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Autore: OpunziaEspinosa    07/10/2011    26 recensioni
E se Isabella Swan fosse la ragazza più popolare della scuola? Se fosse Edward Cullen il ragazzo nuovo in città? Chi dice che non sia LEI a doversi prendere cura di LUI? Breve FF su una semplice storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 13

 
“Edward? Edward, mi hai sentito? Edward?”
Jasper fa schioccare le dita di fronte al mio naso, ed io sollevo lo sguardo su di lui. “Eh?”
Immerso com’ero nei miei pensieri non ho capito una sola parola di quello che mi ha detto.
“Ti ho chiesto: mi presteresti lo shampoo? Non riesco a trovare il mio, credo di averlo dimenticato a casa.”
“Oh, sì. Certo, scusa.” Mi allungo verso la mia borsa, apro la tasca laterale, quella dove tengo il doccia schiuma, e glielo passo. “Ecco, tieni.”
Jasper afferra il flacone e lo soppesa per un attimo. “Albicocca?” chiede scettico, dopo aver letto l’etichetta.
Mi stringo nelle spalle e abbozzo un sorriso. “È buono. E piace a Bella…”
Lui solleva gli occhi al cielo, ma non commenta (come potrebbe? So che il bagnoschiuma all’olio di mandorle che usa di solito non lo compra lui, ma Alice). Poi scompare nella doccia.
Un paio di settimane dopo essere stato dimesso dall’ospedale, ho chiesto a Jasper di aiutarmi a rimettermi in forma. Non ho mai amato molto il mio corpo. Non ho mai amato le mie braccia esili e le mie gambe a forma di grissino. Non ho mai amato le mie spalle ricurve e spigolose, e neppure il mio torace inesistente. Quando ho chiesto aiuto a Jasper non volevo diventare Vin Diesel, solo assumere finalmente l’aspetto di un uomo, e non di una modella russa che soffre di anoressia.
Lui le ha provate tutte.
Basket: non riuscivo a palleggiare.
Corsa: inciampavo continuamente nelle stringhe delle scarpe.
Palestra: ho rischiato di morire soffocato sotto un bilanciere.
Football: escluso a priori per motivi di peso e di stazza.
Lotta greco‒romana: vedi sopra.
Arrampicata sportiva: soffro di vertigini.
Alla fine mi ha portato in piscina e insieme abbiamo scoperto che l’unico sport in cui dimostro un briciolo di, non dico talento, ma dimestichezza, è il nuoto.
Innanzitutto sono solo: non dipendo da una squadra e una squadra non dipende da me, quindi non mi sento sotto pressione. E poi l’acqua mi avvolge completamente, come una coperta, facendomi sentire protetto. È vero che devo mostrarmi in costume da bagno, e all’inizio è stato un po’ imbarazzante. Ma ora, dopo quattro mesi, non ci faccio più caso. Finalmente ho messo su qualche chilo, il mio corpo sembra più definito, e le mie spalle hanno assunto una forma più che invidiabile.
Sarò onesto, da tempo desideravo cambiare, fare qualcosa per me stesso, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Imbranato com’ero, sentivo che avrei fallito ancor prima di iniziare. La svolta è arrivata con Bella. Quando la tua ragazza è una Venere desiderata dall’intera popolazione maschile del liceo che frequenti, trovare le motivazioni per superare le tue insicurezze ‒ o almeno provarci ‒ diventa più semplice.
Bella non si è innamorata di me perché sono bello ‒ anche se per lei, aspetto emaciato o meno, sono il ragazzo più attraente del mondo. So che mi ama e che continuerebbe a farlo, anche se deperissi di nuovo o dovessi pesare cento chili. Ma so anche che il mio nuovo aspetto le piace. Molto. E a me piace il fatto che a lei piaccia. Molto.
Sentirsi bene con se stessi è meraviglioso e, non mentirò su questo, mi ha aiutato a vivere più tranquillamente la nostra intimità.
Per quanto la desiderassi, per quanto mi piacesse toccarla, o farmi toccare, spogliarmi di fronte a lei, all’inizio, mi risultava molto difficile. Io non mi piacevo, quindi, nella mia testa, non piacevo neppure a lei. Ovviamente non era così. Ma essere razionali, in certi casi, non solo è difficile, addirittura non serve.
Non volevo deludere Bella, volevo essere alla sua altezza. Così ho chiesto aiuto al mio migliore amico, mi sono rimboccato le maniche, e ora frequento la piscina regolarmente. Sedute di un’ora e mezza, tre volte la settimana. All’inizio Jasper era sempre con me, per insegnarmi i fondamenti. Ora mi accompagna di tanto in tanto. Smetterà di farlo tra un paio di settimane, quando ricomincerà la scuola, quindi gli allenamenti della squadra di basket.
“Edward?” Jasper sbuca da dietro il muretto delle docce e mi lancia il flacone di shampoo. “Hai intenzione di rimanere seduto lì per sempre?”
Io l’afferro al volo e poi mi alzo. Se non mi do una mossa faremo tardi. Le ragazze ci aspettano in pizzeria per le sette, e sono già le sei e mezza.
Faccio una doccia veloce, mi rivesto, spettino ad arte i capelli con un po’ di gel, come mi ha insegnato Rose, e poi infilo gli occhiali. Quando finisco, Jasper ha già abbandonato gli spogliatoi e mi aspetta impaziente appena oltre l’uscita.
“Alleluia!” esclama nell’istante esatto in cui mi vede comparire da dietro la porta. “Rosalie Hale ha creato un vero mostro! Credevo avessi deciso di intrattenere una relazione clandestina con lo specchio che sta di là.”
“Ah, ah, ah,” fingo di ridere, sarcastico. “Molto divertente…”
“Dico sul serio,” continua lui, mentre ci dirigiamo verso il parcheggio. “Già pensavo alle parole adatte per dirlo a Bella…” E poi, con fare solenne e voce impostata, continua. “Bella, mi dispiace, ma Edward ha un’altra.”
“Oddio,” mi lamento, alzando gli occhi al cielo. “Com’è che sei diventato così logorroico? C’ho messo due minuti più di te, non un’eternità!”
Nel frattempo abbiamo raggiunto l’auto di Jasper: una vecchia Jeep degli anni ottanta, un vero gioiello. Abbandoniamo le sacche sul sedile posteriore e poi saliamo a bordo.
“Dai,” si difende lui, notando la punta di acido che ho involontariamente messo nella voce. “Sto scherzando!”
“Lo fate sempre!” osservo con stizza esagerata.
Lui mi squadra dalla testa ai piedi. “Wow… siamo suscettibili, questa sera.”
Per i ragazzi sono il brutto anatroccolo che si è trasformato in un cigno. Mi prendono in giro, di tanto in tanto, ma non lo fanno con cattiveria, e onestamente la cosa non mi ha mai dato fastidio. Prendiamo in giro Jake per i suoi modi da orso, Jasper perché se la tira un po’, Emmett perché a volte è davvero lento nel comprendere, Alice perché è la regina incontrastata del gossip, Rose perché spende tutti i suoi risparmi in abiti e riviste di moda, e Bella perché spesso e volentieri si comporta da vero maschiaccio. Essere preso in giro è quasi piacevole. Mi fa sentire parte del gruppo.
Ma stasera è diverso. Stasera sono nervoso per una cosa che è capitata e ho la testa altrove.
“Sì, scusa Jazz…” borbotto, allacciando la cintura di sicurezza. “Lascia perdere.”
Però Jasper, che mi conosce bene, ed è un vero amico, decide di non lasciar perdere.
“Edward?” chiede mentre mette in moto e abbandona il parcheggio. “Tutto bene? Qualcosa non va?”
Tiro un lungo sospiro e inizio a fissare il paesaggio oltre il finestrino. Ho bisogno di parlare con qualcuno, e Jasper è l’unico con cui posso farlo. In realtà no, ci sarebbe anche Bella. La mia migliore amica è lei. Ma siccome l’oggetto della mia ansia è proprio Bella, non mi rimane che Jasper.
“È piuttosto… imbarazzante…” mi decido infine a dire.
“Beh, tu provaci.”
Resto in silenzio per qualche secondo. Poi, trattenendo il fiato, confesso a Jasper cosa mi turba. “Bella mi ha chiesto di fare l’amore con lei.”
Un paio di sere fa ero a casa di Bella, in camera sua. Abbiamo visto un film in DVD, poi abbiamo iniziato a baciarci e a coccolarci.
In questi quattro mesi ci siamo lentamente spinti sempre più in là, facendo tutte quelle cose che fanno due adolescenti che si amano e si desiderano più di qualunque altra cosa al mondo.
Ogni centimetro di pelle conquistato era il paradiso, per entrambi, e quando Bella mi ha regalato il mio primo vero orgasmo ero così felice che pensavo mi sarei messo a piangere. Volevo che anche lei potesse provare la stessa gioia immensa, la stessa meravigliosa sensazione di grazia e pienezza, e scoprire di saperlo fare, scoprire che le mie mani riescono a suonare il suo corpo allo stesso modo in cui suono il mio pianoforte, mi ha fatto sentire come non mi ero mai sentito prima. Per quanto ami riceverlo, darle piacere è la cosa che preferisco a questo mondo.
È ciò che ho fatto anche due sere fa. E mentre la stringevo a me, mentre la cullavo e le accarezzavo i capelli, me lo ha detto.“Voglio fare l’amore con te, Edward.”
E io sono in crisi da allora.
Sono vergine. Non ho mai avuto un rapporto completo prima d’ora e, malgrado questi quattro mesi con Bella abbiano ampiamente dimostrato che non ho nessun tipo di problema fisico, e che i nostri corpi semplicemente si appartengono, l’idea di andare fino in fondo mi paralizza. Ho paura. Di sbagliare, di farle male, di non riuscire ad eccitarmi, di non darle piacere, di fare una figuraccia. Di deluderla.
Più ci penso, più mi agito. Più mi agito, più mi convinco che sarà un disastro.  Maledizione: posso ripetermi all’infinito che perdere finalmente la verginità non è un affare di stato. Ma non è così. Lo è. È un affare di stato. Peggio: una crisi internazionale. E chi pensa che i ragazzi non desiderano altro, si sbagliano. Cioè, no. Non si sbagliano. Io lo desidero. Da morire. Ma questo non mi impedisce di essere terrorizzato.
Osservo Jasper con la coda dell’occhio, curioso della sua reazione. Lui tiene gli occhi fissi sulla strada, le mani salde sul volante. La mia rivelazione sembra non averlo sconvolto per niente. “Uhm,” borbotta dopo un po’. “Capisco. Non l’avevate ancora fatto?”
Scuoto la testa, tornando ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino. “No. Voglio dire, abbiamo fatto un sacco di cose… tutto il resto, direi… però… non siamo mai andati… fino in fondo.”
“Beh,” osserva lui. “Se avete già fatto tutto il resto, non dovrebbe essere un problema. È più semplice e naturale di quanto credi. Fidati.”
Mi volto verso Jasper. “Per te e Alice è stato così?” chiedo. “Semplice e naturale?”
Guardo Jasper come se fosse il depositario di tutte le verità assolute, come se le sue parole fossero l’unica cosa in grado di salvarmi dal baratro. Lui se ne accorge e comincia ad agitarsi sul sedile, chiaramente a disagio. Mi rendo conto che sto facendo domande un po’ troppo personali, e Jasper, come me, non è uno che ama svelare troppo di sé. Nonostante questo non si tira indietro e mi racconta la sua esperienza.
“La verità? La prima volta con Alice è stata un vero disastro.”
“Oh, bene. Questo mi è di grande conforto…”
“Edward, avevamo quindici anni, eravamo due ragazzini senza alcuna esperienza. Stavamo insieme da un mese e pensavamo di sapere tutto, mentre non sapevamo assolutamente nulla. Tu e Bella avete diciotto anni, ormai, vi frequentate da quattro mesi, avete fatto pratica per settimane… andrà tutto bene.”
Annuisco e torno a guardare la strada. Le parole di Jasper hanno un senso, eppure non riesco a sentirmi più tranquillo.
Diciotto anni o meno, mi sento come se ne avessi solo quindici.
“Edward, tu hai mai…”
“No.”
“E Bella… lei?”
“No, neppure lei.”
“Sarebbe la prima volta per entrambi, quindi.”
“Sì.”
“Avete già deciso quando…”
“No, non ancora.”
“E che tipo di precauzione pensi…”
“Bella prende la pillola.”
Quando, due giorni fa, Bella mi ha confessato di voler fare l’amore con me, mi è preso il panico; ho totalmente frainteso e ho capito che voleva farlo subito, in quel momento.  Ho borbottato qualcosa sul fatto che non ero preparato, che non avevo con me nulla, che doveva lasciarmi il tempo di procurarmi dei preservativi. Con molta calma lei mi ha spiegato che non intendeva subito, che potevo prendermi tutto il tempo che mi serviva. Voleva solo che io sapessi che lei era pronta, che lo desiderava davvero e che per rendere tutto più facile e sicuro per entrambi aveva preso appuntamento con il ginecologo un paio di settimane prima e si era fatta prescrivere la pillola.
Ad essere del tutto onesto la cosa mi ha lasciato senza parole. Non che io non avessi mai pensato a quando avremmo finalmente fatto l’amore. Ci pensavo da settimane. Ero anche stato sul punto di confessarglielo in almeno un paio di occasioni. Ma non volevo precipitare le cose. Non volevo farle fretta, e neppure volevo che lei  iniziasse a vedermi come uno a cui importa solo del sesso. Soprattutto continuavo ad aver paura di non essere sufficientemente preparato. Ma mentre io ero ancora indeciso sul da farsi, e cercavo di capire quale fosse il modo migliore per dirle ciò che provavo, Bella prendeva in mano la situazione e, in silenzio, portava avanti la nostra storia, come ha sempre fatto sino ad ora.
Un po’ ci sono rimasto male. Bella è sempre un passo avanti a me, in tutto, e quando ci penso le insicurezze del passato tornano a rodermi il cervello. Una parte di me, invece è infinitamente grata per questa sua sicurezza. Sapere che Bella mi desidera quanto io la desidero, e non ha paura di affrontare la nostra vita insieme, mi tranquillizza, mi infonde coraggio. E il fatto che la sua confessione sia arrivata in un momento in cui anch’io non pensavo ad altro mi fa capire quanto forte sia il nostro legame, quanto facile sia leggerci e capire i bisogni l’uno dell’altra. Per ora la più forte tra i due è ancora lei. Ma io sto crescendo, sto imparando, e le ho già dimostrato che per lei ci sono, e ci sarò sempre. Nessuno dei due è perfetto, di sicuro io non lo sono. Ma lo diventiamo quando siamo insieme. È tutto ciò che conta.
“Bella prende la pillola…” ripete Jasper.
“Sì, da un paio di settimane…”
“E allora di cosa hai paura?”
Mi volto verso di lui. Tiene gli occhi fissi sulla strada, ma la sua espressione sembra stupita.
“Come di cosa ho paura?” gli chiedo. “Non mi hai sentito? Io non l’ho mai fatto…”
“Ripeto la mia domanda: di cosa hai paura? Amico, se Alice decidesse di prendere la pillola credo erigerei un altare agli dei in segno di riconoscenza.”
“Che?”
“Ma sì… niente interruzioni, niente momenti imbarazzanti, niente confezioni da scartare, cosi da infilare… niente ‘oddio s’è rotto’  oppure ‘oddio s’è sfilato’… Niente ‘ce l’hai? no non ce l’ho, allora non se ne fa niente’… Dio, quanto ti invidio…”
“Oh…” Ero talmente concentrato sulla questione ‘prima volta’ che avevo trascurato tutta una serie di dettagli ‒ chiamiamoli problemi tecnici ‒ che invece avrei dovuto prendere in esame. Ma non dovrò farlo. Bella mi ha risparmiato anche questo strazio. È la fidanzata migliore che un ragazzo possa trovare.
“È poi la puoi… sentire…” continua Jasper, ammiccando.
Io mi volto verso di lui. “Come ‘la posso sentire’ ?” chiedo confuso. “Che significa, Jazz? Cosa dovrei sentire?”
Jasper mi lancia uno sguardo eloquente. “Andiamo… Edward, sveglia! Niente preservativo… niente filtri…”
“Ok, ok, ok!” esclamo, tappandomi le orecchie con entrambi gli indici. Ho capito cosa intende Jasper e non penso di voler andare oltre. “Basta così… non mi interessa discutere i dettagli, ok?”
Jasper scoppia a ridere e mi dà una pacca sulla spalla. “Dai, andrà tutto bene. Bella ti ama, e anche tu la ami. Siete fatti l’uno per l’altra. Non c’è motivo di essere nervosi. E se dovesse andare male ci riproverete. Non è una tragedia.”
“Sì,” taglio corto. “Sì, hai ragione. Grazie per i… consigli.”
Questa conversazione è già andata troppo oltre. Per stasera non voglio più parlare di sesso. Con nessuno. A parte Bella.
Nel frattempo siamo arrivati in pizzeria. Bella ed Alice ci aspettano sedute ad un tavolo per quattro. Chiacchierano e sgranocchiano dei grissini.
Bella è stupenda, come al solito. Indossa quel vestitino blu che adoro, quello corto, leggermente scollato sul davanti, e i lunghi capelli scuri le scendono morbidi lungo la schiena. Ormai dovrei averci fatto l’abitudine. Non dovrei più stupirmi di quanto lei sia bella. Ma non è così. Ogni volta mi lascia senza fiato, e ogni volta non riesco a non sentirmi il ragazzo più fortunato del pianeta.
Resto imbambolato a fissarla poco oltre l’ingresso della pizzeria per qualche secondo, finché Jasper non attira la mia attenzione. “Edward? Ci sei?” mi chiede, scostandomi e procedendo oltre.
“Uhm… sì. Sì, arrivo.” Mi volto e sul bancone dal bar noto un vaso di fiori. Mi guardo intorno. I camerieri sembrano tutti molto indaffarati, nessuno baderà a me. Così mi avvicino, stacco un bocciolo, e poi seguo Jasper.
Non appena raggiungiamo il nostro tavolo mi chino su Bella e le do un bacio. “Ciao, amore,” le dico. Poi le offro il fiore che ho rubato per lei. Non so neppure come si chiama. So solo che è bianco e ha un buon profumo.
Lei spalanca gli occhi su di me, stupita. Poi il suo volto si illumina. “Edward…”
Avvicina il fiore al naso e ne respira l’odore. Poi torna a sorridermi, senza dire nulla.
Mi piace stupirla. Mi piace lasciarla senza parole con piccoli semplici gesti  ‒ lei, la chiacchierona del gruppo. Gesti insignificanti, in apparenza. Troppo zuccherosi, forse. Ma a volte non so in che altro modo farle capire quanto lei sia preziosa ed importante per me.
Passiamo una serata tranquilla e piacevole, ricordando i momenti più belli dell’estate che è appena trascorsa. Il ballo di fine anno, le giornate passate alla spiaggia di La Push a prendere il sole, i picnic nella radura in mezzo al bosco, i tre giorni di campeggio in montagna organizzati da Jake e Leah, il concerto dei Kings of Leon a Seattle per festeggiare il compleanno di Emmett, i pomeriggi che io e Bella abbiamo trascorso all’ospedale di Port Angeles con Garrett e i bambini del progetto di musicoterapia. Vivo a Forks da soli sette mesi, ma sono successe così tante cose che mi pare di trovarmi qui da un’eternità.
Dopo aver cenato ci fermiamo a chiacchierare per un altro po’. Poi, verso le dieci, conveniamo che si è fatto tardi e decidiamo di porre fine alla serata. Jasper se ne va con Alice. Io con Bella.
Bella mi riaccompagna a casa con la sua Volvo, come al solito. Come al solito parcheggia di fronte al vialetto di ghiaia, e come al solito iniziamo a baciarci non appena lei spegne il motore.
Quando l’atmosfera comincia a riscaldarsi, Bella si scosta un poco, ma senza allontanarmi veramente. “Edward…” dice, il fiato corto.
Io rispondo con un monosillabo, senza smettere di baciarle il collo. “Uhm…”
“Ti devo chiedere una cosa…”
“Tutto quello che vuoi…” ansimo, tornando a concentrarmi sulle sue labbra.
Non le sto prestando attenzione, me ne rendo conto. Ma, diamine, il suo profumo mi dà alla testa. E la sua pelle è così morbida…
“I miei… i miei genitori se ne vanno per il weekend,” mi sussurra in un orecchio, mentre fa scorrere le sue mani lungo mia schiena. “Abbiamo due giorni interi solo per noi.”
Mi blocco all’istante, sollevo la testa e la guardo fisso negli occhi.
“Potresti… potresti venire da me,” continua, passandomi le mani tra i capelli. “Potremmo… potremmo passare la notte insieme.” È buio e non la vedo bene, ma mi pare arrossisca un poco, dicendolo.
“Vuoi… vuoi che venga da te?” ripeto, come un idiota.
Bella annuisce.
“Passare la notte insieme…”
“Sì.”
Vorrei dire qualcosa di bello, o intelligente. Dirle che ho capito cosa sta cercando di fare, dove vuole portarci. Vorrei dirle che la amo, da morire, e che mi sento fortunato ad averla. Vorrei dirle che non vedo l’ora. Che sono nervoso, terrorizzato, quasi, ma che voglio fare l’amore con lei. Che non desidero altro. Invece non dico nulla. Continuo ad osservarla, al buio, gli occhi spalancati nei suoi, la bocca che tenta di muoversi e invece non emette alcun suono.
Lei mi sorride e mi posa una mano sulla guancia. “Non dobbiamo per forza andare fino in fondo, se non te la senti. Ma voglio passare la notte con te, Edward. Voglio dormire con te e risvegliarmi con te. In un letto vero e non in un sacco a pelo con Jake che russa a due centimetri da noi.”
Il ricordo della notte passata in campeggio con i ragazzi, e di Jake che russa come un orso con la sinusite scioglie la tensione e mi fa sorridere. Bella è così tranquilla. Come faccio ad avere ancora paura? Dopo quello che mi ha detto non ha più senso avere paura.
Le prendo il volto tra le mani e comincio ad accarezzarla, delicatamente. La sfioro con la punta delle dita; prima le guance, poi le labbra e il collo. “Anch’io voglio passare la notte con te, Bella,” le dico. Mi trema un poco la voce, ma va bene così. È un momento importante. “Voglio addormentarmi con te e risvegliarmi con te. Voglio stringerti, toccarti. Voglio… io voglio fare l’amore con te, Bella.”
Gli occhi di Bella diventano ancora più grandi.
Io le sorrido. “Ti amo, Bella. Ti amo da morire. E voglio fare l’amore con te.”
Anche lei mi sorride. Poi mi bacia. “Anch’io ti amo, Edward… Ti amo…”
 
“Papà?”
“Sì?”
“Dovrei… dovrei parlarti.”
Mio padre è seduto alla scrivania del suo studio; solleva gli occhi dal giornale ed aspetta che io parli.
“Ehm… Jasper… Jasper mi ha invitato a casa sua per il fine settimana… dormirò fuori questo sabato.”
Lui annuisce. “Ok, va bene,” dice. Poi torna a leggere il giornale.
“A te… a te sta bene? Non è un problema?”
“No. No, Edward,” borbotta distrattamente. “Divertitevi.”
Ecco. Facilissimo. Ho avuto il permesso di passare una notte fuori casa e c’ho messo qualcosa come quindici secondi netti. Il fatto è che ho detto una bugia, ed ora mi sento terribilmente in colpa.
“Papà?”
“Sì?”
“Dovrei dirti un’altra cosa…”
Mio padre torna a sollevare lo sguardo su di me. Mi scruta con attenzione, corrugando la fronte. “Edward,” mi chiede. “Qualcosa non va?”
“No, no… va tutto bene…”
“Sembri nervoso.”
“Lo sono.”
“Qual è il problema?”
“Ecco… non ti arrabbiare… però…”
“Però?”
“Ho ricevuto un invito per sabato sera, ma non da Jasper. Da Bella. Vorrei dormire a casa di Bella sabato notte.”
Mio padre non dice nulla. Mi osserva senza tradire alcuna emozione. Poi si alza e si avvicina. “Edward, perché mi hai detto che avresti dormito da Jasper?” chiede calmo.
Mi stringo nelle spalle. “Non lo so… temevo avresti detto di no.”
Lui annuisce, pensieroso. “Edward, sai già come la penso,” dice dopo un po’. “Ne abbiamo già parlato. Non posso impedirti di crescere. Posso solo sperare che tu agisca responsabilmente.”
“Quindi posso… posso dormire a casa di Bella?” azzardo timido.
Lui sorride e si appoggia al bordo della scrivania. “Non avrebbe senso dirti di no, Edward. Cambieresti idea?”
So cosa intende. Io e Bella faremo l’amore comunque. Sabato sera o in un altro momento. A casa sua o altrove. Ormai abbiamo preso la nostra decisione.
“No… no, credo di no.”
Ci siamo detti tutto, più o meno. Eppure non riesco ad andarmene.
“Allora,” dice mio padre. “Avete già pensato a che tipo di precauzioni prendere?”
Sollevo lo sguardo su di lui. Scioccato e terribilmente in imbarazzo.
“Co‒cosa?” balbetto. Mio padre è un tipo in gamba, ed abbiamo un bel rapporto. Eppure non riesco a credere che stiamo avendo questa conversazione.
“Siete giovani, Edward,” continua lui, serissimo. “So che tu e Bella fate sul serio, ma una gravid‒”
“Oddio, no!” esclamo.
“Edward, non devi sentirti in imbarazzo…”
“Sì, invece!”
“Voglio solo che agiate responsabilmente…”
“Papà,” farfuglio, in preda al panico e imboccando la porta. “È tutto a posto, ci abbiamo pensato. Non ti devi preoccupare.”
“Ma Edward…”
“Abbiamo tutto sotto controllo. Fidati.”
E mi precipito su per le scale.
 
Sabato arriva, e io mi sento come se dovessi partire per la guerra. Ho chiesto a Bella di non passare a prendermi. Ho deciso di raggiungere casa sua a piedi; camminare mi aiuterà a stemperare la tensione.
Passo mezz’ora in bagno e un'altra ora di fronte all’armadio aperto. Provo e riprovo  tutti i miei vestiti. Alla fine scelgo a caso. Pantaloni cargo, maglietta con scollo a V, e felpa con cappuccio. Infilo le scarpe ed esco.
Quando suono il campanello di casa Swan sono le undici e mezza del mattino. Io e Bella abbiamo deciso di passare l’intera giornata assieme.
Bella compare sulla porta di casa pochi secondi dopo, sorridente e radiosa come al solito.  Tiene una ciotola di plastica stretta al petto e con una spatola ne rimescola il contenuto.
“Buongiorno, amore,” esclama vedendomi. Si fa da parte per lasciarmi entrare, poi si solleva in punta di piedi e mi da un bacio.
“Buongiorno,” le dico, ricambiando il bacio. “Che stai preparando?” le chiedo, scrutando il contenuto nella ciotola.
“Torta al cioccolato!” risponde, allontanandosi e imboccando la porta della cucina. “La tua preferita.”
Bella è scalza. Indossa un paio di shorts cortissimi e una magliettina striminzita.
Lo ha fatto di proposito. Sono sicuro che lo ha fatto di proposito. Adora provocarmi.
Sorrido tra me e la seguo in cucina.
Nel frattempo Bella ha cominciato a versare l’impasto in una tortiera. Lo fa con estrema cautela e attenzione. In fin dei conti è una dolce che sta preparando per me.
“Posso assaggiare?” le chiedo, posizionandomi dietro di lei e posandole la mani sui fianchi. Mi appoggio appena, quel tanto per sentirla.
Bella affonda un dito nella tortiera, raccoglie un po’ d’impasto e me lo offre.
Le mie labbra si chiudono attorno al suo dito. Mmmm… L’impasto è morbido, dolce e amaro al tempo stesso. Sa di zucchero e cacao. Semplicemente delizioso.
Bella si volta, ma mantiene il contatto con il mio corpo. “Ne vuoi ancora?” chiede. Mi sorride, maliziosa; la voce decisamente più bassa e più calda.
Faccio di sì con la testa, senza staccare i miei occhi dai suoi, andando a sfiorare quella leggera porzione di pelle scoperta tra gli shorts e la maglietta.
Bella raccoglie un altro po’ d’impasto e me lo porta alle labbra.
È così che inizia. Con una torta al cioccolato.
Un’ora più tardi siamo sdraiati nel letto di Bella. Sotto le lenzuola pulite e profumate stringo il suo corpo nudo al mio, ascolto il suo respiro, e penso che sono felice.
Credevo che sarebbe stato difficile. Che avremmo dovuto aspettare fino a sera. Che ci saremmo lavati i denti, infilati il pigiama, e che poi saremmo andati a letto. Credevo che avremmo spento la luce, e che sarebbe accaduto al buio. Che sarebbe stato imbarazzante, e un po’ artefatto.
Invece no.
Io e Bella abbiamo fatto l’amore per la prima volta all’ora di pranzo, nella penombra della sua camera da letto. Ho visto il suo corpo nudo. L’ho vista cercarmi, inarcare la schiena, godere. Ed è stato bellissimo.
Non vedo l’ora di rifarlo un’altra volta.

   
 
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