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Autore: Liselotte von der Pfalz    11/10/2011    1 recensioni
Una visione alternativa e irriverente della vita di Maria Giuseppina di Savoia, Contessa di Provenza. Nata principessa del regno di Sardegna, nota per non essere né bella, né chic né pulita; sposò un fratello di Luigi XVI e fu l’ultima regina di Francia, sebbene durante l’esilio.
Dalla Corte del nonno Carlo Emanuele III a quella della più celebre cognata, la regina Marie-Antoinette, attraverso intrighi, rancori, lotte di classe, maghi, spionaggio, pettegolezzi, fiaschi di vino, ufficiali delle guardie e lettrici anche troppo affezionate.
Brevemente: le avventure di una zozza alla Corte di Francia.
Genere: Comico, Demenziale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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Nella stanza di Maria Giuseppina mademoiselle von Rottervailer annunciò una visita:

- Kleine Altezza: vostra cugina, la signorina di Carignano.
- Buongiorno cugina, passavo di qui e ho pensato di invitare voi e vostra sorella a giocare un po’ nel parco con me. L’idea vi aggrada?
- Oh, si! Mi piacerebbe molto; andiamo a prendere Maria Teresa e usciamo.

Le giovinette uscirono, accompagnate dall’istitutrice di Maria Giuseppina, sei femmes de chambre, due valet de pied, due scudieri, un porta lanterne, due paggi, un postiglione, un giardiniere, un garçon de la bouche, un sellaio, un farmacista e un elemosiniere col suo valletto e il cappellano: insomma, il minimo indispensabile per mantenere quel filo di decoro che per una signora è assolutamente necessario per non farsi scambiare per una pescivendola qualsiasi.

Le ragazze si recarono in un angolo un po’ lontano del giardino, in modo da poter stare tranquille senza che nessuno le disturbasse. La servitù dispose sull’erba del prato delle coperte e numerosi soffici cuscini per fare accomodare le principessine; per completarle comodità furono installati anche dei tavolini con dei rinfreschi: acqua, latte, pane, formaggio, frutta, e una crema di nocciole inventata dal marchese Ferrero di La Marmora.
Maria Teresa Luisa di Carignano aveva fatto portare dai valletti un cestino con delle pannocchie.

- Che cosa volete farne, cugina? - chiese Maria Giuseppina.
- Ne faremo delle bamboline, me l’ha insegnato la mia sarta. Non è difficile, si prende una pannocchia, si rivoltano le foglie e si legano tra loro. Le foglie serviranno per fare le braccia e le gambette; i peli della barba si possono pettinare e farne un’acconciatura, e poi le possiamo vestire e mettere loro il panier.

Le tre cugine presero una pannocchia ciascuna, e iniziarono a confezionare bambole. Dopo un po’ ne avevano già fatte una decina, e passarono a vestirle, e infine le disposero attorno ai tavolini per fare merenda assieme a loro.

- Una delle mie cameriere è di Carmagnola, mi canta sempre una canzoncina allegra; mi ha anche insegnato a ballarla - disse Maria Teresa.
- Avete voglia di insegnarla anche a noi, cugina? - chiese Maria Teresa di Carignano.
- Si, facciamo ballare anche le bambole! - aggiunse festante Maria Giuseppina.

Maria Teresa intonò, molto malamente ad onore del vero, una canzone:

- Danziamo la carmagnola,
viva il suon, viva il suon.
Danziamo la carmagnola,
viva il suono del cannon!


- Ma fois, l’idea del cannone mi mette a disagio, sapete? - disse la giovane Carignano.
- Sarà perché lo sparano sempre a mezzogiorno, non lo so cugina.
- Cugina! vi è caduta la bambola dalle mani, temo che si sia rotta. Le si è staccata la testa… - disse Maria Giuseppina.
- Aspettate, se la fissiamo su un bastoncino dovremmo poterla usare lo stesso.
- Bella idea, sorellina. Adesso ricominciamo a ballare e cantare tutte in coro, portando in passeggiata le bambole… voi, cugina, tenete la testina della vostra sul bastoncino.

Danziamo la carmagnola,
viva il suon, viva il suon.
Danziamo la carmagnola,
viva il suono del cannon!


- Fi, l’horrerur! Gridò la principessa di Carignano prima di svenire.

   
 
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