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Autore: _montblanc_    09/10/2011    10 recensioni
«Mi sono risvegliata in mezzo alla foresta di Konoha e mi sono detta: ”Beh, non è un male, infondo è sempre stato il mio sogno”, ma poi l’Hokage mi aizzato contro un gruppetto di Anbu e tutto è degenerato...» stava sbraitando la ragazza, una certa isteria nel tono di voce.
~
«Vuoi unirti all’Akatsuki?» domandò di rimando lui, senza distogliere lo sguardo dal combattimento; si stava visibilmente spazientendo.
Vuoi unirti all’Akatsuki? VUOI UNIRTI ALL'AKATSUKI?! Certe cose non si chiedevano così! Non ci si poteva mettere un minimo di introduzione tipo “Ehi, ciao! Ma lo sai che anche se non sei una ninja e non sai un emerito cippolo di come ci si comporti in una battaglia, saresti un membro eccellente nell’Akatsuki? Eh? Che ne pensi?”.
Se lo faceva in modo così diretto e, sopratutto, ad una che non desidera altro nella vita - in mia difesa potevo solo dire che ognuno merita di avere le proprie ambizioni-, questa, poverina, rischiava l’infarto. Ed io non ero Kakuzu, a me ne bastava uno per rimanerci secca.
(Ho cominciato a scrivere questa storia veramente tanto tempo fa, quindi sto piano piano riscrivendo i vecchi capitoli nel disperato tentativo di renderli più leggibili)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Altri, Deidara, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Capitolo 28:
Deidara:
- Secondo te come reagirà, Danna?- domandai perplesso al rosso che, in quel momento, stava lavorando su un “ammasso di legno non ben identificato”.
Erano diversi minuti che avevamo lasciato Fuko e Pain soli in quella stanza e ancora non avevamo percepito neanche un urletto isterico da parte della ragazzina.
Questa era una cosa veramente preoccupante.
- Non lo so.- rispose Sasori, armeggiando con uno strano coltello.
Non riuscivo a capire come facesse a dimostrarsi così tranquillo e freddo anche in una situazione del genere. Era una cosa veramente irritante.
Probabilmente, avrebbe finito per odiarci. Si, doveva sicuramente essere così.
Non le avevamo raccontato la verità e avevamo anche preteso che lottasse per salvarci.
Effettivamente l’idea di ingannarla non era stata delle migliori, ma il capo aveva ritenuto che fosse meglio così.
Dicendole che poteva fare quello che voleva soltanto desiderandolo, infatti, temeva che lei potesse mandare a quel paese l’organizzazione e fare di testa sua.
Ora invece, dopo che – secondo il capo- lei si era affezionata a noi, non avrebbe più potuto farlo.
- EEEEEEEEEEEEH?!-.
Il suo urlo sconvolto risuonò per tutte le pareti del covo.
Io e il marionettista rimanemmo in ascolto, cercando di capire cosa stava facendo in quel momento.
L’unica cosa che riuscimmo a sentire furono i suoi passi “leggiadri” e, dopo poco, il rumore di una sedia che si spostava.
Insospettito uscii dal mio nascondiglio – per una volta il rosso mi aveva concesso di entrare nella sua stanza- e mi diressi dalla cucina, da dove sentivo provenire dei rumori sospetti.
- Fu, tutto bene?- domandò il rosso che mi aveva seguito.
Ci affacciammo dalla porta: la ragazza era china sul tavolo, la testa appoggiata sulle mani.
Stava...piangendo?
Non feci in tempo a muovere un passo che la ragazzina si voltò verso di me.
- Secondo voi posso far comparire un gelato?- mi chiese ingenuamente, lasciandomi spiazzato.
- Un gelato...- ripetei, cercando di accettare se, effettivamente, avesse detto proprio quella parola.
Lei annuì, convinta.
- Non un gelato qualsiasi però!- fece, con tono cospiratorio – Ne voglio uno gigantesco, ricoperto di panna e con una ciliegina sulla cima! Ho sempre desiderato mangiarne uno così!- esclamò trasognante.
Vidi Sasori passarsi una mano in faccia, esasperato.
Quasi sobbalzai vedendo che, semi nascosto sotto il suo palmo, un sorriso increspava le sue labbra.
Sbuffai: ora mi erano anche venute le visioni! Maledetta mocciosa!
- Uffa, ma non ci riesco! E ti pareva che anche questo potere era una ciofega?- sbottò la biondina, alzandosi di scatto dalla sedia – E per di più adesso Fuko sta con Orochimaru e, oddio, con quello stupido Uchiha che prima uccide Itachi e poi lo vuole vendicare, ma io dico?- iniziò a borbottare, percorrendo a grandi passi la cucina – E tra poco DeiDei si farà esplodere e se ci riesce Tobi gli fotterà il posto. Quel maledetto lecca-lecca gigante...Non mi sembra che stia andando proprio nulla come voglio io!-.

Diverse settimane dopo...
Fuko:
Ero nuovamente da sola.
Pain aveva mandato Sasori e Deidara a catturare il Tricoda ed io ero stata mollata al covo che, potevo giurarlo, non era mai stato così vuoto e freddo.
Che tristezza...neanche mangiare tutte le schifezze possibili ed immaginabili che ero riuscita a trovare là dentro mi aveva messo di buonumore.
Guardai affranta la superficie del tavolo ormai ricoperta da bicchierini di vetro e scodelle.
Avevo dato fondo alle nostre scorte ed in più mi toccava anche ripulire.
- Che palle però!-.
- Ambra-chan, ciao!- mi salutò qualcuno, facendomi eseguire un triplo salto mortale dalla sedia che avrebbe costretto anche l’indifferenze signore delle marionette a complimentarsi con me una volta tanto.
Atterrai accanto al muro – probabilmente se non fosse stato per le stampelle che avevano attutito la caduta le mie gambe rotte non mi avrebbero sorretta-, su cui mi schiacciai il più possibile una volta che individuai la fonte del suono.
Davanti a me, senza la cappa dell’Akatsuki – ovvio dato che non era ancora crepato nessuno- ed una ridicola maschera arancione c’era Tobi, o meglio, c’era la versione rincitrullita di quello che un tempo veniva chiamato Madara Uchiha. Ovvero il personaggio per eccellenza che più mi faceva paura.
- Oh porca di una miseria...- sussurrai, neanche tanto piano.
Il fatto che fosse riuscito a venirmi così vicino senza che me ne accorgessi mi doveva dare da pensare: o io ero veramente scarsa come ninja o lui era dannatamente abile sotto quella finta maschera da imbecille.
- Non essere spaventata!- iniziò lui.
- O-ok, fino a che ha la voce da idiota va tutto bene!- pensai sollevata, ma non potei fare a meno di arretrare nuovamente, quasi volessi entrare dentro al muro.
- Tobi is a good boy.- mi rassicurò, ma ciò non fece altro che spaventarmi maggiormente.
Terrorizzata a morte – prima mi compariva alle spalle e poi pretendeva di instaurare un dialogo - afferrai la prima cosa che mi capitò a tiro – un piatto - e glie lo scagliai contro.
Nonostante quello gli fosse passato attraverso io non mi rassegnai e cominciai a tirargli addosso tutte le stoviglie che avevo a portata di mano seguite a ruota dalle sedie, il tavolo e il divano – come avevo fatto a sollevarlo non lo sapevo neanche io...sarà stato l’stinto di sopravvivenza-.
Dopo che gli ebbi rivoltato contro l’intera mobilia della cucina lui era ancora illeso mentre io ero distrutta per lo sforzo.
- Davvero Ambra-chan, calmati!- tentò, ma in quel momento il mio cervello non faceva che dirmi di scappare.
Mi guardai intorno, smarrita: non c’era niente che potessi usare per malmenarlo.
Solo allora mi venne l’illuminazione.
Di corsa presi a frugare in un cassetto e ne tirai fuori una mannaia da cucina – la mia mannaia da cucina, tra l’altro-.
- C-cosa vuoi fare con quella?- domandò preoccupato, come se non sapesse che io sapessi – gioco di parole- che lui era Madara e che non potevo fargli un fico secco.
Determinata come non mai partii all’attacco contro di lui che, per schivarmi, mi lasciò aperto un passaggio.
Come un fulmine percorsi la distanza cucina- uscita del covo nel modo più veloce che potessi fare con due gambe rotte ma, proprio quando pensai di essere salva, qualcosa mi si parò davanti. Qualcosa di dannatamente simile ad un cavolo con la faccia.
L’urlo che piantai fu così forte che Zetsu fu costretto a tapparsi le orecchie.
Arretrai nuovamente rischiando, per altro, di spaccarmi il collo cadendo dalle scale.
In quel momento, dalla parte opposta del corridoio, arrivò anche Tobi.
- Sono fottuta...- pensai terrorizzata.
Dando sfoggiò delle mie grandi capacità ninja voltai le spalle alla pianta umanoide – non era lei che mi preoccupava- e mi rivolsi verso Madara incrociando le dita fino a formare una croce.
- Vade retro! Vade retro, Satana!- cercai di esorcizzarlo.
- Ma sta bene?- sentii chiaramente dire dalla parte bianca di Zetsu che, probabilmente, doveva trovare la situazione molto esilarante dato che si era messo a ridere senza il minimo tatto.
Io me la stavo per fare addosso dalla paura e lui sghignazzava senza ritegno? Era deciso: quella pianta andava estirpata. E dire che, almeno da disegno, Zetsu mi stava simpatico!
- Esci da questo corpo!- continuai, ignorando l’altro membro dell’Akatsuki.
Ci mancava solo che cominciassi a tirargli contro l’acqua santa e stavamo apposto.
- Calmati! Sono venuto solo perché volevo conoscerti!- m’informò Tobi, la voce ancora, per fortuna, strana ed acuta.
- Io sono Ambra, molto piacere.- mi presentai, velocemente – Ora ci conosciamo. Quella è la porta, fai attenzione sulla via del ritorno, dovunque tu voglia ritornare.-.
Detto questo girai i tacchi e mi andai a chiudere in camera mia: magari avrebbe afferrato il concetto e si sarebbe deciso a levare le tende.
Ovviamente no dato che mi seguì persino lì dentro.
Bé, almeno, ora che avevo vicina la mia falce mi sentivo più tranquilla: anche se, molto probabilmente, l’unica cosa d’effetto che avrei potuto fare era usarla per tagliarmi la gola per conto mio.
- Ambra-chan! Non devi avere paura di me!- ripeté per l’ennesima volta.
- Tobi is a good boy!- conclusi per lui, in un’imitazione veramente scarsa.
Ok, mi ero pure messa a prendere in giro Madara Uchiha, io non stavo bene. Ero proprio masochista.
Tobi mi lanciò un’occhiata confusa da sotto la maschera – o almeno credo-.
Bene, ora mi rinchiudeva in un illusione e mi pestava a morte. Grandioso!
Puntai lo sguardo altrove, cercando di pensare a qualcosa di più piacevole al fatto di avere un Uchiha potenzialmente assassino a meno di due metri di distanza da me.
Mi soffermai sulla scrivania dove, in bella mostra, risiedeva un po’ dell’argilla esplosiva di Deidara: chissà, magari avrei potuto lanciargliela addosso per distrarlo...No, probabilmente sarei riuscita solo a rovinare il parquet.
- Allora? Cosa c’è?- squittii.
Quasi quasi aprivo un vuoto spazio-dimensionale e mi ci lanciavo dentro.
- Non devi per nessuna ragione uscire dal covo.-.
Le parole del capo mi risuonarono nella testa, ricordandomi della stupida promessa che avevo fatto pensando: - Ma che cosa mai potrebbe accadermi?-.
Non potevo prevedere di rimanere chiusa dentro alla mia camera con Madara Uchiha.
Il fatto che Tobi fosse andato a chiudere la porta a chiave doveva seriamente mettermi in allerta.
Probabilmente avrei dovuto pensare ad una cosa del tipo:
- Questo qui mi fa nera! Mi tortura con lo sharingan!- all’incirca.
Ma non riuscivo a pensare ad altro che:
- Brutto vecchio maniaco pervertito! Ora questo mi stupra!-.
Deglutii a vuoto.
Stare con Hidan mi aveva reso un po’ troppo incline a fare sempre, e dico sempre, certi pensieri.
Mi misi dietro al letto di Deidara, tentando, inutilmente, di riacquistare un po’ di sicurezza.
- Ambra...- iniziò, facendomi sobbalzare.
Cazzo no! Il tono di voce serio no!
Il cuore prese a pulsarmi così velocemente che, se non avesse pensato lui a sterminarmi, sarei morta per conto mio d’infarto.
Tentai inutilmente di calmarmi.
Quello mi uccideva. Quello mi faceva completamente fuori.
- Perché fai quella faccia?- mi domandò, alludendo probabilmente alla mia espressione alla: “Urlo di Munch”.
Io scossi la testa, senza sapere cosa dire.
“ La prego, non mi ammazzi ora! Perché non ci prendiamo un té con le tazzine con cui ho cercato di ucciderla?”.
- Il motivo per cui sono venuto è Itachi.- annunciò – Tu sai del mio piano, giusto?- mi chiese e, senza aspettare che rispondessi, continuò – Dunque, capirai che, con Itachi in vita, attuarlo non sarà possibile. Il motivo per cui ho ordinato a Pain di richiamarti qui è quello di preservare la vita dei membri dell’Akatsuki, ma devi lasciare che Itachi muoia per mano di Sasuke.-.
- Ma povero Itachi!- esclami involontariamente, alzando il tono di voce di qualche ottava.
L’occhiata che mi rivolse era palesemente chiara: - Tieni più alla tua o alla sua di vita?-.
Ciò provocò una mia lenta – e neanche tanto- ricaduta.
Da “persona spaventata ma che cerca di tirare avanti in qualche modo” passai a “persona decisamente terrorizzata che non sa più cosa fare per salvarsi la pelle”.
Mi dispiaceva per Itachi, insomma, povero cucciolo! Io non volevo che morisse!
Dato che, però, infondo lui lo voleva fare e Madara mi avrebbe uccisa se non glie lo avessi permesso probabilmente era il caso di lasciare che il destino facesse il suo corso.
Ma non potevo semplicemente girarmi da un’altra parte mentre quel povero Uchiha – l’unico di quella stramaledetta famiglia che non odiavo- si decidesse a tirare le cuoia.
- Cosa rispondi?- mi domandò seriamente incuriosito il lecca lecca, che nel frattempo si era comodamente seduto sul mio letto.
- Pesano gli anni, eh?- ridacchiai io, prima di schiaffarmi una mano sulla bocca.
Perché cazzo avevo detto una cosa del genere?
Il fatto che l’Uchiha non si mi avesse ancora malmenata con l’attaccapanni che risiedeva placidamente accanto a lui dopo un’affermazione del genere era, in un qualche modo, rassicurante.
O lui, prima di venire qui, si era fatto un intruglio di camomille e tisane, si era preso del valium, aveva dei tappi alle orecchie o era la volta buona che il mio potere funzionava.
Si, certo! Da quando in qua mi succedeva? Era ovvio che Madara doveva essersi fatto una lunga doccia di pazienza.
- Prego?-.
- Ignorami, sono stupida. Credimi, sono veramente un’idiota.- sospirai io, passandomi una mano sulla faccia.
- Ci credo.- mi assicurò, guadagnandosi una mia occhiata adirata che, probabilmente, in confronto a quelle che mi stava lanciando lui da sotto la maschera, era uno sguardo alla Bambi.
Che fai brutto imbecille prendi per il culo?
Mi limitai ad annuire, incassando, silenziosamente – almeno per una volta- il colpo.
- Allora?- m’incitò, incrociando le braccia.
- Allora cosa?- ripetei io, scocciata.
- Hai intenzione di aiutarmi?-.
- Oh...la cosa di Itachi...- mormorai, ricordandomene improvvisamente.
Bè, secondo me, mio caro Madara, questo non è il modo giusto per rapportarsi con il mondo.
Perché fare una guerra? Perché riunire tutti i bijuu se essi sono stati accuratamente divisi in passato?
Insomma, ci sarà un motivo se quel povero Cristo con il Rin’negan – l’antenato di tutti gli shinobi- li aveva divisi, no?
Il fatto che lui si fosse alzato, mi terrorizzò a morte.
Se stava venendo verso di me non era, evidentemente, per vedere chi dei due era più alto – anche perché era palese che lui mi sovrastasse largamente-.
Zompettai goffamente sulle stampelle, cercando di allontanarmi dalla sua figura opprimente mentre, involontariamente, cominciavo a lanciare sguardi smarriti per la stanza.
Non c’era nulla di vivo che sarebbe potuto venire in mio soccorso lì dentro e nutrivo seri dubbi che Zetsu venisse a salvarmi.
Dove accidenti erano Deidara e Sasori quando mi servivano? Anzi, per quale cavolo di ragione sparivano proprio nel momento del bisogno?
Mentre ero occupata a lanciare imprecazioni contro i due artisti non mi accorsi che Tobi mi era arrivato decisamente troppo vicino.
- Calmati e dammi una risposta.- mi ordinò, mettendomi una mano sulla spalla.
Non feci in tempo a pensare a cosa quell’azione avrebbe potuto portarmi che avevo già fatto la cazzata, tanto per cambiare.
Mi dissi solo:
- Cavolo! Ora è tornato un corpo solido!- prima di tirargli un’immane “stampellata” nei gioielli di famiglia.
Si, avevo appena castrato Madara.
  
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