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Autore: AHysteria24    14/10/2011    9 recensioni
Elizabeth si ritrova tra le braccia fredde di uno sconosciuto senza la minima idea di come ci sia arrivata. L'evento di una sera cambierà la sua vita e quella delle persone che ama, e che dovrà proteggere.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Okay... this is it. E' davvero la fine gente D: Sono piuttosto disperata per questa cosa, abbandonare definitivamente questi due non credo mi piacerà molto. Nel caso qualcuno se lo stesse domandando, non ci saranno sequel - la storia è conclusa così, cercare di forzare un seguito in qualcosa che si sente finito sarebbe un fallimento in partenza.
Detto questo, vi lascio al capitolo. Ci rivediamo in fondo che ho parecchio da dire e qualche saluto da fare :)

Capitolo 37. Epilogo.

“Rose”, brontolai esasperata. “Rose, Rose! Basta!”.

Cercai di ritrarmi dalla sua presa, ma l’unica cosa che ottenni fu un aumento della sua stretta.

“Smettila di divincolarti, o mi farai sbavare l’eyeliner”.

Mi lasciai affondare nella sedia, sconfitta.

“D’accordo”, bofonchiai.

Era più di un’ora, o almeno così ero convinta, che Rose mi teneva prigioniera nel suo bagno con la scusa di prepararmi per il grande evento della giornata: il matrimonio di Alice e Jasper.

Sbuffai. Se avessi saputo che acconsentire ad essere la damigella di Alice avrebbe significato indossare un vestito scelto appositamente da lei e una sessione di trucco infinita, avrei opposto più resistenza. Decisamente più resistenza.

“Rose, non c’è bisogno che mi metta tutta quella roba in faccia. Farò sempre una figuraccia di fianco a tutti voi”.

Rosalie alzò gli occhi al cielo, in parte divertita ma anche scocciata.

“Taci, sarai perfetta”.

Questa volta fu il mio turno per alzare gli occhi al cielo.

Mi sistemai sulla sedia, guardandomi attorno con una certa curiosità mentre Rose si apprestava ad applicarmi la cipria, o qualunque cosa fosse.

A giudicare dalla luce che filtrava nella stanza, dovevano essere all’incirca le due di pomeriggio. Alice stava preparando Sarah nella sua stanza – quelle due ormai erano impossibili da separare – mentre Jasper, Edward e Emmett erano andati “in campeggio”. Mia madre era forse la più agitata di tutti, cercando in ogni modo possibile di aiutare Esme e Carlisle ad organizzare il matrimonio che Alice aveva pianificato in modo già più che perfetto. Mio padre si limitava a cercare di frenare il suo entusiasmo, anche se non con molto esito.

Sorrisi al pensiero. Non era passato poi molto da quando avevo pensato di perderli per sempre. Erano trascorse due settimane dall’incontro con gli Ubach, e a quanto pareva avevano mantenuto la loro promessa. Erano svaniti nel nulla, lasciandosi alle spalle solo qualche ricordo spiacevole e parecchia paura. Jasper e Emmett andavano spesso a controllare i confini, per essere certi che non fossero tornati, ma finora non c’erano state sorprese, e di questo ero grata. Ero abbastanza certa del fatto che non l’avrebbero fatto, ma non potevo esserne totalmente sicura.  Dopotutto,  mi risultava alquanto difficile fidarmi di loro.

Dopo quella che parve un’altra ora, Rose si scostò dal mio viso con un gran sorriso compiaciuto.

“Ok, ho finito”, annunciò sistemandomi una ciocca di capelli già acconciati dietro l’orecchio.

“Pensavo non l’avresti mai detto”, sospirai teatralmente, ignorando di proposito la sua smorfia.

Mi alzai dalla sedia, voltandomi verso lo specchio.

“Ah, no”, mi bloccò, fermandomi per un braccio e riportandomi con le spalle rivolte verso lo specchio. “Ti vedrai a lavoro finito”.

Sospirai esasperata.

“Pensavo fosse la sposa a cui erano riservati i trattamenti snervanti”.

“Pensavo sapessi a cosa stavi andando incontro quando hai detto di sì ad Alice”, rispose con un gran ghigno.

Repressi un ruggito. Feci per replicare, ma Rose m’interruppe con un gesto della mano.

“Ah-ah. Quando avrò finito, avrai tutto il tempo per brontolare. Ora devi sbrigarti a mettere il vestito, o farai tardi”.

Rassegnata e sconfitta, obbedii in silenzio. La cerimonia iniziava alle cinque – di tempo ce n’era ancora parecchio – ma discutere con Rose non portava mai ad alcuna vittoria.

Il vestito era appoggiato sul bordo del letto, avvolto da uno spesso rivestimento bianco di tessuto. Non mi era ancora stato permesso di guardarlo – non che ne avessi l’intenzione – e ormai stavo diventando nervosa, oltre che curiosa. Con Alice non si poteva mai sapere.

“Dai, aprilo”, m’incoraggiò Rosalie, vedendomi esitante.

Annuii in silenzio, forse più a me stessa che a lei. Sollevai l’abito con cura, prendendo la cerniera dell’involucro tra pollice ed indice e facendola scorrere lentamente lungo la lampo. Cercai di non apparire troppo sorpresa davanti al vestito che mi trovai di fronte.

Era sicuramente bello. Il tessuto di chiffon color caffè partiva da una scollatura a cuore per poi ricadere elegantemente in piccole pieghe. Una cintura di tessuto più spesso lo avvolgeva appena sotto il seno, chiudendosi con un piccolo fiocco dello stesso materiale. Era semplice. Era perfetto.

“Alice aveva pensato a qualcosa di più… sfarzoso, per così dire”, sentii chiaramente il sorriso nella sua voce, “ma Edward ha insistito per questo. Era convinto che ti sarebbe piaciuto”.

Registrai appena quello che stava dicendo mentre osservavo stupita quel pezzo di stoffa dall’aspetto tanto fragile. Lo accarezzai con la punta delle dita, facendo scivolare i polpastrelli sul tessuto delicato.

“Ti piace?”, la voce di Rosalie mi riportò alla realtà.

Mi limitai ad annuire soltanto, un piccolo sorriso sulle mie labbra.

“Che ne dici di indossarlo, allora, invece di restare lì impalata a fissarlo?”.

A quel punto la realtà tornò a materializzarsi davanti ai miei occhi.

“Cosa? Io… no! Rose, non posso”, balbettai con gli occhi sgranati, allontanando da me il vestito. “Non posso metterlo, è troppo… troppo”.

Non potevo indossare quel vestito. Era perfetto, sì. Ma non per me.

“Oh, non cominciare”, sbottò Rose. “Forza, mettilo”.

Rimasi immobile a fissarla, sconcertata.

“Non ti farò uscire dalla stanza finché non sarai pronta, a te la scelta. Ti perderai la cerimonia e dovrai subire l’ira di Alice per il prossimo ventennio”.

Sbuffai alzando gli occhi al cielo e mi maledii per aver acconsentito a quella tortura.

“Okay, okay”, mi arresi alzando le braccia in segno di resa quando la vidi avanzare verso di me.

Mi infilai con cura l’abito sotto lo sguardo divertito e attento di Rosalie, sistemandomi le ciocche di capelli che tentavano di sfuggire all’acconciatura intricata che aveva allestito.

“Perfetta”, mormorò con un gran sorriso quando mi fui infilata anche le scarpe, per poi prendermi per mano e trascinarmi davanti allo specchio. “Perfetta”, ripeté.

La mia prima reazione fu di sorpresa. Ero davvero io quella riflessa lì di fronte a me? Portai istintivamente la mano ai capelli, prendendo una ciocca ribelle tra le dita. Erano sollevati in un’acconciatura elegante, ma non troppo ricercata. Riuscivo a sentire, più che vedere, le forcine che aveva usato per mantenerli in quella posizione. Due lunghe ciocche ricadevano lungo le tempie, incorniciandomi il viso con dolcezza.

Un colpo alla porta mi costrinse a voltarmi di scatto.

“Bene, pronta?”, fece capolino Alice da dietro lo stipite.

Sorrisi timidamente, annuendo appena.

“Edward e i ragazzi sono di sotto, ci stanno aspettando. Andiamo”, aggiunse vivace.

Non riuscivo a comprendere la sua esuberanza, ma quelle furono le parole magiche in grado di convincermi a muovermi. Notai Rose e Alice scambiarsi uno strano sguardo d’approvazione, ma decisi di non badarvi. Sentii la voce di Emmett provenire dal piano inferiore.

“El, dobbiamo aspettarti ancora molto? Il povero Edward ti attende impazientemente”, finse un tono petulante.

Sentii chiaramente un colpo, forse un pugno, sferrato, seguito da qualche risata soffocata.

“Emm, taci!”, urlò di rimando Alice, mentre Rosalie si limitava a ridacchiare in silenzio.

Quest’ultima mi prese per mano, portandomi con sé fino in cima alle scale.

“Rose, puoi andare tu da Esme a chiederle se ha già disposto tutti i fiori?”.

Dopodiché, Alice si fiondò immediatamente in giardino, dove l’aspettava un Jasper che appariva più entusiasta di quanto l’avessi mai visto fino a quel momento. A quanto pare non le importava di non farsi vedere dallo sposo prima della cerimonia – dopotutto era soltanto giusto nei confronti di Jasper, lei aveva già visto tutto.

Rosalie la seguì rapidamente, ma non prima di aver stampato un bacio sulle labbra di Emmett. Rimasi ad osservare la scena, immobile sui miei tacchi instabili fino a quando non scorsi una figura sorridente che mi osservava in fondo alla stanza. Mi sorrise, e il secondo dopo era ai piedi delle scale, lo stesso sorriso ad illuminargli quel bel viso che amavo.

“Sei…”, sembrò per un secondo cercare le parole più adatte, per poi scuotere velocemente la testa. “Alice aveva ragione: valeva la pena di aspettare per vederti”.

Distolsi lo sguardo dal suo, sorridendo appena al suo commento e sentendo le mie guance scaldarsi.

“Grazie”, lo sentii sorridere a sua volta, divertito dalla mia timidezza.

Azzardai un’occhiata di sottecchi verso di lui, e sentii il mio cuore perdere un battito. Indossava un completo scuro, la cravatta nera annodata perfettamente al collo sopra la camicia bianca. L’abito nero riusciva come non mai a far risaltare il suo colorito niveo, accentuandone i lineamenti e l’oro brillante degli occhi, che ancora sentivo su di me. Era bellissimo, e, in un modo che ancora non comprendevo, mio.

“Forza, andiamo”, disse tendendo una mano verso di me e salendo con eleganza due gradini.

Annuii. Non riuscivo a capire il perché del mio improvviso nervosismo. Mi mordicchiai l’interno della guancia.

“Uhm, sì. Ecco, a proposito… grazie per il vestito. E’ davvero molto bello”, dissi sottovoce.

Iniziai a scendere le scale, prestando attenzione ad ogni gradino, aiutandomi con il corrimano a bilanciarmi sulle scarpe.

“Sei davvero…”, la sua voce mi costrinse ad alzare il capo di scatto, il che si concluse con la mia prevedibile perdita di equilibrio.

Due braccia dalla presa forte e rigida mi impedirono di rovinare al suolo, e mi strinsero a loro.

“Instabile”, conclusi la sua frase con un mezzo sorriso una volta che fui certa di essere in piedi.

Alzai lo sguardo per trovare Edward a fissarmi con occhi divertiti e forse adoranti, un mezzo ghigno a sollevargli le labbra.

“Stavo per dire ‘splendida’, ma credo che anche ‘instabile’ possa funzionare visti gli ultimi eventi”, il suo sorriso si tese ulteriormente, e la sua presa sui miei fianco si intensificò appena.

“Ah! Divertente, Edward. Divertente”, dissi fingendomi petulante.

Edward si limitò a scuotere la testa senza dire nulla, per poi avvicinare il suo viso al mio con lentezza calcolata.

“Mi sei mancata”, sussurrò strofinando il suo naso con il mio.

“Mmhmh”.

“Edward, non ci pensare nemmeno”, sentimmo entrambi la voce di Alice provenire dall’ingresso. “Quel trucco deve rimanere tale fino alla fine del mio matrimonio, quindi non ci pensare nemmeno a baciarla”.

Sbuffammo entrambi scocciati, per poi scambiarci uno sguardo divertito per la nostra reazione. Suo e mio malgrado, Edward si raddrizzò e mi prese per mano, conducendomi all’esterno. Meglio non provocare Alice.

 

La cerimonia si svolse rapidamente, per mia fortuna. Stare in piedi a fianco dell’altare sui tacchi non era il modo ideale di passare il pomeriggio.

Ogni tanto mi soffermavo a guardare Alice e Jasper, il loro sguardo complice e totalmente adorante, ma senza essere romantico in modo esagerato. Tuttavia, la maggior parte del mio tempo la passai ad incrociare lo sguardo di Edward dall’altro lato dell’altare, la sua postura rigida ed elegante.

Ogni qual volta lui cogliesse il mio sguardo, i suoi occhi parevano illuminarsi appena e il suo sorriso faceva capolino sulle labbra sottili e piene. E sentivo per me era esattamente la stessa cosa.

Mi sentivo così stupida e infantile, ma non potevo impedirmelo.

Quando finalmente la cerimonia si concluse, ci dirigemmo verso il ricevimento, dove la mia famiglia, alcuni invitati ed il resto dei Cullen stavano già chiacchierando.

Il misterioso clan di Denali era stato invitato, e mi sentii più che a disagio durante le presentazioni, soprattutto di fronte a una certa Tanya, che mi guardava come se mi fosse cresciuto un arto in più dall’ultima volta che mi ero vista allo specchio. Tuttavia, a parte questo, andò tutto più che bene. La mia famiglia si congratulò quasi esageratamente con Alice e Jasper, in particolare Sarah, che sembrava una piccola bambola di porcellana con il vestito che le aveva preparato Alice.

Ero di fronte al buffet con i miei genitori quando mi sentii picchiettare la spalla.

“Signor Cooper, signora Cooper”, salutò Edward con un cenno del capo e un sorriso. “Potrei rubarvi vostra figlia per qualche minuto?”.

Mio padre parve sul punto di rispondere, ma mia madre intervenne.

“Certamente, Edward. E chiamami Marie”.

“Grazie, Marie”, le sorrise cordiale. “Signor Cooper”.

Dopodiché, mi cinse la vita con un braccio e mi sospinse verso il lato più isolato del giardino. Non appena fummo fuori dalla vista dei presenti, si fermò e prendendomi il viso tra le mani, mi baciò rapidamente ma con dolcezza.

“Ciao”, mi sorrise, percorrendo con il pollice le mie labbra.

“Ciao”, sospirai trasognata.

Mi prese la mano e mi trascinò con sé lungo un sentiero appena visibile, camminando lentamente tra gli alberi che ci circondavano. Ad un tratto, stufa dei continui rischi di storte, sbuffai e fermai Edward.

“Che stai facendo?”, chiese divertito quando notò la mia espressione.

“Mi tolgo i tacchi”, annunciai soddisfatta. “Mi stanno uccidendo”.

Edward scosse la testa ridacchiando.

“Sei incredibile”.

“No, sono stufa”, replicai con una smorfia.

Riprendemmo a camminare, ma più lentamente.

“Sei davvero molto bella con quel vestito”.

Annuii timidamente, mormorando un “Anche tu” appena pronunciato.

“Rose mi ha detto che sei stato tu ad insistere su questo”, aggiunsi poco dopo.

“Sì, mi piaceva. Credevo che sarebbe stato perfetto su di te, e alla fine avevo ragione”.

“Ovviamente lo saresti stata anche con un paio di jeans e una maglia, ma Alice non era molto propensa”, continuò al mio silenzio.

Alzai gli occhi al cielo.

Era una proposta interessante, ma se mi fossi davvero vestita così mi avrebbero tutti guardato come se fossi uscita da un cartone animato. Il che mi riportava…

“Ehi, chi è Tanya?”, chiesi ricordandomi del modo in cui mi aveva guardato.

Edward si irrigidì inizialmente, per poi ridacchiare.

“E’ una dei nostri “cugini” dell’Alaska che condividono il nostro stile di vita, pensavo che-”.

“Non intendevo quello, e lo sai”, lo interruppi. “Mi ha fissata in modo strano, non mi è piaciuto”.

“Davvero?”, finse di esserne totalmente all’oscuro.

“Edward”, lo ammonii.

“El, amore, Tanya non è nessuno di importante. E’ solo che probabilmente le è parso strano il fatto che io ti presentassi a lei come ‘la mia ragazza’, tutto qui”.

Sgranai gli occhi immediatamente.

“Mi stai dicendo che quella Tanya era la tua ragazza?”, sbottai ad un volume forse più alto di quanto avessi voluto.

Riportai alla mente il viso di quella ragazza dai capelli biondo fragola, e desiderai di sprofondare nel terreno. Lei era… perfetta. Un attentato all’autostima di qualunque ragazza.

“No, no, El”, si affrettò a rassicurarmi Edward. “Ovviamente no, tu sei stata la prima… e l’unica, per quanto mi riguarda, ad avermi fatto provare tutto questo”, disse accarezzandomi il viso gentilmente.

“Ma allora…”.

“Lei voleva… mi voleva, ma le ho fatto capire che non ero interessato. Fine della questione”.

Rimasi a fissarlo ad occhi sbarrati.

“Ma… perché?”, fu l’unica domanda che riuscii a formulare.

“Perché? Che significa perché?”, ridacchiò tranquillo.

“Lei è così, così…”, sospirai frustrata.

Edward mi sollevò il mento con le dita, costringendomi ad incontrare il suo sguardo.

“Non è te”, mi sorrise sereno. “Questa è una spiegazione sufficiente”.

Mi sentii sciogliere un pochino alla sua affermazione. Tuttavia, non potei impedirmi di sbuffare.

Edward scoppiò a ridere, chinandosi per baciare le mie labbra imbronciate e poi raddrizzandosi subito.

“Sei buffa quando sei gelosa”.

“Non sono gelosa”.

“Okay”, acconsentì con un mezzo ghigno che la diceva lunga.

“Non è vero”, insistetti.

“Mmhmh”.

“Torniamo indietro?”, sbottai fingendomi indispettita.

“Ai suoi ordini”.

Riprendemmo a camminare, ma questa volta dirigendoci verso casa. Edward mi strinse al suo fianco passandomi un braccio intorno alla vita.

“Pensi mai che prima o poi vorrai sposarti anche tu?”, chiese d’un tratto Edward.

La sua domanda mi mandò inspiegabilmente nel panico.

“No”, mi affrettai a dire. “Cioè, sì. Ma non spesso, capita ogni tanto”, lasciai svanire la mia voce nel silenzio ovattato della foresta.

Sapevo di dover restare zitta, eppure la curiosità ebbe la meglio.

“Come mai?”, chiesi con un filo di voce.

“Non saprei. Sai, con il matrimonio di Alice e Jazz e tutto il resto…”.

“Mmm”, mi limitai a dire.

Un silenzio strano sembrò appollaiarsi sulle nostre spalle fino a quando Edward non parlò di nuovo.

“Sai, fino a non molto tempo fa ero convinto che per me sarebbe stato impossibile. L’idea che ci fosse qualcuno là fuori perfetto per me era assurda”, mormorò pensieroso. “Beh, almeno è stato così fino a quando non ti ho conosciuta”, si corresse con un sorriso pensieroso. “Sei praticamente… entrata nella mia vita quasi di prepotenza, e all’inizio mi faceva quasi rabbia il modo in cui mi sentivo stregato da te, senza che tu te ne rendessi nemmeno conto”.

Edward si fermò, prendendomi entrambe le mani tra le sue e guardandomi in viso.

“Ci ho messo così tanto a rendermi conto che ti amavo, e ancora di più a fartelo capire”, scosse la testa con un breve sorriso. “Ma ti amo, e questo non cambierà mai. Nemmeno se un giorno tu dovessi stancarti di me e decidere che dopotutto non sono abbastanza, che non ti merito… ti amerei lo stesso, anche se probabilmente preferirei non farlo”.

Mi passò il pollice sulle labbra. “Volevo solo che lo sapessi”.

Cercai di combattere il gran sorriso che minacciava di spuntarmi sulle labbra, ma non riuscii ad impedirlo.

“Ti amo”, risposi semplicemente. “Quando ti deciderai a capirlo?”, aggiunsi dandogli un colpo sul petto, che gli causò una risata.

Mi prese il viso tra le mani e questa volta mi baciò davvero, soffermandosi sulle mie labbra più a lungo. Riaprii gli occhi per trovarlo lì ad osservarmi, un’espressione strana sul suo volto.

“Voglio passare il resto della mia vita… della mia esistenza con te”, mormorò.

Ah. Aiuto.

“Uhm…io, ah…”, mi sentii farfugliare, per poi prendere un respiro profondo nel tentativo inutile di calmarmi. “E’ una proposta, la tua?”, cercai di sdrammatizzare, rivolgendogli un sorriso.

“Solo se vuoi che lo sia”.

Diavolo. Riuscivo a sentire le mani formicolare fino alla punta delle dita.

“Beh, in questo caso, Edward Cullen… credo davvero che passeremo l’eternità insieme”.

 

Fine.

Quiiiindi... quanto fa strano vedere la parola fine su un proprio lavoro? Fin troppo sinceramente.

Okay, passiamo alle cose serie. Ho un paio di ringraziamenti e saluti vari da fare. 
Prima di tutto, voglio ringraziare Giuls e Elly che, nonostante non ci si senta più come prima, hanno permesso a questa storia di prendere il via e a me di continuarla, motivandomi nel percorso. 
Ovviamente devo ringraziare anche quelle due in pagina - per chi se lo stesse chiedendo, Carli e Fabi - che mi sopportano e mi permettono di postare la storia anche lì di tanto in tanto; se ho delle visualizzazioni è solo grazie a voi. Di certo non avrei fatto un bel niente da sola. (Senza contare il fatto che non avrei nemmeno mai postato, ma questi sono dettagli xD)
Il che mi porta alle mie recensitrici. Quanto siete meravigliose? Paola, Giò,
Jen, Marta, Giada, Ginevra, Jujis (se ho dimenticato qualcuno siete libere di insultarmi) - se grazie a quelle due ho iniziato a postare, è grazie a voi che ho continuato a farlo. Senza i vostri commenti mi sarebbe passata sicuramente la voglia - per non dire farsi prendere dalla depressione più totale xD Quindi GRAZIE di cuore anche a voi, soprattutto a voi.
Un grazie va anche a tutti i lettori silenziosi, che sinceramente spero prendano il coraggio a due mani e si azzardino a scrivere anche solo due parole per quest'ultimo capitolo - poi giuro che sparisco, quindi non vi rompo più xD 
L'ultimo grazie va alla mia Angelica personale - con la storia non c'entra granché, ma poco importa visto che c'entra con me. Probabilmente non leggerai mai questa nota/capitolo perchè non te ne frega minimamente xD però sappi che ti voglio bene.

Ok, con le smancerie credo di aver concluso. Credo eh - nel caso le aggiungo più tardi, tanto posso modificare i post xD Eeeeh niente, ci vediamo spero. Prima o poi torno a postare qualcos'altro, devo solo trovare il tempo perchè le idee ci sono. Grazie ancora gente! :* 

                                                                                   Ale.

  
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