Quando si arriva a conoscere
il peggio di una persona,
si hanno due possibilità:
Liberarsene definitivamente
o Cominciare ad amarla per davvero.
Capitolo Venti: “Il racconto dell’ancella”
Nel Nome di Dio Onnipotente,
Giuro di dire la verità, tutta la verità,
nient’altro che la verità.
Io
Nicolae Vane, figlia di Joen Secret
e Joe Vane, babbana di nascita e possedendo un quarto
del potere magico ereditato da mio nonno paterno Sigmund Vane, dichiaro
apertamente che il mio sangue è insindacabilmente contaminato dall’impuro e
spoglio sangue babbano e che quindi non posso essere
considerata una strega.
Pertanto
la mia bacchetta è stata spezzata e i miei risultati scolastici sono stati
invalidati dal Magnifico Preside della Scuola di Stregoneria di
Hogwarts.
Senza
alcuna dote particolare e senza alcuna protezione le
scrivo questa lettera signor Robert Granger, nobilissimo e illustrissimo
purosangue da dieci generazioni il cui sangue e generazioni non sono stati mai
contaminati da alcuna stilla di sangue non magico, per chiederle con carità di
poter esser presa a servizio da lei.
Con Ossequi Nicolae Vane
HERMIONE
Da quella sciagurata mattina in cui io e Draco
“Lucius” Malfoy avevamo condiviso il talamo, erano
passati tre giorni, otto ore e trecento e passa minuti. Non lo avevo avvicinato
ed egli non mi aveva avvicinato, non ci eravamo
scambiati biglietti, lettere o altro materiale cartaceo che facesse intendere
una passione rinnovata per la vicinanza dell’altro.
Eppure, Blaise continuava a guardarmi con un viso truce, e le notevoli
borse sotto gli occhi continuavano ad addensarsi,
sempre più nere, sempre più colpevoli.
La notizia dell’erede di Zabini e Granger non era stata ancora
pubblicata, nessun settimanale, nemmeno una riga, persino i pettegolezzi sul
nostro fidanzamento e la possibilità di sposarci nell’anno. Il gossip era morto, come qualcosa che non sarebbe mai
esistito.
Eppure, nemmeno poche ore prime mi era arrivata una lettera di Madame,
per spiegarmi che il mio vestito era stato ultimato, le partecipazioni
attendevano solo un mio cenno per essere inviate, e le bomboniere erano
talmente graziose che ce le invidiavano in molti. Ma
Blaise continuava a guardarmi come se avessi ucciso
qualcuno e l’avrei potuto fare in quei giorni, la mia rabbia cresceva di giorno
in giorno e il mutismo e lo sfrontato disprezzo di Blaise non mi avevano
aiutato.
Il silenzio del non più mezzosangue era, se non bastasse, ancora più odiosi
dell’individuo sopra citato. Nessuno, e ripeto nessuno mi aveva
mai ignorato. Certo nessuno aveva mai dormito con me, e di certo,
nessuno mi aveva rivelato la sua nuova identità una volta sveglio, e allo
stesso tempo nessuno mi diceva che quelle cose che
aveva detto Draco Lucius Malfoy fossero vere. Certo, la sua voce
quando aveva pronunciato quel “Io sono un purosangue” era suonata veritiera,
neppure io, che lo ero da molti anni, lo avrei saputo pronunciare meglio. Eppure una famiglia nobiliare non può certo scomparire nel
nulla senza destare come minimo un piccolissimo sospetto.
Le mie illazioni, pensieri…riflessioni, mi
sembrava il termine più adatto, furono interrotte da un borbottio concitato. Mi
voltai a fissare il vetro dello specchio e vi scorsi l’allampanata figura
dell’impresario-maggiordomo di Draco Lucius Malfoy che mi fissava dal
suo interno, aveva un sorrisino malizioso sul viso e mi fissava con quello
sguardo impermutabile di sempre.
“Signorina Granger, ho un messaggio per lei
da…”
“So chi è il mittente.”
“Ah le donne! Quante cose saprebbero in più, se ascoltassero una frase
per intero” lo fissai di riflesso, in silenzio, cercando di capire cosa di
quell’individuo mi insospettisse e cosa di lui mi
ricordava la sua figura allampanata.
“Il mittente, di cui lei dice di sapere già l’identità, vorrebbe
poterle parlare senza essere disturbati all’interno del Bagno dei Prefetti, questa
sera.” lo guardai sarcastica,
quell’invito cosa significava? Nel Bagno dei Prefetti e che luogo era?
“Non credo di aver capito.” lo vidi sussultare
o solo sbuffare, difficile capire cosa facesse o dicesse con quello sguardo
tanto immobile.
“Eppure, questa volta mi ha anche fatto concludere
la frase.”
“Non intendevo, non ho capito il messaggio, non credo
di comprendere il perché!”
“Oh, temo che il perché lo debba chiedere al mittente, non a me. Io
sono solo..”
“Si, si, un umile messaggero bla bla ma non ha meglio da fare che
vivere negli specchi?” lo vidi sorridere ancora questa volta strafottente.
“E’ la mia punizione. Per tutta la vita ho
vissuto nel riflesso degli altri ed ora…”
“Lei è morto?” lo sentì sbuffare.
“Signorina Granger, Lei è davvero un caso
disperato, non vuole sentire quello che gli altri dicono, ma vuole che gli
altri dicano quello che lei si vuole sentir dire.”
Scomparve così senza aggiungere alto o senza che io potessi aggiungere
altro, lasciandomi con quell’invito a metà, al Bagno dei Prefetti, in serata, ma mi aveva lasciato senza dirmi l’orario di
quella sera.
Alla Sign.ina Nicolae Vane,
In nome
del Signor Robert … Granger le do il suo benvenuto
nella sua dimora. Il suo compito sarà governare la
casa, dirigere gli elfi domestici, e sottostare alle istruzioni avute. Avrà a
disposizione vestiti puliti e una camera, adeguata alla sua posizione. In qualità di governante, non dovrà mai avere contatti con i
suoi datori di lavoro, le istruzioni le verranno impartite da me e mai per
nessun motivo al mondo dovrà rivolgersi direttamente ai suoi datori di lavoro.
Accettando
questo lavoro, accetta di stringere un patto infrangibile; tutto quello che
sentirà o vedrà, legato ai suoi datori di lavoro, non potrà mai lasciare le
mura di questa dimora.
Entro, e
non oltre questa sera, dovrà trasferirsi nella casa patronale, potrà entrare in
casa dalle 10:00 PM alle 11:00 PM, se entro
quell’orario non sarà in questa casa il presente messaggio potrà considerarlo più
che superfluo.
Distinti Saluti
J.B. scrivano di Sua Signoria
Robert Granger
BLAISE
“E’ vero?” la voce soffocata sotto la mano, gli occhi tristi, oramai
abbandonati e persi per sempre. Quella sarebbe stata la nostra ultima sera, la
nostra ultima possibilità di essere degli esseri umani, poche
ore e ci saremmo trasformati in quello che stavamo andando a combattere.
“Sì, è vero.” poche parole, una risposta
zoppicata, nessun perdono per quella decisone. Teste che annuiscono, teste di ogni casa, persino qualche testa che sovrastava golfini
grigi con stemmi verde argento. Tanti si. Tanti
suicidi pronti.
“Allora sarà guerra.” è la voce di Potter che
guida la guerra, è la voce del nostro eroe che intona la nostra condanna. Sarà
guerra.
I si diventano urla, il terrore si trasforma in giubilo e io sono disgustato
da tutta questa gioia. La guerra è bruciore. Sono corpi in decomposizione, sono
madri che piangono figli uccisi. È bruciore. A quelle persone non importava
davvero la guerra, a quegli idioti importava la gloria che seguiva ai
vincitori. Ma nessuno di loro sapeva nulla di quello
che era veramente la guerra, perché la guerra è soltanto bruciore.
Al nobilissimo Robert Granger,
Signore di Granger Paradise,
Io Notus Chintus Nerdum,
medico del San Mungo, le annuncio la triste notizia che la vostra illustrissima
moglie ha dato alla luce una bambina, una bellissima bambina
morta prima ancora di diventare viva. Eppure la
notizia che veramente rende questa notizia più che triste, tragica è che il
ventre di vostra moglie non potrà dare altri frutti vivi.
Con la
presente ci scusiamo ancora.
Ossequi
Notus Chintus Nerdum
Primario di Maternità al San Mungo
GINEVRA
“Ci sarà, la guerra ci sarà.” non riconoscevo la voce che mi rimbombava nelle orecchie.
Harry era vicino a me, ma il suo sguardo era talmente gelido, talmente freddo,
che io non credevo mi stesse ascoltando.
“Si Ginny, ci sarà
la guerra.” non credevo mi avrebbe mai rivolto
nuovamente la parola, eppure la consapevolezza che lui, più di tutti, rischiava
di morire e scomparire per sempre in quella dannata guerra senza esclusioni di
colpi, mi atterriva.
“Oh Harry, tu potresti morire ed io non ho fatto altro che desiderarti
al mio fianco, per così tanto tempo e adesso, guarda
che casino abbiamo combinato.” la mia voce era
incrinata da un pianto nuovo, mai come allora mi ero sciolta in pianto di
fronte a Harry, avevo sempre creduto stupidamente di dover essere forte per
lui, per me, per la mia famiglia o solo per quel fratello che coraggioso non lo
era mai stato. Harry mi fissò a lungo, i suoi occhi erano duri e primitivi, ma
dietro la superficie ribollivano, di passione, di dolore o forse solo di attesa della morte, perché Harry non sapeva che farsene
della vita. Non aveva mai saputo cosa farsene.
“Abbiamo fatto un bel casino, ma io ti amo ancora.”
queste parole continuarono a stridere nelle mie
orecchie, non sapevo cosa rispondere, e al tempo stesso sapevo benissimo cosa
rispondere.
“Anch’io, Harry e non ho mai smesso.” lui alzo lo sguardo a fissarmi.
“Eppure mi hai tradito, e sei andata a letto con altri.”
“Si ti ho tradito e sono andata a letto con
altri, pur amandoti disperatamente.”
“Saresti in grado di amarmi, senza mettermi le corna?” la sua voce
sembrò sorridere come fece il suo volto stanco, nelle mie vene correva veloce
la lava della mia passione.
“Saresti in grado di far la guerra, e tornare da me vivo?” il suo
sorriso si spense e il suo sguardo si fece serio, poi
attento.
“Ci proverò.”
“E quello che farò anch’io.”
A Nicolae Vane
Governante di Granger Paradise
Preso in
esame il suo sventurato comportamento, non essendo più in grado di continuare a
lavorare per questa dimora e per i suoi datori di lavoro, senza portare
scandalo a questa illustrissima dimora, Lei è con questa espulsa con effetto
immediato dalla sua carica di governante.
Dovrà
lasciare questa casa senza portare nulla con se, se non gli abiti che aveva quando vi è entrata; le ricordo inoltre che il voto infrangibile che Lei ha fatto, a dì
cinque anni fa, le impedisce qualsiasi rivelazione. Pena, la morte.
Nel suo
buon cuore e nella sua carità, il mobilissimo Signor
Robert Granger ha deciso di espellere solo Lei, e non il frutto del suo
scellerato comportamento.
Distinti Saluti
J.B. scrivano di Sua Signoria
Robert Granger
HERMIONE
Il Bagno dei Prefetti era un luogo a cui potevano aver accesso solo i
Prefetti, come dice il nome, i Capiscuola e naturalmente i Capitani della
squadra di Quidditch. A guardia del bagno c’era Boris
il Basito, la cui statua era di marmo bianco. Boris doveva esser stato un
inetto nella sua vita e anche la sua rappresentazione
non era da meno, aveva una smorfia sciocca sul viso, che credeva lo rendesse
arcigno. Gli occhi erano tondi e grandi, tanto grandi che gli uscivano fuori dalle orbite, indossava pantaloni e giacca come un
guardiacaccia, era l’equivalente impietrito di quel sempliciotto del
guardiacaccia attuale.
“Mangiafuoco.” che sciocca parola d’ordine,
Boris mi aveva fissato con quell’espressione, che doveva sembrare arcigna, ma
continuava solo a renderlo sciocco.
“Tu non sei un prefetto.” aveva detto poi con
il viso truce. Alzai gli occhi al cielo e presi dalla mia tasca la spilla che
avevo fregato a Pansy,
“Ah lo sei. Devi indossarla sugli abiti, altrimenti io non posso farti
entrare.” aveva replicato,
con il borbottio ruvido di una persona incivile.
“Devo andare a fare un bagno, non sono solita farlo
con i vestiti, figurarsi farlo con una spilla.” il
sempliciotto aveva abbassato lo sguardo, imbarazzato, e aveva scosso nuovamente
il testone in marmo.
“Non posso farla entrare signorina, purtroppo il bagno è occupato da un
giovane attualmente.”
“Fammi entrare subito!” avevo sentito la mia voce investirlo con un
ringhio sostenuto.
“Signorina ma la morale comune non…” lo avevo fissato risentita, non mi
avrebbe fatto entrare se non avessi escogitato
qualcosa, e qualcosa alla svelta.
“Come vuoi, significa che dovrò farla qui la doccia.”
presi a sbottonare la camicia con tutta fretta e la
statua abbasso nuovamente lo sguardo.
“Signorina ma cosa fa ?!?”
“La morale comune non sopporta che io faccia
il bagno negli appositi luoghi, forse preferirà che faccia una doccia al centro
del corridoio.”
“Oh signorina entri pure! Tanto il ragazzo è lì dentro davvero da
troppo tempo forse, avrà finito.” il
testone di Boris mi sorrise, mentre mi mostrava l’entrata. Ma io non mi lasciai
andare a un sorriso, ero davvero seccata prima ancora
di entrare, ma adesso ero al di sopra di qualsiasi umana ragionevolezza.
Mi apparve così la sala meravigliosa, che prefetti e capitani mi avevano sempre proposto di vedere. Era
interamente in marmo bianco come quell’inetto di Boris e al centro di questa
c’era un’enorme vasca ortogonale, circondata da almeno un centinaio di
rubinetti in oro, ciascuno con una pietra di colore diverso incastrata nel
pomello. Ogni pietra simboleggiava un prodotto differente, che cadeva nella grande piscina e che poteva rendere gli occupanti più
rilassati, riflessivi o solo rispettosi delle regole. Alzando il capo potei
vedere che la stanza era illuminata dolcemente da un bellissimo candeliere, che
accendeva la stanza con almeno centro candele vere che, stregate, non facevano
ricadere la cera bollente e non si esaurivano mai.
Bruciavano di un fuoco perpetuo.
La stanza aveva tre finestre, su ogni lato, con lunghe tende di lino
bianco; una grossa pila di asciugamani candidi si
ergeva in un angolo, e sulla parete priva di finestre c’era un solo grandissimo
ritratto racchiuso in una cornice dorata. Il dipinto ritraeva una sirena dalla
chioma bionda, che profondamente addormentata sulla roccia russava di tanto in
tanto e alzava piccole nuvolette di capelli che le fluttuavano ai lati del
viso.
“Io l’avrei preferita bruna.” mi voltai a
fissare il mio futuro marito che mi veniva incontro, aveva lo sguardo caldo e
gentile che ricordavo quando eravamo ancora amici e lui non voleva rubarmi la
mia unica passione: la libertà.
“Blaise, tu qui?” doveva essere il ragazzo di cui parlava quell’incapace
di Boris, dovevo disfarmene, prima che il Mezzosangue
fosse arrivato. Ma come fare? Erano giorni che Blaise
non aveva quello sguardo, sembrava per un attimo pacato.
“Sei venuta a fare una doccia?” occhieggiò la mia camicia sbottonata di
tutta fretta, posai una mano per bloccare la sua vista e lui mi sorrise
maggiormente e si fermò a una certa distanza da me.
Non era più tanto normale quel sorriso, appena pensai questo, sentì il mio
corpo irrigidirsi innaturalmente.
“Blaise che cosa hai fatto?” lui sorrise ancora e si avvicinò a me, ma
lasciò comunque una certa distanza fra noi, mi fissava
dall’alto e io non potevo fissarlo in volto, perché il mio collo era immobile
come il resto del mio corpo.
“Vorrei dirti che non ti ho incantata, ma
mentirei.” sentì una risatina graffiargli la gola, una
di quelle risatine folli che fanno i pazzi. Ero a un
metro dalla piscina, voltando le spalle alla porta ed ero immobilizzata
dall’incantesimo delle pastoie.
“Così, è qui che ti vieni a nascondere mentre
tutta la scuola parla di entrare in guerra.” che
domanda sciocca, era da quando il redivivo Harry Potter era uscito dal
labirinto che si parlava di guerra.
“Sono troppo ricca perché m’importi della guerra.”
il mio sguardo continuava a puntare in terra,
costretto com’era a quella posizione di sudditanza imposta dal mio futuro
marito. Che mi volesse imprimere una lezione con la
violenza? Non era da Blaise comportarsi in quel modo. Non era quel tipo d’uomo.
“Ma dovrai pur avere un ideale, uno qualsiasi.”
non sembrava davvero interessato alla mia risposta,
continuava a girarmi intorno come un avvoltoio rapace. Non era quel tipo
d’uomo.
“Gli idealisti non hanno soldi, altrimenti non ne avrebbero
bisogno.” lo sentì sogghignare piano e improvvisamente
i miei pantaloni scomparvero, vidi la mia pelle chiara, i calzini lunghi fino al
ginocchio, prima che anche loro scomparissero insieme alle scarpe. Blaise non
era quel tipo d’uomo?
“Devi sentirti sola ora, incantata, e con la pelle esposta. Completamente
abbandonata da tutti i tuoi amici, perdon! Volevo
dire sudditi.” ancora quella piccola
risata pronta, che lo faceva apparire sempre di più una serpe. Le punte delle
mie dita si stavano raffreddando velocemente, la camicia era
leggera e quella stanza era poco riscaldata. Blaise si sbagliava, fra poco
sarebbe arrivato Draco Malfoy, non ero sola, non ero
abbandonata.
“Non è così? - sentì il legno della sua bacchetta che strusciava lungo
la mia giugulare, per poi salire e alzare il mio mento, i nostri occhi si
fissarono e potei vedere la tempesta che aleggiava in loro, una tempesta che ha il potere di distruggere e uccidere tutti. -
Puoi rispondere.” la sua voce aveva pronunciato quello
che i suoi occhi mi avvertivano di non fare. La bacchetta si fermò in quel suo
accenno di carezza raccapricciante. Che cosa era
successo a Blaise?
“Ma, qual è la risposta giusta? È questo che
stai pensando. Cosa vuole sentirsi dire? La verità, Hermione, è sempre la risposta giusta.”
ma quale verità voleva che proferissi Blaise, io non lo sapevo e non l’avrei mai saputo, perché
quando ricominciò a raccontare, le mie concezioni di vero e falso furono scosse
dalle fondamenta.
“Vuoi sapere quale verità possa mai volere.
Non è così? Cosa mai può aver scosso il tuo promesso, e
sciocco sposo da indurlo ad attirarti con l’inganno in questo bagno. Ah!
Noto un brivido di consapevolezza nelle tue pupille. Sì, Malfoy
mi ha prestato il suo galoppino, quel Joe-Passo-Negli-Specchi-Black, sapevo che non saresti mai
venuta ad un appuntamento con me. Ma a Malfoy non avresti negato il privilegio
della tua presenza, non è forse così?”
”Ah! Quello sguardo, incredibile quanto io continui a saper
ben interpretare il tuo volto, meglio di tutti gli altri. Stupore. Ti
chiedi perché io e Malfoy abbiamo legato così tanto –
dalla sua mano sinistra, quella che non stringeva la bacchetta comparvero tre
incartamenti, velina sottilissima, lettere intestate, vedevo il mio blasone
nella trasparenza della carta – la verità, Hermione! Vuoi che ti legga queste
lettere? Sono importanti cimeli di famiglia credo che tu non li abbia mai letti...” lasciò volutamente scorrere i
suoi occhi tumultuosi e tormentati lungo il mio volto, frugavano come uno
sciacallo sul cadavere di un morto, senza alcuna pena per quel cadavere.
“No, non vedo alcun fremito in questi tuoi occhi, non c’è alcuna paura.
Tu sei allo scuro di tutto.” i
suoi occhi lampeggiarono di furor misto.
“Allora, cominciamo dall’inizio, ascoltala con attenzione, perché
questa è stranamente la storia della tua vita. Quella vera.
La storia di una governante babbana che venne
ad abitare nel tuo castello, oh perdon! Non era
ancora il tuo castello, tu non eri ancora padrona nemmeno della tua vita, tua madre rimase incinta quattro anni e mezzo dopo l’arrivo
della fascinosa governante Nicolae, che facilmente riuscì a rientrare nelle
grazie di tuo padre, l’irreprensibile Robert. Ah tu mi vorresti bloccare, dire che ho sbagliato verbo, ma non è così, piccola
Hermione. Ritornare. Tuo padre si era innamorato di quella babbana
nel castello di Hogwarts. Poi, quando il Signore Oscuro salì al potere la prima volta, tutti i Nati Babbani si ritrovarono a spasso e anche la bella Nicolae
Vane fece la stessa fine. Avrebbe
fatto la stessa fine, se approfittando dell’amore che tuo padre aveva provato
per lei in passato, non si fece assumere come governante della casa e sgualdrina
di tuo padre.” Si fermò per sfidare il mio sguardo,
non sapevo dire che aspetto dovevo avere, con tutto il
viso bloccato in quella maschera immobile e tutta quella voglia di coprirmi le
orecchie e scappare il più velocemente da quella verità talmente scomoda.
“Nei cinque anni che seguirono, tuo padre continuo a dividere il suo
letto fra le due donne e finì per metterle incinte entrambe. Una ebbe l’onore
che meritava come consorte e andò al San Mungo con
tutte le cure di rito, l’altra finì negli alloggi della servitù a partorire fra
le bestie.
Sventura volle che entrambe le donne partorirono
due bambine. Una Purosangue e l’altra spiacevolmente Mezzosangue.” Se avessi potuto muovere il mio
corpo, avrei afferrato Blaise e scosso fino a fargli
tremare le interiora e farmi raccontare la verità dietro la verità. Ma, con un senso di dejavù alla
bocca dello stomaco, ricordai le parole di mia madre. La
bambina morta di tisi, la bambina perfetta morta, e poi lei che andava a
sostituirsi alla bambina perfetta. Lei meno perfetta, lei meno amata…lei
più odiata perché impura, perché figlia di una donna babbana.
Lei, Mezzosangue.
“Una bambina prese il nome di Jane, l’altra prese nome di…oh ma vedo che tu ci sei arrivata da sola mia piccola Sangueimpuro. Sei tu la bambina tanto imperfetta da sopravvivere,
per un infausto caso. Tu hai vissuto, e la bambina nata da sangue puro è morta.” la sua voce tornò spettrale e
lontana, ma io non avevo più voglia di combattere, libera dal maleficio delle
pastoie avrei potuto solo rannicchiarmi e cominciare a piangere. Oramai non
dovevo essere più forte. Non dovevo essere più nobile, non lo
ero mai stata.
“Quante volte ti devi esser sentita sola sul tuo trono, piccola
Mezzosangue Regina? Quanti giorni passati a fissare i tuoi sudditi dall’alto
del tuo scranno senza concedere il tuo benigno sguardo a nessuno – lo vidi allungare timidamente la mano e sentì quasi il tepore
della sua mano sulla guancia, aveva gli occhi più tormentati che gli avessi mai
visto mentre fermava la sua mano a pochi millimetri dalla mia guancia – Mi
piacerebbe molto allungare la mano e toccarti nella tua solitudine, eppure tu
mi hai sempre rifiutato. Mi hai sempre considerato come l’ultimo degli infimi,
chissà che effetto ti farebbe adesso, sapere che ti sono
superiore e che ti concedo questo grande privilegio.” fissò
nuovamente il mio corpo, la camicia si era inumidita di sudore o forse
l’umidità si era ancorata al mio corpo, sentivo la sensazione di rabbrividire e
insieme il dolore di bollire. Non potevo muovermi, nemmeno la
mia pelle mi ascoltava.
“Mi chiedo, voglio dire, che male ci sarebbe in tutto questo?” vidi la
sua mano che stringeva la bacchetta sfiorare la mia camicia e scendere a
carezzare con il segno rude le parti che anch’egli voleva sfiorare con le sue
mani. Ma Blaise non voleva toccarmi, non voleva
contaminarsi, come potergli dare torto?
“Insomma, mi rendo conto che continuare a farti domande non ha senso,
tu non sei una persona nel senso stretto del termine; certo sei in grado di
parlare, mangiare, camminare come una persona, puoi fare magie come una strega,
ma non lo sei davvero. Anche se, alle volte, penso che tu
abbia ragione.
Non sono marcio io.
Non lo sei nemmeno tu, malgrado tutto.
Sono marci gli altri, tutti gli altri”
Sentì il rumore del legno che rotolava pigro sulle pietre di marmo del
pavimento e compresi che Blaise stava perdendo la sua battaglia interiore, fra
corpo e morale. La morale aveva perso, fra pochi istanti
avrei avuto a che fare con il corpo bestiale di Blaise.
Blaise non avrebbe mai fatto del male a Jane Granger, quello che mi
chiedevo era: cosa avrebbe fatto invece a Hermione
Vane?
“Mi chiedo, quando vi paragonano a dei vermi, a dei roditori alle pulci
dei pidocchi dei roditori…è solo che io mi chiedo…”
vidi le sue mani correre all’attaccatura della mia camicia e forzarne la
chiusura dei bottoni. Non si sarebbe fermato con quella che ero adesso, Blaise era proprio quel tipo d’uomo.
“E’ forse questo il viso di un ratto?” sentì le due mani risalire lungo
il mio ventre scoperto, afferrare i miei seni,
superare poi il collo e chiudersi sulle mie guance. Aveva le mani caldissime,
come se fosse lui stesso bruciante di febbre.
“Sono questi gli occhi di un ratto?”
“Ha forse occhi, un Sanguesporco? – mi aveva
guardato di nuovo, con quello sguardo tenero di quando
mi considerava ancora un essere umano. Neanche la forza dell’incantesimo
riusciva più a bloccare il tremolio delle mie membra, avvicinai volontariamente
il mio viso al suo e chiusi gli occhi. Non volevo
vederlo, non volevo vedere l’uso che avrebbe fatto del mio corpo – Io provo
compassione per te Hermione.”
e le sue mani si staccarono dal mio viso per ricadere
morte al suo fianco, riaprì gli occhi e fissai i suoi. Due pozze di puro odio.
“No, non credo. Tu puttana mezzosangue mi hai quasi convinto a farlo!
Non è vero?” un attimo dopo mi si abbatté un pugno
sulla bocca, che mi scaraventò a terra. Non ebbi il tempo di registrare il
dolore alla bocca, il sangue che ne usciva e il contraccolpo con il marmo del
pavimento, che Blaise mi fu sopra per continuarmi a
picchiare. La cupidigia sparita dai suoi occhi.
Un brivido gelido, uno spiffero, non potevo
voltare il capo ma qualcuno era entrato in quel posto.
“Zabini” il mio aguzzino si sollevò per dare il benvenuto al secondo
aguzzino.
“Malfoy” sogghignò quest’ultimo.
A Narcissa Black
Moglie di Lucius Malfoy
Signora di Malfoy Monton
Cara
amica, queste mie righe sono le ultime, che le mie sciagurate mani potranno
trascrivere prima che le stesse righe porteranno la morte, per aver infranto il
Voto Infrangibile. La mia
morte è tuttavia già scritta, non sopravvivrei alla separazione da mia figlia,
l’unica cosa al mondo che io abbia mai amato.
Mia
figlia, è stata scambiata alla pura Jane Granger perché nata morta, per
l’amicizia che ci ha sempre legato ti prego di vegliare su mia figlia. Assicurati che quella terribile donna la tratti bene, e ti prego fa in modo che non le venga mancato
di rispetto e che cresca come una Purosangue. Ricorda di
tanto in tanto al Signor Granger, che la madre sono
stata io. Ma il padre è sempre lui.
So che
ti affido un terribile segreto da custodire, ma ti prego di proteggerlo come
hai sempre fatto con tutte le mie parole.
Addio amica mia
Nicolae Vane
DRACO
“Lasciala andare Zabini, non è
così che ci si comporta.” ero
disgustato dal comportamento eccessivo di Blaise Zabini, da lui mi sarei
aspettato un comportamento molto più contenuto.
Zabini si alzò, e potei vedere
Hermione Granger stesa sul pavimento del Bagno con la camicia sbottonata e
bagnata di una sostanza rossa. Facilmente intuì cosa poteva essere quella sostanza quando vidi che le sue labbra erano ancora intente a versarne. Doveva aver ricevuto una forte botta.
“Perché il sangue?” non ero intenzionato a chiedere
questo, volevo domandargli perché l’aveva colpita, ma il sangue sembrava
attirare tutta la mia attenzione. Sembrava davvero in tutto e per tutto simile
al mio sangue.
“Il sangue c’è sempre. Devi rimanertene qua Mezzosangue, in terra, fra il
sangue e gli escrementi, come la bestia che sei.”
“Tua madre inviò una lettera a mia madre,
l’unica amica che aveva mai posseduto e le confessò tutta la verità. Dopo, la
tua vera madre non riuscì a superare la soglia di casa dei Granger che
stramazzò in terra. Morta. Così capirono che aveva spezzato il Voto
Infrangibile, e si diedero da fare per cercare a chi
“Narcisa Black si recò dai Granger a distanza di un anno, da questo infausto giorno. Si recò a Granger
Paradise e affrontò l’Avvicino, voleva che le ultime
disposizioni di tua madre fossero rispettate.”
“E Lucius, non voleva avere intoppi nella sua
scalata politica dal Signore Oscuro, ma Robert non
voleva sottostare ai capricci di una Sanguesporco
traditrice ne al ridicolo desiderio di Malfoy…”
“Attento a quel che dici, stai parlando di mio padre.”
“Credevo stessimo parlando di verità.” ma Zabini annuì, e tacque definitivamente. Mi abbassai sulle
ginocchia e arrivai al suo livello. I suoi occhi mi continuavano a fissare muti
e addolorati.
“Oh Hermione, non fissarmi così! Una vita per una vita.
Mi sono preso la vita che tuo padre mi ha rubato e ti ho reso quella che tu
dovevi vivere, ora siamo pari.” allungai
la mano ad accarezzarle una guancia, ed ella chiuse gli occhi lasciando cadere
una lacrima solitaria che cadde a bagnare le mie dita.
Mi mossi lontano da lei, con difficoltà e tornai a fissare Blaise
Zabini che mi restituì lo sguardo in silenzio.
“Ci stiamo muovendo Zabini, stanotte ci sarà fermento nella scuola,
lasciala andare senza farle altro male.” lo vidi annuire ma non mi bastava, mi avvicinai ancora e gli
puntai la bacchetta alla gola.
“Dammi la tua parola Purosangue, che non le farai del male,” Zabini fissò la bacchetta che
sporgeva sul suo collo.
“Perché ti comporti in questo modo? ” il suo
sguardo era diviso su di me e la bacchetta, che gli puntavo
al collo.
“Siamo pari, non voglio vederla soffrire di più.”
“Se quella Sanguesporco egoista non avesse
inviato le sue confidenze a tua madre, loro non sarebbero morti, non mi dire che non la odi?”
“Non è colpa sua.”
“ Le colpe dei genitori ricadranno sempre sui figli.”
abbassai la bacchetta e voltai lo sguardo a fissare
Hermione Granger, non mi sembrava una ragazza da detestare, anzi provavo un
infinita compassione per quella ragazza così fragile. Dopotutto quel tempo non
me la sarei presa con lei. I miei genitori erano dei Mangiamorte, ma questo
non rendeva me un Mangiamorte. Mi voltai nuovamente,
e puntai nuovamente la bacchetta verso di lui.
“Ognuno può essere migliore del
genitore che ha alle proprie spalle. Ora dammi la tua parola Zabini.”
Zabini allontanò la punta della bacchetta dalla sua gola e mi sorrise.
“Malfoy, ti do la mia parola di Purosangue
che non la toccherò né con le mani né con la bacchetta.”
Un suono singolare risuonò attraverso le pareti della scuola.
Lo lasciai andare e corsi fuori dal Bagno,
anche da lì potevo sentire il fermento della scuola.
Signore Oscuro,
Il suo
servo fidato, Robert Granger, le annuncia la distruzione della famiglia Malfoy
e la sua cancellazione da qualsiasi documento importante. Questa è l’unica giusta
condanna per coloro che volontariamente non volevano il vostro successo e non
pregavano come faccio io, che ciò avvenga. Chi non vive
giorno per giorno, per esaudire i vostri desideri e per vedervi
vittorioso su questo mondo magico, non merita il dono della vita.
La
memoria collettiva non potrà mutare che fra un decennio, ma le prometto, che io
e altre famiglie magiche, ci impegneremo perché il
nome Malfoy scompaia dal mondo magico.
Suo Servo Vivissimo
Robert Granger
BLAISE
“Ah Granger, siamo nuovamente soli.” la fissai dall’alto, non era più la donna che amavo, era
solo una sporca sangue misto che aveva popolato i miei pensieri da quando non
sapevo nemmeno cosa significava giacere con una donna. Lei era stato il mio
primo sogno erotico, ed era stata anche la prima ragazza vera con cui ero stato. Lei era stato il mio primo amore e anche
l’ultimo.
Lei era stato tutto. Era.
Ora non era più niente.
Il suo sguardo mi spiava muto dal pavimento, una mano
era corsa alla camicia per serrarla e l’altra era al labbro per poter
fermare il sangue. Sentivo la voce del Signore Oscuro
che parlava, voleva che Potter si consegnasse, nessuno lo avrebbe fatto. I
pazzi suicidi erano ancora al suo fianco. In realtà, i pazzi suicidi erano gli
unici che erano rimasti in quella maledetta scuola, perché gli altri erano
fuggiti e se non avessi avuto un conto in sospeso con Hermione,
me ne sarei andato anch’io. Ma avrei fatto presto, e
poi sarei fuggito e avrei lasciato la guerra a loro, che morissero.
Anche Potter. Io sarei rimasto in vita per me stesso.
“Quanto avrei desiderato che tu potessi tacere
in questo modo, quando avevo molto da dire, ma in realtà tu non sei cambiata,
vero? Le persone non cambiano, trovano solo nuovi modi per mentire.” lei rimase in silenzio a
fissarmi, quello sguardo era spaurito e sottosopra per il discorso subito, ma
aveva ancora quell’orgoglio e quella nobiltà che le erano state inculcate nella
sua piccola mente da Mezzosangue.
“Sapevi qual era la condanna per i Sanguesporco
che osavano fingersi Purosangue?” sorrisi davanti al suo sguardo intenso, non
sapeva molto di storia della magia e lo stesso professore, non si era mai
inerpicato in spiegazioni troppo dettagliate per quelle che lui definiva: orrori
della Storia della Magia.
“Il mago, ma soprattutto le streghe, perché il vostro sesso è più
debole e facilmente influenzabile dalla bella vita e dalla pulizia di noi
esseri nobili, andavano incontro ad una fine atroce. Queste sventurate, una
volta scoperte, venivano prese, immobilizzate,
picchiate e alle volte veniva usata su di loro violenza. Per poi essere
sgozzate, e appese per i piedi. Con il loro sangue veniva
preparata una mistura con olio e il tutto veniva infiammato, bruciando il loro
corpo infame.” seguiva le mie parole in silenzio
Hermione Granger, o meglio definirla Hermione Vane? Aveva lo sguardo di sempre
e dai suoi occhi rotolavano veloci le lacrime. Non potevo sopportare il suo
sguardo. Mi ricordava troppe cose.
“Non avrai paura, vero? Non crederai che ti potrei fare del male? Ho promesso che non ti avrei toccato, ne con le mani ne con la bacchetta, ho dato la mia parola di
Purosangue, tu sai quanto vale la mia parola.” mi
alzai e mi diressi alle fontane ne azionai una, poi l’altra e recuperai un
catino, le richiusi subito dopo.
“Tutto questo tempo, l’ho passato a prendere le misure che fra noi non
quadravano mai. Ci voleva sempre una cucitura lì, una là, ci volevano sempre
dei compromessi e pensare che invece avrei dovuto soltanto prendere le distanze
da me.” arrivai alle sue
spalle e le versai il catino addosso, con gioia si mosse, ormai libera dal mio
incantesimo. Si alzò a sedere, per poi voltarsi a fissarmi. Avevo ancora il
catino sollevato da cui scorrevano indolenti le poche gocce che non le erano
cadute addosso. La camicia era ancora più trasparente, potevo vederle i seni le
cui aureole si erano alzate per il freddo, la pelle che si intravedeva
era pallida e la ricordavo soffice al tocco. Eppure
anche quella era una menzogna.
Mi inginocchiai alla sua altezza. Con i capelli bagnati il suo sguardo sembrava ancora più intenso e il
labbro aveva ripreso a sanguinare.
“Non è forse incredibile, Vane, tutto ciò che mi porta ad odiarti, mi spinge
ad amarti.” i suoi occhi rimasero freddi dinanzi a
questa mia nuova, involontaria, dichiarazione d’amore. Scossi la testa e mi rialzai, afferrai nuovamente il catino e lo riempì ancora,
ma questa volta non andai da lei ma sbattei il catino sulla tenda più vicina
con una forza che non credevo più di possedere. Dovevo uscire da questa stanza.
“A te, non importa non è vero? Non ti importa di avermi illuso, ferito, tradito. A te importa di
quel Malfoy, come ti importava
di lui quando lo credevi una feccia. A te importava di lui e fissavi lui con i
tuoi occhini spaventati ed è lui che pregavi. Perché?” tornai sui miei passi e le andai vicino, lei cercò
di allontanarsi, ma io sempre senza toccarla, mi abbassai ancora una volta a
fissarla intensamente.
“Perché non hai pregato me? Sono io che ho la
tua vita fra le mani. Pregami, dimmi che mi hai sempre
amato, chiedimi di farti libera, illudimi come hai sempre fatto. Su Vane, fallo.” un ordine, una
preghiera non so cosa mi aspettassi da quel piccolo animale.
Mi fissò ancora una volta, aveva degli occhi davvero enormi, mi fissò in silenzio solo per un secondo prima di alzare il mento e
fare qualcosa che non credevo avrebbe mai fatto. Mi sputò in faccia. Saliva e
sangue.
Chiusi gli occhi e mi strofinai via lo sputo, disgustato e oltraggiato,
mi alzai dalla mia posizione prona e arrivai alla piscina ottagonale, pulì il
mio viso sfregando via quel sangue impuro dalla mia pelle.
Avevo promesso di non toccarla.
“Vedo che il mio cuore continua ad avere sempre lo stesso
maledettissimo difetto, trova troppe giustificazioni.”
Né con le mani.
“Mi sono stancato di giocare, Hermione, ora faremo sul serio.”
Né con la bacchetta.
La bacchetta? Afferrai la bacchetta e la vidi impallidire
ma nemmeno questa volta si mosse per fuggire dal Bagno, quella stupida
era troppo sicura di se. Affondai nella piscina fino alla vita e puntai la
bacchetta sulla superficie e la feci evanescere. Mi voltai verso la fontana con la pietra gialla
ambra e con forza la girai. Una sostanza giallognola e
scivolosa venne fuori, schizzandomi le scarpe e la camicia. Uscì dalla fontana
e voltai la testa verso
“Che cosa stai facendo?” era la prima volta
che sentivo la sua voce, era roca come quando prendeva troppo freddo e mi
chiedeva un preparato con miele. La voce roca di quando
parlava durante il sesso. Aveva la voce roca, come donna che non parla da molto tempo.
“Hermione non capisci cosa faccio?” la piscina era piena, incantai il
rubinetto e questo non si fermò, la sostanza cominciò a trasbordare, la sentì rovesciarsi intono alla piscina. Lei distolse gli
occhi da me e lì fissò alla piscina, gli asciugamani bloccarono il passaggio
della sostanza giallognola.
“Che cosa stai facendo?” aveva ripetuto quella
frase una seconda volta, la sua voce era ancora più angosciata.
“Hermione, bisogna saper abbandonare le cose prima
che le cose, ci abbandonino.” lei mi fissò ancora e
non capì nemmeno questa volta. Lei, la stupida ragazza che io avevo sempre
amato, rabbrividiva e non capiva perché le avessi buttato
quel catino addosso, fissava l’olio che avanzava inesorabile per la stanza e
continuava a non capire.
“Ti sto purificando.” dissi per farle capire
nuovamente che cosa stavo facendo, ma lei nuovamente mi chiese.
“Che cosa stai facendo?”
Avevo promesso di non toccarla. Né con le mani, né
con la bacchetta. Questa era la mia promessa. Afferrai un fiammifero, lo
sfregai, la fiammella divampò piano, di un arancione incandescente. Il
bruciore.
“Hermione, alla temperatura opportuna tutto
brucia. Legno. Vestiti. Persone.” Lasciai cadere il fiammifero e all’improvviso
tutto cominciò a bruciare, i suoi occhi mi fissarono con quello sguardo di puro
odio, non avrei mai, per tutti gli anni che avrei
vissuto, non avrei mai dimenticato quello sguardo. Odio, solo e soltanto odio. Sbattei la porta, non più controllata da Boris in
faccia a quello sguardo.
Nella vita saremmo ricordati più
per quello che distruggiamo che per quello che creiamo.
Al Nobile Robert Granger
Signore di Granger Paradise,
Tutto è compito, la morte ha bussato a casa Malfoy,
nessuno che possa parlare è rimasto in
vita.
Tutto è compiuto.
DRACO
Piton, aiutato da alcuni
studenti quella notte aveva aperto le porte del maniero, distruggendo la difesa
della scuola, era poi fuggito, ma noi tre l’avevamo inseguito e avevamo visto
la verità sgorgare dai suoi pensieri.
L’ultimatum del Signore Oscuro, quel suo voler
scambiare la vita di Harry per la salvezza di tutti. Il nostro rifiuto.
Il suo sacrificio e poi?
Poi era giunta la fine, con il velo nero del bianco e serpentino Voldemort, Hagrid portava il
corpo senza vita di Harry fra le braccia e piangeva.
Noi eravamo attoniti, non riuscivamo a muoverci, paralizzati dalla
consapevolezza che tutto era finito, ma poi qualcuno aveva detto
che se dovevamo morire, non l’avremo fatto strisciando ma combattendo perché
questo fa di un mago la purezza o meno.
Incantesimi e maledizioni erano volati, come volano
i pugni in una rissa e poi era risorto lui, Harry, con la bacchetta stretta in
mano e gli occhi verdi illuminati di decisione e avevamo combattuto fino alla
fine, senza sentire la fatica combattendo senza alcuna divisione di casa. Difendevamo
gli amici e quelli con cui non avevamo mai parlato,
quelli che forse ci avevano preso in giro e quelli che studiavano sempre.
Combattevamo per la scuola e per l’ideale che tutto quello che stavamo
facendo ci stava connotato come persone, come uomini,
dimentichi per una volta delle differenze, in quella mischia era il mago a
combattere non il suo sangue.
Arrivarono anche i genitori, gli amici e i parenti, giunse l’esercito
dell’Ordine della Fenice e il Ministero.
Fu così che si arrivò al duello finale, che scindeva male e bene, e fu
quest’ultimo a prevalere sul primo e fu un tripudio di gioia per la sua fine e
un urlo di dolore per le morti.
Poi fu solo silenzio.
Conclusione del Capitolo Venti
Note
1. Quando si arriva a conoscere il peggio di una persona,si
hanno due possibilità: liberarsene definitivamente o cominciare ad amarla per
davvero. La citazione iniziale, bellissima a mio parere, è di
Bailini.
2. Nicolae Vane, figlia di Joen Secret e Joe
Vane, [..]mio nonno paterno Sigmund Vane, è(sono)
personaggi di mia invenzione, naturalmente ho dovuto creare personaggi e
genitori che non esistono.
3. Io Notus Chintus Nerdum, Anche lui è un personaggio di mia invenzione,
in realtà, come da dicitura, il San Mungo era un ospedale per le malattie
magiche e molto probabilmente non vi era un reparto di maternità, ma
4. Non credo che le Governanti dei Purosangue stringessero Voti
Infrangibili, eppure mi sembra un interessante mezzo per “mantenere i
propri segreti”. Il cacciare la governante dall’abitazione dopo che lei fosse
rimasta sfortunatamente gravida del padrone di casa, comportava l’immediato
abbandono della residenza e la possibilità che il padrone di casa, per evitare
problemi con possibili riconoscimenti di bastardi, era costretto a
corrispondere una certa dote alla donna. Poteva decidere di darla in moglie a un suo dipendente e quindi sostenere economicamente la
dote della donna o poteva corrisponderle uno “stipendio” mensile per poter
vivere con la “sua vergogna”. Queste notizie ho avuto
modo di leggerle nel bellissimo libro di Ken Follet,
“La caduta dei Giganti”.
5. Il discorso fra Blaise ed Hermione nella sua seconda parte è preso da un bellissimo e notissimo film di
Steven Spielberg del 1993, Schindler’s List. Il
discorso citato è fra Amon Goth,
sottocomandante del campo di concentramento di Krakow-Plaszow e la sua cameriera ebrea, Helena.
6. Le persone non cambiano trovano solo nuovi
modi per mentire. La citazione appartiene alla serie televisiva
americana “True Blood”.
7. Tutto questo tempo l’ho passato a prendere le misure che fra noi non
quadravano mai. Ci voleva sempre una cucitura lì, una là, ci volevano sempre
dei compromessi e pensare che invece avrei dovuto soltanto prendere le distanze
da me. È una citazione rielaborata di F.Feed.
8. Ciò che mi porta ad odiarti, mi spinge ad amarti. È una
citazione della serie televisiva americana Grey’s Anatomy
9. Alla temperatura
opportuna tutto brucia. Legno. Vestiti. Persone. Questa è una citazione del grande Beckett.
10. Saremmo ricordati più per quello che
distruggiamo che per quello che creiamo. È una citazione di C. Palahniuk.
Questo è
il penultimo capitolo, siamo alla fine, non sono ancora sicura di quando aggiornerò, credo fra due settimane.
Al
prossimo aggiornamento
Marti