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Autore: Distorted Soul    14/10/2011    12 recensioni
Più scorreva gli occhi sul foglio più il suo sguardo si spalancava, mentre le mani stringevano la carta bianca. Rilesse più volte, per essere sicuro di non aver capito male.
« Non è possibile... » esalò con un fil di voce.
« Allora? Cosa dice? »
« I miei genitori... vogliono che torni per qualche giorno a casa perché... – ingoiò un flotto di saliva – vogliono presentarmi la mia fidanzata! » esclamò tutto d’un fiato, incredulo.
Maka lo fissò, attonita. Fidanzata?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5. Dance, run and steal a motorbike!

 

 

 

 

Aveva passato l’intero pomeriggio a leggere nell’enorme biblioteca di quella casa, dopo la vicenda del bacio. Non aveva voluto pensarci più di tanto, perché quando lo faceva si sentiva terribilmente in imbarazzo, nervosa; non aveva nemmeno riflettuto sul se le fosse piaciuto o meno, aveva soltanto chiesto al suo partner un libro e un posto in cui leggere e quello, dopo un “la solita secchiona” a cui aveva seguito l’ennesimo colpo dietro la nuca, l’aveva accompagnata lì. Ogni tentativo di conversazione della buki era stato smorzato da lei: voleva soltanto stare sola, immergersi totalmente in un libro e svuotare la testa del resto. Rimuginare sull’accaduto non avrebbe avuto senso, era stato un po’ come un bacio di scena in fondo. Nient’altro, si disse.

E quindi se ne stava seduta su di una poltrona di velluto con la testa immersa in un volume di storia antica e la mente piena solo delle parole del testo; fu soltanto quando una voce che non conosceva la chiamò, che alzò il viso dal tomo che aveva tra le mani.

« Miss. Albarn, la signora Evans mi ha detto di venirla a chiamare. »

Era una cameriera, quella che l’attendeva all’ingresso della biblioteca. Non poté far altro che sospirare e abbandonare la lettura per seguire la dipendente.

« Posso chiedere che ore sono? » domandò Maka una volta che furono fuori da lì.

« Le venti in punto. La signora mi ha mandata a chiamarla per avvisarle di prepararsi per la festa di stasera. » le spiegò in poche parole.

L’idea non l’allettava moltissimo, avrebbe tanto preferito continuare a leggere, ma aveva la sensazione che non avrebbero di certo gradito la sua assenza dopo che si era presentata a sorpresa in casa loro, aveva risposto a tono al padre di Soul e portato all’annullamento del fidanzamento. Sospirò di nuovo e tentò di trovare il lato positivo: almeno avrebbe avuto modo di sentire ancora Wes suonare.

 

*

 

Il salone delle feste era inondato di luci e suoni di ogni tipo, ed era pieno di gente in ghingheri giunta lì solo per assistere all’ufficializzazione del fidanzamento.

Soul ghignò: avevano solo sprecato tempo a vestirsi.

Allentò il nodo alla cravatta in modo da poter respirare meglio, in quell’ambiente così fastidioso e rumoroso. Opprimente. Ne aveva viste a bizzeffe di quelle feste in passato, e non gli erano mai andate a genio; la cosa che più odiava era sentire le chiacchiere in cui lui e la sua musica erano spesso gli argomenti di conversazione. Oppure quelle in cui lo confrontavano a Wes – anche loro. Le persone in passato avevano sempre fatto di tutto per tentare di rivolgergli la parola soltanto perché era un Evans, ma non c’era mai stato un reale interesse disinteressato verso di lui. Per questo preferiva isolarsi.

E anche questa volta i bisbigli non mancavano: erano tutti sorpresi di rivedere di nuovo il minore degli Evans dopo tanto, dopotutto. Strinse i denti reprimendo la voglia di fuggire.

Una mano gli si posò sulla spalla e si voltò per ritrovarsi di fronte il fratello maggiore.

« Beh, la tua dama non si è ancora fatta viva? »

Voltò la testa di lato, un po’ per tentare di scorgerla, un po’ per evitare di guardare Wes:

« Non ancora. »

« Si starà facendo bella per te, allora. » gli disse prima di allontanarsi.

« Già. » un po’ gli veniva da ridere al pensiero. A Maka non importava apparire bella, men che meno a lui, che tra l’altro conosceva i suoi lati peggiori. Per lei l’importante era solo essere una brava, anzi un’ottima shokunin – perché non avrebbe accettato la mediocrità – e portare a termine le missioni nel miglior modo e nel minor tempo possibile. Non che non tenesse affatto al suo aspetto, ma l’estetica veniva dopo questo e un’altra miriade di cose. Lei non era come le tante altre ragazze fissate in maniera maniacale col proprio aspetto – o sarebbe stata insopportabile il doppio – e di questo non poteva che esserne felice.

Era diversa, perciò era la sua partner.

« Soul. » si sentì chiamare, e quando si voltò nuovamente vide il viso della sua compagna a pochi metri dal suo.

Non disse niente, semplicemente si stupì di quanto potesse trovarla graziosa in quel momento.

Graziosa, puah, che aggettivo poco cool. Niente di meglio Soul? domandò a se stesso.

Forse si era sbagliato: aveva davvero passato il tempo a “rendersi bella”? Lei?

La osservò, in quell’abito verde senza maniche che, a partire dalla vita, le scendeva leggero fino su le ginocchia; i capelli erano raccolti sulla nuca e il viso, notò, era stato leggermente truccato. Ancora, non proferì parola.

« Ah… Maka? » chiese poi per accertarsi. Quella gli rivolse un’espressione per dirgli “e chi sennò?”

« Non guardarmi a quel modo! A quanto pare tua madre ha mandato una serie di persone per vestirmi e truccarmi! – disse con tono quasi esasperato avvicinandosi a lui – Non mi sento affatto a mio agio conciata così! I capelli mi tirano e i piedi mi fanno male in queste trappole, sono troppo alte! » proferì riferendosi alle scarpe aperte abbinate all’abito.

« Oh, ecco perché eri più alta. »

« Prima o poi mi vedrai cadere a terra, non riesco a camminare su questi aggeggi! »

« Allora l’importante sarà che tu resti al mio fianco. » le disse mentre stavolta fu lui ad avvicinarsi porgendole il gomito del braccio. Lei lo guardò dapprima scettica, poi appoggiò le proprie mani sulla manica scura del suo vestito.

« E comunque non stai tanto male, il verde ti dona. » le disse con tono basso ponendo la propria mano sulle sue. Maka arrossì un po’, guardandolo negli occhi: « Beh, grazie. » rispose soltanto, sorpresa dal complimento.

Ben presto altre chiacchiere riempirono la sala: la stragrande maggioranza degli invitati si chiedeva chi fosse la ragazza vicino al minore degli Evans e dove si trovasse invece la giovane Cooper, quella che avrebbe dovuto essere la sua fidanzata ufficiale.

La ragazza in questione se ne stava in un angolo in disparte nel suo abito rosso, mentre i suoi genitori parlavano con i padroni di casa. Aveva mantenuto la parola e aveva espresso la volontà di annullare tutto, ed ora stavano tentando di trovare un modo per risolvere l’imbarazzante situazione che era venuta a crearsi – e sembrava che Eleonor Evans avesse già trovato una soluzione, visto che era l’unica a parlare, ma cosa dicesse non ne aveva idea; sapeva solo che gli invitati si aspettavano un fidanzamento che invece non ci sarebbe stato e che il marito della donna sembrava piuttosto infuriato, più dei propri genitori.

Marianne guardava da lontano Soul e Maka con sguardo accigliato: era chiaramente infastidita e gelosa, ma aveva dato la sua parola a Soul e non avrebbe potuto tirarsi indietro. Non più.

« Non saresti stata felice con lui, Marianne, perché lui non sarebbe stato felice con te. » le disse Wes che l’aveva avvicinata.

« Cosa ne sai? » domandò senza voltarsi e continuando a fissare i due giovani più distanti.

« Lo so, perché non ho mai visto mio fratello così. » ammise, guardandolo ridere con una Maka che invece appariva piuttosto irritata, forse per qualcosa che lui aveva detto.

Marianne strinse i pugni lungo i fianchi: « Non capirò mai questa cosa! – esclamò, la voce incrinata – Loro… loro sono… sono esteticamente incompatibili, ecco! » se ne uscì puntando il naso all’insù e incrociando le braccia al petto.

Wes rise di gusto a quelle parole, poi le pose una mano sul capo con fare affettuoso.

« Come si dice Marianne, il mare è pieno di pesci! »

 

*

 

Maka quasi inciampò quando vide avvicinarsi a loro la signora Evans nel suo lungo e raffinato abito blu notte. Era elegante ed austera e il suo sguardo era fisso su di lei.

« Vedo che il vestito che ti ho fatto procurare ti dona. »

« G-grazie. »

Ormai si era rassegnata all’idea che quella donna le incutesse un certo timore, la faceva sentire in continua soggezione. Forse se il suo viso non fosse stato sempre così serio... in qualche modo era convinta che se avesse anche solo sorriso sarebbe stata pure più bella di ciò che già era.

« Come ti sembra la serata? » le chiese.

Maka si resse più forte al braccio della sua buki: « Ecco, non ho molta dimestichezza con questi eventi così eleganti, ma mi sembra tutto molto bello. »

La donna annuì flebilmente, poi voltò lo sguardo verso il figlio minore: « Tuo padre è furioso, sai? »

« E tu sai che a me non importa, vero? »

Una gomitata dritta nelle costole da parte di Maka lo fece traballare.

« Soul... » la donna pronunciò il suo nome con un tono che a Maka parve il più dolce che avesse usato nei confronti del figlio da quando l’aveva vista la prima volta.

« Si, mamma? »

« Sono felice di averti rivisto, stai crescendo bene. » un sorriso appena accennato comparì sulle sue labbra mentre gli poneva una mano sul capo. Poi, con lo stesso sguardo si voltò nuovamente verso la ragazza e le pose l’altra mano su di una spalla: « Abbi cura di lui Maka, per favore. » le disse solamente. Lei ebbe solo il tempo di annuire prima che la donna li lasciasse nuovamente per raggiungere qualche nuovo ospite.

Quando la shokunin volse lo sguardo verso Soul questo la guardava esterrefatto.

« Che c’è? »

« Nulla. Solo che probabilmente piaci a mia madre più di quel che pensassi. »

« Eh? Ne sei convinto? »

« Ne sono certo. – annuì con sicurezza – Dai, vieni con me. »

 

 

L’aveva condotta sul balcone, dove non sentiva l’aria opprimente avvolgerlo del tutto; doveva respirare e stare il meno possibile in mezzo a tutta quella gente con la puzza sotto il naso o sarebbe soffocato sul serio.

« Soul, tutto a posto? »

« Si – rispose poggiando le mani sulla ringhiera di metallo freddo – ma come avrai capito odio questo genere di feste. »

Maka gli si avvicinò, posandogli una mano su di una spalla: « Resisti, domattina andremo via no? E rallegrati, la sceneggiata ha funzionato alla fine. » disse, voltando però il capo mentre diceva le ultime parole. Già, come aveva funzionato.

D’improvviso avvertirono il vociare sommesso terminare e la musica cessare, fino a quando non fu il suono di un violino a riempire l’aria.

« Tuo fratello ha cominciato a suonare! » esclamò entusiasta verso un Soul decisamente meno euforico – per nulla.

« Già. »

« Andiamo a vederlo? »

« Se tu vuoi vai, io resto qui. E poi la musica si ascolta, non si vede mica. »

Maka però non si mosse dal suo posto e non smise di osservare il ragazzo al suo fianco.

« Beh, non vai? »

Quella spostò lo sguardo sui propri piedi: « Le scarpe mi fanno male, da sola rischierei di cadere. » mentì. E lui se ne accorse dal lieve rossore che le si era dipinto in volto.

Non aveva mai visto Maka arrossire così tanto come in quei due giorni, lo trovava inusuale ma in qualche modo anche vagamente carino. Scosse il capo al pensiero poco cool.

« Puoi almeno ballare con me? » gli chiese poi, rivolgendo nuovamente il proprio sguardo verso di lui, che sospirò sconfitto: « E va bene. Ma levati quelle armi dai piedi, non sia mai che me li pesti ancora. »

La ragazza gonfiò le guance, offesa, ma ubbidì ugualmente: chissà quando avrebbe avuto la possibilità di ballare con lui di nuovo, meglio cogliere l’occasione.

Lui le prese la mano e le strinse un fianco, mentre lei poggiava l’altro palmo sulla sua spalla. Cominciarono a muoversi lentamente sulle note che fuoriuscivano dal violino di Wes, guidati dalla musica. Soul posò la fronte su quella di Maka ed entrambi chiusero gli occhi: avevano già ballato a quel modo anche se con una melodia diversa ad accompagnarli.

« È una bella musica. » disse lei con tono rilassato.

« Già. »

« Ma preferisco il suono del piano. » rivelò sorridendo.

Lui ridacchiò.

Stettero in silenzio, lasciandosi trasportare solo dal suono della musica, fino a quando la melodia terminò e, dopo un applauso, ne iniziò un’altra. Ma stavolta ad accompagnare il violino c’era un altro strumento.

« Mia madre. Sta suonando la viola. » le disse prima che Maka potesse chiedere qualcosa.

Lei annuì soltanto. Per un attimo desiderò che quel suono continuasse all’infinito. Non conosceva il brano che stavano eseguendo, non avrebbe saputo dire quanto perfetto fosse, ma di certo riusciva ad abbandonarsi totalmente a quelle note.

« Te l’ho già detto, che il verde ti dona? » la domanda di Soul fece riemergere la sua mente dalla nebbia di suoni in cui si era immersa. Riaprì gli occhi e li posò sul suo viso, aperto in un ghigno.

« Cos’è, sei in vena di complimenti? » chiese dubbiosa. Soul non gliene faceva mai. Non sul suo aspetto, per lo meno.

« Stavo solo valutando che mia madre ha buon gusto. »

Maka arricciò il naso: « Ora non sembra più un complimento. »

Soul rise: « Stai bene, stupida. Ma preferisco come sei di solito: senza trucco, senza acconciature elaborate, senza agghindi inutili insomma. Sei più... più Maka! » esclamò facendole inarcare un sopracciglio. A quel puntò, sfruttando la vicinanza, si sporse maggiormente verso il suo orecchio: « Anche se ammetto, come al solito nulla per le tette ma ti fa proprio un bel sedere questo vestito. » proferì quasi in un sussurro mentre la sua mano sinistra le percorreva la schiena mezza nuda, rallentando nei pressi del bordo superiore del suo fondoschiena.

« Soul! Se non vuoi morire tira su quella mano! – sbraitò irritata colpendolo alla nuca con il palmo chiuso a pugno. – Possibile che tu non riesca a resistere troppo a lungo senza fare queste battutine idiote? »

Lui rise ancora, risalendo la schiena e spingendo il suo corpo minuto maggiormente verso di se.

La musica cambiò ancora, il ritmo divenne più incalzante e la velocità con cui le note si susseguivano aumentava sempre più.

Avrebbe voluto ascoltare anche Soul al piano, in quel momento. Avrebbe amato qualunque melodia avesse suonato.

Alzò il viso verso i suoi occhi e si accorse che la stava fissando, ancora con quello sguardo intenso che la confondeva. Le portò una mano dietro la nuca e tirò via il fermaglio prezioso che le teneva i capelli, che ricaddero sulle spalle.

« Così va meglio. » disse.

« Un’ora per acconciarli, nemmeno un minuto per disfarli. Ma almeno non mi sento più la faccia tirare! » esclamò ridendo.

« E poi a Kid non sarebbe piaciuta l’asimmetria di quella acconciatura! »

« E da quando ti preoccupi di Kid? »

« Beh, in fondo la sua idea non si è rivelata così male... no? » sorrise sornione, mentre Maka sbuffava voltando il capo di lato; inevitabilmente la sua mante tornò al presunto bacio, ma scosse immediatamente la testa: « Ti ha aiutato a salvare il sedere da un matrimonio-trappola, quindi direi di no. » proferì.

D’improvviso Soul smise di seguire il ritmo e si fermò, costringendo anche lei a farlo.

« Qualcosa non va? » gli domandò, ma le parole successive del ragazzo non diedero risposta a quella domanda.

« Non era precisamente quello di cui parlavo... – Maka lo fissò curiosa, aspettando che dicesse qualcosa di più preciso magari – Io mi riferivo ad altro. » aggiunse sporgendosi maggiormente verso lei.

« E a cosa, precisamente? »

Soul ridacchiò: « Andiamo! – esclamò – Non sei stupida Maka, hai capito a che mi riferisco. » pronunciò l’ultima frase con tono serio, spingendosi ancora più avanti.

Lei non disse nulla. Semplicemente si ritrovò a socchiudere gli occhi seppure le era sembrato che il suo cervello non avesse mai formulato quel comando. Probabilmente il suo sistema nervoso, in quel momento, si era preso una pausa senza chiederle il permesso.

Il respiro del suo partner le solleticava la pelle, mentre con un dito le carezzava il labbro inferiore. Anche volendo non sarebbe più riuscita ad allontanarlo.

Non si erano accorti che la musica era cessata del tutto e che qualcuno stava parlando a gran voce. Quel qualcuno, per la precisione Eleonor Evans, dopo uno sproloquio pieno di strane spiegazioni e chiarimenti sull’impossibilità di impedire il nascere del vero amore – testuali parole – aveva appena annunciato l’imminente fidanzamento tra Soul Evans e la giovane Maka Albarn – la brillante idea della donna: se non puoi sconfiggere il nemico schierati dalla sua parte.

Era stato in quell’istante che il cervello della ragazza aveva riallacciato tutte le sinapsi; entrambi si stavano fissando ad una distanza quasi nulla, increduli di ciò che avevano appena udito.

« Soul... »

« Mh? »

« Tua madre ha appena- »

« A quanto pare... »

Non si erano ancora allontanati, quando la voce della donna invitò i due giovani a farsi avanti.

« Maka? »

« Mh? »

« Corri! »

Le aveva afferrato un polso e, di corsa, entrambi avevano percorso il salone sotto lo sguardo sbigottito di tutti gli ospiti e quello divertito di Wes, e le numerose domande che si erano levate nell’aria.

« Soul! Ora dove stai andando? » tuonò Thomas.

Non rispose, pensò soltanto a correre dirigendosi verso una direzione precisa.

« Dove stiamo andando? » fece la stessa domanda poco dopo Maka, che percorreva i vari corridoi del tutto scalza.

« Al garage. »

« E che ci andiamo a fare lì? »

« A cercare una moto! »

Effettivamente una moto lì c’era, splendida a detta di Soul. Il problema, ammise il ragazzo, era che non sapeva di chi diavolo fosse. Nonostante questo le aveva ordinato di salire.

« Soul! Questo è furto! » lo rimbeccò lei.

« Io lo chiamo “prendere in prestito”. E poi ci sono le chiavi nella toppa, è chiaramente un invito a prenderla e correre via. – asserì levandosi la giacca – Tieni, altrimenti gelerai. »

Maka non obiettò: s’infilò la giacca scura e al comando del ragazzo di salire ubbidì.

Una volta messo in moto partirono immediatamente.

Percorsero il vialetto a grande velocità, Maka ebbe giusto il tempo di voltarsi e scorgere tutte quelle persone affacciate al balcone dove poco prima si trovavano lei e Soul.

Prima di chiunque altro c’erano i familiari della buki, anche se di certo non riuscì ad intravedere da quella distanza il volto irritato di Thomas e quello quasi sorridente di Eleonor. Wes, invece, non tratteneva più le risate.

« Tieniti forte! » le disse, per poi accelerare. Si strinse a lui appoggiando la testa alla sua schiena e chiudendo gli occhi.

Stavano tornando a casa.

 

 

« Eleonor, non hai fatto che peggiorare la situazione! » tuonò Thomas rivolto alla moglie.

« Dici? In verità mi aspettavo finisse così. » proferì lei.

« E allora avresti dovuto ascoltarmi! Non c’era motivo di annullare il fidanzamento e di assecondare le richieste di un ragazzino indisciplinato! » gridò irato mentre gli ospiti confusi continuavano a domandarsi cosa fosse appena successo.

La donna si volse a guardare il marito, quando Soul e Maka erano ormai scomparsi alla vista: « Sarebbe fuggito lo stesso – disse – tuo figlio ha scelto un’altra strada. Volevo soltanto divertirmi a vedere cosa avrebbe fatto dopo quell’annuncio. » rivelò.

Le imprecazioni del signor Evans andarono avanti tutta la serata mentre la donna richiamava dentro gli ospiti per tornare a quella che, ormai, era diventata una semplice occasione mondana senza un reale motivo.

 

*

 

Giunsero a Death City poco prima dell’alba.

Dopo aver posato la moto sotto casa, salirono su nel loro piccolo appartamento: Soul non si era mai sentito così felice di trovarsi di nuovo lì, tra quelle mura accoglienti.

La prima cosa che fecero una volta dentro fu stravaccarsi sul divano e tirare un sospiro di sollievo.

« Abbiamo lasciato lì la nostra roba. » si rese subito conto Maka, fissando i propri piedi scalzi.

« Manderanno sicuramente qualcuno a riportarci tutto, e a riprendersi la moto. Peccato, già pensavo di tenerla. – la shokunin gli rivolse un’occhiataccia – Scherzavo! »

« Sarà meglio, non voglio essere complice di un furto! »

« E dai Maka, sembrava essere messa lì appositamente per noi! Che posso farci io se il proprietario della moto è un idiota tanto da lasciare le chiavi nella toppa? – incrociò le braccia dietro la nuca e chiuse gli occhi – Parcheggiare il tuo veicolo in un garage di una casa piena di ricconi non significa per forza che sia al sicuro. » proferì.

Calò il silenzio. Maka si guardò attorno, contenta di rivedere le pareti familiari del loro appartamento che le conferivano un senso di sicurezza. Di Blair non c’era traccia, probabilmente era ancora al lavoro.

Si voltò verso il suo partner, che se ne stava ancora con gli occhi chiusi. Sapeva però che non stava dormendo poiché il suo respiro non sembrava essere rallentato.

« Ohi, senza-tette. » la chiamò d’improvviso voltandosi a fissarla con un solo occhio aperto. Maka era troppo stanca per arrabbiarsi e Maka-chopparlo, avrebbe rimandato la violenza alla mattina successiva. Quindi si limitò ad emettere un mugugno d’irritazione ed un “che c’è?”

« Ti ringrazio – le disse – per avermi mantenuto il gioco fino alla fine. »

Lei annuì: « In realtà in certi momenti ho davvero rischiato di mandare tutto al diavolo; tra i tuoi genitori, le domande imbarazzanti di tuo fratello e l’irritante Marianne... – sospirò – non pensavo potesse mancarmi dare la caccia alle uova di kishin. » rivelò.

Risero entrambi.

« Beh, la stretta di Marianne è peggio di quella di un uovo di kishin munito di pinze, credimi! » esclamò tra le risa.

Dopo poco calò nuovamente il silenzio: erano stanchi e stressati e probabilmente avrebbero avuto bisogno di una doccia, ma si sarebbero addormentati nel mentre.

« Vado a letto. » proferì Soul facendo forza sulle braccia per rimettersi in una posizione seduta.

« E io seguirò il tuo esempio. »

Non appena la ragazza curvò in avanti il busto trovò le labbra di Soul sulle proprie in quello che si era rivelato un bacio lieve e rapido, un semplice sfiorarsi di labbra. Mezzo secondo dopo si era già staccato, ma lei lo guardava comunque come in attesa di una spiegazione – ancora una volta si sentiva troppo stanca per picchiarlo come invece avrebbe dovuto...

Domani, si disse.

« Beh, solitamente nei film stupidi e sdolcinati quando due si lasciano si concedono un ultimo bacio. » disse alzandosi – se mai lei avesse deciso di colpirlo aveva il vantaggio si essere già in piedi e scappare. Sul suo viso era appena accennato un ghigno.

Anche Maka si alzò e, portandosi le mani ai fianchi, pronunciò con finto tono irato:

« Quindi mi stai mollando, Soul Eater? »

« Già, mi spiace, sono troppo cool per trovarmi incastrato in una relazione. »

Risero ancora, dirigendosi verso le rispettive camere. Ma prima che Maka potesse davvero percorrere il piccolo corridoio, Soul la ritirò a se.

La strinse contro il proprio corpo e tornò a baciarla con impeto, al quale la shokunin non riuscì a sottrarsi.

Quando si allontanarono fu lei a parlare per prima: « Che diamine ti prende? » chiese, sconvolta e col viso ancora una volta arrossato.

« Ne parliamo domani. » le disse soltanto, lasciandola andare e avviandosi verso la propria camera.

Sentì la porta della stanza di Maka chiudersi con violenza, prima che anche lui entrasse nella sua.

Non sapeva esattamente di cosa avrebbero parlato l’indomani – o meglio, più tardi in serata visto che era già domani – ma era piuttosto sicuro di aver fatto soltanto ciò che voleva.

Perché la voleva.

 

Ciò che non desiderava affatto, invece, erano i feroci Maka-chop che ricevette appena sveglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

\ \ \ \ \ \ \ \ \ \ \ \

 

Ci sono tante cose che odio di questo capitolo – tipo il finale – ma sto tentando di diminuire il numero giornaliero di lamentele – senza grossi risultati. Ho riscritto alcune parti più di una volta, senza essere riuscita a renderle davvero più decenti. Alla fine ho dovuto fermarmi, o non avrei più pubblicato questo capitolo xD Ma è finita e questo mi basta.

La signora Evans... beh, diciamo che in qualche modo la mamma è pur sempre la mamma, e tutto ciò che ha fatto in questo capitolo è venuto fuori da se, quasi l’abbia deciso lei.

Che dire? Vi ringrazio infinitamente per aver seguito questa storiella/passatempo, siete sempre stati molto gentili.

Spero di riuscire a tornare con qualcosa di più lungo di 500 parole, e magari anche più interessante e più in linea Soul Eater; nel frattempo tenterò di mantenere viva la raccolta.

Inoltre spero di poter riprendere in mano, prima o poi, la famiglia Evans – soprattutto Wes, poiché credo di aver cominciato ad adorarlo xD – magari con qualcosa di più serio.

 

Ancora grazie a tutti, alla prossima!

 

   
 
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