Peccati d'amore
Capitolo 12: "Il nome che non hai!"
“Ma il tempo che passa non sta a casa
mia
is there a reason to run away from here?
Ed
ora che…’cause I feel love
Sei
qui con me…I feel love
Sento
il mio cuore lassù
Sento
che si arrenderà docile.”
“Il
nome che non hai” – Nomadi
Il giorno successivo Hermione non si sentì
proprio di andare a lezione: per tutta la notte non era riuscita ad
addormentarsi e non aveva fatto altro che pensare a Harry e a quel loro
incontro/scontro in biblioteca. Le parole di Harry le risuonavano nella mente e
si sentì il viso in fiamme.
Le aveva proprio detto che era innamorato di
lei e che la voleva…che voleva stare insieme a lei! Anche sdraiata sul suo
letto, coperta fino alla punta dei capelli dalle lenzuola, Hermione cominciò ad
avere dei capogiri e l’ansia le crebbe notevolmente.
“Hermione, sei sicura di non voler andare in
infermeria?” le chiese Lavanda.
“Sì, ho solo bisogno di stare un po’
sdraiata!”
“Ci vediamo dopo, allora.”
“D’accordo.”
Non appena Lavanda e Calì uscirono dalla
stanza, Hermione si voltò a pancia in su e guardò il soffitto, portandosi una
mano sulla fronte: perché non riusciva a lasciarsi andare con Harry? Forse
aveva paura di soffrire di nuovo, come era successo con Ron. Ma Harry sembrava
così sincero e determinato. Lo era sempre stato in tutto quello che faceva.
Quando le aveva confessato i suoi sentimenti,
Harry aveva uno sguardo forte, sicuro di sé: Hermione non dubitava più di ciò
che provava Harry. E, in effetti, era abbastanza convinta anche dei suoi
sentimenti. Harry era stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno da quando
Ron l’aveva lasciata: un vero amico, una specie di fratello che era riuscito a
capire cosa stesse provando in quei momenti; e, lentamente, era entrato nei
suoi sogni, diventando prezioso come un tesoro antico, bello da guardare come
un suggestivo tramonto in riva al mare… Era qualcosa per cui sorridere, per cui
emozionarsi, in balia di una strana agitazione, che, improvvisamente, le
rendeva impossibile elaborare qualunque pensiero, ragionamento o semplice
frase.
Hermione sospirò, infilandosi totalmente sotto
le coperte: si era cacciata in una gran bella situazione. Come ne sarebbe
venuta fuori?
Nel frattempo, Harry in sala comune aspettava
Hermione, ma lei non si fece vedere. Così provò a chiedere a Calì dove si
trovasse l’amica.
“Non si sente molto bene!” fu la risposta.
“Sta male? Cos’ha?” esclamò lui, preoccupato.
“Niente di grave, stai tranquillo.
Semplicemente non era al massimo della forma!”
Harry sospirò: era vero o era solo una scusa
per non incontrarlo? Non poteva continuare a evitarlo per sempre e,
soprattutto, non in quel modo.
“Coraggio, Harry…posso sempre sedermi io
accanto a te!” esclamò Calì, avvicinandosi a lui.
Harry la guardò male, scosse la testa e se ne
andò.
Come sarebbe andata a finire la loro storia
mai cominciata? Harry non riusciva a vedere una conclusione possibile. Era
tutto così strano: lui che cominciava ad impazzire, Hermione che lo evitava con
stupidi trucchetti…come poteva esserci un lieto fine per loro?
*****
A pranzo, Ginny andò a sedersi accanto a
Harry, sorridendo. Lui la guardò incuriosito.
“Beh? Ti si sono paralizzati i muscoli
facciali?”
“No!” rispose lei, continuando a sorridere.
“E allora che ti succede?”
“Oh, dici a parte il fatto che sono
felicissima di quello che hai fatto?”
Harry sospirò, fissando il piatto davanti a
lui: “A quanto pare sei l’unica!”
“Per quale motivo?”
“Comincio a pensare di aver rovinato un
bellissimo rapporto con la mia migliore amica, di cui io sono pazzo e lei,
invece…mi sta evitando per chissà quale motivo! Forse…ho sbagliato a baciarla!”
Ginny lo guardò apprensiva: “Quando si bacia
qualcuno non è mai per sbaglio. E lo sai anche tu, forse meglio di me, che lei
ne è stata felice!”
“Non mi sembra proprio!”
“Ascoltami, Harry, io l’ho vista nella fase
post-bacio!” esclamò lei, ammiccando.
“Che vuoi dire?”
“Per la miseria, ma devo dirvi tutto io? –
commentò Ginny, esasperata- Lei ti vuole, Harry, le piaci da morire, ma ha
paura!”
Harry la fissò, cercando di capire le sue
parole: “Non capisco…paura di cosa?”
“Paura di soffrire e di far soffrire
qualcuno!”
Harry annuì: ora era tutto più chiaro!
“Qualcuno come Ron?”
“Esatto!”
“Ma lui non può fare più niente, ormai. Se lei
vuole me, se mi vuole veramente così come io voglio lei….allora niente ci potrà
impedire di stare insieme!”
“E’ quello che le ho detto io, ma non sono
riuscita a convincerla. Dovresti provarci tu!”
“Credo sia impossibile, fino a quando lei
rimane chiusa nel suo dormitorio!”
“Vero, ma stasera c’è la riunione con i
Prefetti, o sbaglio?”
“No, hai ragione!”
Se n’era quasi dimenticato, con tutti quei
recenti avvenimenti.
“Quindi, non credo che lei verrà meno a questo
suo dovere, no?”
Harry le sorrise: “Grazie, Ginny!”
Sì, avrebbe aspettato la sera per parlare con
Hermione. E l’avrebbe convinta a non aver paura, perché lui non aveva alcuna
intenzione di farla soffrire e Ron…beh, a lui ci avrebbero pensato in un
secondo momento. Non poteva interferire nelle loro vite, anche da lontano.
Avevano tutto il diritto di stare insieme e essere felici.
“Comunque…- disse Ginny, dopo essersi
schiarita la voce-…ho saputo che hai parlato con Draco!”
“Oh…sì, è vero!”
“E…come è andata?” chiese lei, cercando di
nascondere tutta la sua ardente curiosità.
“E’ stato strano…ma gradevole!”
“Ah, sì?”
“Sì, abbiamo parlato proprio come se fossimo
due vecchi amici!”
“E…lui come ti è sembrato?”
Harry non potè trattenere una risata per la
timida, ma estremamente curiosa espressione di Ginny: “Mi è sembrato a posto e
sincero nel confessarmi una cosa!”
“Cosa?”
“Non credo di potertelo dire.”
“Oh, dai,
Harry!”
“Mi dispiace, mi porterò questo segreto nella
tomba, a meno che lui non lo dica a qualcun’altro!” esclamò lui, sorridendole.
“Uff, sei cattivo Harry!”
“Sì, a volte sì!”
Dopo pranzo, Harry ebbe due ore di
Trasfigurazione e poi, in teoria, lo aspettava un pomeriggio di compiti. Ma lo
studio era l’ultimo dei suoi problemi quel giorno. Il suo unico pensiero era
Hermione: un pensiero che lo rendeva agitato, nervoso, soprattutto in vista di
quella sera, in cui lui l’avrebbe costretta ad ascoltarlo una volta per tutte.
Così, per sfogarsi e ingannare il tempo, Harry andò a prendere la sua Firebolt
e, subito dopo, si librò nell’aria frizzantina di un pomeriggio autunnale, che
gli scompigliava piacevolmente i capelli. Era il modo che preferiva per
sfogarsi quando serbava rancore, frustrazione, ansia…Semplicemente montava
sulla sua scopa e si lasciava trasportare da lei ovunque. Non importava se il
cielo fosse sereno o meno, se piovesse o risplendesse il sole: era come se
tutto in quel momento comprendesse il suo stato d’animo e volesse aiutarlo nel
suo tentativo di calmarsi.
Ma Harry era totalmente ignaro che, quella
volta, qualcuno lo stesse osservando: infatti, dalla finestra di camera sua,
Hermione lo aveva notato ed era rimasta a fissarlo per un po’. In realtà, lei
non aveva nessuna voglia di starsene a letto: perciò si era vestita e aveva
rifatto il letto, dedicandosi poi ai compiti. Ebbe qualche difficoltà a
concentrarsi: sentiva di essere confusa come mai prima di quel momento, ma non
sapeva come risolvere quella situazione. Immersa totalmente nei suoi pensieri,
Hermione si ritrovò a scarabocchiare strani disegnini sul foglio di pergamena.
Erano tre omini stilizzati che, probabilmente, il suo inconscio voleva
identificare con Harry, Ron e lei. Tre persone che, prima di tutto, erano stati
tre grandi amici, che avevano condiviso meravigliose avventure. Poi,
inevitabilmente, subirono quel processo tanto temuto quanto atteso: crescere,
con i soliti problemi e i grandi dilemmi al seguito. E così Ron aveva
cominciato a provare interesse per lei e Harry per Cho. Due storie simili che
si erano susseguite: simili perché Cho per Harry era un capriccio così come
sicuramente Hermione lo era per Ron. E un capriccio è destinato a terminare
prima o poi. I primi sintomi per Ron e
Hermione erano arrivati poco prima dell’estate: lei che scopriva certi
cambiamenti psico-fisici di Harry e Ron che scopriva quelli di Luna Lovegood.
Evidentemente, però, Ron ne era rimasto molto più turbato rispetto a Hermione e
per questo motivo l’aveva lasciata, allontanandosi da lei e da Harry. Era
inevitabile, dunque, che tra lei ed Harry ci fosse un avvicinamento: erano
rimasti in due.
Già, ma chi poteva pensare che fosse un
avvicinamento così considerevole? Tanto che lui si era innamorato di lei e
l’aveva addirittura baciata. Il famoso Harry Potter innamorato di lei, Hermione
Granger. Giustamente lui stava aspettando una qualche risposta da parte sua,
che però non riusciva a dargli. Perché?
Semplicemente perché, qualunque fosse stata la
sua risposta, avrebbe fatto soffrire uno dei due. Se solo lei non fosse stata
Hermione Granger e lui non si fosse chiamato Harry Potter, non avrebbero più
avuto alcun problema. Sarebbero stati liberi di vivere le loro emozioni,
evitando di far soffrire qualcuno.
“Un momento…”
Cosa aveva appena pensato? Quel tormentato
flusso di coscienza l’aveva portata a una specie di conclusione, no?
Conclusione a cui lei ultimamente sognava spesso di arrivare: era innamorata di
Harry, voleva stare con lui.
Dalla piuma che teneva sospesa a mezz’aria,
cadde una goccia di inchiostro che andò a posarsi sulla pergamena. Le molecole
di inchiostro nero, per il fenomeno della capillarità, cominciarono a
interagire con quelle della pergamena. La macchia sul foglio si era estesa,
coprendo totalmente uno dei tre omini stilizzati: erano rimasti nuovamente in
due…loro due.
*****
La sera Harry e Hermione, finalmente, si
incontrarono alla riunione con i Prefetti, i professori e gli altri Caposcuola.
Lui la fissò, restando fermo qualche secondo sulla soglia della Sala. Lei,
invece, già seduta al suo posto, non riuscì a sostenere i suoi occhi e distolse
lo sguardo, imbarazzata. Cosa che innervosì visibilmente Harry.
“Ciao!” la salutò dunque con freddezza, quando
le si sedette accanto.
Magnifico! Proprio quello che ci voleva per
iniziare la serata nel migliore dei modi. Hermione non sopportava che lui la
trattasse a quel modo: era così distaccato, così insolitamente freddo con lei.
“Ciao!”
Non dissero più nulla per tutta la riunione:
Silente parlò loro di Quidditch, vari problemi scolastici e della gita a
Hogsmeade. Ogni tanto Harry rivolgeva un fugace sguardo a Hermione, che però
cercava accuratamente di non incrociare i suoi occhi.
Al termine della riunione, Harry venne
trattenuto dal preside: tutti gli altri, compresa Hermione, uscirono dalla
Sala.
“Sì, professore?” esclamò Harry, anche se in
realtà avrebbe voluto maledirlo per avergli fatto perdere l’opportunità di
parlare con Hermione.
“Harry, so che Remus ti ha già accennato
qualcosa riguardo le lezioni di Occlumanzia!”
“Sì!” sospirò Harry.
Come aveva potuto dimenticarsene? Era una
tragedia.
“Mi
sembra la cosa migliore da fare, soprattutto dopo i recenti eventi!”
Rassegnato, Harry non potè che dare ragione al
preside e annuì, sconsolato.
“E’ solo per il tuo bene, Harry. Voldemort sta
sicuramente organizzando qualcosa di pericoloso e non possiamo permettere che
scopra la fine della profezia. Devi assolutamente riuscire a chiudere la tua
mente!”
“Lo so, professore, lo so benissimo!”
“Perfetto, allora riprenderai le lezioni il
martedì e il giovedì sera nell’aula del professor Piton! Lo comunicherò subito
anche a Severus!”
“D’accordo!”
Un altro boccone amaro da mandare giù: non
bastava la profezia e i problemi con Hermione. Anche ore extra con Piton!
Con il morale a terra, Harry uscì dalla Sala
e, con piacere misto a sorpresa, notò che Hermione lo stava aspettando, seduta
sui gradini della rampa di scale.
“Hermione?!”
Hermione si voltò a guardarlo e scattò in
piedi.
“Ciao!” lo salutò lei, sorridendogli.
Stava aspettando lui. Molto bene, era
l’occasione giusta per parlarle.
“Hermione, ascolta…- esclamò Harry,
avvicinandosi a lei-…per l’altro giorno, io…ecco… perdonami, sono stato troppo impulsivo…”
“Harry, non c’è bisogno di…”
“No, ti prego, lasciami parlare!”
Hermione lo fissò per qualche secondo, poi
annuì.
“Non era mia intenzione turbarti…-cominciò
Harry, che, però, si battè subito una mano sulla fronte- Ma che sto dicendo? È
naturale che ti avrei turbata con quel bacio. In fondo, chi se lo sarebbe
immaginato?!”
Hermione rise, perfettamente d’accordo con
lui.
“C’è solo una cosa che voglio spiegarti, con
la speranza di allontanare le tue paure. Ti ho sempre considerata una mia
grande amica, ma non mi ero mai reso conto di quanto fossi diventata importante
per me fino a quella sera, all’ufficio Misteri, quando per colpa mia è morto
Sirius!”
“Oh, Harry, non è stata col…”
“Aspetta, fammi finire. Per colpa della mia
presunzione ho perso l’unica persona che si fosse comportata come un padre con
me. E nella stessa notte, stavo per perdere anche qualcun altro.”
Hermione abbassò lo sguardo, arrossendo.
“La mia migliore amica…e se tu fossi…dio, non
me lo sarei mai perdonato. Eri l’unica persona che, non so come, era in grado
di capirmi in ogni situazione, eri la mia spalla…più comprensiva anche di Ron.
Sei sempre stata disponibile ad ascoltarmi, darmi consigli con Cho… starmi
accanto, anche se io non ti volevo tra i piedi. Mi hai aiutato più di tutti e,
quando quel Mangiamorte ti ha colpita…mi sono ritrovato incapace di agire. Non
volevo né potevo perderti semplicemente perché non ero pronto a stare senza di
te al mio fianco.”
Harry la fissò: sembrava commossa e ancora non
aveva finito.
“Quando mi sono reso conto di quale grande
tesoro avevo, ho capito che in tutti questi anni ti avevo sempre trattata male:
sono stato ingiusto con te, insopportabile, ingrato…”
“Ma non è vero, Harry!”
“Sì, invece! Ma sono cambiato ed essere più
gentile e premuroso con te mi ha fatto capire che…stavo cominciando a provare
qualcosa di diverso nei tuoi confronti. Solo quando Ron mi ha confessato che
gli piacevi, mi sono scoperto incredibilmente geloso nel sentirlo parlare di te
in quel modo.”
Hermione lo guardò sorpresa: “Vuoi dire che…in
tutti questi mesi…tu…”
“Ti sono stato accanto, provando quel
sentimento fortissimo, nonostante tu non mi ricambiassi. Hermione, io mi sono
sinceramente innamorato di te, sapendo che non avevo alcuna possibilità di
stare con te!”
Hermione sentiva il viso in fiamme, ma non
disse nulla. Dopo quella confessione di Harry, avrebbe tanto voluto dirgli
quanto le era piaciuto quel bacio, dirgli che provava le sue stesse emozioni…ma
persisteva quel blocco che le aveva fatto evitare Harry negli ultimi giorni.
Era semplicemente paura di soffrire come l’aveva fatta soffrire Ron e di far
soffrire proprio lui, Ron, che non era presente e non poteva sapere cosa stava
succedendo tra i suoi due amici.
Notando la totale mancanza di reazione della
ragazza, Harry sospirò. Evidentemente non era destino.
“A questo punto…sarà meglio far finta di
niente, se tu non mi senti in questo modo.”
Detto questo, con la morte nel cuore, Harry
fece per sorpassarla e andarsene.
Ma Hermione, istintivamente, gli afferrò la
manica del maglione e si voltò verso di lui. Non voleva perderlo. Era l’unico
in grado di trasmetterle emozioni intense e dolcissime: paura, tenerezza,
rabbia, affetto…che si era tramutato in amore. Come era successo a Harry, anche
lei si era innamorata di lui, sapendo che non potevano stare insieme. Ma era
successo e questo voleva dire molte cose: come, per esempio, che era giusto,
che era scritto nel destino, anche se lei non ci credeva, che doveva capitare
perché i loro sentimenti erano veri e che…con un po’ di fortuna non avrebbero
più sofferto e sarebbe andato tutto bene anche con Ron.
“Harry, non te ne andare…”
Lui guardò la mano di Hermione sul suo
braccio: lo implorava di non andare via…con quegli occhi…forse lei…
“Io…ti sento…” mormorò Hermione, timidamente.
Harry sorrise.
“Ti sento quando mi guardi e mi sorridi, ti
sento quando…- disse lei, facendo intrecciare le loro mani-…quando mi tocchi
e…quella volta, quando mi hai baciata…il più bel bacio della mia vita. E Harry,
voglio continuare a sentirti così, non voglio perderti…ho bisogno di te…”
Hermione lo guardò negli occhi con intensità e
Harry provò l’immenso desiderio di baciarla nuovamente. Ma un’ospite
indesiderato comparve nella sua mente: Ron. Sempre nel momento sbagliato!
E se fosse stato sbagliato quello che stava
succedendo tra lui e Hermione? No, avevano sofferto così tanto e non potevano
certo far finta di niente. Non sarebbero mai potuti tornare a un rapporto di
semplice amicizia. E poi…lei era lì, davanti a lui, chiedendogli semplicemente
di essere amata. Al diavolo Ron! Chi era Harry per rifiutarla proprio ora e
spezzarle il cuore?
Così, con gesto deciso, portò la mano
intrecciata con quella di Hermione dietro la schiena di lei. Per permettere al
proprio braccio di piegarsi in quell’improvviso abbraccio, Hermione venne
sospinta un po’ all’indietro.
“Ora che sei mia prigioniera, Hermione, io ti
bacerò!” esclamò lui, sorridendole.
“No, Harry…aspetta…prima dovremmo…”
“Cosa? Parlarne con Ron? Non ho più alcuna
voglia di aspettare!”
“Ma…è sbagliato…noi…”
Con la mano libera, però, Harry le tappò la
bocca: “Quando si bacia qualcuno non è mai per sbaglio!”
E così dicendo fece scorrere la mano sul suo
viso.
“Harry…”
“Conterò fino a tre. Se veramente non vuoi,
hai la possibilità di fermarmi. Ma se c’è anche solo una piccola parte di te
che non vuole fermarmi, ti prego…ascoltala…”
Harry le sollevò il viso con la mano: “Uno…”
Sapeva che in fondo lei lo voleva: i suoi
occhi lo stavano pregando di baciarla.
“Due…”
Ok, non lo aveva fermato: perciò si chinò su
di lei.
“Tre…”
Le loro labbra si incontrarono in un bacio
quasi sfiorato, delicato e molto dolce. Sorprendendolo, Hermione lo afferrò per
un lembo della tunica e lo attirò più a sé: per troppo tempo erano stati vicini
fisicamente, eppure così lontani, non potendo vivere intensamente le loro
emozioni. Harry le mise anche l’altro braccio intorno alla vita, stringendola
con desiderio, mentre il bacio diventava più profondo e passionale…come se i
loro sentimenti repressi per tanto tempo fossero esplosi tutto d’un tratto.
Lui, in particolare, sembrava “affamato” di lei, tanto che alla fine Hermione
riuscì a fatica a staccarsi da lui, tornando a respirare.
“Harry…ti prego…mi stai soffocando…”
Ma lui tornò sulle sue labbra, sorridendole.
“Posso almeno…liberare questo…braccio…” provò
a dire Hermione sotto i continui attacchi di Harry.
Il braccio dietro la schiena, infatti, le si
era indolenzito. Lui la guardò negli occhi; poi le chiese scusa e le lasciò il
braccio libero.
“Grazie!” disse lei, portando il braccio
intorno al collo di Harry, che nel frattempo aveva potuto abbracciarla meglio.
“C’è ancora una cosa che non ho capito di
questo discorso!” disse Harry, sorridendo con furbizia.
“Cosa?” chiese Hermione.
Harry ridacchiò e, alla fine, si riappropriò
delle sue labbra.
Probabilmente non era un comportamento
corretto: chiunque, professore o studente, sarebbe potuto passare di lì e
vederli. Ma non era così importante per la rigorosa Hermione, né tanto meno per
il furbo Harry, figlio di un Malandrino doc. Avevano aspettato troppo e
sofferto tanto per arrivare a quel momento. E, probabilmente, il peggio non era
ancora giunto. Come l’avrebbe presa Ron? Avrebbe capito i suoi due migliori
amici? O si sarebbe arrabbiato?
Sarebbe stata quella la fine della loro
amicizia?
Sorry per il ritardo. Spero, però, che con
questo capitoluccio succulento sia riuscita a farmi perdonare. Come qualcuno
noterà, l’ultima parte del discorso era liberamente( ma proprio liberamente)
ispirata alla puntata di Dawson’s Creek in cui joey e pacey si mettono
definitivamente insieme nella terza serie. Il prossimo, comunque, sarà “il
mattino dopo”, altra canzone dei nomadi.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito:
DarthSteo, desdeus, marco, harasauror, emma, herm88, fedeHermy, giovi,
harrydipendente.