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Autore: Iria    11/10/2011    4 recensioni
"L'odio deve rendere produttivi. Altrimenti è più intelligente amare." -Pro domo et mundo, Karl Kraus.
Dieci one-shot, per mostrare un amore maturato nel tempo.
L'altra faccia della medaglia di "Ten little things that make me love (hate) you ♥".
[Kei x Yurij]
#1- Pride; #2- Coldness; #3- Silence; #4- Winter; #5- Darkness; #6- Christmas; #7- Sunrise; #8- Gloom; #9- Scars; #10- Promises.
Aspetto le vostre opinioni, spero che questo lavoro possa piacervi! ^^
Un bacio!
Iria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ten little things that make me hate (love) you

#3- Silence [890 parole]

Nel corso della propria vita Kei aveva imparato a riconoscere diversi tipi di silenzio.
C’era quello ronzante del suo ufficio rinfrescato dall’aria condizionata e quello rispettoso dei dipendenti; c’era quello opprimente e sonnacchioso delle sale d’attesa e quello dolce e pigro d’un parco assolato alle prime ore del pomeriggio…
Poi c’era il silenzio di Yurij, l’unico che forse più lo frustrava e rilassava alla medesima maniera.
Già, Hiwatari aveva memorizzato ogni singola sfumatura del mutismo del proprio uomo…
Riusciva a percepirvi l’irritazione o la gioia anche solo ascoltando il ritmo del respiro del russo; ed allora poteva intuire come porsi nei confronti del giovane e se lasciarlo solo o sederglisi di fianco ad aspettare, offrendo come appiglio unicamente la sua presenza.
Sì, neanche Kei era particolarmente loquace, soprattutto se si aggiungeva la questione che, di norma, toccasse a Yurij provare ad articolare un discorso..!
Eppure non sembravano essere stanchi l’uno dell’altro.
Infatti, avrebbero volentieri affermato che ad entrambi -pur preservando certamente la propria privacy- erano ovvi e conosciuti i timori e le sicurezze che li tempestavano, senza bisogno alcuno di farsi reciproche domande.
Però quella sera il silenzio di Yurij risultò completamente asettico alle orecchie di Kei.
Inizialmente, pensò che il giovane non fosse in casa: la televisione ed il riscaldamento non erano accesi e, allo stesso tempo, non riusciva ad avvertire il calore del compagno.
Hiwatari era fermamente convinto che, entrando in un appartamento all’apparenza vuoto, vi fossero delle tracce che lasciassero intendere la presenza o il passaggio di qualcuno.
Erano particolari e difficili da definire, certo, ma esistevano; apparivano palpabili ed il corpo umano le percepiva.
Ma quella volta il silenzio gli piombò addosso come un mostro famelico; ed il giapponese si sorprese non poco quando vide una luce giallognola provenire dalla camera da letto.
Sul serio, credeva d’essere solo.
Ivanov non era mai stato così distante dai suoi sensi.
E s’incupì, perché nel profondo del proprio cuore capì quanto non gli piacesse quell’improvviso confinamento lontano dal familiare tepore di Yurij.

Quando entrò nella stanza, fissò a lungo il compagno.
Questi era seduto sul bordo del letto ed evidentemente stava stringendo da un bel po’ di tempo la lettera che aveva tra le mani, perché era quasi del tutto stropicciata.
Pareva che l’avesse appallottolata più e più volte, per poi recuperarla e rileggerne il contenuto dopo ogni lancio nel cestino…
“Cos’è successo?”
Quella di Kei, in parte, suonò quasi come una perentoria pretesa di spiegazioni.
Però Yurij non vi badò più di tanto, limitandosi semplicemente a sollevare il bel viso, a fissare intensamente Hiwatari e a porgergli il
temibile foglio.
Il giapponese lo prese e, ricambiando lo sguardo, portò la propria attenzione alle parole stampate nero su bianco.
Intravide una tristezza che aveva sperato fosse stata definitivamente cancellata dagli occhi di Yurij.

Alla Cortese att.ne del Sig. Yurij Ivanov

Oggetto: Comunicazione avvenuta scarcerazione del detenuto Vladimir Vorcov.

Egr. Avv. Ivanov,
Con la presente siamo a formalizzare quanto segue.
In data 12/01/2012 alle ore 12:30 il detenuto Vladimir Vorcov è stato rilasciato dal nostro carcere in grazia della sua buona condotta.
L’informazione, come da lei richiesto all’incarcerazione del sopraccitato nel giorno 31/10/2005, verrà inoltrata anche ai Sig.ri Boris Huznestov, Ivan Pavlov e Sergej Petrov.
Ringraziando per la cortese attenzione accordataci, le porgiamo distinti saluti.

Lì, 13/01/2012.

Kei rilesse diverse volte quelle poche e fredde righe; e ad ogni nuova lettura la sua presa sul foglio si fece sempre più rigida.
Ora comprendeva.
Oddio, ormai erano adulti –anche se sarebbe stato più corretto dire che non avevano conosciuto null’altro se non la maturità -, però in qualche modo la figura di Vorcov ancora li inquietava… un po’ come la famigerata ed antica bestia sotto al letto che, per quanto si potesse essere divenuti grandi, non si sarebbe mai riusciti a sconfiggere.
Ecco, per dirla in parole povere, l’uomo nero di Yurij era proprio Vladimir Vorcov…
Hiwatari si accomodò con un sospiro di fianco al compagno, gettando dall’altra parte della stanza quella che a suo illustre parere altro non era che carta straccia neanche tanto utile per pulirsi il sedere.
Però, a quel punto, davvero non seppe più come comportarsi; e lì, accanto ad Ivanov, avvertì solo il suo dubbioso silenzio gridare.
“Ho bisogno che tu mi stringa.”
Le parole del russo giunsero come in risposta ai suoi tormenti, ed allora percepì che per una volta persino per loro due la quiete del muto comunicare non sarebbe stata sufficiente.
Quindi, senza fare alcuna resistenza o porsi esitazioni, Kei lo avvolse completamente in un abbraccio contro il proprio torace.
Cercò di imprimere quanto più calore gli fosse possibile in quel gesto, riuscendo allora a captare nuovamente i sentimenti e le inudibili parole di Yurij.
Il disprezzo, la rabbia, il disgusto ed un qualcosa che arrivava a rassomigliare alla delusione si impressero nelle sensazioni di Hiwatari come tagli sul legno, come lividi sulla pelle; ed in quel momento seppe che non avrebbe più accettato che una simile sofferenza osasse anche solo sfiorare Yurij.
Si ripromise che il silenzio di Ivanov avrebbe continuato a parlargli e che tutto ciò che ne avrebbe compromesso la stabilità sarebbe stato sradicato ed estirpato sul nascere.
Perché era anche grazie alla dolce unicità di quei dialoghi ed alla tremenda crudeltà dei muti rimproveri, se potevano dirsi uniti da quello che, no, non era solo banale e frivolo amore.

*Owari*

Eccomi finalmente giunta col nuovo capitolo e, sorpresa sorpresa, oggi sono quattro, quattro  anni che gironzolo su EFP.
Cavolo, non sono mai stata così costante in qualcosa! 8D
Bhé, che dire? Mi auguro che anche questa shot possa esservi stata gradita, personalmente è una di quelle che preferisco ^^’.
Mi auguro di ricevere delle vostre opinioni, sono sempre bene accette! ^^
Un bacio e grazie per l’attenzione!
Iria.

   
 
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