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Autore: Whatadaph    09/10/2011    7 recensioni
Dominique Weasley ha diciassette anni, una media impeccabile e una vita apparentemente perfetta - nonostante ci siano troppi cugini di mezzo, una sorella ingombrante e centinaia di studenti che sono a conoscenza di ogni dettaglio della sua esistenza. Ha anche una migliore amica scomparsa, un ragazzo con la testa da un'altra parte e troppi segreti da nascondere.
Una Nuova Generazione piena di squallore e frivolezze, che dovrà pezzo per pezzo recuperare ciò che ha perduto.
Ispirato a Gossip Girl. Dal secondo capitolo:
Dominique Weasley si guardò allo specchio. Come sempre, non poté fare a meno di contrapporre la propria immagine a quella della sorella. [...] I capelli di Victoire sembravano brillare di luce propria, i suoi occhi violetti facevano sembrare banale il grigio di quelli di Dominique, la sua pelle era perfetta e priva di macchie. Victoire era più alta, più magra, più bella. Il ritratto della madre, l’orgoglio del padre, la ragazza di Teddy. Spostò una ciocca di capelli, si passò una mano sulla pancia. Si sentiva nauseata.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Lucy Weasley, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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Christmas Holidays (parte II)


That’s the sound you’re waiting for

You feel that your will starts crashing down

Whenever you’re will starts crashing down

That’s when you find me.

Il sole brillava, accecante. I raggi riverberavano sulle piccole onde del lago, provocando bagliori che costringevano Dominique a socchiudere gli occhi.
“Sarò per sempre al tuo fianco. Lo giuro.”
Lei alzò gli occhi verso Jacob. Il ragazzo la teneva stretta, ma stava guardando da un’altra parte. Si sentì vagamente perplessa: ciò che le aveva appena detto era incredibilmente romantico, quindi per quale motivo il ragazzo non accennava a incatenare gli occhi ai suoi?
“Lo giuri?” chiese conferma.
“Lo giuro” rispose una voce alle sue spalle.
Dominique si voltò e vide Adrian osservarla, alcuni passi più in là. Boccheggiò, sconvolta.
“Stai scherzando?”
“Domi!”
“... Stai scherzando, vero?”
“Domi, sveglia!”
Aprì gli occhi, per trovarsi davanti quelli caldi e scuri della cugina Roxanne, che la osservava seduta sul bordo del suo letto, un’espressione preoccupata impressa sul volto
“Stai bene?” la interrogò. “Stavi facendo un brutto sogno?”
“C-cosa? Perché?”
“Non lo so, borbottavi qualcosa...” scrollò le spalle. “Buon Natale, comunque!”
“Come? Ah, è vero. È Natale! Auguri anche a te, Roxanne.”
La cugina sorrise con calore – evidentemente doveva aver deciso di anteporre le festività familiari alla celata ostilità che aveva nei confronti suoi e di Rose.
“Beh,” riprese Roxanne. “La nonna mi ha chiesto di aiutarla con la colazione... perché non apri i regali?”
Fece cenno alla sostanziosa quantità di pacchetti ben incartati, ammucchiati confusamente ai piedi del letto, per poi sparire oltre la porta, giù per la tromba delle scale. Non appena fu rimasta sola nella stanza, Dominique si lasciò andare contro la spalliera del letto, affondando il volto fra le mani. Massaggiò appena le palpebre con le punte delle dita, pensosa.
Sarò per sempre al tuo fianco... lo giuro. Maledetti sogni, sembra quasi lo facciano apposta.
Sospirò, prima di cominciare a dedicarsi ai doni natalizi.
Grace le aveva regalato un adorabile abitino di taffetà color bordeaux, Jacob un grazioso bracciale, Victoire un set di penne d’oca e inchiostri colorati – la sorella sapeva bene quanto Dominique adorasse possedere oggetti del genere. Nell’atto di aprire il biglietto che era stato attaccato su di un piccolo pacchetto avvolto in carta verde scuro, la ragazza si bloccò, pietrificata dalla sorpresa.
Tanti auguri di buon Natale, Dominique. A. G.
Lei non aveva alcun dubbio sulla persona alla quale corrispondevano quelle due iniziali: solo uno, fra quanti conosceva, avrebbe potuto scrivere un biglietto tanto laconico e pomposo al tempo stesso, sebbene si trattasse solo di apparenza.
Prese a scartare il regalo con mani tremanti, aprì la scatolina che il pacchetto conteneva. Fra le sue dita, adesso brillava una catenina d’argento scintillante, il cui baluginio – causato dai raggi del debole sole invernale che timoroso faceva capolino fra le nubi – le ricordò il Lago Nero così come era apparso nei suoi sogni. Il ricordo ebbe il potere di annodarle strettamente lo stomaco.
Alla collana era appeso un piccolo ciondolo dello stesso materiale,  a foggia di una D.
Dominique si volse verso lo specchio, appeso al muro in corrispondenza del letto, agganciandosi il monile attorno al collo: il riflesso le rimandò l’immagine di una ragazza dai biondi capelli corti e spettinati, in pigiama, seduta a gambe incrociate fra le coperte aggrovigliate, con un ciondolo a brillare sul petto. Poté vedere nei propri occhi una serissima espressione, assorta e un poco triste.
Distolse lo sguardo dal proprio riflesso, turbata.
È un regalo bellissimo, pensò.
Fece per toglierlo dal collo, quando la porta della stanza si aprì. Victoire fece il suo ingresso nella camera da letto, come sempre perfetta in maniera sconvolgente, sorridendo radiosa e scuotendo i capelli argentei.
Bonjour, Domi! Bon Noël!” trillò.
Dominique sorrise.
“Buon Natale, Vic!” le rispose in inglese – idioma che peraltro parlavano abitualmente. Il francese era riservato alle occasioni speciali, ma a lei non era mai piaciuto utilizzarlo.
Victoire scoppiò in una risata argentina e vivace, mentre indicava il suo collo con la mano piccola e delicata: Dominique si accorse con orrore di avere ancora indosso il ciondolo che le aveva regalato Adrian.
“Oh, ma che carino!” esclamò Victoire, allegra. “Te l’ha regalato il tuo ragazzo?”
“Ehm, veramente...”
“Sì?” la incalzò la sorella, sollevando le adorabili sopracciglia bionde.
“Beh, me l’ha regalato... Grace,” inventò. “Me l’ha regalato Grace, e io ho ne ho regalato a lei uno con una G!”
Fece un sorriso forzato, e Victoire dovette accorgersene benissimo, poiché le rivolse uno sguardo scettico e strinse gli occhi, poco convinta. Parve comprendere che non era il momento di parlarne, ma Dominique sapeva che non sarebbe sfuggita a lungo all’interrogatorio che la aspettava: era stato solo rimandato di qualche ora. Nel frattempo avrebbe potuto inventare una scusa plausibile, certo, ma dubitava che con Victoire qualsiasi bugia avrebbe retto.
Così, si apprestò a seguire la sorella giù per le scale, cercando di nascondere la collana sotto il pigiama a righe – tutti i cugini dormivano dentro pigiami a righe che prudevano, alla Tana.
Giunse in cucina in tempo per udire la voce di James.
“Sai, papà,” stava dicendo allo zio Harry. “Grace mi ha regalato una splendida serie di libri di Difesa per Natale!”.

“Buon Natale!”
Scorpius aprì gli occhi, e il suo campo visivo venne subito oscurato dalla sagoma di Jacob, che lo osservava con lo sguardo appena canzonatorio con il quale si rivolgeva al mondo, carezzando lievemente la cravatta di seta che teneva fra le mani. Sbadigliò.
“Buon Natale anche a te, Jake. Bella cravatta!”
“Vero? Me la regalata Domi. Forza, apri i tuoi regali, così possiamo salire a colazione. Conosci Grace, ci starà aspettando tutta entusiasta.”
Scorpius ridacchiò mentre l’amico spariva nel bagno, volgendo il proprio sguardo sul mucchio di doni incartati che sostava accanto al suo letto al baldacchino. Tuttavia, non fu in direzione di essi che si diresse. Si sporse invece verso il comodino, dove sostava un pacchetto avvolto in lucida carta dorata. Strappò il magiscotch che lo teneva chiuso, per ritrovarsi fra le mani una piccola agenda nera, con il suo nome impresso a lettere argentate. Un biglietto cadde sulle coltri verde scuro, e il ragazzo si affrettò a leggerlo:
Caro Scorpius - diceva la pergamena -, buon Natale!
Questo non è un quaderno qualsiasi, bensì un Diario Comunicante, l’ultima invenzione di mio zio George per il suo negozio di scherzi. Il concetto è lo stesso delle monete stregate di Gossip Witch, così come l’incanto utilizzato, che in questo caso è però ristretto a due oggetti gemelli. Io ho il diario corrispondente al tuo. Ti basterà scrivere qualcosa sulle sue pagine perché io riceva il tuo messaggio in tempo reale, e lo stesso vale per il mio! Spero davvero che ti piaccia.
Con amore, Lucy.
Scorpius sorrise.
“Che cosa c’è di tanto divertente?” lo prese in giro Jake, riemergendo dalla stanza da bagno.
Scorpius lo ignorò, alzandosi dal letto. Frugò nella propria borsa scolastica, e ne estrasse una boccetta d’inchiostro e una penna d’oca.
Buon Natale, Lucy! E’ un regalo meraviglioso, grazie.
Le lettere da lui tracciate parvero essere assorbite dalla carta, ma non dovette attendere molto affinché ne comparissero altre, vergate nell’ordinata calligrafia di Lucy.
Tanti auguri anche a te! Sono contenta che il diario ti sia piaciuto. Anche il tuo regalo è bellissimo, grazie!
Sorrise fra sé.
Ti amo.
Trattenne il fiato.
Ti amo anche io.
“Quella Lucy ti fa male, amico,” disse Jacob. “Non fai altro che sorridere come un idiota”.

“Roxy-doxy¹, c’è un altro regalo per te!”
Roxanne levò lo sguardo verso il fratello, che le porgeva un pacchetto di forma rettangolare, esibendo un sorriso tutto denti.
“Dov’era?” chiese, perplessa, prendendo il dono dalle mani di Fred.
Il ragazzino fece spallucce.
“L’ha portato adesso un gufo. Era stranissimo, sembrava che qualcuno l’avesse immerso in una vasca piena del Verdecapello Semipermanente di papà”.
Roxanne strappò la carta, estraendone – con sua grandissima sorpresa – una copia de Gli animali fantastici: dove trovarli di Newt Scamandro. Improvvisamente, capì.
Avrei dovuto immaginarlo. Solo gli Scamandro potevano possedere un gufo verde!
Lysander doveva averla perdonata.

Grace Zabini adorava il Natale, ma non era stato sempre così. Aveva cominciato ad apprezzare le festività natalizie a undici anni, quando per la prima volta aveva trascorso a Hogwarts le vacanze. Perlopiù, aveva forzatamente rimosso le vaghe e spiacevoli reminescenze dei festeggiamenti infantili. Solitamente quei giorni che sarebbero dovuti traboccare di gioia e condivisione, si rivelavano invece giornate cupe e colme dei silenzi ridondandi, in seguito alle aspre discussione di Blaise con la nonna Vyvienne, che non mancavano neanche in quel periodo.
La gioia del Natale, in quel suo settimo anno, era intaccata esclusivamente dalla lontananza di James, che le mancava da morire: aveva però intenzione di godersi fino in fondo la giornata. Per questo, discese allegramente la scala a chiocciola del proprio dormitorio – in quel periodo occupato da lei soltanto –, con una calda sciarpa azzurra, regalale da Jamie, avvolta attorno al collo, in previsione della battaglia di neve che aveva programmato, assieme a Jake e Scorpius, per quel pomeriggio stesso. Stava attraversando la Sala Comune a passo svelto, quando riconobbe Adrian Goldstein, sprofondato in una poltrona di fronte al caminetto, solo e con un’aria decisamente depressa.
“Ehi, Goldstein! Buon Natale!”
Il ragazzo si volse nella sua direzione, sorridendo debolmente.
“Buon Natale...” borbottò.
Poverino, tutto da solo!
“Non scendi a colazione?”
“Io... beh...”
“Dai, vieni con me! Puoi passare la giornata con me e i miei amici. Non è giusto che tu stia da solo proprio oggi!”
A Natale bisogna essere buoni, no?
Adrian parve non essere in grado di trovare una scusa plausibile, poiché la ringraziò educatamente e la seguì fuori dal ritratto della Signora Grassa.

“Jake ha cambiato idea all’ultimo momento per il regalo, a quanto vedo!”
Dominique si volse verso Albus, che aveva appena parlato, senza riuscire a trattenersi dal portare una mano a coprire il ciondolo sul proprio collo.
“Come!?” ribatté, tentando di apparire naturale e pregando con tutto il cuore che il cugino non avesse notato il suo gesto istintivo – con scarse speranze, a dire il vero.
Albus ricambiò il suo sguardo con fermezza, stringendo gli occhi.
“Jacob pensava di regalarti un bracciale che aveva visto e che riteneva perfetto per te. Evidentemente, deve aver cambiato idea all’ultimo.”
“Beh, in effetti Jake mi ha preso un bracciale...”
Albus non parve affatto sorpreso dalle sue parole.
“E allora chi ti ha donato questa splendida collana?”
“Grace” rispose Dominique, esibendo un sorrisino.
“Grace ti ha regalato un vestito, Dom,” la contraddisse Albus, lanciandole un’occhiata sospettosa. “Ero con lei quando l’ha comprato.”
Lei aprì la bocca per ribattere, mentre il suo cervello lavorava velocemente alla ricerca di una via di fuga, ma la voce della nonna che chiamava i nipoti a tavola la trasse in salvo proprio all’ultimo.
Durante il pranzo – per il quale aveva avuto cura di sedersi il più possibile lontano da Albus – la tensione le opprimeva la mente e il corpo: per l’ansia, riuscì ad inghiottire a stento pochi bocconi di tutte quelle leccornie. Non ebbe perciò modo di osservare Rose: si sarebbe altrimenti resa conto dello sguardo indagatore che la cugina minore continuava a rivolgerle.
La nausea salì prepotente.
“Devo andare... bagno...” borbottò Dominique, prima di precipitarsi su per le scale ed entrare nel primo bagno che incontrò. Si accasciò accanto al gabinetto, tentando inutilmente di provocarsi qualche conato. Ma non aveva mangiato abbastanza da riuscire a rimettere: nonostante i robusti singulti della sua gola, tutto ciò che le uscì dalla bocca fu saliva. Tentò e tentò ancora, mentre le lacrime scivolavano leste dai suoi occhi, scorrendole una dietro l’altra lungo le guance, implacabili.
Una voce ruppe il silenzio.
“Che cosa stai facendo?”.

“Allora, ragazzi! Andiamo nel parco? Guardate quanta neve!”
Grace era assurdamente entusiasta, felice come una bambina. Scorpius ridacchiò appena, nel vedere lo sguardo scettico che Jake – di pessimo umore – le aveva appena rivolto da sotto le scure sopracciglia sollevate. Smise immediatamente di ridere, fulminato da un’occhiataccia di quest’ultimo.
Non che ci voglia molto a capire come mai Jake è di umore nero!
Grace aveva avuto la caritatevole idea di condividere il Natale anche con quel misantropo di Adrian Goldstein, il quale si era mantenuto per tutta la giornata in cupo e religioso silenzio, rivolgendo di tanto in tanto delle furenti – e inspiegabili – occhiate a Jacob.
E naturalmente Jake si è indisposto da morire.
Tutti e quattro si diressero verso il parco: Grace era felicissima, Scorpius divertito, Jacob irritato e Goldstein perlopiù rassegnato. I tre ragazzi assecondarono il desiderio di Grace di fare una battaglia di neve, e presto gelidi proiettili bianchi cominciarono a volare in ogni direzione.
“Ehi!”
Un lancio particolarmente preciso di Goldstein aveva colpito Jacob alla testa, colmando di neve il suo orecchio destro. Scorpius e Grace si immobilizzarono, colpiti dall’eccessiva reazione dell’amico, che aveva gridato rabbiosamente in faccia ad Adrian.
“Mi dispiace,” si scusò quest’ultimo, con un’espressione tutt’altro che dispiaciuta. “Era difficile da schivare, lo so...”
“Non è stato un caso, questo tiro! E’ tutto il giorno che mi guardi malissimo, si può sapere che cosa vuoi?”
“A quanto pare la tua immaginazione è molto viva, o forse soffri di allucinazioni?”
Jacob rise.
“Ma guardati, Goldstein! Non sei neanche capace a insultare qualcuno come si deve.”
“Sono solo educato, al contrario di te.”
“Sei educato quando guardi la mia ragazza come se volessi saltarle addosso?”
Adrian parve toccato, poiché cominciò ad alzare i toni.
“Questo non c’entra niente!” gridò.
“C’entra eccome!” urlò di rimando Jacob. “Tu non hai niente a che fare con Dominique, e mai lo avrai!”
“E proprio qui che sbagli!”
Grace e Scorpius si scambiarono un’occhiata preoccupata, chiedendosi se non fosse il caso di intervenire. Le grida dei due ragazzi riecheggiavano nel parco deserto.
“Che cosa intendi dire!?”
“Lascia perdere! Tanto non potresti arrivarci.”
Jacob ringhiò, prima di gettarsi contro Adrian e cominciare a prenderlo a pugni. L’altro reagì immediatamente, colpendo l’avversario dovunque riuscisse a prenderlo.
Grace estrasse la bacchetta.
Impedimenta!” gridò.
I due ragazzi vennero bruscamente sbalzati in direzioni opposte, e continuarono a guardarsi in cagnesco per qualche minuto, tutti rossi in faccia.

“Che cosa stai facendo?”
Il cuore in gola, Dominique si volse. In piedi alla porta del bagno, Rose la scrutava con serietà. Le si avvicinò, si lasciò cadere in ginocchio accanto a lei.
“Perché?” le sussurrò.
“Perché sono una bugiarda.”
“Vomitare trasforma in verità le tue menzogne?”
Dominique – il mento che iniziava a tremare e la voce rotta – guardò la cugina dritta negli occhi.
“No, ma le fa apparire meno gravi... per un po’.”
Rose continuò a guardarla con gravità. Era proprio questo, ricordò Dominique, che in passato tanto apprezzava della cugina. Chiunque altro a quel punto avrebbe sorriso, avrebbe promesso che si sarebbe risolto tutto. Ma non Rose: lei sarebbe rimasta serissima e decisa, e non avrebbe promesso nulla.
Avrebbe agito e basta. Così in effetti fece: la aiutò ad alzarsi, le gettò un po’ di acqua sul viso e la trascinò in camera per un braccio, costringendola a sedere sul letto.
“Quali sarebbero queste bugie, sentiamo” la interrogò.
Dominique guardò da un’altra parte, senza accennare a rispondere.
“Continuare a mentire,” riprese Rose “non farà altro che rendere ancor più intricata la situazione. Dovresti iniziare a dire la verità, se vuoi che qualcosa cominci a risolversi.”
“Ma quanto sei ipocrita,” sibilò Dominique in risposta, punta sul vivo. “Non fai altro che mentire a te stessa da anni, Rose.”
L’altra parve toccata dalle sue parole. Deglutì, contraendo appena le labbra.
“Che cosa intendi?” mormorò, scossa.
Erano due anni che Dominique si tratteneva: da quando la piccola, dolce Rose aveva cominciato a comportarsi in maniera scriteriata, aveva faticosamente resistito alla tentazione di scaricarle addosso tutto ciò che pensava del suo cambiamento repentino, ossia che era tutta una patetica, ridicola, sciocca, avventata e controproducente farsa. Ma adesso, non riuscì più a contenersi.
“La ragazza che da due anni fingi di essere,” sbottò “non sei tu! La vera Rose non salterebbe continuamente da un letto all’altro! Non avrebbe allontanato tutti da sé senza un motivo!”
“Cosa ne sai?” replicò duramente Rose. “Cosa ne sai tu di me?”
“So che non sei davvero così! E vorrei davvero capire come mai fingi di essere qualcuno che non sei, visto che questo ti fa solo del male!”
“Io invece vorrei capire come mai continui a mentire e vomitare, visto che questo ti fa solo del male!”
“Ti rendi conto di tutto quello che hai fatto in questi due anni? Come hai trattato te stessa per tutto questo tempo?”
“Tu come hai trattato gli altri? Non sei migliore di me!”
“Lo so che non sono migliore di te! Facciamo entrambe schifo, d’accordo?”
Restarono a guardarsi per qualche istante, in silenzio. Poi, Rose capitolò.
Sei identica a tua madre, Rose!” esclamò. “Chissà se sarai brava come tua madre, Rose! Sicuramente hai preso da tua madre, cara! Tutti così, capito? Tutti la mamma di qua, la mamma di là! Sei uguale a lei! Devi essere intelligente quanto lei! Io volevo solo essere diversa. Volevo soltanto distinguermi per qualcosa che fosse mio, e mio soltanto... solo che... non so. Qualcosa deve essersi inceppato, a un certo punto. Qualcosa è andato storto, ecco, e ora non si può più risolvere niente.”
Cadde il silenzio. Rose – che era crollata sul pavimento – si raggomitolò su se stessa, scossa dai singhiozzi. Dominique, addolorata, si lasciò scivolare accanto a lei.
“Sai, Rose,” mormorò. “Sono andata a letto con Adrian Goldstein, la sera di Halloween.”
I singhiozzi dell’altra improvvisamente si placarono. Rose si sciolse dalla sua posizione rannicchiata, voltandosi verso di lei.
Quell’Adrian Goldstein?” chiese, allibita. “Il caposcuola Grifondoro?”
Dominique annuì con aria funerea. Per un lungo istante, le due cugine si guardarono.
Inaspettatamente, Rose scoppiò a ridere, seguita a ruota da Dominique
“Dom, ascolta,” riuscì a dire. “Ne usciremo, capito? Usciremo dalle bugie, e lo faremo insieme”.




¹ Il Doxy spesso viene scambiato per una Fata benché si tratti di una specie piuttosto diversa. Come la Fata, possiede una minuscola forma umana, anche se nel caso del Doxy è ricoperta di folto pelo nero e ha un paio di braccia e di gambe in più. Ho pensato che il piccolo Fred jr. dovesse assolutamente trovare un soprannome canzonatorio per la sorella, e Roxy-doxy mi è sembrato gloriosamente magnifico.

Note dell’Autrice
Spero abbiate notato che la trama si distacca sempre di più da quella di Gossip Girl. Pian piano, diventerà ancora più diversa! Diciamo che il sequel di Gossip Witch avrà poco a che fare con la serie TV. Comunque, qui inizia ad emergere Rose, che fin’ora ha avuto decisamente poco spazio. E... beh, le fan di Jacob dopo questo capitolo mi vorranno strozzare, credo.
Non glielo permetterò, mia cara. Ti strozzo prima io.
Oh, salve, Jake! Beh, mi dispiace... ma ai fini della trama era necessario, bello mio! Non potevo proprio evitarti questa figuraccia.
Ma farmi colpire all’orecchio da Goldstein, Daph? Sei uscita di cervello?
Lo so, è una dura umiliazione.
Comunque, sto pubblicando una raccolta di drabble Lucy/Scorpius (Ten things Scorpius Malfoy loves about Lucy Weasley). E Rose è Kathryn Prescott.
Grazie a tutti voi <3
Daph.













 
   
 
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