua.

Odiava Annie e ciò che lei gli provocava. Odiava il suo fottutissimo orgoglio, odiava il suo saper mentire e mascherare tutto così facilmente, odiava la vita che si era creata e odiava il fatto che lei lo respingesse e lo facesse stare male.

La odiava, perché gli faceva provare qualcosa.

La odiava perché lo faceva sentire vivo.

La odiava perché allo stesso tempo lo stava uccidendo lentamente.

   
 
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