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Autore: Caillean    13/03/2004    11 recensioni
Il VII° anno ad Hogwarts. E' il momento di decidere da che parte stare.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Harry Potter VII° anno

 

Ombre  che  inghiotTono

 

Tutti i personaggi che vivono questa ff sono nati dalla mente di J.K. Rowling,

e solo a lei appartengono.

Non ho resistito a fantasticarci sopra anche io, tutto qui!

Recensite e consigliate!

 

Cap. 1

 

Più nessuna protezione

 

Fine di luglio.

Su tutta Londra gravava una cappa di nuvole della quale non si riusciva a distinguere i confini.

Nelle villette tutte uguali di Privet Drive i condizionatori erano al massimo. Al numero 4, però, non tutti potevano goderne. Mentre il campione di pugilato Dudley Dursley si tuffava letteralmente in un mezzo chilo di gelato al caramello, senza alcuna intenzione di lasciarne un poco al padre, l’altro giovane della casa cercava di sfuggire all’umidità nel buio della sua camera da letto, chiedendosi quando sarebbe iniziata la prossima sfuriata nei suoi confronti.

Passi nel corridoio…

Ma la porta che venne aperta non fu quella della sua camera.

Figliuolo, i tuoi amici a che ora arrivano? ” sentì lo zio chiedere a Dudley.

Vernon Dursley si era affacciato al piccolo regno del suo adorato figlio.

“ Alle nove e mezzo. Dov’è il pazzo? ” si informò la voce sgradevole di quest’ultimo.

“ E’ nella sua camera. Non farà nulla, le sue sono minacce da quattro soldi! ”

Ve le faccio vedere io, le minacce da quattro soldi! brontolò Harry. Ma la sua voce venne come risucchiata dall’oscura immobilità che lui stesso aveva cercato.

Di fatto, si era praticamente auto-punito.

Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma era stato così. E pensare che era il suo diciassettesimo compleanno. Davvero un bel compleanno!

“ Da diciassette anni non fai altro che crearci problemi! ”

La sua colpa, questa volta, consisteva nell’aver fatto notare che il gancio vincente del grande lottatore non era stato poi così sensazionale, tanto meno leale. Ma se in realtà, dopo quel commento, Harry avrebbe ancora potuto schivarsi la punizione, le sue speranze di cenare si erano dissolte quando aveva reagito alla valanga di offese dell’obeso cugino.

In quei momenti era arrivato a pentirsi di averlo protetto dai Dissennatori.

Solo il pensiero che la partenza per Hogwarts era sempre più vicina, solo la consapevolezza che dall’estate seguente non sarebbe mai più tornato dai Dursley, solo questo gli stava facendo sopportare l’ennesima ingiustizia.

Pensa che domani sarai nella sede dell’Ordine - si ripeteva ormai da una buona mezz’ora – pensa che non vedrai mai più le espressioni porcine di Dudley. Resisti, resisti.

Le quattro settimane di reclusione a Privet Drive, lontano dal suo vero mondo, non erano state sempre così negative, doveva ammetterlo.

Usando tutta la razionalità possibile, dopo la crudele e spossante conclusione del sesto anno di scuola, le si sarebbe potute definire rilassanti.

Non gli era venuta la voglia di studiare in cui aveva sperato, questo proprio

no…ma avrebbe potuto rimediare insieme a Ron ed Hermione (…magari spulciando proprio dalle pergamene di Hermione). 

La mole di pagine da studiare per Vitious e la McGrannitt era duplicata, in vista dei M.A.G.O, ma si trattava anche di argomenti assai interessanti – come avrebbe reagito Hermione a sentirglielo ammettere?

Tra il ripasso di Storia della Magia e un tema per Difesa contro le Arti Oscure, le prime due settimane erano trascorse relativamente serene.

      Moody aveva ribadito la sua minaccia – neanche tanto velata, anche se sempre ironica – e Vernon Dursley aveva pensato bene che era meglio non impedire al nipote strambo di immergersi nelle sue assurde pergamene, per quanto una persona rispettabile come lui, rappresentante di impeccabili trapani elettrici, detestasse averle per casa.

       I problemi erano cominciati negli ultimi tre giorni, quando tutta la perfetta, linda casa dei Dursley si era trasformata nella sede del Fan Club del mitico Dudley.

Che Harry non riuscisse a vivere l’attesa della gara con altrettanta accettazione, questo zio Vernon aveva detto di poterlo accettare. Ma quando un frullare di ali aveva reso la sua domenica così tanto simile a quella di sei anni prima, beh…allora la sua pazienza si era drammaticamente eclissata.

Dovresti essere contento, no? Vengono a prendermi prima del previsto. ” aveva detto Harry, trattenendosi a fatica dall’alzare la voce. “ Non mi vedrete mai più! ”

Fosse vero, fosse! ” aveva esclamato Dudley.

Harry lo aveva fulminato con gli occhi. “ Non sei tanto coraggioso, quando sei senza i tuoi amici teppisti, eh? ”

“ Come osi dare del teppista a mio figlio? ” la voce querula di zia Petunia quasi gli aveva spaccato i timpani. “ Voglia il cielo che sia la volta buona, che vengano davvero a prenderti! ”

“ Questa volta sì, non aspetto altro da sette anni!! ” 

Ma Vernon si era impuntato, deciso evidentemente a sorbirsi ancora il suo indegno nipote per altri anni, piuttosto che ammettere che la serenità della famiglia dipendeva da Harry, unicamente da una sua decisione.

Il viso paonazzo aveva raggiunto un apice di disgusto mai visto, gli occhietti si erano stretti in fessure mentre il grassoccio dito indice della mano destra puntava direttamente verso Harry: “ Tu prenderai quel maledetto treno dopo la gara di Dudley. ” era esploso, “ E aiuterai tua zia nel rinfresco che la polisportiva darà in suo onore. ”

Ma neanche per sogno! Potrei cedere alla tentazione di avvelenarlo! ”

“ Papà, ” era saltato su subito il lottatore, smentendo tutto il suo coraggio, “ non ce lo voglio, in palestra. ”

“ Visto? ” aveva commentato Harry, sperando che il cugino potesse per una volta persino risultargli utile. Ma quel giorno la sua fortuna era rimasta a letto, e con un blitz zia Petunia aveva superato l’orrore per “quelle cose”, nascondendo il baule di Harry e la gabbia con Edvige nella cantina.

Per Harry era stato davvero troppo.

Fregandosene del divieto di compiere incantesimi fuori dalla scuola, era ricorso direttamente alla bacchetta – l’unica cosa che fosse mai riuscito a tenere davvero nascosta: “ Alohomora! ”

Così Edvige era stata liberata da quell’inferno, ma lui aveva ottenuto una vittoria

ben sterile. La vita in quella casa era divenuta impossibile.

Eppure, Harry sapeva di dovervi rimanere. Non poteva ripetersi il colpo di testa del terzo anno, quando era scappato da Privet Drive e aveva chiamato per la prima volta il Nottetempo.

Ora che l’Ordine gli aveva ucciso il servo più devoto, l’esercito dei Mangiamorte

era davvero sguinzagliato in tutta l’Inghilterra. Le strade della Londra babbana non

erano mai state così pericolose. 

L’entusiasmo e il senso di rivalsa che Harry aveva provato il penultimo giorno del sesto anno a Hogwarts, quando l’Ordine era riuscito a vendicare Sirius – anche se

solo in parte – uccidendo Peter Minus nonché alcuni tra i Mangiamorte più pericolosi

era già bell’e lontano. Codaliscia era morto, era stato lui a ucciderlo, ma gli altri Mangiamorte sembravano aver cominciato a  centuplicarsi.

L’ultima lettera che Edvige gli aveva portato da Grimmaud Place era alquanto inquietante. Harry non ebbe nemmeno bisogno di riprenderla in mano: ogni sua parte era ben impressa nella sua memoria.

 

Ciao Harry,

dubito che i giornali babbani possano fare dei veri e propri scoop a proposito, ma le supposizioni che mi hai scritto non sono lontane dalla verità. C’è il marchio dei Mangiamorte, nelle ultime morti al Museo delle Cere e al Covent Garden.

Fai molta più attenzione del solito, Harry. Evita il più possibile ogni spostamento.

Verremo a prenderti il più in fretta possibile, probabilmente questo sabato. Non sia mai che tu debba passare con quegli storti un altro compleanno! Non so dirti chi verrà, ma stai pronto a partire.

                                                                                                     Ron ed Hermione

 

“ Diciassette anni, e ancora devo ubbidire come un bambino a chi mi dice di non fare pazzie! ”

Frustrato, Harry accese la lampada da notte che teneva sulla scrivania, accanto al misero letto, e la camera riacquistò le sue proporzioni.

Alla parete accanto al letto facevano mostra di sé un gagliardetto della casa dei Grifondoro e un poster della nazionale irlandese di Quidditch. Era uno dei regali che Ron gli aveva fatto recapitare due giorni prima, per il suo compleanno.

Nel pacchetto portato in volo da Leo, Harry aveva trovato anche tre sacchetti di Api frizzole e un nuovissimo mazzo di carte BUM. Quest’ultima parte del regalo non era stata esattamente una sorpresa, ma una richiesta di Harry, visto che l’esplosione dell’ultimo castello fatto con il precedente mazzo l’aveva eliminato completamente. Forse gli elfi domestici ne stavano ancora raccogliendo le particelle infinitesimali di

cenere, nella Sala comune di Grifondoro!

Hermione gli aveva mandato una torta alla nocciola, che non era durata più di cinque minuti fuori dalla sua pancia, e un calendario stregato, che lo svegliava ogni mattina con un buongiorno davvero speciale: “ Fra….giorni festeggerai come si deve il compleanno! ” ( anche se questo doveva ancora verificarsi, ma forse era ancora in

tempo! ) oppure: “ Non ritardare al binario 9 e ¾! ”

      Era comunque un bel miglioramento, rispetto al regalo ricevuto a Natale del V° anno: quell’agghiacciante strumento di tortura per studenti che era stato il diario urlante!

      Harry rabbrividì nell’immaginare la reazione dei suoi adorati zii se avessero udito anche una sola volta quelle urla stridule…Se avevano sconvolto persino lui e Ron…!

      In realtà non c’era uno strumento magico, un qualsiasi elemento o prodotto del suo vero mondo, che i gabbani Dursley avrebbero potuo tollerare per più di dieci secondi. Per fortuna nessuno di loro entrava più in quella stanza, da quando Harry aveva promesso di pulirla personalmente. Preferiva trasformarsi ogni domenica in una casalinga di quel piccolo spazio, piuttosto che dover sentire i commenti idioti

del cugino su “quella Accademia di svitati” o su quello sport “da mentecatti”, come li aveva definiti.

Lanciando un’occhiata alla pergamena-calendario, che contava i giorni che lo dividevano dal ritorno ad Hogwarts, Harry dovette ricordare che le date erano completamente saltate. Lupin gli aveva detto che il mondo magico era in subbuglio. Silente e il corpo insegnante di Hogwarts avevano trascorso un intero mese a rafforzare gli incantesimi protettivi intorno al Castello, e questo forse avrebbe posticipato il rientro degli studenti.

“ Un giorno in più che vogliono farmi passare tra questi pazzi, e giuro che mi trasferisco al Paiolo! ” si disse Harry, spettinandosi nervosamente il ciuffo di capelli corvini.

Ma non lo avrebbe fatto, lo sapeva. Gli sembrava a volte che il coraggio fosse sparito dalla lista delle sue qualità…proprio il coraggio, in virtù del quale venivano

scelti i Grifondoro.

James non avrebbe perso tempo a decidere di lasciare una simile casa di matti! ” gli parve di sentir dire dalla voce vagamente delusa di Sirius. Una frase molto simile a quella che gli aveva detto al quinto anno.

Allora quella frase non lo aveva scosso quanto faceva adesso il suo ricordo. 

Era davvero stato smistato nella Casa sbagliata! Magari non i Serpeverde, ma forse il Cappello Parlante avrebbe dovuto metterlo nei Tassorosso. In quei momenti di pessimismo all’apice, Harry sentiva di aver tutto, tranne che il coraggio di un Grifondoro.

“ Me ne starò qui, buono buono…Rinchiuso come un bambino che è stato mandato a letto senza cena…”

Proprio allora, la porta si aprì. Zia Petunia martellava con il piede in babbucce il pavimento immacolato. “ Cosa blateri, tu? ”

“ Non posso nemmeno parlare, in camera mia? ”

La donna, magra e cupa in volto come un corvaccio, o forse come il suo scheletro,

rimase ostinatamente sulla porta, come se un ulteriore passo avesse potuto contaminarla.  “ Vieni ad aiutarmi con le pizzette per gli ospi… ”

Non terminò la frase.

Ad occhi sgranati, fissò qualcosa oltre le spalle di Harry,

nel cielo sempre più cupo e nuvoloso. “ Co…cosa…? ”

Anche Harry si voltò, e un largo sorriso gli tese le labbra. Erano almeno una mezza dozzina le figure che si avvicinavano in volo alla sua finestra, protetta dalle inferriate.

Cosa sono quelle cose?! ” urlò istericamente zia Petunia.

No, erano cinque…e il mago che guidava quello strano stormo di visitatori frenò in aria, salutando Harry con un cenno di mano. “ Monta la tua Firebolt, Harry. Dobbiamo muoverci! ”

“ Professor Lupin! ”

Ma era il Signor Weasley, quell’altro adulto che stava lottando con la sua scopa

per non esserne disarcionato? Sì, era decisamente lui, e lo riconobbe anche zia Petunia…con terrore, visto che quasi tre anni prima gli aveva distrutto la parete del salotto di cui andava tanto fiera.

       “ Muoviti, Harohhhh! ”

“ Papà, ti reggo io! ” si prodigò la ragazzina, che sul suo manico di scopa dimostrava di avere ben più controllo.

Zia Petunia indietreggiò nella stanza, quando vide un’altra sagoma prendere la via per la sua finestra, con tutta l’aria di volerla rompere in mille pezzi.

“ Andatevene di qui!…Oh, no…” gridò poi a Lupin, che stava estraendo la bacchetta dal mantello liso e assai sporco “ Lei non farà proprio nessun…”

      In quel momento, Harry capì cosa volesse fare Lupin con la sua bacchetta…o meglio, cosa volesse evitare. Qualcosa di molto grande ed agitato – ancora più agitato del manico di scopa che cercava di disarcionare Arthur Weasley, veniva verso il n° 4 di Privet Drive.

Tonks! ” urlò Harry, coprendosi il viso con le braccia.

Allontanateviiii! ” li avvertì la meterorite che stava per colpirli.

Lupin agitò la bacchetta. “ Immobilus! ”

La giovane Auror – probabilmente la strega più distratta e combina guai di tutta

l’Inghilterra – venne fermata dall’incantesimo di Lupin, restando a galleggiare nella sfera di magia che impedì al vetro di rompersi, la punta del suo manico di scopa ad un briciolo dal compiere l’ennesimo disastro!

Ginny ed Harry si decisero a riaprire timidamente gli occhi. L’intenzione di Lupin era di adagiarla dentro alla stanza, prima di sciogliere l’incantesimo e tenersi pronto a riparare eventualmente il vetro, ma Tonks era davvero troppo agitata.

Che diavolo? ” La videro perdere quota appena liberata, per poi riprendersi e sfrecciare verso le nuvole grigie che li sovrastavano.

Dai, piccola, ragiona! Lasciati guida…”

      BOOOM!

“ Per tutti i Troll, razza di scriteriata, vuoi stare ferma o devo legarti?! ” imprecò

 

ringhiando Malocchio Moody.

Il flebile autocontrollo di zia Petunia la abbandonò quando i suoi occhi si posarono sul naso morsicato di Alastor Moody. La donna crollò a terra svenuta, dura come uno stoccafisso.

L’Auror comparì con un POP nella stanza e controllò le condizioni di salute della signora Dursley. Harry pregò tra sé che zio Vernon non entrasse proprio ora nella stanza.

“ Dannati babbani, creano solo guai! ”

Sta bene, Alastor, avrà solo un brutto mal di testa, al risveglio. ” disse Lupin.

Ginny sorrise al carcerato Harry Potter: “ Ti hanno di nuovo sequestrato i bagagli? ”

Harry annuì. “ Questo è stato l’ultimo anno, giuro, che passo tra loro. ”

“ Dai, tu e Ginny andate a prendere le tue cose. Noi…” Lupin cercò con lo sguardo il signor Weasley, ancora in difficoltà con la sua Stella. “ Arthur, stai bene? ”

      Weasley grugnì qualcosa del tipo: Davvero molto spiritosoooohhh.

“ Ti aiuto io! ” si offrì Tonks.

“ NO! ” urlarono al contempo Lupin, Moody e lo stesso Weasley. 

Poi Ginny si allungò oltre il davanzale e scivolò nella stanza di Harry. “ Edvige ti

aspetta a Grimmaud Place, Harry. Prendiamo la sua gabbia e il resto! ”

 

Quando i due ragazzi uscirono nel corridoio, anche Lupin si era materializzato nella camera e aiutava Moody a stendere Petunia sul letto.

Scesero ridendo le scale.

“ Di qua.” indicò poi Harry all’amica. “ La cantina è…” Alcune voci lo zittirono, colmandolo d’angoscia.

“ Papà, chi…? ”

      “ Chi…chi sei, tu? ” chiese il padrone di casa, terrorizzato. 

Crucio! ”

Quella voce…Era la voce di una donna!

Bellatrix! ”

Ma la Mangiamorte non parve volersi fermare. “ Crucio! ” Altre urla si unirono, le urla di un altro torturato.

Bellatrix! Non abbiamo il tempo di divertirci, adesso, falli fuori e basta! ”

      Le urla di Vernon e Dudley Dursley si spensero lentamente.

Ginny! ” Harry strinse un braccio dell’amica, trattenendola appena prima che

iniziasse a gemere. “ Non sei sola. ”

Lei annuì; aveva sentito quelle voci, e aveva riconosciuto soprattutto la seconda, quella maschile, quella dell’uomo che si era preso gioco dell’intera famiglia Weasley, e che aveva messo nel suo calderone il maledetto diario di Tom Ridde, dando inizio a tutti i suoi guai. Ginny tremava come una foglia, ma riuscì a dominarsi.

Quelle erano le voci di Bellatrix Lestrange e Lucius Malfoy.

“ Dove si nasconde, il nostro eroe senza macchia? ” chiese sarcastico il Mangiamorte.

 

Un fischio acuto riempì le orecchie di Harry, mentre la collera gli risaliva lo

stomaco, bruciandone le pareti come fosse fuoco. Bellatrix, la Mangiamorte che aveva ucciso Sirius.

Era a pochi passi da lui, oltre quella porta.

Harry mise mano alla bacchetta, la concezione del tempo che si azzerava, ogni

briciola delle sue energie tesa a controllare quell’improvviso tremore di mani.

Harry, non vorrai…? ”

“ Resta indietro, ragazzo! ” lo fermò una voce.

Moody e Lupin lo sorpassarono, facendo cenno a lui e Ginny di evitare ogni altro rumore.

Ma a quanto pare erano già stati scoperti.

“ Chi abbiamo qui? Potter…! ” il volto di Bellatrix Lestrange emerse nel corridoio. Bellissimo eppure devastato dall’odio che la consumava da dentro. “ Finalmente rivedrai mio cugino, il tuo caro padrino! ”

Le bacchette di Alastor e Lupin erano già alzate, e i loro nervi saldi pronti a scattare.

Mentre il corridoio veniva invaso dalla luce di due incantesimi, Harry incrociò

l’odioso sguardo di Lucius Malfoy. Non si era nemmeno preoccupato di nascondere il viso.

Per lui uccidere babbani era diventata ordinaria amministrazione. Per Bellatrix

Lestrange era da tempo un puro divertimento.

      Ma questa volta Lucius Malfoy non volle neppure contrastare la velocità di un

Auror tra i più abili – forse il migliore – e del Lupo mannaro che tanto derideva. Lui doveva sopravvivere, non poteva permettere che il suo nuovo padrone perdesse anche lui. Scelse di fuggire, non tentò nemmeno di affiancare e proteggere la Mangiamorte. Si smaterializzò nel momento esatto in cui Beatrix Lestrange veniva schiantata dalla bacchetta di Moody.

Un colpo di bacchetta di Lupin, e il corpo della Mangiamorte venne avvolto strettamente da corde lunghe e robuste. Arthur Weasley annuì, soddisfatto. “ Ginny, resta con Harry. Vado a portare questa signora nella cella che la aspetta. ”

“ Fai attenzione, papà. ” sussurrò la ragazza.

“ Sì, anche tu. ” Il signor Weasley le accarezzò le guance, poi guardò Harry, mentre si prendeva dalla tasca una manciata di Polvere volante. “ Ci vediamo a Grimmaud Place, Harry. ”

Azkhaban! ” esclamò con sicurezza. Lui e la Mangiamorte catturata sperirono in una fiammata verde.

Il sotterraneo di casa Dursley piombò nel silenzio assoluto.

Harry seppe di avere gli occhi di tutti i presenti puntati addosso, mentre si accovacciava accanto ai corpi di Dudley e di zio Verrnon, a pochi passi dal suo baule con lo stemma di Hogwarts.

Erano…erano morti?

 

“ La donna si è ripresa. ” gli sussurrò il signor Lupin in un orecchio.

 

Harry non seppe dire quanto tempo fosse passato. Era ancora lì, incredulo, a

fissare gli enormi corpi immobili dei Dursley. Loro non si erano ripresi, nonostante Alastor continuasse a sostenere che non erano morti.

Ma com’era possibile? Quando fosse giunta in quella stanza – dopo aver cercato in tutto il resto della casa – zia Petunia avrebbe visto i suoi uomini inerti, gli occhi sbarrati sul nulla. Vaglielo a spiegare tu, Alastor, che non sono morti!

Erano entrati! I Mangiamorte di Voldemort erano entrati nella sua casa babbana! …Come poteva esser successo?

Harry scattò, liberando tutta la propria frustrazione, riversandola contro persone

che – sapeva – non lo meritavano. Ma lui voleva capire! “ Questa casa…non doveva essere l’unico luogo in cui Voldemort non avrebbe potuto colpirmi? ”

Harry, ascoltami…” tentò di calmarlo Lupin.

“ No! Dovete spiegarmelo, una volta per tutte! Silente ha mentito, vero? Lo sapevate tutti…”

“ No, Harry! ” rispose Ginny, angosciata, in quel momento così simile a suo fratello Ron. 

Invece è così…” ribatté Harry. “ Questa casa non è mai stata protetta da

Voldemort. Anzi, io ce l’ho portato! Per colpa mia anche i parenti di mia madre stanno…”

Che ti importa dei parenti di tua madre? gli sussurrò dentro la voce del

freddo cinismo che si stava risvegliando. Ti hanno sempre odiato, hai sempre

desiderato non dover vivere con loro. Che ti importa della fine che faranno?!

A questo lato di se stesso, in un momento di rabbia come quello che stava vivendo, risultò davvero difficile non dare retta.

“ Era tutta una menzogna! ”

Nel corridoio risuonarono passi incerti, affaticati. Poi, zia Petunia comparve nella stanza, scostandosi dal sostegno che Tonks le stava offrendo. Harry chiuse gli occhi, aspettandosi il grido che avrebbe lacerato definitivamente la tranquillità del quartiere.

Ma zia Petunia non ebbe la reazione che Harry si aspettava.

Puntò l’indice contro di lui, ignorando le parole di Lupin ed Alastor – “ Vostro marito e vostro figlio non sono morti. ”… “ Dovranno solo trascorrere un periodo di cure al nostro ospedale per malattie magiche ”… - No, Petunia guardò suo nipote con un odio riaffacciatosi da un passato a lui ignoto.

“ Tu...Vattene fuori dalla nostra vita! ”

      “ Zia…” balbettò Harry, chiedendosi quando avrebbe visto in che condizioni stavano zio Vernon e Dudley.

Ma se anche li aveva visti a terra, Petunia sembrava non aver realizzato che quei due corpi stesi a terra erano quelli del marito e del suo adorato tesoruccio.

“ Prendi le cose tue, quelle della stregaccia che era tua madre, e vattene dalla nostra vita! ”

E precisamente quello che avrei voluto fa…” Harry si bloccò, stordito dal senso delle ultime parole di Petunia Evans Dursley. “ Le cose di…di mia madre? ” Quali

cose?

 

“ Sì, hai capito bene. Non voglio più niente che la riguardi, nella mia casa! ”

      Che cosa è rimasto di mia madre in questa casa? ”

“ …Te le consegnerò personalmente, pur di vederti andare via! Non metterai più un dito nel mio mondo! ”

In futuro Harry avrebbe realizzato la stranezza di quel comportamento. Si sarebbe ripetuto che quell’atteggiamento di Petunia - la collera che aveva scavalcato la preoccupazione per i suoi uomini di casa - avrebbe dovuto insospettirlo.

Ma la rabbia di quei momenti, accecò completamente la lucidità. “ Di cosa parli? ”

“ Vedrai tu stesso, poi te ne andrai. Non voglio più vederti! ”

Harry udì qualcosa di bisbigliato tra Tonks e il professor Lupin. “ Non mi piace

tutto questo…” stava dicendo la strega.

“ Nemmeno a me. ”

In quell’istante una nuvoletta rossa si gonfiò emergendo dalla porta della cantina, fino ad assumere le sembianze del Preside di Hogwarts, Albus Silente, il lungo vestito blu notte che strisciava sul pavimento, spargendovi batuffoli di quel fumo rosso.

Ginny emise un sospiro di sollievo.

Arthur mi ha avvertito. ” esordì.

Lupin fece un passo verso i due corpi, ma il Preside di Hogwarts lo richiamò: “ meglio non muoverli, Remus. Sta arrivando anche un’unità di soccorso del S.Mungo. ”

     Poi si rivolse a zia Petunia. “ Sai come fare per andare a trovarli, Petunia. Lilly te lo aveva spiegato. ”

     “ I miei…Loro non andranno in quel manicomio che voi chiamate ospedale! ”

     Ma allora si era resa conto di come fossero stati ridotti Dudley e zio Vernon!?

     “ E’ necessario. ” replicò Tonks.

     Taci, nessuno ti ha chiesto niente! ”

     “ Pensala come vuoi, Petunia, ” disse Silente con un sospiro quasi rassegnato, “ ma solo tu sei responsabile di quanto è successo stasera. ”

     Fuori da casa mia! ” ripeté la donna a denti stretti.

     Sembrava conoscere Silente meglio di quanto Harry avesse mai sospettato, anche considerando la strillettera che le aveva mandato due anni prima, per ricordarle la promessa di tenere il nipote sotto il proprio tetto.

      No, Petunia in quel momento non temeva Silente – anche se Harry pensava che avrebbe dovuto! – lo detestava.

“ Il baule di Lily, Petunia. ” Silente non si era mosso di un centimetro, sul viso ancora quell’impassibile sorriso che cominciava ad irritare fortemente Harry.

“ E’ sullo scaffale più alto, qui in cantina. ” rispose zia Petunia, gelida.

Harry, prendilo e vai con gli altri a Grimmaud Place. ” disse allora Silente.

Ma Harry non si mosse.

“ Voglio delle spiegazioni, adesso! ”

Si era ancorato fermamente al pavimento, resistendo alla mano di Ginny che

cercava di distrarlo dalla sua stessa rabbia. “ Lasciami! Adesso lei mi deve spiegare Tutto! ”

Albus Silente non distolse i suoi occhi gentili e imperscrutabili da quelli di Petunia Evans.

E alla fine fu lei a parlare. “ Questa casa non darà più nessuna protezione, a nessun mago da strapazzo! Ho fatto anche troppo, per il figlio di quel…Potter! ”

      “ Non parlare così di mio padre! ” gridò

“ Avrei dovuto ascoltare sin dalla prima volta che mi suggeriva di lasciarti fuori di casa. Non meriti nessuna protezione. ”

“ Chi ti suggeriva di lasciare Harry all’addiaccio, Petunia? ” chiese Silente. Non sorrideva più.

Tutti attesero la risposta, Harry si sentiva tremare tutto, nella testa un ronzio che

rischiava di farlo impazzire, poi una fitta di dolore gli percorse la cicatrice. Come quando stava per percepire la presenza di…

“ Il mago che credete di poter combattere. Ma non avete alcuna speranza di vincerlo. ” fu la risposta della sua cara zietta.

 

Harry vide l’espressione sempre pacata di Silente congelarsi, indurirsi, gli occhi chiari fulminare la donna al di sopra delle lenti a mezza luna. 

Solo una volta, alla fine del quarto anno lo aveva visto così adirato con qualcuno che non fosse Tom Riddle in persona. Ora la sua rabbia era palpabile, tutta indirizzata alla volta di zia Petunia.

“ Tu hai aperto le porte ad un male che nemmeno puoi immaginare. Nel tuo cuore non c’è mai stato un briciolo di pietà, se hai resistito così poco alle tentazioni di Lord Voldemort, che ha ucciso tua sorella, il sangue del tuo sangue. ” 

“ Non è saggio cercare di fermarlo, ” disse zia Petunia, come a volersi improvvisamente giustificare. “ Lui è troppo potente. ”

“ E’ tornato ad esserlo grazie a vigliacchi come voi! ” esplose Moody, ma Silente lo zittì con un cenno della mano scarna.

“ Non illuderti che tradire tuo nipote ti proteggerà in futuro, Petunia. ” le disse. “ Lily e James, tutti i membri dell’Ordine della Fenice che sono morti lottavano anche per te. Te ne accorgerai quando sarà troppo tardi. Lord Voldemort non mantiene le promesse, qualunque cosa ti abbia promesso. ”

Forse zia Petunia non aveva un’idea precisa di cosa fosse l’Ordine della Fenice, forse non voleva sapere nulla di come sua sorella e il marito fossero morti, ma Harry

la vide sbiancare alle ultime parole di Silente.

        E mentre il Preside trasformava il proprio cappello a punta in un Passaporta che li avrebbe portati tutti quanti alla sede dell’Ordine della Fenice – la vecchia casa dei Black – la babbana che aveva ceduto all’invidia fissò il nipote, poi gli uomini della sua vita, e maledisse il giorno di molti anni prima in cui Lily – e non lei – aveva ricevuto quella lettera dal Preside dell’Accademia di Magia e Stregoneria di Hogwarts.   

   
 
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