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Autore: venusia    15/10/2011    3 recensioni
Prima parte - POV Bella (cap.1-19)
Siamo alla vigilia del matrimonio di Bella ed Edward quando Alice ha una visione: i Volturi piomberanno a Forks il giorno della cerimonia! Perché? Qualcuno ha violato le regole dei signori di Volterra? E come mai Alice non riesce a prevedere l'arrivo di Tanya?
Seconda Parte - POV Rosalie (cap.20-49) POV Bella (cap.50-59)
Desirèe, la figlia adottiva di Tanya, è stata dichiarata fuorilegge dai Volturi, e così pure Bella che le ha dato rifugio. Come si comporteranno i Cullen, tutti, tranne Rosalie, indifferenti alle vicissitudini di Desirèe? E il branco, che anch'esso ha voltato le spalle a Desirèe, pur essendo per metà umana e oggetto dell'imprinting di Seth?
Terza parte - POV Jacob (cap.60-epilogo)
L'inaspettata decisione di Bella di lasciare Edward aveva spalancato le porte del paradiso a Jacob, ma il combattimento con Demetri gliel'ha strappata, forse, per sempre. Mentre i Volturi si preparano alla battaglia finale per eliminare i ribelli, Jacob raccoglierà il difficile ruolo di Alfa del branco e capirà finalmente che il sole e la luna non sono poi così distanti.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Rosalie Hale
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
Capitoli:
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 Ciao a tutti!
Ringrazio quei pochi che hanno letto il primo capitolo e che, soprattutto, non l’hanno cestinato. Se avrete pazienza di seguirmi, i vostri sforzi verranno premiati. Non ho ricevuto alcuna recensione ma non mi perdo ugualmente d’animo.
Buona lettura!

 
 
 
 
 
Quando aprii gli occhi Edward non era più al mio fianco.
Strano. Generalmente restava tutta la notte fino al mio risveglio.
Subito fui assalita da un senso di solitudine. Lo so, ero una stupida. In fondo lo vedevo tutti i giorni, anche di notte; però da quando mi aveva abbandonato, in quello che sarebbe rimasto nei miei ricordi come il periodo più cupo della mia vita, ogni volta che mi lasciava, anche per il motivo più banale, avevo sempre il terrore di non rivederlo mai più.
Mi alzai dal letto e andai ad aprire le finestre.
Allora capii il motivo per cui era sparito.
C’era un sole accecante.
Il sole. A Forks.
Succedeva così raramente che non ero più abituata.
E infatti i suoi raggi mi accecarono, pur scaldandomi. La temperatura doveva essere salita di un paio di gradi, altrimenti non avrei avuto così caldo con solo la camicia da notte, anche se era inizio settembre.
Avevo sempre adorato il sole ma da quando mi ero trasferita a Forks avevo dovuto imparare a farne a meno. Tanto avevo il mio “sole personale”…
Jacob…
Questo pensiero prosciugò la gioia di aver visto il mio astro preferito dopo tanto tempo.
Tornai a sedermi sul letto.
Chissà dov’era. Cosa stava facendo. Stava bene? L’avrei mai più rivisto? Volevo credere di sì. In fondo tra qualche giorno avrei avuto l’eternità davanti e tutto il tempo per incontrarlo. Già. Ma se non fosse più tornato? Poi sarei dovuta andare via io. Forse questa era l’ultima settimana che avevo a disposizione e quel cretino non era qui. Stava buttando via i nostri ultimi giorni insieme.
Ma lui non li voleva. Voleva dimenticarmi.
Magari stava semplicemente aspettando che mi trasformassi e abbandonassi Forks, per ritornare. Sì, doveva essere così per forza. I suoi amici, la sua famiglia erano qui. Non poteva abbandonarli per sempre. E io non lo avrei mai più rivisto.
Un groppo di angoscia mi salì dallo stomaco fino in gola. Ma decisi di rispedirlo da dove era venuto. Non volevo lasciarmi condizionare da Jacob, né da nessun altro. Questi erano i giorni più belli e nessuno me li avrebbe rovinati. Anche se, e ne ero convintissima, i momenti migliori sarebbero venuti dopo il matrimonio.
L’eternità per stare con Edward. Mi sembrava persino troppo breve.
Il mio cuore si riaccese subito per l’emozione.
Iniziai a vestirmi velocemente. Volevo andare da lui subito.
Oggi i Cullen, a causa del sole, sarebbero stati blindati in casa sicuramente, quindi sapevo dove trovarli. E dove era lui.
Scesi al piano di sotto. Mio padre era già andato al lavoro e mi aveva lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina. Gli diedi una scorsa veloce.
“Alice ha telefonato e ha detto che oggi non riesce a venire. Ha posticipato tutto a domani, quindi vado alla centrale. A stasera”.
Mi ero dimenticata. Oggi Alice doveva passare per provare l’abito da cerimonia a mio padre. Il sole aveva spostato tutti gli appuntamenti.
Mi preparai una colazione velocissima, feci la solita, inutile telefonata a Seth e poi uscii.
Salii sul mio rumorosissimo e scassatissimo pick up e partii alla volta di casa Cullen.
La strada mi sembrava sempre troppo lunga quando dovevo recarmi da Edward, però non avevo nessuna intenzione di accelerare e correre. Con la mia fortuna avrei sicuramente beccato l’unica pattuglia che mi avrebbe multato o peggio sarei stata vittima di un incidente. Considerato tutto, meglio andare tranquilla.
Forks sembrava molto più bella quando c’era il sole. Era tutto più allegro e vivace. La città sembrava risvegliarsi. Per noi era un evento. Come se si fosse trattato di una festa. Era davvero un peccato rintanarsi in casa, ma d’altra parte Edward avrebbe avuto qualche problema a passeggiare senza attirare l’attenzione: il suo corpo a contatto con i raggi del sole si illuminava, come una lampada al neon. Decisamente una situazione da evitare, se non volevamo essere notati.
Imboccai la stradina sterrata che portava alla villa dei Cullen.
Non era una casa normale, ma quasi una reggia, immersa nel verde del bosco che la circondava. Sul lato che si affacciava sulla strada, il piano rialzato era circondato da un’ampia vetrata che fungeva da veranda, nella quale però spesso le tende erano tirate. Al piano superiore, dove c’erano le camere da letto, vi era un unico piccolo terrazzo. Per raggiungere il portone c’era una larga scalinata decorata da piante di vario genere (il giardinaggio era una delle passioni di Esme), mentre al piano interrato si trovava il garage, ,grande quasi quanto casa mia. Vi erano parcheggiate una decina di autovetture: infatti ogni membro della famiglia aveva il proprio mezzo di trasporto e ciascuna di esse non era propriamente una macchina comune. C’erano Mercedes, Bmw, una Aston Martin e anche delle macchine italiane che io non conoscevo ma sapevo essere molto costose.
Per delle persone normali sarebbe stato molto dispendioso mantenere questo tenore di vita, tranne che per loro. Carlisle era dottore all’ospedale di Forks. Ma non era questo la vera fonte di mantenimento della famiglia. In realtà Alice prevedeva l’andamento delle borse di tutto il mondo e quindi a loro bastava investire una volta sul titolo giusto per essere sistemati un anno intero.
Quando scesi dal mio vecchio e poco decoroso, ma amatissimo, pick up, invece di trovare il solito silenzio ad accogliermi, sentii urla risuonare dalle finestre aperte. Non mi era mai successo.
All’inizio mi spaventai poi, quando capii distintamente che cosa stavano dicendo, tirai un sospiro di sollievo. Era Rosalie che stava litigando con Emmett.
Salii la scala che portava all’entrata principale con timore reverenziale: temevo di essere di troppo in quel momento. Ma prima che suonassi il campanello, la mia quasi cognata aprì la porta.
“Ciao Bella! Come va?” mi accolse Alice calorosamente.
Non credevo di averla mai vista così felice di vedermi.
Entrai nell’ingresso. Edward mi venne incontro e il mio cuore, vedendolo, accelerò. Mi abbracciò e, fra le sue braccia, mi sentii di nuovo nel mio rifugio felice. Niente avrebbe potuto essere più bello di quel momento, ma a turbarlo giunse la voce di Rosalie dal salone.
“Che sta succedendo?” chiesi a Edward, senza però smettere di abbracciarlo. Non volevo interrompere quel magico momento per nessun motivo.
“Litigano” mi rispose laconico.
Si staccò da me, con mio grande dispiacere.
“Perché?” domandai.
Edward fece spallucce. Era molto discreto nelle faccende personali della sua famiglia e non ne parlava mai volentieri. Mi girai allora verso Alice, che sicuramente, da vera donna, avrebbe saziato la mia curiosità. E infatti così accadde.
“Emmett sta guardando per l’ennesima volta una partita di baseball. Rosalie voleva approfittare del sole per andare a fare una scampagnata nei boschi a nord e lui, come al solito, non si schioda. Dice che per altre due settimane non se ne parla, fino a che non finirà la manifestazione. E da lì è partita la litigata”.
“Ma perché urla? Voi vampiri non avete bisogno di questo per sfogarvi…” contestai, non del tutto convinta della mia affermazione.
“Retaggi da umana” rispose.
Non capii. Alice allora continuò:“Rosalie è l’unica di noi che è rimasta attaccata ferocemente ad alcuni comportamenti tipicamente umani, come urlare per liberare le emozioni. Lo fa raramente, e adesso è uno di quei momenti…”.
Subito mi chiesi se anche a me sarebbe successo questo. Sarei stata così anch’io? Mi sarebbe rimasta la voglia di urlare, di andare a fare passeggiate sotto il sole, di dormire, anche se non ne avevo bisogno? Mah, non mi interessava. Tutto ciò che mi serviva era accanto a me in questo momento.
Entrammo nel salone e vidi la scenetta, che mi parve alquanto comica. Emmett era seduto sul divano con le mani intrecciate sul grembo, Rosalie era in piedi che urlava e gesticolava. Comportamento tipicamente umano, non c’è che dire. Lui rispondeva ogni tanto, per il resto era sempre lei a parlare.
Non ebbi nemmeno tempo di ascoltare quello che si stavano dicendo perché Alice subito mi distolse:“Visto che sei qui potremmo provare l’abito da sposa, che ne dici?”.
Oh cielo, no! Mi ero completamente dimenticata di questa sofferenza che avrei dovuto sostenere. Sbuffai. Non ne avevo voglia. Ero venuta lì con la sola intenzione di vedere Edward e non volevo perdere minuti preziosi provando uno stupido vestito.
“Ahh, non protestare. Ci vorrà pochissimo e hai tutta l’eternità per stare con Edward. Sù, andiamo in camera mia” affermò Alice in tono perentorio. Edward sorrise, indicando la scala.
Sapevo che non avevo alternative. E in fondo questo era un dovere che avrei dovuto adempiere prima o poi. Meglio togliersi il dente subito. Così marciai in camera di Alice.
Feci un bel respiro e chiusi gli occhi. Dovevo farmi forza in questo momento. Quasi peggio di una tortura cinese per me. Mi spogliai e, con la sola biancheria addosso, e alzai le braccia, in modo tale che potesse fare tutto ciò che voleva.
“Non voglio crocifiggerti” mormorò Alice indispettita.
Emisi un profondo sospiro.
Tirò fuori il lungo vestito da una bianca sacca per abiti appoggiata su una poltrona. Non gli buttai neanche un’occhiata fugace, anzi chiusi gli occhi. Non volevo sapere come sarei stata conciata. Per me quel matrimonio e tutto ciò che ruotava attorno erano soltanto un’assurdità per accontentare Edward e la sua anima vecchio stampo. Non mi rimproverò per la mia mancanza di curiosità. In silenzio mi sistemò la gonna, il corpetto e poi mi osservò.
“Stai benissimo” mi sorrise compiaciuta. Pensai che stesse facendo più i complementi a se stessa che a me: la scelta del vestito era stata sua. Quindi il risultato per lei era entusiasmante. “Vuoi guardarti allo specchio?” mi domandò, già pronta ad aprire un’anta del suo gigantesco armadio.
“No, grazie. Mi fido del tuo gusto” le risposi, fintamente felice. “Adesso posso togliermelo?”.
Alice alzò gli occhi al cielo:“Bella, il tuo entusiasmo è deprimente! Però sono sicura che il giorno del matrimonio mi ringrazierai. Oh, sì lo farai, eccome”. Poi fece cenno che mi potevo spogliare. Ovviamente mi aiutò, altrimenti con la mia grazia avrei corso il rischio di rompere ciò che lei aveva accuratamente scelto e fatto modificare appositamente per me.
“Con tuo padre come va? Sta cominciando a digerire la cosa?” domandò.
“Credo di sì. Perlomeno all’apparenza. Anche se credo che non sia affatto facile. E se penso a dopo, per lui sarà anche peggio…” mi rattristai, immaginando il dolore che avrebbe provato Charlie quando sarei improvvisamente sparita dalla sua vita. E non avrebbe più potuto rivedermi. Non avevo minimamente idea di cosa potesse provare un padre dinanzi alla perdita di un figlio, ma sapevo che per lui sarebbe stato devastante. E anche per me. Ma questa era la mia scelta, per quanto dolorosa. Non potevo fare altrimenti. Raccontargli tutto e metterlo in pericolo era fuori questione. D’altra parte i Cullen periodicamente erano costretti a cambiare città per non destare sospetti sul loro mancato invecchiamento. E io dovevo rispettare le regole e farle mie in fretta. Questo era il prezzo da pagare.
Avrei rinunciato a tutto pur di avere Edward accanto a me per tutta la vita.
“Capisco” concluse Alice. “E Jacob? Hai più avuto sue notizie?”.
Sentii il groppo in gola di questa mattina e per fortuna me lo domandò mentre mi stavo infilando la maglietta quindi ebbi qualche secondo di tempo per riprendermi e dare ad Alice una risposta distaccata.
“No. Seth mi ha detto che non ha nessuna intenzione di tornare. Mancano solo 6 giorni al matrimonio, quindi non credo che lo rivedrò prima della cerimonia. E a questo punto neanche dopo, direi…”.
“E quindi col matrimonio come farai? Sei senza testimone…” disse e improvvisamente una lampadina brillò nel mio cervello. Ecco dove voleva arrivare.
La guardai mentre sorrideva furbescamente.
“Ti va di essere la mia testimone, Alice? Dopo Jacob, sei tu la mia migliore amica…” le proposi. Ed ero già certa della risposta. Mi saltò leggiadramente addosso, dicendo di sì. Sembrava davvero felice di quel ruolo ed io fui lieta di conferirglielo. Avrei detto una bugia a me stessa se avessi detto che non preferivo un’altra persona, ma quello stupido voleva continuare a fare il lupo selvatico della foresta! Pertanto Alice, in sua assenza, era una sostituta più che degna.
Finii di rivestirmi e scesi al piano di sotto, dove la scenata era terminata. Edward stava leggendo il giornale ed Emmett stava guardando la tv, abbracciato a Rosalie. La velocità di riappacificazione di quei due era impressionante. Fino a pochi minuti fa sembravano pronti a scannarsi e ora tubavano come due colombe. Cose da vampiri, direi.
Quando apparii, Emmett mi salutò allegramente e Rosalie mi additò con il solito saluto di cortesia. Non c’era proprio speranza che riuscissimo a diventare amiche. Io ritenevo di impegnarmi, ma lei mi rispondeva sempre freddamente. Chissà, forse più avanti: avremmo convissuto per tutta l’eternità nella stessa casa, quindi rapporti più civili avremmo dovuto instaurarli per forza.
Edward chiuse subito il giornale e si alzò dal divano. “Allora com’è andata?” mi domandò.
Io alzai le spalle ed Alice, dietro di me, rispose di rimando:“Sta d’incanto. Il giorno del matrimonio resterai a bocca aperta!”.
“Ne sono sicuro” disse, guardandomi ammirato.
Infine mi prese per mano e andammo in camera sua.
   
 
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