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Autore: Kat Luna89    08/10/2011    2 recensioni
Lucia esplose "Ma tu sei solo una ragazzina e lui è uno psicopatico! Ti ha rapita, ti ha anche stuprata! Alexandra, apri gli occhi..non puoi buttarti via per lui."
Alexandra, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo basso, sollevò il capo e s'asciugò le lacrime con il dorso della mano destra. Rispose tra i singhiozzi.
"Ma io lo amo."
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerry Pugliese, Mario Pugliese, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TANA DELLA BANDA

 

Alexandra aprì gli occhi. La vista era un po’appannata ma sbatté le palpebre un paio di volte per riacquistarla perfettamente. Era in una piccola stanza completamente bianca. Di fronte a lei un tavolo con un computer portatile, a sinistra del tavolo c’era una porta blindata con 3 serrature ma senza maniglia.

Si rialzò da terra, intontita, aggrappandosi alla parete per rialzarsi.

I piedi le facevano male a causa dei tacchi, le calze a rete erano ormai tutte strappate, la minigonna sporca d’intonaco e polvere mentre il top non sembrava aver subito alcun danno.

S’alzò barcollante controllò lo schermo del portatile. Spento. Una luce rossa però lampeggiava. Alexandra non se ne intendeva di computer e pensò ad una casualità.

Trascorse così due giorni, senza mangiare, senza bere, senza una coperta, sola.

Sola con quel maledetto computer.

Ogni tanto urlava, chiedeva aiuto ma niente. Nessuno la sentiva.

Il terzo giorno si risvegliò grazie ad una gelida secchiata d’acqua sul volto.

Alexandra si stropicciò gli occhi, quel risveglio non le era affatto piaciuto. Stava per protestare quando s’accorse di dov’era e di aver davanti due figure, un uomo ed una donna.

Lei aveva un volto dai dolci lineamenti, occhi scuri, capelli corti color cioccolato ed un bellissimo fisico. Indossava jeans bianchi attillati ed una t-shirt rossa a mezza maniche.

Lui aveva un fisico asciutto con i lineamenti spigolosi e i capelli neri, abbastanza lunghi, gli incorniciavano il volto.

L’uomo le porse una mano per rialzarsi mentre la donna la guardava con disprezzo e sdegno. Appena la ragazza riuscì a reggersi in piedi i due individui l’accompagnarono fuori dalla stanza per un lunghissimo corridoio. I due si tenevano per mano scambiandosi di tanto in tento uno sguardo dolce o un bacio a stampo, mentre Alexandra era preoccupata per la sua incolumità. Alla fine del bianco e spoglio corridoio c’era una porta con un maniglione antipanico. L’uomo spinse e aprì la porta. Alexandra fu investita dalla luce. Si trovata presumibilmente in un attico ben arredato. L’uomo la fece sedere, indicandole il divano in pelle bianca mentre la donna era sempre presente come il suo sguardo vigile e contrariato. Alexandra si sentì sollevata ma il suo timore era sempre presente e costante.

“Alexandra.” Sussurrò una voce dietro il suo orecchio. Lei s’irrigidì. Riconosceva quel suono agghiacciante. Appena lei contrasse i muscoli, l’uomo dietro di lei sorrise maliziosamente. La ragazza non osò girarsi a causa del suo incontrollato terrore. Quella voce l’aveva sognata le notti della sua prigionia.

Sentì il respiro dell’uomo scorrere lungo il suo collo.

Alexandra sussultò: era eccitazione misto terrore: un mix perfettamente letale.

Sentì qualcuno tossicchiare e dei passi dietro di lei. I passi s’avvicinavano sempre più. Alexandra deglutì atterrita. Le si presentò davanti un uomo dal fisico magro con dei piccoli occhi azzurri che sembravano quasi incastonati nel suo viso come pietre preziose, le labbra sottili e i capelli lunghi che ricadevano dolcemente sul volto.

“Lasciateci soli.” Disse.

Tutti i presenti della stanza se ne andarono di controvoglia. Quando Alexandra sentì chiudersi una porta dietro di sé, l’uomo iniziò a parlare. Aveva un tono freddo, autoritario, quasi cattivo.

“Alexandra.”

“Chi siete? Cosa volete da me?” domandò lei con lo stesso tono senza lasciar trapelare una sola nota di paura.

“Voglio rivelarti una cosa.”

“Io non voglio sapere niente! Voglio solo andarmene di qui!” gridò lei alzandosi.

“Riguarda De Luigi.”

Alexandra s’impietrì.

“Non permetterti di parlare di Giacomo! Tu non sai nulla di noi né della mia famiglia!” urlò lei in preda alla rabbia.

Sentite le grida tornò nella stanza l’uomo magro con una pistola in mano.

“Tranquillo Stinco, ci penso io.” Disse l’uomo, sicuro di sé.

Stinco uscì di scena di nuovo.

Alexandra era sull’orlo di una crisi isterica.

L’uomo l’afferrò per le spalle e le disse.

“Ora ti cambi e ce ne andiamo fuori a mangiare qualcosa okay?”

Alexandra annuì riluttante. Aveva fame e sete in più le veniva offerta una facile via di fuga s’un piatto d’argento.

  
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