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Autore: Meme06    16/10/2011    7 recensioni
E se Ikuto fosse un vampiro ed Amu una semplice ragazza che però dentro di se nasconde un'indole oscura e sadica? Che cosa succederebbe? Ambientato nel passato. un'altra storia che ha sviluppato la mia mente malata, spero vi piaccia ^ ^
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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- Va bene signore… - disse infine. - Vi aiuterò a portare a termine il vostro obbiettivo.

Hotori sorrise dandogli una pacca su una spalla.

- Hai fatto la scelta più giusta caro il mio ragazzo. - gli disse entusiasta. - E ora mettiamoci in viaggio, non possono essere andati lontano.

Eiji annuì. A dire il vero non era del tutto convinto di quello che aveva detto. Probabilmente perché non aveva dato ascolto al cervello prima di dire quelle parole. Lo aveva fatto d'istinto, più che altro per non rimanere solo. Ma più ci pensava più era convinto che aveva sbagliato. Esattamente come: più guardava il signor Hotori più si ripeteva nella mente che era impazzito. Non era mai stato un uomo vendicativo, diceva sempre che non bisognava mai perdere la calma e la freddezza per affrontare qualunque cosa. Il moro capiva perfettamente che la perdita di un figlio non si poteva dire cosa da poco, ma il signor Hotori era proprio impazzito dopo quella vicenda. La testa non gli connetteva più. Ormai ne aveva avuto la prova.

- Ehm… signore? - domandò il moro.

Hotori si volto a guardando, dato che prima era intento a guardarsi intorno come un cane che fiuta la pista.

- Si?

- Da che parte credete che siano andati? - chiese facendo combaciare i polpastrelli degli indici con fare confuso.

Hotori si voltò completamente nella sua direzione.

- Veramente non lo so. - disse grattandosi la testa.

Eiji si batté la mano sulla fronte in un gesto di disperazione. Ma perché se ne stava ancora qui invece di portarlo al manicomio direttamente?

- E come credete di trovarli se non sappiamo la loro direzione? - chiese leggermente adirato.

Hotori fece un sorriso tirato, nervosismo.

- Non so neanche questo. - gli rispose. - Ma potremmo sempre chiedere indicazioni…

- Signore! - esclamò infine Eiji arrabbiato. - Credete davvero che ci siano molti passanti fuori dal nostro paesino? Se tutti lo chiamano sperduto ci sarà un motivo, non crede? E inoltre anche chiedessimo indicazioni, cosa potremmo dire? Ci scusi ha visto forse passare due ragazzi con una luce sinistra negli occhi? Sa sono vampiri…

il biondo rimase zitto, lo aveva sorpreso con quella reazione improvvisa. Non se lo sarebbe mai aspettato da un ragazzo che era stato sempre così tranquillo.

In effetti non aveva tutti i torti. Però potevano sempre tentare.

- Beh, intanto mettiamoci in viaggio… - disse per poi voltarsi e dirigersi verso l'uscita dal paese.

Eiji sospirò, ma lo seguì lo stesso. Sarebbe stato stupido rimanere lì.

Camminarono per almeno tre ore. I piedi iniziarono a fare male e le gambe imploravano pietà ai due viaggiatori che alla fine crollarono in ginocchio, esausti.

- Ragazzo… - lo richiamò Hotori. - Conosco un pesino qui vicino.

- Dite davvero? - domandò Eiji stupito, forse anche se era pazzo qualche speranza di sopravvivenza poteva esserci.

- Si… - rispose. - Credo che per passare la notte andrebbe bene, poi domani continueremo le ricerche.

Eiji sospirò annuendo. Almeno per una sera si sarebbe riposato, anche se la voglia di cominciare nuovamente quella estenuante e, a suo parere, inutile ricerca non l'aveva affatto.

Arrivarono al paesino, che sembrava leggermente più grande di Mitsuyo.

Si diressero subito in una locanda. Lì trovarono una ragazza mora, con occhi celesti, incredibilmente chiari.

- Buonasera, desiderate? - chiese con un bellissimo sorriso.

- Una camera per due… - disse il signor Hotori, ma Eiji lo corresse. Una notte con lui sarebbe come dire: Ikuto vieni ad uccidermi.

- Due camere separate. - disse il moro con un sorriso stanco.

La mora annuì.

- Seguitemi prego. - disse loro con gentilezza.

I due annuirono seguendo la ragazza che li scortò fino a due porte in legno chiaro vicine.

- Sono queste? - domandò Eiji.

La mora annuì lasciando loro le chiavi.

- Ecco a voi, quando intendete andarvene basterà riconsegnarmele e potrete lasciare la locanda. - li informò con un sorriso, poi con un breve cenno del capo se ne andò.

I due entrarono nelle rispettive stanze, augurandosi un buon risposo a vicenda.

L'arredamento della camera era molto semplice. Fu la prima cosa che notò Eiji non appena accese il lume accanto al letto. Il quale aveva la coperta di lana bianca, con sotto un lenzuolo, di color nocciola. Il cuscino bianco sporco era morbido e molto grande.

nella camera vi erano anche un armadio in legno di acero, dall'aspetto molto vecchio. Un comodino dove vi era posta sopra una candela per la notte e infine una semplice sedia accanto alla porta.

Si infilò all'istante sotto la pesante coperta di lana che lo riscaldò donandogli un tepore che avrebbe giurato di non riuscire più a sentire, dopo tre ore passate al gelo. Eh si… era proprio stanco, si addormentò subito. Cadde nel mondo dei sogni non appena il suo capo corvino toccò il cuscino.


- Tranquilla, siamo quasi arrivati… - le disse mentre la ragazza continuava a lamentarsi. Non era stanca, solo annoiata.

- Sono ore che ripeti la stessa frase, dimmi pecche questa volta dovrei crederti? - gli domando lei incrociando le braccia.

- Perché questa volta ci siamo davvero… - rispose indicando l'ingresso di un paesino che portava il nome di Tawaris. Era scritto a caratteri gotici sul cartello in legno sorretto da due grandi pali.

- Era ora! - esclamò stiracchiandosi e aggrappandosi al braccio del ragazzo.

- Devi fidarti di me… - le sussurrò all'orecchio facendola fremere.

La rosa annuì entrando insieme a lui nel villaggio. Possibile che nonostante il suo cambiamento si imbarazzasse ancora come un'umana?

Fece spallucce. Pazienza, l'unica cosa importante era che ora fosse con lui e che nessuno avrebbe mai potuto mettersi fra di loro.

Il ragazzo l'attirò a se circondandole le spalle con le braccia.

- Dovrei avere ancora un'abitazione da queste parti… - le disse guidandola attraverso le vie del piccolo paese.

- Davvero? - domandò stupita. - Come fai a sapere che nessuno l'ha occupata?

- Infatti non lo so… - le rispose con un mezzo sorriso. - Ma non sarà difficile anche ci fosse qualcuno prendere nuovamente la dimora.

Ridacchiò al solo pensiero. Amu sorrise sadica pensando la stessa cosa di Ikuto.

Attraversarono vari vicoli, fino a giungere all'entrata di un altro bosco.

- Sei proprio fissato… - osservò la rosa, guardando il ragazzo che fece spallucce dee entrò nel bosco, seguito dalla ragazza.

- Può darsi, ma oltre un bosco è il posto più tranquillo che si possa desiderare. - le disse.

Amu sorrise, in effetti aveva ragione, il posto era tranquillo dove stavano prima che quegli imbecilli la venissero a prendere.

Mentre ripensava a quella vicenda non poté far a meno di notare che il ragazzo si era tolto la fascia e che aveva una cosa strana sul collo.

- Ikuto? - lo richiamò facendolo voltare.

- Che cosa c'è? - la ragazza non rispondeva, si limitava a fissargli un punto preciso del collo. Lui le si avvicinò. - Vedi di trattenere la fame ancora per un po'…

Le disse. La ragazza si riprese e scosse la testa.

- Ma cosa vai pensando, non parlavo di quello… - gli rispose.

Lui si mise a ridere.

- Non mentire… - le disse guardandola profondamente. - Ho visto come mi guardavi il collo interessata…

Lei non distolse lo sguardo, invece alzò la mano e gli scostò i capelli da collo e dal viso, andando a posare l'indice su quella che sembrava una ferita.

- Stavo guardando questo. - gli disse.

Lui parve stupito, se ne era dimenticato. Con la mano destra toccò anche lui.

- Che cos'è? - gli domandò la ragazza.

- Mah… una scottatura probabilmente. - le rispose con noncuranza.

- Come te la sei fatta? - chiese ancora la ragazza.

- Acqua santa. - le disse.

- Prego? - sbatté più volte gli occhi incredula.

- Quella volta che il gruppo dei 'ti salviamo noi' è venuto a prenderti mi hanno tirato addosso l'acqua santa e in quel punto preciso ne è finita troppa, infatti ancora non mi è andato via…

Lei passò tutte le dita sulla scottatura, delicatamente. Poi si avvicinò al collo del ragazzo, il quale stava per ritrarsi.

- Stai fermo, non ti mordo… - gli disse.

- Non è che mi fido molto. - le rispose, ma lei non lo ascoltò. Avvicinò la bocca alla scottatura e la leccò. In poco tempo la ferita si rimarginò, non lasciando traccia, come se non ci fosse mai stata.

Ikuto si toccò il collo, notando con stupore quello che aveva fatto Amu,

- Come diavolo hai fatto? - le chiese sorpreso.

- Non lo so, mi è venuto d'istinto farlo. - rispose facendo spallucce.

- Probabilmente si stanno sviluppando i tuoi poteri… - le disse. - ma è la prima volta che mi capita di incontrare un vampiro che guarisce.

Lei allargò le braccia.

- C'è una prima volta per tutto.

Lui sorrise chiudendo gli occhi per un attimo e annuendo.

- Dev'essere vero. - rispose. - Coraggio, riprendiamo il cammino…

Amu annuì e ripresero a camminare in silenzio.

Attraversarono una parte molto oscura del bosco, prima di trovarsi davanti ad una casetta in legno, dall'aspetto semplice e ospitale.

- Perché siamo arrivati a casa di cappuccetto rosso? - domandò la ragazza con scherno.

- Molto spiritosa… - le rispose. - Questa era l'unica abitazione che avevo trovato abbastanza isolata, dovrai accontentarti.

Lei si mise a ridere.

- Stavo solo scherzando… - disse la ragazza entrando insieme al vampiro in quella casetta.

Era notte fonda, l'interno della casa era buio, ma lei ci vedeva benissimo e anche il suo udito funzionava alla perfezione. Infatti distingueva chiaramente i respiri regolari delle persone che probabilmente in quel momento ci abitavano. Provenivano dalla porta che le stava di fronte.

Si avvicinò ad Ikuto con fare furtivo e soddisfatto.

- Abbiamo ospiti… - gli sussurrò all'orecchio.

Lui sorrise maligno e annuì avvicinandosi alla porta in legno. La aprì stando attento a non fare rumore.

All'interno vi erano due corpi, un uomo e una donna, che dormivano sereni nello stesso letto matrimoniale dalle lenzuola rame.

Amu si avvicinò al ragazzo e si leccò le labbra vedendo un buon cibo che si offriva loro così volentieri.

Poi disse al vampiro:

- Nell'altra stanza c'è un antipasto.

Lui la guardò e si diresse con lei nella porta accanto. Vi erano tre bambini. Due gemelle e un neonato.

Si guardarono e annuirono sorridenti. Amu andò a prendere una sedia e la mise davanti alla porta della stanza dei genitori, bloccandola.

Tornata da Ikuto si chiuse insieme a lui nella stanza e si avvicinò alle bambine. Il pavimento scricchiolava e nonostante lei avesse un passo felpato non voleva smettere di fare rumore. Quello stesso cigolio fece svegliare una delle piccole, che vedendo le ombre nella stanza si spaventò e svegliò la sorella.

- Kiki… svegliati… - le disse scuotendola.

La bambina piano aprì gli occhi.

- Mimi che c'è, è notte… - le disse mentre si sfregava gli occhi blu e si toglieva alcuni riccioli castani dal viso.

Si tirarono tutte e due a sedere, mentre Amu e Ikuto le guardavano con gli occhi ormai divenuti bianchi.

Quando le bambine furono completamente sveglie e andarono a fissare negli occhi i due ragazzi provarono ad urlare, ma Ikuto fu più veloce a tappare loro la bocca.

- Shh… state tranquille… - disse loro con voce maligna. Poi sogghignò prendendo una bambina per un braccio e lanciandola ad Amu. - A te piccola.

Amu l'afferrò all'istante. La bambina iniziò a tremare e ad agitarsi, aveva una brutta sensazione.

Amu non si fece distogliere dal suo obbiettivo. Semplicemente le mise una mano sul collo, una sulla bocca e con un gesto seccò spezzò le ossa del collo bianco e sottile della bambina, uccidendola.

Sorrise mentre affondava i denti nella carne morbida e fresca della creaturina che teneva tra le braccia.

Ikuto fece la stessa cosa, solo che prima di spezzarle il collo, per tenerla ferma le spezzò le braccia. Il sangue gli colava dal mento, mentre con avidità beveva il sangue dalla biondina che aveva preso.

- Mmm… buono. - fece Amu passandosi la lingua tra le labbra. Ikuto lasciò andare il corpo della bambina, ormai inerme e le si avvicinò. - Non trovi anche tu?

Lui per risposta posò le labbra su quelle della ragazza. Adorava quando il sapore della sua bocca si mischiava a quello del sangue. Aveva un sapore che gli provocava una strana attrazione.

Anche Amu lasciò andare il corpo della biondina, ricambiando il bacio del vampiro e gustando anche lei il sapore delle sue labbra. Si staccarono un attimo e lei gli leccò sul mento il sangue che gli era sceso.

In quel momento sentirono degli strani rumori provenire dalla stanza accanto.

- Mangiamo il piatto del giorno? - chiese Amu facendo una risatina.

Il vampiro annuì. uscirono dalla stanza e si diressero nell'altra. I due alla vista di estranei in casa loro scattarono in piedi. Il marito con fare minaccioso, mentre la donna si nascose alle sue spalle.

- Scena madre… - commentò Ikuto con ironia. - Hey piccola, ci divertiamo un po'?

Chiese ad Amu che annuì leccandosi le labbra ancora una volta.

- Non osare avvicinarti! - lo minacciò l'umano che gli stava davanti. I pugni alzati all'altezza del petto, tremanti di paura.

- Tesoro, i bambini… - gli disse la moglie.

- Oh i bambini stanno benone! - esclamò Amu. - Sono stati davvero molto buoni!

La donna rabbrividì. Non poteva essere quello che pensavo, quale essere umano era in grado di commettere una simile atrocità.

L'uomo si lanciò contro Ikuto, che lo schivò mandandolo a sbattere sul muro dietro di lui. Poi lo prese alle spalle e lo buttò fuori dalla stanza. Con la ragazza non ce ne fu bisogno, per aiutare il marito uscì da sola.

In un batter d'occhio legarono entrambi in due sedie. Sorrisero osservando il loro impegno nel tentare di liberarsi.

- Senza che vi sforziate… - commentò Amu. - Sono troppo strette, è tutto inutile.

- Dove sono i miei figli? - chiese la donna. - Dove sono le mie bambine!

Gridò. Ikuto fece un mezzo sorriso. Si diresse nell'altra stanza, sotto lo sguardo speranzoso della donna.

- Voglio vederle! - gridò ancora. - voglio vedere il loro viso innocente sorridermi…

Disse scoppiando in lacrime.

- Beh… non so quanto possano sorridere… - disse Ikuto uscendo dalla stanza e lanciando ai piedi della donna due teste, per poi riporre nell'interno della giacca il pugnale che aveva usato.

La donna gridò di orrore e dolore.

- No!!! Kiki! Mimi! - continuava a ripetere.

- Cavolo, abbiamo ancora i timpani, stai zitta! - gridò Amu.

Il marito anche piangeva, ma lo faceva in silenzio, mentre guardava ad occhi sgranati e con sguardo ipnotizzato i capi delle loro figlie, che continuavano a spargere sangue e a guardarli con gli occhi un tempo blu e accesi, ora spenti e velati.

L'uomo ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e chiedere.

- E Akira?

- Chi? - chiese Ikuto confuso.

- Il neonato. - rispose.

Amu sorrise sadica e andò a prendere il bambino, che si mise a piangere non appena la ragazza lo prese in braccio.

Nel vedere il piccolo, la madre parve calmarsi e lo sguardo dell'uomo si illumino per un attimo. Un attimo solo, perché non appena Ikuto si avvicinò alla rosa entrambi affondarono i denti nel corpo del neonato che piano piano smise di piangere.

I due umani guardarono la scena con orrore e tristezza, una tristezza devastante che li risucchiava completamente. La donna si era già sentita mancare quando aveva visto che le sue splendide figlie erano state uccise. Ora che assisteva all'omicidio del suo piccolo Akira si era sentita come se le stessero portando via l'ultimo frammento della sua anima. Non riusciva neanche più a piangere. Le lacrime si erano consumate. Non riusciva più a gridare. La gola era diventata secca.

Anche il marito d'altro canto non era da meno. Anche lui si era sentito portare via qualcosa. Per un attimo entrambi desiderarono che si trattasse di un sogno. Perché erano arrivati quei due ragazzi? Che cosa ci facevano lì? Perché Dio aveva dato loro una sofferenza così grande da patire. Che cosa avevano fatto di male?

Finito il pasto Amu e Ikuto si sorrisero e guardarono i due con sguardo sadico e maligno.

Entrambi rabbrividirono. Presto sarebbe toccar a loro. Non che ormai importasse loro. La vita senza i loro figli sarebbe stata inutile e vuota, tanto valeva morire.

Infatti così fu. Amu prese due fiammiferi e accesi li gettò addosso ai due che presero fuoco. Le loro carni si dilaniarono accompagnate dalle grida degli umani, dei quali in seguito non rimasero che le ceneri.

Amu e Ikuto si guardarono ancora una volta soddisfatti. Poi la ragazza gettò le ceneri fuori dalla porta e portò via i cadaveri di quel persone, li gettò nel bosco senza troppo riguardo. Nessuno li avrebbe trovati per un bel po', a detta di Ikuto nessuno entrava mai nel bosco.

- Avranno comprato questa casa perché era la più economica. - le aveva detto, come spiegazione. - Nessuno si azzarda mai ad entrare in questo bosco e forse fanno anche bene…

Le disse mettendosi una mano sotto il mento e sorridendole sadico.

Amu ricambiò. La rosa si diresse in camera da letto e si sedette sopra il mobile. Il materasso non era troppo morbido, anzi, proprio come piaceva a lei.

Il ragazzo la raggiunse poco dopo.

- Hai sonno? - le chiese ironico.

- Sto crollando… - rispose la ragazza, sempre scherzando.

- Se vuoi ti faccio compagnia… - le rispose lui, ma se lo sarebbe anche potuto risparmiare. Visto che mentre lo diceva si era già avvicinato alla ragazza e si era allungato su di lei.

Si guardarono per qualche istante prima di unire le loro labbra, impregnate ancora del sapore del sangue del neonato, un sangue dolce. In quel momento la passione crebbe in entrambi. Ikuto esplorava il corpo della ragazza con le mani gelide e candide. Lui semplicemente intrecciava le dita tra i suoi capelli. Il ragazzo prese a morderle le labbra, dove uscì il sangue. Il suo sangue.

L'unico posto dove il sangue, anche ad un vampiro, rimane quello di quando era umano, sono le labbra.

Con quel gesto poté riassaporare il suo sangue. Il sangue di quella ragazza lo aveva sempre attratto, ma mai così tanto. Beh, sono vampiri, non possono arrivare a fare niente se non ad esplorarsi il corpo e a baciarsi. Ma a loro non importava, erano comunque uniti. nel sangue e nel male.


I raggi del sole del mattino attraversavano le tende bianche e leggere della finestra della camera dove aveva alloggiato Eiji.

Il ragazzo si alzò infastidito dalla luce forte che gli premeva nel viso.

- Accidenti, ma le tende non potevano prenderle di un altro colore? - si chiese mentre tentava di ripararsi come meglio poteva dal sole. La finestra gli era proprio di fronte e visto che la stanza era piccola non c'erano molti posti dove ripararsi dai raggi solari. Cercò di non curarsene ed uscì dalla stanza. Andò a bussare alla porta accanto.

- Signor Hotori! - esclamò. - Siete sveglio?

Nessuna risposta. Provò ad aprire la porta. La stanza non era chiusa a chiave e quando la aprì vide chiaramente che la stanza era vuota. Doveva essere già sceso al piano di sotto.

Decise di seguirlo e dopo essersi dato una rinfrescata al bagno si diresse anche lui nella stanza dedicata agli ospiti, quella della colazione. I tavoli erano circa una ventina, ma quelli occupati non superavano i tre. Non doveva avere molta clientela quella locanda. Però ora che ci rifletteva poteva anche essere presto, magari non erano ancora svegli tutti.

Scorse con lo sguardo per la stanza fino a trovare il tavolo dove vie era seduto il signor Hotori.

Vi andò a sedere vicino.

- Buongiorno signore. - disse il moro mentre prendeva un biscotto alla mela, posto sul piatto davanti a lui.

- Buongiorno a te Eiji. - rispose L'uomo bevendo un sorso di tè dalla tazza in porcellana bianca. - Appena finita la colazione si riparte alla ricerca.

Eiji sospirò. Come aveva anche solo tentato di sperare che se ne sarebbe dimenticato. Possibile che fosse così ottuso o pazzo da non capire che era solo fiato sprecato?

Sospirò di nuovo, prima di annuire.

- Va bene signore, come vuole lei. - rispose per poi bere anche lui un sorso di tè alle erbe, davvero molto buono.

Finita la colazione, proprio come previsto, lasciarono la locanda e si misero di nuovo sulle tracce dei due vampiri.

  
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