Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: picci 1989    15/10/2011    1 recensioni
"E' ancora vittima dei suoi sogni"
"E' un fatto raro,ma si,temo che sia ancora vittima dei suoi sogni"
(EPILOGO)
Una storia inusuale, uno scambio di ruoli, uno scambio di vite e di scelte, perchè alle volte gli innocenti una scelta non la possono avere...devono vivere..a dispetto di tutto!
Genere: Dark, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C20(BG)

Quando si arriva a conoscere

il peggio di una persona,

si hanno due possibilità:

Liberarsene definitivamente

o Cominciare ad amarla per davvero.

 

Capitolo Venti: Il racconto dell’ancella

 

Nel Nome di Dio Onnipotente,

Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.

 

Io Nicolae Vane, figlia di Joen Secret e Joe Vane, babbana di nascita e possedendo un quarto del potere magico ereditato da mio nonno paterno Sigmund Vane, dichiaro apertamente che il mio sangue è insindacabilmente contaminato dall’impuro e spoglio sangue babbano e che quindi non posso essere considerata una strega.

Pertanto la mia bacchetta è stata spezzata e i miei risultati scolastici sono stati invalidati dal Magnifico Preside della Scuola di Stregoneria di Hogwarts.

Senza alcuna dote particolare e senza alcuna protezione le scrivo questa lettera signor Robert Granger, nobilissimo e illustrissimo purosangue da dieci generazioni il cui sangue e generazioni non sono stati mai contaminati da alcuna stilla di sangue non magico, per chiederle con carità di poter esser presa a servizio da lei.

 

Con Ossequi Nicolae Vane

HERMIONE

 

Da quella sciagurata mattina in cui io e DracoLuciusMalfoy avevamo condiviso il talamo, erano passati tre giorni, otto ore e trecento e passa minuti. Non lo avevo avvicinato ed egli non mi aveva avvicinato, non ci eravamo scambiati biglietti, lettere o altro materiale cartaceo che facesse intendere una passione rinnovata per la vicinanza dell’altro.

Eppure, Blaise continuava a guardarmi con un viso truce, e le notevoli borse sotto gli occhi continuavano ad addensarsi, sempre più nere, sempre più colpevoli.

La notizia dell’erede di Zabini e Granger non era stata ancora pubblicata, nessun settimanale, nemmeno una riga, persino i pettegolezzi sul nostro fidanzamento e la possibilità di sposarci nell’anno. Il gossip era morto, come qualcosa che non sarebbe mai esistito.

Eppure, nemmeno poche ore prime mi era arrivata una lettera di Madame, per spiegarmi che il mio vestito era stato ultimato, le partecipazioni attendevano solo un mio cenno per essere inviate, e le bomboniere erano talmente graziose che ce le invidiavano in molti. Ma Blaise continuava a guardarmi come se avessi ucciso qualcuno e l’avrei potuto fare in quei giorni, la mia rabbia cresceva di giorno in giorno e il mutismo e lo sfrontato disprezzo di Blaise non mi avevano aiutato.

Il silenzio del non più mezzosangue era, se non bastasse, ancora più odiosi dell’individuo sopra citato. Nessuno, e ripeto nessuno mi aveva mai ignorato. Certo nessuno aveva mai dormito con me, e di certo, nessuno mi aveva rivelato la sua nuova identità una volta sveglio, e allo stesso tempo nessuno mi diceva che quelle cose che aveva detto Draco Lucius Malfoy fossero vere. Certo, la sua voce quando aveva pronunciato quel “Io sono un purosangue” era suonata veritiera, neppure io, che lo ero da molti anni, lo avrei saputo pronunciare meglio. Eppure una famiglia nobiliare non può certo scomparire nel nulla senza destare come minimo un piccolissimo sospetto.

Le mie illazioni, pensieri…riflessioni, mi sembrava il termine più adatto, furono interrotte da un borbottio concitato. Mi voltai a fissare il vetro dello specchio e vi scorsi l’allampanata figura dell’impresario-maggiordomo di Draco Lucius Malfoy che mi fissava dal suo interno, aveva un sorrisino malizioso sul viso e mi fissava con quello sguardo impermutabile di sempre.

“Signorina Granger, ho un messaggio per lei da…”

“So chi è il mittente.”

“Ah le donne! Quante cose saprebbero in più, se ascoltassero una frase per intero” lo fissai di riflesso, in silenzio, cercando di capire cosa di quell’individuo mi insospettisse e cosa di lui mi ricordava la sua figura allampanata.

“Il mittente, di cui lei dice di sapere già l’identità, vorrebbe poterle parlare senza essere disturbati all’interno del Bagno dei Prefetti, questa sera. lo guardai sarcastica, quell’invito cosa significava? Nel Bagno dei Prefetti e che luogo era?

“Non credo di aver capito.” lo vidi sussultare o solo sbuffare, difficile capire cosa facesse o dicesse con quello sguardo tanto immobile.

“Eppure, questa volta mi ha anche fatto concludere la frase.”

“Non intendevo, non ho capito il messaggio, non credo di comprendere il perché!”

“Oh, temo che il perché lo debba chiedere al mittente, non a me. Io sono solo..

“Si, si, un umile messaggero bla bla ma non ha meglio da fare che vivere negli specchi?” lo vidi sorridere ancora questa volta strafottente.

“E’ la mia punizione. Per tutta la vita ho vissuto nel riflesso degli altri ed ora…”

“Lei è morto?” lo sentì sbuffare.

“Signorina Granger, Lei è davvero un caso disperato, non vuole sentire quello che gli altri dicono, ma vuole che gli altri dicano quello che lei si vuole sentir dire.

Scomparve così senza aggiungere alto o senza che io potessi aggiungere altro, lasciandomi con quell’invito a metà, al Bagno dei Prefetti, in serata, ma mi aveva lasciato senza dirmi l’orario di quella sera.

 

Alla Sign.ina Nicolae Vane,

In nome del Signor Robert … Granger le do il suo benvenuto nella sua dimora. Il suo compito sarà governare la casa, dirigere gli elfi domestici, e sottostare alle istruzioni avute. Avrà a disposizione vestiti puliti e una camera, adeguata alla sua posizione. In qualità di governante, non dovrà mai avere contatti con i suoi datori di lavoro, le istruzioni le verranno impartite da me e mai per nessun motivo al mondo dovrà rivolgersi direttamente ai suoi datori di lavoro.

Accettando questo lavoro, accetta di stringere un patto infrangibile; tutto quello che sentirà o vedrà, legato ai suoi datori di lavoro, non potrà mai lasciare le mura di questa dimora.

Entro, e non oltre questa sera, dovrà trasferirsi nella casa patronale, potrà entrare in casa dalle 10:00 PM alle 11:00 PM, se entro quell’orario non sarà in questa casa il presente messaggio potrà considerarlo più che superfluo.

 

Distinti Saluti

J.B. scrivano di Sua Signoria

Robert Granger

 

 

BLAISE

 

“E’ vero?” la voce soffocata sotto la mano, gli occhi tristi, oramai abbandonati e persi per sempre. Quella sarebbe stata la nostra ultima sera, la nostra ultima possibilità di essere degli esseri umani, poche ore e ci saremmo trasformati in quello che stavamo andando a combattere.

“Sì, è vero.” poche parole, una risposta zoppicata, nessun perdono per quella decisone. Teste che annuiscono, teste di ogni casa, persino qualche testa che sovrastava golfini grigi con stemmi verde argento. Tanti si. Tanti suicidi pronti.

“Allora sarà guerra.” è la voce di Potter che guida la guerra, è la voce del nostro eroe che intona la nostra condanna. Sarà guerra.

I si diventano urla, il terrore si trasforma in giubilo e io sono disgustato da tutta questa gioia. La guerra è bruciore. Sono corpi in decomposizione, sono madri che piangono figli uccisi. È bruciore. A quelle persone non importava davvero la guerra, a quegli idioti importava la gloria che seguiva ai vincitori. Ma nessuno di loro sapeva nulla di quello che era veramente la guerra, perché la guerra è soltanto bruciore.

 

Al nobilissimo Robert Granger,

Signore di Granger Paradise,

 

Io Notus Chintus Nerdum, medico del San Mungo, le annuncio la triste notizia che la vostra illustrissima moglie ha dato alla luce una bambina, una bellissima bambina morta prima ancora di diventare viva. Eppure la notizia che veramente rende questa notizia più che triste, tragica è che il ventre di vostra moglie non potrà dare altri frutti vivi.

Con la presente ci scusiamo ancora.

 

Ossequi

Notus Chintus Nerdum

Primario di Maternità al San Mungo

 

GINEVRA

 

“Ci sarà, la guerra ci sarà.” non riconoscevo la voce che mi rimbombava nelle orecchie. Harry era vicino a me, ma il suo sguardo era talmente gelido, talmente freddo, che io non credevo mi stesse ascoltando.

Si Ginny, ci sarà la guerra.” non credevo mi avrebbe mai rivolto nuovamente la parola, eppure la consapevolezza che lui, più di tutti, rischiava di morire e scomparire per sempre in quella dannata guerra senza esclusioni di colpi, mi atterriva.

“Oh Harry, tu potresti morire ed io non ho fatto altro che desiderarti al mio fianco, per così tanto tempo e adesso, guarda che casino abbiamo combinato.” la mia voce era incrinata da un pianto nuovo, mai come allora mi ero sciolta in pianto di fronte a Harry, avevo sempre creduto stupidamente di dover essere forte per lui, per me, per la mia famiglia o solo per quel fratello che coraggioso non lo era mai stato. Harry mi fissò a lungo, i suoi occhi erano duri e primitivi, ma dietro la superficie ribollivano, di passione, di dolore o forse solo di attesa della morte, perché Harry non sapeva che farsene della vita. Non aveva mai saputo cosa farsene.

“Abbiamo fatto un bel casino, ma io ti amo ancora. queste parole continuarono a stridere nelle mie orecchie, non sapevo cosa rispondere, e al tempo stesso sapevo benissimo cosa rispondere.

Anch’io, Harry e non ho mai smesso.” lui alzo lo sguardo a fissarmi.

“Eppure mi hai tradito, e sei andata a letto con altri.

Si ti ho tradito e sono andata a letto con altri, pur amandoti disperatamente.”

“Saresti in grado di amarmi, senza mettermi le corna?” la sua voce sembrò sorridere come fece il suo volto stanco, nelle mie vene correva veloce la lava della mia passione.

“Saresti in grado di far la guerra, e tornare da me vivo?” il suo sorriso si spense e il suo sguardo si fece serio, poi attento.

“Ci proverò.”

E quello che farò anch’io.”

A Nicolae Vane

Governante di Granger Paradise

 

Preso in esame il suo sventurato comportamento, non essendo più in grado di continuare a lavorare per questa dimora e per i suoi datori di lavoro, senza portare scandalo a questa illustrissima dimora, Lei è con questa espulsa con effetto immediato dalla sua carica di governante.

Dovrà lasciare questa casa senza portare nulla con se, se non gli abiti che aveva quando vi è entrata; le ricordo inoltre che  il voto infrangibile che Lei ha fatto, a dì cinque anni fa, le impedisce qualsiasi rivelazione. Pena, la morte.

Nel suo buon cuore e nella sua carità, il mobilissimo Signor Robert Granger ha deciso di espellere solo Lei, e non il frutto del suo scellerato comportamento.

 

Distinti Saluti

J.B. scrivano di Sua Signoria

Robert Granger

HERMIONE

 

Il Bagno dei Prefetti era un luogo a cui potevano aver accesso solo i Prefetti, come dice il nome, i Capiscuola e naturalmente i Capitani della squadra di Quidditch. A guardia del bagno c’era Boris il Basito, la cui statua era di marmo bianco. Boris doveva esser stato un inetto nella sua vita e anche la sua rappresentazione non era da meno, aveva una smorfia sciocca sul viso, che credeva lo rendesse arcigno. Gli occhi erano tondi e grandi, tanto grandi che gli uscivano fuori dalle orbite, indossava pantaloni e giacca come un guardiacaccia, era l’equivalente impietrito di quel sempliciotto del guardiacaccia attuale.

“Mangiafuoco.” che sciocca parola d’ordine, Boris mi aveva fissato con quell’espressione, che doveva sembrare arcigna, ma continuava solo a renderlo sciocco.

“Tu non sei un prefetto.” aveva detto poi con il viso truce. Alzai gli occhi al cielo e presi dalla mia tasca la spilla che avevo fregato a Pansy, la P brillò anch’essa, compiaciuta, fra le mie dita.

“Ah lo sei. Devi indossarla sugli abiti, altrimenti io non posso farti entrare. aveva replicato, con il borbottio ruvido di una persona incivile.

“Devo andare a fare un bagno, non sono solita farlo con i vestiti, figurarsi farlo con una spilla.” il sempliciotto aveva abbassato lo sguardo, imbarazzato, e aveva scosso nuovamente il testone in marmo.

“Non posso farla entrare signorina, purtroppo il bagno è occupato da un giovane attualmente.”

“Fammi entrare subito!” avevo sentito la mia voce investirlo con un ringhio sostenuto.

“Signorina ma la morale comune non…” lo avevo fissato risentita, non mi avrebbe fatto entrare se non avessi escogitato qualcosa, e qualcosa alla svelta.

“Come vuoi, significa che dovrò farla qui la doccia. presi a sbottonare la camicia con tutta fretta e la statua abbasso nuovamente lo sguardo.

“Signorina ma cosa fa ?!?

“La morale comune non sopporta che io faccia il bagno negli appositi luoghi, forse preferirà che faccia una doccia al centro del corridoio.”

“Oh signorina entri pure! Tanto il ragazzo è lì dentro davvero da troppo tempo forse, avrà finito. il testone di Boris mi sorrise, mentre mi mostrava l’entrata. Ma io non mi lasciai andare a un sorriso, ero davvero seccata prima ancora di entrare, ma adesso ero al di sopra di qualsiasi umana ragionevolezza.

Mi apparve così la sala meravigliosa, che prefetti e capitani mi avevano sempre proposto di vedere. Era interamente in marmo bianco come quell’inetto di Boris e al centro di questa c’era un’enorme vasca ortogonale, circondata da almeno un centinaio di rubinetti in oro, ciascuno con una pietra di colore diverso incastrata nel pomello. Ogni pietra simboleggiava un prodotto differente, che cadeva nella grande piscina e che poteva rendere gli occupanti più rilassati, riflessivi o solo rispettosi delle regole. Alzando il capo potei vedere che la stanza era illuminata dolcemente da un bellissimo candeliere, che accendeva la stanza con almeno centro candele vere che, stregate, non facevano ricadere la cera bollente e non si esaurivano mai.

Bruciavano di un fuoco perpetuo.

La stanza aveva tre finestre, su ogni lato, con lunghe tende di lino bianco; una grossa pila di asciugamani candidi si ergeva in un angolo, e sulla parete priva di finestre c’era un solo grandissimo ritratto racchiuso in una cornice dorata. Il dipinto ritraeva una sirena dalla chioma bionda, che profondamente addormentata sulla roccia russava di tanto in tanto e alzava piccole nuvolette di capelli che le fluttuavano ai lati del viso.

“Io l’avrei preferita bruna.” mi voltai a fissare il mio futuro marito che mi veniva incontro, aveva lo sguardo caldo e gentile che ricordavo quando eravamo ancora amici e lui non voleva rubarmi la mia unica passione: la libertà.

“Blaise, tu qui?” doveva essere il ragazzo di cui parlava quell’incapace di Boris, dovevo disfarmene, prima che il Mezzosangue fosse arrivato. Ma come fare? Erano giorni che Blaise non aveva quello sguardo, sembrava per un attimo pacato.

“Sei venuta a fare una doccia?” occhieggiò la mia camicia sbottonata di tutta fretta, posai una mano per bloccare la sua vista e lui mi sorrise maggiormente e si fermò a una certa distanza da me. Non era più tanto normale quel sorriso, appena pensai questo, sentì il mio corpo irrigidirsi innaturalmente.

“Blaise che cosa hai fatto?” lui sorrise ancora e si avvicinò a me, ma lasciò comunque una certa distanza fra noi, mi fissava dall’alto e io non potevo fissarlo in volto, perché il mio collo era immobile come il resto del mio corpo.

“Vorrei dirti che non ti ho incantata, ma mentirei.” sentì una risatina graffiargli la gola, una di quelle risatine folli che fanno i pazzi. Ero a un metro dalla piscina, voltando le spalle alla porta ed ero immobilizzata dall’incantesimo delle pastoie.

“Così, è qui che ti vieni a nascondere mentre tutta la scuola parla di entrare in guerra.” che domanda sciocca, era da quando il redivivo Harry Potter era uscito dal labirinto che si parlava di guerra.

“Sono troppo ricca perché m’importi della guerra. il mio sguardo continuava a puntare in terra, costretto com’era a quella posizione di sudditanza imposta dal mio futuro marito. Che mi volesse imprimere una lezione con la violenza? Non era da Blaise comportarsi in quel modo. Non era quel tipo d’uomo.

“Ma dovrai pur avere un ideale, uno qualsiasi. non sembrava davvero interessato alla mia risposta, continuava a girarmi intorno come un avvoltoio rapace. Non era quel tipo d’uomo.

“Gli idealisti non hanno soldi, altrimenti non ne avrebbero bisogno.” lo sentì sogghignare piano e improvvisamente i miei pantaloni scomparvero, vidi la mia pelle chiara, i calzini lunghi fino al ginocchio, prima che anche loro scomparissero insieme alle scarpe. Blaise non era quel tipo d’uomo?

“Devi sentirti sola ora, incantata, e con la pelle esposta. Completamente abbandonata da tutti i tuoi amici, perdon! Volevo dire sudditi. ancora quella piccola risata pronta, che lo faceva apparire sempre di più una serpe. Le punte delle mie dita si stavano raffreddando velocemente, la camicia era leggera e quella stanza era poco riscaldata. Blaise si sbagliava, fra poco sarebbe arrivato Draco Malfoy, non ero sola, non ero abbandonata.

“Non è così? - sentì il legno della sua bacchetta che strusciava lungo la mia giugulare, per poi salire e alzare il mio mento, i nostri occhi si fissarono e potei vedere la tempesta che aleggiava in loro, una tempesta che ha il potere di distruggere e uccidere tutti. - Puoi rispondere.” la sua voce aveva pronunciato quello che i suoi occhi mi avvertivano di non fare. La bacchetta si fermò in quel suo accenno di carezza raccapricciante. Che cosa era successo a Blaise?

Ma, qual è la risposta giusta? È questo che stai pensando. Cosa vuole sentirsi dire? La verità, Hermione, è sempre la risposta giusta. ma quale verità voleva che proferissi Blaise, io non lo sapevo e non l’avrei mai saputo, perché quando ricominciò a raccontare, le mie concezioni di vero e falso furono scosse dalle fondamenta.

“Vuoi sapere quale verità possa mai volere. Non è così? Cosa mai può aver scosso il tuo promesso, e sciocco sposo da indurlo ad attirarti con l’inganno in questo bagno. Ah! Noto un brivido di consapevolezza nelle tue pupille. Sì, Malfoy mi ha prestato il suo galoppino, quel Joe-Passo-Negli-Specchi-Black, sapevo che non saresti mai venuta ad un appuntamento con me. Ma a Malfoy non avresti negato il privilegio della tua presenza, non è forse così?”
”Ah! Quello sguardo, incredibile quanto io continui a saper ben interpretare il tuo volto, meglio di tutti gli altri. Stupore. Ti chiedi perché io e Malfoy abbiamo legato così tanto – dalla sua mano sinistra, quella che non stringeva la bacchetta comparvero tre incartamenti, velina sottilissima, lettere intestate, vedevo il mio blasone nella trasparenza della carta – la verità, Hermione! Vuoi che ti legga queste lettere? Sono importanti cimeli di famiglia credo che tu non li abbia mai letti... lasciò volutamente scorrere i suoi occhi tumultuosi e tormentati lungo il mio volto, frugavano come uno sciacallo sul cadavere di un morto, senza alcuna pena per quel cadavere.

“No, non vedo alcun fremito in questi tuoi occhi, non c’è alcuna paura. Tu sei allo scuro di tutto. i suoi occhi lampeggiarono di furor misto.

“Allora, cominciamo dall’inizio, ascoltala con attenzione, perché questa è stranamente la storia della tua vita. Quella vera.

La storia di una governante babbana che venne ad abitare nel tuo castello, oh perdon! Non era ancora il tuo castello, tu non eri ancora padrona nemmeno della tua vita, tua madre rimase incinta quattro anni e mezzo dopo l’arrivo della fascinosa governante Nicolae, che facilmente riuscì a rientrare nelle grazie di tuo padre, l’irreprensibile Robert. Ah tu mi vorresti bloccare, dire che ho sbagliato verbo, ma non è così, piccola Hermione. Ritornare. Tuo padre si era innamorato di quella babbana nel castello di Hogwarts. Poi, quando il Signore Oscuro salì al potere la prima volta, tutti i Nati Babbani si ritrovarono a spasso e anche la bella Nicolae Vane fece la stessa fine. Avrebbe fatto la stessa fine, se approfittando dell’amore che tuo padre aveva provato per lei in passato, non si fece assumere come governante della casa e sgualdrina di tuo padre. Si fermò per sfidare il mio sguardo, non sapevo dire che aspetto dovevo avere, con tutto il viso bloccato in quella maschera immobile e tutta quella voglia di coprirmi le orecchie e scappare il più velocemente da quella verità talmente scomoda.

“Nei cinque anni che seguirono, tuo padre continuo a dividere il suo letto fra le due donne e finì per metterle incinte entrambe. Una ebbe l’onore che meritava come consorte e andò al San Mungo con tutte le cure di rito, l’altra finì negli alloggi della servitù a partorire fra le bestie.

Sventura volle che entrambe le donne partorirono due bambine. Una Purosangue e l’altra spiacevolmente Mezzosangue. Se avessi potuto muovere il mio corpo, avrei afferrato Blaise e scosso fino a fargli tremare le interiora e farmi raccontare la verità dietro la verità. Ma, con un senso di dejavù alla bocca dello stomaco, ricordai le parole di mia madre. La bambina morta di tisi, la bambina perfetta morta, e poi lei che andava a sostituirsi alla bambina perfetta. Lei meno perfetta, lei meno amata…lei più odiata perché impura, perché figlia di una donna babbana.

Lei, Mezzosangue.

“Una bambina prese il nome di Jane, l’altra prese nome di…oh ma vedo che tu ci sei arrivata da sola mia piccola Sangueimpuro. Sei tu la bambina tanto imperfetta da sopravvivere, per un infausto caso. Tu hai vissuto, e la bambina nata da sangue puro è morta. la sua voce tornò spettrale e lontana, ma io non avevo più voglia di combattere, libera dal maleficio delle pastoie avrei potuto solo rannicchiarmi e cominciare a piangere. Oramai non dovevo essere più forte. Non dovevo essere più nobile, non lo ero mai stata.

“Quante volte ti devi esser sentita sola sul tuo trono, piccola Mezzosangue Regina? Quanti giorni passati a fissare i tuoi sudditi dall’alto del tuo scranno senza concedere il tuo benigno sguardo a nessuno – lo vidi allungare timidamente la mano e sentì quasi il tepore della sua mano sulla guancia, aveva gli occhi più tormentati che gli avessi mai visto mentre fermava la sua mano a pochi millimetri dalla mia guancia – Mi piacerebbe molto allungare la mano e toccarti nella tua solitudine, eppure tu mi hai sempre rifiutato. Mi hai sempre considerato come l’ultimo degli infimi, chissà che effetto ti farebbe adesso, sapere che ti sono superiore e che ti concedo questo grande privilegio.” fissò nuovamente il mio corpo, la camicia si era inumidita di sudore o forse l’umidità si era ancorata al mio corpo, sentivo la sensazione di rabbrividire e insieme il dolore di bollire. Non potevo muovermi, nemmeno la mia pelle mi ascoltava.

“Mi chiedo, voglio dire, che male ci sarebbe in tutto questo?” vidi la sua mano che stringeva la bacchetta sfiorare la mia camicia e scendere a carezzare con il segno rude le parti che anch’egli voleva sfiorare con le sue mani. Ma Blaise non voleva toccarmi, non voleva contaminarsi, come potergli dare torto?

“Insomma, mi rendo conto che continuare a farti domande non ha senso, tu non sei una persona nel senso stretto del termine; certo sei in grado di parlare, mangiare, camminare come una persona, puoi fare magie come una strega, ma non lo sei davvero. Anche se, alle volte, penso che tu abbia ragione.

Non sono marcio io.

Non lo sei nemmeno tu, malgrado tutto.
Sono marci gli altri, tutti gli altri”

Sentì il rumore del legno che rotolava pigro sulle pietre di marmo del pavimento e compresi che Blaise stava perdendo la sua battaglia interiore, fra corpo e morale. La morale aveva perso, fra pochi istanti avrei avuto a che fare con il corpo bestiale di Blaise. La Bestia che dimora in ognuno di noi. In ogni uomo.

Blaise non avrebbe mai fatto del male a Jane Granger, quello che mi chiedevo era: cosa avrebbe fatto invece a Hermione Vane?

“Mi chiedo, quando vi paragonano a dei vermi, a dei roditori alle pulci dei pidocchi dei roditori…è solo che io mi chiedo…” vidi le sue mani correre all’attaccatura della mia camicia e forzarne la chiusura dei bottoni. Non si sarebbe fermato con quella che ero adesso, Blaise era proprio quel tipo d’uomo.

“E’ forse questo il viso di un ratto?” sentì le due mani risalire lungo il mio ventre scoperto, afferrare i miei seni, superare poi il collo e chiudersi sulle mie guance. Aveva le mani caldissime, come se fosse lui stesso bruciante di febbre.

“Sono questi gli occhi di un ratto?”

“Ha forse occhi, un Sanguesporco? – mi aveva guardato di nuovo, con quello sguardo tenero di quando mi considerava ancora un essere umano. Neanche la forza dell’incantesimo riusciva più a bloccare il tremolio delle mie membra, avvicinai volontariamente il mio viso al suo e chiusi gli occhi. Non volevo vederlo, non volevo vedere l’uso che avrebbe fatto del mio corpo – Io provo compassione per te Hermione. e le sue mani si staccarono dal mio viso per ricadere morte al suo fianco, riaprì gli occhi e fissai i suoi. Due pozze di puro odio.

“No, non credo. Tu puttana mezzosangue mi hai quasi convinto a farlo! Non è vero?” un attimo dopo mi si abbatté un pugno sulla bocca, che mi scaraventò a terra. Non ebbi il tempo di registrare il dolore alla bocca, il sangue che ne usciva e il contraccolpo con il marmo del pavimento, che Blaise mi fu sopra per continuarmi a picchiare. La cupidigia sparita dai suoi occhi.  

Un brivido gelido, uno spiffero, non potevo voltare il capo ma qualcuno era entrato in quel posto.

“Zabini” il mio aguzzino si sollevò per dare il benvenuto al secondo aguzzino.

“Malfoy” sogghignò quest’ultimo.

 

A Narcissa Black

Moglie di Lucius Malfoy

Signora di Malfoy Monton

 

Cara amica, queste mie righe sono le ultime, che le mie sciagurate mani potranno trascrivere prima che le stesse righe porteranno la morte, per aver infranto il Voto Infrangibile. La mia morte è tuttavia già scritta, non sopravvivrei alla separazione da mia figlia, l’unica cosa al mondo che io abbia mai amato.

Mia figlia, è stata scambiata alla pura Jane Granger perché nata morta, per l’amicizia che ci ha sempre legato ti prego di vegliare su mia figlia. Assicurati che quella terribile donna la tratti bene, e ti prego fa in modo che non le venga mancato di rispetto e che cresca come una Purosangue. Ricorda di tanto in tanto al Signor Granger, che la madre sono stata io. Ma il padre è sempre lui.

So che ti affido un terribile segreto da custodire, ma ti prego di proteggerlo come hai sempre fatto con tutte le mie parole.

 

Addio amica mia

Nicolae Vane

 

 

 

DRACO

 

 “Lasciala andare Zabini, non è così che ci si comporta. ero disgustato dal comportamento eccessivo di Blaise Zabini, da lui mi sarei aspettato un comportamento molto più contenuto.

Zabini si alzò, e potei vedere Hermione Granger stesa sul pavimento del Bagno con la camicia sbottonata e bagnata di una sostanza rossa. Facilmente intuì cosa poteva essere quella sostanza quando vidi che le sue labbra erano ancora intente a versarne. Doveva aver ricevuto una forte botta.

Perché il sangue?” non ero intenzionato a chiedere questo, volevo domandargli perché l’aveva colpita, ma il sangue sembrava attirare tutta la mia attenzione. Sembrava davvero in tutto e per tutto simile al mio sangue.

“Il sangue c’è sempre. Devi rimanertene qua Mezzosangue, in terra, fra il sangue e gli escrementi, come la bestia che sei.” la Mezzosangue continuò a non muoversi, il suo sguardo era immobile su di me. Mi fissava, implorando una risposta.

“Tua madre inviò una lettera a mia madre, l’unica amica che aveva mai posseduto e le confessò tutta la verità. Dopo, la tua vera madre non riuscì a superare la soglia di casa dei Granger che stramazzò in terra. Morta. Così capirono che aveva spezzato il Voto Infrangibile, e si diedero da fare per cercare a chi la Sanguesporco avesse lasciato le sue confidenze. mi continuò a fissare, nel suo sguardo un barlume di comprensione.

“Narcisa Black si recò dai Granger a distanza di un anno, da questo infausto giorno. Si recò a Granger Paradise e affrontò l’Avvicino, voleva che le ultime disposizioni di tua madre fossero rispettate.

“E Lucius, non voleva avere intoppi nella sua scalata politica dal Signore Oscuro, ma Robert non voleva sottostare ai capricci di una Sanguesporco traditrice ne al ridicolo desiderio di Malfoy…”

“Attento a quel che dici, stai parlando di mio padre.

“Credevo stessimo parlando di verità.” ma Zabini annuì, e tacque definitivamente. Mi abbassai sulle ginocchia e arrivai al suo livello. I suoi occhi mi continuavano a fissare muti e addolorati.

“Oh Hermione, non fissarmi così! Una vita per una vita. Mi sono preso la vita che tuo padre mi ha rubato e ti ho reso quella che tu dovevi vivere, ora siamo pari. allungai la mano ad accarezzarle una guancia, ed ella chiuse gli occhi lasciando cadere una lacrima solitaria che cadde a bagnare le mie dita.

Mi mossi lontano da lei, con difficoltà e tornai a fissare Blaise Zabini che mi restituì lo sguardo in silenzio.

“Ci stiamo muovendo Zabini, stanotte ci sarà fermento nella scuola, lasciala andare senza farle altro male. lo vidi annuire ma non mi bastava, mi avvicinai ancora e gli puntai la bacchetta alla gola.

“Dammi la tua parola Purosangue, che non le farai del male,Zabini fissò la bacchetta che sporgeva sul suo collo.

Perché ti comporti in questo modo? ” il suo sguardo era diviso su di me e la bacchetta, che gli puntavo al collo.

“Siamo pari, non voglio vederla soffrire di più.

“Se quella Sanguesporco egoista non avesse inviato le sue confidenze a tua madre, loro non sarebbero morti, non mi dire che non la odi?”

“Non è colpa sua.”

“ Le colpe dei genitori ricadranno sempre sui figli. abbassai la bacchetta e voltai lo sguardo a fissare Hermione Granger, non mi sembrava una ragazza da detestare, anzi provavo un infinita compassione per quella ragazza così fragile. Dopotutto quel tempo non me la sarei presa con lei. I miei genitori erano dei Mangiamorte, ma questo non rendeva me un Mangiamorte. Mi voltai nuovamente, e puntai nuovamente la bacchetta verso di lui.

 “Ognuno può essere migliore del genitore che ha alle proprie spalle. Ora dammi la tua parola Zabini.

Zabini allontanò la punta della bacchetta dalla sua gola e mi sorrise.

Malfoy, ti do la mia parola di Purosangue che non la toccherò né con le mani né con la bacchetta.”

Un suono singolare risuonò attraverso le pareti della scuola.

Lo lasciai andare e corsi fuori dal Bagno, anche da lì potevo sentire il fermento della scuola.

 

 

Signore Oscuro,

 

Il suo servo fidato, Robert Granger, le annuncia la distruzione della famiglia Malfoy e la sua cancellazione da qualsiasi documento importante. Questa è l’unica giusta condanna per coloro che volontariamente non volevano il vostro successo e non pregavano come faccio io, che ciò avvenga. Chi non vive giorno per giorno, per esaudire i vostri desideri e per vedervi vittorioso su questo mondo magico, non merita il dono della vita.

La memoria collettiva non potrà mutare che fra un decennio, ma le prometto, che io e altre famiglie magiche, ci impegneremo perché il nome Malfoy scompaia dal mondo magico.

 

Suo Servo Vivissimo

Robert Granger

 

BLAISE

 

“Ah Granger, siamo nuovamente soli.” la fissai dall’alto, non era più la donna che amavo, era solo una sporca sangue misto che aveva popolato i miei pensieri da quando non sapevo nemmeno cosa significava giacere con una donna. Lei era stato il mio primo sogno erotico, ed era stata anche la prima ragazza vera con cui ero stato. Lei era stato il mio primo amore e anche l’ultimo.

Lei era stato tutto. Era.

Ora non era più niente.

Il suo sguardo mi spiava muto dal pavimento, una mano era corsa alla camicia per serrarla e l’altra era al labbro per poter fermare il sangue. Sentivo la voce del Signore Oscuro che parlava, voleva che Potter si consegnasse, nessuno lo avrebbe fatto. I pazzi suicidi erano ancora al suo fianco. In realtà, i pazzi suicidi erano gli unici che erano rimasti in quella maledetta scuola, perché gli altri erano fuggiti e se non avessi avuto un conto in sospeso con Hermione, me ne sarei andato anch’io. Ma avrei fatto presto, e poi sarei fuggito e avrei lasciato la guerra a loro, che morissero. Anche Potter. Io sarei rimasto in vita per me stesso.

“Quanto avrei desiderato che tu potessi tacere in questo modo, quando avevo molto da dire, ma in realtà tu non sei cambiata, vero? Le persone non cambiano, trovano solo nuovi modi per mentire. lei rimase in silenzio a fissarmi, quello sguardo era spaurito e sottosopra per il discorso subito, ma aveva ancora quell’orgoglio e quella nobiltà che le erano state inculcate nella sua piccola mente da Mezzosangue.

“Sapevi qual era la condanna per i Sanguesporco che osavano fingersi Purosangue?” sorrisi davanti al suo sguardo intenso, non sapeva molto di storia della magia e lo stesso professore, non si era mai inerpicato in spiegazioni troppo dettagliate per quelle che lui definiva: orrori della Storia della Magia.

“Il mago, ma soprattutto le streghe, perché il vostro sesso è più debole e facilmente influenzabile dalla bella vita e dalla pulizia di noi esseri nobili, andavano incontro ad una fine atroce. Queste sventurate, una volta scoperte, venivano prese, immobilizzate, picchiate e alle volte veniva usata su di loro violenza. Per poi essere sgozzate, e appese per i piedi. Con il loro sangue veniva preparata una mistura con olio e il tutto veniva infiammato, bruciando il loro corpo infame.” seguiva le mie parole in silenzio Hermione Granger, o meglio definirla Hermione Vane? Aveva lo sguardo di sempre e dai suoi occhi rotolavano veloci le lacrime. Non potevo sopportare il suo sguardo. Mi ricordava troppe cose.

“Non avrai paura, vero? Non crederai che ti potrei fare del male? Ho promesso che non ti avrei toccato, ne con le mani ne con la bacchetta, ho dato la mia parola di Purosangue, tu sai quanto vale la mia parola.” mi alzai e mi diressi alle fontane ne azionai una, poi l’altra e recuperai un catino, le richiusi subito dopo.

“Tutto questo tempo, l’ho passato a prendere le misure che fra noi non quadravano mai. Ci voleva sempre una cucitura lì, una là, ci volevano sempre dei compromessi e pensare che invece avrei dovuto soltanto prendere le distanze da me. arrivai alle sue spalle e le versai il catino addosso, con gioia si mosse, ormai libera dal mio incantesimo. Si alzò a sedere, per poi voltarsi a fissarmi. Avevo ancora il catino sollevato da cui scorrevano indolenti le poche gocce che non le erano cadute addosso. La camicia era ancora più trasparente, potevo vederle i seni le cui aureole si erano alzate per il freddo, la pelle che si intravedeva era pallida e la ricordavo soffice al tocco. Eppure anche quella era una menzogna.

Mi inginocchiai alla sua altezza. Con i capelli bagnati il suo sguardo sembrava ancora più intenso e il labbro aveva ripreso a sanguinare.

“Non è forse incredibile, Vane, tutto ciò che mi porta ad odiarti, mi spinge ad amarti.i suoi occhi rimasero freddi dinanzi a questa mia nuova, involontaria, dichiarazione d’amore. Scossi la testa e mi rialzai, afferrai nuovamente il catino e lo riempì ancora, ma questa volta non andai da lei ma sbattei il catino sulla tenda più vicina con una forza che non credevo più di possedere. Dovevo uscire da questa stanza.

“A te, non importa non è vero? Non ti importa di avermi illuso, ferito, tradito. A te importa di quel Malfoy, come ti importava di lui quando lo credevi una feccia. A te importava di lui e fissavi lui con i tuoi occhini spaventati ed è lui che pregavi. Perché?” tornai sui miei passi e le andai vicino, lei cercò di allontanarsi, ma io sempre senza toccarla, mi abbassai ancora una volta a fissarla intensamente.

Perché non hai pregato me? Sono io che ho la tua vita fra le mani. Pregami, dimmi che mi hai sempre amato, chiedimi di farti libera, illudimi come hai sempre fatto. Su Vane, fallo.” un ordine, una preghiera non so cosa mi aspettassi da quel piccolo animale.

Mi fissò ancora una volta, aveva degli occhi davvero enormi, mi fissò in silenzio solo per un secondo prima di alzare il mento e fare qualcosa che non credevo avrebbe mai fatto. Mi sputò in faccia. Saliva e sangue.

Chiusi gli occhi e mi strofinai via lo sputo, disgustato e oltraggiato, mi alzai dalla mia posizione prona e arrivai alla piscina ottagonale, pulì il mio viso sfregando via quel sangue impuro dalla mia pelle.

Avevo promesso di non toccarla.

“Vedo che il mio cuore continua ad avere sempre lo stesso maledettissimo difetto, trova troppe giustificazioni.

con le mani.

“Mi sono stancato di giocare, Hermione, ora faremo sul serio.

con la bacchetta.

La bacchetta? Afferrai la bacchetta e la vidi impallidire ma nemmeno questa volta si mosse per fuggire dal Bagno, quella stupida era troppo sicura di se. Affondai nella piscina fino alla vita e puntai la bacchetta sulla superficie e la feci evanescere. Mi voltai verso la fontana con la pietra gialla ambra e con forza la girai. Una sostanza giallognola e scivolosa venne fuori, schizzandomi le scarpe e la camicia. Uscì dalla fontana e voltai la testa verso la Mezzosangue, si era trascinata al muro più lontano e facendo leva su una pallida manina si era alzata.

Che cosa stai facendo?” era la prima volta che sentivo la sua voce, era roca come quando prendeva troppo freddo e mi chiedeva un preparato con miele. La voce roca di quando parlava durante il sesso. Aveva la voce roca, come donna che non parla da molto tempo.

“Hermione non capisci cosa faccio?” la piscina era piena, incantai il rubinetto e questo non si fermò, la sostanza cominciò a trasbordare, la sentì rovesciarsi intono alla piscina. Lei distolse gli occhi da me e lì fissò alla piscina, gli asciugamani bloccarono il passaggio della sostanza giallognola.

Che cosa stai facendo?” aveva ripetuto quella frase una seconda volta, la sua voce era ancora più angosciata.

“Hermione, bisogna saper abbandonare le cose prima che le cose, ci abbandonino.” lei mi fissò ancora e non capì nemmeno questa volta. Lei, la stupida ragazza che io avevo sempre amato, rabbrividiva e non capiva perché le avessi buttato quel catino addosso, fissava l’olio che avanzava inesorabile per la stanza e continuava a non capire.

“Ti sto purificando.” dissi per farle capire nuovamente che cosa stavo facendo, ma lei nuovamente mi chiese.

Che cosa stai facendo?”

Avevo promesso di non toccarla. Né con le mani, né con la bacchetta. Questa era la mia promessa. Afferrai un fiammifero, lo sfregai, la fiammella divampò piano, di un arancione incandescente. Il bruciore.

Hermione, alla temperatura opportuna tutto brucia. Legno. Vestiti. Persone.” Lasciai cadere il fiammifero e all’improvviso tutto cominciò a bruciare, i suoi occhi mi fissarono con quello sguardo di puro odio, non avrei mai, per tutti gli anni che avrei vissuto, non avrei mai dimenticato quello sguardo. Odio, solo e soltanto odio. Sbattei la porta, non più controllata da Boris in faccia a quello sguardo.

Nella vita saremmo ricordati più per quello che distruggiamo che per quello che creiamo.

 

Al Nobile Robert Granger

Signore di Granger Paradise,

 

Tutto è compito, la morte ha bussato a casa Malfoy,

nessuno che possa parlare  è rimasto in vita.

Tutto è compiuto.

 

DRACO

 

Piton, aiutato da alcuni studenti quella notte aveva aperto le porte del maniero, distruggendo la difesa della scuola, era poi fuggito, ma noi tre l’avevamo inseguito e avevamo visto la verità sgorgare dai suoi pensieri.

L’ultimatum del Signore Oscuro, quel suo voler scambiare la vita di Harry per la salvezza di tutti. Il nostro rifiuto.

Il suo sacrificio e poi?

Poi era giunta la fine, con il velo nero del bianco e serpentino Voldemort, Hagrid portava il corpo senza vita di Harry fra le braccia e piangeva.

Noi eravamo attoniti, non riuscivamo a muoverci, paralizzati dalla consapevolezza che tutto era finito, ma poi qualcuno aveva detto che se dovevamo morire, non l’avremo fatto strisciando ma combattendo perché questo fa di un mago la purezza o meno.

Incantesimi e maledizioni erano volati, come volano i pugni in una rissa e poi era risorto lui, Harry, con la bacchetta stretta in mano e gli occhi verdi illuminati di decisione e avevamo combattuto fino alla fine, senza sentire la fatica combattendo senza alcuna divisione di casa. Difendevamo gli amici e quelli con cui non avevamo mai parlato, quelli che forse ci avevano preso in giro e quelli che studiavano sempre.

Combattevamo per la scuola e per l’ideale che tutto quello che stavamo facendo ci stava connotato come persone, come uomini, dimentichi per una volta delle differenze, in quella mischia era il mago a combattere non il suo sangue.

Arrivarono anche i genitori, gli amici e i parenti, giunse l’esercito dell’Ordine della Fenice e il Ministero.

Fu così che si arrivò al duello finale, che scindeva male e bene, e fu quest’ultimo a prevalere sul primo e fu un tripudio di gioia per la sua fine e un urlo di dolore per le morti.

Poi fu solo silenzio.

 

 

Conclusione del Capitolo Venti

 

 

 

 

 

 

Note

 

1. Quando si arriva a conoscere il peggio di una persona,si hanno due possibilità: liberarsene definitivamente o cominciare ad amarla per davvero. La citazione iniziale, bellissima a mio parere, è di Bailini.

 

2. Nicolae Vane, figlia di Joen Secret e Joe Vane, [..]mio nonno paterno Sigmund Vane, è(sono) personaggi di mia invenzione, naturalmente ho dovuto creare personaggi e genitori che non esistono.

 

3. Io Notus Chintus Nerdum, Anche lui è un personaggio di mia invenzione, in realtà, come da dicitura, il San Mungo era un ospedale per le malattie magiche e molto probabilmente non vi era un reparto di maternità, ma la Rowling non ha mai specificato dove nascessero i pargoli e io avevo bisogno di un nome altisonante per un primario.

 

4. Non credo che le Governanti dei Purosangue stringessero Voti Infrangibili, eppure mi sembra un interessante mezzo per “mantenere i propri segreti”. Il cacciare la governante dall’abitazione dopo che lei fosse rimasta sfortunatamente gravida del padrone di casa, comportava l’immediato abbandono della residenza e la possibilità che il padrone di casa, per evitare problemi con possibili riconoscimenti di bastardi, era costretto a corrispondere una certa dote alla donna. Poteva decidere di darla in moglie a un suo dipendente e quindi sostenere economicamente la dote della donna o poteva corrisponderle uno “stipendio” mensile per poter vivere con la “sua vergogna”. Queste notizie ho avuto modo di leggerle nel bellissimo libro di Ken Follet, “La caduta dei Giganti”.

 

5. Il discorso fra Blaise ed Hermione nella sua seconda parte è preso da un bellissimo e notissimo film di Steven Spielberg del 1993, Schindler’s List. Il discorso citato è fra Amon Goth, sottocomandante del campo di concentramento di Krakow-Plaszow e la sua cameriera ebrea, Helena.

 

6. Le persone non cambiano trovano solo nuovi modi per mentire. La citazione appartiene alla serie televisiva americana “True Blood”.

 

7. Tutto questo tempo l’ho passato a prendere le misure che fra noi non quadravano mai. Ci voleva sempre una cucitura lì, una là, ci volevano sempre dei compromessi e pensare che invece avrei dovuto soltanto prendere le distanze da me. È una citazione rielaborata di F.Feed.

 

8. Ciò che mi porta ad odiarti, mi spinge ad amarti. È una citazione della serie televisiva americana Grey’s Anatomy

 

9. Alla temperatura opportuna tutto brucia. Legno. Vestiti. Persone.  Questa è una citazione del grande Beckett.

 

10. Saremmo ricordati più per quello che distruggiamo che per quello che creiamo. È una citazione di C. Palahniuk.

 

 

Questo è il penultimo capitolo, siamo alla fine, non sono ancora sicura di quando aggiornerò, credo fra due settimane.

 

Al prossimo aggiornamento

 

Marti

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: picci 1989