Ten
little things that make me hate (love) you ♥
#3-
Silence [890 parole]
Nel corso della
propria vita Kei aveva imparato a riconoscere diversi
tipi di silenzio.
C’era quello ronzante del suo ufficio rinfrescato dall’aria
condizionata e quello
rispettoso dei dipendenti; c’era quello opprimente e sonnacchioso delle
sale
d’attesa e quello dolce e pigro d’un parco assolato alle prime ore del
pomeriggio…
Poi c’era il silenzio di Yurij, l’unico che forse più lo frustrava e
rilassava
alla medesima maniera.
Già, Hiwatari aveva memorizzato ogni singola sfumatura del mutismo del
proprio uomo…
Riusciva a percepirvi l’irritazione o la gioia anche solo ascoltando il
ritmo
del respiro del russo; ed allora poteva intuire come porsi nei
confronti del
giovane e se lasciarlo solo o sederglisi di fianco ad aspettare,
offrendo come appiglio unicamente la sua presenza.
Sì, neanche Kei era particolarmente loquace, soprattutto se si
aggiungeva la
questione che, di norma, toccasse a Yurij provare ad articolare un
discorso..!
Eppure non sembravano essere stanchi l’uno dell’altro.
Infatti, avrebbero volentieri affermato che ad entrambi -pur
preservando
certamente la propria privacy- erano ovvi e conosciuti i timori e le
sicurezze
che li tempestavano, senza bisogno alcuno di farsi reciproche domande.
Però quella sera il silenzio di Yurij risultò completamente asettico
alle
orecchie di Kei.
Inizialmente, pensò che il giovane non fosse in casa: la televisione ed
il
riscaldamento non erano accesi e, allo stesso tempo, non riusciva ad
avvertire
il calore del compagno.
Hiwatari era fermamente convinto che, entrando in un appartamento
all’apparenza
vuoto, vi fossero delle tracce che
lasciassero intendere la presenza o il passaggio di qualcuno.
Erano particolari e difficili da definire, certo, ma esistevano;
apparivano palpabili ed il corpo umano le percepiva.
Ma quella volta il silenzio gli piombò addosso come un mostro famelico;
ed il
giapponese si sorprese non poco quando vide una luce giallognola
provenire
dalla camera da letto.
Sul serio, credeva d’essere solo.
Ivanov non era mai stato così distante
dai suoi sensi.
E s’incupì, perché nel profondo del proprio cuore capì quanto
non gli
piacesse quell’improvviso confinamento lontano dal familiare tepore di
Yurij.
Quando entrò nella stanza, fissò a lungo il compagno.
Questi era seduto sul bordo del letto ed evidentemente stava stringendo
da un
bel po’ di tempo la lettera che aveva tra le mani, perché era quasi del
tutto
stropicciata.
Pareva che l’avesse appallottolata più e più volte, per poi recuperarla
e
rileggerne il contenuto dopo ogni lancio nel cestino…
“Cos’è successo?”
Quella di Kei, in parte, suonò quasi come una perentoria pretesa di
spiegazioni.
Però Yurij non vi badò più di tanto, limitandosi semplicemente a
sollevare il
bel viso, a fissare intensamente Hiwatari e a porgergli il temibile foglio.
Il giapponese lo prese e, ricambiando lo sguardo, portò la propria
attenzione
alle parole stampate nero su bianco.
Intravide una tristezza che aveva sperato
fosse stata definitivamente cancellata dagli occhi di Yurij.
Alla Cortese att.ne
del Sig. Yurij
Ivanov
Oggetto:
Comunicazione avvenuta
scarcerazione del detenuto Vladimir Vorcov.
Egr. Avv. Ivanov,
Con la presente siamo a
formalizzare quanto segue.
In data 12/01/2012 alle
ore 12:30 il detenuto Vladimir Vorcov è stato
rilasciato dal nostro carcere in grazia della sua buona condotta.
L’informazione, come da
lei richiesto all’incarcerazione del sopraccitato nel
giorno 31/10/2005, verrà inoltrata anche ai Sig.ri Boris Huznestov,
Ivan Pavlov
e Sergej Petrov.
Ringraziando per la
cortese attenzione accordataci, le porgiamo distinti
saluti.
Lì, 13/01/2012.
Kei
rilesse diverse volte quelle poche e fredde righe; e ad ogni nuova
lettura la
sua presa sul foglio si fece sempre più rigida.
Ora comprendeva.
Oddio,
ormai erano adulti –anche se sarebbe stato più corretto dire che non
avevano conosciuto null’altro se non la maturità -, però in qualche
modo la
figura di Vorcov ancora li inquietava… un po’ come la famigerata ed
antica
bestia sotto al letto che, per quanto si potesse essere divenuti
grandi, non si
sarebbe mai riusciti a sconfiggere.
Ecco, per
dirla in parole povere, l’uomo nero di Yurij era proprio Vladimir
Vorcov…
Hiwatari si
accomodò con un sospiro di fianco al compagno, gettando dall’altra
parte della stanza quella che a suo illustre
parere altro non era che carta straccia neanche tanto utile per pulirsi
il
sedere.
Però, a quel
punto, davvero non seppe più come comportarsi; e lì, accanto ad
Ivanov, avvertì solo il suo dubbioso
silenzio
gridare.
“Ho bisogno
che tu mi stringa.”
Le parole del
russo giunsero come in risposta ai suoi tormenti, ed allora percepì
che per una volta persino per loro
due la quiete del muto comunicare non sarebbe stata sufficiente.
Quindi, senza
fare alcuna resistenza o porsi esitazioni, Kei lo avvolse
completamente in un abbraccio contro il proprio torace.
Cercò di
imprimere quanto più calore gli fosse possibile in quel gesto,
riuscendo allora a captare nuovamente i sentimenti e le inudibili
parole di
Yurij.
Il disprezzo,
la rabbia, il disgusto ed un qualcosa che arrivava a
rassomigliare alla delusione si impressero nelle sensazioni di Hiwatari
come
tagli sul legno, come lividi sulla pelle;
ed in quel momento seppe che non avrebbe più accettato che una simile
sofferenza osasse anche solo sfiorare Yurij.
Si ripromise
che il silenzio di Ivanov avrebbe continuato a parlargli e che
tutto ciò che ne avrebbe compromesso la stabilità sarebbe stato
sradicato ed
estirpato sul nascere.
Perché era
anche grazie alla dolce unicità di quei dialoghi ed alla tremenda
crudeltà dei muti rimproveri, se potevano dirsi uniti da quello che,
no, non
era solo banale
e frivolo
amore.
*Owari*
Eccomi
finalmente giunta col nuovo capitolo e, sorpresa sorpresa, oggi sono
quattro, quattro anni che
gironzolo su EFP.
Cavolo, non
sono mai stata così costante in qualcosa! 8D
Bhé, che dire?
Mi auguro che anche questa shot possa esservi stata gradita,
personalmente è una di quelle che preferisco ^^’.
Mi auguro di
ricevere delle vostre opinioni, sono sempre bene accette! ^^
Un bacio e
grazie per l’attenzione!
Iria.