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Autore: AmhranNaFarraige    12/10/2011    2 recensioni
Sul villaggio di Foglianuova incombe una disgrazia difficilmente paragonabile ad altre avvenute. Una serie di morti che culminano con quella di Naruto Uzumaki, un giovane taglialegna che godeva di una vita tranquilla e serena. Il commissario Nara si ritrova ad indagare su questi casi irrisolvibili, poiché dovuti a forze sovrannaturali, a malvagie divinità che desiderano i tributi a loro negati, a cui danno man forte delle streghe per amore.
Una storia macabra, ricca di rituali e streghe, di morte e zombi, di paura e bugie, ed ancora di superstizioni e folkrore. Una storia folle, prodotta da una mente folle. Abbandonate ogni razionalità e sana mente, oh voi che entrate!
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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2. La principessa delle streghe

Remember that death is not the end
but only a transition

[Fatal Tragedy – Dream Theater]

Ricorda che la morte non è la fine
ma solo un passaggio



Una giovane ragazza dalla pelle candida ed i lunghi capelli corvini intrecciati sulla schiena, la frangia sparpagliata dal vento leggero e freddo, se ne stava tutta sola al centro di quello che in primavera potrebbe diventare un incantevole campo di erba e fiori. Riportava alla mente dei suoi inesistenti osservatori un quadro di un qualche pittore sconosciuto che sognava la rinascita della natura, mentre attorno a lui l’inverno conquistava il mondo. Aveva anche in viso quell’espressione serena da fanciulla spensierata, mentre tendeva larghi panni umidi su un filo stabile tirato tra un ramo e l’altro di due alberi solitari all’interno alla gran radura affiancata dalle piccole case della periferia de villaggio. Era incantevole, stretta in un lungo abito bianco stretto sui fianchi da un piccolo fiocco che le si chiudeva in fondo alla schiena, nascosto da un pesante mantello blu scuro che la proteggeva dalle rigide temperature dell’inverno. La luce del ritardatario sole mattutino faceva risplendere le ciocche nere dei sui capelli che le cadevano sul viso di riflessi blu scuro che si agitavano ad ogni movimento del suo capo, quando si rannicchiava per estrarre dalla grande cesta in vimini le lenzuola ingiallite dal tempo, quando le spiegava e le tendeva senza nemmeno una piega sul filo, quando si sedeva in quel profumo di pulito per prendersi una pausa e tirare il fiato prima di rimettersi al lavoro e chiudeva gli occhi lilla per proteggerli dalla fioca luce invernale.
Era ancora seduta, aggraziata, su quell’erba fresca e profumata, quando il ragazzo dagli occhi neri fece il suo ingresso in scena da dietro le case di pietra. Camminava a passo lento e stanco mentre fissava la terra che calpestava, rendendo impossibile a chiunque scorgere il suo viso dalla carnagione scura. Era immerso nei suoi pensieri, mentre procedeva senza nemmeno guardare dove si stava dirigendo, proprio come la fanciulla dolcemente adagiata sul terreno. Mancavano solo pochi passi quando lei dischiuse gli occhi e notò finalmente quella mesta figura che si avvicinava con piccoli passi, lenti e cadenzati. Sul suo viso si dipinse un sorriso tenerissimo, quasi fuori luogo in confronto a tutto ciò che stava succedendo poco lontano, ma lei, ignara, danzava ancora serena nel suo piccolo mondo ed ora accoglieva al suo interno quel suo caro amico che era venuto a trovarla, dandogli il permesso con parole cariche di serenità, inconsapevole del turbamento che egli conduceva con se.
-Buon giorno, Kiba. Dovrai aspettare un attimo prima che io finisca di stendere, ci riuscirai?
Sorrideva ancora, con gli occhi un po’ socchiusi a causa del sole e del movimento delle bianche gote. Se questa conversazione fosse avvenuta anche solo il giorno prima probabilmente Kiba si sarebbe messo a far storie ed a lamentarsi, implorandola di lasciar perdere i suoi lavori per concedersi qualche momento con gli amici, prima che questi partissero a loro volta verso i luoghi di lavoro ai quali erano destinati, tuttavia quello era un altro giorno, le cose erano ben cambiate e con esse l’umore del ragazzo che ora si trascinava orribilmente dietro, giusto perché doveva tenerselo per forza e non gli era concesso buttarlo in fondo al fiume tanto era lurido e spiacevole. Quello alzò lievemente lo sguardo, cercando di farle capire ciò che era accaduto solo mostrandole le lacrime che arrossavano i suoi occhi, tanto per non essere costretto a dover convertire quel ricordo in parole dolorose per lui quanto lo sarebbero state per lei non appena sarebbe riuscito a pronunciarle, a farle uscire dalla sua bocca ben chiusa. Inutile dire che lo fece più che altro perché la ragazza iniziava a preoccuparsi seriamente vedendo in quale misero stato si era ridotto, tuttavia le lacrime presero a premere con più forza non appena fece un tentativo di emette un suono qualunque, obbligandolo a concedersi alla tristezza, ignorando il suo senso di pudore secondo il quale non avrebbe mai mostrato alla sua amica un atteggiamento così poco virile. Ma le cose stavano come stavano e lui non era in grado di fare tanto meglio che parlare singhiozzando.
-Hinata… E’ terribile!
-Lo vedo… Oh, dimmi solo cosa posso fare! Perché sei venuto proprio da me? Deve esserci qualcosa che potrò pure fare!
-Non è per questo che sono venuto qui… E’ solo che… Tu più di chiunque altro dovevi sapere.
-Mi sto preoccupando davvero. Che cosa dovevo sapere?
La voce si era fatta agitata e poco stabile, spesso intervallata da brevi sospiri dovuti all’ansia, rotta da sobbalzi di agitazione. Le veniva voglia di piangere anche se non sapeva bene per cosa, dopotutto Kiba non si era ancora deciso a darle una risposta. Nella sua mente si fecero avanti le idee più assurde che potesse pensare, ma nessuna di quelle contemplava nemmeno in minima parte la verità che si fece largo poco dopo, quando ancora le riserve di lacrime sembravano copiosamente sature.
-So che non ci crederai, ma ti prego, devi farlo!
-Lo sai che mi fido di te, ma ora smettila di tirarla per le lunghe, ti fai solo più male.
-Hai ragione, ma vedi, non è facile per nulla, fa troppo male anche solo ripensarci.
-Condividi allora il tuo dolore, sarà indubbiamente più leggero se portato in due!
-No, non lo sarà. Vedi, Hinata… C’è di mezzo Naruto, lui…
Non concluse la frase, ma nella sua brevità fu sufficiente per sbigottire una volta per tutte la ragazza, per farle capire che non era nulla di risolvibile, nulla che si sarebbero potuti dimenticare il giorno seguente una volta che ci avessero dormito sopra. Si fece improvvisamente seria ed attenta ad ogni minimo mormorio dell’amico, cercando di estrapolarne il maggior numero di informazioni possibile. Le ci volle un po’, ma alla fine, suo malgrado, ottenne il chiaro quadro della situazione, comprese la causa di tanta angoscia e ne fu partecipe: il terrore di tutti, dell’intero villaggio s’era fatto vivo ancora una volta tra le loro case, conducendo con se una striscia di sangue e dolore che era tristemente caduta sulla strada della persona alla quale più teneva al mondo, all’unica alla quale credeva di tenere davvero, più che a se stessa. Era successo tutto da poco, come testimoniavano i lamenti ancora eccessivamente sonori del malcapitato Kiba, che si era scoperto il ritrovatore del corpo allagato di sangue del loro caro amico. La prima cosa che aveva fatto, subito dopo all’essersi ripreso in qualche modo dal duro colpo ricevuto, era stata quella di andare a chiamare Shikamaru, quel suo lontano amico d’infanzia che ora stava intraprendendo una brillante carriera in commissariato. Subito fu interrogato riguardo le modalità del ritrovamento da alcuni assistenti e venne trattenuto per un periodo di tempo tale da permettergli di realizzare ciò che era accaduto davanti ai suoi occhi. Sentendo il bisogno di una voce amica, appena se n’era mostrata la possibilità, si era allontanato dalla casa dove era solito passare tutte le mattine per chiamare il triste Naruto che di solito non voleva saperne di andare a lavorare se non fosse che Kiba lo tirava fuori dal letto con le buone o con le cattive tutte le volte. Tutte tranne quella, che si era mostrata con così poco preavviso ed aveva lasciato loro un corpo da seppellire ed un’anima per la quale pregare. Pregare chi? Colui che aveva permesso la consumazione di una tale tragedia? Se c’era un Dio era stato tremendamente ingiusto a prendere tra le sue braccia un giovane così solare, geloso di ciò che la Terra aveva se l’era preso senza fare troppe storie.
Il ragazzo aveva stretto tra le sue braccia muscolose l’esile corpo della fanciulla, desideroso di sentire che era ancora lì, accanto a lui, e che non se n’era andata come aveva fatto Naruto quella notte, abbandonandoli da soli in quel triste mondo che sapeva dare solo dolore e dispiaceri a chi per lui faceva sempre tanto. No, Hinata era al suo fianco e respirava affannata mentre tentava di non far apparire la sua angoscia, senza un grande successo. Anche lei stava piangendo e le loro lacrime si mischiavano tra di loro per poi cadere senza alcun rumore sull’erba gonfia della rugiada del mattino che si confondeva con quelle. Erano abbracciati l’uno all’altro, uniti da una pena che solo loro conoscevano a pieno, che solo loro condividevano e che solo loro univa nella tristezza.
“Oh Kiba, tu pensi di provare le mie stesse emozioni, ma non capisci che invece siamo così distanti.” Hinata aveva colto i pensieri del suo amico, ma appunto perché gli voleva bene non gli avrebbe rivelato i suoi, più oscuri, celati nelle tenebrose grotte del suo cuore addolorato. “L’amore permette alle ferite di diffondersi con più crudeltà, rende le sue prede più prossime alla morte, segnalandole con colori luminosi e brillanti alla peste più nera. Per questo l’amicizia è così una gran cosa, esterna a tutti i sotterfugi che l’amore macchina. Tuttavia l’amicizia che c’era tra me ed il nostro caro Naruto fu presto corrotta da un cherubino indemoniato che ha presto preso possesso del mio cuore e della mia mente, ed che ora amplifica il male che provo. Kiba, tu non puoi capire come io mi senta ora e mi auguro che tu non possa mai. Era un grande amico, per te quanto per me, ma io non mi ero mai accontentata di tanto, sognando di più. E’ proprio vero che si capisce il valore di una cosa solo quando lo si perde, ma ancora lo sento, sento quel grido insopportabile che mi spacca la testa, quel grido che dice ti amo a qualcuno che non esiste più, a colui che è perito e che mai è venuto a conoscenza dei miei sentimenti. Kiba, ti prego, comprendi il mio dolore e stanne lontano, non vorrei per nulla al mondo che capitasse qualcosa di spiacevole anche a te. Fuggi finché sei in tempo, finché ti è concesso di poter tornare a sperare, un giorno, in una vita migliore. Fuggi e non temere per me, ormai non vedo più alcuna luce, sono rimasta incatenata in questo baratro senza fondo. Grazie, infine, per tutto ciò che hai sempre fatto per me, ma ora saprò cosa fare da sola.”
Hinata tuttavia non trovò mai il coraggio di dire tali parole, ma le custodì gelosamente nel suo cuore mentre entrambi lasciavano che la fredda brezza invernale rigasse loro il viso sparpagliando le loro lacrime, nascosti dietro a grandi rettangoli bianchi che ondeggiavano tra gli alberi, brillando alla luce del sole che ora s’era fatta più odiosa e meschina a quegli occhi lilla che prima si nascondevano solo per timidezza.

***



Il commissario Nara, con il consenso del medico Haruno, aveva concesso di portare via il corpo del defunto per permettere un degno funerale. D’altronde Sakura aveva concluso tutti gli esami dei quali avevano bisogno, senza alcun risultato effettivo, come se fosse stato il vento a tagliare quella gola rosata, ora divenuta di un triste e malsano pallore cadaverico. Non c’era null’altro, solo uno squarcio incredibilmente profondo che aveva fatto fuoriuscire una quantità di sangue impensabile. La morte era stata immediata ed il corpo non presentava nessun altro segno di violenza o di difesa personale. Almeno non aveva sofferto. Una volta che giunse all’ennesima conclusione che non spiegava nulla si era trovata a parlare con quell’uomo privato dell’anima e della parola, supplicandolo di aiutarla, di spiegarle com’era avvenuta la sua partenza dal mondo terreno, di cosa volesse significare la piuma che stringeva nella mano al momento del ritrovamento. Nulla sembrava aver senso e presto anche lei si dovette arrendere all’evidenza di non riuscire ad arrivare a niente, quel taglio virulento non sembrava aver alcun significato ne essere prodotto da alcuna cosa della quale dei semplici uomini quali loro erano potevano avere alcuna conoscenza.
Dunque il corpo muto, che non era intenzionato a dire nulla di se stesso, era stato vestito con gli abiti più eleganti che un taglialegna di Foglianuova potesse permettersi nei tempi di crisi che regnavano ora. In pratica il tutto consisteva in una larga camicia bianca sformata, chiusa al colletto con un foulard rosso acceso, ed un paio di pantaloni scuri che calzavano meravigliosamente a pennello sulle gambe immobili dello sfortunato ragazzo. Quello intanto era stato adagiato in una bara costruita da poco dal falegname che in quegli ultimi tempi si era trovato con una gran quantità di lavoro, purtroppo a causa di una serie di avvenimenti spiacevoli culminati con la morte del beneamato Naruto. Era stata fabbricata con un legno chiaro e molto nodoso, senza alcun genere di conforto, non un cuscino, non un drappo, solo una scatola senza troppe pretese, proprio come quella che era stata la sua vita. Faceva certo uno strano effetto vederlo in quella posizione per lui così consueta con la consapevolezza che non era più in vita, che non avrebbe più sorriso dando un piccolo raggio di luce a quel mondo oscuro. Eppure nessuno più avrebbe rivisto quel volto sereno una volta che sarebbe stato coperto dal coperchio di legno e sommerso nella terra nera del piccolo cimitero sul limitare del bosco dopo alla breve cerimonia che si sarebbe tenuta al tramonto, nel momento in cui tutti i lavoratori facevano ritorno alle loro umili dimore.

Fu una messa breve e sbrigativa, utile solo ad una rapida commemorazione del defunto e ad un tenue tentativo di redimersi dal peccato nel caso non avessero trattato come dovuto il corpo di un giovane credente. All’epoca questa era la consuetudine usuale: nessuno osava stare fuori di casa molto dopo il tramonto e durante tutte le ore di luce se ne stavano chi nei campi, chi nelle fucine e le chi lungo il fiume per lavare i pochi panni posseduti dalle famiglie. Le ore di buio erano un pericolo per chiunque ed era stato dimostrato loro nei più svariati modi possibili ed immaginabili, ma mai qualcuno era stato preso mentre si trovava in casa sua, per giunta perfettamente chiuso all’interno. Questi erano i pensieri che faceva il giovane Shikamaru mentre s’allontanava a passi grandi dalla piccola chiesetta di paese, intento a trovare una risposta a quel caso apparentemente perfetto. Nella direzione opposta, con lo stupore dell’investigatore, veniva una donna arrotolata in lunghe stoffe calde per proteggersi dalla frescura maggiore che la notte portava assieme alle stelle. Ci volle poco ad un uomo di così rapido ingegno comprendere di chi si trattasse: era la dolce Hinata che vagava tutta sola nelle prime ore di buio, certo una cosa poco consueta.
-Non ti converrebbe startene fuori casa a quest’ora, considerando gli ultimi avvenimenti.
-Grazie, Shikamaru, tornerò a casa presto. Volevo solo dare un ultimo saluto a Naruto. Ho fatto tardi oggi e non ho fatto in tempo per il funerale. Mi ci vorrà un attimo.
-Vuoi che venga con te?
-Non ce n’è bisogno, davvero, sarò a casa in men che non si dica.
-D’accordo, allora ti conviene fare in fretta, prima ho visto che il becchino lo stava preparando per portarlo via.
In fondo Shikamaru era contento di non doverla accompagnare in dietro fino alla chiesa, d’altra parte anche lui temeva quella forza occulta che si aggirava per il villaggio, ma la sua buona educazione l’aveva spinto ad offrire la sua protezione alla fanciulla. Quella, dal suo canto, era ancora più contenta delle notizie ricevute dal commissario: tutto ciò che desiderava era di stare sola con l’uomo che amava, poco importava se vivo o morto, se accanto a lei o separati da uno strato di terra fresca. Non aveva intenzione di dargli un addio veloce prima che il signor becchino glie lo portasse via dalle braccia, ma bensì la sua intenzione era quella di attendere che l’uomo facesse il suo lavoro, per poi poter piangere indisturbata sulla sua tomba, per potergli confessare una volta per tutte le parole che mai era riuscita ad esprimere. Non aveva paura del temuto mostro, se il suo destino fosse stato quello di raggiungere l’amato non si sarebbe certo opposta al suo volere, anzi, l’avrebbe accolto a braccia aperte, desiderosa solo di raggiungere il suo obiettivo, incurante dei mezzi. Tuttavia quella piccola paura della morte che c’è in chiunque le aveva suggerito di non contemplare quella come la soluzione ai suoi problemi, ma bensì di trarre soddisfazione dal fingere che Naruto non fosse mai morto, che fosse ancora lì, su quella terra che solo quando c’era lui le era sembrata vivibile e anche quasi bella.
Dunque le toccava mettere in gioco la sua sanità mentale pur di rimanere in vita e ciò la condusse al cimitero di lapidi storte e croci cadenti che distava dieci minuti a piedi dal villaggio. Aveva pazientemente atteso che la bara venisse sotterrata, osservando come incantata quell’atto che purificava l’involucro vuoto dell’amato, pazientemente nascosta dietro i primi alberi della foresta quelli meno oscuri e spaventosi, illuminati dai tenui raggi della luna argentata. Se ne stette lì rannicchiata a divagare su macabri pensieri per poco tempo: presto il beccamorti terminò il suo dovere e se ne scappò veloce verso casa, in fuga da quel pensiero immaginario che tutti avevano della notte come assassina.
Lasciò così il via libera ad Hinata, che finalmente poté uscire dal groviglio di rovi che s’era costruita attorno per rendersi invisibile ad occhi indiscreti e s’era appostata proprio di fronte alla lapide più nuova e bella dell’intero cimitero, quella sulla quale erano incise a piccoli caratteri due semplici parole, “Naruto Uzumaki”, null’altro. Ma quelle parole erano sufficienti perché lei sapesse bene dove indirizzare il suo cuore e le sue parole. Sorrideva mentre raccontava alla pietra ciò che era solita raccontare all’amico, il resoconto finale della giornata, ma le sue labbra erano impregnate del salato sapore delle lacrime che sgorgavano ancora copiose dai suoi occhi turgidi e arrossati. Rideva per un sogno, ma al contempo piangeva alla memoria della realtà, in un tuttuno di emozioni contrapposte.
Aveva gli occhi appannati dalle lacrime, quindi non notò subito la figura che le si presentò di fonte, con i piedi finemente incrociati sopra la lapide tanto pianta. Portava indosso un vestito sciupato e rotto sui bordi, di un nero tanto fitto che si confondeva con la notte, ed i capelli di un blu lucente raccolti sulla nuca con un fiore bianco che Hinata non aveva mai visto nel suo mondo ristretto del villaggio. La ragazza misteriosa la guardava sorridente, con gli occhi semichiusi e le mani intrecciate sotto il mento. Cosa poteva farci una ragazza da sola, di notte, nel cimitero? D’altronde era anche la condizione della nostra Hinata, ma la cosa la stupiva comunque.
-Tu chi sei?
-Generalmente prima di chiedere a qualcuno chi è ci si presenta, non ti pare? Comunque, proprio perché sei tu, ti farò il favore di sorvolare questi convenevoli, ma che non si ripeta più un fatto simile, ok? Ebbene, il mio nome è Konan e sono qui perché tu hai qualcosa da chiedermi.
Certo era un incontro strano da fare, pensando poi alle circostanze della situazione. In effetti Hinata un desiderio ce l’aveva, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe potuto chiederlo a quella signora.
-Che cosa?
-Se non lo sai tu… Orsù dunque, vediamo di arrivarci assieme. Che ci fai tutta sola di notte in questo luogo spaventoso?
-Tu invece… Tu sei qui perché sei una strega, giusto?
-Oh, queste sono parole brutte, però se la vuoi mettere così sì, io sono una strega, anzi, ti dirò di più, sono la principessa delle streghe!
-Quindi sai far resuscitare i morti?
Hinata aveva un po’ paura di fare quella domanda, temeva di sembrare una folle, ma la bella strega le sorrise un’altra volta, prima di sollevare la sua mano destra sopra il cumulo di terra a lei sottostante. L’aria si fece improvvisamente calda, piacevole, ed un leggero venticello si alzò da sotto il suo palmo. Il tutto durò pochi secondi e poi il nulla. Almeno finché un dito olivastro fece capolino dal terreno, seguito dagli altri suoi fratelli, dalla mano e dal braccio, per poi tirar su tutto il resto del corpo smorto e pallido. I biondi capelli erano afflosciati sulla fronte sporca di terriccio ed i vestiti si erano tutti strappati nel processo di fuoriuscita, ma nel compenso era lì tutto intero e si reggeva in piedi da solo. Aveva addirittura aperto gli occhi ed ora la fissava. Hinata, infinitamente grata alla sua sorte e alla principessa Konan, con ancora le lacrime agli occhi gli corse incontro e strinse le spalle di Naruto amorosamente al petto.




N.d.A.: Waaa, ce l’ho fatta un’altra volta! Solo che oggi speravo di postare ad un orario decente ma non ce l’ho fatta. Hey, mi dispiace, io c’ho provato… Vabbè, ma tutto è dovuto al fatto che inizialmente il capitolo era un po’ più lunghetto ed ho dovuto tagliuzzare un po’, così poi ho fatto un casino che non ci capivo più niente, spero sia comprensibile comunque.
Dunque, due paroline su questa seconda parte: entra in gioco Hinata e mi occupa praticamente il capitolo intero… Dio, non pensavo proprio! E’ che come personaggio boh, sì, è tanto carina e tutto quello che volete, però non mi prende troppo. Solo che ho un tremendo timore, ovvero di essere sfociata nell’OOC (e qui viene fuori la mia teoria secondo il quale l’OOC è bello, ma va evitato solo nelle storie in cuoi si riprende la storia originale, tipo le what if? e via discorrendo… Però so che piace a pochi e quindi tento di evitarlo). Anche Konan mi sa che non è tanto IC, vogliate perdonarmi.
Comunque, la storia inizia a prendere una piega sovrannaturale ed assurda, umh, chissà che accadrà adesso che tutto è ammesso eheh! Ci aspettano un sacco di altri personaggi e sono piacevolmente sorpresa che molti mi vengono in mente a scuola, proprio in attinenza alle cose che spiegano… E’ un po’ assurdo, però è figo XD Appena ci sarà un esempio utile vi farò capire.

Baci e abbracci, con la speranza che vi sia piaciuto.
AmhranNaFarraige
  
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