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Autore: Kia85    23/06/2006    4 recensioni
Cosa succederebbe se Harry, Hermione e Ron dovessero affrontare, oltre ai loro sentimenti, anche i sette peccati capitali?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Peccati d'amore

 

Capitolo 12: "Il nome che non hai!"

 

“Ma il tempo che passa non sta a casa mia

is there a reason to run away from here?

Ed ora che…’cause I feel love

Sei qui con me…I feel love

Sento il mio cuore lassù

Sento che si arrenderà docile.”

 

“Il nome che non hai” – Nomadi

 

Il giorno successivo Hermione non si sentì proprio di andare a lezione: per tutta la notte non era riuscita ad addormentarsi e non aveva fatto altro che pensare a Harry e a quel loro incontro/scontro in biblioteca. Le parole di Harry le risuonavano nella mente e si sentì il viso in fiamme.

Le aveva proprio detto che era innamorato di lei e che la voleva…che voleva stare insieme a lei! Anche sdraiata sul suo letto, coperta fino alla punta dei capelli dalle lenzuola, Hermione cominciò ad avere dei capogiri e l’ansia le crebbe notevolmente.

“Hermione, sei sicura di non voler andare in infermeria?” le chiese Lavanda.

“Sì, ho solo bisogno di stare un po’ sdraiata!”

“Ci vediamo dopo, allora.”

“D’accordo.”

Non appena Lavanda e Calì uscirono dalla stanza, Hermione si voltò a pancia in su e guardò il soffitto, portandosi una mano sulla fronte: perché non riusciva a lasciarsi andare con Harry? Forse aveva paura di soffrire di nuovo, come era successo con Ron. Ma Harry sembrava così sincero e determinato. Lo era sempre stato in tutto quello che faceva.

Quando le aveva confessato i suoi sentimenti, Harry aveva uno sguardo forte, sicuro di sé: Hermione non dubitava più di ciò che provava Harry. E, in effetti, era abbastanza convinta anche dei suoi sentimenti. Harry era stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno da quando Ron l’aveva lasciata: un vero amico, una specie di fratello che era riuscito a capire cosa stesse provando in quei momenti; e, lentamente, era entrato nei suoi sogni, diventando prezioso come un tesoro antico, bello da guardare come un suggestivo tramonto in riva al mare… Era qualcosa per cui sorridere, per cui emozionarsi, in balia di una strana agitazione, che, improvvisamente, le rendeva impossibile elaborare qualunque pensiero, ragionamento o semplice frase.

Hermione sospirò, infilandosi totalmente sotto le coperte: si era cacciata in una gran bella situazione. Come ne sarebbe venuta fuori?

Nel frattempo, Harry in sala comune aspettava Hermione, ma lei non si fece vedere. Così provò a chiedere a Calì dove si trovasse l’amica.

“Non si sente molto bene!” fu la risposta.

“Sta male? Cos’ha?” esclamò lui, preoccupato.

“Niente di grave, stai tranquillo. Semplicemente non era al massimo della forma!”

Harry sospirò: era vero o era solo una scusa per non incontrarlo? Non poteva continuare a evitarlo per sempre e, soprattutto, non in quel modo.

“Coraggio, Harry…posso sempre sedermi io accanto a te!” esclamò Calì, avvicinandosi a lui.

Harry la guardò male, scosse la testa e se ne andò.

Come sarebbe andata a finire la loro storia mai cominciata? Harry non riusciva a vedere una conclusione possibile. Era tutto così strano: lui che cominciava ad impazzire, Hermione che lo evitava con stupidi trucchetti…come poteva esserci un lieto fine per loro?

 

*****

 

A pranzo, Ginny andò a sedersi accanto a Harry, sorridendo. Lui la guardò incuriosito.

“Beh? Ti si sono paralizzati i muscoli facciali?”

“No!” rispose lei, continuando a sorridere.

“E allora che ti succede?”

“Oh, dici a parte il fatto che sono felicissima di quello che hai fatto?”

Harry sospirò, fissando il piatto davanti a lui: “A quanto pare sei l’unica!”

“Per quale motivo?”

“Comincio a pensare di aver rovinato un bellissimo rapporto con la mia migliore amica, di cui io sono pazzo e lei, invece…mi sta evitando per chissà quale motivo! Forse…ho sbagliato a baciarla!”

Ginny lo guardò apprensiva: “Quando si bacia qualcuno non è mai per sbaglio. E lo sai anche tu, forse meglio di me, che lei ne è stata felice!”

“Non mi sembra proprio!”

“Ascoltami, Harry, io l’ho vista nella fase post-bacio!” esclamò lei, ammiccando.

“Che vuoi dire?”

“Per la miseria, ma devo dirvi tutto io? – commentò Ginny, esasperata- Lei ti vuole, Harry, le piaci da morire, ma ha paura!”

Harry la fissò, cercando di capire le sue parole: “Non capisco…paura di cosa?”

“Paura di soffrire e di far soffrire qualcuno!”

Harry annuì: ora era tutto più chiaro!

“Qualcuno come Ron?”

“Esatto!”

“Ma lui non può fare più niente, ormai. Se lei vuole me, se mi vuole veramente così come io voglio lei….allora niente ci potrà impedire di stare insieme!”

“E’ quello che le ho detto io, ma non sono riuscita a convincerla. Dovresti provarci tu!”

“Credo sia impossibile, fino a quando lei rimane chiusa nel suo dormitorio!”

“Vero, ma stasera c’è la riunione con i Prefetti, o sbaglio?”

“No, hai ragione!”

Se n’era quasi dimenticato, con tutti quei recenti avvenimenti.

“Quindi, non credo che lei verrà meno a questo suo dovere, no?”

Harry le sorrise: “Grazie, Ginny!”

Sì, avrebbe aspettato la sera per parlare con Hermione. E l’avrebbe convinta a non aver paura, perché lui non aveva alcuna intenzione di farla soffrire e Ron…beh, a lui ci avrebbero pensato in un secondo momento. Non poteva interferire nelle loro vite, anche da lontano. Avevano tutto il diritto di stare insieme e essere felici.

“Comunque…- disse Ginny, dopo essersi schiarita la voce-…ho saputo che hai parlato con Draco!”

“Oh…sì, è vero!”

“E…come è andata?” chiese lei, cercando di nascondere tutta la sua ardente curiosità.

“E’ stato strano…ma gradevole!”

“Ah, sì?”

“Sì, abbiamo parlato proprio come se fossimo due vecchi amici!”

“E…lui come ti è sembrato?”

Harry non potè trattenere una risata per la timida, ma estremamente curiosa espressione di Ginny: “Mi è sembrato a posto e sincero nel confessarmi una cosa!”

“Cosa?”

“Non credo di potertelo dire.”

“Oh, dai, Harry!”

“Mi dispiace, mi porterò questo segreto nella tomba, a meno che lui non lo dica a qualcun’altro!” esclamò lui, sorridendole.

“Uff, sei cattivo Harry!”

“Sì, a volte sì!”

Dopo pranzo, Harry ebbe due ore di Trasfigurazione e poi, in teoria, lo aspettava un pomeriggio di compiti. Ma lo studio era l’ultimo dei suoi problemi quel giorno. Il suo unico pensiero era Hermione: un pensiero che lo rendeva agitato, nervoso, soprattutto in vista di quella sera, in cui lui l’avrebbe costretta ad ascoltarlo una volta per tutte. Così, per sfogarsi e ingannare il tempo, Harry andò a prendere la sua Firebolt e, subito dopo, si librò nell’aria frizzantina di un pomeriggio autunnale, che gli scompigliava piacevolmente i capelli. Era il modo che preferiva per sfogarsi quando serbava rancore, frustrazione, ansia…Semplicemente montava sulla sua scopa e si lasciava trasportare da lei ovunque. Non importava se il cielo fosse sereno o meno, se piovesse o risplendesse il sole: era come se tutto in quel momento comprendesse il suo stato d’animo e volesse aiutarlo nel suo tentativo di calmarsi.

Ma Harry era totalmente ignaro che, quella volta, qualcuno lo stesse osservando: infatti, dalla finestra di camera sua, Hermione lo aveva notato ed era rimasta a fissarlo per un po’. In realtà, lei non aveva nessuna voglia di starsene a letto: perciò si era vestita e aveva rifatto il letto, dedicandosi poi ai compiti. Ebbe qualche difficoltà a concentrarsi: sentiva di essere confusa come mai prima di quel momento, ma non sapeva come risolvere quella situazione. Immersa totalmente nei suoi pensieri, Hermione si ritrovò a scarabocchiare strani disegnini sul foglio di pergamena. Erano tre omini stilizzati che, probabilmente, il suo inconscio voleva identificare con Harry, Ron e lei. Tre persone che, prima di tutto, erano stati tre grandi amici, che avevano condiviso meravigliose avventure. Poi, inevitabilmente, subirono quel processo tanto temuto quanto atteso: crescere, con i soliti problemi e i grandi dilemmi al seguito. E così Ron aveva cominciato a provare interesse per lei e Harry per Cho. Due storie simili che si erano susseguite: simili perché Cho per Harry era un capriccio così come sicuramente Hermione lo era per Ron. E un capriccio è destinato a terminare prima o poi.  I primi sintomi per Ron e Hermione erano arrivati poco prima dell’estate: lei che scopriva certi cambiamenti psico-fisici di Harry e Ron che scopriva quelli di Luna Lovegood. Evidentemente, però, Ron ne era rimasto molto più turbato rispetto a Hermione e per questo motivo l’aveva lasciata, allontanandosi da lei e da Harry. Era inevitabile, dunque, che tra lei ed Harry ci fosse un avvicinamento: erano rimasti in due.

Già, ma chi poteva pensare che fosse un avvicinamento così considerevole? Tanto che lui si era innamorato di lei e l’aveva addirittura baciata. Il famoso Harry Potter innamorato di lei, Hermione Granger. Giustamente lui stava aspettando una qualche risposta da parte sua, che però non riusciva a dargli. Perché?

Semplicemente perché, qualunque fosse stata la sua risposta, avrebbe fatto soffrire uno dei due. Se solo lei non fosse stata Hermione Granger e lui non si fosse chiamato Harry Potter, non avrebbero più avuto alcun problema. Sarebbero stati liberi di vivere le loro emozioni, evitando di far soffrire qualcuno.

“Un momento…”

Cosa aveva appena pensato? Quel tormentato flusso di coscienza l’aveva portata a una specie di conclusione, no? Conclusione a cui lei ultimamente sognava spesso di arrivare: era innamorata di Harry, voleva stare con lui.

Dalla piuma che teneva sospesa a mezz’aria, cadde una goccia di inchiostro che andò a posarsi sulla pergamena. Le molecole di inchiostro nero, per il fenomeno della capillarità, cominciarono a interagire con quelle della pergamena. La macchia sul foglio si era estesa, coprendo totalmente uno dei tre omini stilizzati: erano rimasti nuovamente in due…loro due.

 

*****

 

La sera Harry e Hermione, finalmente, si incontrarono alla riunione con i Prefetti, i professori e gli altri Caposcuola. Lui la fissò, restando fermo qualche secondo sulla soglia della Sala. Lei, invece, già seduta al suo posto, non riuscì a sostenere i suoi occhi e distolse lo sguardo, imbarazzata. Cosa che innervosì visibilmente Harry.

“Ciao!” la salutò dunque con freddezza, quando le si sedette accanto.

Magnifico! Proprio quello che ci voleva per iniziare la serata nel migliore dei modi. Hermione non sopportava che lui la trattasse a quel modo: era così distaccato, così insolitamente freddo con lei.

“Ciao!”

Non dissero più nulla per tutta la riunione: Silente parlò loro di Quidditch, vari problemi scolastici e della gita a Hogsmeade. Ogni tanto Harry rivolgeva un fugace sguardo a Hermione, che però cercava accuratamente di non incrociare i suoi occhi.

Al termine della riunione, Harry venne trattenuto dal preside: tutti gli altri, compresa Hermione, uscirono dalla Sala.

“Sì, professore?” esclamò Harry, anche se in realtà avrebbe voluto maledirlo per avergli fatto perdere l’opportunità di parlare con Hermione.

“Harry, so che Remus ti ha già accennato qualcosa riguardo le lezioni di Occlumanzia!”

“Sì!” sospirò Harry.

Come aveva potuto dimenticarsene? Era una tragedia.

 “Mi sembra la cosa migliore da fare, soprattutto dopo i recenti eventi!”

Rassegnato, Harry non potè che dare ragione al preside e annuì, sconsolato.

“E’ solo per il tuo bene, Harry. Voldemort sta sicuramente organizzando qualcosa di pericoloso e non possiamo permettere che scopra la fine della profezia. Devi assolutamente riuscire a chiudere la tua mente!”

“Lo so, professore, lo so benissimo!”

“Perfetto, allora riprenderai le lezioni il martedì e il giovedì sera nell’aula del professor Piton! Lo comunicherò subito anche a Severus!”

“D’accordo!”

Un altro boccone amaro da mandare giù: non bastava la profezia e i problemi con Hermione. Anche ore extra con Piton!

Con il morale a terra, Harry uscì dalla Sala e, con piacere misto a sorpresa, notò che Hermione lo stava aspettando, seduta sui gradini della rampa di scale.

“Hermione?!”

Hermione si voltò a guardarlo e scattò in piedi.

“Ciao!” lo salutò lei, sorridendogli.

Stava aspettando lui. Molto bene, era l’occasione giusta per parlarle.

“Hermione, ascolta…- esclamò Harry, avvicinandosi a lei-…per l’altro giorno, io…ecco… perdonami, sono stato troppo impulsivo…”

“Harry, non c’è bisogno di…”

“No, ti prego, lasciami parlare!”

Hermione lo fissò per qualche secondo, poi annuì.

“Non era mia intenzione turbarti…-cominciò Harry, che, però, si battè subito una mano sulla fronte- Ma che sto dicendo? È naturale che ti avrei turbata con quel bacio. In fondo, chi se lo sarebbe immaginato?!”

Hermione rise, perfettamente d’accordo con lui.

“C’è solo una cosa che voglio spiegarti, con la speranza di allontanare le tue paure. Ti ho sempre considerata una mia grande amica, ma non mi ero mai reso conto di quanto fossi diventata importante per me fino a quella sera, all’ufficio Misteri, quando per colpa mia è morto Sirius!”

“Oh, Harry, non è stata col…”

“Aspetta, fammi finire. Per colpa della mia presunzione ho perso l’unica persona che si fosse comportata come un padre con me. E nella stessa notte, stavo per perdere anche qualcun altro.”

Hermione abbassò lo sguardo, arrossendo.

“La mia migliore amica…e se tu fossi…dio, non me lo sarei mai perdonato. Eri l’unica persona che, non so come, era in grado di capirmi in ogni situazione, eri la mia spalla…più comprensiva anche di Ron. Sei sempre stata disponibile ad ascoltarmi, darmi consigli con Cho… starmi accanto, anche se io non ti volevo tra i piedi. Mi hai aiutato più di tutti e, quando quel Mangiamorte ti ha colpita…mi sono ritrovato incapace di agire. Non volevo né potevo perderti semplicemente perché non ero pronto a stare senza di te al mio fianco.”

Harry la fissò: sembrava commossa e ancora non aveva finito.

“Quando mi sono reso conto di quale grande tesoro avevo, ho capito che in tutti questi anni ti avevo sempre trattata male: sono stato ingiusto con te, insopportabile, ingrato…”

“Ma non è vero, Harry!”

“Sì, invece! Ma sono cambiato ed essere più gentile e premuroso con te mi ha fatto capire che…stavo cominciando a provare qualcosa di diverso nei tuoi confronti. Solo quando Ron mi ha confessato che gli piacevi, mi sono scoperto incredibilmente geloso nel sentirlo parlare di te in quel modo.”

Hermione lo guardò sorpresa: “Vuoi dire che…in tutti questi mesi…tu…”

“Ti sono stato accanto, provando quel sentimento fortissimo, nonostante tu non mi ricambiassi. Hermione, io mi sono sinceramente innamorato di te, sapendo che non avevo alcuna possibilità di stare con te!”

Hermione sentiva il viso in fiamme, ma non disse nulla. Dopo quella confessione di Harry, avrebbe tanto voluto dirgli quanto le era piaciuto quel bacio, dirgli che provava le sue stesse emozioni…ma persisteva quel blocco che le aveva fatto evitare Harry negli ultimi giorni. Era semplicemente paura di soffrire come l’aveva fatta soffrire Ron e di far soffrire proprio lui, Ron, che non era presente e non poteva sapere cosa stava succedendo tra i suoi due amici.

Notando la totale mancanza di reazione della ragazza, Harry sospirò. Evidentemente non era destino.

“A questo punto…sarà meglio far finta di niente, se tu non mi senti in questo modo.”

Detto questo, con la morte nel cuore, Harry fece per sorpassarla e andarsene.

Ma Hermione, istintivamente, gli afferrò la manica del maglione e si voltò verso di lui. Non voleva perderlo. Era l’unico in grado di trasmetterle emozioni intense e dolcissime: paura, tenerezza, rabbia, affetto…che si era tramutato in amore. Come era successo a Harry, anche lei si era innamorata di lui, sapendo che non potevano stare insieme. Ma era successo e questo voleva dire molte cose: come, per esempio, che era giusto, che era scritto nel destino, anche se lei non ci credeva, che doveva capitare perché i loro sentimenti erano veri e che…con un po’ di fortuna non avrebbero più sofferto e sarebbe andato tutto bene anche con Ron.

“Harry, non te ne andare…”

Lui guardò la mano di Hermione sul suo braccio: lo implorava di non andare via…con quegli occhi…forse lei…

“Io…ti sento…” mormorò Hermione, timidamente.

Harry sorrise.

“Ti sento quando mi guardi e mi sorridi, ti sento quando…- disse lei, facendo intrecciare le loro mani-…quando mi tocchi e…quella volta, quando mi hai baciata…il più bel bacio della mia vita. E Harry, voglio continuare a sentirti così, non voglio perderti…ho bisogno di te…”

Hermione lo guardò negli occhi con intensità e Harry provò l’immenso desiderio di baciarla nuovamente. Ma un’ospite indesiderato comparve nella sua mente: Ron. Sempre nel momento sbagliato!

E se fosse stato sbagliato quello che stava succedendo tra lui e Hermione? No, avevano sofferto così tanto e non potevano certo far finta di niente. Non sarebbero mai potuti tornare a un rapporto di semplice amicizia. E poi…lei era lì, davanti a lui, chiedendogli semplicemente di essere amata. Al diavolo Ron! Chi era Harry per rifiutarla proprio ora e spezzarle il cuore?

Così, con gesto deciso, portò la mano intrecciata con quella di Hermione dietro la schiena di lei. Per permettere al proprio braccio di piegarsi in quell’improvviso abbraccio, Hermione venne sospinta un po’ all’indietro.

“Ora che sei mia prigioniera, Hermione, io ti bacerò!” esclamò lui, sorridendole.

“No, Harry…aspetta…prima dovremmo…”

“Cosa? Parlarne con Ron? Non ho più alcuna voglia di aspettare!”

“Ma…è sbagliato…noi…”

Con la mano libera, però, Harry le tappò la bocca: “Quando si bacia qualcuno non è mai per sbaglio!”

E così dicendo fece scorrere la mano sul suo viso.

“Harry…”

“Conterò fino a tre. Se veramente non vuoi, hai la possibilità di fermarmi. Ma se c’è anche solo una piccola parte di te che non vuole fermarmi, ti prego…ascoltala…”

Harry le sollevò il viso con la mano: “Uno…”

Sapeva che in fondo lei lo voleva: i suoi occhi lo stavano pregando di baciarla.

“Due…”

Ok, non lo aveva fermato: perciò si chinò su di lei.

“Tre…”

Le loro labbra si incontrarono in un bacio quasi sfiorato, delicato e molto dolce. Sorprendendolo, Hermione lo afferrò per un lembo della tunica e lo attirò più a sé: per troppo tempo erano stati vicini fisicamente, eppure così lontani, non potendo vivere intensamente le loro emozioni. Harry le mise anche l’altro braccio intorno alla vita, stringendola con desiderio, mentre il bacio diventava più profondo e passionale…come se i loro sentimenti repressi per tanto tempo fossero esplosi tutto d’un tratto. Lui, in particolare, sembrava “affamato” di lei, tanto che alla fine Hermione riuscì a fatica a staccarsi da lui, tornando a respirare.

“Harry…ti prego…mi stai soffocando…”

Ma lui tornò sulle sue labbra, sorridendole.

“Posso almeno…liberare questo…braccio…” provò a dire Hermione sotto i continui attacchi di Harry.

Il braccio dietro la schiena, infatti, le si era indolenzito. Lui la guardò negli occhi; poi le chiese scusa e le lasciò il braccio libero.

“Grazie!” disse lei, portando il braccio intorno al collo di Harry, che nel frattempo aveva potuto abbracciarla meglio.

“C’è ancora una cosa che non ho capito di questo discorso!” disse Harry, sorridendo con furbizia.

“Cosa?” chiese Hermione.

Harry ridacchiò e, alla fine, si riappropriò delle sue labbra.

Probabilmente non era un comportamento corretto: chiunque, professore o studente, sarebbe potuto passare di lì e vederli. Ma non era così importante per la rigorosa Hermione, né tanto meno per il furbo Harry, figlio di un Malandrino doc. Avevano aspettato troppo e sofferto tanto per arrivare a quel momento. E, probabilmente, il peggio non era ancora giunto. Come l’avrebbe presa Ron? Avrebbe capito i suoi due migliori amici? O si sarebbe arrabbiato?

Sarebbe stata quella la fine della loro amicizia?

 

 

Sorry per il ritardo. Spero, però, che con questo capitoluccio succulento sia riuscita a farmi perdonare. Come qualcuno noterà, l’ultima parte del discorso era liberamente( ma proprio liberamente) ispirata alla puntata di Dawson’s Creek in cui joey e pacey si mettono definitivamente insieme nella terza serie. Il prossimo, comunque, sarà “il mattino dopo”, altra canzone dei nomadi.

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito: DarthSteo, desdeus, marco, harasauror, emma, herm88, fedeHermy, giovi, harrydipendente.

 

   
 
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