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Autore: percysword    10/10/2011    2 recensioni
Claire ha un amico molto speciale: suo fratello William. Nessuno li può separare o così sembra…
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi alzai e guardando fuori dalla finestra notai che aveva smesso di piovere e che presto il sole sarebbe uscito fuori e avrebbe abbracciato una nuova giornata. Mi feci la doccia, indossai i jeans, una felpa colorata e le mie converse. Erano le 8 quando scesi per fare colazione e appena misi in bocca un biscotto sentii suonare il campanello 

 

*Ding Dong*

 

Mia madre andò ad aprire e disse: «Buongiorno Sam! Entra pure. Hai già fatto colazione?»

«Non ancora, se non le dispiace mi piacerebbe approfittare dei suoi deliziosi biscotti…» disse timidamente.

«Ma certo accomodati.»

Lo scortò in cucina e gli porse una tazza di thè.

«'ngiorno» dissi.

Fece un gesto di saluto con la mano e mangiammo in silenzio.

«Quando tornano i tuoi genitori?»

«Dovrebbero tornare il prossimo mese. Ma non è sicuro, purtroppo.»

«E tu te ne stai tutto il giorno solo?»

«Si, ma ormai ci sono abituato…»

Stavo per chiedergli le ragioni della sua vista, visto che non viene quasi mai a colazione, ma poi si sentii un grande fracasso che proveniva dal piano di sopra, io, mia madre, Sam e mio padre (che era stato fino ad ora in disparte) corremmo a vedere. 

La mia mensola con le foto mie e di Will era a terra, distrutta. I vetri delle cornici infranti e in un attimo lo fu anche il mio cuore. Ci avevo messo tutto l'anno per stampare le foto, decorare le cornici, sistemarle… ed ora il mio lavoro era distrutto, anzi, era stato distrutto da quel mostro che non aveva niente a che fare con me, penso ancora che sia un alieno, una pecora nera nel bel mezzo di un candido gregge, una tigre nel mezzo ai leoni, avete capito no?

«Brutta… » mi fermai vedendo la faccia di mio padre, mi ripresi ma non mantenni comunque la calma «Cosa ca… ci facevi in camera mia?»

Elizabeth mi fissava, come un cucciolo ferito, e poi si mise a piangere. «Io non volevo» disse, tappandosi gli occhi per non far vedere le finte lacrime «Volevo solo aggiungere quest foto con me e William, so che tutto questo era per lui e non è giusto che io non ci sia…» gridò e continuò a piangere «mi dispiace tanto!»

«Va tutto bene» le disse mio padre.

«Tutto bene?» replicai «Come può andare tutto bene? Mi ha distrutto tutto! Ci ho messo un anno per farlo!»

«Velocizzerai il lavoro e lo rifarai tutto, aggiungendo la foto di tua sorella. Sam ti aiuterà, vero?»

Sam annuì.

«Elizabeth, » disse dolcemente mio padre «chiedi scusa a tua sorella. Sono sicura che accetterà.» mi guardò con una smorfia.

«Mi dispiace, Claire.»

«Scuse accettate.» dissi, seccata «adesso vai, devo ripulire tutto.»

Uscirono tutti dalla stanz, tranne Sam, che chiuse dolcemente la porta. «Va tutto bene?» mi chiese.

Una lacrima mi cadde sul volto e arrivata alla fine del viso cadette sulla moquette. Sam mi abbracciò. Scoppiai in lacrime.

 

Quando mi fui calmata Sam mi aiutò a ripulire tutto, io trovai la foto di mia sorella, la presi, la pulii, notai il suo volto sorridente e William che la stringeva. L'avevano scattata prima che lui partisse due anni fa, ero lì in quel momento e li guardavo, in quel momento io ero la pecora nera. Dopo aver dato un'occhiata al vetro che aveva soltanto un'incrinatura sulla parte destra, la scagliai contro l'altra parete, Sam mi guardò preoccupata, mi diressi verso la porta a passo svelto, la aprii e tesi le orecchie per sapere dove andare, anche se non lo sapevo bene. Ma Sam si, mi seguì con lo sguardo, poi, quando vide che presi la direzione "camera di Elizabeth" mi corse dietro, continuai del mio passo e me lo ritrovai davanti: «Andiamo Claire, è una bambina e poi c'è in gioco tutto quello che stai aspettando…»

«Non mi importa, stavolta non la farà franca.»

«Cosa dirai a tuo fratello?»

Lo fissai, capii il mio errore, mi prese per mano e mi accompagnò alla porta. 

 

Casa sua era una villetta poco più piccola della mia, quasi sempre vuota visto che i genitori di Sam lavoravano all'estero. Un piccolo viale alberato scortava alla porta d'ingresso. La sala era grande e a un lato c'era un pianoforte nero, abbastanza antico. Sam si sedette sullo sgabello e mi fece cenno di mettermi accanto a lui.

Iniziò a suonare "Defying Gravity" e mi sussurrò all'orecchio «Canta.»

 

Adoro cantare, penso che tutti lo amino. William mi aveva insegnato tante canzoni, era lui che mi aveva messo in testa che potevo diventare una cantante… 

Sam suonava e io cantavo. Alla fine ci guardammo e in quell'attimo un vortice di emozioni mi colpì.

   
 
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