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Autore: Simona_Lupin    08/10/2011    11 recensioni
Sotto il soffitto incantato di Hogwarts nasceranno nuovi e appassionanti intrecci amorosi.
Ma Lily non sa che la guerra che sembrava essersi conclusa venticinque anni prima, si sta riaprendo.
La famiglia Potter è in pericolo ed è arrivato il momento per i Malfoy di decidere da che parte stare.
E in gioco c'è anche l'amore. Quello tra Lily e Scorpius, che dovranno combattere per far trionfare i loro sentimenti.
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INCOMPIUTA.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Questo capitolo, come l'intera storia, è dedicato a qualcuno.
A Virginia, la cara LilyGinny, per millemila motivi: perché mi segue davvero ovunque, per le sue recensioni chilometriche che amo alla follia e che sono sempre nuove, sincere e mai noiose, perché mi fa commuovere come non riesco a spiegare, perché non si stanca di me e perché non potrò mai, mai ringraziarla abbastanza per tutto ciò che fa. Non immagini quanto siano importanti per me le tue parole.
Grazie con tutto il mio cuore.
A Hikarucchan, per altri millemila motivi: perché è straordinariamente pazza, perché ride come me davanti al computer, perché parla addirittura di me alle sue amiche che ora la odiano, per i suoi DAAAAH, per i suoi FHGHGDJSFBVJX, per le sue affermazioni sconclusionate, perché mi fa morire dal ridere e perché mi fa piangere di commozione, perché ama il San Scorpius, perché la amo anche e se non conosco nemmeno il suo nome, perché è sempre lì con me, perché ha fiducia in me, perché non mi mette fretta e perché non riesco mai a esprimere quanto grande sia la mia gratitudine nei suoi confronti. Non potrò mai riuscire a dirti quanto tengo alle tue recensioni.
Grazie con tutto il mio cuore.
E poi a chi, da folle, mi segue sin dall'inizio o si è aggiunto dopo con entusiasmo: mrspaciock, mommipotter, silvia94, martachiu_95, ladyselena15, Peyton Sawyer e tutti gli altri che leggono o che hanno recensito anche solo una volta.
E ovviamente a Clara e Giulia, che non sono accanto a me solo qui, ma anche e soprattutto nella mia vita.
A Noth, la cara Elisa, che mi dà ottimi consigli, mi supporta e che cerca di leggermi anche se ha tremila impegni.
E alla più importante, mia sorella Rossella, che E' questa storia e per altri innumerevoli motivi che lei conosce.
GRAZIE
Scusate, ma dovevo e volevo farlo.



 

Perché tu sei cosa bella
e non meriti del male.



 

Capitolo 21

Il cuore esplode





Marzo era arrivato a Hogwarts con un bel regalo per gli studenti di quinto e settimo anno: una nuova, insormontabile montagna di compiti da fare. Ora che il sole cominciava a riscaldare di più le torri e i prati del castello, veniva voglia di star sempre fuori, all'ombra dei grandi alberi o in riva al lago, ma chi doveva affrontare esami difficili a fine anno era costretto a stare rinchiuso in Biblioteca o in Sala Comune, su pile di libri, mappe e pergamene che emanavano noia da ogni poro.
In tutta quella normalissima situazione, però, qualcosa stonava tremendamente: per qualche ragione non nota a Lily, i suoi fratelli la evitavano e non le rivolgevano la parola da quasi tre giorni. James era strano alle lezioni, non faceva più le solite battute spiritose nè aveva quel suo bel sorriso stampato in volto, e ogni volta che lei cercava di parlargli, scappava via con qualche scusa.
Al, invece, diceva che aveva troppo da studiare e stava chiuso da solo in Biblioteca per ore. Persino Scorpius non era quello affettuoso di sempre e Lily stava cominciando a preoccuparsi seriamente.
Quando ne parlava con Hannah capiva che anche lei era turbata, ma non avevano idea di come risolvere o almeno capire quella situazione. Si rassicuravano a vicenda dicendosi che non era nulla di grave, ma ogni notte passavano ore a riflettere e a scervellarsi prima di cadere in sonni inquieti. Entrambe erano arrivate a pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma non era così: il cambiamento era stato brusco e potente.
Una mattina, Hannah riuscì a bloccare James.
"Si può sapere che diavolo vi prende a te e agli altri?" gli chiese con veemenza.
Lui rimase a lungo in silenzio e la guardò quasi con disperazione.
"Allora?" lo esortò lei, scuotendogli il braccio.
James deglutì. "Io...non posso... Non è niente, davvero. Devo andare..." balbettò, prima di correre via senza che Hannah riuscisse a trattenerlo.
"Aspetta, James! JAMES!" gridò, ma invano.
A pranzo sia lei che Lily erano furiose e abbattute e quasi non rivolsero la parola. Dopo un po' però arrivò Albus, pallido e stanco come sempre negli ultimi giorni.
"Quando vorrai dirmi che miseriaccia ti prende sarà un giorno felice!" lo aggredì la sorella, ormai stufa marcia di quella situazione.
Lui si abbandonò sulla panca e non ribattè.
"Guarda che parlo con te!" s'infuriò lei, ma la sua voce fu sommersa dallo sbattacchiare d'ali dei gufi che svolazzavano confusamente per la Sala. Quello di sua madre atterrò con leggiadria vicino alla brocca del latte, proprio di fronte ad Al e lui lo osservò spaventato per un po', senza osare allungare la mano per prendere la lettera che reggeva sulla zampa. Il gufo aspettò paziente, ma dopo un po' iniziò a stridere infastidito.
"Al, che diamine ci aspetti a prenderla?" domandò Lily senza capire.
Il fratello la slegò e se la cullò tra le mani tremanti, senza aprirla, ma fissandola con sguardo implorante, come se sperasse che svanisse dalla sua presa.
"Vuoi aprirla?" chiese lei, esasperata.
"Ehm...dopo...è tardi...io..." farfugliò lui, nel panico.
Lily gliela strappò dalle mani e la lesse da sola, mentre Al, mandando a farsi benedire ogni buonsenso, implorava disperatamente di non farlo.

Ancora nessuna novità. Spero che presto possiate venire, stanno facendo il possibile, anche se vi ripeto che preferirei di no. Tuttavia non posso impedirvelo. State uniti, siate forti. Vi voglio bene.

                                                                                                                             Mamma.


Lily lesse più volte il breve messaggio, senza riuscire a ricavarne un senso. Guardò disorientata il fratello che la fissava spaventato, mentre James arrivava dal tavolo degli insegnanti, il volto pallido quanto il suo.
"Lily..." biascicò, scambiandosi un'occhiata con Albus.
"Mi spiegate cosa diamine succede?" sbottò lei, al limite della sopportazione.
James sospirò e si passò stancamente una mano tra i capelli.
"Andiamo fuori di qui" disse infine. "Hannah, tu...?"
"No" si affrettò a ribattere lei, decisa. "Immagino che sia una cosa...vostra"
Il ragazzo annuì e condusse i fratelli fuori dalla rumorosa Sala, nel Cortile d'Ingresso, dove si appoggiò al muro con lo sguardo fisso sulle sue scarpe da ginnastica.
"Lily" esordì dopo un po'. "C'è una cosa che non ti abbiamo detto".
"Bene" replicò lei. "Ci sarà tempo dopo per dirvi quanto siete idioti. Ora raccontatemi cosa sta succedendo"
James si sfiorò il labbro inferiore con un dito tremante e capì di dover fare quello che forse avrebbe dovuto affrontare all'inizio di tutto. Eppure, malgrado il coraggio non gli fosse mai mancato, ora si sentiva un codardo, mordendosi la lingua a ogni parola che era intenzionato a dire ma che alla fine non riusciva a pronunciare.  Malgrado avesse affrontato battaglie dure per diventare Auror, mai nulla era stato così difficile. Quando aveva baciato Hannah si era detto che non avrebbe mai più rischiato tanto, ma era arrivato il momento di affrontare la prova più difficile: fare del male a sua sorella, senza la più remota via di fuga.
"Lils" disse. "Quasi quattro giorni fa è successa una...una cosa" Si interruppe, ma lei fece un brusco cenno col capo e lui, dopo un po', proseguì. "Papà è stato attaccato, al Ministero. E' stato colpito da una fattura...una maledizione oscura che i Guaritori non riescono neanche a riconoscere. E' al San Mungo da allora ma è in una sorta di coma e..." Cercò di ritrovare la voce, ma il fratello venne in suo aiuto. "Insomma, Lils, non sappiamo nulla. Se..." Si corresse. "Come si risveglierà, quando... Non dà segni e... E' dura" mormorò.
Okay.
Sì.
Va bene. 
Sì.
Okay, pensò Lily.
Suo padre...in coma... Okay, sì.
Dopo alcuni secondi la rivelazione si fece largo nella sua mente, anche se un tuffo al cuore aveva dato segno di aver recepito il messaggio molto prima. Le ginocchia le tremarono incontrollabilmente e dovette appoggiarsi al muro per non crollare a terra.
Suo padre al San Mungo e non dava segni di vita. Era l'unica cosa esistente al mondo, l'unica cosa importante.
"E' uno scherzo... Uno dei tuoi, James. Sì, stai scherzando..." borbottò.
Il fratello la guardò con una tenerezza disarmante e tentò di sfiorarle il braccio, ma lei lo scansò.
"DITEMI CHE E' UN FOTTUTO SCHERZO!" urlò, scivolando sulla parete per rannicchiarsi sul pavimento di marmo gelido.
Si sentiva svuotata, persa in quel nulla che la opprimeva. Si sentiva schiacciata da un dolore che non conosceva, che era arrivato ancor prima della consapevolezza. Si sentiva una stupidissima idiota lì seduta a respirare appena, mentre suo padre poteva svegliarsi o morire in quel preciso momento, senza trovarla al suo fianco aprendo gli occhi o senza poterla salutare prima di chiuderli per sempre.
Non molti giorni prima, dannazione, solo pochi giorni prima si era sentita la persona più felice del pianeta e ora era lì, senza sapere se piangere di disperazione, ridere per l'assurdità di quella follia, che altro non era che questo o ancora urlare, solo perché non c'era nient'altro che potesse fare.
"James..." sussurrò. "Al... vi prego, vi prego, ditemi che non è vero".
Al strinse i pugni e cercò di abbracciarla ma lei scansò anche lui.
"Voi non mi avete detto nulla" disse. "Lo sapevate da tre giorni e nessuno mi ha detto niente".
"Lils, noi..." cominciò James.
"NON MI AVETE DETTO NIENTE!" urlò. "SU MIO PADRE!"
No, maledizione, no! Non poteva accettare quest'altra delusione, l'avrebbe annientata... Non poteva essere tutto reale. La realtà non era mai stata sgradevole ai suoi occhi.
"Lils, ci dispiace, noi volevamo..." farfugliò Al.
"Volevate cosa?" sibilò lei. "Volevate cosa, di preciso?"
Proteggerti.
Proteggerti da quello che non meriti.
Proteggerti anche se forse sei più forte di noi.
Proteggerti perché sei la nostra sorellina, in fondo.
Ecco cosa avrebbero voluto rispondere, ma riuscirono solo a guardarla in silenzio, il dolore negli occhi. Non c'era mai nulla di facile nella vita. Ed era inutile anche domandarsi perchè. Il perché esisteva solo per non avere risposta.
"Ci dispiace, Lils" sussurrò James.
"NON M'IMPORTA!" sbraitò lei. "Come avete potuto farmi una cosa del genere?"
"Lils, perdonaci, noi..."
"NO!" urlò. "No che non vi perdono! Io non..."
La sua voce prima potente come un tuono si spezzò e grosse lacrime sgorgarono dai suoi occhi scuri e spenti, lacrime che non avevano quasi mai visto sul suo volto. Si raggomitolò su sè stessa e singhiozzò sulla stoffa scura dei pantaloni con tutte le sue forze, come se fosse l'unica cosa che riuscisse a fare. James si inginocchiò accanto a lei e le sfiorò i capelli, ma lei lo scansò ancora.
"VA' VIA!" gridò, la voce soffocata.
Lui ritirò la mano all'istante. Non esisteva strazio peggiore al mondo. La sua mano era a pochi centimetri dal suo corpicino fragile, avrebbe potuto stringerla a sè, ma mai aveva avvertito una distanza talmente invalicabile. Non poteva sfiorarla. Non poteva fare nulla se non maledirsi per il male che le aveva procurato.
Dopo alcuni secondi sollevò il viso straziato di pianto e parlò.
"Voglio vederlo" mormorò. "Che diavolo ci facciamo ancora qui? Andiamo da lui!"
"Non possiamo, Lils" rispose pacato Al. "Ci sono degli infiltrati al Ministero e potrebbero controllare i mezzi di teletrasporto magico. Il Dipartimento Auror sta facendo tutti gli accertamenti possibili e dovremmo saperne di più tra non molto, a quanto dice la mamma".
Lily tirò su col naso. "Ma io ho bisogno di vederlo".
Albus e James si scambiarono un'occhiata. "Anche noi, Lils. Anche noi".


*  *  *
 

C'era ancora tanto sole nel mondo. C'era ancora il vento, c'erano i fiori. C'erano tante creature felici, ovunque. E sembrava impossibile che proprio in quel paradiso ci fosse una persona talmente logorata dentro, che piangeva in silenzio da sola. Sembrava impossibile che quella persona fosse ritornata distrutta nel posto in cui aveva vissuto la più bella emozione della sua vita. 
Lily aveva oltrepassato il varco tra i due massi di nuovo, ma da sola. Nessuno Scorpius al suo fianco, nessuna briciola di felicità dentro di lei.
Nulla era cambiato dall'ultima volta: stesso prato di luminosi fasci d'erba fresca, stessi alberi maestosi, stessi fiori colorari, stesso sole brillante. Nulla era cambiato a parte lei. Perché la ragazza che sedeva sul prato, tra gli alberi e i fiori e sotto il sole, era completamente diversa. Dilaniata dal dolore e dalla delusione, osservava il paesaggio che la circondava attraverso gli occhi velati di lacrime, occhi spenti e vacui, del tutto privi del solito calore. Il vuoto, dentro di lei. Un vuoto dentro il quale stava precipitando.
Si udì il frusciare dell'erba ma lei non si voltò, se non quando udì la voce di Scorpius accanto al suo orecchio.
"Amore" mormorò. Sedette sull'erba accanto a lei e la osservò con attenzione prima di asciugarle le guance bagnate con un tocco delicato delle dita.
"Amore" ripetè, un po' più forte.
"Scorpius..." sussurrò lei. "Come hai fatto a trovarmi?"
"Me lo sentivo" mormorò lui, stringendola a sè con fare protettivo.
Restarono abbracciati in silenzio per un po', lei che piangeva sulla sua spalla senza far rumore, lui che le accarezzava i capelli senza sapere cosa fare.
"Ho paura, Scorp" mormorò lei alla fine.
La fragilità della sua voce lo colpì duro in pieno petto. "Lils, tesoro, tu non puoi crollare proprio ora. Devi...devi essere forte adesso e vedrai che andrà tutto bene. Fallo per tuo padre, che ha bisogno di te... Fallo per me, che ti amo con tutto me stesso".
"Non ce la faccio"
"Devi farcela. Io sono con te"
"Al e James... Loro lo sapevano, lo sapevano...e mi hanno tenuta fuori, come se...come se non fossi anch'io sua figlia"
Scorpius tacque a lungo, troppo a lungo, certo che ora lei avrebbe capito. Difatti si allontanò di scatto da lui e lo fissò con aria meravigliata.
"Tu..." disse. "Tu...tu lo sapevi"
Non glielo aveva chiesto, ma nella sua affermazione c'era comunque una supplica, la richiesta che lui dicesse che no, non l'aveva tradita. Ma in cuor suo sapeva benissimo che non era così e la sua unica, minuscola speranza morì insieme al silenzio di lui.
"Sì" mormorò infine. "Me lo ha detto Al, chiedendomi di non raccontartelo. Noi non volevamo farti star male e..." Ma si zittì, perché il viso di Lily era così carico di delusione che si sentì distrutto.
"Non anche tu" sussurrò. "Per favore, Dio, non anche tu! Tu non puoi... Scorpius... Scorpius, avevi detto di amarmi!"
"E ti amo! Per questo l'ho fatto, ma me ne pento..."
"Scorpius..."
Continuava a sussurrare il suo nome come una preghiera, mentre il dolore la soffocava.
"Scorpius...perché non me lo hai detto?"
"Perché ti avrebbe distrutta e io non volevo che..."
"E COME CREDI CHE MI SENTA ORA? Non solo mio padre potrebbe morire da un momento all'altro e non posso neanche andare da lui, ma anche i miei fratelli e il ragazzo che amo più della mia vita mi hanno tradita! Cosa credi che provi adesso?"
"Lily, ti prego, ti prego, perdonami! Ho fatto una stronzata tremenda, non volevo farti del male, non lo vorrei mai! Ti supplico, Lily..."
Avrebbe potuto urlarle perdono, ma non sarebbe servito a nulla.
"NON AVEVI IL DIRITTO DI NASCONDERMI LA VERITA'! E' DI MIO PADRE CHE STIAMO PARLANDO E TU NON C'ENTRI, NON AVEVI ALCUN DIRITTO!" urlò, reprimendo a forza le lacrime.
"Lo so! Lo so, dannazione... Ora lo so"
"ORA! Ora non ha più importanza!"
"Che importanza vuoi che abbia? Ti sto solo implorando di perdonarmi, che vuoi che sia?"
Non capiva che aveva agito così per lei, di sicuro ingenuamente, ma solo per il suo bene.
Non poteva capire, sommersa com'era dalla delusione e dall'angoscia.
Non poteva che essere arrabbiata con il mondo per ciò che era successo.
Non poteva perdonarlo. Non ora, non così facilmente.
"E' facile ora chiedere scusa!" gridò lei.
"NO che non lo è!"
"E credi che sia facile per me perdonarti? E' così, credi che basti solo volerlo?"
"Non sto dicendo questo!"
Le voci incrinate, continuavano a gridare. Continuavano ad allontanarsi mentre la voglia e il bisogno di star vicini aumentava.
"Se solo bastasse volerlo, adesso sarei abbracciata a te!"
"E allora torna! Torna e mai più, giuro, mai più ti deluderò!"
"Ho bisogno di te..."
"...io sono qui, per te..."
"...ma non posso".
Le lacrime sfociarono nuovamente dai suoi occhi, irrequiete. Spiccò una folle corsa e si gettò tra le braccia di Scorpius, che la strinse a sè così forte da farle male, le mani affondate nella sua carne come ad ancore di salvezza.
Singhiozzò furiosamente sul suo petto, poi si allontanò di scatto e lui la guardò ansioso.
"Ho bisogno..." mormorò. "Devo stare da sola, ora".
Andò via da lui e uscì dal varco. Senza pensare, quasi senza nemmeno accorgersene, cominciò a correre più forte che potè. Le scarpette di cuoio calpestavano con violenza l'erbaccia umida del prato. Il vento era con lei e le trapassava i capelli, scompigliandoli selvaggiamente. Le lacrime cadevano copiose sul suo volto, e a cosa serviva asciugarle o reprimerle? Le scacciò solo perché parevano troppo bollenti, quasi corrosive a causa del dolore che le faceva nascere.
Dopo alcuni minuti iniziò ad avere crampi allo stomaco, per non parlare delle gambe che facevano tremendamente male. Lei però non si fermò. Il dolore fisico era meno atroce della sofferenza che le attanagliava il cuore. Nulla poteva fare più male di quello. Continuò a correre furiosamente.
Voleva fuggire. Fuggire da tutto.
Dalla sua vita, che si stava sgretolando di fronte ai suoi occhi, lentamente per farle provare ancora più dolore, velocemente per non darle il tempo di dirle addio.
Voleva fuggire dal suo corpo maledetto che implorava riposo.
Voleva fuggire dagli amici che le avevano mentito, dagli uomini che aveva tentato di annientare suo padre.
Fuggire era l'unico modo.
Voleva scappare via anche dal cielo, che la opprimeva e la avvolgeva, scuro e impenetrabile, senza lasciarle il respiro. Correva per lasciarselo alle spalle ma quello era ovunque sopra di lei e minacciava di crollargli addosso come quella vita che le aveva donato tanto, un tempo. Era così odiosamente infinito che avrebbe voluto lacerarlo, strapparlo in mille pezzi...
Inspirò l'aria e decise di fermarsi. Desideri dannatamente irrealizzabili la assalirono.
Voleva veder brillare gli occhi verdi di suo padre dietro le lenti rotonde.
Voleva sentire il calore delle mani di Scorpius che stringevano le sue.
Voleva sorridere ai suoi amici e sentirsi dire che andava tutto bene.
Ma in quel momento il bagliore degli occhi di Harry era spento, sotto le palpebre chiuse.
In quel momento, le mani di Scorpius erano fredde e lontane come tramonti ormai passati.
E i sorrisi dei suoi amici erano gelide, pallide imitazioni di una gioia ormai messa da parte e dimenticata.

 

*  *  *
 

Quella sera, James non era andato a cena e se ne stava seduto in riva al lago, da solo.
Si sentiva un oggetto, inutile e dannoso, nelle mani di un qualcosa di più grande di lui che non poteva contrastare.
Suo padre in coma. Ogni volta che ci pensava aveva i brividi ovunque. Come poteva essere successo?
Suo padre. L'uomo che veniva sempre tardi dal lavoro ma sempre con un gran sorriso perché sì, ce l'aveva fatta anche quella volta. L'uomo più tenace e coraggioso del mondo per James, il suo modello migliore.
L'uomo che era sopravvissuto più e più volte al più grande mago oscuro di tutti i tempi.
Lui, Harry, suo padre. E adesso se ne stava sdraiato su un letto, inconsapevole, incosciente di quanto stessero soffrendo così tante persone a causa sua. Ma non voleva credere che tutto si sarebbe concluso male. Non poteva credere che suo padre... No.
Doveva credere nella sua forza ed essere forte anche lui.
Si voltò e vide Hannah attraversare il prato.
"Ann, tesoro!" disse, correndole incontro. "Come sta Lily?"
Lei si fermò e lo fisso con odio dall'alto al basso, incredula.
"Come sta? Vieni a chiedermi COME STA?" urlò. "Come hai potuto farle una cosa del genere?"
"Io..." balbettò lui, disarmato. "Sai bene quanto mi dispiace per..."
"TI DISPIACE?" ripetè lei, già fuori controllo. "E' uno straccio, non l'ho mai vista così e non le passerà facilmente! L'avete distrutta! DISTRUTTA!" 
"L'abbiamo fatto per lei, per cercare di..." tentò di difendersi il ragazzo.
"Sapevo che avresti detto così" lo interruppe lei, stranamente pacata. "Sapevo che ti saresti giustificato così. Non è più una bambina, aveva il diritto di sapere cos'era successo a suo padre!"
James non rispose. Era consapevole di quanto avesse ragione, ma allo stesso tempo lei non poteva sapere, non poteva capire i motivi per i quali aveva agito in quel modo. Una piccola parte di lui aveva avuto l'infantile speranza che sarebbe riuscita a comprenderlo, ma in realtà aveva sempre avuto la certezza che non sarebbe andata così, che non avrebbe condiviso la sua scelta, una scelta che ancora non riusciva a giudicare nè come giusta, o almeno parzialmente, nè come totalmente sbagliata.
"Alla fine sarebbe stato lo stesso..." mormorò.
"NO, INVECE!" ribattè lei infuriata. "In questo momento avrebbe sofferto insieme ai suoi fratelli, dei fratelli di cui poteva fidarsi!"
Quelle parole gli graffiarono il cuore. Non voleva ammettere di essersi sentito ferito dalla verità perciò si disse che era stata la rabbia per la loro falsità.
"Sei uno stupido!" gridò lei.
"Ah, sono uno stupido?" replicò lui, infervorandosi. "Solo perché ho cercato di proteggere mia sorella sono uno stupido? Buono a sapersi, davvero!"
"Hai anche il coraggio di ribattere? Non vedi come si sente adesso? Le hai fatto solo del male, idiota!"
"Tu non capisci niente! Non capisci che ho fatto tutto questo per lei, perché ci tengo più che a me stesso! Non vuoi capire mai nulla!"
"Sei tu che non capisci quanto male può stare la gente per le tue stronzate!"
"Ho solo pensato che sarebbe stata meglio, senza sapere che..."
"No, tu hai pensato solo a te stesso! Non hai avuto il coraggio di dirle la verità e te ne sei lavato le mani, è così!"
"Ma come puoi dire una cosa del genere?"
Si stavano ferendo. Si stavano pugnalando ferocemente senza rendersene conto. Si stavano facendo del male, quando il loro unico desiderio era gettarsi tra le braccia dell'altro e rassicurarsi a vicenda. I loro cuori erano così pieni di sentimenti che non ne sopportavano più. C'era il dolore per ciò che era successo, la frustrazione dovuta agli errori commessi e mai corretti, l'amore che indubbiamente provavano e la delusione per gli ostacoli nella sua crescita.
Stavano scoppiando come fragili sfere di vetro stracolme e le schegge taglienti li trafiggevano facendoli sputare sangue ed emozioni, dure parole che non facevano altro che male.
Eppure se uno di loro avesse mollato la spugna, si fosse deciso ad arrendersi per il bene del loro amore, tutto si sarebbe risolto in un attimo. Ma ci voleva forse troppa forza, una forza che non possedevano quando erano distanti e tutte quelle parole che avrebbero potuto e voluto dire, facili per chi non vi era dentro, erano un qualcosa di lontano e irraggiungibile. Le ricacciarono dentro sè stessi, non dette, mai confessate e preferirono assorbire il dolore che procuravano piuttosto che pronunciarle.
E continuarono a urlarsi cattiverie, senza tregua, senza pensare a dopo, a quanto ne avrebbero sofferto, a quanto se ne sarebbero pentiti. 
"Mi avevi detto di scoprire il vero James. Ma quale vero James? Sei sempre il solito egoista presuntuoso, è questo quello che sei veramente!" continuò lei, stravolta dalla rabbia.
"Tu vedi solo ciò che vuoi vedere. Non sai andare oltre, non sai capire nessuno!"
"Invece tu Lily l'hai capita benissimo! Non hai nemmeno pensato che tutto questo le avrebbe procurato il doppio del dolore!"
A quelle parole, James scoppiò davvero.
"Tu non sai cosa significa avere dei fratelli, delle responsabilità in quanto maggiore! Tu non sai quanto mi detesto per aver fatto del male a lei, a lei che non lo merita! Tu non sai niente! Di me, di quello che provo, di quello che significa tutto questo... Tu non sai niente e non fai nulla per aiutare! Parli e critichi gli altri senza renderti conto di quel che dici!"
Hannah rimase a fissarlo per un po', stordita.
Ma lui stava solo farneticando, si stava difendendo invano per un atto imperdonabile. E le gridava contro stupidaggini e falsità che non avevano alcun senso... Ma mai, mai delle falsità l'avevano ferita così tanto. Perché doveva fare così male? Forse sperava che lui non pensasse davvero quelle cose... No. A lei non importava di ciò che pensava lui. Aveva sbagliato. E non lo avrebbe perdonato. Anche se ne avrebbe sofferto tremendamente. Doveva essere forte, com'era sempre stata.
"Non osare..." cominciò a dire, per poi interrompersi. "Io...credevo di potermi fidare di te... Credevo fossi diverso, in fondo!"
"Lo sono, sei tu che non riesci a vederlo! Ho fatto di tutto per dimostrarti chi sono davvero, quando invece l'opinione della gente non mi è mai interessata! L'ho fatto solo per te, ma tu non meriti niente! Niente!"
Una goccia scese sulla guancia del ragazzo e lui si chiese se le lacrime che stava cercando di trattenere fossero uscite fuori, alla fine. Un attimo dopo, però, si rese conto che era pioggia.
"Non è vero! Mi sono sbagliata su di te... Ho sbagliato a ricredermi..." disse lei.
La stava perdendo. La stava perdendo per sempre, dopo tutto ciò che aveva fatto per averla. Non poteva lasciarla andare così. Doveva abbandonare l'orgoglio. Per lei. Ancora una volta, come sempre, per lei.
Le si avvicinò, rendendosi conto di quanto breve fosse la distanza che li separava quando invece solo un attimo prima gli era parsa enorme. Le afferrò il braccio e le sollevò il viso, costringendola a guardarla negli occhi.
"Ma non mi vedi?" chiese. "Non vedi chi sono? Sono James! Tu mi conosci... Avevi imparato a conoscermi! Hannah..."
"Lasciami" mormorò lei, dura. La sua voce però era fortemente incrinata.
"No. Non voglio" ribattè lui.
"Lasciami, Potter"
Potter. Di nuovo Potter. Ancora Potter. 
Forse non c'era più nulla da recuperare. Forse doveva lasciarla davvero.
"Potter..." sussurrò lui, allontanandosi lentamente da lei.
La pioggia batteva forte su di loro. Il vento rafforzava. Presto si sarebbe portata via anche lei. Lontana da lui. Irraggiungibile.
"Non lo so più chi sei. Non so più nemmeno cosa penso di te, cosa voglio da te..." disse lei, la voce piena di un pianto che non c'era.
"Sono James..." ripetè lui, ingenuamente. "Io...sono... L'unica cosa che devi sapere è che sono una persona che ti ama"
"Devo sapere chi mi ama. Devo sapere chi sei!"
"Ma tu lo sai! So che lo sai, Ann!"
Lei lo guardò a lungo.
Non sapeva cosa fare, cosa credere, cosa scegliere. Cosa lasciare andare e cosa prendere.
Forse doveva scegliere sè stessa e non lui. Ma come sarebbe stata lei senza di lui? 
Non ci sarebbe stata un'altra occasione. Ma lei non era pronta a decidere.
"Forse..." mormorò infine. "Sicuramente tua sorella ti perdonerà. E sicuramente è giusto così". Si interruppe e ascoltò la pioggia. "Ma non io".
Era stata la pioggia a raggerarlo? La pioggia era fuori, però, non dentro di lui. Poteva bagnargli il viso ma non annegargli il cuore. Le prese la mano e lei lo guardò ancora, gli occhi colmi di lacrime e la testa un po' inclinata.
"Ann..." sussurrò lui. Ma lei scosse la testa e lo lasciò. Forse per una volta avrebbe ceduto alle lacrime.
Fuggì via di corsa nel buio della sera, i lunghi capelli fradici di pioggia sporca che le coprivano il viso. Lui si rannicchiò sotto un albero grondante d'acqua, le mani tra i capelli. Non capì nemmeno se il suo viso fosse bagnato di pioggia o di lacrime incontrollabili ma la sofferenza era incisa in ogni lineamento del suo volto e il suo corpo era scosso da singhiozzi violenti. Pianse con tutto sè stesso e continuò a piangere, tremando di freddo e dolore e odiandosi per ciò che aveva fatto e per non aver nemmeno tentato di rimediare. Restò avvolto dalla notte e dalle gocce d'acqua impetuose, che scorrevano sul suo viso intrecciandosi alle lacrime, le parole di lei nella testa che continuavano ad ucciderlo.










Note delle Malandrinautrici: Saalve. Ehm, vabbè, non ci sarà nessuno dato che non pubblico da...uhm...quasi un mese?
Wooow, sono proprio una HUECBEUCBFVBJ. *epiteti poco carini*.
Non so come scusarmi, ma la scuola mi impegna a tempo pieno.
Comunque, ho pochissimo tempo. Questo capitolo stravolge tutto, ogni cosa va a rotoli, tutti i rapporti...
Ho dato poco spazio ad Al e non è spiegato l'avvenimento di Harry, ma ogni cosa a suo tempo... Ci sarà tutto!
Beh, cosa dirvi? Come vedete Lily è più debole di Hannah e non riesce a resistere molto al bisogno di Scorpius. Ma Scorpius è èiù debole di James perché le implora subito perdono, anche se dopo lo fa anche lui.
Beh, scusate se in alcune parti i passaggi sono troppo veloci o scritti male... Non sono molto convinta, ma non sono riuscita a migliorarlo. :(
Scappo và. Scusate tantissimo ancora, non vi merito.
Vi amo.

Simona_Lupin

 

   
 
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