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Autore: Alyssa85    23/06/2006    2 recensioni
Cosa succederà alla fine della storia tra Tsukushi e Tsukasa? E a qualche anno di distanza? Io ho provato a pensarci...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsukasa Domyoji, Tsukushi Makino
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Ma proprio stanotte che non c’è nessuno dovevano venire a rompere le scatole

Scusate per l’attesa! Ho avuto dei problemini ad entrare nel sito… ma ora spero sia tutto a posto! J

Spero vi piaccia anche questo capitolo…

 

Ma proprio stanotte che non c’è nessuno dovevano venire a rompere le scatole?!” nonostante i pensieri spavaldi, Tsukushi era terrorizzata, a dir poco. Era immobile con una gamba infilata sotto le coperte e una ancora appoggiata a terra. Dalla paura, non osava nemmeno respirare per evitare di emettere un qualsiasi rumore.

Teneva le orecchie ben tese in attesa che i passi si avvicinassero alla sua camera o a quella dei genitori in cui tenevano i loro pochi oggetti di valore.

Ascoltando i passi, lì sentì salire le scale. Sembrava quasi che sapessero esattamente dove andare, quasi che conoscerlo quella casa a memoria…

Eccoli, si stavano avvicinando…

“Oddio, e se ora entra davvero un ladro cosa faccio? Mammamammamamma!” Tsukushi era praticamente pietrificata, aggrappata ad un lembo della coperta, che si era portata appena sotto il mento, come se davvero il piumone potesse proteggerla da un malintenzionato.

Udì i passi che si fermavano pericolosamente vicini alla porta di camera sua. Fu più forte di lei. Sapeva che non doveva farlo, che no sarebbe servito a nulla se non a peggiorare le cose ma… Chiuse gli occhi per prendere il respiro e la voce le uscì dalla bocca come se fosse stata spinta fuori a forza e un grido squarciò la notte silenziosa. Poi tutto avvenne in una manciata di secondi. Con gli occhi chiusi, sentì solo la porta che si spalancava mandando a sbattere violentemente la maniglia contro il muro e un peso sopra di lei che l’aveva sbattuta sul letto e le premeva una mano sulla bocca per farla tacere.

Presa dal panico, morse quella cosa che le impediva di gridare. Quando l’aggressore sentì sulla propria mano i denti della ragazza, la lasciò andare, imprecando. Tsukushi sentì il sangue sulla lingua, ma non vi fece caso e prese fiato per un secondo grido.

- Brutta stupida! Si può sapere cosa stai facendo?!-

L’aria le si fermò in gola, da qualche parte a metà strada tra i polmoni e la bocca.

Quella voce…

- Potresti anche scusarti, invece di stare lì a coprirti con una coperta mentre il tuo fidanzato sanguina!-

Non era possibile. “Lui è in America” si disse la ragazza, proprio un secondo prima di aprire gli occhi.

E lo spettacolo che le si parò davanti non era esattamente ciò che si sarebbe aspettata. Domiyoji, con la mano sanguinante stretta da quella sana, era in piedi in mezzo alla sua camera da letto che la guardava torvo.

Tsukushi si riebbe immediatamente. – Hey, aspetta un attimo! Cosa diavolo è quello sguardo arrabbiato, si può sapere?! Se ancora non te ne fossi accorto, sei TU che sei entrato in casa MIA di soppiatto come un ladro e sei entrato nella MIA camera da letto! E io ho fatto ciò che era da fare!- Nel parlare, Tsukushi non era riuscita a trattenersi dall’alzarsi e dirigersi minacciosa verso Domiyoji, lo sguardo infuocato.

Tsukasa rimase di stucco da quella reazione.

- Che cosa mi tocca sentire?! Ma sentitela! Casa TUA? E da quando questa sarebbe casa TUA?! Forse sei TU che ti sei dimenticata un paio di cosette, brutta stupida che non sei altro!-

Restarono così per un po’, a fronteggiarsi guardandosi negli occhi in mezzo alla camera. Tsukushi aveva le braccia rigide lungo i fianchi, le mani serrate in un pugno pronto a partire non appena ce ne fosse stata occasione.

Quel cretino! Entra in casa all’una di notte e si aspetta pure un’accoglienza a braccia aperte?

Domiyoji, dal canto suo, sprizzava rabbia dagli occhi per il morso subito. Per fortuna, il taglio aveva smesso di sanguinare, ma faceva lo stesso un male cane!

Quella cretina! La casa era di proprietà della famiglia Domiyoji, era ovvio che lui avesse le chiavi. Aveva fatto tutta quella strada per vederla, sapeva che il lunedì seguente sarebbe stato decisivo per lei (e per lui) e quello era il ringraziamento?

Poi la guardò e fu come se la vedesse per la prima volta. Il volto di lei era vicinissimo al proprio e le poteva vedere negli occhi il fuoco della rabbia. Quante volte lo aveva sognato in quei tre anni a New York! E ora lei era lì, di fronte a lui, così vicina che poteva sentirne il respiro affannoso. In un attimo, si dimenticò di tutto, delle ore di viaggio, del morso ricevuto, delle parole sentite e alla memoria gli si affacciò il ricordo del loro primo bacio…

- E ora perché stai arrossendo?- chiese lei, gli occhi ancora fissi su quel viso che aveva sperato di rivedere per tanto tempo.

- S… stupida, non sto arrossendo!- rispose lui voltandole le spalle-

Solo allora Tsukushi si accorse dell’assurdità della situazione. Lui era lì,davanti a lei, con una mano sanguinante dopo il morso che gli aveva dato. E si era fatto chissà quante ora di viaggio per essere lì da lei!

Come per il primo grido, ora il suo corpo si mosse da solo.

Gli cinse la vita con le braccia e lo strinse a sé, finalmente felice.

Tutto era sparito. L’ansia per l’esame. Il patto. La stanchezza per aver studiato tutto  il giorno. Dimenticato.

Erano solo loro due.

Tsukasa sentì le braccia della ragazza che lo stringevano e in un pensiero che lei avrebbe definito “sconcio” sentì i seni di lei che premevano contro la sua schiena.

Fortuna che era di spalle, altrimenti Tsukushi avrebbe visto nuovamente Tsukasa prendere una strana tinta porpora.

Ma dopotutto era un uomo anche lui.

Si voltò e vide che negli occhi della ragazza era sparito ogni astio. Prendendole il volto tra le mani, la baciò dolcemente.

- Finalmente- disse lui. –Mi sei mancata-

Quel bacio l’aveva fatta rimanere di sasso, nonostante fosse una cosa che sognava da anni, poter finalmente rivederlo e stringerlo tra le braccia e baciarlo e…

- Ora dimmi tu perché sei arrossita?- chiese Tsukasa con fare divertito.

- Ma cosa dici, guarda che anche tu non sei esattamente pallido!-

Ma questa volta, Domiyoji non si fece fregare: se Tsukushi stava cercando di farlo innervosire per la seconda volta nel giro di dieci minuti, non ci sarebbe riuscita!

La baciò con più passione e trasporto di prima, stringendola per i fianchi e cercando con la propria la lingua della ragazza. Questa volta, Tsukushi rispose al bacio, finalmente tranquilla.

Le mani di Domiyoji avevano sempre avuto quello strano effetto: quello di tranquillizzarla, e nemmeno lei sapeva bene il perché. Quello che sapeva era che tra le sue braccia lei si sentiva al sicuro, protetta da ogni male. Nei suoi sogni, le possenti braccia di Domiyoji la cullavano dolcemente. Ora il sogno si stava tramutando in realtà.

La ragazza sentì le mani calde di lui insinuarsi sotto la maglia del pigiama fino ad arrivare alla delicata pelle del seno. D’istinto, si sarebbe allontanata da lui, mollandogli un sonoro ceffone. Ma non oggi, non stanotte e non adesso.

- Certo che non sai proprio come si comporta una padrona di casa!- la prese in giro lui, prima di staccarsi da lei e togliersi almeno la pesante giacca che ancora lo copriva.

Lei arrossì, non riuscendo a capire se era per l’appunto che lui le aveva fatto o se per il contatto di poco prima.

Ancora leggermente confusa, vide lui che si toglieva anche il maglione, scoprendo il petto ben disegnato dalla maglietta a maniche corte.

Le si avvicinò e sollevò una disorientata Tsukushi, che stranamente non opponeva resistenza.

La stese sul letto e riprese a baciarla.

No, quella notte lei non si sarebbe fatta fermare da niente. Non provava più paura, né rabbia, né tristezza o imbarazzo. Erano solo loro due dopo tanto tempo. Chi se ne importava dell’esame imminente, o della promessa fatta. Erano loro due e nient’altro.

Lo sentì entrare dentro di lei e provò una gioia immensa a quel contatto, nuovo, un po’ doloroso ma tuttavia piacevole.

Lo assecondò nei movimenti.

Quando giunsero all’orgasmo, vi arrivarono insieme e si addormentarono l’uno tra le braccia dell’altra.

 

CONTINUA…

 

Ammetto che ci sono rimasta di sasso quando ho letto l’ultimo numero (il 47, per intenderci) di Hanadan… MI HA COPIATO!! ^__^

  
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