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Autore: Elisir86    14/03/2004    1 recensioni
È l’ultimo anno per i gemelli Weasley, loro sempre così uniti in tutto e per tutto, ora non si parlano più, un segreto che nessun può scoprire li divide creando fra di loro una grande voragine. Ma non è l’unica cosa che preoccupa Ron, l’improvvisa scomparsa di Neville e l’amore proibito tra Ginny e Draco Malfoy, farà capire al giovane Weasley che nulla può rimanere uguale e che il suo destino è uno solo… Scritto in prima persona e con gli occhi di due personaggi…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo XIII

Teschi…Amore…Pazzia

 

-La notte era giunta e senza rendermene conto i miei compagni entrarono nella stanza.

“Ron…” un sussurro preoccupato e davanti a me si presentò un Harry distrutto, chiusi gli occhi, non avevo voglia di parlare, e nonostante lui lo capì si sedette sul mio letto. “Ho paura. Ti sento distante. E tu…” si bloccò, per poi girarsi verso Thomas che rimaneva sullo stipite della porta, “…Perché non sei andato al funerale? Ginny era distrutta ed aveva bisogno di te…” m’alzai e guardai freddamente quelli che si ripetevano amici, “No è tempo di parlare…” mormorai. M’avvicinai al comodino, la mia bacchetta era lì, bella che attendeva solo la mia mano…“Cosa dici Ron?” la voce acuta di Finnigan bloccò i miei pensieri, storsi il naso mentre la mia volontà voleva ucciderli, tutti! “Uno solo…” sussurrai a me stesso, ma anche Harry sentì, “Uno solo, cosa?” domandò, ma la sua voce ormai era lontana e io stringevo convulsamente la bacchetta, volevo ucciderli, volevo altro sangue! Io che ero il Demonio ero costretto a rimanere lì, fermo ad ascoltare chiacchiere inutili di ragazzini! Io che avevo un potere superiore a Voldemort, che con un solo mio gesto avrei potuto distruggere il mondo ero bloccato in un corpo di fanciullo!

La mia mano fremeva e nella mia mente già urlavo Avada Kedavra contro quello che prima riputavo il mio migliore amico.

Dei passi, svelti salivano le scale, piccoli tacchi che colpivano i legnosi gradini con velocità…Avrei riconosciuto quel rumore anche fra mille, era lei: Hermione. Pochi secondi e accanto a Thomas si materializzò il corpo snello del prefetto. I suo capelli erano legati in alta coda mentre i suoi occhi erano se possibile più grandi del solito. E per un attimo il Demonio lasciò il mio corpo. La bacchetta ritornò al suo posto e i pensieri di Ronald ritornarono a popolare la mia mente.

“Cosa fate voi qui?” la sua voce autoritaria era inclinata da una nota di tristezza, e mentre Potter cercava di scusarsi lei continuò imperterrita “Mi sembrava di essere stata chiara, Harry! Non credo di aver ancora imparato a parlare in turco…Ora uscite da qui!” e senza ribattere i tre ragazzi s’allontanarono. Lei gli guardò e quando non li vide più chiuse la porta. “Mi dispiace, avevo detto a quei tre di non disturbarti.” si portò una mano sulla fronte mentre cercava di rimanere calma. “Perché sei qui?” domandai, avevo paura…della sua bellezza. “Volevo vedere come stavi, dopo quello che ti è successo.” si avvicinò a me e io iniziai a fremere perché la volevo, volevo il suo corpo, il suo amore…la sua anima…Scossi la testa, il Demone stava tornando ed Hermione era lì, da sola…con me. “RON!” urlò riportando i miei occhi nei suoi, “Voglio vedere le tua braccia” mormorò con voce insicura, “Perché?” chiesi, eppure lo sapevo, sapevo che era intelligente, troppo! Ed era impensabile che una come lei non capisse.“Ti prego…Voglio solo essere sicura.” I suoi occhi mi scrutavano tristi e io mi arresi, con non curanza alzai le maniche del pigiama e lei guardò attentamente quello che doveva essere un tatuaggio, miliardi di teschi…tutti per ogni persona uccisa. I teschi del Demonio.

Il suo sguardo s’alzò per puntarsi nel mio, amare lacrime scendevano lungo le sue splendide lacrime.

“Speravo…” deglutì “…Speravo di sbagliarmi questa volta…Di essere una stupida immaginaria…” le sue parole mi ferirono più di una pugnalata e le sue lacrime erano più dolorose di ferite bruciate.

“Perché Ronald?” chiese iniziando a tremare scossa dai singhiozzi “Perché hai lasciato che il tuo passato s’impossessasse di te? Perché non hai lottato contro di lui? Perché mi hai lasciata sola in questa battaglia?”

Piangeva ancora più forte.

Piangeva la mia piccola e dolce Hermione.

Bloccai ancora una volta il volere del Demonio per salvarla.

“Perdonami!” esclamai, perché sapevo di averla persa per sempre, di non poter mai più averla accanto! E mentre amare lacrime scendevano anche dal mio volto aprii la porta della stanza, “Perdonami Hermione…Ma io…Io non ero così forte da poterlo contrastare…Lui insisteva e Ange…Harry…” mi bloccai, e con un incantesimo richiamai la bacchetta che velocemente arrivò nella mia mano sinistra.

“Io ti amo Hermione…Ti amo troppo per poterti vedere così” sussurrai e me ne andai dalla stanza, “RON! NON MI LASCIARE RONALD!” la sentì urlare ma ormai io ero via…Me ne andavo lontano da tutti, da Hogwarts!-

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-“Non mi hai ancora detto come ti chiami!” esclamò all’improvviso la ragazza smettendo di far rimbalzare la palla “Se è per questo nemmeno tu” dissi sedendomi, lei rise.

“Bene io sono Elise!” ridacchiò portando la sua affusolata mano sotto il mio naso, “Neville Paciock!” e strinsi la sua mano.

Lei mi guardò sconvolta, “Tu sei un Paciock?” più che una domanda sembrava un grido di gioia, “Mio nonno conosceva una Paciock! Credo che fosse la sua migliore amica!” disse con una punta di orgoglio, e poi mi balenò in mente un nome che quella pazza di mia nonna “Kevin…” sussurrò più a se stesso che alla sua nuova amica “Si! È il nome di mio nonno! Kevin Cooper!”

E fu quel cognome che mi fece rabbrividire.

Fu quel Cooper a farmi entrare nella desolazione più totale.

E fu lei a farmi piangere.

La consapevolezza che era lei il mio traguardo.

Le poche righe dell’ultimo capitolo del libro di Charlie mi riapparvero davanti al viso.:

-Il dottor Filikon è rinchiuso Azkaban per l’omicidio di un babbano: Morgan Cooper un ragazzo di circa diciotto anni. Il dottore impazzito per la perdita della moglie e la pazzia della figlia si è messo alla ricerca di una cura per Analise,sostenendo che solo il cuore di quella stirpe poteva salvarla. La figlia è ritornata in se e ha vissuto una vita serena. Ma si sospetta che la figlia di Filikon non fosse realmente pazza.-

E tutto il mio piano andò in frantumi per colpa di una risata.

La risata di Elise.-

  
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