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Autore: Liselotte von der Pfalz    09/10/2011    1 recensioni
Una visione alternativa e irriverente della vita di Maria Giuseppina di Savoia, Contessa di Provenza. Nata principessa del regno di Sardegna, nota per non essere né bella, né chic né pulita; sposò un fratello di Luigi XVI e fu l’ultima regina di Francia, sebbene durante l’esilio.
Dalla Corte del nonno Carlo Emanuele III a quella della più celebre cognata, la regina Marie-Antoinette, attraverso intrighi, rancori, lotte di classe, maghi, spionaggio, pettegolezzi, fiaschi di vino, ufficiali delle guardie e lettrici anche troppo affezionate.
Brevemente: le avventure di una zozza alla Corte di Francia.
Genere: Comico, Demenziale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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Il Duca decise di lasciare la più ampia libertà alla maga.

- Procedete, Salomè. Contattate la persona.
- Ottimamente.

La Grande Maga mosse le braccia affusolate tracciando una serie di gesti arcani nell’aria, mentre salmodiava parole incomprensibili per Carlo Emanuele e Maria Antonietta: alle loro orecchie sembrava qualche cosa come “Lava e lapilli! Stami e pistilli! Palla e birilli! Aglie, fragaglie, squaqueracchie e squaglie!”. Salomè era perfettamente conscia dell’importanza di una buona messa in scena per impressionare l’uditorio e creare la giusta atmosfera prima di procedere con qualche cosa d’impegnativo. “La vera magia inizia ora”, pensò, mentre tuffava le mani nella scollatura per estrarre un piccolo oggetto dai suoi ampi seni: lucente, nero, di forma ovaleggiante, poteva essere un astuccio o una tabacchiera. La maga lo sfregò tra le mani guantate mentre la sua voce nasale e un po’ strana intonava un canto:

È una bimba come te
con grandi sogni racchiusi in sé.
Mentre danza la sua stanza diventa il palazzo del re…


Man mano che la maga cantava apriva delicatamente l’oggetto, che si rivelò essere uno specchio; questo cominciò a lanciare bagliori luminosi, e subito una sorta di foschia si diffuse come proveniente dal suo interno.

- Sento distintamente un profumo di rose, disse Maria Antonietta sottovoce al suocero. Che sia Padre Pio?

Nella foschia si stava delineando un’immagine, dapprima dai tratti molto vaghi, poi sempre più definita. Ogni tanto tremolava e spariva per un istante, per poi riapparire. Era l’immagine di una ragazza dallo sguardo un po’ lunare, dall’espressione vagamente assorta e dalla fisionomia riposata.

- È fatta, tuonò Salomé, potete parlare.
- Monsignore ma… avanzò titubante Maria Antonietta.
- Mi chiamo Terry, Meri Terry! Disse la figura disegnata nella nebbia.
- Ma è la principessina di Carignano! Si stupì Maria Antonietta
- Si, Madame. E voi siete quella che va in giro a dire a tutti che da piccola ho avuto i vermi!
- Inutile negarlo, ma voi come lo sapete?
- Perché sono la migliore in quello che faccio.

Carlo Emanuele decise di interrompere un battibecco prima che nascesse, e si rivolse all'immagine della ragazza.

- Nipote mia, sto per affidarvi un compito molto delicato, spero che accetterete di aiutarmi.
- Non posso rifiutarvi nulla, caro zio. Mi dedicherò a qualsiasi cosa mi chiediate con tutte le forze di cui sarò capace.
- Il vostro oroscopo indica chiaramente, secondo la nostra Salomè, che il vostro futuro è in Francia...
- Scusate zio, vi ricevo male... provo a migliorare la sintonia... disse la giovane mentre armeggiava con le rose che ornavano copiosamente la sua parrucca.
- Conoscete la storia, sapete che cosa fece il Cardinale Mazarino?
- La cresta sui conti pubblici?
- Non quello. Accasò magnificamente una famiglia spiantata: la sua!
- E che cosa dovrei fare, zio?
- Quando sarete in Francia dovrete fare in modo di trovare un marito alle vostre cugine, se possibile un Condé o un altro Principe del Sangue, o un Duca-Pari, o...
- Quali cugine, di preciso? Tutte?
- No, solo Maria Giuseppina e Maria Teresa.
- Fi l'horreur! I due cachiveches?
- Va bene, mi accontento anche di un Rohan... un Ponchartrain... un Béchameil, insomma...
- Ma le avete viste bene?
- In mona sua, allora! Un fornaio o un porcaio vanno bene lo stesso, basta cavarle di mezzo! Sbottò Carlo Emanuele spazientito.

   
 
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