La
litania continua, canto spezzato.
Le gole
sono dilaniate da quei nomi insanguinati, ripescati dal buio di un incubo da
freddi guardiani.
I volti
candidi dei presenti portano segni di sofferenze nascoste, visibili solo sotto
la luna spettrale che sorveglia le strade.
I morti
cavalcano la pietra nera, cavalcano tutt'intorno, e non smettono di urlare.
Ma nella
memoria, ridono sempre.
Piangono,
sorridono. Cantano. Canzoni rotte e scordate.
Tutto è
andato dimenticato. Tutto.
I volti.
Gli sguardi. Le storie.
E i
nomi. Quei nomi che contenevano il mondo.
Tutto è
andato scordato.
E adesso
tutto riaffiora dalla nebbia, triste fantasma di quel che è stato.
Tutto
riaffiora, insieme al dolore.
Il
dolore della vita.
Sembra
raccontarla il vento, la triste maledizione dei popoli gitani.
Sembra
sussurrarla il vento, rivolto alla luna.
E al
cielo.
Quel
cielo, buio.
Atrocemente
buio…