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Autore: Vanderbilt    10/10/2011    14 recensioni
Bella, ragazza di diciotto anni con una famiglia apparentemente perfetta. Desidera innamorarsi per la prima volta.
Edward, un passato difficile, non si è mai innamorato.
Entrambi si conosco da molti anni, ma non sono mai riusciti ad instaurare un rapporto a causa del carattere introverso di Edward.
Abitano a Savannah, sognano di andare al college, ma ora dovranno affrontare l'ultimo anno di liceo, pieno di imprevisti a grattacapi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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I've been losing so much time

 

All of the things
That I want to say
Just aren’t coming out right
I'mm tripping on words
You got my head spinning
I don’t know where to go from here

Lifehouse, You And Me

I giorni passarono in fretta tra scuola, compiti e uscite con le mie amiche. Rose, esattamente due settimane dopo la sfuriata in mensa, iniziò a uscire con un ragazzo del nostro stesso anno, ma di un altro liceo. Ce lo fece conoscere pochi giorni dopo e sia io che Alice rimanemmo sorprese da David; era un ragazzo tutto il contrario di ciò che era Emmett. David era molto posato e quasi impostato nei suoi comportamenti, mentre Emm era sempre imprevedibile e seguiva una teoria di vita tutta sua: divertirsi sempre e comunque, questo era il suo motto.

Se non avessi mai conosciuto Emmett e non sapessi quanto fosse perfetto per Rosalie, David sarebbe stato un valido sostituto. Ma così mi sembrava che quest'ultimo frenasse Rose nel suo carattere allegro e giocoso, che usciva troppo di rado con persone a lei estranee.

Nel frattempo i miei genitori decisero di passare un weekend in compagnia dei loro amici, i genitori dei Cullen e degli Hale.

Mi feci una doccia veloce e mi vestii abbastanza pesantemente. Una temperatura del genere non si vedeva da anni a Savannah. Qui il clima era sempre caldo, raramente le temperatura scendevano sotto i quindici gradi, come stava succedendo in quel periodo.

Quando scesi in cucina per fare colazione trovai tutto apparecchiato e un biglietto affianco ad un croissant con su scritto: "Tesoro, siamo partiti all'alba, fai colazione e fila da Rose! Ti chiamiamo in giornata. Mamma e papà".

Bene, ultimamente li vedevo poco e niente. Tra gli orari da sceriffo di papà, il lavoro da commessa di mamma e le mie uscite con Alice e Rose dopo la scuola, era già tanto se a cena riuscivamo a incontrarci e cenare insieme.

Non persi altro tempo e alle nove e trenta uscii di casa e salii in macchina, la mia bellissima Audi A3 bianca con i vetri neri. Arrivai a casa di Rose in meno di mezz'ora e notai che nel vialetto erano già presenti le macchine dei fratelli Cullen.

Posteggiai e andai a suonare alla porta, dove mi aprì Edward.

«Ciao, entra pure, gli altri sono in giardino». Edward era sempre così educato e gentile, eppure usava quel tono di voce formale.

Si mise di lato e mi lasciò passare chiudendo la porta dietro di me.

«Grazie. Cosa stanno facendo? Sì, sarà anche una bella giornata, ma stare in giardino non è il massimo con questa temperatura», esclamai. Fuori ci saranno stati dieci gradi! Cosa del tutto nuova a Savannah.

«Ti sorprenderà scoprire che in realtà si sta bene fuori. Rosalie ed Alice sono entrate in versione lucertole». Era la prima volta che mi diceva una frase così lunga. Stavamo facendo progressi!

Lo guardai e non potei fare a meno di pensare quanto fosse bello. Un ragazzo diverso, mi aveva sempre intrigato per questo.

Mi sorrise leggermente vedendo che lo fissavo e poi iniziò a camminare verso il giardino. Io lasciai subito per terra il mio borsone e lo seguii fuori.

Varcammo insieme la porta scorrevole in vetro e rimasi scioccata nel constatare che era presente anche David. Non mi accorsi nemmeno di essermi fermata, finchè Edward non mi sussurrò nell'orecchio con quella voce sensuale: «Io ho avuto la tua stessa reazione, manca poco ed Emmett darà in escandescenza. É un po' che è fermo in quella posizione e fissa David come se volesse ammazzarlo per avergli rubato Rosalie». Rimasi stupefatta dalle parole di Edward.

«E tu come...?», chiesi sorpresa.

«Come ho fatto ad accorgermi della situazione? Sarò anche taciturno, ma gli occhi ce li ho anch'io». Mi sembrò di scorgere un po' di sofferenza nella voce di Edward.

«Scusa, non volevo insinuare nulla, solo pensavo che tranne me, Alice e Jazz nessun altro sapesse della situazione intricata in cui si trovano», dissi come se volessi discolparmi da qualcosa.

Questo scambio di battute si svolse tramite sussurri, e quando mi girai verso Edward trovai il suo viso vicinissimo al mio. Subito entrambi ci allontanammo imbarazzati ed io mi schiarii la voce per farmi notare dagli altri.

Si girarono tutti verso di noi e mi salutarono allegri, tranne Emmett che aveva una voce da funerale.

La mattinata passò così, nel giardino stupendo di Rose e Jazz, con prato inglese, piscina, comode poltroncine e un dondolo, parlando del più e del meno e rilassandoci.

All'ora di pranzo David tornò a casa sua e mentre Rose lo accompagnò alla porta, tirammo un sospiro di sollievo.

Emmett non aveva parlato per tutta la mattinata, lanciando qualche frecciatina verso la nuova coppietta e facendo lo scontroso. L'aria che si respirava era insostenibile.

«Emmett si può sapere cosa ti prende? Se continui così anche nel pomeriggio puoi tornartene pure a casa tua!». Rose appena tornò iniziò a sbraitare contro il povero Emmett.

«Non mi prende un bel nulla! Il weekend è per noi e tu inviti quel damerino da quattro soldi! Potevate anche andare da un'altra parte per sbaciucchiarvi e stare appiccicati come delle cozze allo scoglio!». Emm tirò fuori il suo risentimento per la mattinata.

Rose si avvicinò a lui puntandogli un dito nel petto e gridò ancora di più.

«Io faccio quello che voglio con il mio ragazzo hai capito?! Si da il caso che non facessi nulla di così diverso da quello che stava facendo tua sorella! Ma come diavolo sei diventato? Non ti riconosco più!», rispose Rose.

«Sono io che non ti riconosco più Rose! Da un giorno all'altro hai iniziato ad ignorarmi e starmi il più lontano possibile! Non mi rivolgi la parola se non sei obbligata! Sei arrabbiata con me da più di due mesi, eppure non ho fatto nulla!», urlò Emmett alzandosi dalla sdraio. La sovrastò in altezza di almeno venti centimetri, e Rose era alta un metro e settantacinque!

Nessuno dei presenti osò intromettersi, non avevamo nemmeno il coraggio di andarcene. Conoscendoli saremmo dovuti intervenire per mettere fine al litigio, altrimenti potevano continuare a discutere per tutta la giornata!

«Ti sei mai chiesto il perchè? Sei mai venuto a chiedermi qualcosa?! Ora non fare la persona che si sente ferita!», disse Rose inviperita.

«Certo che mi sento ferito! Mi sono chiesto centinaia di volte cosa avesse rotto il nostro rapporto, ma non ho mai trovato una risposta. Ti credevo un'amica e invece ti sei rivelata tutt'altro!». Emmett stava entrando nel nocciolo della questione. A questo punto spettava a Rose decidere se rivelargli la verità o chiudere qui il discorso.

«Un'amica?! Quando mai il nostro rapporto è stato da normalissimi amici? Due amici si baciano secondo te?!». A questa rivelazione rimanemmo a bocca aperta. Rose non aveva mai raccontato nulla su questo bacio!

«Cosa?! Vi siete baciati?! Quando? Come? Dove? E perchè io non ne so nulla?». Alice partì con la sua sfilza di domande. Solo Jazz, al suo fianco, riuscì a zittirla, anche se, comunque, entrambi non la calcolarono minimamente.

Edward era di fronte a me e avevo notato quanto tutto questo lo avesse lasciato impassibile, fino alla scoperta del bacio! Questo aveva sconvolto anche lui.

«Rose ne avevamo già parlato prima che tu partissi. Non mi sembrava che la cosa ti avesse sconvolto tanto. Ti ho chiesto scusa mille volte per la mia aventatezza di questa estate! É questo che ti ha fatto comportare così nei miei confronti? Se è così mi dispiace. Vorrei che tornasse tutto come prima!», disse Emmett animato da un forte fervore.

E così il bacio era avvenuto durante la mia vacanza nello Utah?!

Seguimmo lo scambio di battute come se fosse stata una soap opera. Volevo con tutta me stessa che finalmente risolvessero i loro problemi e questo weekend poteva aiutarli.

«Non capisci?! Niente può tornare come prima! Qualcosa nel nostro rapporto si è rotto! Il nostro equilibrio è svanito quando abbiamo varcato quella soglia!», disse Rose.

Entrambi avevano abbassato il tono di voce e Rose era indietreggiata di qualche passo, trovandosi vicino al bordo della piscina. Ancora qualche passo e sarebbe caduta in acqua.

«Non puoi dire una cosa del genere Rose! Non sopporto più questa situazione che si è venuta a creare tra noi, voglio, anzi pretendo, di risolvere i nostri conflitti», esclamò Emmett amareggiato.

«Emmett perchè non vuoi capire? Non si può risolvere nulla, come te lo devo dire? Non riesco e non voglio! Non mi sentirei più a mio agio con te. Ora mi va bene il nostro rapporto ridotto al minimo. Sto meglio io!». Rose era davvero esasperata. Continuò a gesticolare e la sua voce si incrinò sempre di più. Non aspettò la risposta di Emmett, aprì la portafinestra e rientrò in casa a passo sostenuto, lasciando lui sconvolto e senza parole.

Erano arrivati ad un bivio, o prendevano una strada, che li avrebbe resi felici, oppure l'altra, quella che li avrebbe segnati per sempre. A questo punto non potevano tornare indietro.

Per tutto il pomeriggio ognuno si fece gli affari propri. Il litigio avvenuto all'ora di pranzo aveva sconvolto un po' tutti. Rose ed Emmett si erano chiusi nelle camere da letto. Jazz ed Alice erano usciti ed io ero rimasta in sala a guardare la tv. Edward, invece, era sparito. Verso le diciotto decisi di spegnere la tv, dov'era iniziato il programma di Oprah Winfrey, e andai a prendere una boccata d'aria nel meraviglioso giardino della villa. Avevo tutta l'intenzione di sedermi sul dondolo e rilassarmi, ma appena arrivai lo trovai occupato.

Edward stava leggendo un libro; aveva la fronte corrugata e ogni tanto rilasciava un piccolo sospiro. Non si era accorto della mia presenza e ne approfittai per leggere il titolo del libro.

«Acqua agli elefanti, scelta interessante». Al suono della mia voce sobbalzò e mi guardò dritto negli occhi.

I suoi occhi erano di un verde intenso, non acquoso come solitamente erano gli occhi di quel colore.

«L'hai letto anche tu?», mi chiese dolcemente.

«Sì, è uno dei miei libri preferiti. L'ho appena prestato ad Alice, anche se dubito che lo leggerà», dissi sorridendo.

«Allora questo deve essere il tuo libro. L'ho visto in camera di Alice e mi ha incuriosito. Ho iniziato a leggerlo ieri sera ed è difficile staccarsi da questa lettura. Posso tenerlo finchè non lo finirò?», mi chiese.

Edward ed io stavamo facendo progressi. Le nostre conversazioni erano sempre più lunghe.

«Certo! Appena lo finisci voglio assolutamente sapere cosa ne pensi», gli dissi contenta di aver trovato qualcosa in comune con lui.

«Ci sto! Vuoi sederti?», mi chiese battendo la mano nel posto vuoto affianco a lui.

«Se non ti disturbo», dissi titubante.

«Figurati! Mi fa piacere un po' di compagnia».

Okay, ero davvero sorpresa. Da quando Edward voleva la mia compagnia?

«Ehi, non guardarmi così! Mi fai sentire come un antipatico, scortese che vuole sempre stare da solo!», disse mentre mi avvicinai e presi posto al suo fianco. Lui dolcemente allargò la coperta con la quale si stava coprendo dal freddo e la posò su di me.

In effetti il suo discorso non faceva una piega, ma che cavolo! Mi ha sempre ignorata e trattata come una semplice conoscente!

«Però, ammetterai tu stesso che con me non sei mai stato molto espansivo», le parole mi uscirono di bocca prima che potessi fermarle; «Insomma, sei sempre stato così scostante, a volte mi sono chiesta se ero io il problema», conclusi tristemente.

«No, Bella, non pensare mai più una cosa del genere! Non c'è niente che non vada bene in te, credimi». Il suo tono si fece improvvisamente accalorato, pieno di sentimenti repressi. «Io... non riesco molto ad aprirmi con gli altri... posso essere considerato un asociale, ma chi mi conosce veramente sa che sono semplicemente chiuso e abbastanza timido». Abbassò gli occhi, ma io continuai a fissare il suo viso.

«Tu non dai modo agli altri di conoscerti, nemmeno a me. In fondo ci conosciamo da quando eravamo nella culla», dissi semplicemente come se fosse una constatazione.

In qualche modo le parole dovettero smuovere qualcosa in lui, perchè mi strinsi leggermente al suo fianco per il freddo, si girò completamente verso di me, poggiando un braccio dietro la mia schiena, e mi fece una proposta che mi lasciò spiazzata.

«Lo so, Bella, mi dispiace e a volte vorrei tanto poter tornare indietro, ma non si può. Ora possiamo... posso... provare a recuperare. Potremo iniziare a conoscerci e a diventare amici», mi disse timidamente.

A questa sua proposta i miei occhi si illuminarono come i suoi. Per la seconda volta pronunciò il mio diminutivo e lo fece in modo così musicale e perfetto da farmi venire i brividi!

Ero felice di poter iniziare ad instaurare un vero rapporto con Edward. Era sempre stato un sassolino nella scarpa il fatto che avessi legato con tutti nel nostro gruppo tranne che con lui, senza mai capirne il perchè poi!

«Mi piacerebbe molto Edward!». Quasi urlai la risposta alla sua proposta, tanta era la gioia che sentivo dentro di me.

Lo abbracciai di slancio, mi resi conto dopo della mia avventatezza, ma quando stavo per tirarmi indietro, Edward ricambiò allacciando le braccia intorno a me. Mi sentivo così bene, così a mio agio con lui. Prima d'ora non lo avrei mai pensasto possibile, eppure avevo le braccia strette intorno al suo collo e le sue intorno alla mia vita.

Rimanemmo per un po' di minuti stretti nel nostro abbraccio e poi ci staccammo lentamente. Non c'era imbarazzo tra noi.

«Sono molto espansiva e ti ci dovrai abituare», gli dissi sorridendo e lui fece lo stesso.

«No problem!». E si mise a ridere.

In effetti la situazione era alquanto strana e insolita, ma non sarei tornata indietro per nulla al mondo!

«Ora, visto che dobbiamo recuperare un po' di anni, direi di iniziare a parlare a macchinetta». Volevo sapere tutto di lui!

Parlammo per ore di tutto ciò che ci passava per la mente, senza mai essere in imbarazzo. Mi piaceva il suo modo di fare, come gesticolava quando qualcosa lo innervosiva, il suo sguardo intenso e come puntava i suoi occhi verdi nei miei castani. Quando mi guardava sentivo nascere in me emozioni nuove, mai provate prima d'ora e non sapevo come gestirle.

Il contatto fisico tra noi non era un problema, eravamo sciolti, se ci sfioravamo scattava una scossa elettrica tra noi, eppure eravamo così presi dalla conversazione da non farci caso, o almeno non cercavamo di cadere in silenzi imbarazzanti.

La nostra chiaccherata venne interrotta da Alice e Jasper, i quali vennero a chiamarci per preparare la cena, o meglio Alice mi venne a chiamare per cucinare, visto che lì tranne me e Rose, la quale però cucinava solo dolci, nessuno sapeva muoversi tra i fornelli. Questo era quello che pensai finchè Alice non fece riferimento anche ad Edward per la preparazione della cena.

«Ed, non provare a proporre nuovamente la pasta al forno, è da tre giorni che insisti nel cucinarla!», disse Alice rivolta a suo fratello. Al che io mi girai verso di lui e chiesi spiegazioni.

«Tu sai cucinare?», chiesi ad Edward meravigliata.

«Sì, ho dovuto imparare da mia madre, quando i nostri genitori partono per dei convegni sulla medicina tocca a me cucinare», mi rispose imbarazzato grattandosi la nuca. «Te li immagini Emmett ed Alice ai fornelli? Saprebbero solo combinare dei guai, rischiando così di incendiare la cucina!», proseguì.

All'ultima esclamazione di Edward scoppiai a ridere, soprattutto quando Alice si offese e cercò di trovare delle scuse per la sua incapacità in cucina.

«Questo significa che stasera sarete voi due i cuochi di casa Hale!», ci disse Jasper, contento di non dover fare nulla. Non che ne fosse capace!

«Okay, allora entriamo e vediamo cosa cucinare stasera. Emm e Rose sono ancora chiusi nelle loro stanze?», chiesi alla coppietta felice.

Edward di certo non poteva saperlo visto che era stato tutto il tempo con me.

«Sì, non sono ancora usciti da quelle maledette stanze! Dovremo andare a chiamarli, non è che potete andare voi?», domandò Jasper. Okay, Jazz se ne stava approfittando! Prima l'obbligo di cucinare e poi di andare a chiamare quei due, che erano imbestialiti!

«Ma scusate un attimo! Voi due non dovete fare nulla, mentre noi in teoria dovremmo cucinare! Perchè non andare voi a chiamarli?», rispose Edward agitato. Bravo Edward, ero totalmente dalla sua parte!

«Perchè noi... Ehm... Dovremmo andare a buttare la spazzatura!», esclamò Alice. Scusa peggiore non la poteva trovare!

«Ma quale spazzatura Alice?! Non trovare scuse! Voi andate a chiamare gli altri due della banda, senza fare storie!», dissi muovendo la mano per farle capire che la mia posizione era irremovibile.

«Okay», rispose Alice sbuffando. «Penso che potremo fare questo sforzo per una volta!». Prese Jasper per mano ed entrammo tutti in casa.

Edward ed io ci dirigemmo in cucina per aspettare gli altri e decidere cosa cucinare, mentre Jazz ed Alice presero la direzione opposta alla nostra verso le scale, per salire e chiamare Rose ed Emm.

La cucina degli Hale era molto bella, su tonalità color crema, con la penisola in marmo nero; molto diversa da quella di casa mia, dove la mania di Renèe per i colori aveva surclassato la sobrietà di Charlie, comprando una cucina orribile, con sportelli giallini, ante verdi e tavolo rosso, un vero obrobio. Io stessa avevo detto a mia madre che quella cucina accecava gli occhi e di cambiarla, ma lei insistette dicendo che era bellissima e che metteva allegria.

Nel frattempo Edward si sedette su uno sgabbello posto vicina alla penisola e io mi misi seduta al suo fianco.

Aspettammo gli altri in religioso silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Dopo neanche cinque minuti la combricola entrò in cucina. Rose ed Emmett non erano il massimo della compagnia con quei visi bui, ma almeno non litigavano più.

«Allora ragazzi, cosa vorreste mangiare stasera? Edward ed io saremo i vostri cuochi», dissi cercando di essere il più allegra possibile. La serata sarebbe stata al quanto complicata se quei due non si fossero rivolti la parola.

«Sono già le venti, quindi direi qualcosa di semplice e veloce», rispose Rosalie.

«Si, sono d'accordo con Rose», aggiunse Emmett fissandola intensamente. Stava cercando di attaccare bottone con lei, purtroppo anche lui sapeva quanto poteva essere testarda, infatti non si smentì nemmeno stavolta. Fece finta di non aver sentito le sue parole e si guardò le unghie con fare snob.

«Alice? Jasper? Voi che dite?», chiese Edward agli unici che non avevano ancora aperto bocca da quando erano entrati in cucina.

«Per noi va bene tutto, vero amore?», disse Alice rivolta verso Jazz, il quale annuì subito.

«Bene, allora tutti fuori dalla cucina, qui dobbiamo starci solo io e lui», indicai Edward; «Appena sarà pronto vi chiameremo noi, fate ciò che volete basta che sparite da qui».

Rimasti soli mi rimboccai le maniche, legai i capelli e mi voltai verso l'altro cuoco.

Lui mi guardò, come in attesa che dicessi qualcosa.

«Cosa vogliamo cucinare?», chiesi avvicinandomi a lui di qualche passo.

«Pizza? É semplice e veloce», mi rispose.

«Sì, direi che si può fare. Tu controlla se ci sono gli ingredienti, io intanto cerco la teglia».

Edward aprì il frigo, tirò fuori uova, lievito e acqua, poi aprì uno sportello senza trovare quello che cercava, ne aprì un altro e trovò la farina e la latta di pomodoro. Io trovai la teglia, altri utensili e li portai tutti sul tavolo, dove Edward aveva appoggiato il resto.

Iniziammo a impastare sempre in silenzio, un silenzio che si stava trasformando in imbarazzo.

Sapevo bene che, visto il suo carattere, Edward non avrebbe mai iniziato una conversazione. Ciò spettava a me.

«Allora... Hai già deciso in che college andare?», domandai. Era la prima cosa che mi era venuta in mente!

«No, non ancora, tu?», mi rispose.

«Mmh no, ho solo le idee abbastanza chiare su chi voglio diventare».

Come tutte le bambine, anche io sognavo di diventare veterinaria e prendermi cura degli animali. Questo sogno ben presto si trasformò in vera e propria passione verso quelle creature che non avevano voce e non potevano difendersi dai mal trattamenti di persone che potevano essere definiti solo dei mostri.

All'inizio del mio percorso scolastico a questa passione se ne affiancò un'altra: le lingue. Ascoltavo i genitori dei miei compagni stranieri sgridarli nella loro lingua madre e fantasticavo sul significato delle parole. Iniziai ad impegnarmi nello studio del francese e dello spagnolo, poi pochi anni fa cominciai ad interessarmi alla lingua italiana, molto difficile per noi americani da imparare, per questo presi lezioni private da una madre lingua.

I professori vedendo questa mia attitudine per le lingue a inizio anno mi dissero di pensare ad una possibile iscrizione nel college di lingue orientali del Carolina, con possibile sbocco in un lavoro di traduttrice o mediatrice.

«Ovvero?», mi chiese a sua volta Edward, continuando a cercare di stendere l'impasto della pizza sulla teglia.

«Mi piacerebbe diventare traduttrice o etologa e studiare i comportamenti degli animali, nonchè prendermene cura. Anche tu hai le idee abbastanza chiare?», domandai. Mentre parlai mi misi al suo fianco per aiutarlo a stendere la pizza, purtroppo con scarsi risultati.

«Sì, vorrei diventare assistente sociale», mi rispose lui.

«Cosa?!», esclamai forse troppo poco educatamente. «Scusa, io non voglio insinuare nulla, è solo che mi hai sorpreso. É un lavoro particolare per un uomo, voglio dire pensavo volessi diventare cardiochirurgo come tuo padre, oppure architetto come tua madre».

«Un giorno ti dirò il perchè di questa mia scelta», disse calmo, ma con una sfumatura triste in quella voce melodiosa.

Non volevo forzarlo a parlare, quindi cambiai totalmente argomento e indirizzai la conversazione su un campo neutro.

«Questo impasto non vuole proprio saperne di stendersi!», dissi allegra.

«Già», disse ridendo. «Sembra gomma! Forse abbiamo messo troppo olio nella teglia», suppose.

Lui cercò di tirare la pizza da una parte e io dall'altra, eppure non riuscimmo a farla rimanere attaccata ai bordi.

Era noto a tutti che la pazienza non era una caratteristica che mi apparteneva. Infatti, dopo neanche tre minuti mi stufai e sbuffando tolsi le mani dalla teglia schizzando Edward di olio.

Lui alzò lo sguardo sorpreso e fece lo stesso con me, non rendendosi conto che non era mia intenzione sporcarlo.

«Ti assicuro che non volevo!», dissi agitata, muovendo le mani davanti a me. Edward non era del mio stesso parere visto che aveva immerso le mani nel sacco di farina.

«Neanche io!», mi rispose sorridendo.

«E allora come ci è arrivata la tua mano nella farina?», gli domandai indietreggiando dal bancone, scontrandomi però con uno sgabbello. Ero in trappola.

«Posso assicurarti che non lo so!», disse facendo il finto tonto.

«Ti prego Ed!». La mia frase arrivò troppo tardi ed io mi ritrovai la faccia bianca, con la farina persino in bocca visto che stavo parlando. La sputacchiai e mi avvicinai a mia volta al sacco di farina.

«Se la metti così, che guerra sia!», dissi riempiendo di farina i suoi capelli ed il suo viso.

Quando osservai bene in che condizioni era scoppiai a ridere, subito seguita da lui. La nostra complicità era così bella e naturale, non avevamo bisogno di sforzarci per stare bene insieme.

Probabilmente furono le nostre risate ad attirare gli altri in cucina, che appena notarono la situazione iniziarono a lamentarsi di avere fame. Che egoisti!

«Visto che vi lamentate tanto potevate cucinare voi, oppure prendere ed andare fuori a cena!». Forse esagerai, anzi togliendo il forse esagerai davvero, ma dovevano sempre lamentarsi per tutto?! Non esistevano solo loro!

«Bella non mi sembra il caso di innervosirsi così! Abbiamo semplicemente detto di aver fame!».

«Lascia stare Alice, è solo irritata perchè abbiamo interrotto il suo momento con Edward! Non vale la pena innervosirsi così». Rose aveva ragione, ci aveva azzeccato, eppure poteva risparmiarselo! Doveva per forza dirlo davanti a tutti? Be', se pensava di imbarazzarmi si sbagliava di grosso!

«Sì, allora?!». Tutti rimasero ammutoliti dalla mia risposta, in primis Edward. Nessuno osò controbattere alla mia risposta. In compenso io ed Edward continuammo a preparare la pizza e alla fine nel silenzio più assoluto, interrotto solo da qualche commento mio e di Edward, finimmo di cucinare tutto quanto.

La tensione man mano lasciò il posto alle risate e tutti noi ci rilassammo. La serata passo tra giochi da tavola e tv, il tutto accompagnato dalle nostre chiaccherate. Fu una serata piacevole, nessuno osò tirare fuori argomenti di litigio e verso le due andammo a dormire.

Il primo giorno era stato duro in quella casa, tra la litigata di Emmett e Rose e il mio scoppio di nervosismo in cucina, ma nulla aveva intralciato il nostro proseguimento di serata.

 

  


Buon pomeriggio a tutti! Allora, come state? Lo studio, o il lavoro, ruba tempo? Per quanto mi riguarda sì, e molto, anche se per ora ho studiato davvero poco, siamo ancora agli inizi.

Innanzitutto grazie mille a tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, apprezzo davvero il tempo che sprecate per lasciare una recensione a questa storiella. Non so perchè, ma una delle parti che preferisco della pubblicazione è proprio avere un contatto con voi e rispondere alle recensioni.

Quindi, grazie mille! Non posso fare altro se non sperare che qualcuno abbia sempre voglia di seguire la storia e recensirla, mi fa piacere anche sentire qualcuno che non ha mai recensite, siete sempre i benvenuti ;)

Okay, dopo la mia parentesi passo a dire due cosine sul capitolo. Chi mi conosce sa che a volte divento logorroica, ma alla fine dimentico sempre qualcosa, che disastro che sono XD

Il titolo "I've been losing so much time (Ho perso così tanto tempo)" è riferito ad entrambe le coppie che più emergono in questo capitolo: Emmett e Rose, Edward e Bella. Anche se per motivi completamente diversi, tutti hanno perso tempo, può essere considerato prezioso o solo un modo per arrivare al traguardo.

Per il resto non ho molto da dire, aspetto i vostri pareri e se c'è qualcosa che non ho spiegato bene sarò felice di rispondere alle vostre domande.

Il capitolo non è betato, perdonate i miei erroracci, in tutta sincerità non l'ho nemmeno ricontrollato, ma appena SerenaEsse ha il tempo di betarlo lo sostituisco a questo.

Ho creato insieme a Serena un contest, se volete passarci ci fa molto piacere: Il nastro rosso.

Per chi segue Rules of attraction non ho idea di quando posterò il prossimo capitolo, ma spero in settimana di postare, massimo la prossima avrete il capitolo.

Prossimo capitolo: lunedì! Se vi fa piacere dalla prossima volta metterò uno spoiler del capitolo successivo.

Ultima cosa, mi è stato fatto notare che i capitoli sono troppo lunghi (massimo arrivo alle otto/nove pagine di word), volete che taglio i capitoli?

Dopo questo sproloquio che non avrà letto nessuno la pianto e me ne vado. Aspetto i vostri commenti!

Kiss :***

Ps conoscevate la canzone? Vi piace?

 
   
 
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