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Autore: Yuki 31    10/10/2011    2 recensioni
E se la ciurma avesse incontrato Ace al villaggio di Nami? E se per qualche strano scherzo del destino il ragazzo fosse rimasto su quell'isola per un mese assieme alla sorella della rossa? Sarebbe cambiato qualcosa nella storia di One Piece? (Nojiko x Ace)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver salutato i loro rispettivo fratello e sorella, i due ventenni andarono immediatamente dal carpentiere del paese. Purtroppo per Ace non ci furono buone notizie. La sua nave non sarebbe venuta pronta prima di un mese, purtroppo tutti i carpentieri erano occupati a ripristinare il villaggio dai danni subiti dagli uomini pesce e lui non poteva far altro che attendere.
- Un mese è tanto.- Constatò Ace
- Già, mi dispiace .- Ace fece spallucce, alla fine non gli dispiaceva molto passare un mese assieme a quella ragazza.
-Tranquilla, lo troverò comunque.-
-Ne sono sicura.- Si scambiarono un sorriso e ripresero il cammino verso casa.
Una volta arrivati si fece ora di pranzo. Nojiko spiegò ad Ace la struttura della casa, assegnandoli anche il letto di Nami.
-Dovremmo condividere la stanza, qualche problema?.-
- Tranquilla ci sono abituato.-
-Bene, ascolta vai pure a farti un bagno caldo io nel mentre preparo da mangiare va bene?.-
-Perfetto .-
 
 
Entrò nella vasca piena d’acqua mettendosi comodo. Quanto tempo era che non si rilassava così? Non avere una casa era il prezzo che un pirata doveva pagare, le rare volte che poteva scendere a terra coi suoi compagni non poteva certamente rilassarsi visto che i cacciatori di taglie o i marines erano sempre all’attacco. Invece in quella piccola isola di quelle scocciature non vi erano tracce e lui aveva deciso di approfittarne alla grande. Uscì dall’acqua solo quando sentì il profumino dei piatti di Nojiko. Si vestì velocemente e andò in cucina. Si fermò sull’uscio della porta e si perse nel guardarla. Non ci aveva fatto molto caso prima ma Nojiko era una bella ragazza. Aveva tutto quello che un uomo sano di mente poteva desiderare, alta magra , un seno prosperoso , gambe chilometriche e sinuose e un viso pressoché perfetto. Per un attimo pensò che lei era esattamente lo stereotipo della sua ragazza ideale.
- Vieni è pronto.- Si sedette al tavolo assieme a lei e iniziarono a mangiare.
-Mmm è buono.-
-Avevi dei dubbi?.-
-Si, parecchi.- Si beccò un calcio sugli stinchi.
- Attento fiammifero umano potrei farti fuori.-
-Che paura.- Rispose lui ironico, si sfidarono con lo sguardo erano due teste calde entrambi.
-Finito di mangiare sparecchi lavi i piatti e poi fili subito nell’agrumeto.- Nojiko si alzò dal tavolo facendogli una pernacchia.
-Strega!.- Urlò lui finendo di mangiare.
 
-Bene, per prima cosa dobbiamo riempire tutti quei buchi che hanno fatto, poi raccoglieremo i mandarini maturi e domani li porteremo al villaggio.-
-va bene capo. –
Si misero subito all’opera, mentre Ace sistemava il terreno Nojiko munita di scaletta raccoglieva i mandarini.
  Scostando un ramo alla ricerca degli agrumi migliori vide dall’altra parte della pianta Ace che lavorava. I suoi occhi l’osservarono bramosi, indossava i suoi classici pantaloni e  ovviamente niente maglietta. I muscoli erano in bella vista, si ritrovò a pensare a quanto avrebbe voluto toccare quegli addominali scolpiti, che erano terribilmente invitanti. Ace sentendosi osservato si girò verso lei. Nojiko spaventata sobbalzo sulla scaletta, fu un attimo perse l’equilibrio e cadde per terra picchiando la caviglia su un sasso li vicino.
-Dio che malee!!.- Urlò toccandosi la parte urtata.
-Nojiko cos’è successo? - chiese Ace accorrendo immediatamente .
-Sono scivolata.-  Ace spostò il suo sguardo sulla caviglia della ragazza, stava andando a sangue e intorno al taglio era gonfia . La prese in braccio senza chiederle nemmeno il permesso e la portò in casa.
-Sei un disastro.- Le sussurrò dolcemente a un orecchio.
-Non è vero.- Ribadì lei avvolgendogli le braccia attorno al collo e appoggiando la testa sulla sua spalla. Entrarono in casa, Ace l’appoggiò delicatamente sul divano .
-dove è la cassetta con le medicazioni.?- Le chiese.
- In quell’armadio li. – Andò a prenderla e iniziò a medicarle la caviglia. La mosse per verificare la gravità del danno, fortunatamente nulla di rotto, era solo una brutta botta.
-Grazie.-
-Figurati, è il minimo.- Prese dalla casetta un po’ di cotone imbevuto di disinfettante e lo passò delicatamente sul taglio, facendo attenzione a non premere troppo forte. Poco dopo prese una garza e gliel’avvolse attorno.
-Fatto. Come va?.- Disse prendendo posto accanto a lei.
- Fa un po’ male ma passerà.-
- Meglio se la tieni a riposo per qualche giorno, è un bene che io mi ferma qui cosi tanto tempo.-
- Oh figurati, me la posso cavare anche da sola.-
- Si ma con me è meglio.- Si bloccò stupito di quello che la sua bocca disse. Ppresunzione, un suo vecchio vizio.E poi  dirla tutta da quando c’era lei per lui le cose andavano meglio.
-è vero con te è meglio.- Rispose lei un po’ rossa in viso. La guardò trovandola terribilmente carina, sentiva che Nojiko non era una qualsiasi, faticò a tenere a freno i suoi istinti , certo non le avrebbe mai fatto nulla di male eppure la desiderava.
- Ti va se dormiamo un po’? Non ho chiuso occhio praticamente tutta la notte.-
-Vuoi che ti cedo il divano?.-  
-No stai ,ci stiamo tutte e due.- Il moro iniziò a pensare che la sua coinquilina avesse pestato anche la testa, ma conscio che simile occasione per stare un po’ con lei non le sarebbe mai capitata si sdraiò meglio sul divano. Fece cenno a Nojiko di stendersi sopra di lui.
Appoggiò la testa sul suo petto e in automatico intrecciò le gambe alle sue. Ace l’abbracciò a se stringendola forte come se avesse paura che scappasse.
- Finiremo dopo il lavoro va bene?.-
-Ok. –
Nonostante la stanchezza non riuscì ad addormentarsi. Troppi pensieri,  per la sua testa matta. Si sentì stupido, sembrava un ragazzino alle prese con la sua prima cotta per una sua coetanea. Conosceva Nojiko da un giorno e già gli ottenebrava la mente, abbassò lo sguardo e la vide dormire beatamente, cercò di seguire l’esempio di lei e dopo una mezz’oretta abbondante si addormentò.
 
 
-Papà guarda che bello il mio disegno!.- Si voltò e vide una bambina coi capelli blu che sorridente gli mostrava un foglio . La prese in braccio facendola accomodare con lui sulla sedia.
-Molto bello tesoro, siamo io te la mamma e Haiako?- La bimba annui felice. Disegnare le usciva molto bene, a detta di sua moglie era una dote che aveva ereditato dalla propria zia.
- Sai Yuki sei davvero brava a disegnare, che ne dici se l’appendiamo in sala?.-
-Ti piace veramente così tanto?.- Chiese la piccola.
-Certo tesoro.- regalò a sua figlia un tenero sorriso  .
-Ehi che combinate voi due?.- Si voltarono entrambi , Nojiko e Haiako erano  appena rientrati in casa. Avevano con se un cesto pieno di mandarini segno che erano stati nell’agrumeto.
- Niente di che amore, Yuki ha fatto un bellissimo disegno.-
- Lo fai vedere anche alla mamma ?.- La bimba annui e sgattaiolo verso la madre mostrandole fiera il disegno.
- Piccola ma è stupendo.- Disse Nojiko.
- Già sorellina è davvero bello.- Yuki arrossi per tutti quei complimenti,le lentiggine che le ricoprivano le guance vennero messe in risalto con l’arrossamento improvviso.
Pugno di fuoco osservava la sua famiglia, si rese conto che quello era il tesoro più grande che una persona potesse mai desiderare. Tuttavia la favola che Ace stava vivendo si tramutò in incubo. La porta venne sfondata da dei marines , nel giro di pochi secondi furono accerchiati. Scattò immediatamente dalla sedia per pararsi davanti alla sua famiglia.
-Cosa volete?.-
-Uccidervi tutti e sterminare così la stirpe di Gold D. Roger.- Iniziò a sudare freddo, li avevano scoperti e ora erano nei guai.
- Non torcerete un capello a nessuno di loro.- Urlò pugno di fuoco. Utilizzò il suo potere e stese più dei metà dei marines, si preparò per far fuori anche l’altra metà ma venne bloccato al suolo da una rete di Algamatolite.
Divenne spettatore della disfatta della sua famiglia, vide sua moglie essere picchiata da quei uomini senza cuore,ed entrambi i suoi figli ammanettati e terrorizzati a morte.
-NOO NON LI TOCCATE! NOOOOOOOOO.- Urlò Ace straziato.
 
 
-NOOOOOO!.-
-Ace che ti prende?.- Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò davanti Nojiko. Cercò di calmare il suo respiro affannato ma fù inutile. Troppo agitato, non riuscì ancora a distinguere nitidamente il confine fra sogno e realtà.
-Amore -disse il moro prendendo con entrambe le mani il volto della donna attirandolo verso il suo e baciandola con passione.
– Ho fatto un brutto sogno, dove sono Yuki e Haiako?- Nojiko non reagì.
-Amore stai bene? Dove sono i bambini?.-Imbarazzata come non mai Nojiko optò per la decisione più saggia, colpì Ace in testa con un pugno energico.
- CHE CAZZO STAI DICENDO IDIOTA?.- Ace si massaggiò la testa confuso.
-Amore, Yuki Haiako ma di che parli? Si può sapere cos’hai sognato?- Continuò Nojiko.
-Sognato?.- Gli tornò in mente tutto, loro due sul divano, il sonno improvviso e il sogno.
- era solo un sogno.- Disse , sinceramente non sapeva se esserne deluso o felice.
-Già. Ma chi sono Haiako e Yuki?.- Poteva dirgli che aveva sognato di avere una famiglia con lei? No, non poteva. Sicuramente l’avrebbe preso per un maniaco o robe simili.
-Due amici.- Provò a mentire.
-Cazzate, hai detto che sono due bambini, Ace che ti prende?.-Domandò lei un po’ preoccupata.
-Niente.- Si alzò dal comodo divano e andò in bagno per sciacquarsi il volto.Così non andava per niente bene.
- Ace, tutto ok?.- No cazzo, non andava tutto bene. Doveva andarsene e subito prima che le cose peggiorassero , prima che la sua semplice attrazione si tramutasse in qualcosa di più profondo e incontrollabile.
-No, non posso stare qua, me ne vado. – Fece per andarsene ma Nojiko gli bloccò il passaggio.
-E il patto?.- Già se l’era dimenticato.
 –Annullalo.- riprovò a uscire dal bagno ma Nojiko glielo impedì nuovamente.
-No! Devi darmi delle spiegazioni. Poi te ne potrai andare.- Cosa poteva dirgli? Ho paura di innamorarmi? Oppure sono figlio di Roger e sai ho sognato di avere una famiglia con te e che dei marines ci facevano fuori tutti?
- Non devo delle spiegazioni a nessuno.- Si beccò un ceffone,se lo meritava.
-No caro! Tu non puoi fare così, io non ti capisco.-
-nessuno ti ha chiesto di capirmi.- La scostò malamente, prese il suo zainetto e s’incamminò verso la porta.
-Sei solo un codardo!.- Si fermò di colpo, lui non era un codardo e nessuno aveva il diritto di dirglielo.
-Come scusa?.- gli chiese alterato.
- Oltre che codardo sei anche sordo?.- Lo provocò lei per nulla intimorita dal tono di voce di lui.
-Come osi?.- Buttò lo zaino al suolo e tornò vicino a lei, se fosse stata un uomo l’avrebbe presa a pugni.
- Bè vuoi forse negare? –La intrappolo contro il muro bloccandole le spalle.
-Io NON sono un codardo.-
-Invece si, ho capito sai? Hai paura di qualcosa e te ne stai andando. Non ho capito di cosa ma so che hai paura.- Si bloccò, aveva ragione.
-Tu non sai niente di me. Non sai il peso che mi porto sulle spalle da quando sono nato,quindi non osare criticare.-
- E allora sfogati con me, siamo amici no?.- Gli fece una carezza, passò le sue dita affusolate prima fra i capelli per poi scendere sulle guance. Fermò quella dolce tortura intrappolando la sua mano con quella di lei.
-Non puoi capire.-
- Mia madre è morta per salvare me e mia sorella quando io avevo solo dodici anni. L’ha uccisa un pirata davanti ai miei occhi. Subito dopo ha preso Nami con se, ho visto mia sorella subire per otto lunghi anni quella crudele tortura. E sai come mi sono sentita? Sempre e soltanto inutile, un terribile peso . Se io non ci fossi stata Bellmere sarebbe ancora viva, e Nami non avrebbe subito quelle sofferenze. Ora vivo sola, grazie a tuo fratello siamo liberi e mia sorella è tornata a sorridere. La cosa mi da sollievo ma la notte sono sola e gli spettri del passato mi assalgono non facendomi dormire.- Abbassò lo sguardo, si sentiva meglio ora. Finalmente l’aveva detto a qualcuno.
- Mi dispiace.-
- Non voglio che scappi, non voglio essere nuovamente sola.- L’abbracciò d’istinto. Quel contatto gli fece accelerare il battito cardiaco, sentiva che stare con lei l’avrebbe mandato al manicomio, ma non l’avrebbe mai abbandonata.
-Non me ne vado. Resto con te. - 
  
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